Giovanni De Matteo's Blog: Holonomikon, page 56
May 14, 2011
La stella di Ratner
Serendipità. Ogni tanto, una sorpresa non guasta. Specie se bella come questa. Entrando in libreria stamattina, dopo aver chiuso in nottata la prima stesura di Corpi spenti, mi sono imbattuto per prima cosa in una pila del «nuovo romanzo» di Don DeLillo. La stella di Ratner è la prima edizione italiana di Ratner's Star, libro di culto del maestro newyorkese, pubblicato per la prima volta nel 1976 e finora mai tradotto qui da noi. Rappresenta pertanto un evento, specie per quelli che come il sottoscritto hanno avuto modo di maturare negli anni una venerazione per questo scrittore capace di interpolare le istantanee del nostro passato per proiettare l'umanità verso scenari futuri tra i più credibili e angoscianti.
Dal risvolto di copertina, che non teme di citare la pericolosa parola:
Qualche anno più tardi, tentando di spiegarne il segreto, lo stesso DeLillo dirà: «Ho provato a scrivere un romanzo che non solo avesse la matematica tra i suoi argomenti, ma che, in un certo senso, fosse esso stesso matematica. Doveva incarnare un modello, un ordine, un'armonia: che in fondo è uno dei tradizionali obiettivi della matematica pura». Un libro, in altri termini, in cui la forma e la teorizzazione della forma coincidono con il contenuto: in cui gli opposti si riversano l'uno nell'altro in una fuga senza fine, come in un nastro di Möbius o nel simbolo dell'infinito. E tutto ciò DeLillo lo fa con una versione postmoderna di Alice nel paese delle meraviglie (richiamata fin dai titoli delle due parti del romanzo: Avventure e Riflessi), costruendo un testo che riesce a essere al medesimo tempo un concentrato di humour, una satira delle umane, universali ambizioni e dei moderni fallimenti tecnico-burocratici, un «ritratto d'artista» e un romanzo di formazione. Ma forse la migliore descrizione della Stella di Ratner è racchiusa fra le pagine del libro: «un romanzo sperimentale, un'allegoria, una geografia lunare, una magistrale autobiografia, un criptico trattato scientifico, un'opera di fantascienza».
Ne riparleremo.
Out of this World
In occasione dell'apertura della mostra Out of this World alla British Library, il Guardian ha dedicato uno speciale alla fantascienza, chiedendo a un buon numero di maestri giovani o meno giovani ma ancora in attività di indicare la loro opera di genere preferita. Il dossier di oggi è stato anticipato da un intervento di Iain M. Banks, che prende la scia di Ursula K. LeGuin (che la settimana scorsa aveva recensito per le pagine del quotidiano britannico l'ultimo lavoro di China Miéville, Embassytown) per imbastire una difesa e una celebrazione della fantascienza.
L'articolo di Banks si focalizza sulla peculiarità della SF, suffragando la riflessione, molto cara da queste parti, che il nostro sia un genere predisposto a innesti esterni e ibridazioni, ma provvisto di una solida storia alle spalle che rende particolarmente rischiosa ogni velleità di imitazione.
The point is that science fiction is a dialogue, a process. All writing is, in a sense; a writer will read something – perhaps something quite famous, even a classic – and think "But what if it had been done this way instead . . . ?" And, standing on the shoulders of that particular giant, write something initially similar but developmentally different, so that the field evolves and further twists and turns are added to how stories are told as well as to the expectations and the knowledge of pre-existing literary patterns readers bring to those stories. Science fiction has its own history, its own legacy of what's been done, what's been superseded, what's so much part of the furniture it's practically part of the fabric now, what's become no more than a joke . . . and so on. It's just plain foolish, as well as comically arrogant, to ignore all this, to fail to do the most basic research. In a literature so concerned with social as well as technical innovation, with the effects of change – incremental as well as abrupt – on individual humans and humanity as whole, this is a grievous, fundamentally hubristic mistake to commit.
[Immagine di Michael Buhler: Vision of the future... detail from UFO over the City, 1980 (olio su tela).]
