Alessio Brugnoli's Blog, page 272
January 13, 2014
Ancora sui generi letterari
Una delle critiche che mi è capitato di leggere in giro su L‘Uomo a un grado Kelvin di Piero Schiavo Campo è
“Un giallo travestito da opere di fantascienza”
Critica che dal mio punto di vista è campata in aria. Al di là del fatto che al giorno di oggi, parlare di separazione di generi letterari è un esercizio di puro onanismo mentale, mi piace ricordare come esista un substrato , descritto nello schema di Propp, comune a tutte le forme di narrazione.
Ciò che le diffenzia sono il linguaggio utilizzato e lo sfondo della vicenda: entrambi sono pienamente fantascientifici.
In particolare, vi è perfetta continuità tra pensiero dell’Autore, che sembra credere da buon fisico in un cosmo ordinato e comprensibile, e la struttura di giallo classico utilizzata.
Mentre, ne Il Canto Oscuro, ispirato alla struttura de Quer pasticciaccio brutto de via Merulana: la Realtà è un caos indistinto e inspiegabile dalla logica razionalità
January 11, 2014
Manifesto del laboratorio di poesia del Mangiaparole
… In bilico sui versi…
La tradizione della poesia sarà il trampolino di lancio per esplorare la nostra anima e quella del mondo che ci ospita. Adopereremo parole nuove e parole antiche usate in modo nuovo. Ci spingeremo oltre, fino a immaginare possibili scenari futuri.
Il sentimento unito all’immaginazione sarà strumento di ricerca, guida interiore e veicolo di denuncia sociale. Le parole daranno voce alle emozioni che da sempre ci appartengono.
Il pilastro della nostra poetica sarà la vibrazione delle corde dell’animo umano e dell’intero universo, quell’aritmetica segreta che specchia l’universale nel particolare, e attraverso suoni, colori e sapori troverà forma nelle parole della nostra poesia.
La parola scivolando su acciaio e vetro di suggestioni moderne, sarà goccia paziente che troverà il fondo della pietra. Solcherà come un aratro la terra dell’anima per prepararla alla semina.
Non resteremo in punta di penna: le parole, pesate dal gusto, saranno cibo e si faranno sangue. Lo stupore e la suggestione che ne verranno non saranno semplici sensazioni, ma profonde emozioni. La visione del quotidiano sarà trasfigurata dalle lenti del nostro specchio interiore.
Passato, presente e futuro scandiranno i tempi. La metropoli e la campagna, il singolo e la moltitudine, l’alto e il basso, faranno parte del nostro respiro, che privo di pregiudizi abbraccerà ampio la vita nella sua interezza. L’ironia ci accompagnerà nel viaggio.
Lo scopo ultimo sarà crescere, diventare migliori e per questo noi… MANGEREMOPAROLE!!!
1.Ogni metro si servirà della parola
2.rinnovata e resa sacra
3.per giungere a nuova conoscenza.
4.Con radici antiche accoglieremo il nuovo
5.ma soprattutto accoglieremo
6.attraverso sintesi e comunicazione
7.persone per riconciliarle con la poesia.
8.La poesia nell’appartenere a tutti
9.sarà l’occhio che vive attraverso il mondo
10.di una nuova modernità nascente.
