Alessio Brugnoli's Blog, page 200
May 21, 2017
Sull’antivaccinismo dilagante -www.pellegrinoconte.com
Ci sono forze estranee al mondo scientifico che, sulla base di nulla, ovvero alcun dato sperimentale, pretendono di dare dignità all’antivaccinismo
Sorgente: Sull’antivaccinismo dilagante -www.pellegrinoconte.com
May 20, 2017
Chi s’ è arrubbata ‘a monnezza de Roma ?
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Mettiamola così: qualche giorno fa, tornando da lavoro, scherzavo senza ritegno con il buon Massimo Bruno, romanziere e grande esperto di fumetti.. A un certo punto, mi ha lanciato l’idea di buttar giù un raccontino, di urban fantasy, o come diavolo si chiama, il cui punto di partenza era la scomparsa dell’immondizia da Roma.
Da sciroccato quale sono, ho accettato la sfida: ne è venuto fuori uno schizzo, non mi azzardo a chiamarlo racconto, di cui oggi pubblicherò la prima puntata.
Schizzo, ambientato all’Esquilino, in cui mi sono divertito a fare un poco di satira e a riprendere a raccontare i mazzamurelli, qui la colpa è di Alessandro Forlani, che me li ha fatti ritornare in mente, ma essendo io un giullare, invece che uno scrittore, io miei si limitano a fare i buffoni e un personaggio di Lithica, di cui vorrei, in futuro riprendere le vicissitudini…
Insomma spero che oggi e nei prossimi giorni vi divertiate a leggere queste righe, per lo meno quanto io mi sono divertito a scriverle
Parte I
Non avevo dormito bene. A un certo punto della notte, avevo avuto anche l’impressione di sentire rumori e cigolii provenire dalla cucina. Pensando a una paracusia, ogni tanto ne soffro nel dormiveglia, mi rimisi sotto le coperte. D’altra parte, non che ci fosse tanto da rubare, nel mio bilocale.
Mentre mi tagliavo la barba, ebbi un’illuminazione. La sera prima, avevo avuto a cena Giacomo: per fare bella figura, avevo cucinato scorfano con i pomodorini e cannolicchi gratinati, e come mio solito, mi ero scordato di buttare la capatura del pesce.
Turandomi il naso, immaginando il fetore che avrei trovato, mi recai un cucina, per tentare di mangiare qualcosa per colazione. Rimasi sorpreso: non c’era alcuna puzza. Non ero raffreddato e grazie al cielo, tra i tanti disturbi di salute di cui soffro, non vi è l’asnomia.
Guardai la pattumiera: era vuota. Rimasi perplesso… Avevo bevuto solo un paio di birre e un bicchiere di vinsanto… Insomma, non potevo essere così ubriaco, da non ricordarmi di aver buttato l’immondizia nel secchione.
Alla fine, decisi di non rimuginare troppo: era successo e basta… Solo che il mistero mi aveva fatto passare l’appetito.
Così mi vestii in fretta e furia, per correre al lavoro: l’ufficio del personale da un paio di settimane ci stava facendo stalking con mail minatorie, per ricordarci che, nonostante la flessibilità d’orario, prevista da contratto, dovevamo timbrare l’ingresso entro le otto e mezza. Avevamo provato ad accennare una minima protesta, ma i sindacati, in altre faccende affaccendati, avevano fatto i vaghi. Come era cambiato il mondo, negli ultimi anni… Nessuno aveva più la voglia di scioperare o manifestare per i diritti dei lavoratori e se qualcuno osava provarci, veniva accusato di disturbo della quiete pubblica.
Quando scesi in strada, a Viale Manzoni, rimasi però perplesso da un capannello di persone accanto ai secchioni. Incuriosito, immaginando chissà quale misfatto compiuto dall’AMA, mi avvicinai; come tutti i presenti, rimasi a bocca aperta dinanzi all’unica cosa che non mi sarei mai aspettato. I cassonetti erano vuoti e tirati a lucido: avevano un profumo antico, di muschio bianco, come l’arbre magique che mio nonno metteva nella sua Giulia.
