Alessio Brugnoli's Blog, page 206
April 18, 2017
Quel che resta di Balarm
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Se qualcuno, tempo fa, mi avesse chiesto cosa fosse rimasto di Balarm, avrei detto ben poco, citando l’harat al-Saqàliba, quartiere degli Schiavoni, che, anche se poco valorizzato, da un’idea dell’urbanistica e delle tecniche costruttive della città, i qanat, l’antica porta lignea della Kalsa, chiamata Bab el Fotik, da cui entrò nel 1071 Roberto Il Guiscardo, durante la conquista normanna di Palermo, al piano terra dell’Oratorio de li Bianchi, presso la chiesa della Santa Maria della Vittoria e qualche lacerto architettonico, come una colonna con un’iscrizione araba nel portico meridionale della Cattedrale di Palermo che riporta il versetto 54 della sura 7 del Corano, detta “del Limbo”, che recita
“Egli copre il giorno del velo della notte che avida l’insegue; e il sole e la luna e le stelle creò, soggiogate al Suo comando. Non è a Lui che appartengono la creazione e l’Ordine? Sia benedetto Iddio, il Signor del Creato!“
O le due colonne della chiesa della Martorana o la bifora della cappella di Santa Cecilia presso la chiesa della Magione, con l’iscrizione
“Dio è misericordioso”.
Poca roba, insomma… Invece, negli ultimi anni, sono stati fatte molte scoperte, che permettono di conoscere assai meglio Balarm, rispetto a Panormos… I principali sono l’identificazione, nella facoltà di Giurisprudenza della Bab al-hadid, la porta del ferro, che conduceva nell’Harat al-Yahud, ossia al “quartiere degli Ebrei”, quella della “Bab al-Sifà” o Safà (la porta della “fonte della salute” poi denominata Porta Oscura) i cui resti permangono all’interno di un cortile su via Venezia, gli edifici trovati sul Corso dei Mille in occasione dei lavori del tram, i resti di una probabile moschea e di una torre nei pressi della Magione…
A questi si aggiungono la corretta identificazione della sorgente di Garbali e delle torri d’acqua a Porta Montalto e i tanti indizi che sembrano confermare vecchie ipotesi: la pertinenza alla moschea dei Gami della cripta della cattedrale di Palermo e della sala ipostila sotto la cappella di Santa Maria Incoronata, la fase fatimide del Castello di Maredolce, i resti architettonici del Palazzo dell’Emiro nel convento della Gancia, il posizionamento di hamman a nel vicolo Ragusa e nel distrutto oratorio di San Calogero in Thermis alla Casa Professa, adiacente a quello ebraico, la fase costruttiva pre-normanna della Torre Busuemi del Palazzo del Conte Federico, che ingloberebbe la “Bab el Soudan” Porta dei Negri.
Le ultime scoperte, in tal senso, sono il camminamento delle mura arabe, a Palazzo Vernagallo, l’amate della baronessa di Carini e la porta monumentale di Vicolo San Giuseppe d’Arimatea.
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Porta che apre una serie di interessanti prospettive: sia dalle notizie storiche, nel medioevo si apriva, in quell’area il piano di santa Marina, dove poi nel XVI secolo Giberto di Bologna marchese di Marineo realizzò il suo giardino detto “flora dei Bologni” acquistando dal Senato palermitano la proprietà di quello spazio, il che farebbe pensare a un ingresso a un’ampia piazza, sia la struttura urbanistiche, l’intrecciarsi di vicoli e cortili,ad esempio il cortile battaglia, cortile del musico, cortile di Ciantia o il cortile caruso in passato comunicanti tra loro, farebbe pensare di aver identificato finalmente l’antica Medina di Balarm.
Inoltre, data la simmetria con l’arco della Mesquita, farebbe pensare che possa esserci una fase costruttiva araba anche in questo, infine, date le similitudini con la porta Sant’Agata, questa potrebbe essere in realtà la Bab-sciantagath…
Insomma, Balarm non è stata distrutta, ma ha soltanto cambiato aspetto e troppo spesso, come nella Lettera rubata di Poe, sia sotto i nostri occhi, anche se non riusciamo a riconoscerla..
