Alessio Brugnoli's Blog, page 193
June 25, 2017
Ritorno dal Passato
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Per una volta, in attesa di affilare le armi per la prossima settimana, in cui la polemica potrebbe essere caldissima, smetto di occuparmi del Rione Esquilino: anche perché tanti amici mi tirano le orecchie dicendo che uno scrittore di fantascienza serio e posato dovrebbe occuparsi più di astronavi che di feste e danze popolari e più di alieni che di street art.
Per cui, per una volta, mi limito a due piccole considerazioni, sui fatti di questi giorni. La prima riguarda Rodotà: ora, data la mia ignoranza in materia, non esprimo pareri sulla sua attività di politico e di giurista.
Preferisco limitarmi a raccontare un mio piccolo ricordo personale: conobbi Rodotà in una precedente vita lavorativa, quando lui era garante della Privacy. Mi colpì per doti rare, la capacità di ascoltare e il buonsenso di prendere decisioni, valutandone l’impatto sul concreto, cose che hanno reso le nostre regole un modello per l’intera Europa, il tutto associati a una cultura straordinaria e una ironia sottile.
Passarono gli anni, per caso lo ritrovai in treno, mentre era diretto a Orvieto: mi riconobbe e si mise a chiacchierare del più e del meno, come se ci fossimo visti il giorno prima. Insomma, se devo sintetizzare il mio banale giudizio su di lui, uno dei pochi signori, nel vero senso del termine, che ho avuto l’onore di incrociare nella vita.
La seconda, riguarda una storia che, da un paio di giorni, mi sta facendo sbellicare dal ridere… La Raggi, cosa che è passata inosservata sui principali media romana, giovedì 22 giugno a Villa De Sanctis, ha inaugurato il nuovo Centro di documentazione delle arti musicali e cinematografiche, che nelle buone intenzione dei promotori dovrebbe essere un luogo di raccolta e di consultazione di documenti e testimonianze, ma anche di iniziative e di dibattiti, sulle arti musicali e cinematografiche, con speciale riferimento ai quartieri del V municipio.
Cosa buona e giusta, senza dubbio alcuno… Peccato che questo, il famigerato CLAC, Centro Labicano Arte Contemporanea, esista dal 2011, per iniziativa o demerito, mi prendo anche le pernacchie, oltre che gli applausi, del sottoscritto.
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Ora, nonostante la vita travagliata, dovuta a qualche problema organizzativo, il culmine si raggiunse quando un non ben identificato dirigente amministrativo cacciò a male parole il direttore marketing di un’azienda interessata a sponsorizzare una mostra sulla street art, che aveva preso un regolare appuntamento per eseguire un sopralluogo nello spazio espositivo, solo perché c’era in corso una non meglio specificata festa, e al fatto che all’amministrazione cittadina, qualsiasi sia il suo colore, di investire in Cultura poco importa, essendo un periodo di vacche magre, il CLAC ha vissuto un’esperienza creativa prolifica, trasformandosi in un laboratorio di sperimentazione e fusione culturale nella periferia romana.
Esperienza che, per adattarsi al mutato contesto, ha portato alla nascita del festival AmArte. Ora, non rivendico ringraziamenti o applausi, sono abituato al fatto che altri si prendano il merito del mio lavoro, sono felice della consapevolezza di essere un precursore, però che questa cosa, dopo sei anni, salti fuori come in un film di zombi e venga spacciata come grande novità, mi fa troppo sbellicare…
L’unica cosa e che spero che questa nuova incarnazione del CLAC goda di maggior risorse e di maggiore attenzione da parte delle istituzioni culturali della precedente, visto che c’è sempre bisogno di motori di innovazione artistica.
Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /177
C’era una volta all’Esquilino…
Questa sera una bella sorpresa per i frequentatori del progetto “FotografiaErrante”. Risistemando il nostro prezioso archivio, in un angolo recondito abbiamo trovato, dimenticati, tre scatti dello scorso anno catturati nel quartiere Esquilino di Roma; si tratta di tre perle “vere”, non di allevamento. Eccole:
volto di ragazza, autore Alice Pasquini, su porta in ferro in via Principe Amedeo
volto di ragazza, autore Canz, in via di Porta Maggiore
un Gandhi writer, in via di Porta Maggiore
June 24, 2017
Cronache da San Giovanni
Per dirla tutta, è complicato raccontare la Festa di San Giovanni all’Esquilino, perché le emozioni e le immagini si accavallano, rischiando di travolgermi. Certo, è stata un’ammazzata (per il sottoscritto, limitata, siamo onesti), una corsa contro il tempo, una lotta con una burocrazia folle insensata, ma alla fine ne è valsa la pane. Gli abitanti del Rione, qualsiasi sia la loro storia e cultura, si sono riappropriati delle loro storie e tradizioni e hanno recuperato la dimensione sociale di uno spazio urbano troppo spesso dimenticato dalle istituzioni
Una festa, che ha rafforzato il nostro essere una comunità e ci ha acculturato, con la visita ai San Vito e con la musica del Coro di Piazza Vittorio, che è stata veramente commovente e ci ha riavvicinato alla profonda spiritualità e allo stupore che ogni uomo prova davanti al mistero dell’Esistenza, al di là di quelle costruzioni convenzionali a cui diamo il nome di religione.
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E quello che mi ha commosso e meravigliato, perché ahimè sono sempre scettico di natura, è stata la grande risposta e partecipazione delle persone… Più ci penso, più do ragione ad Andrea Luceri, di Radici che assieme a Mauro Geria del Machiavelli Club, ai ragazzi di Caronte e a Giorgio di Lumen Gentium, si sono fatti in quattro affinché tutto avesse successo e che meritano un grazie da tutti noi
Ieri è successo qualcosa di speciale! Un intero Rione festante ed unito con tanta voglia di cambiare e fare il . Associazioni come la neonata RXV e tante altre, commercianti, normali cittadini tutti uniti per un unico obiettivo… Fare dell’Esquilino un posto bello ed invidiato da tutta Roma!
E diciamola tutta: si mangiato benissimo, le lumache erano ottime e la birra abbondante… Per un vizioso come me, il massimo della vita… E Le Danze di Piazza Vittorio, come loro solito, rilanciando la dimensione popolare della Festa, con la Danza e la Musica come momento di unione e condivisione, hanno dato il loro meglio
E per concludere torno a citare il buon Andrea
Questo deve essere solo uno spin off per una serie di eventi itineranti per tutto il rione…
Insieme si può cambiare l’Esquilino!
FORZA!
Palazzo Massimo: il Discobolo Lancellotti come non l’avete mai visto!
Dal sito della Sopraintendenza Speciale per il Colosseo
Il DiscoboloDue copie del II sec d. C. da un originale bronzeo dello scultore del V secolo Mirone, molto celebrato dagli scrittori antichi come opera fondamentale per lo studio della figura atletica in movimento. Il discobolo Lancellotti (nella foto), scoperto nel 1781 sull’Esquilino, in un’area occupata anticamente da ville e giardini ed entrato nella collezione di Palazzo Massimo Lancellotti, durante la seconda guerra mondiale fu trasferito in Germania, e restituito all’Italia nel 1948. Di età antonina, è considerato, a causa della mancanza di tridimensionalità, una delle repliche più vicine all’originale, datato generalmente intorno al 450 a. C. Il discobolo di Castelporziano, purtroppo mancante della testa, fu invece rinvenuto nel 1906 tra i resti di una villa imperiale nella tenuta di Castelporziano. Rappresenta una versione più naturalistica ed evoluta rispetto alla copia Lancellotti che forse è stata eseguita in età adrianea, come…
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Watchmen: arriva la serie TV diretta da Damon Lindelof
Watchmen, il capolavoro di Alan Moore che ha segnato una tappa importante nella storia del fumetto mondiale, già nel 2009 venne portato sul grande schermo, con la pregevole pellicola del regista statunitense Zack Snyder. Toccherà adesso a Damon Lindelof, produttore delle fortunate serie Tv Lost e The Leftovers, adattare la complessa storia di Moore al piccolo schermo. Si conoscono ancora pochi dettagli, ma sembra che, così come per The Leftovers, la serie TV sarà trasmessa dalla HBO. Per i tanti fan della DC Comics, non resta ora che incrociare le dita e attendere nuove notizie.
