Moony Witcher's Blog, page 41

December 19, 2011

LO SCONOSCIUTO di Gaia Bigoni. Secondo Livello Bambini. Corso di scrittura online

LO SCONOSCIUTO

di Gaia Bigoni

Secondo Livello- Corso Bambini

Quel giorno uscii da scuola alle 11:00. Non ne ricordo precisamente il motivo, forse un professore assente.


Decisi di prendere una scorciatoia per andare a casa di zia Luisa, perché il tempo prometteva un bel temporale da lì a dieci minuti. E quello era proprio il tempo che solitamente impiegavo quando decidevo di prendere la strada più breve, ma un fatto insolito mi trattenne a metà strada.


Notai che la villetta dove neanche una settimana prima c'era ben affisso un cartello con scritto "VENDESI" era stata finalmente comprata da qualcuno. Mi incuriosii, così sbirciai dal marciapiede l'interno della casa da una finestra lasciata stranamente aperta. Non feci in tempo a distinguere un bel lampadario colorato e un tavolo di legno tondo quando la porta si spalancò e una vecchietta sorridente uscì a passo svelto.


la salutai, osservandola. I capelli, bianchi e folti, erano raccolti in uno chignon e indossava una gonna lunga rossa e un maglione arancio. Ai piedi aveva due apparentemente scomodissime scarpe intonate al cappellino giallo acceso. Sembrava un arcobaleno di allegria.


Mi rispose educatamente, squadrandomi a sua volta. Mi sentii un po' a disagio, soprattutto quando mi invitò ad entrare. Forse avrei dovuto rifiutare, ma ero talmente incuriosita da quella arzilla vecchietta che non riuscii a dirle di no. Appena superai la soglia un profumo di rosa mi investì. L'atmosfera era calda ed accogliente, sembrava di essere in una di quelle case delle favole, dove tutto intorno sa di magico.


Mi portò in cucina e chiuse cautamente la finestra da dove avevo sbirciato pochi minuti prima. Sembrava l'avesse lasciata aperta solo per me, per poter stuzzicare la mia curiosità.


mi decisi a chiederle, dopo qualche minuto.


rispose sorridendo. Annuii osservando ancora una volta quella bellissima cucina.


Intanto sentii qualcosa che mi toccava delicatamente la caviglia. Mi chinai e vidi una graziosa, piccola tartarughina che cercava di attirare la mia attenzione.


chiesi, osservando il guscio verde acceso.


sorrise la vecchietta, prendendo delicatamente in braccio la tartaruga.


disse poi, sedendosi sulla poltrona di fianco a me.


aggiunsi, mentre Vivian si rialzò nuovamente e sparì al piano superiore, lasciandomi lì senza dire una parola. Spalancai gli occhi e mi chiesi se avessi fatto bene ad accettare il suo invito ad entrare in casa. In fondo non la conoscevo neanche e zia Luisa si era raccomandata tante volte di ricordarmi di non dare confidenza agli sconosciuti. Stavo meditando una buona scusa per tagliare la corda, quando Vivian "riapparve" sulla soglia e mi fece cenno di seguirla.


"Che cosa vorrà fare?" mi chiesi, ma decisi di assecondarla e di salire, dietro di lei, le scale che portavano al piano superiore. Davanti a me c'era una bellissima mansarda che, nel suo disordine, aveva qualcosa di affascinante, oserei dire quasi.. magico.


Poi la vecchietta si avvicinò a un baule dall'aria misteriosa. Era piuttosto grande e dentro di me già formulavo mille e più ipotesi fantasiose sul cosa potesse celare.


