Fabrizio Ulivieri's Blog, page 106

March 15, 2019

Domestication and inception


Photo Živilė Abrutytė



The process of domestication was/is accellerated by external actors.
The external actors were/are military e/o financial elites, who rule(d) the mankind since its inception to the present day.
These elites may not be human.

The process domestication could imply the rewriting of the entire history of Mankind.
What is called "narrative" is in fact domestication. Basically History is narrative, therefore the History of Mankind is the history of Domestication.

Manipulation and domestication have the same nature. Manipulation is accelaration and preservation (by maintenance) of domestication.
Domestication is constantly maintained. Media are expression of this maintenance.

Existentialist philosophy does not investigate the meaning of life, but investigates human nature that rebels against domestication and seeks its neotenic freedom, the nature before the inception.
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Published on March 15, 2019 11:01

March 14, 2019

March 13, 2019

Domestication of mankind





We are domesticated beings.

We live in a daily domestication.

We can call it Domestication Syndrome.


But are we domesticated by whom and why?


We all want the same things, the things we are told to want.

Mass media are domestication.

Politically correct is domestication.

Multiculturalism is domestication.

Globalism is the highest form of domestication. It creates and shapes the narrative of domestication.

Is domestication taming? Is domestication control of individual eros?

Domestication for sure is the drive of Mankind.

Mankind was born from a biological experiment and put in the world through domestication. From the very beginning of his days on this earth mankind learned to live by being domesticated.


Domestication is the kingdom of pleasure and death:

"When the gods created man they allotted to him death, but life they retained in their own keeping. As for you, Gilgamesh, fill your belly with good things; day and night, night and day, dance and be merry, feast and rejoice. Let your clothes be fresh, bathe yourself in water, cherish the little child that holds your hand, and make your wife happy in your embrace; for this too is the lot of man"




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Published on March 13, 2019 12:15

March 1, 2019

LORIS



Foto Živilė Abrutytė

Loris per anni aveva tenuto il profilo basso. Il silenzio era stata la sua scelta.
Difficile decifrare quel silenzio, quella scelta.
Di sicuro era la scelta di uno che voleva esprimere un dissenso.
Dissenso verso suo padre in primis, verso sua madre e verso suo fratello.
Un dissenso dignitoso, mantenuto con contegno. Che lo teneva lontano dalla sua famiglia di origine e dalle vicende di lei.
Un dissenso anticipatorio. Che pareva quasi prevedesse quello che sarebbe stato dopo la fine. Che riguarda sempre l'oblio. L‘esser dimenticato da tutti, a parte i pervicaci che si ostinano a voler ricordare.
In qualche maniera presentiva quella che sarebbe stata la fine. E sapeva che l'oblio sarebbe stata la fine di tutte le vicende.
L‘oblio è simile a una processo neotenico che mantiene alla fine ciò che era nell'individuo fin dal principio. Nato dall'oblio ritorna all'oblio.
Loris più di altri avvertiva la forza di quel processo neotenico. Un filo teso dall'inizio alla fine, un filo indotto e impossibile da spezzare.

- Tuo fratello è segreto. Sta zitto. Ascolta ma non dice mai quello che pensa. – ripeteva spesso Sabatina a Fabrizio.

Ed era vero. Loris taceva. Ascoltava ma taceva.
Ed era quel silenzio che sconcertava Sabatina. Lei che avrebbe voluto tanto parlare con lui, lui non parlava, né con lei né con altri.
Alla fine lei cominciava uno dei suoi interminabili monologhi che era lo stesso che gli aveva ripetuto la volta precedente, che ero lo stesso che gli aveva inferto le molte volte precedenti l’ ultima.
Loris imperturbabilmente e stoicamente le sedeva davanti e ascoltava e non profferiva parola. Ogni tanto si passava una mano sui capelli o si accomodava la barba.
Annuiva con la testa.
Poi, dopo un massimo di venti minuti, si alzava le dava un bacio, la abbracciava e la salutava.

- Quando ritorni? – era la immancabile domanda di Sabatina.
- Non lo so - rispondeva lui – La prossima settimana. Forse. Ma non so quando.