June 23, 2017
Non solo lumache a San Giovanni !
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Stasera è bello fare una scappata alla festa di San Giovanni all’Esquilino, non solo per mangiare lumache e altre delizie, ascoltare il concerto de Il Coro di Piazza Vittorio, che merita veramente e ballare con Le Danze di Piazza Vittorio.
E’ anche l’occasione per riscoprire un angolo poco conosciuto del nostro Rione, a cominciare dalla Porta Esquilina, una delle antiche porte delle Mura Serviane, restaurata da Augusto, nell’ambito della speculazione edilizia del suo amico Mecenate, che trasformò un malridotto cimitero nell’Olgiata dell’epoca. Nel 262 d.C. un privato cittadino – tale Marco Aurelio Vittore, che tra l’altro non si è mai capito cosa ci abbia guadagnato, da questo pubblico arruffianamento – la trasforma in arco onorario per l’imperatore Gallieno e la moglie Salonina. L’arco, del quale rimane solo il fornice centrale, conserva ancora l’iscrizione dedicatoria su due righe ripetuta sui due lati, segnava il limite dell’ampia zona franca, esente da gabelle, stabilita da Niccolò V nelle vicinanze della Basilica di S. Maria Maggiore per favorire tutti coloro che vendevano cibo e vino ai pellegrini.
Fino al 1825, nella parte centrale dell’arco, da una catena di ferro pendevano le chiavi della Porta Salsicchia di Viterbo, come segno della riconquista della città da parte di Roma avvenuta dopo la ribellione del 1225. Ci fu un altro trofeo riportato nell’Urbe: la famosa patarina, la campana che andò a scandire il tempo e i principali avvenimenti della vita pubblica della città dalla Torre del Campidoglio, il cui suono annunciava eventi storici o circostanze importanti, come l’elezione del pontefice, la sua incoronazione o morte, il passaggio del corteo papale o, come ricorda lo storico Pietrangeli, la morte del “Gran Turco”, avvenuta il 2 giugno 1481.
Per poi passare a visitare la chiesa di San Vito, antichissima, dato l secolo iv già che si trova menzionata nella storia dello scisma d’Ursicino contro il papa S. Damaso (366-85). S. Gregorio Magno (590-604) la creò titolo cardinalizio. Nel 768 il papa Stefano III la fece restaurare e allora preso il titolo di S. Vito in Macello, por la vicinanza del Macello Liviano, se bene alcuni lo derivino da una grande strage di martiri ivi avvenuta. Nell’816 il prete Filippo vi fu nominato antipapa contro Stefano IV: dopo di che la chiesa fu trascurata e a poco a poco cadde in tale abbandono che rimase quasi rovinata tanto che nel 1477 Sisto IV della Rovere la fece riedificare dalle fondamenta da Baccio Pontelli creandola parrocchia. Dato che probabilmente l’architetto andò al risparmio, nel 1566 era così malridotta in tale stato che la cura delle anime fu dovuta trasferire in Santa Prassede. Nel 1585, però, Sisto V Peretti, che sotto molti aspetti seguiva le orme del precedente Sisto, il primo Papa Re, la cedette allo monache di S. Bernardo che la fecero restaurare.
Nel 1620 il principe di Paliano, don Federico Colonna, essendo guarito da una morsicatura di cane rabbioso – grazie alla pietra scellerata di cui parlerò poi – la restaurò di nuovo. Nel 1780 fu posseduta da una congregazione di preti polacchi e nel 1834 restaurata a spese di Gregorio XVI (Cappellari) con architettura del Camporesi. Finalmente, essendo rimasta la chiesa alquanto abbandonata per le nuovo strade aperte nell’Esquilino, il cardinale Cassetta la restaurò a sue spese, cambiandolo l’orientazione primitiva e facendole una nuova facciata, al posto dell’abside, sulla via Carlo Alberto, in occasione del giubileo dell’anno 1900. Architetto dei nuovi lavori fu il Ricci.