Successivamente tutte le mie idee svanirono in un colpo solo: la donna aveva tirato fuori dal baule solo un fiocco rosso fuoco, uno di quelli per legare i capelli. Restai delusa e probabilmente dalla mia faccia si intuiva ogni mio pensiero, perché la vecchietta si affrettò a spiegarmi che quel fiocco non era quello che sembrava. Avrei voluto chiederle ciò che pensavo, e cioè se era impazzita di colpo, ma mi trattenni e continuai a guardare, allibita, lo strano fiocco. Era bello, sì, ma non aveva nulla di speciale.


quando Vivian pronunciò questa frase, confermò la domanda che avevo in mente.


la vecchietta non mi lasciò finire la frase e mi trattenne per un braccio.


mi supplicò e, a quel punto, nei suoi occhi si lesse chiaramente che stava dicendo la verità, non stava farneticando e non mi stava prendendo in giro. Decisi di crederle.


Uscii da quella casa affannata e con il fiocco magico al sicuro, in tasca.


Come previsto i nuvoloni neri stavano scaricando con tutta la loro potenza una fittissima pioggia, così aprii l'ombrello e corsi verso la casa di zia Luisa.


Il giorno seguente, quando uscii da scuola alle 13:00 come al solito, decisi di passare nuovamente per la scorciatoia. Non potevo certo sapere che la vecchietta si era nuovamente trasferita. Evidentemente quel desiderio che aveva espresso era legato alla fortuna nello studio di sua figlia. Probabilmente, la raggiunse a New York. Ma non lo seppi mai.


 


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Published on December 19, 2011 09:08

November 23, 2011

The Chronicles of Vladimir Tod

Il Figlio del Vampiro

di Heather Brewer

The Chronicles of Vladimir Tod #1

Editore Nord

Pagine 280

€ 13.90, rilegato


A Vladimir Tod non gliene va bene una: Meredith, la ragazza dei suoi sogni, non lo degna mai di uno sguardo e sembra anzi molto attratta da Henry, il suo migliore amico. Ovvio: Henry è spigliato, spiritoso e molto popolare, mentre Vlad viene continuamente preso di mira dai compagni perché ha la carnagione bianchissima, perché indossa sempre gli occhiali scuri, perché si porta il pranzo da casa come uno sfigato… Certo, se sapessero la verità, i bulli starebbero alla larga da lui. Ma Vladimir non può rivelare di essere un mezzosangue, cioè il figlio di un'umana e di un vampiro. Ed è proprio per questo che ha così paura del nuovo supplente: il professor Otis, infatti, sembra davvero troppo interessato a lui e ai suoi genitori, morti in un incendio tre anni prima. Inoltre quell'uomo è «casualmente» arrivato in città subito dopo la misteriosa scomparsa di John Craig, l'insegnante di letteratura, offrendosi di prenderne il posto. E, nel giro di pochi giorni, una ragazza è stata trovata morta. Dissanguata. Ormai Vlad teme che sia solo questione di tempo prima che Otis elimini anche lui…


L'apprendista vampiro

The Chronicles of Vladimir Tod #2

Editore Nord

Pagine 294

€ 13.90, rilegato


Bulletti arroganti, ragazze disinteressate, compiti infiniti: la vita di Vladimir Tod non è cambiata molto nell'ultimo anno. Tranne che per un dettaglio: l'arrivo in città di un misterioso cacciatore di vampiri, che ha ricevuto l'incarico di ucciderlo. Tanto basta per convincere Vlad ad allontanarsi da Bathory per passare qualche mese in Siberia con lo zio Otis. Anche perché in quel luogo così selvaggio saranno ospiti di Vikas, il maestro di suo padre, il quale ha promesso al ragazzo di insegnargli come sviluppare le sue abilità di creatura della notte. Iniziato l'addestramento, in effetti Vlad diventa ogni giorno più potente, forse troppo potente. E proprio questa straordinaria capacità di apprendimento fa nascere un atroce sospetto sia in Vikas sia in Otis. I due, infatti, conoscono bene la leggenda del Pravus: un giorno, una donna umana darà alla luce un vampiro che non potrà essere ucciso con nessuna arma conosciuta, un essere forte oltre ogni immaginazione, destinato a soggiogare la razza umana… E se la profezia si riferisse a Vlad?


