Alessio Brugnoli's Blog, page 196
June 9, 2017
Bilancio di Connessi al Cambiamento
Ieri pomeriggio, come molti sanno, mi sono trovato a fare da relatore a un convegno organizzato dalla CNA Roma. Il tema, come spesso sta accadendo in queste settimane, riguardava le possibili applicazioni della Realtà Aumentata.
Al di là della soddisfazione personale, perché pare che il pubblico abbia apprezzato, è stato interessante per la nuova tipologia di interlocutore con cui mi sono confrontato. Di solito, o mi trovo davanti profani, ai cui bisogna fare un discorso estremamente generale, per evitare sbadigli, o artisti, concentrati più sulle considerazioni filosofiche ed estetiche legate alla possibile nascita di un nuovo linguaggio.
In questo caso, invece, mi sono confrontato con una platea di piccoli imprenditori, le cui domande principali sono: quali possono essere i rischi e le opportunità di questa tecnologia ? I possibili investimenti ? Come può incrementare il mio business ?
Spero che il mio messaggio sia stato chiaro: l’arricchimento con contenuti multimediali della stampa tradizionale, può essere efficace e attrarre il cliente finale, solo se ne aumenta l’utilità in termini di informazione o l’arricchisce di contenuti emozionali; altrimenti viene vista come un rumore di fondo aggiuntivo, che genera fastidio.
Ciò rende centrale il ruolo delle professionalità con la loro esperienza e professionalità, nell’individuare cosa e come comunicare nella multimedialità. Di fatto, anche per recuperare vecchi clienti e riaggiornare con la realtà aumentata quanto già stampato, arricchiscono il loro lavoro di una nuova dimensione consulenziale, troppo spesso trascurata…
Un grazie particolare, poi, a Guillermo Luna che, con il suo intervento, ha dato concretezza alle mie parole, è meglio un esempio concreto che migliaia di chiacchiere… Tra l’altro, come ho accennato più volte, ho l’intenzione di sperimentare l’applicazione della Realtà Aumentata al nuovo murale di Mauro Sgarbi a via Giolitti, che, ormai si può dire, avrà come soggetto il ritratto del mitico Gaetano.
Gaetano, ricordo il suo banchetto da decenni, a suo modo è un pezzo di storia del Rione e come dice bene Mauro, non vende cose, ma sogni…
E poi, se non combinerò qualche grosso pasticcio, cercherò di organizzare due eventi di Art Guerrilla nel Rione, entrambi basati sulla Realtà Aumentata. In un caso, sarà utilizzata per ridare vita al Cantiere dei Poeti, condannato al degrado dal menefreghismo e dalla miopia culturale di chi l’ha promosso. Nell’altro, proveremo ad attirare un poco di attenzione sul povero e dimenticato ex Cinema Apollo, nella speranza che prima o poi l’amministrazione capitolina replichi quanto accaduto a Pineta Sacchetti con l’ex cinema Colorado
9 giugno 2017 primo appuntamento del Carlo Felice Music Aperi-Festival
9 giugno 2017
Giardini di via Carlo Felice
dalle ore 19,00
AperiPHAKE
SI ACCETTANO PRENOTAZIONI
Dal 9 giugno, ogni venerdì, presso il chiosco dei giardini di viale Carlo Felice l’Associazione Amici del Parco Carlo Felice organizza un festival di musica permanente. Si esibiranno solo gruppi o singoli musicisti autori dei propri brani. Per partecipare al festival come musicisti, contattare Sara Marullo, la curatrice del festival, al numero 3495807061.
June 8, 2017
Sicilia Islamica
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Uno dei più interessanti esempi di ricostruzione della memoria collettiva è nella diversa interpretazione che si ha nel tempo di Balarm e dell’ Emirato di Siqilliyya. Nei momenti in cui l’Isola si sente marginalizzata o deve difendere i suoi privilegi amministrativi e fiscali, questa fase storica viene esaltata e vista come base della’identità siciliana.
Quando invece i rapporti tra le due sponde del Mediterraneo sono conflittuali, come in questi anni, la storia della Sicilia Araba tende a essere sminuita, ridotta a una parentesi storica caotica e sanguinosa.
E gli argomenti principi dei detrattori dell’emirato di Emirato di Siqilliyya, sono di due tipologia.
Il primo consiste nel ricordare la sequenza delle battaglie con i bizantini e delle rivolte dei cristiani contro i musulmani, per evidenziare come il loro dominio fosse sanguinoso e intollerante.