Dentro la chiesa, spiccano la “pietra scellerata” che la leggenda vuole sia servita alla tortura e morte di molti cristiani. Nel Medioevo si riteneva che la raschiatura della pietra salvasse dal morso dei cani arrabbiati e per questo motivo la pietra appare raschiata profondamente su tutta la superficie. In realtà si tratta di un cippo funerario antico con tanto di epigrafe in memoria di tale Elio Terzio Causidico, che immagino nella vita tutto avrebbe pensato, tranne di vedere la sua lapide trasformata in una farmacia ambulante.
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L’altro pezzo forte della chiesa è l’edicola rinascimentale, opera della premiata ditta Melozzo da Forlì e Antoniazzo Romano, che per ottimizzare costi e lavoro avevano aperto bottega assieme, dividendosi affreschi e proventi, e beccandosi quantità industriali di insulti da generazioni di storici dell’arte, che impazziscono a capire dove finisce la mano dell’uno e comincia quella dell’altro. Merita un’occhiata anche il fonte battesimale, dove fu battezzato, tra i tanti, un certo Apollinaire
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E udite udite, il clou della serata sarà la visita ai sotterranei della chiesa: importanti ed ampi scavi effettuati al di sotto della chiesa nel 1971-1972 e poi nel 1979 hanno permesso di acquisire importanti informazioni relativamente alla topografia della zona. E’ stata ritrovata una porzione delle antiche mura di cappellaccio, forse databili addirittura al VI secolo a.C. e fondate nel terreno vergine della valle esquilina. Si è accertata la presenza di un varco con orientamento nord-sud, corrispondente con tutta probabilità alla prima Porta Esquilina. E’ stato inoltre rilevato un diverso rapporto tra la cinta muraria del IV secolo a.C. e il sito della nuova Porta Esquilina in senso est-ovest, che si risolve con un percorso ad angolo ottuso della fortificazione ed uno sfasamento dei due tratti attestati alla porta.
E’ poi visibile la strada romana, presente con un tratto di basolato che accenna al percorso sotto il terzo fornice laterale dell’Arco di Gallieno.
Sono inoltre state scoperte delle opere idrauliche da riferirsi all’arrivo dell’acquedotto Anio Vetus presso la Porta Esquilina: in particolare un castellum aquae ed una riorganizzazione degli spechi sotterranei dell’acquedotto avvenuti in età traianea. Il nucleo cristiano della diaconia si inserì proprio in ambienti ridossati al corpo del castellum aquae, lungo il lato nord della chiesa attuale. L’accesso a questi ambienti avveniva da una porta che si affacciava sulla strada romana.
Sono presenti inoltre i resti architettonici del probabile primo ambiente del IV secolo d.C. raccolti nella zona di risulta tra il castellum e le mura del IV secolo a.C., oltre alle sepolture dell’epoca cristiana disposte ai margini della strada riutilizzando un vecchio canale di scolo legato al castellum. E’ stata infine accertata la fase medievale della prima chiesa…
Insomma, una serata che riempie stomaco e cervello
Presentazione di FreakShow alla libreria Mondadori di Alessandria
Venerdì 23 giugno, alle ore 18.00, Pee Gee Daniel presenterà presso la libreria Mondadori di Alessandria, in via Trotti, il romanzo con cui l’anno scorso ha vinto il Premio Kipple: Freakshow.
Ecco qui sotto i dati salienti dell’opera, invitiamo chi può ad andare all’evento, imperdibile per l’istrionità dell’autore e per la valenza dell’opera.