Biografia

Heather Brewer è nata a Lapeer, nel Michigan, ma è cresciuta nella cittadina di Columbiaville. Le creature della notte l'hanno affascinata sin da quando era una ragazzina: al liceo si vestiva sempre di nero ed era una gran divoratrice di libri sui vampiri. Ed è stata questa passione, insieme all'amore per la narrativa, a spingerla a scrivere i romanzi dedicati a Vladimir Tod, che, dopo aver venduto milioni di copie negli Stati Uniti, hanno dato origine a un vero e proprio fenomeno di culto, come dimostra anche il grande successo del merchandising legato alla serie. Per saperne di più, visita il sito www.vladtod.com

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Published on November 23, 2011 06:24

November 21, 2011

PEZZI di Anna Maria Benone. Primo livello Adulti. Corso di scrittura online

PEZZI di Anna Maria Benone

Corso Adulti – Primo Livello

La nebbia si era appena alzata, il cielo bianco era ora sfumato, la strada era bagnata, le auto dormivano nel parcheggio vicino mentre il silenzio echeggiava. Era tutto ovattato, malinconico, pronto per la notte che avanzava lenta.

Potevo vedere tutto dalla finestra della camera, anche quello che non volevo vedere o rivedere. La candela era accesa, il riflesso della fiamma illuminava il comò dove giaceva solitario il mio taccuino blu. Non ricordavo più di averlo. Lo presi in mano e iniziai a scorrere con gli occhi le righe di inchiostro fitto, solo a tratti regolare. Il ricordo, il tuo ricordo, iniziò a farsi nuovamente strada nella mia mente avvolta da tempo nell'oblio.


8 gennaio 2004

Ti incontrai per un caso che non fu un caso.

Quando non ti aspetti più nulla, soprattutto da ciò che chiamano amore, qualcosa arriva. Forse arriva nel momento sbagliato o forse nel momento giusto che per te è assolutamente sbagliato, dato che hai chiuso una storia importante da poco e sei a pezzi. Così ti senti perché hai creduto di amare e sinceramente. In realtà è stato solo un bagliore che subito si è spento. Hai sempre creduto nell'amore, cosa molto rara per un uomo che di solito ama più volte e contemporaneamente varie donne; ma io avevo superato quella fase e con Betty ho sinceramente pensato potesse essere la storia. La storia che sin da piccolo mi avevano raccontato, inculcandomi ideologie utopistiche. Quante volte si pensa di amare? Tante, poiché non si è coscienti del vero significato di tale misteriosa, completa, ineguagliabile parola. Sicuramente non mi sarei aspettato di incontrarti, anche se in cuor mio, capii dalla prima volta che ti vidi che eri tu colei che inconsciamente cercavo. Qualcosa mi turbò e contemporaneamente mi attirò verso di te. La mia bellissima, intensa mega storia di 5 anni e mezzo era svanita nel nulla e con essa il mio pseudo dolore e amore. Non avevo idea e coscienza di ciò che stava per succedere, di ciò che avrei vissuto e di come la vita può sorprenderti impreparato.

"Chi eri? Chi sei?", me lo chiedo ancora.

Bastarono i nostri sguardi per capirci e per capire che dovevamo viverci.

A quella festa non dovevo nemmeno esserci, fu Mary, la mia migliore amica, a convincermi che era arrivato il momento di tirarmi fuori dalle mie paturnie amorose, dal mio stato malinconico di forte delusione. "Poi dicono che gli uomini non hanno un cuore e che ragionano soltanto con la terza gamba".