Loris sembrava aver subito una specie di domesticamento al silenzio. All'impassibilità. All'autocontrollo.
Fabrizio, che era l’opposto di Loris, provava un’ammirazione per quel suo comportamento allotrio rispetto all'andamento cromosomico della famiglia.
Ed era stato probabilmente un domesticamento (una narrazione) iniziato molto tempo prima.
Fabrizio infatti si ricordava di un Loris diverso quando erano bambini. Un Loris, timido forse, riservato, ma loquace, disposto all'emozione. E buono soprattutto.
Onestamente in cuor suo pensava di non aver mai conosciuto nessuno buono come suo fratello.
E rispetto a lui si sentiva sporco, indegno.
Ed era il fratello maggiore, con cui non riusciva mai ad esprimersi liberamente. Aveva sempre timore a dire quello che pensava.
Era come se il 98% del loro genoma fosse simile e differisse solo per il 2%. Ma quel 2% di differenze costituiva l’abisso fra lui e il fratello a livello morfologico, funzionale e comportamentale. Due organismi quasi diversi. Ma chi era l’attore esterno che era intervenuto sul genoma di Loris e lo aveva modificato?

Quando Loris se ne andava, piombava il silenzio.
Sabatina teneva il capo basso appoggiando il mento su una mano dell'avambraccio sinistro piegato in modo da sorreggerla. L'altra mano la teneva appoggiata sulla coscia destra. Esprimeva una scena di delusione e rassegnazione al tempo stesso.
Silvano seduto sulla poltrona davanti a Sabatina teneva il busto leggermente piegato in avanti e le mani conserte sulle ginocchia, come se volesse esprimere una voglia di reagire, di alzarsi e andare, che però rimaneva abortita in partenza.
Un silenzio che perdurava almeno dieci minuti e in cui nessuno dei due parlava.
Fabrizio per un po' li osservava e poi defletteva.
Alla fine Sabatina rompeva il silenzio.

- Non so che gli abbiamo fatto. Viene qui a fare la visita del prete.
- Che deve fare? Ha tanto da lavorare. Lo so io, che significa viaggiare…lui è sempre in viaggio. Ritornerà la prossima settimana…- ma non era convinto Silvano, che aggiungeva – Eh…

Poi Sabatina si rivolgeva a Fabrizio.

- Quando viene tuo fratello, scappi sempre. Non ci parli mai.

Fabrizio non rispondeva. Ma dentro di sé sapeva che era vero. Con Loris non era mai sicuro di che parlare. Il suo contegno, la riservatezza, lo bloccavano. Lo intimorivano. In effetti non sapeva mai se a Loris facesse piacere o meno parlare di un determinato argomento.
Di politica non si interessava, di sport nemmeno, di letteratura neanche…avrebbe forse dovuto parlargli di architettura (Loris era architetto) ma Fabrizio era un perfetto ignorante in quel settore.

Quando Loris se ne andava in casa vi regnava l’atmosfera di una sorpresa interrotta, di un risultato sperato ma mancato, di una finta sul ring andata male.
Quel luogo diveniva allora simile a una camera silente che proiettava il rossastro sapore di meravigliosi mondi fuori, che di lì nessuno poteva scorgere tuttavia.
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Published on March 01, 2019 10:27

February 26, 2019

Memoires of a Martial Artist - Domestication



Was that drive the power sleeping in every individual? It must surely have been a drive that started from very far. It should have begun many centuries before, until that sense of what's beyond the initial singularity of human consciousness had entirely lost its identity . But like a dream it still hovered inside and out and didn’t retreat though, even in the daylight.
Gal vien sapnavau nesveikią sapną, mačiau jame kažką negera ir pavadinau tatai “it”, maybe I merely dreamed a sick dream, saw something unhealthy in it, and named “it” Ričardas Gavelis would say. 
The singurality of human consciousness was that historical era when men still lived with gods, when men used to talk and eat with them, make arrangements with them, and serve them; but also when men learned how to use them, how to behave with them, and how to betray them, how to follow and abandon them…and this led the mankind to lose the direct contact with what was initially build with gods, and because of this gods ousted mankind from their gardens… Who doesn’ remember the so called “Golden Age”? When Gods used to live amog us… the era spoken of by Hesiod, Plato, and Ovid…
And Genesis (2.2) literally tells us that after having created man the Elohìm rested from all his work. Wasn't this exactly the purpose of the ANUNNAKI?.
Yes, it was. They produced the mankind because they needed a class of workers for mining gold in Africa, for this reason they engineered beings just intelligent enough as to understand their creators needs and commands.
And the Gods after begetting it rested. They thought to finally have at their disposal an obedient class of though workers but after a while they realized how impossible was it to manage. The mankind was aware of their new power but they weren't sure yet how to use it, what to do with it and how much they even want it. They were not obedient but unreliable, problematic, selfish and suspicious.
For all these reasons the Gods became ruthless with the human kind.
And the Human Singularity started. An ergative Singularity took place.



