Alessio Brugnoli's Blog, page 190

July 16, 2017

Salvatore Settis, La piazza che diventa location è morta

Emergenza Cultura


Una nuova barbarie insidia le nostre città: l’etica della location. Imperversa dappertutto, ma colpisce al cuore specialmente la più originale creazione della città italiana, la piazza. Tanto originale, anzi, da avere un ruolo chiave nella ricerca, promossa dall’Istituto Max Planck per la Storia dell’arte e diretta da Alessandro Nova, sul rapporto tra forma della piazza e vita politica delle città. La piazza italiana è l’erede più nobile e più consapevole dell’agorà greca e del foro


View original post 687 altre parole


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 16, 2017 11:13

La Mediatrice di Davide Del Popolo Riolo

[image error]


È una verità universalmente riconosciuta, che il sottoscritto, come recensore, faccia alquanto schifo: perché è privo di qualsiasi base di critica letteraria, non ha una penna tagliente e affilata, è un uomo di gusti semplici ed essendo un noto e conclamato pigro, spesso non vuole o può scrivere nulla di più un “mi è piaciuto” o “non mi è piaciuto”.


Cosa che ai lettori di fantascienza, che amano essere lisciati e coccolati da pensieri complessi e paroloni, qualcuno direbbe abbindolati, può non andare bene: però, nella vita, a volte, bisogna rispettare degli impegni in sospeso, anche per causa di forza maggiore, da troppo tempo.


E non avendo voglio oggi di litigare con il prossimo, mi dedico a mantenerne uno, parlando del romanzo breve La mediatrice, scritto da Davide Del Popolo Riolo e pubblicato da Delos Digital.


Partiamo da un assunto: Davide, a differenza del sottoscritto, famigerato ciarlatano, è uno scrittore serio e posato, che non prende il giro il lettore, ma lo rispetta: questo lo porta a narrare con una prosa limpida e razionale, dove ogni parole è al punto giusto e dove nulla è di troppo.


Questo approccio geometrico, euclideo, ne La mediatrice è applicato a una storia che ha almeno tre chiavi di lettura: il primo, il più immediato, che cade subito sotto l’occhio del lettore, è quello del dilemma etico, che, immagino, Davide, data la sua professione di avvocato, debba incontrare spesso ogni giorno.


Il secondo è un dilemma intellettuale: in una società in cui, per la profonda diversità delle culture che la costituiscono, è impossibile basare il diritto su un approccio giusnaturalista o su uno empirico, come è possibile risolvere una potenziale causa civile ? Io forse avrei fatto riferimento alla “La dottrina pura del diritto” di Kelsen, ma la soluzione adottata da Davide, che immagino molto simile a quella che adottavano i Cartaginesi quando sorgevano diatribe sul loro baratto muto, è altrettanto valida… E sarei curioso di vederla applicata a un caso penale, invece che civile..


Il terzo, più profondo, è la presa d’atto della propria solitudine esistenziale, che va oltre l’aspetto fisico: si può cambiare l’identità sessuale, ma non si può fuggire da se stessi. E per andare oltre la solitudine, come diceva il buon Siddharta, l’unica via è la compassione…


Se vi interessano questi temi, leggete la Mediatrice, che ha anche un grande, straordinario pregio… E’ breve, veloce da leggere e non annoia… Quindi accattatevillo !!!


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 16, 2017 08:16

July 15, 2017

La Cappella di San Pietro in vincula e San Michele a Santa Maria Maggiore




 


Ogni tanto su Facebook, mi capita di leggere una cosa del genere


A Roma c’è un Piero della Francesca e nessuno lo sa. Quel San Luca lassù, col suo bravo toro, è suo. Ma inspiegabilmente nessuna indicazione o targhetta lo segnala, e la gente ignara ci passa sotto per raggiungere le toilettes.


Premesso che è doveroso invitare a una maggiore valorizzazione di un’importante testimonianza del Quattrocento romano, l’attribuzione di tale opera a Piero della Francesca è ben poco fondata…


Se chi grida ai quattro venti questa cosa non è un addetto ai lavori, passi pure, è una testimonianza di orgoglio civico, ma se a dirlo è un pittore, mi cadono le braccia…


Anche perché dietro quell’affresco vi è una storia tanto complessa, quanto affascinante, il cui principale protagonista, il il cardinale di Rouen Guillaume d’Estouteville, è un personaggio, per dirla all’americana, larger than life.


[image error]


Normanno, uomo coltissimo, amico fraterno del cardinal Bessarione, incorruttibile, irascibile, dallo straordinario fiuto per gli affari, amante dell’arte e delle belle donne, il cardinale d’Estouteville, era anche un immenso idealista: aveva consacrato la sua vita al raggiungimento della pace nell’Europa cristiana e alla lotta contro i Turchi.