Ci avvicinammo subito e iniziammo a parlare, sono stati attimi, attimi per me preziosi, poiché subito capii che eri la donna che volevo. A pensarci bene non so cosa esattamente, di te, mi colpii. Bella, eri bella! Il nasino aristocratico all'insù, anche un po' antipatico se vogliamo; capelli lunghi e lisci come spaghi friabili; viso regolare e delicato; occhi grandi color nocciola; labbra rosine ben delineate quasi come fossero state dipinte da un vero artista; mani grandi (atipiche per una donna) dalle dita sottili e lunghe. Le tue mani! per me la parte migliore di te, la forza e la delicatezza del tuo essere femmina. Sembravi un'attrice, con la differenza che non eri rifatta, all'età di 28 anni sarebbe stato anche un po' patetico. Meravigliosa creatura dalla bellezza sconvolgente. Non fu la bellezza a colpirmi, fu altro, quel qualcosa del quale ancora io non avevo alcuna consapevolezza. Iniziai a sentire dentro me una gran voglia di saltarti addosso mentre tu sorridevi e continuavi a parlare di cose sciocche e superflue. Rumori intorno a me, ero già nel tuo mondo. Delle nostre chiacchiere ricordo solo che mi dicesti che insegnavi matematica e che eri precaria, rimasi sbigottito poiché non avevi per nulla l'ombra di una prof. Parlammo per un bel po' sorseggiando un drink. Ci salutammo, ma non ci scambiammo il numero che io prontamente ti chiesi, non volevo assolutamente già perderti. Mi rispondesti scrivendomi su un ridicolo scontrino la tua mail e il tuo contatto skype, affermando che eri timida e che ora contattarsi così andava di moda; soprattutto avevi un rapporto pessimo con il cellulare, da te usato solo come sveglia; così affermasti. Mi salutasti dicendomi che dovevi andare poiché dovevi raggiungere i tuoi amici che ti avevano dato ormai per dispersa, mi baciasti sulla guancia e velocemente ti allontanasti sfiorando con la tua mano destra il mio cuore che sussultò di colpo.  Ti dileguasti nel nulla, mentre Mary dall'altra parte della sala si agitava per farsi vedere e recuperarmi. Qualcosa era stato scosso nella mia anima.


13 gennaio

Di te poche notizie, solo qualche card online di saluti e baci.


1 febbraio

Nuovamente online. Ormai skype era diventato per me necessario, scrivevamo e ci lasciavamo quasi quotidianamente messaggi istantanei. Mi raccontasti di te: eri single da poco, il tuo matrimonio era appena fallito, tuo marito abusava di te e ti picchiava, eri rimasta incinta, avevi perso il bambino; così dicesti. Ti leggevo attentamente e cercavo di risponderti scrivendo, con quanta più dolcezza possibile, per farti sentire, anche in un freddo rettangolo virtuale, che volevo esserti vicino e darti amore, perché, ahimè, era già questo quello che provavo. Avevo voglia di abbracciarti e stringerti anche se ti conoscevo da pochissimo, volevo conoscerti meglio e iniziare a viverti. Pensai che il destino a volte può essere crudele e metterti alla prova, ma alle volte può anche positivamente meravigliarti. Anch'io ti espressi le mie sofferenze e delusioni, ti confidai anche che la mia caratteristica era soprattutto quella di essere uno sciupa femmine, l'affascinante maledetto. Un po' in effetti lo ero stato, ma avevo anche un cuore e di mazzate ne avevo prese anch'io. Ti spiegai che l'esperienza insegna e che avevo pagato in qualche modo i miei errori e la mia superficialità da fanciullino frivolo. "Mi ero scoperto e subito confidato, mi ero disarmato da solo e tracciato la trappola dove dolcemente stavo già cadendo".


10 febbraio

Silenzio tra noi.


14 febbraio

Bacio Perugina online per me, da te.

Meravigliosa sorpresa!


22 febbraio

Nessuna buona nuova. Continuavo a scriverti trastullandomi un po' e lavorando a intermittenza ai miei progetti di architetto.


24 febbraio

Pc acceso, continuavi a sorprendermi ed era questo che di te mi faceva impazzire. Il non detto, detto dopo.