A quanto pare, le proteste dei vari comitati, per un Esquilino più pulito, stavano avendo effetto. Andai alla macchina, incrociando altri due secchioni, conciati allo stesso modo. Durante il viaggio, percorrendo la Cristoforo Colombo a trenta all’ora, accesi l’autoradio, per vincere la noia ed evitare di addormentarmi di nuovo.
Così scoprii come il tema di discussione principale delle varie trasmissioni delle radio locali non fosse il degrado della città o la campagna acquisti della Roma e della Lazio, ma l’improvvisa e inaspettata scomparsa della monnezza. Un ex Presidente del Consiglio, intervistato, aveva detto come fosse tutto merito delle sue magliette gialle.
La sindaca di Roma aveva ribattuto con una conferenza stampa, in un orario antelucano, evidenziando come tale scomparsa fosse il primo risultato della strategia del Movimento di Zero Wast; ai giornalisti che chiedevano maggiori delucidazioni, rispose ammiccando e facendo l’occhiolino.
All’improvviso, il dibattito che stavo ascoltando, tra un colto sociologo che sosteneva il reddito universale di cittadinanza e un non ben identificato intellettuale, il cui principale merito era stato di scrivere a quattro mani un mattone, spacciandolo per romanzo storico d’avanguardia, fu interrotto da un’edizione straordinaria del telegiornale.
La discarica di Malagrotta era scomparsa nel nulla e al suo posto, era comparso un lago azzurro, come quelli delle fiabe.
Il grande ingegno: intervista al fumettista emergente Lorenzo Nicoletti
Ciao Lorenzo, è un piacere averti ospite qui per la prima volta su Kipple Officina Libraria. Per chi non ti conoscesse ancora, ti andrebbe di presentarti illustrandoci un po’ il tuo percorso artistico?
LN: Ciao a voi, e grazie per questa bella opportunità. Il mio percorso artistico… bè disegno dall’età di 6/7 anni. I miei dicono che sono nato “con la matita e le bacchette (della batteria) in mano”. Quella di comunicare disegnando e suonando, è una passione che mi accompagna fin da piccolissimo. La domenica compravo sempre Il corriere dei piccoli e Il giornalino me lo mettevo di fianco sulla scrivania e ridisegnavo tutte le copertine. Avevo un’adorazione particolare per Lady Oscar: l’amavo (l’amo)!
Il mio gioiello, invece, era un libro (ormai introvabile) di Enzo Biagi: Storia di Roma a fumetti. Solo dopo molti anni ho scoperto perché ci tenevo tanto e perché continuavo ad osservare quelle fantastiche illustrazioni…
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May 19, 2017
Buon Compleanno Torpigna
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Può sembrare strano, le periferie romane sono sempre viste che luoghi senza memoria e senza storia, ma Tor Pignattara, la Torpigna di quando eravamo ragazzi, è arrivata alla veneranda età di novanta anni.
All’inizio del Novecento, l’area era tutta vigne, campi di fiori e di carciofi. Il suo punto focale era il fosso della Marranella, che da via dell’Almone scorreva fino a sfociare nell’Aniene nella zona di Ponte Mammolo, creando un laghetto nell’omonima piazza, su cui si specchiava un’antica stazione di posta.
Nel 1911 l’area Tor Pignattara-Marranella venne considerata non più appartenente
all’Agro Romano, ma al Suburbio, avviandola di fatto ad una futura edificazione, pur non
rientrando ancora nelle competenze urbanistiche e amministrative comunali.
Attribuzione che avvenne a inizio anni Venti,quando per combattere la malaria, il fosso fu coperto e alla via risultante nel 1926 fu dato il nome di Tor Pignattara, dal nome che il popolino romano dava al Mausoleo di Elena, madre di Costantino.