Nel 1443, il Cardinale, che tra le tante cose collezionava titoli e benefici ecclesiastici, diventa arciprete di Santa Maria Maggiore, al posto del Cardinale Niccolò Albergati, morto il 9 maggio dello stesso anno e nel 1444 è nominato abate di Mont Saint-Michel.


Per festeggiare entrambe le cariche, comincia una serie di lavori nei due edifici ecclesiastici: in particolare a Santa Maria Maggiore inizia con il ristrutturare una vecchia cappella medievale, dedicata a San Pietro in vincula e a San Michele.


Cappella, di cui, grazie a una serie di ritrovamenti archivistici a fine anni Novanta, sappiamo parecchie cose: che i primi lavori terminarono intorno al 1449, proprio alla vigilia del Giubileo, anche se, dato che nella documentazione contabile non appare mai il termine picta, è possibile che la decorazione pittorica sia stata fatta dopo, in seguito alla decisione di Niccolò V di promulgare i nuovi statuti dei Canonici della Basilica nel Marzo 1451, che rafforzava i poteri dell’Arciprete sulle decisioni relative ai lavori di rinnovo di Santa Maria Maggiore o addirittura a valle della presa della Costantinopoli del 1453.


Questo perché, grazie alle note di viaggio di Calises del 1482, abbiamo una descrizione di massima della decorazione della cappella, da cui abbiamo avuto la sorpresa di questa fosse assai simile a quella della cappella funebre del cardinal Bessarione a Santi Apostoli, con gli affreschi realizzati da Antoniazzo Romano e Melozzo da Forlì


Sappiamo quindi che la Cappella di San Pietro in vincula e San Michele era così decorata: sulle volte, i quattro evangelisti. Sulla parete sinistra le storie di San Michele, con i miracoli relativi alla fondazione dei monasteri sul Gargano e a Mont Saint-Michel. Sulla parete destra, vi era la rappresentazione della storie di San Pietro. Sull’abside, vi era la Vergine in Trono, con accanto San Michele e San Pietro, mentre sopra l’ingresso vi erano rappresentati la Consegna delle Chiavi e la Crocifissione dei San Pietro.


E come nella cappella del Cardinale Bessarione, il basamento era decorato con la rappresentazione di velari drappeggiati. In entrambi i casi, abbiamo, data la comunanza dei due ecclesiastici con il circolo filo Paleologo della curia romana, che propugnava prima la difesa a tutti i costi, poi la riconquista di Costantinopoli, l’uictilizzo di San Michele come simboli della lotta contro i turchi: dall’altra vi è una differente visione della Chiesa.


Bessarione nella sua cappella propugna un’unione delle Chiese latina e orientale basata sul reciproco rispetto e il riconoscimento di una radice comune, mentre Estouteville affermava con decisione il primato romano.


Chiarito questo aspetto, rimane ahimè aperta la questione di chi abbia dipinto la cappella… Piero della Francesca ha compiuto due viaggi a Roma. Il primo, nel 1455, per affrescare su ordine di Nicolò V le stanze degli appartamenti papali.


Il secondo nel 1457, su ordine di Pio II, per terminare l’opera. La tesoreria papale emise un documento datato 12 aprile 1459 per il pagamento di 140 fiorini per “certe dipinture” nella “camera di Santità Nostro Signore”ma nel 1460 questi furono danneggiati in maniera grace dall’incendio causato dalla rivolta dei fratelli Tiburzio e Valeriano del Maso, i nipoti di Stefano Porcari, che misero a ferro e fuoco il Vaticano. E negli anni successivi, si aggiungero i problemi relativi alle infiltrazioni d’acqua: Giulio II, quando ordinò di buttarli giù, in modo da dar spazio a quelli di Raffaello, non fu un barbaro; semplicemente prese atto del loro stato pietoso e irrecuperabile.


Che in questi due viaggi, Piero abbia anche lavorato a Santa Maria Maggiore, non è testimoniato da nessun documento, nonostante le ipotesi del Longhi. Gli unici indizi sono la sua amicizia con l’architetto e compaesano Francesco del Borgo, responsabile del cantiere di ammodernamento di Santa Maria Maggiore, con cui il pittore condivideva l’interesse per la geometria e la matematica applicata e il fatto che fosse legato mani e piedi al circolo filo Paleologo capeggiato da Bessarione e da Estouteville.


Questo però contrasta con il fatto che il disegno sull’intonaco sia eseguito senza spolvero, tecnica non usata da Piero e dal suo collaboratore, Giovanni da Piamonte, che dai documenti ritrovati, pare che in quel periodo fosse rimasto a Città di Castello.