To get the place of the conference I had to walk wrapped in a long coat and scarf because of the temperature and keep alerted my attention on where I had to put the feet along the sidewalk. The ice was insidious. It was easy to slip and end up lying on the ground, with the risk of breaking a leg or an arm. I was so absorbed in this exercise that I didn’t register the sounds of the darkening city around me. The whirring of the electric trolleybus running on the overhead wires, the cracking of ice under the cars tires, the bitterness of diesel fumes, the frozen gusts of a polar wind blowing against my face.

Two hours before I had been to a Tai Chi class of The Master. His classes were attracting a lot of of girls. Lately his classes had become a combination of spiritual glamour and frivolous glamour. In the last months he had been seen many times on the national Lithuanian TV in several talk shows. He had been interviewed by the most important Lithuanian magazines, which turned him into a fairly well known personage in Lithuania.

But The Master had changed. He was now very vulnerable to female beauty. He was defenseless against it.

He had lost his sense of calm trust in the fate of his mission, in the quiet submission to his stoic composure in the face of danger and in a certain disdain of wordly life.

He now appreciated the wordly life. He loved that kind of life.


What is an ergative Singularity? In grammar an ergative verb is a verb where the object of the verb can also be the subject of the verb.

Dave close the shop
The shop was closed

We fried an egg
The egg fried for 8 minutes
The egg was fried

An ergative Singularity is therefore the crossroads where creatures can be object and subject of themselves at the same time, like the “shop” and the “egg” in the examples above.
For this reason I can say that mankind pertains to an Ergative Singularity.
I talked to The Master about his change.
His answer was quite curious.

- A man who has read a little smells a little pedantic , a man who has read a lot smells even worse.

He realized my blank expression, for he added.

- An intellectual is like a machine. I now consider intellect less important than emotion. I now and finally experiment emotions. Ethical emotions.

Well, was he experimenting ethical emotions? That was the way he called them?

And quite surprisingly he added:

- Without bones the head cannot rest on the top of the spine, nor hands move, nor feet stands, so how can a man be a man without real emotions in his frame?

I was lost, I surrendered to his logics, to his verlorenen Mind.

What about mind? What about consciousness? Verloren, völlig verloren.

Mind is labyrinth.
Mind is convolution around itself, around what thinks to think but doesn’t know how to think.
Mind goes along spiral meanders, such as we can see in the drawn Etruscan truia in the Tragliatella vase, denoting the sinuosity and fertility of the bowels of the womb.
Craziness is the sinuosity and fertility of Mind that seeks the individual rebellion against the domestication of Mind and the impossibility to escape the domestication, which was genetically induced in the golden Age.


Said again professor Najafi.I checked my watch: it was 7:30pm.
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Published on February 26, 2019 09:04

Mancate risposte culturali


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Published on February 26, 2019 07:58

February 23, 2019

February 21, 2019

Memoires of a Martial Artist - an Ergative Singularity



Was that drive the power sleeping in every individual? It must surely have been a drive that started from very far. It should have begun many centuries before, until that sense of what's beyond the initial singularity of human consciousness had entirely lost its identity . But like a dream it still hovered inside and out and didn’t retreat though, even in the daylight.
Gal vien sapnavau nesveikią sapną, mačiau jame kažką negera ir pavadinau tatai “it”, maybe I merely dreamed a sick dream, saw something unhealthy in it, and named “it” Ričardas Gavelis would say. 
The singurality of human consciousness was that historical era when men still lived with gods, when men used to talk and eat with them, make arrangements with them, and serve them; but also when men learned how to use them, how to behave with them, and how to betray them, how to follow and abandon them…and this led the mankind to lose the direct contact with what was initially build with gods, and because of this gods ousted mankind from their gardens… Who doesn’ remember the so called “Golden Age”? When Gods used to live amog us… the era spoken of by Hesiod, Plato, and Ovid…
And Genesis (2.2) literally tells us that after having created man the Elohìm rested from all his work. Wasn't this exactly the purpose of the ANUNNAKI?.
Yes, it was. They produced the mankind because they needed a class of workers for mining gold in Africa, for thius reason they produced beings just intelligent enough as to understand their creators needs and commands.
And the Gods after begetting it rested. They thought to finally have at their disposal an obedient class of though workers but after a while they realized how impossible it was to manage them. The mankind was aware of their new power but they wasn't sure yet how to use it, what to do with it and how much they even want it. They were not obedient but unreliable, problematic, selfish and suspicious.
For all these reasons the Gods became ruthless with the human kind.
And the Human Singularity started. An ergative Singularity took place.