Sinossi
Su un lontano avamposto spaziale sul satellite Europa, viene ad allietare la popolazione il circo Korallo, costituito da singolarità bizzarre, un freak show dove creature deformi si agitano per strappare un sorriso, un moto di riprovazione, uno sbigottimento in cambio di pochi spiccioli equivalenti al biglietto d’ingresso. A risvegliare la deprimente situazione, nasce tra gli artisti un improvviso credo religioso: Uincio Uancio, che salverà tutti i freak del circo per portarli nel paradiso degli sgorbi. Sarà vero? Chi è questo messia che si profila tra gli infelici malformi? L’entusiasmo che infetta ogni artista del Korallo…
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June 22, 2017
Festa di San Giovanni all’Esquilino
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23 giugno, Via di San Vito, Arco di Gallieno (Rione Esquilino) con Patrocinio del Municipio Roma I Centro
Un gruppo di associazioni e privati cittadini del Rione Esquilino daranno di nuovo vita, a partire da quest’anno, ad una delle feste popolari rionali più antiche di Roma storicamente più amate e più partecipate, la Festa di San Giovanni.
La location scelta per quest’anno è il delizioso spiazzo anti e retrostante l’antico Arco di Gallieno, altresì detto Porta Esquilina e la Chiesa dei Santi Vito e Modesto.
La Festa è ispirata ai temi della convivialità e della solidarietà, saranno infatti ospitati gli stand di Caritas e del camper InformaSalute e delle Associazioni Noi di Esquilino, Arco di Gallieno, Genitori Di Donato costantemente impegnate anche sul recupero del territorio e gli introiti della serata saranno destinati all’Associazione Genitori Scuola Di Donato (scuola molto impegnata nel sociale e sensibile al tema della multiculturalità visto che gli alunni della stessa rappresentano tutte le etnie presenti nel territorio) che in occasione della serata illustrerà il progetto di doposcuola portato avanti.
Il Programma culturale prevede a partire dalle 19 (inizio ufficiale della festa) all’interno della chiesa di San Vito l’esibizione del Coro di Piazza Vittorio, diretto dal maestro Giuseppe Puopolo, con la partecipazione del Piccolo Coro di Piazza Vittorio di due brani molto suggestivi, Requiem di Gabriel Fauré e Little jazz mass di Bob Chilcott.
Dalle ore 20.30 alle 23.30 nello spazio antistante la Chiesa di San Vito, musica e canto di accompagnamento di danze popolari della tradizione italiana, a cura dell’associazione Danze di Piazza Vittorio e pezzi di musica popolare italiana con voce e musica di accompagnamento.
Per tutta la durata della festa i partecipanti potranno godere della vista delle suggestive immagini della mostra fotografica allestita a cura dell’Associazione Roma Sparita e, ricordando che quella è anche la Notte delle streghe, la Strega Avrahkadabra, tra riti e sibille, mescolerà nel calderone fumante messaggi e previsioni da dare ad adulti e bambini e si faranno letture inerenti al tema delle streghe, mentre una simpatica Stregona gonfierà palloncini per tutti i bambini, quelli di oggi e quelli di una volta e poi ci saranno le sorprese, quelle da scoprire durante l’evento!
Le lumache poi loro sono tra le protagoniste della Festa di San Giovanni. Come da tradizione sono diventate il piatto popolare della festa ma non saranno da sole! Un ricco e variegato programma gastronomico, davvero per tutti i gusti e regimi alimentari, delizierà i palati dei partecipanti rendendo questa serata l’emblema della convivialità.
La parte gastronomica è a cura di: Machiavellis club, Pizzicheria salentina Radici, Salotto Caronte, Ristorante da Mario, tutte realtà gastronomiche del rione Esquilino, così come il forno del pane, ovvero Panella. Per il vino la Fattoria CapalBio (il vino toscano prodotto da abitanti del Rione Esquilino) mentre la birra viene dal birrificio Plurale. Ci saranno inoltre i famosi Sanpietrini della gelateria Fassi.
Info
Emanuela Ciná ufficio stampa
3921216678
sury1980@gmail.com
Piccola nota a margine, che farà piacere a Le Danze di Piazza Vittorio: Porta Esquilina è collegata a una festa dell’antica Roma, che ha molto a che vedere con la musica popolare, Quinquatri minori.