January 10, 2014
Neo-Evemerismo
I primi undici capitoli della Genesi costituiscono forse la parte più straordinaria dell’intera Bibbia; sul piano cronologico, anzitutto. Se ipotizziamo che la creazione dell’uomo e della donna (Genesi capp. 1-2) coincida con l’Eva mitocondriale (circa 200.000 anni fa), possiamo ipotizzare come la Bibbia sia la trascrizione mitologica dell’evoluzione paleoumana
In particolare avremmo:
1) Eden: trascrizione simbolica della fase africana dei sapiens arcaici
2) Serpente: l’Adamo Y-cromosomiale, che in qualche modo, con la violenza, l’inganno o l’imposizione della poligamia patriarcale, impone la sua linea genetica (evento che avviene circa 75.000 anni fa)
3) Cacciata dall’Eden: esplosione di un supervulcano al di sotto del Lago Toba che crea un collo di bottiglia genetico, riducendo la specie umana a poche migliaia di individui e imponendo la migrazione fuori dall’Africa
I nostri antenati, giungendo in Medio Oriente e in Europa, rimasero affascinati dai neanderthalensis
“Ed ecco, vedemmo i giganti figli di Anak che discendono dai giganti e ai nostri occhi noi eravamo di fronte ad essi come dei grilli ed ai loro occhi eravamo come dei grilli” (Numeri 13,33)”
E subito dopo, nell’area palestinese, incominciò l’ibridazione tra i sapiens sapiens e i neanderthalensis, probabilmente non legate a modalità conflittuali.
Infatti, come narra la Bibbia
“C’erano sulla terra i Giganti a quei tempi, e anche dopo, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi”. (Genesi 6,4)
Nel libro di Enoch, che però è accettato solo dalla Bibbia Copta, mentre le altre confessioni ebraiche e cristiane lo considerano apocrifo, la narrazione è ancora più precisa
“Ed accadde, da che aumentarono i figli degli uomini, ed in quei tempi nacquero ad essi ragazze belle di aspetto. E gli angeli, figli del cielo, le videro, se ne innamorarono, e dissero fra loro: Venite, scegliamoci delle donne fra i figli degli uomini e generiamoci dei figli. Ed esse rimasero incinte e generarono giganti la cui statura, per ognuno, era di tremila cubiti”
dove, secondo questa interpretazione, i bene-ha’elohim sono i sapiens sapiens, mentre le figlie degli uomini sono le donne neanderthalensis
La Bibbia inoltre narra della loro estinzione, dovuta ad un evento catastrofico, a cui fu dato un significato morale e che fu trasfigurato nel Diluvio
“Dio non perdonò agli antichi giganti, che si erano ribellati per la loro forza” come dice il Siracide
Giganti o titani è la traduzione del termine nephilim che può essere inteso come “quelli che sono precipitati” giacché il nome deriva dalla radice semitica nafal, che significa cadere… Dove cadere può essere inteso come metafora dell’estinzione. Da cui i nephilim è più giustamente traducibile “coloro che si sono estinti”
La causa è una catastrofe che è storicamente provata e legata all’Italia, ossia l’esplosione del supervulcano dei Campi Flegrei: la cosiddetta eruzione dell’Ignimbrite campana avvenuta circa 40mila anni fa che causò di un mutamento climatico globale per le abnormi emissioni di cenere vulcanica e che diede il colpo di grazia ai neanderthalensis europei, già in difficoltà a causa dell’impoverimento genetico causato dalla glaciazione
Catastrofe che provocò anche il degrado ecologico dell’area palestinese, provocando scontri continui per il controllo delle risorse e migrazioni verso est e verso nord, secondo quanto evidenziato dal racconto di Caino
In particolare, come si evince dal seguente brano
Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.
Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio
In particolare, Enoc può considerarsi come metafora del processo culturale che porterà a Göbekli Tepe, ossia la costituzione di strutture protourbane e templari prima della scoperta dell’agricoltura
N.B. Non sono impazzito o vittima di un delirio misticheggiante: mi sto divertendo a prendere benevolmente in giro i miei amici che sostengono posizioni riconducibili al neo-Evemerismo, secondo cui la Bibbia non sarebbe un libro ad impronta religiosa, raccolta di miti, riflessioni e disposizioni che propongono una visione del mondo e dell’etica, ma un fedele resoconto, più o meno distorto, di eventi realmente e storicamente accaduti in un passato indefinito.
I miei amici, in particolare, seguendo le tesi del professor Biglino, a cui va la mia solidarietà, visti gli spiacevoli episodi in cui è stato coinvolto, ritengono che nella Genesi vi sia la descrizione di un contatto con gli alieni.