May 13, 2011
A clockwork lemon
Il titolo non si riferisce a una provocatoria pièce dal retrogusto steampunk, ma gioca sul rischio delineato in un articolo on line del National Geographic, che riprende un dossier sulla quiescenza del Vesuvio pubblicato sulle pagine della rivista nel 2007. Sarà il disastro del Diciannove? Non è questa la sede per fare del facile allarmismo. Il dibattito tra gli studiosi sulle contrimisure da adottare in caso di eruzione è aperto.
May 3, 2011
Sulla Murgia, sotto i venti di Jupiter
Ricorderete forse la storia delle basi missilistiche allestite tra la Puglia e la Basilicata nella prima metà degli anni '60, nell'ambito dell'operazione "Pot Pie" della NATO. Vennero costruite sulla Murgia dieci basi e ciascun campo dei missili disponeva di tre Jupiter SM-78, equipaggiati con testate nucleari da 1,44 megaton.
In calce ai commenti di quell'articolo di poco più di un anno fa, Francesco mi segnala ora l'apertura di un sito dedicato alla classificazione delle aree (con tanto di schede), ricco di informazioni utili, cronache e articoli d'opinione. Si chiama Murgia Jupiter e contiene chicche assolutamente eccezionali come gli schemi delle basi (qua sopra un assaggio), filmati sui missili Jupiter e testimonianze video raccolte sul posto. Come il documento sulla base di Tolve (erroneamente indicata sulle carte militari come Irsina), registrato dalle videocamere Ola Channel.
Jupiter, l'ex base missilistica di Tolve from olachannel on Vimeo.
May 1, 2011
Blue neon per neogotici quantistici
Al termine di un viaggio durato otto anni, che ha praticamente attraversato epoche intere nel tempo espanso del cyberspazio, Cybergoth chiude i battenti. Sandro "Zoon" Battisti si trasferisce in una nuova casa a cavallo tra i mondi (trovate tutta la storia riassunta in questi due post: di addio e benvenuto) e il suo nome di battesimo non poteva essere più emblematico: HyperHouse.
Cybergoth ha indubbiamente segnato una fase (più di una, in effe[image error]tti) nella storia dell'underground elettronico italiano, per gli appassionati del genere e non solo, dimostrando forse per primo come si possa coniugare efficacemente la scrittura al web 2.0. Ma adesso è venuto il momento di guardare al futuro. Si entra forse in una fase più matura, più consapevole, più ragionata. Aggiornate quindi i link e le liste dei preferiti, e preparatevi a seguire la sua nuova incarnazione. In bocca al lupo a Zoon, invece, per questo nuovo corso.
April 26, 2011
Alieni delle nevi
L'ultimo video virale arriva dalla Siberia e ha un sapore molto fortiano, sotto la pelle di pollo usata per confezionare la notizia. Scommettiamo che farà il giro delle testate nazionali? Il ritrovamento di un minuscolo cadavere alieno tra i ghiacci della steppa non può passare inosservato. Dopotutto, ha già collezionato quasi 8 milioni di clic su YouTube, nel momento in cui scrivo.
Per la spiegazione del mistero, invece, fate un salto qui.
Navi volanti
Lui si chiama Ian McQue, vive a Edimburgo e, scrive sul suo blog, questo è il tipo di cose che fa quando non lavora. Ovvero, rende concreto e palpabile un decadente senso di meraviglia, unto di olio motore, tra sbuffi di vapore…
Tugboat , Ian McQue.
Pilot Boats , Ian McQue.
The Last Airborne , Ian McQue.
Nightboat II , Ian McQue.
April 19, 2011
Stati indotti di narcolessia [1]
Abbasso il finestrino quanto basta per far sibilare l'aria nell'abitacolo e mi sento scorrere di fianco il corpo sensuale della città, il fruscio di seta dell'abito che ha indossato per la notte.
"Non darle troppa confidenza" mi avverte Jim. Quando guida, davanti ai suoi occhi si dispiega una planimetria olografica della città: la funzione d'onda collassa lungo il nostro sentiero spazio-temporale e torna indefinita subito dopo il nostro passaggio. Una volta Jim ha cercato di descrivermene le proprietà quantistiche. "Come tutte le creature della notte, è intrinsecamente inaffidabile".