April 17, 2017
La Saga dei Samurai dello Spazio
Chi si recasse a Tokyo vi vedrebbe, nel bel mezzo di un giardino pubblico, una statua bianca con un torace blu e rosso, alta diciotto metri. Gli ignari penseranno alla rivisitazione futuribile di un Samurai. Glielo faranno pensare soprattutto il volto incorniciato da un elmo inconfondibile, e le due spade che porta incrociate sul dorso. Non può essere che il temibile guerriero della tradizione nipponica, ma non è così: è invece un omaggio a quello che, nonostante i suoi “colleghi” forse più noti e famosi in Occidente, viene considerato in Giappone il più popolare e amato personaggio degli anìme (i cartoni animati) nipponici. E cioè, Gundam il primo vero e proprio robot gigante antropomorfo di quella incredibile saga internazionale iniziata nel 1972 con Mazinga e i suoi seguiti, con Goldrake (1974) e Jeeg (1975), tutti creati da Go Nagai.
Erano i robot giganti, i “robottoni”: sono alti tra i…
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Arthur C. Clarke spiega in un’intervista il concetto dell’ascensore spaziale
Arthur C. Clarke, uno dei più grandi autori di fantascienza nella storia della letteratura, propose diversi concetti tecnologici, alcuni dei quali divenuti realtà, come ad esempio l’utilizzo dell’orbita geostazionaria per la comunicazioni satellitare. Un altro di questi concetti, l’ascensore spaziale, è rimasto solo sulla carta, ma il concetto un giorno potrebbe comunque rivelarsi essere fattibile: si tratterebbe di un sistema capace di trasportare merci e persone dalla superficie del pianeta allo spazio, senza l’utilizzo dei razzi. Nel video che segue, Clarke spiega in dettaglio la sua idea.
Una Cadillac rosa, all’improvviso…
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eri pomeriggio, mentre passeggiavo per il centro, per digerire un pranzo troppo abbondante e smaltire l’umore malmostoso, per la vicenda delle installazioni al Mercato Esquilino, per la quale sia ben chiaro, non do responsabilità all’artista, ma a chi, con eccessivo cinismo, si è appropriato delle idee e del lavoro altrui, all’altezza del Caffè Sant’Eustachio, mi cade lo sguardo su un catalogo, in mano a un tizio anonimo, sulla cui copertina spicca una Cadillac rosa…
Ma io quella la conosco, ripeto dentro di me… Rischiando di passere maniaco, la fisso; leggo il nome di Massimo Balestrini, poi The Magic Door, strabuzzando gli occhi e rischiando di farmi andare di traverso la granita al caffè…
Così, vengo travolto dai ricordi, di sei o sette anni fa, ad occhio, anche se sembra passata una vita… Di una sera di fine primavera, con una cena con Massimo alla Taverna Sant’Anna, che neppure esiste più, luogo dove tra l’altro buttai giù parecchie pagine del mio primo romanzo e uno sguardo al quel leviatano di laterizi che è il tempio di Minerva Medica, a Santa Bibiana.
Un gelato da Fassi, mentre un tenore cinese, per ammazzare l’attesa della fila, improvvisava recital d’arie d’opera, a uno e consumo della sua comitiva, e uno sguardo alla Porta Magica.
Massimo, quella sera, assorbì le contraddizioni e le stratificazioni dell’Esquilino, che è un laboratorio del futuro e la realizzazione concreta delle visioni di Blade Runner e le rielaborò con la sua arte immaginifica e visionaria, trasformandole in metafore universali, in vertigini di segni e significati e un crogioli alchemici, che mutano in riflessioni sul libero arbitrio e senso etico tutta l’immondizia visiva della società postmoderna.
Massimo, così raccontava la sua opera
“Il profilo bianco e immacolato di una porta magica nel cielo, che ricalca (solo nella forma) quella famosa dei giardini romani, si staglia come una nuova visione morale per una civiltà che ha perso le speranze nel mito post moderno del sogno americano”
mentre
“un pesante pachiderma cavalcato da un bambino incauto, attraversa l’aurora, metafora di una crescita interiore ed esteriore…”
E così, per caso, una cadillac rosa ha fatto esplodere un fuoco d’artificio di ricordi, rendendomi consapevole del tempo passato e di quanto sono vecchio..
April 16, 2017
Buona Pasqua
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Quindi sembrò
come se gli uomini
dovessero procedere
dalla luce alla luce,
nella luce del Verbo.
Attraverso la Passione
e il Sacrificio
salvati a dispetto
del loro essere negativo;
bestiali come sempre,
carnali,
egoisti come sempre,
interessati e ottusi
come sempre
lo furono prima,
eppure sempre in lotta,
sempre a riaffermare,
sempre a riprendere
la loro marcia sulla via
illuminata dalla luce.