Idea che non mi convince: i miti sono “opere aperte” e macchine simboliche, strumenti narrativi staccati dal contingente, delle macchie di Rorschach a cui si può far dire tutto: basta definire a priori una chiave interpretativa.
Così uno stessa narrazione può essere una metafora etica, un paleocontatto, una rappresentazione dell’evoluzione.
Ciò che dice troppo, spesso non dice nulla.
January 7, 2014
Percorrendo la nostra strada…
Se posso fare una considerazione sulla bella discussione sullo Steampunk italiano, è che questa stia dimostrando come il movimento abbia raggiunto una sua maturità.
Pur essendo di nicchia, i numeri, anche se in continua crescita, sono quelli che sono, ha raggiunto una sua maturità, interrogandosi sulla identità e sulla possibilità di camminare sulle proprie gambe, passando dall’imitazione alla creazione.
La riconquista del sé, delle proprie radici non è una forma di nazionalismo o di passatismo o la sostituzione di un’ambientazione o di uno stilema narrativo con un altro.
E’ trovare le fondamenta di una propria visione del Mondo, per sfuggire a una omologazione che sfuma tutte le voci in un grigiore indistinto.
Noi scriviamo steampunk non per seguire mode o perchè vogliamo fingersi londinesi, ma per il fatto che abbiamo qualcosa da raccontare e proviamo a farlo a modo nostro.
E possiamo estendere questa consapevolezza sia al clockpunk, cosi mi hanno detto si chiami il retrofuturo esteso al Medio Evo e al Rinascimento, e del dieselpunk.
Per il primo, abbiamo un’infinita miniera di storie, che vanno ben oltre lo stereotipato Leonardo da Vinci.
Possiamo parlare degli automi di papa Silvestro II o degli incauti esperimenti con la nitroglicerina di Giovanni XXI, Pietro Ispano, capace nel 1200 di far saltare in aria mezza Viterbo, delle disavventure del Taccola tra Visconti, Durazzo e capitani di ventura spregiudicati, o del sogno di riconquistare Costantinopoli del Montefeltro e di Francesco di Giorgio Martini. Oppure della sarabanda di alchimisti del Seicento
Per il secondo, lascio la parola a Luca Oleastri
Per quello che riguarda il Dieselpunk: il Futurismo ITALIANO fu unico movimento culturale italiano che ha influenzato RADICALMENTE tutto il mondo, dai suoi esordi fino ai giorni nostri, è a tutti gli effetti e senza dubbio il capostipite d’ispirazione del Dieselpunk. Tutto il resto proviene dalle idee dei futuristi.
Basti pensare che il manifesto del Futurismo, scritto da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909, al punto 8 recita:
“Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente”.
A cui aggiungerei le vette dell’architettura razionalista, in cui potrebbe tranquillamente ambientarsi The Gernsback Continuum e la straordinaria visionarietà di Depero e dell’Aeropittura. Lasciando sempre la parola a Luca
Anche dal punto di vista tecnologico, l’Italia fino agli anni ’20 era allo stato dell’arte per quello che riguardava l’aviazione, l’ingegneria navale, e qualsiasi altro sviluppo tecnologico legato ai motori. Non per niente infatti l’anime Dieselpunk e di gusto futurista “Porco Rosso” del giapponese Hayao Miyazaki, oltre ad avere il titolo in lingua italiana, é ambientato in Italia e ha come protagonista un italiano (seppure un porco umanoide).
Prendiamo il coraggio a quattro mani, per farsi forza e passare all’azione, creando e scrivendo…. Come diceva un certo D’Annunzio, archetipo di tutti gli eroi Dieselpunk, Memento Audere Semper..