To get the place of the conference I had to walk wrapped in a long coat and scarf because of the temperature and keep alerted my attention on where I had to put the feet along the sidewalk. The ice was insidious. It was easy to slip and end up lying on the ground, with the risk of breaking a leg or an arm. I was so absorbed in this exercise that I didn’t register the sounds of the darkening city around me. The whirring of the electric trolleybus running on the overhead wires, the cracking of ice under the cars tires, the bitterness of diesel fumes, the frozen gusts of a polar wind blowing against my face.

Two hours before I had been to a Tai Chi class of The Master. His classes were attracting a lot of of girls. Lately his classes had become a combination of spiritual glamour and frivolous glamour. In the last months he had been seen many times on the national Lithuanian TV in several talk shows. He had been interviewed by the most important Lithuanian magazines, which turned him into a fairly well known personage in Lithuania.
But he Master had changed. He was now very vulnerable to female beauty. He was defenseless against it.
He had lost his sense of calm trust in the fate of his mission, in the quiet submission to his stoic composure in the face of danger and in a certain disdain of wordly life.
He now appreciated the wordly life. He loved that kind of life.

What is an ergative Singularity? In grammar an ergative verb is a verb where the object of the verb can also be the subject of the verb.

Dave close the shop
The shop was closed

We fried an egg
The egg fried for 8 minutes
The egg was fried

An ergative Singularity is therefore the crossroads where creatures can be the object and the subject at the same time, like the “shop” and the “egg” in the example above.
For this reason I can say that mankind pertains to an Ergative Singularity.
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Published on February 21, 2019 03:52

February 19, 2019

In verità, non mi sono mai neppure posto il problema della felicità




Io, nella mia vita la tranquillità non l’ho mai cercata. In verità, non mi sono mai neppure posto il problema della felicità” .
Era una frase di Craxi ma era una frase che Silvano avrebbe benissimo potuto usare per sé.

Silvano non fu mai felice, ma neppure mai si pose il problema se la felicità esistesse e che fosse.
Conosceva la rabbia, il rancore, la lotta, la resistenza, il lavoro duro, la bontà improvvisa, la compassione, la commozione, ma non la felicità. Felicità per lui era una parola come un’altra. Era un sentimento che aveva dimenticato troppo presto, insieme alla gioventù.
E così era per Sabatina.
Ma Sabatina tuttavia, assaporava momenti di felicità. Ed erano quei momenti in cui poteva parlare con qualcuno. A lei piaceva parlare. Poteva parlare per ore. Dimenticava i dolori, i mali, dimenticava le tristezze, la sofferenza. Parlare la esaltava, la faceva sentire viva.
Il dialogo che lei preferiva era il monologo. Avere la rara possibilità di parlare a qualcuno che per ore ascoltasse senza mai contraddirla era il massimo dei suoi piaceri su questa terra.
I suoi soggetti preferiti, soprattutto dopo i cinquanta anni, erano Ida, la guerra, Le Mura, Settefrati, i figli.
Verso i settanta anni avrebbe aggiunto lunghi monologhi riguardanti i viaggi.
Lei che non aveva mai viaggiato, a settanta anni scoprì come fosse bello viaggiare. Lo scoprì con un gruppo organizzato da Valerio, un privato cittadino di Capraia Fiorentina (il paese dirimpettaio, di là d‘Arno, di Montelupo: "Da Montelupo si vede Capraia, Dio fa le persone e Amor l‘appaia" recita un antico detto montelupino). Valerio aveva la passione di organizzare viaggi per gruppi di persone anziane, e, grazie a Valerio, Sabatina a settanta anni poté visitare San Marino, il Vaticano, la Francia, la Svizzera, la Germania, la Serbia, la Croazia.
Ma fu in virtù dello spirito dei tempi che Sabatina seppe adattarsi a una nuova vita. Fu in virtù di un nuovo spirito politico che Silvano visse una nuova meravigliosa vita politica, prima della definitiva caduta. Si dice che la caduta fu preparata dal montare di un’opinione pubblica sempre più indignata dalla corruzione dilagante dei partiti. Ma l’opinione in realtà si prepara, si costruisce, si manipola, si crea cavalcando o scavalcando lo spirito del tempo.