Spesso sostando,
perdendo tempo,
sviandosi, attardandosi,
tornando, eppure mai
seguendo un’altra via.
T.S Eliot
April 15, 2017
Favoletta
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C’era una volta,
un tizio che vagabondava per il Mercato Esquilino, alla ricerca di un paio di guanti, visto che ahimè il tale era alquanto freddoloso…
Incrociò un vecchio amico, che aveva un banco di ottimi abiti a prezzo assai conveniente, che memore dell’impegno del tizio per riqualificare le pareti sporche e scostrate del mercato, operazione grazie alla fatica e disponibilità di Mauro Sgarbi, lo fermò per chiedergli
“Ehilà caro, ho bisogno di un tuo consiglio… Nel mercato del pesce, ci sono due pedane, da riqualificare in qualche modo, poiché sono brutte assai”.
Il tizio, data la memoria degna di un ameba ubriaca, si grattò il capo…
“Ma davvero ? Nun me so’ mai accorto”
L’amico allargò le braccia, rassegnato alla demenza precoce del tizio…
“Sì quelle dove canta a Natale il Coro di Piazza Vittorio… …”.
Il tizio aprì la bocca, imitando la O di Giotto.
“Nun ce posso crede… E che ce potemo fa pe’ riqualificalla ? Un giardino zen, un’aiuola…”.
L’amico scosse il capo…
“Te ripeto che stiamo al mercato del pesce… Per l’umidità le piante schiattano !!!”
“E che ne so’ io… A casa mia ce stanno solo pappagalli ! E come le vorresti riqualificà ?”.
L’amico alzò gli occhi al cielo.
“Con qualcosa d’artistico, no ? Perché non chiedi all’amico tuo Mauro, che è tanto buono e caro ?”.
Così il tizio chiamò il buon Mauro Sgarbi, che non disse di no, ma voleva avere una foto delle pedane, per capire bene di cosa si trattasse.
Con moglie e suocera palermitana al seguito, il tizio andò a scattare foto alle pedane. La suddetta suocera, vedendole, disse:
“Per me, sono più adatte come spazio per un’installazione…”.
Il tizio annuì e mandò e spedì le foto tramite WhatsApp a Mauro Sgarbi…
Mauro le vide e rispose con un
“I muri laterali sono troppo bassi per un murales… Però, potreste metterci un’ installazione”.
Al quinto te le l’avevo detto della suocera, il tizio tornò dall’amico
“C’ho avuto l’ideona… Ce mettemo l’installazione !”
L’amico annuì.
“D’accordo, ma a chi ce la fa ? Tra l’altro, deve pure costare poco…”.
“Chiederò ‘n giro”.
Il tizio, che tra le tante cose, era pure stato curatore e per un clamoroso colpo di fortuna, si era ritrovato a partecipare anche ad Art Basel Miami, si attaccò al telefono e cominciò a rompere i cabasisi a tutti gli amici che erano rimasti nel mondo dell’Arte.
Alla fine, grazie alla sua testimone di nozze, santa donna che prima o poi lo strozzerà,riuscì a mettersi in contatto con una famosa artista romana, che era disponibilissima a collaborare all’iniziativa…. Peccato che tale artista avesse l’agenda impegnata sino al 2021…
Poi contattò, sempre tramite la sua testimone, un’altra artista romana, Silvia Faieta. Silvia non solo si mise a disposizione, ma fece anche un sopralluogo al Mercato Esquilino… Il problema è che lei usava, per le sue sculture, il legno, che per il contesto, era assai poco adatto, come materiale…
Il tizio passò le giornate ad arrovellarsi, finché ebbe un’idea: contattò un’artista dell’Esquilino, la cui poetica si sposava bene con il Mercato e che usava del materiale che avrebbe ben retto lo stress ambientale.
Fece uno squillo all’artista, organizzò una serie di incontri con l’amico e sopralluoghi e assieme a lui fecero una riunione nello studio della suddetta artista, dando così il via all’iniziativa. Al contempo, con ahimè pessimi risultati, il tizio cercò di rimediare qualche sponsor per le due installazioni…
A un certo punto, l’artista chiese se, invece del gruppo musicale e di danze con cui collaborava il tizio, potesse organizzare l’inaugurazione delle opere l’associazione culturale di cui faceva parte, appena fondata…
Dato che questa inaugurazione capitava di venerdì mattina e dovendo musicisti e ballerini lavorare, il tizio disse che non c’era problema…
Finché non gli capitò sotto il naso il comunicato stampa, dove tutti si ringraziava tranne il tizio, dimenticando che, senza di lui, forse nulla di questo sarebbe successo… In compenso, cotale associazione appena fondata si pavoneggiava, dei meriti e delle fatiche altrui, cosa che stava diventando un’abitudine consolidata, dalle parti di Piazza Vittorio.