January 6, 2014
Il paradosso dell’Imitazione
Per approfondire la discussione sulla via italiana allo steampunk in cui sono stato coinvolto i giorni scorsi, do giusta evidenza a un intervento del critico, curatore e romanziere Pier Luigi Manieri, grande esperto di letteratura e cinema,
Come spesso se non sempre, condivido le idee di Brugnoli. La storia ci dice chi siamo, e dalla Rivoluzione Industriale agli anni sessanta, possiamo vantare uno sviluppo tecnologico come pochi altri. Per inciso, la plastica è un’invenzione italiana. Sul fatto che lo steampunk sia credibile solo se fumoso e crepuscolare, ho diverse riserve. Lo steampunk di Miyazaki per es. è tutto cielo sereno e placide nuvole eppure funziona efficacemente. Lo stesso si può dire del Docteur Mystère di Castelli. Ironico e a tratti surreale ma comunque aderente al genere. Non credo dunque che sia in termini meteorologici che vada inquadrata la questione. La contesa, e chi mi conosce sa che questo è una mia “crociata” è la quasi totale assenza di modelli narrativi nostri. Ne discussi con Decio Canzio già una ventina d’anni fa, le cose non sono cambiate purtroppo. Stiamo ancora ai paesaggi esotici e a dinamiche che non ci appartengono. Personaggi che non ci somigliano e che dunque non creano mai un’identificazione culturale.
Purtroppo, salvo casi rarissimi, i nostri autori hanno guardato più a suggestioni esterofile che non ad imporre eroi e storie più somiglianti a noi. Va anche detto che gran parte degli esperimenti sono stati terrificanti, si pensi al Nirvana di Salvatores. A queste considerazioni si sottraggono rari casi come Il Coliandro televisivo dei Manetti Bros, che come lo era Dick Fulmine è un buon prodotto ed è un personaggio italiano. Fino a pochi anni fa usciva un gran bel fumetto, ESP, di Michelangelo La Neve. Era ambientato nelle catacombe di Roma. La contaminazione può creare delle storie che poi divengono proprio patrimonio. I giapponesi pur contaminandosi con taluni modelli narrativi stranieri, dal western, ai supereroi, dallo spionaggio in stile Bond e al poliziesco all’Arsenio Lupin, hanno saputo reinventarli su quella che è la loro realtà, e parallelamente, creato un proprio personale ed identitario universo di genere.
Si pensi all’epica dei mostri preistorici da Godzilla in poi, fino al genere robotico come Jeeg, Grendizer da noi noto come Goldrake, Gundam, Daitarn III. Genere che ha vinto ovunque fino ad essere copiato dagli americani con Transformer. Pur non rinunciando ad una qualità altissima, si pensi a Capitan Harlock, Star Blazers, Kyashan, i giapponesi hanno saputo anche creare un’industria sui loro prodotti, spesso pensati appositamente come grande traino per le vendite di giocattoli. Qualcosa di simile ai nostri Gormiti (anche se a dire il vero il percorso è inverso, cioè dal gioco al cartone animato) e Winxs, che sono distribuiti ovunque nel mondo, peccato che in entrambi i casi si tratti sempre di personaggi non italiani, pertanto l’identificazione è fatalmente sempre con eroi che si chiamano Lucas, Bloom, Aisha, Brandon. Questo nell’immaginario nipponico non è avvenuto. Star Zinger che pure è di genere fantascientifico è ispirato da una leggenda medioevale nipponica, come pure lo stesso Jeeg robot d’acciaio, così come sono infinti i rimandi alle tradizioni, si pensi al samurai Goemon. Il loro universo attinge all’interno, la sgiagura di Hiroshima e Nagasaki è all’origine di molte storie che hanno lo sfondo nella contaminazione nucleare ed ambientale, mentre fu il traffico di Tokyo nei primi anni sessanta è ad ispirare Mazinga Z a Go Nagai. E sul fronte dei supereroi, dico che se i giapponesi hanno potuto creare un proprio universo supereroistico credibile con Hurricane Polimar, Fantaman, Moon Mask Rider e Gatchaman, è paradossale che da noi non avvenga.