Neppure è sostenibile l’ipotesi di Lorenzo da Viterbo, avendo il pittore a quell’epoca undici anni: per rendere valida tale attribuzione, bisognerebbe datare la decorazione della cappella al 1462, in occasione del suo viaggio romano e quindi rende la decorazione poco antecedente a quella della cappella Bessarione. Questo però contrasta con il fatto che gli Evangelisti abbiano molto in comune con quelli dipinti da Beato Angelico nella Cappella Nicolina in Vaticano.


[image error]


Questo, oltre ad anticipare la decorazione al 1450, farebbe pensare che l’autore sia Benozzo Gozzoli, anche lui, tra l’altro, legato al circolo del Bessarione. E a riprova di questo, oltre alle chiacchiere del solito Vasari, vi sono due testimonianze tarde, di Onofrio Panvinio del 1552 e di Giulio Mancini del 1621.


In particolare, Mancini scrisse


A man destra dell’entrata (in S. Maria Maggiore) vi è la sagrestia nuova condotta dal Passignano, dopo la Cappella di Benozzo fatta per il Carctinale Rotomagense, e dopo quella di Sisto V


Il problema è che si vedono le volte dipinte con un tema uguale da Benozzo, salta agli occhi la differenza di stile.






Lo stesso si può dire,aggiungendo anche il fatto che la finestra temporale è forse troppo stretta, dell’ipotesi, formulata da diversi studiosi francesi, che vi sia la mano del buon Jean Fouquet. E’ probabile, che abbiano ragione i critici anglosassoni che attribuiscono l’opera a un non specificato “Amico di Fra Giovanni”, pittore della cerchia di Beato Angelico, con cui ha collaborato a Orvieto e che lavorò molto nel Lazio.


Pitture che ha influenzato la pittura di Antoniazzo Romano e che ha contribuito alla creazione del linguaggio pittorico della Curia Pontificia, ma che purtroppo è ancora anonimo… Tra l’altro in vecchiaia, l’Estouteville cambiò idea sul suo lavoro, tanto che nel testamento previde un lascito per la ristrutturazione e  nuova decorazione della cappella di San Pietro in Vincula e San Michele e per la costruzione della cappella di Sant’Antonio..


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 15, 2017 07:22

God: Serengeti, il nuovo divertente cortometraggio Oats Studios di Neill Blomkamp

KippleBlog




Noi di Kipple siamo statifra i primi a segnalarel’interessantissimo progetto Oats Studios del regista sudafricano Neill Blomkamp (District 9, Elysium e Chappie). E siamo molto contenti di averlo fatto. Il progetto, infatti, non ha deluso per nulla le aspettative e merita quindi di continuare a essere seguito con attenzione. Così, dopo avervi mostrato Rakka e Firebase, vi proponiamo oggi God: Serengeti, un corto molto più breve del solito – dura infatti meno di 4 minuti – ma che dal punto di vista dell’efficacia e dell’originalità non ha nulla da invidiare agli altri. Il tema è Dio. L’esecuzione – con un finale che fa anche riflettere – è come sempre di altissimo livello.



Con questo corto, vi auguriamo inoltre una felice pausa estiva. Gli articoli di Kipple Officina Libraria torneranno a settembre. Nel frattempo, buona fantascienza a tutti!




View original post


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 15, 2017 04:45

July 14, 2017

Poster Art a San Lorenzo







 


Per una volta, parlo di street art non per polemizzare con la Campanini, sempre più uccel di bosco, ma tenere traccia di alcune opere di paste-up che ho raccolto in questi giorni per San Lorenzo


Opere, che per la loro transitorietà e fragilità, mi hanno sempre affascinato, perchè le trovo una bella metafora della vita umana…


Di cui nulla sopravvive, se non gli impalpabili frammenti chiamati ricordi…


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 14, 2017 05:55

Alla ricerca del pappagallo perduto..

[image error]


Lo scorso 25 gennaio Roma Capitale lanciò una campagna di affidamento di animali in collaborazione con la Procura di Roma, che ne aveva disposto il sequestro per maltrattamenti.


Gli animali, sottoposti a custodia giudiziaria presso un Centro di Recupero di fauna selvatica, potevano essere richiesti in affidamento a titolo gratuito.


Io e mia moglie, che come sapete, siamo grandi amanti dei pappagalli, su suggerimento di una cara amica, abbiamo deciso di partecipare all’iniziativa…  Non l’avessimo mai fatto !


Dunque, per prima cosa abbiamo scorto l’elenco degli animali da affidare: benché fossi tentato di sperimentare l’allevamento dei parrocchetto dal collare o delle cocorite, alla fine ci siamo orientati sui buoni, vecchi e un poco folli agapornis.


Così abbiamo scritto al Dipartimento Ambiente, ufficio tutela animali, dando la nostra disponibilità… Loro ci hanno risposto dopo un poco di tempo, mandandoci un modulo da compilare, a dire il vero più semplice di quelli in media prodotti dalla media della burocrazia capitolina.