Il tizio, dopo qualche moccolone, il tizio pensò alle sagge parole del buon Brancaleone da Norcia
A tuo ammaestramento. Sai tu qual sia, in questa nera valle, la risultanza e il premio d’ogni sacrifizio umano? Calci nel deretano!
Estetiche
Ieri sera, con grande piacere, sono andato a vedere la mostra Fassi, ieri e oggi, non solo perché sono un appassionato di gelati o perché sono cresciuto all’ombra delle immagini pubblicitarie di Salvatore Fassi, ma per comprendere come, con il passare del tempo possa cambiare il modo di veicolare un messaggio pubblicitario.
Le immagini di Salvatore, in una forma sintetica, concentrata sulla linea e sul contorno, reinterpretava gli stilemi grafici dell’Art Noveau: questo per dare l’idea, al borghese delle certezza della qualità legata a una lunga tradizione e dell’autorevolezza, valori che in quel contesto storico avevano un’importanza fondamentale.
Livia Massaccesi, ispirata dal famoso detto di Antoine de Saint-Exupéry
La perfezione si ottiene non quando non c’è nient’altro da aggiungere, bensì quando non c’è più niente da togliere
dalla pop art e dal muralismo, le reinterpreta in chiave postmoderna e minimalista.
Postmoderna, perché, con i colori vivaci, non mostrando, ma suggerendo, le ricrea con nostalgia, incerta se essere malinconica e allegra.
Minimalista, perchè evidenza con l’essenzialità delle forme il messaggio che è dietro al gelato di Fassi: la semplicità e trasparenza, la qualità che è autoevidente, che non ha bisogno di orpelli retorici per mostrarsi per ciò che è
The Mist di Stephen King: il trailer della nuova serie Tv
The Mist (La nebbia) è una delle novelle più famose del grandissimo autore dell’horror Stephen King. Già nel 2007, Frank Darabout aveva trasformato la storia in un’ottima pellicola che per molti versi aveva superato le aspettative di tutti. Ora The Mist diventerà anche una serie Tv di dieci episodi che andrà in onda a partire dal 22 giugno sul network Spike. Online si trova già il primo trailer che vi mostriamo in coda al post, trailer che sembra promettere molto bene.
Lodevole iniziativa di “Radici”
In occasione del primo anno dall’inaugurazione del locale a via Emanuele Filiberto i simpatici titolari di “Radici” stanno portando a termine un’iniziativa che potremmo soprannominare “Nostalgia”. Per ora sono state ripristinate e restaurate le bellissime insegne originali degli anni ’50 del negozio ed in seguito toccherà alle tende per il sole.
Non possiamo che ringraziarli sia per il loro lavoro sia per l’amore che stanno dimostrando con i fatti nei confronti del nostro Rione. Una sintesi riuscitissima tra le tradizioni del passato e le tecnologie più moderne per la gestione dell’esercizio.
April 14, 2017
Il Corvo superbo e i Pavoni
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Per evitare querele, lascio il giudizio su questo volantino, che si potrebbe definire ucronico, al buon Fedro, con la fiaba de Il Corvo superbo e i Pavoni
Perché nessuno voglia gloriarsi dei beni altrui e viva piuttosto secondo il proprio modo naturale di essere, Esopo ci ha tramandato questo esempio. Gonfio di vuota superbia, un corvo raccolse le penne che erano cadute al pavone e se ne ornò tutto: quindi, disprezzando i suoi, si aggregò alla magnifica brigata dei pavoni. Ed ecco: questi strappano le penne allo sfrontato uccello e lo cacciano a beccate. Conciato per le feste, il corvo si accinse a tornare, rammaricato, fra la sua gente; ma da queste respinto ebbe a patire un amaro rimprovero. Allora uno di quelli che egli prima aveva guardato dall’alto in basso:
“Se ti fossi accontentato delle nostre dimore e accettato ciò che la natura ti aveva dato, non avresti patito quell’affronto, né la tua mala sorte proverebbe ora questo rifiuto”.
Colgo quest’occasione, però, per ringraziare chi si è veramente fatto un mazzo su questa vicenda, a cominciare dal Comitato Piazza Vittorio Partecipata, sperando che i lavori di riqualificazione possano cominciare presto
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