Moony Witcher's Blog, page 16

May 19, 2016

Mondo Erre: intervista a Moony Witcher

In occasione dell’uscita de Il sentiero proibito per Elledici Edizioni, la rivista Mondo Erre intervista Moony e parla del nuovo romanzo. L’intervista sarà presente nell’edizione di luglio/agosto, quindi avete tempo per trovare la vostra copia!


Mondo Erre è una rivista mensile per i ragazzi dagli 11 ai 15 anni, prodotta e pubblicata dall’Editrice salesiana Elledici, esperta nel campo dell’educazione dei ragazzi.

La redazione è composta da un team di giornalisti esperti nella comunicazione ai preadolescenti e si avvale della collaborazione di insegnanti, pedagogisti e psicologi dell’età evolutiva.


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Published on May 19, 2016 05:30

May 10, 2016

Il dono di scrivere

Scrivere è un lusso. E’ un dono. 


Scrivere non è un passatempo. E’ un lavoro. Un meraviglioso lavoro che sfianca, che fa gioire, piangere, riflettere, pensare. E’ un mestiere di lusso e pochi, pochissimi, riescono a dedicarsi pienamente senza staccare lo sguardo dal foglio e fare altro. Vivere di scrittura è difficile ma chi ci riesce tocca il cielo e ringrazia.


E’ un vero peccato sprecare questo dono. Ed è ancor peggio credere di averlo. Tutto è già stato scritto e quel tutto può rigenerarsi in altre nuove pagine…in altri libri.


L’uomo vortica e con lui le parole. L’egocentrismo di chi scrive è un soliloquio reso pubblico. Ed è stupendo quando accade che qualcuno decide di tuffarsi nel vortice per capirne il senso. Miriadi di scintille vorrebbero diventare stelle comete ma la scrittura seleziona, taglia teste, sbarra gli ingressi. Ed è giusto sia così.


La felicità dello scrittore è una chimera perché il dono chiede sacrificio e umiltà. La felicità è la corsa che permette all’idea di prendere corpo. la felicità è un attimo che fugge, che si nasconde per essere ritrovata. Così la vita scorre assieme ai pensieri che creano embrioni di libri possibili.


Detto questo…sono fiera di dedicare la mia esistenza alla scrittura. Non so se ho il dono ma spero di scoprirlo ogni giorno…per ogni libro che partorisco….per ogni lettore che mi cerca.

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Published on May 10, 2016 00:18

May 1, 2016

Strana cosa, la memoria di Giovanna Ruffatto – Primo Livello Adulti. Corso di Scrittura Online

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Strana cosa, la memoria

di Giovanna Ruffatto

Corso Adulti – Primo Livello


Era uno di quei giorni d’inverno, dove l’odore di umido impregna l’aria.

La nonna era nell’altra stanza. La camera ardente allestita nella casa di riposo profumava di rosa. A nostra nonna Elsa erano sempre piaciute le rose.

Arrivai all’ultimo, come al solito. Questa volta però non fu un caso, ma un fatto voluto.

Arrivai confondendomi tra il chiacchiericcio delle assistenti, degli addetti alla portineria e del bar, tutti in divisa.

Anche l’anziano Direttore ed il figlio erano in un angolo che parlottavano ad aspettarmi. Erano tutti quelli che se ne erano occupati anche al posto mio per tredici anni.

Mio marito ed i suoi parenti mi lasciarono andare avanti da sola. Non sarebbe potuto essere diverso. Tirai il fiato. Mi sentivo come un’amazzone al galoppo. Raggiunsi gli altri quasi correndo. Sembrava che mancassi solo io.

Poi entrai nella stanza. Un altro respiro lungo, indispensabile. Odore di formalina e rosa. Nebbia sugli occhi mentre guardo quel viso smunto che non pareva neanche più il suo. Le dita incrociate sul rosario, intorno al collo la sua collana di perle bianche e poi la camicia di seta sopra la gonna di lana, le calze beige e le scarpe con la fibbia lucida.

Quanto tempo era che non la vedevo vestita a festa?

Sentii mio figlio singhiozzare fuori. Un balzo ed ero accanto a lui, come una leonessa. Mia suocera lo abbracciava, mentre lui cercava di ritrarsi. “ Ti prego, almeno per oggi, lascia perdere” , dissi secca e lo presi per mano, piano.