Dico paradossalmente perchè i supereroi statunitensi molto devono al Pantheon greco-romano, Superman è una versione fantascientifica di Apollo, Wonderwoman è un’amazzone etc,etc..A quanto pare, noi che abbiamo un patrimonio infinito di leggende e miti che attraversano tutta la nostra storia, che abbiamo avuto avventurieri come Casanova e Cagliostro ed eroi come Garibaldi e D’annunzio e che siamo anche teatro di misteri più contemporanei che hanno a che fare con lo scacchiere internazionale, ci limitiamo a seguire la scia. Insomma, si potrebbe tristemente dire che schizofrenicamente, noi imitiamo loro che hanno imitato noi.
Per chiosare il paradosso di Manieri sulll’imitazione di un’imitazione, vorrei aggiungere due cose: come ricordava Alfonso F. Dama, Poe nelle sue storie si è spesso ispirato a novelle e poemetti italiani (spesso citava gli autori nelle didascalie e usava termini dialettali italiani nei suoi scritti). Poi, il primo romanzo gotico, il Castello di Otranto, di Walpole è ambientato in Salento, Puglia, dove nebbia se ne vede pochina…
Tra l’altro la prima edizione di quel romanzo, era intitolata The Castle of Otranto, A Story. Translated by William Marshal, Gent. From the Original Italian of Onuphrio Muralto, Canon of the Church of St. Nicholas at Otranto (“Il Castello di Otranto. Una Storia. Tradotto da William Marshal, Gent. dall’originale italiano di Onuphrio Muralto, Vescovo della Chiesa di San Nicola di Otranto”) e si presentava come una traduzione di un manoscritto stampato a Napoli nel 1529 da poco rinvenuto nella biblioteca di “un’antica famiglia cattolica nel nord dell’Inghilterra”, un trucco poi ripreso da Manzoni..
January 5, 2014
Sulla via italiana allo Steampunk
Strano a dirsi, il post sulla via italiana allo steampunk ha causato discussioni a non finire: alcuni hanno contestato la possibilità che questa possa esistere.
Esaminiamo le loro argomentazioni
1) Lo steampunk non è nelle corde del popolo italiano
Tesi vaga, che sorridendo, mi ricorda molto quelle di Lombroso
Personalmente, avendo la fortuna di vivere nel quartiere più multietnico di Roma, dove gli indiani giocano a tressette, dove i cinesi compongono sonetti in romanesco e gli aborigeni locali cucinano il miglior pollo tandoori della zona, ho sviluppato una sano scetticismo nei confronti del genius populi e delle predisposizioni genetiche.
Tutto dipende dalla volontà e dalle capacità del singolo, indipendenti dal fatto che si è italiani, inglesi o giapponesi, e dal contesto: più serio sarebbe chiedersi se nel mercato editoriale italiano ci sono spazi per questo genere e cosa fare per ampliarli
2) Lo STEAMPUNK è vapore, nebbia, atmosfere cupe, che sanno di verro, ruggine, cigolìo di ingranaggi…Poco si presta alla ridente Italia tale stile
Trascurando il fatto che secondo le statistiche la città più nebbiosa d’Europa è Desio, Brianza (anche se avendoci lavorato, mi riservo qualche dubbio) o che la più grande acciaieria d’Europa nell’Ottecento non era in Inghilterra, ma a Mongiana, Calabria, faccio parlare il buon Luca Oleastri (a proposito, buon compleanno)
Lasciando anche perdere la tematica Steampunk, si vuole raccontare che l’Italia è un paese solare? Che non può essere dark gotic? Che è tutto spaghetti e mandolino, tarallucci e vino, il tutto condito con tarantella? Avete mai fatto un giro per il centro storico di Roma a tarda notte? Avete mai visitato la Cappella di San Severo a Napoli e conosciuto la storia del Conte di Sangro? Cosa sapete della misteriosa scomparsa dello scienziato atomico Ettore Majorana nel 1938? Non avete mai scorto strani accenni di movimento delle statue in alcuni giardini di Torino verso l’alba? Conoscete i misteriosi esperimenti elettrici di Luigi Galvani a Bologna che ispirarono direttamente Mary Shelley a scrivere Frankenstein? Di cosa si occupava la struttura governativa Gabinetto RS/33 voluta da Benito Mussolini nel 1933? Cosa sapete di Innocenzo Manzetti e di quello che ruota attorno a lui sulla invenzione del telefono? E questa è solo la superficie dei macchinosi misteri di cui l’Italia è addirittura satura. Alcuni dovrebbero prima studiare (e non parlo dell’autore del post) e documentarsi e poi parlare o scrivere… Quello di cui possiamo star sicuri e che l’Italia in tutta la sua lunghezza NON è sicuramente un paese di fatine gnomi ed elfi, ma condivide nella sua interezza misteri, e invenzioni misteriose.