Trovai nel messaggio istantaneo il tuo numero di cellulare. Non potevo crederci. Mi sentii felice, come il bimbo che scarta il regalo il giorno di natale. Guardai fuori dalla finestra sperando di vedere il sole che naturalmente non c'era. Solo nebbia in una Parma invernale. Decisi di non chiamarti subito, preferii aspettare. Sapevo che tutto doveva procedere lentamente, specie per quello che avevi passato, così credevo. Feci di tutto per rispettare i tuoi tempi. Ti scrissi per ringraziarti del numero e ne approfittai per farti avere il mio, sapevo che non avresti chiamato, ma non mi importava, per ora andava bene così. Per me era tutto nuovo. Io avere pazienza, io che ero sempre stato impulsivo e impaziente con ogni persona, anche con chi avevo amato o creduto di amare. Tu per me eri diversa, qualcosa mi dava la forza di ascoltare, di aspettare. Sentivo dentro di me la diversità di un sentimento nuovo, sconosciuto, che stava per sconvolgermi. I giorni scorrevano veloci e con essi anche i nostri dialoghi virtuali, realmente ti avevo vista solo una volta eppure mi era bastata per sentirti vicina e sentirmi già inequivocabilmente coinvolto come chi scopre qualcosa di nuovo e inaspettato.


1 marzo

Più ci scrivevamo più le parole diventavano intime e le nostre anime vicine. Non ti avevo ancora sentita al telefono, anch'io ormai ero abituato a skype e mi ero anche attrezzato con un cellulare ultimo modello, per restare sempre connessi. In effetti stavo proprio rincoglionendo. Finalmente, decidemmo di incontrarci. Perché sentirsi? Meglio rivedersi. Iniziavo a scalpitare e anche i miei ormoni iniziavano a farsi sentire, ero rimasto un po' troppo tempo al chiuso, dentro un rettangolo che cambia dimensione a secondo dei luoghi o delle circostanze.


7 marzo

Fu bellissimo! Ci incontrammo a Fontanellato, un paesino incantevole immerso nelle campagne parmensi. Beccammo anche la giornata giusta, sole, come piaceva a me. Appena mi vedesti, mi abbracciasti, così, di colpo senza proferire parola. Mi stringesti a te e dicesti: "Sono mesi che voglio abbracciarti e sentirmi abbracciata", non potrò mai dimenticare.  "Sei una bimba", risposi e ingenuamente aggiunsi, "sei la donna che cercavo".

Tu, sorridendo, rispondesti: "Non ti ho cercato, ti ho trovato".

Fui ingenuo, ma in quel momento felice. Lasciammo in una viuzza del paese la tua auto e ci inoltrammo con la mia nelle campagne circostanti, non volevo circuirti o andare a camporelle, anche se i miei "cavalli alati" si destreggiavano in tutto il corpo facendomi render conto che ero ancora vivo e voglioso di amare di nuovo. Riuscii a controllarmi e ci fermammo in una trattoria a mangiare lo gnocco fritto. Quanto ridevi, eri raggiante ma con qualche ombra in agguato. Mi resi conto che non mi guardavi mai negli occhi, eri sempre sfuggente e quando te lo feci notare dicesti che gli occhi ti bruciavano e dovevi mettere gli occhiali il prima possibile. Non feci caso più di tanto a queste tue fragili affermazioni né feci caso ad alcune tue stranezze. Ero già preso da te e non volevo assolutamente che niente e nessuno rovinasse i nostri preziosi momenti.  Mangiammo lo gnocco fritto farcito da un ottimo salame di felino, conoscevo bene la cucina di quella trattoria. Bevemmo vino e ridemmo finché la proprietaria non ci buttò fuori dal locale. Era notte inoltrata e come due pazzi ragazzini ci rifugiammo dietro una vecchia cascina e lì consumammo.

Anime libere!. Sembravamo due adolescenti alla prima esperienza, eri inizialmente timorosa e l'auto non era comodissima, ma i nostri corpi si riconobbero svelando l'uno all'altro il segreto del piacere. Sudavo e fremevo dentro di te mentre eri tu a dominare e non io. Iniziasti a liberarti e ad urlare come se per troppo tempo qualcuno o qualcosa ti avesse tappato le ali del vivere.