Mi accovacciai accanto a lui in un angolo. Mi sembrava così piccolo, stretto nel suo cappottino nero, di lana buona. Ale non mi guardava mentre gli parlavo. Continuava a voltarsi verso il corridoio, verso la porta di ingresso. Ad ogni scorrere dei vetri, si girava di soprassalto.

“ Marco non verrà. Sarebbe venuto ieri. Lo sai che gli ho anche fatto telefonare”.

Avrei voluto abbracciarlo, stringerlo, dirgli che anch’io lo stavo aspettando.

Marco lo avevo aspettato tutto il giorno prima, dal mattino, quando dopo aver portato Ale a scuola , ero andata al capezzale della nonna.

Dopo che il telefono fisso mi aveva svegliato tra gli incubi di una notte qualunque, dopo che ero corsa giù per le scale tenendomi al muro per non cadere, dopo che mi ero seduta sul divano, dopo che avevo chiesto una pausa alla voce dall’altro capo, perché non riuscivo a capire, dopo che mi aveva spiegato che respirava male, dopo che mi aveva chiesto se doveva chiamare l’ambulanza, dopo che ci avevo pensato, dopo che avevo risposto di no.

E lì ero rimasta sola poi dal mattino mentre albeggiava,tra i suoi sospiri periodici, il gorgoglio dell’umidificatore, il soffio dell’ossigeno, il rollio lieve dei carrelli in corridoio, i passi svelti del personale, il ticchettio dell’orologio a muro. Anch’io non mi sentivo bene. Ma questo a mio figlio non potevo dirlo.

Non lo potevo dire a nessuno.

Solo chi è passato dall’inferno se lo può ricordare.

Ale annuiva piano mentre gli parlavo. Si era calmato. Restavano due gocce di lacrime ai lati del suo viso, appese.

Un altro respiro lungo. Feci chiudere la bara.


*


Subito non avevo riconosciuto la voce. ” Pronto. Pronto”. Quasi urlavo con insistenza, ero diventata un po’ sorda ultimamente. Me lo aveva confermato l’otorino.

Sorda, un poco accecata, con dolori lievi, a volte intensi, che non mi lasciavano già dal letto, già dal mattino.

Subito mi era parso Ale, ma il tono non era quello spensierato del mio ragazzo.

” Sono io”. E in tutta quella breve frase un lampo. Una vita.

Era la frase che Marco usava per svegliarmi. Vivevamo insieme da poco, allora, seppur fratelli.

Mia nonna Elsa veniva a casa nostra tutti i martedì e giovedì di ogni settimana comandata. E mia madre nello stesso istante usciva. Ci preparava una minestrina gustosa alle sette di sera, lavava i piatti, raccoglieva la biancheria sporca nella sua borsa di cuoio e poggiava un pacco profumato di appretto di biancheria stirata sul tavolo, senza dire una parola.

Tutti i sabati pomeriggio veniva a prendere mio fratello per lasciare la figlia tranquilla col marito e a me alla domenica, dopo la Messa.

Passavamo così da nonna Elsa tutti i fine settimana, tra semolini dolci e bistecche impanate piccole e sottili e patate a quadretti, che solo a tagliarle ci aveva messo una giornata.

Io poi andavo nella sua camera a studiare tutto il pomeriggio, mentre mio fratello le faceva compagnia sul divano mentre guardavano ” Domenica in”.

Poi la domenica sera, prima delle otto ci riaccompagnava casa. Prendevamo due pulmann e due coincidenze. E poi tornava a casa, prima che fosse troppo tardi. Io la guardavo dalla finestra della camera, mentre attraversava il corso ed aspettavo, senza dire niente a nessuno, finché risaliva sul pulmann.

Nonna Elsa cercava di trattarci allo stesso modo. Allo stesso modo eravamo i figli di sua figlia. Anche se io ero vissuta con mio padre e lui col suo e mia madre.

A nove anni arrivai a casa loro coi miei quattro vestiti buoni, i quaderni, il portapenne ed i libri. Che ho potuto sistemare in un unico scaffale della sua cameretta.

Che poi era un salotto, col tavolo rotondo al centro, ricoperto da un copritavolo all’uncinetto, circondato da quattro sedie imbottite di tessuto arancio, come parte delle antine dell’enorme armadio a muro, che arredava le pareti, su misura.

Il resto delle ante era color panna tra intermezzi ciliegio scuro, la moquette blu e i tendoni che impedivano alla poca luce di entrare, che rendevano tutto così scuro, anche nelle giornate di estate. Il neon della plafoniera illuminava solo un cono, sotto cui si doveva stare per poter studiare.

