Costanza Miriano's Blog, page 14
June 24, 2023
Nessuna sanatoria per i bambini nati dall’utero in affitto
di Costanza Miriano
Allora, partiamo dal fatto che il solo fatto che si parli di utero in affitto come reato universale, e che le forze politiche al governo si impegnino in questo senso è una cosa grandissima, impensabile se al governo fossero saliti partiti i cui responsabili dei cosiddetti diritti civili hanno fatto ricorso a quella pratica per avere dei bambini. Quindi sono grata di questo, mi sembra un segno grandissimo, anche se ricordo che la pratica (mi rifiuto di chiamarla GPA, come non chiamerò mai l’aborto IvG) è reato nella maggior parte dei paesi del mondo.
In questo momento se un italiano affitta un utero all’estero, registra il bambino come proprio figlio nel comune straniero in cui il bambino nasce, e poi la cosa viene spesso registrata alle anagrafi italiane senza problemi. Dico spesso perché invece qualche magistrato si sta opponendo, come il Procuratore di Padova, che ha impugnato un atto di nascita, anche se in quel caso si trattava di una mamma biologica e della sua compagna. Ci sono molti problemi giuridici sollevati dall’utero in affitto, come la questione della doppia incriminazione, nella quale non mi addentro perché non sono una esperta di diritto. Non sono un’esperta di nulla, a ben vedere. Però sono una mamma, e sentir parlare di sanatoria per i figli nati da questa pratica prima del momento in cui verrà approvata la legge mi sembra un gravissimo errore.
Dicono i giuristi che sarebbe come aprire una breccia da subito nella nuova legge, perché al primo ricorso un qualsiasi giudice, in applicazione del principio di uguaglianza sostanziale dovrebbe riconoscere lo status dei bambini pre-sanatoria anche a quelli portati in Italia dopo, vanificando di fatto la legge. E si badi che tutti i bambini comunque hanno diritto all’assistenza sanitaria, alla scuola, a tutti i diritti degli altri (un genitore può autorizzare chi vuole, per esempio, a prendere il suo bambino all’asilo, tanto per dirne una). I diritti ci sono tutti, è un fatto solo di stato di famiglia, niente che venga tolto a quei bambini, come alle migliaia che vivono con i nuovi compagni dei genitori, per esempio, i quali non si sognano di cancellare la storia biologica.
Ma quello che fa più stringere il mio cuore di mamma è il fatto che l’utero in affitto è una grande bugia, e i bambini che ne sono vittime, perché sono vittime, se la cosa verrà cancellata con un colpo di spugna non sapranno più su quali basi gridare il loro dolore. Sono bambini che sono stati venduti da una donna, e anche se cresciuti con tutto l’amore possibile, porteranno per sempre nel sangue e nelle viscere e anche nella memoria – ci sono infiniti studi che spiegano l’imprinting materno fin dal grembo – impresso a fuoco il legame con una donna che poi la legge cancella. Se si fa una sanatoria si toglie loro la possibilità di fare i conti con la loro storia, che per quanto orribile, è la verità, e solo conoscerla può liberare dall’angoscia. Nessuno specialista onesto dei meccanismi della psiche potrà negarlo, tutti noi conosciamo qualcuno che è stato adottato, e sappiamo che non è un’esperienza che si cancella con un atto giuridico. Ci sono genitori adottivi meravigliosi, eroici, ma comunque tutti i bambini desiderano fare i conti con la loro storia. Spesso l’approdo è sereno, ma il viaggio deve partire dalla verità.
Immagino un adolescente che è stato comprato, o cresciuto da due madri che hanno escluso il padre, anche se padre solo per il patrimonio genetico (non sono una femminista, e per me il primo problema di tutta questa storia non è lo sfruttamento delle donne, ma il benessere dei bambini): quando sarà il momento di “odiare” i genitori, cosa che devono obbligatoriamente fare tutti gli adolescenti, ahimé, per il loro processo di desatellizzazione, immaginate cosa scatenerà in loro non conoscere la loro storia? O conoscerla, ma vedere che è cancellata, giudicata irrilevante, non vitale? Bambini comprati, venduti da una donna, allevati da due uomini, concepiti con il seme di un venditore o donatore di sperma e cresciuti da due donne, o da un uomo e una donna. Tutte le combinazioni possibili sono qualcosa che grida contro la natura, contro il sangue e la carne, e se siamo esseri umani dobbiamo impedire che avvengano (anche adesso che l’utero in affitto è già reato in Italia ci sono fiere dei bambini e pubblicità in giro, indisturbate, che ti spiegano come andare all’estero). Ma se queste cose avvengono, “sanare” burocraticamente non è la risposta, anzi, secondo me è un peggioramento della situazione. Io, bambino non cresciuto dai genitori, voglio sapere che ciò che è irregolare per me, per la mia mente e la mia carne, è riconosciuto come irregolare anche da tutta la società civile, che non sono solo in questo giudizio così doloroso per me. L’unico modo per sanare sarebbe che un bambino crescesse con i genitori. Per loro il problema non è certo non essere sullo stato di famiglia di un adulto che si prende cura di loro (e come lo ho già scritto, magari lo fa meglio che può, ma a partire da una falsità). Il problema è che quella non è la verità. C’è una madre che è stata pagata e messa da parte. Oppure c’è un padre che ha venduto il suo patrimonio genetico. Ci sono mille possibili combinazioni, tutte false. La verità di un bambino è essere generato da un uomo e una donna, in natura questo è necessario. Possibilmente un uomo e una donna che dopo averlo generato si prendano cura di lui. Se questo non accade, almeno che questa “falsità” scritta nel corpo del bambino, nel suo patrimonio genetico, non venga cancellata dalla legge, perché per quanto dura e brutta sia la verità, è sempre meglio dargli un nome, e affrontarla.
June 4, 2023
Catechesi sull’ ACCIDIA – MonasteroWiFi Roma
Ecco lacatechesi sull’Accidia di don Gino Tedoldi.
Come ogni lunedì , appuntamento alle 20.30 per uno spuntino, e dalle 21 catechesi sull’Eucarestia con don Ricardo Reyes, a seguire adorazione e compieta al Battistero di San Giovanni in Laterano (si entra da dietro, dove si può anche parcheggiare, alla Lateranense).
8 maggio 2023, Battistero di S.Giovanni in Laterano
Catechesi sull’ ACCIDIA di don Gino Tedoldi
Se qualcuno si aspetta un accademico, io non sono un accademico: sono vecchio come il cucco e sono intimidito: forse avrò la faccia di bronzo, ma sono intimidito questa sera ad essere qua.
Sono stato parroco di periferia per trent’anni e adesso sono scaduto anche come parroco.
Parlando della pigrizia, dell’accidia: pigrizia o accedia, i maestri dello spirito non fanno tanta distinzione tra pigrizia, accidia, accedia, che vorrebbe dire una melanconia dell’anima, una tristezza che ti prende, che ti scoraggia, che ti toglie vigore; quello che crea quel peccato che Dante dice nella Divina Commedia “per poco vigore”.
A volte pecchiamo per troppo vigore: l’ira, l’aggressività.
A volte pecchiamo perché siamo senza vigore, siamo senza energia, abbiamo i motori interni spenti. E questa è l’accidia, l’accedia; pigri non si nasce, lo si diventa.
Il Signore non ci ha fatto pigri.
È una sorta di virus, come il covid, che ci aggredisce. E aggredisce più o meno tutti.
La dottoressa, la giornalista (Costanza n.d.r.) diceva l’abbiamo tutti.
Certo che ce l’abbiamo tutti, tutti abbiamo il peccato originale, tutti abbiamo un germe di pigrizia, più o meno sviluppato, a seconda della vita che abbiamo fatto, dei peccati che abbiamo fatto, dei peccati che sono stati fatti nell’ambiente in cui siamo vissuti.
Per parlare dell’accidia, uso quello che si usa di solito, comincio, come nell’ermeneutica, che è la scienza dell’interpretazione. Si dice : “Mai parlare di un testo senza contesto”.
Un testo lo capisci dentro ad un contesto, perché se no lo estrapoli, lo metti a un chiodo, e gli fai dire quello che vuoi.
Allora anche l’accidia, la pigrizia, è una sorta di testo, che il Signore ci dà questa sera; lo dobbiamo mettere in un contesto per capire da dove viene, da dove salta fuori, in noi, questa pigrizia
La Parola di Dio dice che “il diavolo come leone ruggente tutto il giorno ti circonda”, tutto il giorno, e tutti i giorni. Ti circonda, perché cerca di entrare in quella casa che sei tu, che sei tempio di Dio. Ed è pazientissimo il diavolo, è molto paziente, perché sta lì, sta lì, sta lì…e aspetta l’occasione opportuna: aspetta che qualcuno ti umili o aspetta che tu abbia un successo, perché quando hai un successo abbassi le difese immunitarie, abbassi le difese.