- Non bisogna essere marciatori della pace a senso unico…moralisti un tanto al chilo…massimalisti dei miei stivali…ma quali rivoluzionari d‘Egitto! …Craxi da giovane aveva questi modi di esprimersi che facevano colpo su di noi. Che hanno costituito un lessico, una sintassi, un modo di dire, un modo di essere, un modo di fare politica irripetibile. Era una sorta di predicatore laico, che ti costringeva a ragionare. Lui ti ascoltava…questa era la grandezza di Craxi. E aveva ragione quasi sempre. E poi non è più cambiato, perché la grandezza di Bettino Craxi era che lui era già Bettino Craxi quando non lo credevano ancora Bettino Craxi. Pensavano che fosse solo Benedetto. Invece no, era già il Bettino.
Ma lo sai com’ era la Milano socialista? La mia Milano, quella di noi socialisti sotto l’occhio del bettino? Te lo dico io com'era. Un giorno, passeggiando in via Manzoni, alzo gli occhi e vedo Giorgio Armani in calzini che trafficava nella sua vetrina; picchio sul vetro e lui mi fa segno di entrare; cos’è, fai anche il vetrinista adesso?; lui: “Se non hai cura tu delle tue cose, chi deve averla?”. Ecco, il segreto di quella Milano è lì. Quando arrivai a Palazzo Marino, dopo un po’ feci la giunta con il Pci: i miglioristi li sentivo vicini. Bettino lasciava fare. A volte aggrottava il sopracciglio, ma non parlava e io facevo finta di non capire se era a favore o contrario»

Le parole di Pillitteri gli risuonavano nelle orecchie. Quante volte Pillitteri gli aveva raccontato di Craxi, ogni volta che si erano incontrati a Milano. Sia lui che Pillitteri avevano in comune una devota ammirazione per Bettino.
Chi poteva fermare Bettino? Nessuno. Aveva l’ Italia in mano allora. Solo una forza superiore che aveva interesse a rimuoverlo insieme a una classe politica, corrotta sì, ma che con Craxi aveva trovato una politica estera e interna propria poteva fermarlo. Una forza che già allora si manifestava globale. Senza limiti e confini. Una forza sempre più dipendente da motivazioni altre che quelle inerenti a un sistema nazionalistico, e che fin da allora si scopriva interessata a una spinta sovranazionale e avvertiva stretti persino i limiti di questo pianeta.

Non poteva essere il contadino con le scarpe grosse e il cervello fino di Milano ad aver orchestrato quella spinta. Non poteva essere quel giudice moralista a stoppare Bettino.

- Silvano – gli aveva di nuovo detto il Pillitteri - Di Pietro io lo conoscevo bene. Andavo a casa sua. Poi tutto è cambiato improvvisamente. Cosa doveva fare? Tonino ha cavalcato la sua ora e alla fine ha distrutto una Repubblica. Bettino intanto continuava a non crederci e la spallata definitiva ce la diedero il Pci, i loro amici e i poteri forti».
- Quali poteri forti?
- Ma gli Agnelli, i De Benedetti, i Pirelli, quelli lì! Per salvarsi. Appena furono lambiti, fecero di tutto per sviare l’attenzione. E’ chiaro, no?

Certe posizioni di Bettino, ne era convinto Silvano, lo avevano messo inviso al PCI e lo avevano condannato ai loro occhi:

- L’obiettivo che dobbiamo proporci è quello di ridare autorevolezza e efficienza ai fondamentali poteri democratici.
- E’ necessario metter mano a una revisione costituzionale.
- Il potere legislativo che oggi è affidato a un sistema bicamerale dovrebbe vedere una diversa distribuzione del lavoro fra la camera e il senato.
- Una stabilità dell’esecutivo e anche un argine all'eccessiva politicizzazione della magistratura.