Il letto di Marco era stato previsto dal mobiliere. Un letto incassato nella parete, che veniva tirato giù solo poco prima di andare a dormire. Chiuso con una chiave inarrivabile per noi due bambini.

Il mio era un mobile letto, di quelli aggiunti per gli ospiti. Il materasso lo ripiegavo insieme alla rete al mattino, piegando insieme anche le gambe del letto di metallo, e le lenzuola , le coperte. Tutto fino a sera. Anch’io avevo il divieto di stendermici, fino a prima di coricarmi. A meno che non avessi la febbre. O dovessi andare a letto senza cena e chiudermi dentro quella stanza da sola, al buio, per castigo.

Allora era il momento che mi tornavano a trovare. Incubi a voce alta, incontrollati, incontrollabili. Nonostante Aldo, suo padre, se ne fosse lamentato più volte con mia madre, perché svegliavo tutti. Svegliavo il figlio Marco, che dormiva nella cameretta con me e svegliavo lui, soprattutto.


*


E mia madre me ne aveva parlato, una mattina, mentre facevo colazione.

Io bevevo il the e lei era quasi imbronciata, un po’ in imbarazzo davanti alla figlia che aveva solo creato problemi a tutti. E adesso non la smetteva con questo fatto, increscioso, di urlare la notte.

” E allora che avevi da urlare?”mi domandò . ” Non lo so” risposi.

“Come non lo sai? E’impossibile”. “Non mi ricordo”, tagliando corto, sempre, con sta storia della memoria. Mentre sorseggiavo il the caldo col limone. Lo sa che mi fa schifo il limone. Pensa che mi passi la nausea. Non mi passerà mai.

Ero dietro la poltrona verde della mia cameretta che avevo da mio padre. Nascosta nel buio sentivo un respiro affannato e vicino. Troppo per non avere paura.

Cosi avevo iniziato ad urlare:” Papà? Sei tu?”. Ma il respiro non cessava. Si faceva più vicino. ” Papà, papà. Aiutami”. Pensavo di essere al limite della disperazione, della paura.

Fu lì, che sentii per la prima volta la sua voce flebile:” Sono io”. E tutto passò. Aprii gli occhi e vidi tra la porta a vetri smerigli e la luce del bagno una figurina accanto a me. Marco, in piedi.

Fu lì che capii che avere un fratello, anche se conosciuto tardi, anche se pareva non mi volesse bene, anche se non avevamo lo stesso gruppo sanguigno, fosse importante.

Ora sentii lo stesso tono, tremulo :” Sono io”.

Feci due calcoli veloci. Doveva avere settant’anni.

E che voleva da me dopo venti anni di silenzio, dopo che aveva interrotto ogni comunicazione, dopo che non si era presentato al funerale di nostra nonna, dopo che era sparito dalla mia vita, come chi non ci è mai entrato davvero?

Avrei potuto buttare giù, staccare la comunicazione, il telefono, il filo.

Invece mi venne in mente mia nonna Elsa quella mattina dove l’odore di umido impregna l’aria. Respirava male. Mi riconobbe appena.

Poi, quando fu sicura che fossi io, mi strinse la mano nella sua, fredda, marezzata.

Sussurrava.” Promettimi che non litigherai con Marco, che non farai come hanno fatto tua madre e sua sorella.Mai. Promettimelo”.

Ed io promisi. Solennemente annuii piu volte col capo e risposi:” Te lo prometto, nonna Elsa”.

Era arrivata l’ora. Avrei potuto buttare giù e tutto sarebbe stato dimenticato. Gli anni insieme, i vent’anni lontani e le ingiustizie, le menzogne, le promesse non mantenute.

Invece risposi:” Come hai fatto a trovarmi? “.

Silenzio.

Che era già più di niente.

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Published on May 01, 2016 07:08