Così cominciò lo sviluppo del quartiere, abitato fin dall’inizio dalle famiglie provenienti dai paesini della provincia romana: e con la veloce costruzione delle case, che non fu abusiva, ma basata sull’affiancamento di cooperative edilizie e consorzi privati con la realizzazione di case popolari, alcune finanziate dal Governatorato di Roma con il provvedimento Mille Vani, nacque la necessità di fornire servizi: alla linea tranviaria a binario unico del 1916, che dalla stazione Termini giungeva a Tor Pignattara lungo la via Casilina ed entrava nel quartiere per via Amedeo Cencelli , il cosiddetto Giro dell’Anello, si aggiungeva l’apertura del cinema Due Allori, l’anno successivo e, nel 1928, l’attivazione della Condotta Sanitaria Casilina, in via della Marranella.
L’anno successivo venne inaugurata la scuola elementare Alfredo Oriani, in via Gino dall’Oro, quello che oggi il buon liceo classico Kant.
Ma la posizione piuttosto marginale dell’edificio rispetto al quartiere, costrinse presto l’amministrazione ad avviare i lavori per la costruzione di un nuovo complesso scolastico in via dell’Acqua Bullicante, chiamata così dalla sorgente solforosa che vi sgorgava, inaugurato nel 1938: la scuola elementare Luigi Michelazzi, la nostra Carlo Pisacane, uno dei laboratori, assieme alla Di Donato, dell’integrazione culturale a Roma.
Sempre nello stesso anno veniva inaugurato il cinema Impero, in via dell’Acqua Bullicante, su progetto di Mario Messina, che ha un suo gemello ad Asmara e che è uno dei gioielli del razionalismo italiano.
Con l’occupazione nazista, Torpigna diventa uno dei luoghi simbolo delle Resistenza: è il cuore del il Movimento Comunista d’Italia (Mcd’i), più noto con il nome del suo organo di stampa “Bandiera Rossa”, è stata la formazione politica e partigiana a Roma più attiva, più temuta e per questo più tenacemente perseguitata dai nazifascisti e sulla quale, per colpa del PCI, è caduto un ingiusto velo d’oblio.
I combattenti riconosciuti di Bandiera Rossa furono 1.183, cinque volte quelli del PCI e 481 più del Partito socialista, 186 i caduti, alcuni ricordati nelle lapidi presenti nelle vie di Tor Pignattara, pari al 34% del totale, vale a dire il triplo di quelli subiti dal PCI, cinque volte quelli del Partito d’Azione e 137 furono quelli arrestati e deportati.
Nella terribile primavera del ’44, Bandiera Rossa si rende protagonista di un gesto folle, clamoroso ed epico. Per il 1° Maggio, in una capitale ancora sotto assedio, l’Mcd’i esce allo scoperto e, una volta neutralizzati i locali sgherri fascisti, celebra pubblicamente la festa internazionale dei lavoratori nel quartiere di Tor Pignattara, con decine di bandiere rosse appese e centinaia di volantini distribuiti alla popolazione, proclamando la “Repubblica Autonoma di Tor Pignattara e Certosa”.
Dopo la guerra, Tor Pignattara affrontò tutte le problematiche delle periferie urbane dell’epoca, dalla coesistenza con i baraccati, che la rende anche luogo pasoliniano, in una pizzeria del quartiere ad esempio, Pasolini conobbe Franco Citti e nelle sue strade girò scene di molti suoi film alla difficoltà a gestire gli effetti del boom economico…
Tra l’altro molto non lo sanno, ma a Tor Pignattara aveva sede l’Unione Sportiva Casilina che diventando poi la Chinotto Neri e infine la Fedit, che giocava le partite in casa al Giordano Sangalli, accanto all’acquedotto Alessandrino e poi al Motovelodromo Appio, a via dei Cessati Spiriti, fu a lungo la terza squadra della Capitale, arrivando a giocare in Serie C.