Nell’autunno 1980 Berlinguer infatti lo attaccò in modo aspro, dicendo che il PSI seguiva un piano ambizioso e anche insidioso di stabilizzazione moderata.

- Non poteva essere quella la causa. La causa era che Berlinguer aveva sparato tutte le sue cartucce. Non ne aveva più. Craxi aveva la visione, invece. Berlinguer era all'età della pietra. Questa era la realtà – gli disse Guida.

Ormai i loro caffè di Borgo dei Greci erano divenuti un rituale del pomeriggio. Quando Silvano cominciava ad accusare la pesantezza della giornata, telefonava a Guida, che abitava in piazza Donatello. Di lì a poco si incontravano davanti ad una tazza di caffè e iniziavano la loro analisi politica. 
- Io credo che il miglior complimento glielàabbia fatto Lech Wałęsa, quando gli disse, per ringraziarlo dell’aiuto concreto che Craxi aveva dato alla lotta in Polonia, a differenza del PCI che li aveva abbandonati “Proprio perché abbiamo incontrato uomini come Lei, che dicevano che bisognava fare così, che ci aiutavano…valeva la pena lottare perché ci sono uomini come Lei ancora nel mondo!” Questo ha fatto rodere il culo ai comunisti.

- Non solo – aggiunse Silvano – ma anche ai democristiani rodeva il culo. Craxi era stato capace di rompere la morsa consociativa DC – PCI.

Con Guida avrebbe voluto confessarsi, liberarsi di quel presentimento che era dentro di lui ma che sapeva bene non poteva esplicitare perché era un sentimento, una sensazione, che montava, senza direzione ancora. Ma non riusciva a parlargliene.

- Come va con Sabatina? – gli chiese Guida a bruciapelo.

Silvano lo guardò. Non si aspettava la domanda.

- Va. – rispose.
- Successo qualcosa?
- Mi sono innamorato Guida.
- Oh oh!...e di chi?
- Di una ragazza giovane. Troppo giovane.
- Ohi Silvano…un bel problema.
- Ho paura di sì.

Con gli avvenimenti in corso, Silvano cominciava a presagire che di lì a poco ci sarebbe stato uno tsunami nella politica. E per essere onesto si rendeva conto che difficilmente il partito sarebbe sopravvissuto a quello tsunami che veniva da Milano. Onde altissime che avrebbero travolto un’intero sistema politico erano ormai in previsione. Nulla ormai poteva più fermarle. Dovevano fare il loro corso e arrivare a destinazione. Fino al ’92 era stata un cavalcata. L’età dell’oro del partito. Con Craxi il PSI aveva acquistato levatura internazionale. Ma ora con tutti gli arresti che operava il pool di Milano era chiaro che si mirava in alto. A Craxi. Ma lui sembrava non accorgersene.
Perciò aveva cominciato a guardarsi intorno e aveva iniziato a fare l’agente assicurativo per una compagnia di assicurazioni. Già anni prima aveva fatto esperienza in quel settore, era riuscito a fare un buon lavoro con un’ altra compagnia di assicurazione. Aveva poi dovuto smettere a causa dei troppi impegni con il partito.
Dati i numerosi contatti, le tante conoscenze che aveva, era facilitato in questo tipo di attività. Pur facendolo part time era riuscito a mettere insieme un bel portafoglio di clienti, per cui aveva deciso di aprire un’ agenzia ad Empoli. Fare l’agente e non più il sub-agente.
Ovviamente, facendo due lavori non poteva stare sempre fisicamente in agenzia.
La sua idea fissa era sempre stata di trovare una ragazzina giovane da mettere in ufficio, contro naturalmente la rabbia di Sabatina che prevedeva quello che sarebbe successo.
E che successe.