April 30, 2016

Il coraggio dei bambini

La paura sconfitta dalla crudele verità è la più grande dimostrazione di coraggio. L’abuso, la violenza, l’umiliazione e la malvagità subita emergono dalle parole che incatenano l’ignobile essere umano, che di umano non ha nulla. Il caso della piccola Fortuna gettata dalla finestra per sfuggire al suo aguzzino arriva come un boato. Ed è una delle tante storie che salgono in superficie ma tante, tante altre, rimangono nell’abisso del terrore e dell’omertà. Gli adulti che sanno spesso coprono con il cemento le parole che non hanno il coraggio di dire. Eppure i bambini, nella loro fortissima fragilità, riescono ad insegnare la verità proprio pronunciando parole che mai avrebbero voluto dire. Di atrocità verso l’infanzia ne accadono ogni giorno, in tutto il mondo, eppure quando una storia come quella di Fortuna viene resa nota allora c’è un’eruzione di sdegno. Poi…passa. Passa tutto come il magma che sovrasta la terra verde. La memoria va in cantina e gli occhi degli adulti tornano a guardare altro. Chi violenta un bambino, chi lo usa come un oggetto di gomma non merita perdono. E lo dico con convinzione e strazio. Sì, proprio io che ho appena finito di scrivere il romanzo “Il Sentiero Proibito”che ha come sfondo il valore del perdono. Certo, ci sono molte cose che si possono e si debbono perdonare, poiché il perdono blocca l’odio e la vendetta. Ed è giusto che sia così. Ma non so se chi ha fede riesce a trovare lo spazio per perdonare azioni così schifose. E non so neppure se Dio può perdonare poiché è da sempre in lotta con il diavolo…che naturalmente non si può perdonare ma contrastare. Allora la lotta tra Bene e Male, tra giusto e ingiusto è la condizione che pone l’uomo al centro della sua esistenza. Le strade da percorrere sono molte e dipende da quale scegli, puoi anche sbagliare ma anche rimediare. Ma cosa può pensare un essere che violenta un bambino? Quale visione della vita ha? Non si dica che è un mostro, che una bestia perché anche i mostri hanno una dignità e le bestie hanno cuore e anima spesso più di noi umani. E allora adesso vedremo compiersi il via vai degli interrogatori, delle difese folli, dell’appello alla follia del “mostro”, delle dichiarazioni fiume di mamme e papà che adesso, solo adesso, mostreranno lacrime e disperazione. No, non è tollerabile un circo di questo genere. E pur essendo fermamente contraria alla pena di morte, ritengo che esseri del genere vadano isolati totalmente dalla società, spediti in un luogo dove non possano neppure più vedere cielo e mare. Chiusi, fermi, infangati per tutti i giorni che restano da vivere. Perché la loro vita non è accettabile. Non credo nella redenzione di persone del genere. Non credo al pentimento. Non credo ad una riabilitazione. Non tutti gli uomini e non tutte le donne hanno la capacità e la sensibilità di risorgere dalle proprie malefatte. E intanto Fortuna non c’è più…e con lei tanti altri bambini che la vita la dovevano veramente vivere.

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Published on April 30, 2016 05:25

April 22, 2016

Il nuovo romanzo di Moony! Il sentiero proibito al Salone del Libro di Torino

Ed eccoci tornare con una notizia bomba!


Il nuovo romanzo di Moony Witcher, di cui potete vedere la copertina e leggere la trama qui sotto, sarà presto in libreria per la casa editrice salesiana Elledici, in occasione del Giubileo 2016.

Ma non è tutto qui. Notizia ancora più gustosa, potrete incontrare Moony il 13 maggio alle ore 15 presso il Salone del Libro di Torino dove presenterà questa sua nuova avventura letteraria: Il Sentiero Proibito.

Il sentiero proibito di Moony Witcher


A Valle Persa la magia domina la natura. A ogni solstizio d’inverno due bande di ragazzi si sfidano per ottenere i segreti degli incantesimi. Le regole della gara a cavallo e delle pozioni magiche però vanno rispettate. Gli sfidanti non devono oltrepassare l’Arco dei Tronchi Vivi ed entrare nel Sentiero Proibito!

Filas, il saggio custode del tesoro, spera in un vincitore leale: «Solo chi possiede la conoscenza si avvicina alla saggezza. E’ questo il primo passo verso la felicità».

Ma l’avidità e la crudeltà s’insinuano tra i ragazzi. Qualcuno tradirà mettendo in pericolo l’equilibrio del piccolo villaggio.

Amicizia e inganni, crudeltà e amore si scontrano dando vita ad un’avventura dove la magia corre parallela alla purezza dei sentimenti.




Venerdì 13 maggio 2016, ore 15.30, Spazio Book

“Il sentiero proibito” (Editrice Elledici)

Presentazione del romanzo di Moony Witcher

Interverrà l’autrice, Moony Witcher

Introduce Don Pietro Mellano

Tre ragazzi leggeranno dal vivo alcuni brani scelti del romanzo.