“Quando l’uomo prospera”, dice il Salmo, “è come un cavallo destinato al macello”, è uno stupido.
Se ricordate, quando è che Davide quando pecca e diventa adultero, e diventa omicida? Quando è re.
Da re non va in battaglia, non va in guerra.
È re e sta ad oziare in casa, nella sua reggia, e si mette a passeggiare mentre i suoi combattono e sudano e rischiano la vita; lui gode della sua regalità nella terrazza, girella e ozia, e ciondola con lo sguardo, e vede Betsabea che fa il bagno nuda, e diventerà adultero ed assassino. Quando è re!
È interessante: quando le cose gli van bene, quando è al culmine della sua potenza. Quando le cose ti van bene, facilmente diventi uno stupido.
Per questo al Signore non resta che un amo, perché ci vuol bene. Il Signore ti vuol salvare, non ti vuol perdere, non sopporta di perderti, allora ha un amo che è la sofferenza: che non vuole, non è che la voglia, la permette, perché ti sta amando, perché è l’ultima esca per acchiapparti.
Quanti di noi sono stati acchiappati dalla sofferenza?
Perché quando tutte le cose ti van bene, non capisci nulla, sei un piccolo Padre eterno, lo fai senza rendertene conto, tratti la tua testa come se fosse il Santissimo Sacramento.
Anche il modo di parlare, anche il modo di camminare, anche il modo di porsi, perché tante volte noi mentiamo, ma il nostro corpo non mente.
Quando io sto in ufficio e aspetto le persone della mia parrocchia, dalla faccia, dagli zigomi, dallo sguardo, dalla musica con cui parlano, si vede cosa ha dentro, perché il corpo non mente.
Anche in anatomia, lo sapete cosa dicono i medici? Dicono: “Quando facciamo un’autopsia il corpo non mente. Parla. Tutto il resto può mentire, ma il corpo no”.
Bene, chiudo la parentesi.
Allora, da dove nasce questo testo che è il peccato che stasera il Signore ci propone?
Da dove nasce, qual è il contesto?
È che il diavolo ci circonda e cerca di entrare; cerca una finestra aperta, un pertugio, cerca un angolo, una porta che tu hai lasciato aperta; cerca una parete dove tu sei debole, e lui spinge e trova “burro”. Se tu metti il dito nel burro entri.
È interessante qui riconoscere se stessi: io, te, dov’è la finestra aperta? Dove è che il diavolo può entrare nella mia vita? Oggi, qual è la parete debole? Oggi qual è la finestrella, il pertugio? Sono ferrato, sono armato, ma c’è un pertugio sempre aperto dove lì la serpe può entrare, dove lì il refolo di vento può entrare…e ti frega!
È interessante perché San Pietro lo dice ai cristiani: guardate che il diavolo, come il leone ruggente, paziente paziente, sta intorno tutto il giorno, tutto il giorno, per cercare di entrare e quando entra il diavolo che cosa fa? Lo dice il Signore, mica dico niente io.
Il Signore dice che il diavolo ha due caratteristiche: soprattutto è ladro ed è bugiardo.
È ladro perché ruba! Che cosa ruba? Ti ruba il futuro. Che cosa ti ruba il diavolo?
Perché il diavolo viene, prende i tuoi peccati, te li mette sotto il naso e dice incalzante:
“Ma che cristiana sei tu? Ma cos’è il Monastero Wifi? ma che… ma lascia perdere, ma lascialo fare a Madre Teresa di Calcutta, ma lascialo a Padre Pio!
Ma sai chi sei tu? Prende il peccato, l’ultima cosa che hai commesso, te la sbatte sul naso e dice: “Questo sei tu! Oggi e domani lo stesso! Ma cambierai mai? Ma lascia perdere le storie dei preti! Ma lascia perdere! Sai cosa sarà domani? Sarà come è stato ieri!
Hai peccato ieri, peccherai anche domani! Non cambia niente!”
E, facendo così, è ladro, ti ruba il futuro, ti ruba la fede! Non avrai futuro!
È Il contrario dello Spirito Santo del Signore che tutto spera, dell’Amore che tutto spera, tutto crede: crede che tu ti convertirai, anche quando sei un disastro.
Dopo la decima…migliaia di volte che caschi, il Signore, lo Spirito Santo, crede che tu ti convertirai, perché è un amore che tutto crede.
Il diavolo no, prende e ti fa i calcoli. Prende i tuoi peccati, le tue sconfitte, le tue cose, te le sbatte sul naso e dice: “Questo sei tu!” E ti toglie la speranza, ti toglie il domani.
Perché il diavolo, entrando, accusa, è un accusatore, lo Spirito Santo è difensore, siamo in attesa della Pentecoste, lo Spirito Santo è Paraclito, è l’avvocato che ti difende mentre il diavolo ti accusa! Cosa accusa?
Il diavolo accusa Dio! Accusa Dio che ti tratta male.
Il diavolo prende l’occasione di una sofferenza, prende l’occasione di una cosa che ti urta, ti umilia, di una cosa che ti limita… che a te non piace, per dirti:
“Vedi chi è Dio? Vedi come ti tratta? Ti tratta male! Guarda tuo marito, guarda tua moglie, guarda tuo figlio, guarda il tuo corpo! Guarda le malattie, guarda i soldi che hai, guarda l’ambiente… Ma meriti questo tu?”
Perché il diavolo ti adula, il diavolo dice che tu meriti un monumento, che tu meriti non so che cosa, che tu sei qui, sei là!
Il diavolo accusa Dio e adula te, per cui ti obbliga a dare una brutta pagella a Dio. Guardi la tua vita ed è uno schifo, guardi il tuo matrimonio, peggio di così…tiriamo male, però, Santo Dio, qui si tira avanti! Guardi i tuoi figli, guardi la tua vecchiaia, sembra che… accusa Dio e ti vela, ti rende cieco, da quest’occhio ti acceca, non vedi più l’amore di Dio.
Quanta gente vive senza vedere l’amore di Dio!
È una roba per preti e per suore l’amore di Dio.
“Ma che amore di Dio? Che amore di Dio! Vieni qua a vivere quello che vivo io, che amore di Dio?” Per questo quando verrà il Messia curerà i ciechi, non cura i tumori.
Quando verrà il Messia non curerà i tumori dei bambini, curerà i ciechi, perché sennò, se non ti cura quest’occhio, non vedi l’amore di Dio e, se non vedi l’amore di Dio, sei fritto, la tua giornata è insoddisfatta.
Ti alzi al mattino, come apri gli occhi al mattino hai una tonnellata qui, hai una tonnellata là, la giornata è tutta un peso perché in fondo sei un orfano perché in fondo non c’è un Dio Padre, perché in fondo tutto dipende da te, è tutto sulle tue spalle! E quando è tutto sulle tue spalle i rimedi te li devi cercar tu, i problemi son tanti, e tu sei come Pietro che affonda nell’acqua.
Quando Pietro è sull’acqua, l’acqua è l’immagine nella scrittura dei problemi, l’acqua non ti regge, i problemi non ti reggono, Pietro affonda e dice… perché, perché perché …il Signore dice: “Guarda me, stai guardando a te, stai guardando alle tue forze, stai guardando gli amici tuoi, stai guardando, stai cercando nel tuo ambiente, stai arraffandoti, stai agitandoti come per…per trovare soluzioni, guardi tutto meno che me!”
Hanno ragione i profeti, quando il Signore manda i profeti al suo popolo dicono: “Fate l’amore con tutto meno che con me” dice il Signore.
Con quante cose hai fatto l’amore tu? Con i progetti, con i soldi, con una donna, con un uomo, con un figlio, con i nipoti, con la casa, con delle stupidaggini, con delle speranze, con delle eeeehhhh… quante… quanto patrimonio di energie, di forze, di tempo abbiamo dato, perché spendere un patrimonio per quello che non ti sazia!
Dice il profeta Geremia: “Perché spendi per quello che non ti sazia mai?”
Per questo Lui dirà: “Io sono il pane”, quello vero, quello che ti sazia.
Allora il demonio, quando entra, accusa Dio. Accusa Dio e ci toglie l’amore di Dio, lo vela: è come se Dio non, non c’è…
Perché la prima domanda interna che tutti abbiamo è: “Ma Dio esiste, sì o no?”
Quando le cose van bene: sì.