A dire il vero, questo elenco è assai incompleto: non cita ad esempio, gli scontri etnici tra arabi e berberi, gli scontri religiosi tra la sciita Balarm e la Kerkent (Agrigento) sunnita e le continue rivolte della Siqilliyya contro i potentati del Nord Africa.
Di fatto, la Sicilia, come i themata bizantini del Sud Italia e la Pianura Padana per l’Impero germanico, sono aree di frontiera, in cui si alternano periodi di pace con scontri feroci con i vicini e in cui le spinte centrifughe, associate alla costruzione di una propria identità contrapposta e distinta a quella del potere centrale, sono sempre prossime a prevalere.
Per cui, l’indubbio caos politico che accomuna queste tre aree periferiche, più che indicazione di decadenza, può essere visto come sintomo di forte vitalità economica e politica.
Il secondo argomento, basato sulle cronache di Ibn al-Athir che racconta la conquista di Palermo, evidenzia come in realtà, la differenza demografica tra il thema bizantino e l’emirato arabo sia molto ridotta e che quindi il periodo islamico non coincida con un boom economico
Ibn al-Athir così narra.
“I musulmani si diressero allora contro la città di Palermo e la assediarono e la strinsero. Il principe chiese allora la salvezza per se stesso, per la sua gente e per i suoi beni, e avendola ottenuta, se ne andò per mare nel paese dei rum. I musulmani entrarono nella città nel mese di ragab dell’anno 216 e non vi trovarono altro che tremila uomini, mentre ve ne erano stati durante l’assedio settantamila ed erano morti tutti. Ebbero luogo tra i musulmani di Ifriqiya (attuale Tunisia) e quelli di al-Andalus (Spagna e Portogallo) dissensi e contestazioni, ma poi giunsero ad un accordo e rimasero così sino all’anno duecentodiciannove ”
Ora, ammettendo per ipotesi che la cifra sia reale, indicherebbe come Rhegion e Siracusa, considerate storicamente assai più grandi di Panormus, dovessero avere oltre 100.000 abitanti, ossia dimensioni paragonabili alla Costantinopoli dell’epoca,cosa che non risulta da nessun dato fiscale, né da nessuna fonte storica dell’epoca.
Inoltre sarebbe in contrasto con i pochi dati archeologici che abbiamo, assai più rari di quelli di Balarm: Panormus sembra essere stato in realtà una cittadina di circa 20.000 anime, più piccola, ad esempio, della Roma dell’epoca.
Il fatto che partendo da questi numeri, sia potuta, in un’area marginale politicamente dell’Islam, nascere una megalopoli come Balarm, che nella fase finale della sua storia ha vissuto un’esperienza “comunale”, analoga a quelle città del Nord Italia, è una prova di un boom economico prolungato.
Boom, come nel meno conosciuto Emirato di Creta, questa è dipesa sia dalla crescita del surplus agricolo, sia dall’incremento del commercio e della manifattura
La crescita della produttività agricola è legata, in particolare agli effetti dell’aumento delle precipitazione nel Mediterraneo, dipendente all’optimum climatico medievale: ciò ha permesso agli arabi la pervasiva diffusione delle tecniche di accumulazione, la conservazione e la distribuzione delle acque per l´irrigazione, che sono entrati nel daletto siciliano: i serbatoi a vasca (sic. “gebbia”, dall´ar. ´djeb´), i canali di distribuzione (“catusu”, da ´qadus´; “saia”, da ´saqiah´), i pozzi a ruota (“senia”, da ´saniyah´).
Irrigazione che ha avuto come conseguenza l’introduzione di nuove culture, per esempio il cotone e la canna da zucchero, e l’incremento della coltivazione degli alberi da frutto, degli agrumi, del lino e delle piante aromatiche e una ricolonizzazione dei terreni abbandonati, con la fondazione di numerosi stanziamenti rurali, i rahal (da cui hanno preso nome, ad esempio Racalmuto e Regalbuto).
E questo, superata la fase di economica predatoria, questa produzione agricola è stato il motore del commercio e della produzione manifatturiera: se nelle fatwas dei giuristi ifriqiyeni la Sicilia è identificata come la terra del grano, nell’Egitto fatimide dopo una fase in cui è documentata l’importazione da Balarm di olio, pesce salato, frutta secca, di pelli e formaggio, dai documenti dei mercanti ebrei rinvenuti nella Geniza del Cairo si evincerebbe poi l’esportazione di beni di lusso come le stoffe, specialmente di seta, o il corallo.