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Published on April 22, 2016 02:20

April 13, 2016

A un passo dalle stelle di Daniela Palumbo

A un passo dalle stelle Daniela PalumboEditore Giunti Junior

Pagine 208

Prezzo € 12.00

A partire da 11 anni


Una coppia con due figli, Giacomo, quindici anni e Matteo, sedici. La famiglia di Giorgia, che è stata adottata e ha cominciato a chiedere di conoscere i genitori di origine. Poi Viola, a cui il padre ha promesso che la raggiungerà. E infine Leonardo, che deve riallacciare i rapporti con il figlio Gus. Tra loro non si conoscono, ma in comune hanno il proposito di percorrere a piedi un breve tratto della via Francigena, da Lucca a Roma, con due guide, Fabien e Gaia, e la speranza che il cammino li aiuti a raggiungere quello che cercano. Una sera Giorgia trova una lettera in un libro. Chi può averla messa proprio lì? A scrivere è un ragazzo, dice di chiamarsi Alessio. Racconta di aver lasciato la lettera fra le pagine sperando che qualcuno la trovi…

Extra: Premio Andersen 2012 come migliore collana di narrativa per adolescenti. Una collana di romanzi che raccontano il mondo dei ragazzi.


illustrazione di copertina Francesca Resta

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Published on April 13, 2016 06:58

March 24, 2016

Moony Witcher (Roberta Rizzo): i miei corsi di scrittura sono sempre aperti!

corsi di scrittura di moony witcher onlineI Corsi di Scrittura online di Moony si dividono in tre fasce di età: bambini dagli 11 ai 13 anni, ragazzi dai 14 ai 17 anni e, infine, adulti.

A seconda, pertanto, della vostra fascia di età esistono tre pagine sul sito www.moonywitcher.com/corsi-di-scrittura-online che spiegano punto per punto i corsi.


I Corsi di Scrittura si basano su semplici ma indispensabili regole che permettono la stesura di brevi o lunghi racconti. Saranno utilizzate prove e test che mettono il corsista nelle condizioni di proseguire senza ostacoli il percorso verso l’ideazione e la realizzazione di una trama.


Corsi di Scrittura per Bambini 11 13 anni Corsi di Scrittura online per Ragazzi 14 17 anni Corsi di Scrittura Online adulti


I corsi sono divisi in 3 livelli di diverse difficoltà, modulati secondo l’età del corsista. L’iscrizione è per singolo livello, quindi nelle pagine dei corsi troverete tre schede di iscrizione da compilare mani mano che proseguirete dal primo, al secondo e poi al terzo livello. L’iscrizione al primo corso non obbliga, ovviamente, al proseguimento dei successivi livelli.

Il metodo utilizzato da Moony Witcher porta ad una progressiva conoscenza del proprie capacità e delle lacune. L’obiettivo è rendere efficace la descrizione e l’organizzazione cronologica ed espressiva di un testo che, indipendentemente dal genere, renda l’idea iniziale pienamente realizzata.

Ogni livello ha una durata minima diversa a seconda della fascia di età in cui vi trovate, ma comunque non inferiore al mese.

Ci si può iscrivere ad un livello per volta oppure scegliere il pacchetto complessivo dei tre livelli. Non è quindi possibile iscriversi saltando uno dei livelli previsti (senza quindi aver prima sostenuto il livello ce lo precede).

Durante il corso verrà fornito materiale e documentazione utile al proseguo delle prove.

I racconti definitivi prodotti dai corsisti saranno pubblicati nel sito di Moony Witcher e aperti ai commenti. Tale opportunità può anche non essere approvata dal corsista.


Per avere ulteriori informazioni sui corsi, potete compilare il riquadro grigio che trovate in basso a sinistra nelle pagine dei corsi oppure scrivendo a Moony sestaluna(at)moonywitcher.com dove al posto di (at) dovete mettere la @

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Published on March 24, 2016 08:57

March 23, 2016

Hyperversum Next di Cecilia Randall

“Era un tomo massiccio, la riproduzione moderna di un codice medievale miniato, ricreato così bene da sembrare vecchio di secoli. Alex lo sfogliò e ne ammirò le miniature vivide e decorate in oro. Per un attimo, la rabbia lasciò il posto allo stupore.”


Hyperversum Next Cecilia RandallEditore Giunti

Pagine 480

Prezzo

Età 13 anni in su

LEGGI il CAPITOLO GRATIS


Suspense e colpi di scena, in un’ambientazione storica all’interno di un videogioco. Ritorna il mondo di Hyperversum nel nuovo fantasy di Cecilia Rendall. Una trilogia che ha venduto 180.000 copie.