Ma quando ti muore un figlio?
Io vado in casa (ero ancora giovanotto) e avevo una sola sorella, che adoravo, 39 anni, mai stata dal medico, trovata sul divano morta, perché è scoppiata una vena in testa (mai stata dal medico!). E la sera, le signore vicine dicono: “Gino possiamo venire a dire il rosario a casa tua?” “Venite” Vengo da una famiglia che non andava in chiesa; io ci andavo pochissimo. “Venite a dire il rosario…” E poi vengono col rosario in mano, mentre lì c’è la cassa nella sala, e dicono: “Ma il Signore doveva permettere che una di 39 anni morisse, una giovane mamma, e ci son le vecchie di novant’anni?”
Ho detto: “Fuori tutte! Mi rubate la fede!
Ma non sapete che io sto combattendo qua: ma Dio c’è, sì o no?
Ma esiste Dio? Esiste un Dio qua? Esiste di fronte al cadavere di mia sorella?
E voi venite con il rosario in mano a dirmi, ad accusare Dio!
Fuori!”
Mia madre mi dice: “Ma Gino, ma che scandalo!”
“Ma che me ne frega dello scandalo!”
Ma sapete che battaglie?
Allora, quando il demonio ti gira attorno, perché vuole entrare, e se entra da ladro ti ruba l’amore di Dio, allora sei fregato! Se non vedi l’amore di Dio nella tua vita, vedi solo i problemi, vedi il bicchiere sempre mezzo vuoto.
È vero che è mezzo vuoto, è vero che sempre ci manca qualcosa nella vita, è vero che tutti abbiamo il bicchiere mezzo vuoto, è vero che abbiamo croci, abbiamo limiti, siamo finiti, ma mai vedi il bicchiere mezzo pieno: mai, mai, mai lo vedi!
Ascolta la gente, ascolta soltanto la musica con cui parla: è una lagna!
È vero, sì o no?
Io, certe volte, certe persone, quando sono nella via centrale del mio paese, dico: “Uh, quella là! Per carità di Dio! Aspetta che faccio finta di…”
Perché, se uno parla, è come per dire: “Oh, dai… vieni dentro nella tomba con me!”
E cioè, è un cimitero… dove uno, ma non per cattiveria: non è gente cattiva, è gente buonissima
Andavo giù, appena arrivato parroco, trent’anni fa. C’era lì una serie di vecchiette col rosario e io andavo lì, e una che adesso è in cielo, ma certamente è in cielo, proprio si lamentava: “Perché mio figlio non viene a trovarmi? Perché? Perché?”
Ma tuo figlio cos’ha? Quarant’anni! Tu sei vecchia come il cucco! Ha quarant’anni! È sposato e ha dei figli! Ha la Tiburtina da fare che è un castigo di Dio! Ma come fa a venire da te tutti i giorni? Ma Dio non ti ha dato un figlio perché ti riempia la vita. Se una di voi è sposata e si aspetta che il marito ti riempia la vita, allora sei fuori dalla realtà: sei da curare!
Il Signore ti ha dato quel ragazzo, perché tu lo prenda per mano e gli dia giornate felici, anche quando non lo merita. Il Signore ti ha dato questa ragazza, perché tu la prenda per mano e le dia giornate felici, contente (avendo tu la forma di Cristo, la forma di Cristo che assume il peccato e perdona) perché tu gli renda leggera la vita.
Per questo ti dà un marito, non te lo dà perché ti riempie la vita: capisci niente, non capisci nulla… dopo lasci questa donna, ne trovi un’altra e fai come Liz Taylor: 8 mariti (tra cui un muratore di 37 anni) e poi ha dovuto drogarsi e bere.
Perché nessuno ti riempie, nessuno ti sazia, perché se sei cieco (ma non perché sei cattivo), non vedi l’amore di Dio.
L’altro occhio è l’amore degli altri. Quando il demonio entra, non ruba solo l’amore di Dio. Perché la prima domanda è: Dio esiste, sì o no?
La seconda domanda che nel cuore abbiamo tutti, anche quelli che non vengono in chiesa, anche quelli che ti dicono che Dio non c’è, hanno una domanda:
“Ma se Dio esiste, è capace di prepararvi una mensa, un banchetto nel deserto?”
Quando la vita è un deserto, il deserto è quando nessuno mi capisce, il deserto è quando non ho strade, non ho soluzioni davanti a me, il deserto è quando grido e nessuno mi ascolta, nessuno mi sente.
Per questo, la prima cosa che il Signore fa quando esce da Nazareth è andare nel deserto, cioè va dove io e te siamo. Dove siamo io e te, nel deserto? Quante volte nessuno ci capisce: la moglie con cui stai a letto (ma non è che è cattiva, ma quante volte non ti capisce…), tuo marito non ti capisce, il figlio non ti capisce. Ma non ti capisce: “ma che stai a dire?” Non ti capisce. È un deserto interiore notevole. Il figlio…
Allora, “c’è Dio?”: prima domanda…
Questo Dio è capace di procurare una mensa nel deserto quando la mia vita è un deserto?
Tanta gente viene a Messa per un impegno, viene a Messa per timbrare il cartellino come un impegno. Ma no! Quando ti sposi non è che fai l’amore per impegno, perché vuol dire che il matrimonio è ben finito.
Non solo il diavolo ti ruba l’amore di Dio ma ti ruba pure l’amore del prossimo: non ti vedi capito da nessuno. Quando è così, adesso state attenti comincia l’accidia, la tristezza.
Quando ti ha rubato l’amore di Dio: Lui non c’è! Lui sta in alto! È roba da preti!
L’amore degli altri?
Ma che amore degli altri? Ma che amore?
Vivete fra una manica di egoisti, ognuno pensa ai fatti suoi. Questo non cambierà mai!
Allora cominci, state attenti, a guardare il luogo in cui vivi.
Provate a pensare..
Guardi la tua casa, il tuo matrimonio, casa tua e dici: la mia vita è tutta qua, con quest’uomo qua?
Guardi tua moglie come un attimo e dici: la mia vita è sempre con questa donna!
Guardi l’ambiente il luogo e hai una desolazione: il luogo in cui vivi sembra che non ti dia niente solo impegni, solo fatica, solo lavoro.
Per questo ci sono uomini che non tornano mai a casa.
Vi racconto di un signore che adesso è in cielo.
Un giorno vengono da me delle persone che sono sulla cinquantina (parlo di 30 anni fa).
“Don Gino venga a cena da noi, noi non scherziamo dobbiamo separarci, non ci intendiamo più”. Vado a cena, perdonate , li ascolto e poi dico a lui: “Tu sei un adultero”. “Don Gino non ho mai tradito mia moglie”
“Si, ma tu fai l’amore con il lavoro , con il lavoro fai l’amore. Lei deve stare lì a scucchiaiare due ore, poi va là con i mestolini a scaldare perché non arrivi mai e perché non arrivi mai? Fai l’amore con il lavoro e tua moglie si sente esclusa finita!”
Quando il diavolo entra e ci toglie l’amore di Dio. Per questo dicevo quando verrà il Messia farà vedere i ciechi. Perché farà vedere i ciechi? Il Messia verrà dicono i profeti: sapete cosa farà, farà vedere i ciechi. Cioè mi farà vedere di qua l’occhio nella Chiesa.
La Chiesa non è il Vaticano, la Chiesa è un luogo meraviglioso: è l’assemblea dove io posso essere aiutato dalla Parola, dai Sacramenti ad aprire l’occhio sulla mia vita.
Si aprirono i loro occhi e videro l’amore di Dio e di qua vedo l’amore degli altri.
Per esempio mio padre è quello che è…
Quanti di voi hanno un problema con il padre anche se è morto , quanti di voi non avete mai parlato, quanti di voi non avete mai detto a tuo padre ti amo, ti amo tantissimo, per vergogna, perché si era abituati, così per timidezza.
Andate sul cimitero dove sta papà a dirgli: “Papà non ti ho mai detto quanto ti voglio bene non te l’ho mai detto, non te l’ho mai potuto dire. Non l’ho mai visto. Ho solo visto i tuoi limiti, i tuoi difetti, ho visto solo quello che ci distanziava. Non ho avuto occhi, non ho mai visto quanto mi hai amato.
Come hai potuto non sapere come ti ama tuo padre?
Ma tu la sai l’infanzia di tuo padre?
Voi sapete che i primi anni di vita sono decisivi, ma è decisivo anche quando un bambino sta nel grembo di sua madre che i primi due mesi sei isterica dice al lui: quello è uno sporcaccione, non stai mai attento, con questa casa, con questi soldi, con il bambino ancora piccolo. Come facciamo? È due mesi che stai in cucina, con un casino. E il bambino si sente rifiutato perché esiste, perché sta vivo e poi….