Socchiudo gli occhi e reclino il capo sul poggiatesta. Jim ha una guida sicura, matematicamente conforme al moto dominante nel livello di flusso del traffico che andiamo attraversando. E' ineccepibile nella sua aderenza alla norma delle distribuzioni statistiche. Immagino gli schemi mentali che si succedono nella sua testa: un campionario d'informazioni sull'intensità del traffico, i volumi orari, il deflusso dai nodi, tenuto in costante aggiornamento attraverso le frequenze di Radio Cruise Control. Jim riesce a evitare accuratamente gli imbottigliamenti, dribbla le ore di punta. Il suo metodo si basa sulle leggi di Kirchhoff ed è infallibile per merito della sua rapidità di adattamento e di calcolo.
La sua guida riesce a calmare miei nervi, ma produce anche un effetto collaterale. Subisco il suo potenziale ipnotico. Jim un tempo era un dottore e dice che la narcolessia fa parte della terapia che ha messo a punto per me. "Ti aiuterà, vedrai" mi ha assicurato.
Nella mia testa, spettri elettromagnetici evocati dalle voci di Radio CC entrano ed escono dal dominio del sogno, rasentando il confine del dormiveglia.
"Dove andiamo stasera?" gli chiedo.
"Da quanto tempo ci conosciamo, ragazzo?"
"Non me lo ricordo più".
"E ancora non ti fidi di me?" Scuote la testa. Ne è trascorso così tanto, che ho cominciato a capire cosa mi stia facendo. Analisi dei transitori di livello profondo: bombardare la superficie della coscienza in condizioni in rapida evoluzione, fino a trovare un varco verso i livelli inferiori dell'inconscio, per poi modulare gli stimoli al fine di misurarne profondità, forma e caratteristiche. Un ecoscandaglio psichico. "Nema problema. Ormai sei pronto. Ti porto a conoscere una persona. Ha chiesto di incontrarci. A quanto pare, ha un lavoro per noi".
A quanto pare, la prima fase della terapia è conclusa. Jim è una persona estremamente affidabile e scrupolosa. Non correrebbe mai il rischio di compromettere un incarico con un lavoro sbrigativo o poco accurato.
"Un lavoro, eh? Non vedo l'ora…"
inter // states from Samuel Cockedey on Vimeo.
April 18, 2011
Stati indotti di narcolessia [0]
Il traffico continuava a scorrere nelle vene della città, ricordandoci che il mondo era ancora vivo. Il fuoco termonucleare aveva inciso a fondo il tessuto urbano, plasmando nuove forme nelle strutture di vetro e acciaio. Nell'arco della giornata le ombre dei palazzi disegnavano una coreografia cangiante, geometrie psichedeliche che producevano esiti imprevedibili sulla nostra mente. Era la percezione stessa del mondo e del tempo a risentirne. Senza che ce ne rendessimo conto, la realtà veniva costantemente riscritta nel non-spazio della nostra psiche.
Jim viene a prendermi quando si avvicina la sera. Il cielo sopra di noi è di un blu che si va spegnendo, ma che continua a ferire le viscere e i sensi. E' un cielo ancora incandescente, un monito che resiste alle lusinghe delle tenebre.
Salgo in macchina e mi lascio guidare sulle strade che si perdono nella notte. I lampioni formano navate di luce. "Le strade vivono al di fuori del tempo" mi ripete Jim. "Hanno lo scopo di imbrigliare la dimensione dei nostri incubi e dei nostri desideri".
Guardo fuori, nella notte pulsante di luci. La città è una barriera corallina su cui s'infrange la mareggiata psichica innescata dalle parole di Jim. Il canto remoto delle onde culla la stanchezza dell'uomo, sull'orlo dell'Abisso.
April 17, 2011
Premio Italia 2011: annunciati i finalisti
Fantascienza.com ha pubblicato i risultati della prima fase del Premio Italia 2011. Accedono in finale Next (che si giocherà un ballottaggio con la stupenda Hypnos) e Next Station, e un buon numero di amici e lavori di amici, connettivisti e non. Complimenti a tutti e grazie a chi si è ricordato delle mie cose in sede di voto.