Hyperversum Next, il sequel della celebre trilogia che ha reso Cecilia Randall una delle autrici più amate e seguite dal pubblico appassionato di fantasy, propone un’avventura piena di colpi di scena in un’ambientazione di sapore medievale molto convincente che potrà essere apprezzata anche da chi si accosta per la prima volta nel mondo di Hyperversum.

Phoenix, Arizona, futuro prossimo. Alexandra, furiosa perché l’ennesimo brutto voto in fisica la costringe sui libri, rinunciando al primo agognato appuntamento con Brad, si aggira come un animale in gabbia nella biblioteca del padre Daniel, fino a che un antico volume miniato non attrae la sua attenzione. Non l’ha mai visto, come fosse un segreto attentamente custodito. All’interno, un enigmatico biglietto e una password. Alex accende il computer del padre e scopre un’antiquata versione di un videogioco di culto: Hyperversum, celebre per la veridicità con cui sa ricreare l’ambientazione medievale. La tentazione è forte. Alex avvia il gioco e si crea un avatar.

Clois, Francia nord-occidentale, XIII secolo: Alex si aggira nel cuore di un animato villaggio, ammirando stupita la ricostruzione in dettaglio di botteghe, vicoli e personaggi, ma presto il gioco si trasforma in un incubo. Il medioevo 3D ricreato da Hyperversum si fa vero e tangibile e Alex non sa come tornare nel proprio tempo.

Presto scoprirà di essere in pericolo di vita, giovane donna che deve imparare a muoversi in mezzo a intrighi e scontri all’arma bianca, ma anche a gestire il proprio rapporto con Marc, figlio inquieto e affascinante del Falco del Re.


Cecilia Randall

Nata a Modena, adora i romanzi e il cinema d’avventura in tutte le accezioni possibili, dal fantasy al mistery e alla fantascienza, ma anche fumetti e cartoni animati, l’archeologia, la storia e i giochi di ruolo. E sono proprio queste sue passioni che le hanno permesso di creare la saga di Hyperversum che l’ha imposta all’attenzione del pubblico con un successo straordinario testimoniato da oltre 180.000 copie vendute. Per Giunti sono usciti: Hyperversum I, Hyperversum II – Il Falco e il Leone e Hyperversum III – Il Cavaliere del Tempo. Dopo aver pubblicato con Mondadori Gens Arcana, romanzo fantastico ambientato nella Firenze di Lorenzo il Magnifico, e Millennio di fuoco, un dittico composto dai due volumi Seija e Raivo, ha ora deciso di tornare a Hyperversum, l’universo narrativo che il suo pubblico ha amato di più, con una storia autonoma, pienamente godibile anche da chi entri per la prima volta in questo mondo.

Il suo sito ufficiale è: www.ceciliarandall.it

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Published on March 23, 2016 08:59

March 5, 2016

Echo di Pam Munoz Ryan

Echo Pam Munoz RyanEditore: Mondadori

Pag: 488

Prezzo: € 18.00 copertina rigida | € 9.99 ebook

Età: 12 anni in su

LEGGI IL PRIMO CAPITOLO GRATIS


Otto si è perso in una foresta proibita, dove incontra tre misteriose sorelle, costrette a vivere in un mondo senza tempo. Una profezia, una promessa e un’armonica potranno salvarle? Molti anni più tardi, la stessa armonica intreccerà in un filo di seta e musica il destino di tre ragazzi: Friedrich, giovane aspirante direttore d’orchestra nella Germania nazista, Mike, orfano in Pennsylvania, e Yve, scolara californiana, considerata di serie B per le sue origini. Le sfide da affrontare sono difficili: salvare un padre dal campo di concentramento, proteggere un fratello, riunire una famiglia. Ma ogni protagonista imparerà a comporre la propria melodia e la propria storia in una sinfonia magica. Una narrazione affascinante, un inno al potere della musica contro l’ingiustizia e l’intolleranza che risuona nel cuore fino all’ultima nota. «Tre personaggi contemporanei che con fiducia e perseveranza scriveranno il lieto fine alla propria storia, ispirando la stessa fiducia nei lettori.» «Dopo aver letto questo incantevole romanzo, non vedrai più un’armonica con gli stessi occhi. Dall’inizio alla fine, pagine di gioia pura. La musica cresce, la storia canta.»

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Published on March 05, 2016 10:17