14 marzo

Continuavamo a scriverci e a vederci. Le ore trascorrevano veloci. L'amore si era ormai impadronito delle nostre anime, almeno così credevo io. Avevamo sintonia su tutto, non solo sul sesso che per me era amore. Per la prima volta avevo capito il significato di tale parola. Bastava solo averti vicina per sentirmi felice.


15 aprile

Ci vedevamo nella mia casa e ogni volta che varcavi la soglia per andare via, qualcosa mi attanagliava il cuore, lame appuntite, seghettate, tranciavano lo spazio infinito del silenzioso freddo che scendeva quando ti allontanavi da me. Pezzi infranti del mio sentire che attendevano di ricomporsi al prossimo incontro. Quando ti avevo vicina mi sentivo invasato. Non so ben spiegare cosa fosse, mi reputavo fortunato e beato per averti incontrata, mi sentivo come il poeta stilnovista con la sua donna angelo. Gli amici non mi riconoscevano più, che fine aveva fatto l'uomo dall'aria maledetta e dannata? Dal non bellezza oggettiva, ma dal fascino irresistibile? Il latin lover? Tutte le mie etichette erano cadute, ed io con esse. La ragione stava decadendo lasciando spazio al cuore sempre più impavido.


20 aprile

Giorni intensi, la nostra storia sembrava ormai decollata, ma qualcosa iniziò a turbare la nostra armonia. Continuavamo a vederci. Ero sempre più innamorato. Mi raccontasti della tua parte più intima e dolorosa, il tuo ex marito, il tuo dolore. Mentre raccontavi piangevi, io attento e dolce ti stringevo a me cercando di rassicurati e farti comprendere che non eri più sola. Mi confessasti che avevi tentato il suicidio e che eri controllata a vista dalla famiglia di lui e dalla tua che invece di esserti vicina, ti andava contro. Parole su parole, parole nervose e dolorose emergevano dalla tua rosea bocca. Ti ascoltavo attentamente, mentre dolcemente ti sfioravo per calmarti. Qualcosa però turbò la mia quiete; una parola, una nota stonata in una perfetta, troppo perfetta sinfonia.


24 aprile

Ci vedevamo sempre e solo a casa mia. Quella sera, quando andasti via, mi guardasti intensamente e per la prima volta, negli occhi. Non lo avevi mai fatto prima. Mi amavi! Lo lessi nel tuo sguardo, incapace ancora di tradurre in parole il sentire che a volte affannosamente cercavi di esprimere, ma che era palpabile per chi come me sapeva accogliere il segreto dell'amore. Spesso ti scusavi per la tua improvvisa freddezza, spesso ti allontanavi. Ormai avevo compreso che eri mia, ma a metà, qualcosa ti spingeva fuori da me e dal nostro amore. Se facevo troppe domande mi aggredivi. Le mie domande erano normali, volevo viverti sempre di più, sapere di te, dove abitavi, cosa facevi. Non  feci in tempo a sapere. Da quella sera, da quello sguardo, non ebbi più tue notizie.


8 maggio

Provai a chiamarti nuovamente, il telefono era spento, skype era morto, le mail staccate, il tuo bel viso svanito. "Non visualizzavo più nulla se non un misero punto di domanda sulla tenera icona del tuo account". Mi avevi cancellato dai tuoi contatti.

Scese il silenzio ed io mi chiusi in me stesso, perdendomi nel mio dentro che pian piano si sgretolava in mille pezzi. Pezzi…pezzi di me.


30 maggio

Un sms: "Sto bene, mi sedano. Non preoccuparti per me, allontanati, non possiamo più amarci" .

Restai di ghiaccio e dopo qualche ora divenni fuoco, ero impazzito. Cosa ti era successo? Cercai di non perdere la calma che però avevo già perso. Riprovai a chiamare, ma era tutto nuovamente spento. Mi avevi scaraventato fuori dalla tua vita, di botto, lasciandomi nel terrore che qualcosa o qualcuno poteva farti male.