E in Italia abbondiamo sia di disincanto, sia di Storia…. Questo mi porta alla terza contestazione
3) Nell’Ottocento Italiano non abbiamo personaggi o avvenimenti tali da colpire la fantasia
Il che è privo di fondamento: al mio punto di vista trovo la Torino di Menabrea, il primo a scrivere un saggio scientifico sulla Macchina di Babbage, piena di esoterismo, o la Milano dei delitti di via Bagnera, dove si sperimentavano i dirigibili prima di Londra e Berlino, dove Forlanini progettava aliscafi ed elicotteri, la Venezia della Ca’ Dario o la Roma anarchica di Antonio d’Alba, la Napoli de Le carceri della Vicaria o la Palermo dei Florio molto più interessanti e meno scontate di una Londra scritta e riscritta…
Il vero problema è la mancanza di una memoria storica che porta a dare giusta importanza ad avvenimenti, luoghi e scenari.
Per l’Italia liberale, l’Ottocento era cronaca, non Storia. Il Fascismo, ha preferito far riferimento al senso comune e all’immaginario collettivo, basando la sua legittimità sull’Impero romano.
L’Italia del dopoguerra, per esorcizzare la sconfitta, partendo dall’equivalenza tra Nazionalismo e Ottocento, ha deciso di sottoporsi a un’amnesia selettiva che ha portato a disprezzare un secolo della propria storia, facendo colonizzare il proprio immaginario da modelli culturali provenienti dall’estero
E il risultato si vede…. Però, sempre citando Luca
Dal punto di vista editoriale poi, visto che mi tocca professionalmente, dico: anche se sicuramente opere narrative fantastoriche o retrofuturistiche (ed in generale fantastiche) hanno assai poca domanda e quindi richiesta dai lettori e di conseguenza dagli editori (parliamo dei grossi numeri, e non dell’editoria di supernicchia), e la cosa peggiora se gli autori sono italiani, vi assicuro che se presentate un’opera narrativa Steampunk che è addirittura ambientata all’estero con personaggi non italiani ad un editore, le vostre probabilità già scarse si riducono a -1000%. Infatti uno dei pochi generi di fiction scritta da italiani che va in Italia è il romanzo storico, ovviamente se incentrato su una ambientazione italica. Se addirittura nelle vostre opere non c’è neppure questo, avete perso definitivamente in partenza la possibilità di far passare la vostra opera Steampunk come “romanzo storico con spunti fantastici”, unico sistema per far minimamente prendere in considerazione da editori seri opere di genere Steampunk.
January 4, 2014
Ascoltando Bach
L’insieme di Mandelbrot lento sfuma
in un vecchio haiku di cupa musica
che in un vortice prospettico fonde
l’infinito e il nulla in una sinfonia
che in preludi e fughe vita richiama
nel segreto specchio, sogno e frattale
La beffa del Boldini perduto
Ieri, su vari giornali on line, è apparsa la notizia, rilanciata da vari utenti di twitter e facebook e da riviste autorevoli, del ritrovamento in un appartamento abbandonato di Parigi di un ritratto di Boldini.