Traffico che era diretto anche a Nord, in Italia e Provenza, cosa testimoniata dall’ampia diffusione delle ceramiche a pavoncella, di provenienza palermitano e dal fatto che il tarì fatimide divenne la base del sistema monetario dell’Italia al di sotto del Po.
Per cui, la Sicilia araba è stato sì un periodo politicamente complesso, ma anche caratterizzato da una forte mobilità sociale e ampia redistribizione della ricchezza, che è difficile definire come di decadenza…
June 7, 2017
Francesca Conforti vince il Premio Kipple 2017
L’attesa è finita. Kipple annuncia con gioia che Francesca Conforti ha vinto la X edizione del Premio Kipple con il romanzo Carnivori, un viaggio nel futuro e nella SF più vertiginosa, pregno di azione, buon gusto, sapiente scrittura e freschezza, qualità davvero difficili da trovare in un solo romanzo.
All’autrice, già vincitrice del Premio Odissea 2016, vanno i complimenti della squadra Kipple.
Infine, data l’alta qualità dei romanzi pervenuti al Premio, Kipple ha previsto di selezionare per la pubblicazione altri romanzi partecipanti, i cui autori verranno contattati a fine agosto.
KeepTalking!
via The Difference Between Strategy and Tactics
Il raid su Napoli
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Se le vicende dei raid dei Zeppellin su Londra durante la Prima Guerra Mondiale sono abbastanza note, tanto da essere citate in vari romanzi, tra cui qualche apocrifo di Sherlock Holmes, meno conosciuta è la storia del bombardamento eseguito dal dirigibile tedesco LZ 104 (numerazione tattica per l’impiego presso la Marina Imperiale LZ 59) sulla città di Napoli.
Questo dirigibile che apparteneva alla classe L.53 della Kaiserliche Marine, la Marina Imperiale tedesca, fu costruito dalla ditta Luftschiffbau Zeppelin di Friedrichshafen a partire dal 1916 per tutt’altro scopo: portare rifornimenti a Paul Emil von Lettow-Vorbeck, che, con i suoi ascari, era impegnato in un’impresa ben più epica di quella compiuta dal buon Lawrence d’Arabia.
Ed effettivamente questo gigante dell’aria, soprannominato Das Afrika-Schiff era lungo ben 226 metri, il 21 novembre 1917 decollò dalla base bulgara di Jambol diretto verso l’altipiano di Makonda, in Tanzania.
Il dirigibile sorvolò le coste occidentali dell’Asia Minore, sorvolando Adrianopoli, il Mare di Marmara, Smirne, Efeso, e quindi Rodi e le altre isole del Dodecaneso. Vicino all’isola di Creta incappò in un temporale, entrando quindi nelle nubi e poi nella pioggia tamburellante. Uscì dalla pioggia alle 05:15 in prossimità di Marsa Matruh, in Cirenaica. L’aeronave sorvolò il deserto del Sahara, dirigendo verso la valle del Nilo mantenendosi sempre ad una quota variabile tra 700 e i 11000 metri. Raggiunse quindi l’imponente fiume all’altezza di Wadi Halfa, per poi proseguire al di sopra del Nilo lungo il Sudan, fino a quando l’equipaggio poté vedere, in basso, la biforcazione del Nilo Bianco e del Nilo Azzurro, all’altezza di Khartoum.
Superata Khartoum, l’equipaggio ricevette il messaggio che diceva:
L’ultimo punto di resistenza è caduto. L’intero altopiano dei Makonde è caduto. Le truppe di von Lettow Vorbeck sono state fatte prigioniere. Tornate indietro
Dopo lunghe riflessioni, il comandante del dirigibile decise così di tornare indietro. Il messaggio, in realtà, era un falso: proprio in quel preciso istante, attraversato il fiume Rovuma, von Lettow aveva messo in rotta le truppe portoghesi e inglesi.
I Servizi Segreti Inglesi, secondo la leggenda tramite un ascaro prigioniero, che avrebbe detto che grande uccello europeo fosse in viaggio per aiutare Lettow, in verità, più banalmente, perchè avevano violato il codice radio navale tedesco, per evitare ulteriori complicazioni in Africa, avevano architettato questo inganno.