18 giugno

Trascorsero settimane, non ero riuscito a rintracciati. Il nulla continuava a perseverare, eri sparita ed io ero sparito con te.  Iniziai  a pormi domande,  a star  veramente male, crollai naufrago nel mio mare in tempesta. I dubbi su di te mi avevano rapito. Chi eri? Che fine avevi fatto?


22 giugno

Silenzio tagliente nella mia casa vuota senza te.

Non so chi mi stava dando la forza, ma era giunto il momento di capire. Mi resi conto che a parte l'amore che provavamo non sapevo nulla di te, o meglio sapevo ciò che tu mi avevi raccontato, lasciando che la fiducia su delle tue stranezze regnasse. Ora il dubbio scavava nella mia anima infranta e debole, ero un animale ferito, impaurito, pronto ad aggredire. Mi ritirai nella mia tana per non far male a nessuno, nemmeno ai miei innocenti amici che cercavano di starmi vicino.


28 giugno

Voglio vederci chiaro. Iniziai a chiedermi realmente chi eri. Ti cercai e dato che non sapevo dove abitavi, mi recai a scuola, l'unico rifermino certo che mi avevi dato. Certo?

Nessuno ti conosceva, il tuo nome e cognome non appartenevano a nessuna prof di matematica. Non eri mai esistita? La rabbia iniziò a prendere il sopravvento, iniziai a messaggiarti con cattiveria, in  tutti i modi, con tutti i mezzi. Tutto era spento. Pezzi, pezzi di me sparsi tra rabbia e amore, misti a rancore, stavano uccidendo la mia speranza e la mia anima. Con chi ero stato? Mi chiesi. Ora tutte le tue stranezze iniziavano a prendere forma, il tuo non sguardo, il tuo allontanarti e le bugie, piccole e pungenti bugie. La casa che non ho mai visto, la scuola che non esiste. La mia mente non ragionava più ed entrai nell'abisso dei dilemmi, di domande che non trovavano risposta. Non trovai pace. Avevo perso il senso della realtà.


30 giugno

Mi mancavi, eri il mio ossigeno, il mio altro respiro.

Sì, ti avevo amata, ma a chi avevo dato amore? Chi eri stata con me?

La luce ormai era buio, ero nel baratro.  Ti odiavo proporzionalmente al mio amore, ma soprattutto vagavo in un vuoto, quello che mi avevi lasciato, quello che le tue menzogne mi avevano creato.

E' forse la bugia un'illusione? L'illusione perfetta di un quieto vivere? Sì, e così ci sta, può esserlo e va bene. Dopotutto viviamo anche di utopia, di dolci bugie che ci raccontano dai nostri primi passi e che continuiamo a raccontarci anche per vivere meglio. I nostri sogni, le nostre illusioni, quelle così attraenti e perfette dalle quali mai ci vorremmo separare. Bugie bianche dove spesso ci rifugiamo. Un amore, un'illusione? Cosa sei? Perfetta bolla di sapone dai riflessi colorati.

Inquietudini esistenziali le mie o realtà ingannate da te? E la menzogna?

La menzogna è ben altro poiché costruita da mente sottile incapace forse di intendere e volere, perché folle e volutamente acuta. Non c'ero più.

I miei pezzi vagavano in cerca di una collocazione che li calmasse, in cerca di quell'amore che forse non era mai esistito. Passarono mesi, di te non seppi più nulla. Ti cercai invano. Il virtuale era muto in dolce compagnia del cellulare dagli ormai inesistenti messaggi dolci e soavi di una dama svanita tra le ombre.

Più il tempo passava più la mia mente si segava di domande prive di risposte.


1 Novembre

Mi gettai nel lavoro che fortunatamente andava bene, era l'unico mio esistere in questo momento. Nonostante questo, la sensazione di te non mi abbandonò.

Sentivo il tuo profumo, il tuo calore, la tua bellezza, l'emozione e le costanti lame taglienti delle tue menzogne.