Con il nuovo millennio, il quartiere cambia faccia: come l’Esquilino, è soggetto a due fenomeni tra loro spesso in contrapposizione, il trasformarsi in una delle aree urbane a maggiore multiculturalità e la gentrificazione strisciante, dovuta alla vicinanza con il Pigneto.
E questa pluralità di esperienze, oltre a rendere Torpigna uno dei luoghi simbolo della street art romana viene celebrata questo sabato 20 maggio con la nuova edizione di Alice nel paese della Marranella, che per un giorno trasforma l’omonima via in un grande spazio aperto dedicato alle arti figurative, performative e di strada.
Evento in cui dalle 10 di sera in poi, finché avremo fiato in corpo e forza nelle gambe, parteciperanno anche Le Danze di Piazza Vittorio !
May 18, 2017
Decorismo e lavoratori di ACI Informatica
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Molti mi accusano di esagerare, quando parlo dell’ideologia del decoro, che è qualcosa di ben diverso, dal desiderare le strade pulite, servizi efficienti e l’impegno contro la microcriminalità: è il volere consapevolmente ridurre la crisi economica e sociale alla banale pulizia delle strade, equiparano i poveri ai rifiuti.
Un’azione semantica, analoga a quella compiuta dal Fascismo negli anni Trenta, per giustificare gli scempi urbanistici e la deportazione delle classi popolari del Centro Storico nelle new town delle periferie, dove il regime poteva controllarle e ghettizzarle meglio, che trasforma un problema concreto, legato al fallimento del nostro welfare, in una discussione astratta, che muta le priorità delle persone.
Ideologia che si sta radicando nel Centro Storico e sui cui si sono costruite delle carriere politiche, che è effetto della gentrificazione e del desiderio dei radical chic di desertificare lo spazio urbano in cui vivono, perché, per citare un mio conoscente, questi
hanno una visione di città ostile ai suoi stessi abitanti e più interessata alla mobilità delle merci (inclusa la “merce umana”, intesa come forza lavoro). Qualsiasi cosa pur di allontanare i poveri e impedirgli di ricordarci, con la loro sola esistenza, le diseguaglianze sociali che l’economia porta e rovinare l’aspettativa estetica della città totalitaria, tenuta come una bomboniera perché sia “valorizzata” e produttiva.
L’ultimo esempio di questa inversione di valori è nella vicenda dei lavoratori di ACI Informatica, complessa e contorta, su cui, ammetto, sono poco documentato e ho le idee poco chiare… L’unico punto fermo è che seicento persone rischiano di finire in mezzo alla strada.
Ora dato che nella società dello spettacolo, se non finisci sui media, non esisti, e il gap tra i padroni del vapore, che condizionano le notizie o con il possesso o con le commesse pubblicitarie, e i proletari è sempre più ampio, i lavoratori di Aci Informatica, per cercare di avere non dico la visibilità di Alitalia, ma un minimo di attenzione, sono ricorsi a un metodo alquanto antiquato e ormai fuori dal comune, nel mondo del virtuale…
Hanno infatti riempito Piazza Vittorio di manifesti, in cui evidenziano la paura di essere licenziati, conseguenza della nuova riforma del PRA.
Tentativo che però ha avuto un effetto imprevisto: su Facebook, nei vari gruppi dedicati all’Esquilino, il commento predominante non è stato la solidarietà ai lavoratori e l’attenzione al loro dramma umano, ma
“Brutti zozzoni che imbrattate tutto”
La cosa che più mi ha sorpreso è come un’ex politicante di Sinistra, che dovrebbe essere dalla parte degli ultimi, sia stata una delle più feroci, nel criticare l’azione di rischiava il posto di lavoro…
E continuo a dire che una società che antepone agli uomini i muri, è una società malata, le cui storture, invece che assecondate, devono essere combattute.
May 17, 2017
Pop Surrealism e Street Art
Una delle cose che mi hanno lasciato perplesso della mostra Cross the Streets è stata l’affiancare, alle opere di street art, quelle dei pittori Pop Surrealism.