Qualche antenato della Sora Buggia, nei primi secoli della Repubblica, ritenne che i flautisti di origine greca e latina, i musicisti popolari dell’epoca, fossero troppo rumorosi per il suo delicato udito e quindi fece passare una delibera del Senato, che ne limitava sia il numero, sia i luoghi in cui potevano esibirsi… Insomma, nulla di nuovo sotto il Sole.
Per protesta, i flautisti se ne andarono in esilio a Tivoli, dove un giorno vennero riuniti tutti per una gran festa, alla fine della quale erano talmente ubriachi che il padrone di casa, non sapendo come liberarsene, li caricò su un carro e li allontanò.
Il carro, senza una guida, si avviò verso Roma ed entrò per la porta Esquilina; al mattino era al Foro, dove quella colorita e chiassosa torma di ubriachi destò tanta simpatia che qualcuno provvide a mascherarli, prima che venissero cacciati.
Lo scherzo fu talmente gradito che ogni 13 giugno venne consentito di ripetere per le strade della città, in onore di Minerva, quella gran chiassata di flautisti e altri personaggi maschera
June 21, 2017
Zeppelin su Londra
Le teorie di Giulio Douhet, sul dominio dell’aria e sul bombardamento strategico come chiave di volta per vincere la guerra moderna, non nacquero dal nulla, per improvvisa discesa dello Spirito Santo, ma sono figlie di un retroterra di di riflessioni, esperienze concrete e suggestioni narrative.
E come spesso accade, fu la fantascienza a fungere da apripista: nel 1898 in Francia l’apprezzata rivista L’Illustration dipinse a fosche tinte il potenziale pericolo dei bombardamenti, che divennero uno spunto narrativo per Verne con Robur le conquérant, personaggio che tra l’altro fa anche una comparsa in Lithica, e per Albert Robida con La guerre infernale.
Nel 1908 fu il turno di H.G. Wells che, nel romanzo The war in the air, profetizzò un attacco di Zeppelin che trasforma Londra in un mare di fuoco. Nello stesso anno Clément Ader, alla luce della Revanche, la rivincita contro la Germania, ipotizzò la realizzazione di una grande flotta aerea, preceduto però dal tedesco Rudolf Martin, che, con L’avenir de l’Alemagne est dans l’air, espose gli stessi principi.
Nel 1909 Lord Montague of Beaulieu, in un discorso davanti alla National Defence Association, ipotizzò la possibilità un attacco aereo contro le istituzioni governative o le stazioni ferroviarie inglesi, che avrebbero paralizzato la nazione.
L’opinione pubblica, preoccupata, convinse i governi a convocare la conferenza di Le Havre, nel 1907, in cui si propose una convenzione in cui si vietano attacchi contro le città, i villaggi, le chiese, gli ospedali.
Germania, Francia e Russia, convinte che la prossima guerra europea sia una passeggiata e che di fatto gli aerei non serviranno a nulla, non la firmarono. Stati Uniti e Gran Bretagna, invece, viste le preoccupazioni dei loro elettori, la sottoscrissero. L’Italia, invece, come suo solito, scelse di non scegliere.
Vista la situazione, gli Stati Maggiori europei applicarono la teoria del fidarsi è bene, non fidarsi è meglio e cominciarono ad organizzarsi alla male e peggio: nel 1910 in Francia nacque l’Ispettorato permanente dell’aeronautica militare. In Gran Bretagna, nel 1912 fu prima il turno del Royal Flying Corps, poi nel 1913, grazie a Churchill, ministro della Marina, che spaventò i parlamentari inglesi, ipotizzando Westminster in fiamme a causa delle bombe lanciate dagli aerei nemici, fu fondata l’aviazione di marina. Nello stesso anno, in Russia, si approntò una forza di bombardieri pesanti, tra cui il quadrimotore strategico Sikorsky Ilya Muromets, che fu tra i più efficaci della I guerra Mondiale.
Nel 1915, i tedeschi, a differenza di Goering nella Seconda Guerra Mondiale, cominciano una campagna di bombardamento strategico, che prima colpisce centri secondari, poi, dall’otto settembre, la stessa Londra.