18 dicembre 2006

La solitudine era ormai la mia compagna, non stavo male, salivo e scendevo dalla giostra dei dilemmi ormai gioco perverso di mancate risposte, di inquietudini che tu avevi scatenato e dove io ormai navigavo tra gli intermittenti ricordi di noi.

Quel giorno nevicava e Parma era splendidamente bianca e soffice. Le mie carni tremule furono distolte da qualcosa, il suono di un violino. Una sinfonia risvegliò le mie ebbrezze nascoste, ormai quasi dimenticate.  Alzai il volume della radio. Quell'assolo! Note incontaminate, rotte da un arco ricco di patos. Non amavo la musica classica eppure decisi di ascoltare per intero quella composizione che entrava in ogni poro della mia pelle, risvegliando qualcosa in me, qualcosa che pensavo di aver dimenticato.

Due anni da te.

Alla fine dell'esecuzione, un applauso, un nome, il tuo.

Eri tu il violino.


25 dicembre

Bianco Natale.

Eri famosa nel tuo campo, eri tornata alla ribalta dopo due anni di silenzio.

In radio dissero che ti eri fatta curare presso una clinica e che la musica ti aveva ridonato la vita. Non ne eri ancora fuori, ma avevi ritrovato la luce. Questa la tua dichiarazione che riportava anche il riferimento di un blog dove avevi rivelato il tuo problema e la tua esperienza, per aiutare chi come te conviveva con questa psiche ribelle.

Lessi tutto e da itunes scaricai il tuo cd appena uscito e già in cima alle classifiche dei pezzi più venduti. Le composizioni erano tue. Tu, violinista e compositrice già segnalata al pubblico e alla critica.

Avevi anche un sito completo di tutto. Come accorgermene con un cognome diverso da quello che mi avevi detto?.

Eri sposata, l'uomo che intravidi alla festa era tuo marito. Non hai mai avuto figli, non sei stata mai picchiata, costruivi solo la tua realtà parallela, quello che la tua mente ti suggeriva, la gabbia della tua anima imprigionata. La purezza di te nascosta, di questo mi ero innamorato.

La tua verità era la tua menzogna e la tua menzogna era la tua realtà.

Ed io?

Le cose a volte fanno uno strano giro, poi ritornano da dove sono originate. Finalmente seppi, anche se per caso, la verità; niente è a caso.

La mia mente fu appagata, mentre il mio cuore si fermò per una frazione di secondo e con esso il mio respiro. Iniziai a ricomporre i pezzi e a togliere dolorosamente gli scheletri che carinamente avevi lasciato nel mio armadio. Il fiume di rabbia esplose e se ti avessi avuta davanti ti avrei io stesso metaforicamente uccisa di botte, metaforicamente poiché il mio amore non ti avrebbe sfiorata. Dovevo comunque fare qualcosa, iniziai a tirare pugni al muro fino a farmi sangue, dovevo provare un dolore fisico per superare la mia sofferenza interiore (il tutto ascoltando la tua musica). Quanto mi feci male!. Ero una bestia, ma con me stesso.

Ingenuità perfida. Colpivo, colpivo, finché stanco e stremato, con nocche rotte mi calmai e mi resi conto che la mia colpa era stata amare e fidarmi senza conoscere fino in fondo. Mi fermai. Mi fasciai le mani e mi sedetti a terra, per sentire il freddo pavimento. Potevo comprendere, ma non giustificare. Ero stato comunque ingannato.


30 dicembre

L'unica certezza per me: il nostro amore. Credo che su questo nemmeno un problema mentale possa avere scuse.


1 gennaio

Nel silenzio, Buon anno.

Successo per te a Vienna.


30 gennaio

Successo per te a Berlino


4 febbraio

Successo per te a Parigi


18 febbraio

Taciturne emozioni


12 luglio

E' tempo, tempo per ricomporre i pezzi.

E' tempo. Sospirai. Richiusi il taccuino. Un biglietto sotto la mia porta di casa.

Candela spenta.


Anna Maria Benone

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Published on November 21, 2011 00:38