Dopo il ritorno a Jambol, l’alto comando della Marina tedesca si trovò dinanzi al problema di cosa diavolo fare di quel dirigibile. La domanda del comandante Bockholt per tentare nuovamente il viaggio verso l’Africa venne respinta e fu cercato di appioppare LZ104 ad Enver Pasha, o per rifornire le truppe turche impelagate nella rivolta araba o per cercare le mine al largo di Costantinopoli.
Visto il colorito rifiuto dei turchi, timorosi di qualche fregatura, fu deciso di trasformare LZ 104 da dirigibile da trasporto a dirigibile da bombardamento: dato i miglioramenti della difesa antiaerea su Londra e l’ introduzione nel RAF di caccia efficaci equipaggiati con un nuovo tipo di pallottole esplosive, l’impiego sul Mare del Nord fu scartato, per utilizzarlo nello scenario mediterraneo.
Così, dopo un paio di missioni di prova ai danni della Crimea, il mattino del 10 marzo 1918 il dirigibile LZ 104 decollò dalla propria base di Jambol, per effettuare un bombardamento avente come obiettivo Napoli, con lo scopo di danneggiare il porto, l’Ilva di Bagnoli e i cantieri Armstrong di Pozzuoli, che producevano un immane numero di munizioni di guerra.
L’aeronave, raggiunse il cielo di Scutari, Albania, verso mezzogiorno ed iniziò a volare in cerchio sul territorio albanese in attesa dell’oscurità. Alle ore venti il dirigibile salì alla quota di 3 000 m ed iniziò ad attraversare l’Adriatico, giungendo in vista del territorio italiano nei pressi della zona di Torre di Porticello, vicino a Vieste. Alle ore 1:00 dell’11 marzo il dirigibile nel cielo di Napoli, ad una quota stimata tra 3 650 e 4 880 metri. La città era quasi completamente illuminata, dato che nessuno si era mai posto il problema di potenziali raid, e il comandante Bockholt poté agevolmente lanciare l’intero carico di bombe.
Per le mappe sbagliate e per gli errori di calcolo balistico, gli obiettivi non furono centrati: le prime bombe mancarono di poco il porto, colpendo la zona di San Giovanni a Teduccio, provocando 5 morti e 40 feriti tra i civili.Il secondo lancio colpì via Toledo e i quartieri spagnoli, con 11 morti e 24 feriti… L’ultimo bombardamento, che centrò i cortili dell’ILVA, non provocò danni.
Pochi giorni dopo il bombardamento su Napoli, il dirigibile effettuò una missione su Atene, ma senza provocare danni. Il 20 marzo 1918 eseguì una missione contro Port Said, che dovette essere abortita prematuramente a causa dei forti venti contrari
Il 7 aprile 1918, LZ104 decollò per bombardare Malta, ma alle 20.34, mentre sorvolava il Canale di Otranto, saltò in aria… Il motivo dell’esplosione è controverso: dato che né la Marina Inglese, né quella Italiana rivendicò l’abbattimento, si è pensato al fuoco amico di sommergibile tedesco, a un guasto meccanico o a un sabotaggio organizzato da Pompeo Aloisi, del servizio segreto della Regia Marina… Ma la verità forse non si saprà mai
June 6, 2017
Mapping of Deconstruction
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Andando in ufficio, mi è caduto l’occhio su un dazebao, in cui si ricordavano gli anni Settanta: correndo dietro alla navetta, non ho fatto in tempo a leggerlo tutto.
Però, mi ha colpito lo slogan che usava come titolo
Senza Memoria non c’è Futuro
che individua in pieno uno dei drammi della contemporaneità, la scomparsa del ricordo condiviso, su cui fondare una riflessione critica sul Presente e sui modelli di sviluppo e crescita della propria Società.
Scomparsa che è cominciata con il Postmoderno, che, con la negazione dell’Idea di Avanguardia, ha reso inutile i concetti di Tempo e di Divenire, cancellando il valore delle mappe mentali con cui li costruiamo nella coscienza del Singolo e della Comunità e che è culminata nel nostro mondo cyberpunk, in cui il virtuale ci ha imprigionati in un Presente tanto eterno, quanto fugace.
Per cui la Memoria è diventato un concetto evanescente, continuamente cancellato e riscritto, secondo le esigenze contingente: non solo dal Potere, come previsto da Orwell in 1984, ma anche dal singolo, per giustificare i suoi egoismi e fallimenti.