Quando non vedi l’amore di Dio (è per questo che il Messia verrà a guarire i ciechi, ad aprire gli occhi, come ai discepoli di Hemmaus) allora succede che guardi il luogo dove vivi e non ti piace, guardi le persone che ti circondano, guardi dove lavori…
“Don Gino ma lei non sa cosa vuol dire lavorare in banca? Lei non sa cosa vuol dire lavorare in un ospedale? Lei…”
Ma perché lavorare in una parrocchia, lavorare coi preti è fantastico?
Ma per carità di Dio, io sono con cinque preti!
C’è un signore che ha un’agenzia di viaggi e dice:
“Gino ti regalo un viaggio dove…? Sei stato in Turchia?”
“Mai!”
“Ti regalo io il viaggio, con trenta preti!”
“Vacci tu!”
Ma per carità di Dio, ma ragazzi, ma per carità di Dio, ma per carità di Dio, ma vai con un sondaggio. Devo ancora vedere la Turchia, non la vedrò mai!
State attenti: cosa ci fa il diavolo?
E da lì nasce, nasce la malinconia, l’accidia: l’ambiente non va, la moglie non va, il marito non va, i figli fanno la loro vita, entrano in casa, aprono il frigorifero, prendono il panino, escono. E poi sempre lì così, non ti parlano e tu non hai neanche la forza, sei imbarazzato anche tu, non sai che fare. Hai il figlio che cresce e diventa un estraneo.
Quante volte il figlio in casa cresce e diventa un estraneo. Diventa come … vi è mai successo di andare in un ascensore di quelli stretti, vien su un signore, non lo conosci “uh che freddo e uh che caldo che fa” … per cinque piani…. si dice così….
Cioè non parlano, non comunichi, quante volte tra figli e padri, ma non per cattiveria.
Allora ti guardi attorno, non ti piace il matrimonio, non ti piace il luogo, non ti piacciono le persone, non ti piace, non ti piace – state attenti – la tua storia, la storia che Dio ha fatto con te. Da lì il diavolo fa nascere la malinconia, l’accidia
Da quando sei piccolo, che tuo papà e tua mamma – a volte non le sai queste cose perché non le vedi – ti fanno così soffrire che facciamo come la polvere e la mettiamo sotto il tappeto.
Conosco una signora…. viene da me una coppia e mi dice:
“Don Gino noi abbiamo proprio dei grossi problemi, ci mandi da una psichiatra, da una cosa …, da Cantelmi, da qui da là……”
“Che cosa vi succede?”
Era evidente! Scavo…
Quando lei nasce – due ragazzi sui quaranta/quarantacinque anni – quando lei nasce suo papà ha la debolezza di dire, non va all’ospedale – sapete, anni fa i mariti non andavano all’ospedale a vedere in sala parto, lo fanno adesso, ma una volta – aspetta a casa la notizia. Ha già due figlie e dicono: “È nata un’altra bambina”.
Gli è venuto un accidente, ma proprio grande, e ha avuto l’imprudenza di dirlo alla propria figlia. Mai dire ai vostri figli, ai vostri bambini: non ti volevo.
Non diteglielo mai, anche se vero.
Volevo un maschio, volevo una femmina e sei arrivato tu, mai dirlo, mai, perché gli dici che lui è un abusivo.
Se mio padre e mia madre che mi han generato non mi volevano, ma chi mi vuole?
Il Signore ti vuole, ma bisogna scoprirlo.
Allora questa ragazza ha saputo dal padre, il padre le ha raccontato, con vivacità di colori – imprudenza massima – che quando lei è nata lui è rimasto male “sapessi quando sono rimasto male perché io volevo un maschio, voglio un maschio, un maschio”. Che il Signore non…
Ahó questa qui l’ha saputo da bambina, sette o otto anni, sapete cosa diventa?
Una manager, diventa una intelligente, che si dà da fare, studia, mette sotto tutti i maschi, figurati il marito, fa Pipino il Breve con lei!
Che cosa ti può fare una donna che sa far tutto… Sapete cosa?
Perché c’è un motore dentro di lei, sapete che motore ha?
Adesso a suo padre: “Volevi un maschio? Io sono più di un maschio, te la faccio vedere io!” Ed è una che sa fare, sa vedere, sa risolvere, non è mai stanca, intelligente, organizza, fa e annega tutti perché dentro ha un motore questa donna, far vedere a suo padre – avete capito? – volevi un maschio, io valgo più di un maschio e te lo faccio vedere…
Ma non se ne rende conto, non se ne rende conto!
Perché il demonio t’acceca, t’acceca su di te, sulla tua storia.
Quanti di noi hanno una storia che non hai mai accettato. Mai accettato tuo padre, mai accettato tua madre, mai accettato di essere secondo, perché il primo è il principe d’Inghilterra, il primo è bello, il primo è intelligente, sa tutto
Vi obbligo ad accorgervi che esisto, perché mi amiate.
La nostra storia è che nel fondo non accetti di essere secondo, non accetti di essere terzo…
Allora quando nasci il maschio c’era già, la femmina c’era già, qua non lo pensi mai, ma dentro pensi “ma io che ci sto a fare? Che ci sto a fare io?”
Quante cose non accettiamo dalla nostra vita senza sapere e ce le tiriamo dietro.
Arrivi a quarant’anni, a cinquant’anni che ti porti dietro pesi, ti porti ferite mai conosciute, mai curate, mai. Ma quando tu reagisci ai fatti della vita, reagisci con quei motori che hai dentro che sono spenti.
Perché quando non vivi l’amore che Dio ha per te, è spento il motore.
Quando non vivi l’amore che gli altri hanno per te, che non lo vedi perché vedi il bicchiere mezzo vuoto, si è spento il motore.
Vi ricordate quando vi siete innamorati?
Ricordate il giorno che vi siete innamorati?
Io che mi son fatto prete tardi, a vent’anni mi sono innamorato perdutamente di una maestrina mantovana. Io son del nord. Quando ci s’innamora, ragazzi, vieni a casa, tua mamma che ti rompeva l’anima, è simpatica. È vero sì o no?
Io mi ricordo che mi son messo a cantare….un tipo come me.
Mia nonna che era in casa, ha chiamato mia mamma è ha detto “ Gino si è innamorato”. Era vero! Perché quando t’innamori s’accende un motore dentro, un motore di vita. S’accende un’energia dentro, una luce, c’è un sole dentro per cui tutto….
Per questo dicono davvero i Padri, i Maestri dello Spirito, MAI la ragione profonda delle tue sofferenze è fuori di te. Ma non dirmi che la ragione profonda della tua sofferenza è tuo marito, tua moglie, il tuo lavoro. No! La ragione profonda è dentro, è dentro.
La ragione profonda della gioia, la ragione profonda della sofferenza è dentro.
La radice è dentro, è interna.
Ha ragione il Signore, è il cuore. Tutto dipende dal cuore, la vita è una questione di cuore. Allora quando il demonio, come dice San Pietro fa questo, ci spegne il motore. Spegnendoci il motore cosa fa? Sciopero. Sapete cos’è la pigrizia? È una sorta di sciopero interno, non hai voglia di far le cose, e se le fai sbuffi. Hai capito?
Dai al marito il piatto “tò”, fai la lavatrice “sempre le stesse cose” perché la pigrizia è uno sciopero interno perché non ami più. Ma non ami perché sei cattivo perché ti si sono spente le ragioni del vivere. Quello che prevale è l’insoddisfazione.
Il demonio è riuscito a metterti nel vittimismo. Vittimismo cioè “io meritavo un’altra vita, un altro marito, un altro figlio, meritavo un altro corpo, non un naso così, non due fianchi così, meno” ma guarda che sembrano problemi ma ci sono.
Quando sono andato negli Stati Uniti come missionario nel ’70, nel ’70 in Italia non c’erano i ritocchi estetici. Negli Stati Uniti m’incantavo a guardare le persone.
Mi dicevano: “Gino sta attento perché guardi troppo dopo chissà cosa pensano”.
Perché vedevo le signore che non riuscivano a ridere.
Ridevano come i conigli, avete presente i conigli?
Perché erano tutte tirate ma come tiravano allora, nel ’70.
Non c’era la prevenzione. Le guardavo e mi dicevo “ma guarda quella là come ride”. Una cosa impressionante. Quante cose non accettiamo di noi. Tutto ciò che non accettiamo, quando ti svegli al mattino, allora il demonio si serve di tutto ciò che non accetti.