Ora, non perché io abbia preclusione nei confronti del Lowbrow... Anzi, tra i miei amici, posso vantarmi di avere parecchi pittori italiani che si dedicano a tale genere: però, secondo la mia personale e contestabile opinione, Pop Surrealism e Street Art, nonostante siano figlie dello stesso calderone, di ribellione contro la società postcapitalista e di recupero postmoderno dell’immaginario visivo del Passato, hanno una profonda differenza, riconducibile, per fare il figo, al discorso fatto dal buon vecchio McLuhan in Understanding Media: The Extensions of Man, ossia che è importante studiare i media, e la pittura lo è, non solo in funzione dei contenuti, dell’immagine rappresentata, ma soprattutto in base ai criteri strutturali con cui organizzano la comunicazione.
Di fatto, la struttura comunicativa di ogni medium suscita negli utenti-spettatori determinati comportamenti e modi di pensare e porta alla formazione di una determinata forma mentis; quindi la struttura rende il medium non neutrale.
Il Pop Surrealism ha come medium la tradizionale pittura da cavalletto, quello che McLuhan definirebbe un medium freddo, che dialoga one to one con il singolo fruitore, che proietta nell’immagine il suo inconscio, con le sue pulsioni e paure.
Proprio perché viviamo in tempi caratterizzati all’omologazione culturale, alla timore per la singolarità e alla nostalgia di tempi meno complessi, tendiamo a leggere in tale ottica tali quadri.
La Street Art, invece è un medium caldo, che non parla al singolo, ma a comunità e che non è fisso nel tempo, ma che muta, in funzione dei tag e del tempo atmosferico.
Essendo la rappresentazione di una società, con i suoi miti fondativi e le sue utopie, che per esempio a Roma possono variare da Rione a Quartiere, le sue opere sono viste come non omologate e omologanti e al contempo, sono percepite come strumenti di lotta e riappropriazione del proprio futuro
May 16, 2017
Twin Peaks: il teaser trailer della nuova stagione
Twin Peaks, serie televisiva cult ideata da David Lynch e Mark Frost, dopo 25 anni tornerà presto sullo schermo con una nuova stagione, nuova stagione che i tanti fan sparsi per il mondo stanno aspettando con parecchia trepidazione. Vi mostriamo il primo teaser della nuova stagione. Si tratta di solo 30 secondi di filmato, ma sono 30 secondi ricchi di volti ben noti agli appassionati della serie e che di sicuro non deluderanno. Buona visione!
Esempio per l’Esquilino
Una delle battaglie che stanno più a cuore al sottoscritto è il recupero del Cinema Teatro Apollo a via Giolitti, di proprietà del Comune, con l’idea di dare vita a una factory, un polo culturale che riqualifichi quel quadrante del Rione Esquilino.
Un luogo che possa fungere da casa comune per le associazioni, per creare musica e arte, per recitare teatro e presentare libri; battaglia che sembra essere contro i mulini al vento, per le stranezze della burocrazia capitolina, le controversie giudiziarie che riguardano quello spazio, la cronica mancanza di fondi del Campidoglio, lo scetticismo di tanti e diciamolo, pure, l’opposizione paranoica dei cosiddette potentati artistici locali che vedono in qualsiasi iniziativa su cui non mettono il cappello, un attacco alla loro presunto potere.
Eppure, ogni qualvolta mi vien voglia di rassegnarmi, si accendono piccole luci nella notte, per alimentare la speranza e ricordare, come, credendoci, qualcosa si possa fare: l’ultima di queste è la notizia che, dopo quasi trenta anni, riaprirà l’ex cinema Colorado di via Clemente III, a Pineta Sacchetti, per svolgere proprio questo ruolo di polo culturale.