Basti pensare, per esempio parlando del piccolo e del concreto, a come gentrificazione dell’Esquilino abbia sostituito al Rione reale e problematico degli anni Settanta e Ottanta, uno idilliaco, da set di Happy Days, per chiedere una politica di esclusione nei confronti dei poveri e dei disadattati.
Per cui, a questo punto, il compito dell’Arte e della Narrativa è anche combattere a difesa della memoria, non per puro conservatorismo, che di fatto è il volere difendere a tutti i costi gli errori del Passato, ma per mantenere la coscienza di chi siamo.
Nina Todorovic, con la sua fotografia, che è un’archeologia della memoria urbana di Belgrado e della Serbia, fa proprio questo. E la sintesi di questa lotta contro il Nulla, sarà esposta dall’otto giugno al Museo di Arti Applicate di Belgrado, città che prima o poi riuscirò a visitare…
Solo exhibition of Nina Todorović
Mapping of Deconstruction
8th June – 28th June, 2017
Opening ceremony: Thursday, 8th June, 2017, at 7 p.m.
Exhibition curator: Slobodan Jovanović
Organiser: Museum of Applied Art, Belgrade
Nina Todorović’s exhibition Mapping of Deconstruction held at the Museum of Applied Art represents the continuation of the research that this artist has been developing within the project Architecture of Memory and that she has displayed in several gallery spaces in Serbia and the region. What characterises the entire work of Nina Todorović is an evolutionary continuity which generates links among her earlier artworks, and leads us to new areas of research featuring the development of this artist. The starting steps in the creation of the project Architecture of Memory coincided with the beginning of the transition period in Serbia in the 2000s. Changing of the city’s structure and its appearance, mostly the urban core of Belgrade, expansion of the existing facilities, and uncontrolled and unplanned construction of new residential buildings created the context in which Nina Todorović was moving at the time – context that has not disappeared, but still makes the starting point of her artworks.
At the exhibition Mapping of Deconstruction, the artist records the imprints of demolished, missing houses, not only in Belgrade, but also in other towns in Serbia, by means of digital images as the starting medium.
Each exhibition of Nina Todorović actively includes exhibiting space so that the works are perceived not only as exhibits, but primarily as conceptual wholes with the characteristics of art installations. Thus, each spatial segment in the Museum of Applied Art is designed as an ambient event, where windows are also used as active exhibiting places that are in dialogue with the exhibited photographic works. The artist very thoughtfully directs the visitor’s moving through the exhibition. Firstly, she presents him/her the large-format digital prints of the façades directly mounted on the walls of the room hosting frames and transparent foils with the motifs of maps placed on windows. Then, the visitor enters the room hosting original photographs surrounded with the prints modified by a glitch generator, printed on aluminium, in order to take him/her, through the passage of the artist’s works created in mixed media by manual interventions with acrylic paints, under the title Nefelomanzia, as well as through the collages titled Architecture of Memory (Deconstruction), to the next segment composed of several ambient installations. There is also the installation composed of plexiglass pieces titled Pattern Recognition (Deconstruction) through which the visitor moves, and where each point reveals a new chaotic situation. In the installation Life’s a Glitch (Deconstruction) the visitor meets with an imaginary, holographic, three-dimensional space resembling the ghost made from the photographs of the demolished houses’ imprints, modified by a glitch program. A glitch is a fault or a short-lived, transient error in a system, which usually corrects itself, and is therefore difficult to detect and troubleshoot. Inspired by the function, place and symbolic meaning of this phenomenon, many artists have created the works which incorporate a glitch in different manners. Installation Decoding of Altered Memory is composed of a long line of binary codes printed on the several-dozen-meter-long strips hanging from the ceiling.
The essence of Nina Todorović’s work still adheres to the phenomenon of memory and research presented in a completely new manner. Using a trans-disciplinary approach in the manner of documenting, Nina perceives the past, present and future, in which neither an individual nor a collective are marginalised, but in which they have an active social role.