Uno dei titoli che il Signore dà al demonio in greco è poneros.
Cosa vuol dire in greco poneros? È colui che ti rende tutto faticoso.
Sai chi è il demonio?
È quello, non c’è stanchezza, un conto è la stanchezza un conto è lo stress.
Quando ero missionario, tornavo a casa mia, i miei erano agricoltori e avevano un’azienda, e coltivavano il mais, non quello da dare agli animali ma il mais di razza, e mi dicevano: “Gino dacci una mano”.
Andavo sul trattore, 40 pertiche di terra. Ah Madonna che stanchezza sul trattore! Quando hai finito sei stanco ma una doccia, una birra fredda, una sigaretta e pronto per l’osteria a giocare a carte. È stanchezza passa subito, una birra, una doccia, una sigaretta, passa, ma se sei stressato, no. Non c’è ne birra, ne doccia. Lo stress!
Sai chi è il diavolo? Quando riesce ad entrare a persuaderti, lui è Satana, colui che te la conta su. Satana te la conta su. Colui che ti metti gli occhiali suoi per vedere tuo marito. Adesso tu vedi tuo marito e dici “è così” perché hai gli occhiali con cui lo vedi. Le cose, l’ambiente di lavoro lo vedi con gli occhiali suoi. Gli occhiali del diavolo sono deformanti, sono scuri e non te ne accorgi.
È che noi siamo merlotti, siamo come Eva, ci mettiamo a parlare col demonio,,,ma lui è più furbo, se la mette nel taschino Eva, come noi!
E allora sai che cosa succede? Quando il demonio ti prende, ti da’ il senso del vittimismo, che tu in fondo sei una vittima, che non meritavi questo marito, che non meritavi questa moglie, non meritavi questo corpo, meritavi di più.
E poi guarda la casa, guarda l’ambiente, guarda il luogo dove vivi, guarda le persone che ti circondano, e allora la testa parte. Non solo ti da’ l’accedia, una sorta di mestizia, di malinconia, di tristezza sottile per tutto ciò che mi circonda. Niente è entusiasmante, perché il motore dentro è spento, ma allora parti pure con la tangente della fantasia.
Se avessi un altro uomo, se avessi sposato un’altra persona, se avessi un altro lavoro, un’altra casa, parti per la tangente della fantasia, e lì trovi le pampas argentine, il demonio, lì ti fa cavalcare, cominci a vivere nella non –realtà. Una realtà che non c’è: ti sogni un marito che nessun falegname ti fa, sogni una moglie che nessun fabbro ti farà mai, sogni, fuggi per la tangente, fuggi la dura realtà, e se ti guardi attorno, tutto è faticoso, poneroso il diavolo è poneroso, ti rende tutto stressante.
Perché una mamma, pensate, quando una mamma è stanca, è stanchissima, viene a sapere che suo figlio torna a casa, o per carità, perché magari abita non so dove, la stanchezza le passa, e se ce l’ha non la sente, e si mette a fare la pasta, e si mette a fare i piatti che al figlio piacciono…è vero si o no?
Quando Gigi Proietti, che era di Isola Liri, tornava dalla Francia, dall’America, ha detto in un’intervista-mi ricordo che mi colpì molto-che andava sempre all’Isola Liri finché c’era la sua mamma, perché mangiava- non gliene fregava niente degli chef di Parigi-voleva mangiare le patate come faceva la sua mamma, perché i piatti dell’infanzia sono i più buoni, perché sono legati all’amore, all’amore di tuo papà e di tua mamma quando eri bambino.
Per questo il Signore nasce bambino, perché ci vuole far tornare bambini. Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno.
E allora fratelli cari, adesso ho finito ma ho detto ben poco.
Che cosa è la pigrizia? È uno sciopero interno che il demonio semina con quel processo che vi ho detto, e quando c’è il demonio, allora tutto diventa faticoso, allora cominciano le omissioni. Per questo la liturgia della Chiesa parla di peccato di pensieri parole opere e omissioni. Non fai la missione che Dio ti ha dato, non fai la moglie che Dio ha pensato, non sei la sposa che Dio ha pensato, sei una mezza strega. Non sei il marito che Dio ha pensato, sei il mammone che vuole la pasta cotta al punto giusto, che pensa solo ai cavoli suoi, sei figlio di tua madre, non lo sposo che Dio ha pensato, non sei il figlio che Dio ha pensato, il figlio che Dio pensa è quello che rende allegro il cuore del padre e della madre, ma che allegro il cuore del padre e della madre, te ne freghi!
I nostri ragazzi sono preoccupati di rallegrare il cuore del padre e della madre?
I nostri ragazzi sono presi dalla pornografia, dalle cretinate che vedono sul telefonino che regalate quando ricevono la Prima Comunione. Quando hanno 12 anni ,vedono delle schifezze che se le vedete voi, cascate in terra. Vedono delle cretinate..ma per ore!
Io ho avuto un ragazzo di 9 anni, si fa la Prima Confessione a 9 anni e mi dice: ”Don Gino, di’ a mio papà che mi tolga la televisione dalla camera”…a 9 anni!
Io mica l’ho sollecitato, io neanche tocco quell’argomento con un bambino di 9 anni, che mi metto, a parlare di sesso ad un bambino di 9 anni? Di’ a mio papà-lui sa che sono amico- che mi tolga la televisione dalla camera perché vedo cose che non mi fanno dormire, ma a suo papà non lo posso dire perché è un cretino…sapete chi è lo stolto nella Bibbia?
Lo stolto, il nabal, è quello a cui non puoi dire le cose, perché se gli dici la verità si sente aggredito. Se sei saggio, se sei sapiente, ti dico la verità, ti fa male, ma mi ringrazi. Ti fa male eh? Resti lì, soffri, ma poi capisci che però ti fa bene. Ma se sei stolto, se sei nabal, colui al quale nulla si può dire, se ti dico la verità, ti senti aggredito, e te la prendi. E a quel papà non posso andare a dire: guarda che tuo figlio mi ha detto di….perchè è uno stupido.
Allora, fratelli cari , lo sciopero cosa vuole dire? Tutti siamo in sciopero!
Io ho avuti venti viceparroci nei miei trent’anni che sono stato parroco.
Ce n’era uno che, mamma mia, buono come il pane veh? Mi precederà in Paradiso! Ma gli piaceva “Il cigno verde, il cigno azzurro”, cose che io detesto e che trovo di una stupidità, di una banalità.
Li avete visti questi: il cigno azzurro, il cigno bianco? Quei filmati che sono “prigioniera d’amore”, “tempesta d’amore”, cinquecento quindici puntate.
Lui prete, amava queste cose ed io ero pronto a prendere la televisione e cambiare canale.
Io glieli cambiavo sempre, poi ho detto che razza di egosista che sono, ma lascialo fare, ma lasciagli una serata come gli piace, ma lascialo. Quando ho cominciato questa quaresima, ho impostato la quaresima sul tempo di medicina, Santa Madre Chiesa viene a curarci dal mal fare e dal non fare.
Noi pecchiamo si per mal fare, facciamo male ma pecchiamo anche per non fare.
Vedo il bene ma va a quel paese. Ma vai nell’Aniene, ma chi me lo fa fare tanto non cambia niente, lo sciopero interno. E’ il vizio quando caschiamo nella omissione.
La missione che Dio mi ha dato di fare il parroco, il prete come Lui vuole, il fratello che Lui vuole, la moglie che Lui vuole, il padre che Lui vuole, il figlio che Lui vuole ma non lo faccio o faccio il 10% ed il resto non lo faccio perché tanto non vale la pena, perché sono stanco perché il “Poneros” mi ha spento i motori e mi ha messo in sciopero.
La pigrizia è il vizio di chi sta in sciopero spirituale, ho reso l’idea? Si o no
Per questo se si diventa pigri … che fare? Ecco due esempi.
Un esempio di pigrizia: La suocera di Pietro, il Signore va nella casa di Pietro che è l’inizio della Chiesa, interessante vedere la casa di Pietro come l’inizio della Chiesa. Chi trova?, la suocera che di solito…..entrano 12 uomini…non c’era il forno a micronde…vengono 12 uomini in casa c’era da farsi su le maniche e la suocera è a letto con le febbri e non poteva servirli perché ha le febbri.
Quante volte non serviamo, non perché sono cattivo, perché non ce la faccio. Ho febbre. Il Signore però la tocca, Il Signore ti tocca. Il Signore ha dato ai sacerdoti le mani consacrate.