Silvano aveva continuativamente dentro di sé avuto una smania, che non lo lasciava mai. Un male di vivere che lo consumava e gli dava vita allo stesso tempo. Non credeva in Dio, non si poneva il problema della felicità. Gli bastava essere socialista, galantuomo e combattere i comunisti che lui considerava il cancro dell‘Italia. Un partito fatto di delatori, di giustizialisti, di omertosi, di criminali in molti casi, a cui invano Berlinguer (che Silvano in fondo stimava una persona onesta) aveva cercato di dare un’ anima democratica.
Ma in quegli anni, gli anni di Tangentopoli, veniva di nuovo fuori la vera natura di quel partito fatta di giustizialismo camuffato da moralismo che avrebbe portato a un’instabilità e a un disfattismo che già nel ‘43 aveva provocato la morte del paese.

E quel clima non giovava a Silvano. Acuiva i suoi dissesti interiori e li amplificava.
Una giovane ragazza, la bellezza dell’ asino che caratterizza tutti i giovani, il bisogno di novità che rompesse il cerchio di smarrimento che avvolgeva le singole vite degli italiani, furono sentimenti che trovarono coesione nel corpo di una ragazzina di venti anni. Come soluzione (effimera) a tutti i mali che affliggevano, in quello sconvolgimento definitivo, la vita del paese e quella personale di Silvano.
Il 1943 era stata la morte dell’Italia ma per Silvano era stato l’inizio della sua vita, della miglior parte della sua vita. Il 1992 fu indubbiamente l’anno che segnò la fine del PSI e la fine della vita politica di Silvano e la deriva, in generale, di quella che era stata la migliore età di Silvano. Nonostante i suoi 68 anni Silvano tuttavia era ancora giovane, attivo, pieno di vita e di energia. Ne aveva 68 ma ne dimostrava 55.

Veronica, così si chiamava la ragazzina, aveva perso il padre in giovanissima età. Forse fu un fattore determinante. Forse, rivide in Silvano quella sicurezza che aveva sempre cercato in un padre mai avuto.
Fu così che Silvano si trovò apertamente vulnerabile e senza difese da opporre.
La ragazza era modesta. Neppure godeva di una particolare bellezza. Vestiva in modo semplice. Ma era vigorosa, sicura di sé, aveva gli occhi furbi e sopratutto una parlantina che incantava i clienti. Imparò presto il lavoro. E velocemente prese in mano la direzione dell’agenzia.
Per quello Silvano le aveva concesso sempre più responsabilità, perché preferiva dedicarsi al lavoro esterno, a contattare i clienti. Non gli piaceva stare in ufficio e poi ancora continuava a lavorare al partito, a Firenze. Ma per quanto ancora? Era evidente che i socialisti erano ormai una razza in via di estinzione.

Veronica non era di Empoli ma di un piccolo paese vicino ad Empoli. Proveniva da una famiglia contadina, una delle tante che Silvano aveva conosciuto negli anni della politica, una delle tante a cui aveva fatto ricevere mutui e fidi bancari attraverso la Coldiretti. Una delle tante famiglie che aveva beneficato ma una delle poche che gli avevano manifestato riconoscenza nel perdurare degli anni.
Veronica non aveva speciali interessi nella vita eccetto che mangiare bene, stare in famiglia e guadagnare i soldi.
Rispetto a Silvano che aveva trascorso tutta la sua vita facendo politica Veronica non manifestava nessun interesse per quella attività del genere umano.
Ne era completamente esente.
Per lei socialisti, comunisti e democristiani erano poco più che un suono della lingua italiana. Null'altro che flatus vocis, come si potrebbe dire con una terminologia della logica medievale.

Silvano nella sua estraneità riguardo a quel corpicino giovane, Veronica era infatti di bassa statura ed esile, si trovò d’improvviso - e sorpreso – a pensare che quella sarebbe stata la sua nuova donna.
Ma quel pensiero un po’ lo fece rabbrividire; per cui pensò più adeguatamente che sarebbe stata la sua nuova relazione.
Ma l‘idea di nuovo lo fece rabbrividire.
Era più giovane dei suoi figli.

E tuttavia, una volta che sedevano sul divano dell‘ ufficio esaminando delle polizze di assicurazione, non riuscì a sottrarsi al suo odore. All'odore di un corpo che non era quello delle donne che finora aveva avuto. Aveva un odore aspro, immaturo e però irresistibile.
Erano così vicini da toccarsi. E si toccarono.
Come colto da raptus Silvano le sfiorò i capelli e lei posò la sua testa su quella di Silvano.


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Published on February 19, 2019 06:49