Rispedito indietro il modulo, è cominciato la commedia: per N volte siamo stati chiamati dagli impiegati della tutela animali, persone tra l’altro di una gentilezza unica, per andare a prendere, con scarso preavviso, i pappagalli. Poi, dopo, dopo un’ora dalla prima chiamata, arrivava la telefonata, in cui gli impiegati, imbarazzatissimi, annullavano l’appuntamento…


Questo perchè, per la consegna degli animali, serviva la presenza di un rappresentante della pulizia municipale, che, avendo altre cose a cui pensare, dava buca…  All’ennesima sola subita, come tanti altri amanti degli animali, abbiamo rinunciato a collaborare al progetto…


Ora non penso che vi sia sotto qualche strano complotto, per far fallire la campagna: è solo l’ennesima, piccola e marginale testimonianza del pressappochismo e del menefreghismo che stanno affondando Roma in questi anni…


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 14, 2017 04:49

July 13, 2017

Murales della scuola Di Donato





Potrei usare la vicenda dei murales della Di Donato come strumento di polemica contro la Campanini, ma non ne varrebbe la pena… Più che altro posso esprimere la mia preoccupazione sul fatto che non si salvino dalla furia iconoclasta della portavoce Cinque Stelle, il che rende sempre più necessario un intervento del Municipio a favore della tutela e della valorizzazione del patrimonio della Street Art dell’Esquilino, che, di giorno in giorno, sta diventando sempre più significativo, in termini di qualità e quantità.


Voglio invece complimentarmi con chi ha avuto l’idea, con chi ha promosso l’iniziativa e con tutti i ragazzi che l’hanno realizzata: perché hanno compreso la vera essenza della Street Art, di festa condivisa, che rafforza i legami sociali e rende, con la Bellezza, la vita più degna di essere vissuta.


Solo chi non capisce o teme ciò, può esserne nemico…  Ma questi può distruggere un’opera, non l’idea…


Faccio un esempio concreto: se la signora Campanini riuscisse nel suo intento illegale di cancellare l’opera di Mauro Sgarbi e di vietare qualsiasi futuro intervento di street art al Mercato, io potrei continuare a riproporla, associandone le immagini alle pareti con la Realtà Aumentata e nessuno potrebbe dirmi nulla…


E l’opera continuerebbe a vivere, a perenne testimonianza dell’odio della portavoce dei grillini del I Municipio per il Bello, dei limiti della sua Cultura e della sua scarsa fantasia.


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 13, 2017 00:49

July 12, 2017

Presentazione di “Aleppo c’è” a Roma, il 13 luglio

KippleBlog


Il 13 luglio, alle ore 19.00, presso la libreria L’orto dei libri in Via dei Lincei 31, ci sarà la presentazione dell’antologia poetica Aleppo c’è, edita da Kipple Officina Libraria, a cura del collettivo Bibbia d’Asfalto, illustrazione di copertina a cura di Andrea Coppo. Con interventi di Stefania Di Lino, Annamaria Giannini, Ksenja Laginja, Redent Enzo Lomanno e reading degli autori present (qui l’evento Facebook).



Quando i numeri hanno braccia e gambe. Quando la guerra toglie dignità e valore all’essere umano. La guerra in Siria, da qualsiasi angolazione la si voglia guardare, è una catastrofe. Di più: è un genocidio. Che pretende di essere ascoltato. Proprio per questo, il Collettivo di scrittura Bibbia d’Asfalto, ha deciso di fare. La poesia, si sa, è fatta di parole. Di parole, non di soluzioni. Abbiamo scelto anche di andare oltre le parole. Di…


View original post 141 altre parole


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 12, 2017 23:25

Resistenza umana


 


E’ proprio del barbaro distruggere ciò che non può comprendere.


Arthur Charles Clarke


Cos’è la barbarie ? E’ una cosa difficile da spiegare… E’ il chiudere gli occhi dinanzi al bello, è l’anteporre l’egoismo dei pochi alle esigenze dei molti. è il nascondersi dietro alibi e chiacchiere, per sfuggire alle proprie responsabilità.


E’ rendersi schiavi dei dogmi e dei pregiudizi e di tutto ciò che ci rende meno umani.


Forse, la definizione più giusta della barbarie è il volere costruire con i propri atti e le proprie decisioni l’Inferno dei viventi.



 


E come reagire alla barbarie ?


Per citare Calvino


L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.


E dargli spazio è diffondere, con piccoli gesti, libertà e bellezza, contro l’arroganza del Potere



 


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 12, 2017 04:50

Alessio Brugnoli's Blog

Alessio Brugnoli
Alessio Brugnoli isn't a Goodreads Author (yet), but they do have a blog, so here are some recent posts imported from their feed.
Follow Alessio Brugnoli's blog with rss.