L’inaugurazione avverrà il 20 e il 21 maggio e la scossa che diede il la a tale operazione, per rispondere a chi afferma che la Street Art non serva a nulla, furono due interventi artistici, realizzanti dal movimento Pinacci Nostri, che utilizza la street art come volano per diffondere la cultura nel quartiere della “Pineta Sacchetti”
Sulle serrande arrugginite del cinema gli artisti Maurizio Costanzi e Kocore realizzarono per Pinacci Nostri due opere, una con lo sguardo penetrante di Clint Eastwood nel film “Per un pugno di dollari”, la cui prima fu proiettata proprio al Colorado, l’altra, intitolata “Dancers”, con una ballerina classica e un urban dancer a confronto, per raccontare la seconda incarnazione del locale, la famosa scuola di danza Studio1.
E da quel momento, cominciò il viaggio che porterà agli eventi di Sabato e Domenica, con laboratori creativi, proiezioni, performance di danza, pièce teatrali, concerti, momenti di riflessione sullo stato dell’arte, live painting.
Il programma, per chi può essere interessato, è il seguente
Sabato 20 maggio 2017
10:00-13:00 – Laboratori per bambini
14:30-15:15 – Incontro con il Centro SPRAR Zero in Condotta ed il loro progetto “EspressIOnismo”
15.15-16:00 – Presentazione del fumetto “Lee Sergic” di Mauro Sgarbi
16:00-16:30 – Concerto dell’Orchestra della scuola IC Capozzi
16:30-19:30 – Performance, Proiezioni, Danza, Teatro
19:30-23:30 – Concerti, con la partecipazione straordinaria di Claudio Santamaria
Domenica 21 maggio 2017
Dalle 15:00 a chiusura – Live painting a supporto del progetto “Su!le serrande”, per sostenere i negozi di quartiere. Altre sorprese ed interazioni artistiche
16:00-17:00 – Corteo itinerante delle bande della Murga di Roma nel quartiere, da piazza Pio IX al Colorado
17:00-18.30 – “La periferia dell’arte”, dibattito a cura di Fabio Benincasa su alcuni progetti di “arte dal basso”: Morandi a colori, Muracci Nostri, P.A.T. e Pinacci Nostri
19:30 – Performance di Monika Pirone MK e Mino Curianò
21:00 – Chiusura
P.S. All’evento parteciperanno due vecchi amici dell’Esquilino, il buon Beetroot, prima o poi riuscirò a portare all’Esquilino la sua Madonna d’Aleppo e Mauro Sgarbi, che oltre a sopportarmi e supportarmi nella battaglia per l’Apollo, in questi giorni sta portando avanti il suo progetto di installazione artistica centrato sui sampietrini, con un intervento su Via Tiburtina, all’altezza della Gentilini
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Stesi dalla Tesi… Sabato 27 Maggio, al Palazzo del Freddo
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Sabato 27 maggio dalle 18.00 alle 20.00, al Palazzo del Freddo, c’è una nuova e simpatica iniziativa: Stesi dalla Tesi, un evento di storytelling partecipato per ridare vita e valore alle proprie tesi di laurea, mettendo al centro la bellezza della condivisione e dello scambio di saperi, storie e passioni.
Ossia, invece di tenere le proprie tesi a occupare scaffali e coprirsi di polvere, se ne condividono i contenuti e soprattutto l’anima che vi è dietro, ciò che ci ha portato a scegliere proprio quell’argomento da sviscerare e cosa, a livello di persone, trattarlo ci ha insegnato….
Ora, se dovessi definire la mia tesi, al di là del fatto che potrebbero incriminarmi per tentato omicido, se la lanciassi in testa a un ladro che provasse a introdursi di nascosto nel mio appartamento, la parole esatte sarebbero
“Ingombrante, colta e inutile”.
Erano i primordi di Internet in Italia: abbondavano i modem ITU-T V34bis, per capirsi quelli che usano la linea telefonica, tenendola occupata, con l’iperbolica banda di 33,6 kb/s, emettendo sibili strani e i più tecnologici e capitalisti avevano i V90 da 56 kb/s e qualche rara avis, l’ISDN.
I problemi dell’epoca, che sembra tanto remota, erano alquanto strani, per gli attuali standard: quanto si sarebbe diffuso negli utenti l’uso di Internet, come avrebbe impattato sulla rete telefonica, sia in termini di banda di accesso.