Amando quel pittore, da buon scrittore steampunk, sono corso a vedere di cosa si trattava.
Apro i link e rimango perplesso…
“Ma io questo quadro lo conosco”
Faccio un poco di mente locale, cerco nel mio archivio e scopro infatti che quel quadro, il “Ritratto di Madame de Florian” è stato battuto il 28 dicembre 2010 alll’Hôtel Drouot di Parigi per 2,1 milioni di €, mettendo il record per l’artista. Possibile ?
Poi, scarabellando su Internet, scopro come la scoperta dell’appartamento risalga al 2010 e che la catalogazione di tutto il contenuto sia terminata ad aprile 2013.
Cosa che appare nella galleria fotografica, tratta da Repubblica, posta a commento della notizia: si parla di un appartamento scoperto tre anni prima e il link,osservando l’URL, appare di maggio 2013, quando fu diffusa la documentazione fotografica a supporto della catalogazione.
Come è possibile che una cosa trita e ritrita sia stata spacciata come ultima novità ? E’ una beffa o una dimostrazione di superficialità ?
January 3, 2014
Dibattito festivo sullo steampunk all’italiana
Negli Stati Uniti e in Inghilterra danno lo Steampunk come il fenomeno “culturale” con maggiori prospettive di sviluppo. La sua forza? Superiore al cyberpunk degli anni 80, perché in grado di coinvolgere l’estetica (a cui l’uomo del nuovo millennio è molto legato). Da noi? Cosa ne pensate?
E’ una domanda posta dal buon Dario Tonani a cui, sinceramente, ho difficoltà a rispondere, anche per il ruolo marginale che ho nel variegato mondo della fantascienza italiana che mi tiene lontano da riflessioni e dibattiti
Dal mio punto di vista, aleatorio e soggettivo, lo steampunk per esistere ha bisogno di quattro ingredienti:
1) Una “mitologia” del passato, da contrapporre a un futuro che spaventa (per esempio, il West o l’imperialismo vittoriano)
2) Il disincanto, figlio del postmoderno, che fa vedere i lati oscuri e contraddittori di questa mitologia, trasformandola da favola consolatoria ad analisi feroce del presente
3) Una volontà, come ben evidenziato dal buon Luca Oleastri, in una chiacchierata fatta tempo fa, neoluddista che si oppone all’omologazione tecnologica e culturale
4) L’esaltazione dell’individuo, come fabbro del proprio destino, della propria etica e della propria estetica
Tutti elementi ben presenti nel mondo anglosassone, ma in Italia ? Di sicuro è difficile trovare un popolo più individualista e cinico del nostro, forse la crisi sta diffondendo una sfiducia nella tecnologia e un recupero della dimensione “artigianale” della vita, ma esiste una mitologia condivisa ?
Vedendo le vicende del nostro Ottocento e come “non” vengono insegnate a scuola, temo di no.
Ed è un vero peccato: abbiamo avuto personaggio come Paolo Avitabile, Vittorio Bottego, lo stesso Duca degli Abruzzi, Giovanni Battista Cerruti, che da inscatolatore di ananas in Indonesia diventò re di una tribù di avvelenatori e che rischiò di far scoppiare un guerra coloniale tra Italia e Olanda, quel genio poliedrico e grande puttaniere di Miani, quel pazzo scatenato di Franzoj o Giacomo Bove che fu il vero Pym.
Personaggi che reggono il confronto con Richard Francis Burton e con i capitani di ventura del Rinascimento. Per poi non parlare dei carbonari, dei mazziniani, dei lealisti borbonici, degli anarchici come Malatesta, medium, tra cui lo stesso Fogazzaro, scienziati e inventori strampalati o semplici mattoidi.