Ieri abbiamo fatto la prima Messa in parrocchia di un giovane prete e li abbiamo tutti baciato le mani. Perché baciamo le mani? Perché sono le mani di Cristo nel tempo, le mani Di Cristo che continuano a toccarti, Ti tocca la predicazione il cuore, Ti tocca la mente, Ti tocca con il perdono, Ti tocca con i sacramenti. E’ Cristo che ti tocca e Ti da una vita risuscitata, la risuscita e si mise a servire.
Come si vince dalla pigrizia?
Con un proposito? Adesso voglio essere la moglie che Dio vuole? No, no, deve venire Cristo. Fatti toccare da Cristo e come Ti tocca Cristo con la predicazione della Parola, con i sacramenti, soprattutto Parola e Sacramenti. Non solo parola, non solo catechesi, ma catechesi e comunità, catechesi e sacramenti. Come i discepoli di Emmaus
Non grandi discorsi, non grandi convegni, grandi chiacchiere, non la fiera delle chiacchiere, la fiera delle ecclesialese, la fiera delle parole fatte che non portano da nessuna parte, che annoiano da morire, certi convegni bisogna stare con la bomba ossigeno, fammi respirare, ti fanno venire il latte alle ginocchia.
Come Cristo ci tira fuori dalla non fede, dallo sciopero, ti riaccende il motore: ”Quando ci faceva la catechesi il nostro cuore ardeva”, quando senti una predicazione viva, come stasera non perché sono un oratore, ma perché il Signore mi ha regalato, è opera Sua, perché Vi ama, Vi ha regalato …
Non sei preoccupato per stasera?
No, io non l’ho cercato, la dottoressa non la conoscevo, non sapevo che faccia tu avessi, non vado a cercare soldi, non vado a cercare onori, perché sono scaduto, sono in periferia, la mia carriera è stata da parroco a viceparroco ed è il titolo scritto, carriere non ne faccio,
Perché vado là?
Perché sono sicuro che il Signore ama quella gente e per amore a loro mi darà una parola.
Allora questa sera siete stati attenti. Perché?
Perché siete fatti per il Vangelo, perché quando vi arriva il Vangelo il cuore si sveglia, il cuore si sveglia! Non guardi nella borsa, non guardi la tua vicina come è vestita, non ti distrai. Magari non approvi tutto, magari ti secca anche, ti disturba stare attento.
Perché qui vengo con due pani e cinque pesci, avete capito, e ce ne è per tutti!
Ce ne è per tutti e chi moltiplica?
Io? Tu ? No, il Signore! Il Signore moltiplica!
Come uscire dalla pigrizia, come la suocera di Pietro?
Come lasciarsi toccare dalla mano di Cristo, dalla predicazione, dalla Parola?
Andate e prendete tutta la predicazione buona che c’è nella chiesa, la predicazione vera: non i “temini” da terza media!
Non gli appelli, non le frasi fatte, non dove dicono le cose già con quel tono di voce da prete, toni di voce che non dicono niente, non dicono niente, volano sopra le teste delle persone. Cercate una predicazione viva, che c’è nella Chiesa.
Il Signore ama la sua Chiesa, La ama, La rende santa, La ingioiella come una sposa.
E i gioielli della Sposa, che è la Chiesa, sono il Vangelo che da, sono i Sacramenti che da’, sono i presbiteri che mette in essa per fare questo.
Questo è il modo per uscire dallo sciopero e quando esci da questo sciopero interno esci dalla tristezza, esci dalla fatica perché ritrovi il giardino.
Quando Eva pecca, quando peccano Adamo ed Eva, tutto il giardino diventa spinoso, tutto è fatica: adesso litigano, adesso è dolore, è fatica, è sudore e sono nudi!
Nudi non perché non hanno i vestiti, sono nudi perché adesso tutto li ferisce.
Quando sei nudo, perché sei lì con il demonio, tutto ti ferisce.
Tutte le stupidaggini: una telefonata, il tono della voce, “mi ha parlato così, doveva dirmi cosà”, le cretinate che ci fai un dramma, mezza giornata sotto il treno la butti dalla finestra per una stupidaggine.
È vero si o no?
Allora fratelli cari, come, a partire da me, perché io predico per prima alla mia anima, come dobbiamo uscire dal vizio della pigrizia, della tristezza, del vittimismo?
Buttandoci ad ascoltare la Parola, perché dalla predicazione, dall’ascolto nasce la Fede e poi dai sacramenti.
May 24, 2023
5º Capitolo Generale del Monastero Wi-Fi, 14 ottobre 2023

Se la gente sapesse, ma dico sapere veramente, che cosa succede davvero alla messa, ci sarebbe la ressa fuori dalle chiese. Non ricordo se lo dicesse padre Pio o santa Teresina, in ogni caso lo dico anche io. E lo penso spesso quando arrivo trafelata, sempre in ritardo (tranne la domenica, ma solo perché vado con mio marito, il quale mi fa arrivare puntuale a suon di esortazioni non tutte ripetibili qui), alla messa quotidiana. Insomma, tra la gente che non sa, ci sono anche io. Se ci credessi davvero non me ne perderei un secondo, come mi disse una volta padre Emidio (“quando devi andare dal notaio per comprare la casa arrivi puntuale? Pensi che quello che succede alla messa sia da meno?”).
A mia parziale discolpa vorrei dire che l’avvenimento che si verifica nella messa è una cosa così grande che il nostro piccolo cuore, la nostra piccola mente non lo possono contenere. E così spesso ci accontentiamo di afferrare un pezzettino solo della grandezza che abbiamo a disposizione.
È per questo che aspetto con più ansia degli altri il prossimo capitolo generale del Monastero wi-fi, di cui dichiariamo ufficialmente aperte le iscrizioni. Perché sarà sull’eucaristia.
Il 14 ottobre siamo tutti invitati nella Basilica di San Pietro! Venite e portate amici. Sarà una pioggia di grazia, e se ci aiutate a diffonderla sarà un fiume di bene che si diffonderà da noi al mondo. La messa è la preghiera più importante, l’esorcismo più potente, il miracolo più sconvolgente, l’atto d’amore più alto, l’incontro più intimo.
Non pubblichiamo ancora il programma nei dettagli perché stiamo aspettando delle risposte, ma avevo fretta di pubblicare oggi questo invito, nella festa di Maria Ausiliatrice che è la nostra manager. In più come sempre dobbiamo incastrare, capire gli orari di apertura e chiusura della Basilica, che è sempre la più importante del mondo, e non vorrei che ci abituassimo a questa cosa enorme fino a darla per scontata. Per la terza volta saremo accolti nel cuore della cristianità, sulla tomba di Pietro, sulla terra bagnata dal sangue dei martiri, sopra le tombe dei Papi, insomma alla fonte della nostra fede.
Gli incontri seguiranno lo schema della messa: come si entra nella celebrazione, dal segno della croce, alla richiesta di perdono dei peccati fino al Gloria; perché si celebra la Liturgia della Parola, poi la preghiera dei fedeli, l’offertorio, la transustanziazione, l’agnello di Dio, la vita eterna a cui ci danno accesso la carne e il sangue di Cristo, e infine l’eucaristia che costruisce la Chiesa, e l’adorazione.
Avremo con noi padre Maurizio Botta, don Fabio Rosini, don Pierangelo Pedretti,
madre Maria Emmanuel Corradini, don Gino Tedoldi, don Laurent Touze, padre Serafino Tognetti, don Francesco Buono, don Paolo Prosperi, don Massimo Vacchetti.
Un super concentrato di sapienza e intelligenza tipo bomba!
Vi consigliamo di prenotare presto treni o aerei e posti per dormire, per contenere i costi, e come sempre per tutte le necessità e informazioni potete scrivere a monasterowifi@gmail.com
May 22, 2023
Giovani che crescono con il fango

Humanae Vitae: vite vissute
di Costanza Miriano
“Ho cominciato a prendere la pillola a quindici anni, come tutte le mie amiche. Senza pormi il problema. Quando mi sono sposata e i figli non sono arrivati subito, mi sono chiesta tante volte se il bombardamento ormonale abbia influenzato la mia fertilità”.
“Ho preso la pillola tanti anni, prima e dopo il matrimonio. Tutte le mie amiche lo facevano. Poi quando gli effetti collaterali hanno cominciato a farsi sentire, ho messo la spirale. Poi la spirale mi è penetrata nell’intestino, e mi sono dovuta operare. A quel punto ho chiuso le tube”.
“Abbiamo cominciato a vivere il fidanzamento come si vive nel mondo, cioè senza neanche porci il problema della sessualità. Poi abbiamo scoperto la bellezza di vivere una sessualità ordinata, casti fino al matrimonio e casti anche dopo, perché castità è stare nel disegno di Dio, con una sessualità aperta alla vita”.