Biography:
Nina Todorović was born in Belgrade, in 1973. In 1999 she graduated from the Faculty of Fine Arts, Department of Painting, class of professor Čedomir Vasić, and continued with the post-graduate studies in the same class. In 2002 she finished post-graduate studies, Master’s Degree. In 2014 she obtained her doctoral degree in art, at the Faculty of Fine Arts, Belgrade (mentor professor Mileta Prodanović, D.A.). Since 1995 she has been actively exhibiting her artworks, and so far she has had 42 solo shows and participated in more than 200 group exhibitions and numerous art colonies, workshops and web projects in Serbia and abroad (Canada, Belgium, Hungary, Macedonia, USA, Slovenia, Estonia, Germany, Italy, Switzerland, Russia, Sweden, Great Britain, Australia, Uruguay, Argentina, Egypt, France, and Austria).
Since 2000 she has been a member of the Serbian Association of Artists (ULUS), having the status of a freelance artist.
MUESUM OF APPLIED ART, 18 Vuka Karadžića Street
Opening hours of the Museum and its shop: Tuesday – Saturday, 11 a.m. – 7 p.m.
June 5, 2017
AA.VV., “Propulsioni d’improbabilità”
N.B.: La mia non vuole essere una recensione analitico-stilistica, men che meno un esame dei singoli racconti, tutti meritevoli, ma una riflessione su quanto la lettura nel suo complesso mi ha lasciato.
Shall I project a world?
(Thomas Pynchon)
Antologia: hm.
Di più autori: pregiudizievole meh.
Zona 42: bè, allora…
“Propulsioni d’improbabilità”: che titolo fico!
Libro preso.
Ammetto che l’incipit sembra partorito da una creatura con QI -273 incrociata con un Vogon (… e ciò mi fa sovvenire dubbi sulla mia reale ascendenza genetica… che spiegherebbe pure molte cose, NdA), ma è quanto mi è passato in testa appena ho scorto l’antologia edita da Zona 42.
A chiunque stia leggendo, subito dico: sbaragliate eventuali pregiudizi e non esitate ad acquistarla subito, ma subito eh, perché è un vero gioiello. E del tutto inatteso, se devo essere sincera.
Non c’è nessun intento di far cassa mettendo…
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Oats: Volume 1, il nuovo misterioso trailer di Neill Blomkamp con Sigourney Weaver
Neill Blomkamp, regista divenuto famoso con pellicole come District 9, Elysium e Chappie, ritorna con un nuovo progetto intitolato Oats Studios. Di cosa si tratta? Di un nuovo studio cinematografico dedicato unicamente all’universo dei mostri, che produrrà diversi cortometraggi e altri progetti di natura sperimentale sulla piattaforma Steam. Il trailer del primo di questi cortometraggi è stato messo online in questi giorni. Il corto, che conta fra gli attori artisti del calibro di Dakota Fanning e Sigourney Weaver, si chiama Volume 1 e, a guardare le prime immagini, sembra promettere bene. Ve lo proponiamo qui sotto, buona visione!
La Realtà Aumentata: nuova semantica della Fotografia
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Come sapete, questo blog è nato per scopi biecamente commerciali, ossia promuovere la vendita del mio libro Il Canto Oscuro. Però, dato il pessimo e rissoso carattere del sottoscritto, nel tempo, con sommo dispiacere del mio editore, si è parlato di tutto e di più.
Però, ogni tanto, vi tocca leggere anche dei post Alessio pro domo sua… E in questo caso non si tratta però del solito “accattatevillo“, riferito a qualche mio obbrobrio narrativo…
E’ solo la segnalazione di una mia conferenza sulle applicazione della Realtà Aumentata all’editoria, con qualche breve accenno all’utilizzo nell’ambito della Street Art, associata alla presentazione del In quel preciso istante. Retroscena di un reportage in Kenya, dell’argentino Guillermo Luna.
Conferenza organizzata dalla CNA Roma, nell’ambito dell’evento Connessi al Cambiamento, che si terrà giovedì 8 giugno intorno alle ore 18.00 alla Casa delle Imprese, il Viale Gugliemo Massaua 31 a Garbatella…
Conferenza che sviluppa sia quanto affrontato qualche settimana fa al Palazzo del Freddo, sia quanto stiamo elaborando con Street Attack 2.0, nella convinzione, ahimè non condivisa da alcuni artisti dell’Esquilino, che un’opera d’arte pubblica non debba cadere nel dimenticatoio dopo l’inaugurazione, che debba essere viva e vitale, interagendo il più possibile con l’ambiente e con la comunità in cui si trova…
E quindi, in fondo, il nostro amato e odiato Rione c’entra sempre… Per cui se vi capita di passare, anche solo per prendermi a pomodorate, mi fa piacere !
Alessio Brugnoli's Blog