Anche perché, ci si era accorti, per esperienza concreta che i modelli matematici utilizzati per il dimensionamento del traffico telefonico, consolidati negli anni e basati sull’applicazione della famigerata formula B di Erlang, non fossero applicabili al traffico Internet, cosa che provocava grossi esaurimenti nervosi e danni ai portafogli ai vari provider
Ci si accorse, per puro caso, che il traffico generato dalle varie applicazioni internet era modellizzabile tramite la teoria del Caos; io che ero affascinato sia dal Cyberpunk, sia da Mandelbrot, mi buttai a pesce sul tema.
Cominciai a elaborare modelli di diffusione delle tecnologie, di fatto ispirati a quelli utilizzati in epidemiologia per l’analisi malattie infettive, ottenendo alla fine un qualcosa di molto simile a quanto utilizzato oggi per capire come e quanto sono pervasivi i virus informatici.
Poi, passai a modellizzare il traffico internet con la sovrapposizione di sorgenti ON-OFF con varianza infinita o heavy-tail (rispetto alla durata dell’ON e/o dell’OFF) dando origine a un traffico a ‘memoria lunga’, cosa che a quanto pare, dopo più di vent’anni, sembra essere ancora in auge.
E dato che per le variabili aleatorie a varianza infinita non vale la legge dei grandi numeri, sviluppai un aggregatore basato sulle funzioni alfa-stabili, le stesse usate per simulare l’andamento del mercato finanziario.
Tutto questo, per buttare giù un macinino software, che doveva macinare dati in tempi geologicamente accettabili sui i 486 dell’epoca….
Dopo mesi di smadonnamenti vari, ne venni a capo e per un periodo limitato della mia vita, mi millantai un esperto della materia e ne conobbi principali luminari, da cui ho tratto ispirazioni per i personaggi dei miei romanzi
In giro, tra l’altro, dovrebbero esserci, dico purtroppo, anche qualche teorema e qualche formula con il mio nome. Non perché fossi un genio: all’epoca e credo anche adesso, erano quattro gatti ad occuparsi della materia e bene o male ci si conosceva tutti, con i convegni che terminavano in sbronze ed infinite partite a biliardo. Inoltre, essendo una materia relativamente nuova, la situazione era analoga a quelle di qualsiasi marinaio appena dopo il viaggio di Colombo nelle Indie: bastava mettersi in mare, puntare ad ovest, aspettare che il vento soffiasse, per scoprire qualcosa a meno di essere particolarmente scemo o sfigato
Alla fine, tutto questo castello di carte di teorie crollò davanti all’innovazione tecnologica: con il procedere della singolarità, banda e capacità computazionale divennero abbondanti e a buon mercato e non c’era bisogno di strani modelli matematici per ottimizzarle…
Così terminò un’avventura che non mi portò a nulla dal punto di vista professionale, ho sempre fatto altro nella vita, ma mi ha donato due cose importanti: il gusto di guardare oltre l’orizzonte e l’amore per l’eresia…
Per cui, se anche voi volete condividere la vostra esperienza, sabato fate una scappata da Fassi, per scoprire insieme tutto il gusto più nascosto delle tesi di #aurea…perché come dice Snoopy
“La vita è come un cono gelato: bisogna imparare a leccarla!”
Incontro e delizie della casa: 6 €
16 maggio 2017 Presentazione del nuovo numero di Limes al Mercato Centrale Roma
Rivista italiana di geopolitica
Non perdere la presentazione di “A chi serve l’Italia”, il nuovo numero di Limes. Il quarto volume della rivista italiana di geopolitica sarà incentrato sulla valenza strategica del nostro paese per gli attori esterni (europei e non) e sulla capacità dell’Italia di spendere a proprio vantaggio il suo peso geopolitico. Ti aspettiamo da Mercato Centrale Roma in Ala Giolitti.
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