Altro che convegno di teologi, altro che polemiche ecclesiali: al Congresso organizzato dalla cattedra di Bioetica di Jérome Lejeune (con tanti partners) su Humanae Vitae del 19 e 20 maggio ha parlato la carne, la vita delle persone.
Teologi, medici, bioeticisti, ma soprattutto persone, storie, vite, e anche esperienze di coloro che con le vite umane si sporcano le mani. E peccato che non ci fossero i prelati che si interrogano su come rendere il no alla contraccezione accettabile al mondo, parlando di gradualità, di come andare avanti nella riflessione. Nel frattempo, mentre la Chiesa lo insegue arrancando, sempre in ritardo, sempre a saldi finiti, il mondo è andato avanti, talmente avanti che ha fatto il giro, e fa i conti con la disperazione, i problemi psichiatrici che vengono fondamentalmente da una vita vissuta senza responsabilità, e con la ovvia estinzione a cui ci porteranno le culle vuote, naturale conseguenza di vite vuote. Vuote di impegno, serietàù coraggio.
È stato un convegno meraviglioso, non tanto perché il Cardinal Ladaria ha magnificamente ribadito la validità di Humanae Vitae, tracciando una lucida analisi delle conseguenze a cui porterebbe il sì alla contraccezione, cioè la rottura del legame con la natura e la Verità – quindi sì al gender, ai rapporti omosessuali, al transumanesimo – e mettendo una pietra sopra a tutte le chiacchiere, essendo lui, lo ricordiamo, l’autorità ultima, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. È stato meraviglioso e appassionante ancor più perché ha fatto sentire la voce della chiesa, dagli Stati Uniti alla Francia, dal Giappone al Costa Rica, passando per l’Africa, con dei relatori spettacolari, che hanno denunciato come nei villaggi africani si chiedano antibiotici e si ricevano invece contraccettivi, che le donne africane non vogliono (ma che a forza di bombardamento culturale ed economico faranno accettare alle adolescenti africane), a riprova del fatto che all’OMS non interessa curare la vita delle persone, ma portare avanti un progetto di umanità. Aveva predetto anche questo Paolo VI, che la Chiesa ha proclamato santo, ricordiamolo: se noi permetteremo alle coppie di risolvere in questo modo la questione della fecondità, “chi impedirà ai governanti di favorire e persino imporre ai loro popoli (come si sta facendo in Africa, ndr), se lo ritenessero necessario, il metodo di contraccezione da essi giudicato più efficace?”
E queste voci, riunitesi a Roma da tutto il pianeta, hanno detto tutte la stessa cosa. Il no di Paolo VI alla contraccezione è valido ancora, e lo sarà sempre, perché corrisponde alla Verità dell’uomo, è per il suo vero bene. Lo hanno detto illustri accademici – il top di gamma – e lo hanno detto persone comuni, studiosi e sacerdoti, bioeticisti e sociologi, medici e filosofi, genetisti e antropologi. Va bene ascoltare il mondo, ponendosi il problema della pastorale, ma qualche volta va ascoltata anche la Chiesa, intesa come persone che vi hanno qualche ruolo ma anche semplici fedeli. Non gente che si sente inferiore al mondo e cerca di inseguirlo, ma la Chiesa maestra di umanità. Siamo rimasti gli unici, infatti, a proporre una visione diversa dell’uomo: magistrale per esempio l’analisi fatta dalla professoressa Oana Gotia, che ha parlato di come i modelli culturali influiscono sull’educazione, a partire dalla narrazione divulgata dai film Disney, che negli ultimi anni presentano sempre più eroi che non sono tanto eroici, e personaggi femminili che vogliono solo affermare la loro indipendenza. E poi c’è la bellezza che ferisce il cuore (san Tommaso definisce la castità la virtù bella, ed è l’unica virtù per cui usa questa parola), e dell’amore che è unica via alla conoscenza.
Le voci di chi Humanae Vitae prova a viverla vanno ascoltate, valorizzate, diffuse, perché la felicità è contagiosa, e si diffonde solo così, per inseguimento, per invidia: devi vedere la bellezza dell’amore fra due sposi che si fidano di Dio, e così ti viene voglia di imitarli. Al di là delle polemiche ecclesiali, due giorni di bellezza e intelligenza, due giorni per sentirci Chiesa, da tutti gli angoli del mondo a confermare la stessa Verità che Dio ha messo nel cuore di tutti. Due giorni per ricordarci che la Chiesa è viva, perché è vivo il suo Sposo, e che la voce della Verità non verrà mai soffocata.
May 19, 2023
L’attualità di Humanae vitae, enciclica coraggiosa e profetica. L’intervento del cardinale Ladaria
Discorso al Congresso internazionale, dal titolo “Il mio corpo mi appartiene”.
Humanae vitae: l’audacia di un’enciclica sulla sessualità e la procreazione umana.
Luis F. Card. LADARIA
Desidero salutare cordialmente la Presidente della Fondazione in Spagna, dott.ssa Mónica López Barahona, e ringraziarla per l’invito a partecipare a questo Congresso internazionale sull’Humanae Vitae organizzato dalla Cattedra Internazionale di Bioetica Jérôme Lejeune. Saluto inoltre tutti i partecipanti e auguro loro un piacevole soggiorno a Roma.
L’enciclica Humanae vitae ha affrontato i temi della sessualità, dell’amore e della vita, che sono intimamente interconnessi. Si tratta di questioni che riguardano tutti gli esseri umani in ogni epoca. Per questo motivo, il suo messaggio rimane rilevante e attuale anche oggi. Papa Benedetto XVI lo ha espresso con queste parole: “Ciò che era vero ieri rimane vero oggi. La verità espressa nell’Humanae Vitae non cambia; anzi, proprio alla luce delle nuove scoperte scientifiche, la sua dottrina diventa più attuale e ci spinge a riflettere sul suo valore intrinseco”. Lo stesso Papa Francesco ci ha invitato, nella sua Esortazione post-sinodale Amoris Laetitiae, a “riscoprire il messaggio dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI”, come una dottrina che non solo ha un valore intrinseco per la Chiesa, ma anche per la Chiesa. come una dottrina che non solo dobbiamo conservare, ma che ci viene proposta per essere vissuta. Una norma che trascende l’ambito dell’amore coniugale e che è un riferimento per vivere la verità del linguaggio dell’amore in ogni relazione interpersonale.
È stata sottolineata l’audacia di Paolo VI nel resistere alle pressioni per approvare l’uso di contraccettivi ormonali nei rapporti sessuali all’interno del matrimonio cattolico. Tuttavia, a mio modesto parere, la vera audacia dell’enciclica è molto più profonda. È di carattere antropologico, ed è in questo senso che questa enciclica può aiutarci oggi ad affrontare le sfide antropologiche che si presentano nella nostra società.
L’enciclica, nel rispondere al problema dell’uso dei contraccettivi, colloca il suo giudizio morale in un’ampia prospettiva antropologica, con una visione integrale dell’uomo e della sua vocazione divina. L’enciclica fonda la sua dottrina sulla verità dell’atto d’amore coniugale sulla “connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l’uomo non può spezzare di sua iniziativa, tra i due significati dell’atto coniugale: quello unitivo e quello procreativo”. Su questa base, si oppone l’antropologia dominante, che considera l’essere umano come un costruttore di senso attraverso le sue azioni. Questo si traduce, nel campo della sessualità, nell’affermazione che l’uomo non può limitarsi a essere un soggetto passivo delle leggi del proprio corpo, ma che deve essere lui stesso a dare senso alla propria sessualità. È l’antropologia che antepone la libertà alla natura, come se fossero due elementi inconciliabili. Tuttavia, Paolo VI avverte che, prima della libertà, ci sono significati, comprensibili all’uomo dalla ragione, che l’uomo non ha scelto, e che orientano e regolano il suo comportamento. Se l’uomo è capace di riconoscere e interpretare i significati unitivi e procreativi dell’atto coniugale, potrà realizzare correttamente la propria esistenza e portarla a compimento. Per l’enciclica, la natura non è in tensione con la libertà, ma dà alla libertà i significati che rendono possibile la verità dell’atto d’amore coniugale e ne permettono la piena realizzazione. Questa, a mio avviso, è la vera audacia dell’Humanae vitae e conferisce all’enciclica la sua radicale attualità.