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Campagna che raggiunse il suo culmine nel 1916 in cui gli Zeppellin, a differenza dei bombardieri Caproni italiani, che erano impiegati per colpire obiettivi militari, furono utilizzati per un bombardamento terroristico: anche se, rispetto a quanto accaduto rispetto alla Seconda Guerra Mondiale, per i limiti dei mezzi e delle bombe, i danni furono assai più ridotti, dobbiamo considerare come l’impatto psicologico fosse enorme, per una nazione che dal giugno del 1667, quando l’ammiraglio olandese de Ruyter violò il Tamigi, non era stata aggredita sul suo territori.
Proprio questa paura, costrinse gli inglesi ad adottare, per contrastare i dirigibili, gli Spad VII e Sopwith Pup dotati di pallottole incendiarie: il rimedio parve efficace, tanto che imitando italiani e russi, i tedeschi sostituirono nel 1917 gli Zeppelin con i bombardieri strategici, meno spettacolari, ma più efficaci.
Così i cieli di Londra furono violati dai bimotori Gotha G-IV e dai quadrimotori Staaken: il Gotha era armato di tre o quattro mitragliatrici con un carico massimo di 600 kg agganciato alle ali e alla fusoliera; sviluppava una velocità massima di 140 chilometri orari, raggiungendo una quota di tangenza di 6.500 metri. L’equipaggio era composto da tre uomini.
Furono 23 i Gotha che volano su Londra il 25 maggio 1917, nell’incursione del 13 giugno le perdite di civili furono pesanti: 162 morti e 432 i feriti.
Mentre lo Staaken, altro parto della mente del conte Ferdinand von Zeppellin, soprannominato Riesenflugzeug, aereo gigante, che poteva arrivare sino a un carico di bombe di 2000 Kg, fra il 28 settembre 1917 e il 20 maggio 1918 effettuò 11 incursioni aeree sulla Gran Bretagna, sganciando un totale di 27 190 kg di bombe in 30 sortite.
Il profilo di missione prevedeva che i velivoli raggiungessero individualmente i loro obiettivi nelle notti dove era possibile sfruttare la luce lunare, richiedendo indicazioni sulla direzione da intraprendere via radio subito dopo il decollo e utilizzando come riferimento il corso del Tamigi per gli aggiustamenti di rotta una volta raggiunto il territorio inglese. Le missioni di 550 km tra andata e ritorno venivano completate in 7 ore.
In queste missioni nessuno dei velivoli venne mai perso in combattimento in territorio britannico (al contrario dei 28 Gotha G-Typ abbattuti nel cielo sopra l’Inghilterra), ma due vennero persi per incidente mentre rientravano alla base ancora al buio.
Insomma, Douhet non era un visionario, ma aveva diversi argomenti concreti a favore delle sue tesi.
21-22-23 giugno 2017 Festa del Pane presso Panella
Festa del pane… nel nome della Dea Cerere.
La ricorrenza che Panella vuole ripristinare, rappresenta un inno al pane nel suo significato più antico, la sua radice mitologica più affascinante.
Ideata negli anni ’80 da Maria Grazia Panella e dedicata a Cerere, dea della fertilità, torna a lievitare nella splendida cornice di Largo Leopardi, sede storica del nostro locale.
Mercoledì 21, Giovedì 22 e Venerdì 23 faremo rivivere l’atmosfera dell’Antica Roma, quando si festeggiava il grano e il suo frutto: il Pane.
Mercoledì 21 – Preparazione della festa e allestimento della piazzetta con balle di fieno e fasci di grano provenienti dalla campagna romana.
Giovedì 22 – Distribuzione gratuita del pane nelle fasce orarie: 10:00-12:00 e 16:00-18:00
Venerdì 23 giugno – Maria Grazia Panella racconterà la storia e trasformazione del pane fino ai giorni nostri.
Le tre giornate in una saziante, serena, conviviale romanità saranno rallegrate da spettacoli a sorpresa…
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