Le stesse icone che ci propongono a scuola, hanno lati poco esplorati, come lo stesso Garibaldi. Quanti sanno del suo viaggio in Cina ?
E’ una miniera infinita di storie e personaggi che, per pigrizia o abitudine, non vogliamo esplorare
Quindi, noi scrittori che ci dedichiamo allo steampunk o adottiamo la mitologia anglosassone, reinterpretandola in chiave crepuscolare, come faceva Sergio Leone nei western, oppure dobbiamo inventarcela da zero, prendendo come Gozzano “le buone cose di pessimo gusto” e trasformandole in narrazione.
Questo ci chiude in una nicchia ? Oppure ci permette di definire un nuovo linguaggio, accettato da chi considera la fantascienza “robba strana co’ alieni” ?
Io, da ottimista, propenderei per la seconda ipotesi, anche se è ancora presto per dirlo
January 2, 2014
Buoni propositi
Come tradizione, è tempo di bilanci. Se dal punto di vista personale il 2013 è stato pieno di dolori e speranze e da quello lavorativo senza infamia e senza lode, mi concentro sul punto di vista artistico, il mio piccolo angolo di solitudine per difendermi dalle offese del Mondo.
Cominciamo da Quaz Art: con Ferruccio Lipari abbiamo combattuto una buona battaglia. L’anno scorso, il nostro caro portale è cresciuto sempre più, diventano un crocevia di nuove idee e vetrina dell’avanguardia.
Un grazie a tutti coloro che ci aiutano ogni giorno con entusiasmo, idee e impegno, a chi ha voluto condividere i suoi articoli con noi e agli artisti che stanno credendo nel progetto. Senza di loro, Quaz Art non avrebbe raggiunto i suoi risultati. Vi promettiamo, spero che Ferruccio mi perdonerà se prendo impegni anche per lui, che nel 2014 faremo di tutto per stupirti
Lato scrittura, è stato un anno fortunato: è uscito Noccioline da Marte, che ha dimostrato, a me stesso e agli altri, di saper scrivere qualcosa di diverso dallo steampunk
Ho avuto l’onore di pubblicare con Edizioni Scudo, non sarà mai troppo elogiata per quello che fa, e con il buon Grotto, il cui impegno ed entusiasmo è encomiabile !
Un grazie a tutti coloro che mi hanno supportato e sopportato quest’anno: a Buba, che non mi manda al diavolo quando perdo le serate a completare capitoli, a Sandro, Luigi, Pier Luigi, Luca, Giorgio, Luigi, Augusto, Miles,Emanuela e Simona, il cui sostegno e consigli sono sempre preziosi.
E al buon Emmanuele, che ha tanta pazienza con me… Se mi sono sono scordato qualcuno, chiedo venia… Sono in debito con tanti, tanti di voi.
Quest’anno cercherò di rispettare tutte le scadenze di scrittura e di revisione, scriverò racconti dignitosi, terminerò almeno uno tra il seguito de Il Canto Oscuro, l’horror palermitano e l’omaggio al mondo di Olonomico
Lato arte, un grazie a Renato, il miglior compagno di viaggio del Mondo, a Mauro, che ha avvicinato alla fantastica avventura del loverismo e a tutta la banda dell’Hula Hoop, da Togaci a Gerlanda, per tutto ciò che abbiamo condiviso assieme.
Per l’anno prossimo, cercherò di essere più presente e di combinare meno casini (almeno spero….)
Lato poesia, un grazie a Giacomo, Marco, Alessia e Marcello e Laura: prometto per il nuovo anno di riuscire a scrivere un endecasillabo con tutti gli accenti al posto giusto
Grazie di cuore, amici (specie a Leo, che non leggerà mai queste righe e che rende le mie pause pranzo uniche e indimenticabili… Continua a stupirmi, divertirmi e lasciarmi perplesso ogni giorno, vecchio mio…)
Alessio Brugnoli's Blog