Rifiutare l’enciclica non significa solo accettare la morale della contraccezione, ma anche accettare un’antropologia dualistica che vede la natura come una minaccia alla libertà e che ritiene che manipolando il corpo si possano cambiare le condizioni di verità dell’atto coniugale. La possibilità di amare con il sesso ma senza figli si tradurrà nella realtà del sesso senza amore, che non solo ha prodotto una banalizzazione della sessualità umana, ma ha anche portato a una trasformazione della comprensione di cosa sia l’intimità sessuale e di cosa siano le relazioni sessuali a livello sociale.
Solo così si può spiegare l’incapacità delle odierne società occidentali di riconoscere le differenze morali tra l’unione sessuale di un uomo con una donna e l’unione sessuale tra due persone dello stesso sesso. Se è la persona a dover dare un senso alla propria sessualità, attraverso i suoi atti liberi, allora non c’è alcun problema ad ammettere, ad esempio, rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso, poiché l’unica cosa che conta è che questa “unione affettiva” sia liberamente acconsentita. Quindi, secondo questa prospettiva, è la libertà a determinare la verità dell’azione. Non si ritiene necessario che l’atto umano, in questo caso l’atto di amore coniugale, risponda a un significato preesistente, naturale o stabilito da Dio, ma semplicemente che sia un atto libero. L’enciclica si opponeva a questa antropologia ed era in grado di affrontare i problemi che ne derivavano con una visione profetica.
Il rifiuto dell’Enciclica non ha riguardato solo la visione dell’amore e della sessualità, ma anche la percezione del corpo stesso. L’antropologia contraccettiva è un’antropologia dualistica che tende a considerare il corpo come un bene strumentale e non come una realtà personale. L’espressione che dà il titolo a questa conferenza, “Il mio corpo mi appartiene”, riflette questo carattere strumentale del corpo, questo dualismo, in cui il corpo è ridotto a pura materialità e, quindi, a un oggetto suscettibile di manipolazione.
Questa reificazione del corpo non solo comporta la perdita della verità dell’amore umano e della famiglia, ma ha portato a un’allarmante diminuzione delle nascite e a una moltiplicazione del numero di aborti. Il rifiuto dell’indissolubilità dei due significati, che proclamava la regolazione della natalità con l’uso di contraccettivi, si è evoluto nella manipolazione artificiale della trasmissione della vita, attraverso le tecniche di riproduzione assistita.
Prima si è accettata la sessualità senza figli, poi si è accettato di produrre figli senza l’atto sessuale. La vita prodotta non è più considerata, di per sé, come un “dono”, ma come un “prodotto” e viene ora valutata in termini di utilità. Questa utilità, misurata in funzioni concrete, viene ora chiamata “qualità della vita”. La qualità della vita diventa così un concetto discriminante tra vite degne di essere vissute e vite indegne di essere vissute e che quindi possono essere soppresse: aborti eugenetici, eliminazione di persone con disabilità, eutanasia di malati terminali, e così via. Il tutto addolcito da una certa “compassione” verso le persone che si trovano in queste situazioni (eliminazione del malato), compassione verso i loro parenti e verso una società che si risparmierà costi inutili.
Questa manipolazione del corpo, tipica del relativismo morale e presente nell’antropologia contraccettiva, è presente in due ideologie attuali: l’ideologia gender e il transumanesimo. Entrambe partono dalla premessa che non esiste alcuna verità che possa limitare l’attuazione dei loro postulati ideologici. Ancora una volta, la libertà è posta in opposizione alla natura. Questa esaltazione della libertà, slegata dalla verità, fa sì che entrambe le ideologie presentino il desiderio e la volontà come garanti ultimi delle decisioni umane. Ecco perché la continuazione della frase “Il mio corpo mi appartiene” sarà… “e ne faccio quello che voglio”. Questo “ciò che voglio” è l’espressione del solo desiderio come garante della decisione morale. Ma è proprio il corpo umano che appare come un ostacolo, come un limite, alla realizzazione del desiderio.
Se l’ideologia del gender pretende che i cittadini costruiscano socialmente il proprio sesso, sulla base di una presunta neutralità sessuale, allora deve negare una verità antropologica fondamentale come il dimorfismo sessuale (maschile e femminile) insito nella specie umana. Ecco perché l’ideologia del gender nega che l’identità di una persona sia legata al suo corpo biologico: una persona non è identificata dal suo corpo (sesso) ma dal suo orientamento. Cancella ogni relazione con il genere binario per proclamare la diversità sessuale.
Allo stesso modo, nel transumanesimo, la persona è ridotta alla sua mente, o meglio, alle sue connessioni neurali come supporto della sua singolarità. La singolarità è ora l’essenza della persona, senza il corpo, che la identifica e che può essere trasferita a un altro corpo umano, a un corpo animale, a un cyborg o a un semplice file di memoria.
L’ideologia di genere e il transumanesimo sono espressioni di questa antropologia, rifiutata dall’Humanae vitae, che nega al corpo il suo carattere personale e lo riduce a mero oggetto manipolabile. L’identità culturale, sociale e giuridica della persona non è intrinsecamente legata alla sua mascolinità o femminilità. La sua identità personale è ora basata sul suo orientamento, cioè senza connessione con il proprio corpo e senza relazione con il corpo dell'”altro”, del sesso opposto. È un’antropologia che ha separato la vocazione all’amore dalla vocazione alla fertilità. In questo senso è, fondamentalmente, un’antropologia a-storica, che cerca solo il momento presente, un’antropologia del carpe diem.
In questa antropologia, il cyborg appare come la sua piena realizzazione. È attraverso il cyborg che si realizzerà la vera emancipazione biologica:
a) perché renderà possibile la costruzione del corpo e del sesso attraverso le biotecnologie;b) perché il cyborg rende possibile un mondo senza riproduzione sessuale umana; un mondo senza maternità, il sogno del femminismo radicale.Il cyborg proietta l’ideologia di genere verso un futuro post-gender e il transumanesimo vuole, attraverso il cyborg, che anche quel futuro sia postumano.
L’unica risposta possibile a queste ideologie è la riscoperta di un’antropologia integrale della persona, come proposto nell’Humanae vitae, come unità di corpo e anima; un’antropologia capace di comprendere la pienezza della libertà nell’integrazione con la natura umana. Solo in questo modo gli esseri umani potranno essere se stessi. Benedetto XVI lo ha espresso così nell’Enciclica Deus caritas est: “L’uomo è veramente se stesso quando il corpo e l’anima formano un’intima unità […] è l’uomo, la persona, che ama come creatura unitaria, di cui fanno parte il corpo e l’anima. Solo quando entrambi sono veramente fusi in un’unità, l’uomo è pienamente se stesso”
Nel ventesimo anniversario della pubblicazione dell’Enciclica Humanae vitae, Giovanni Paolo II ne aveva già rilevato il carattere profetico: “Gli anni successivi all’Enciclica”, disse Giovanni Paolo II, “nonostante il persistere di critiche ingiustificate e di silenzi inaccettabili, hanno potuto dimostrare con sempre maggiore chiarezza che il documento di Paolo VI è sempre stato non solo di grande attualità ma anche ricco di significato profetico”.
Il significato profetico dell’Enciclica trova il suo fondamento nella concezione antropologica integrale di ciò che significa la verità dell’amore, della sessualità e della vita. Un’antropologia integrale che rifiuta, da un lato, il riduzionismo biologico del transumanesimo e, dall’altro, la negazione del corpo da parte dell’ideologia gender. L’enciclica è ancora valida perché è la giusta risposta, da parte del Magistero, alle antropologie dualistiche che vogliono strumentalizzare il corpo e che non sono nuovi umanesimi, postmoderni e secolari, ma veri e propri antiumanesimi. L’enciclica propone un’antropologia della persona intera, un’antropologia capace di unire la libertà con la natura.
Anche oggi si realizza ciò che l’enciclica aveva già annunciato di sé: “Si può prevedere che questi insegnamenti non saranno forse facilmente accettati da tutti: ci sono troppe voci – amplificate dai moderni mezzi di propaganda – che sono in contrasto con quella della Chiesa. A dire il vero, la Chiesa non è nuova ad essere, come il suo Divino Fondatore, “segno di contraddizione” (cfr. Lc 2,34); ma non per questo cessa di proclamare con umile fermezza tutta la legge morale, sia naturale che evangelica”. Anche noi, in mezzo al nostro mondo, siamo chiamati a essere un “segno di contraddizione”, proclamando con umiltà e fermezza la verità dell’essere umano, dell’amore, della sessualità e della vita.
Spero che questo Congresso contribuisca a testimoniare questa verità. Grazie.
May 18, 2023
La profezia di Humanae Vitae
Avrei voluto dare un attacco scioccante a questo pezzo, scrivendo che i preti non considerano più la contraccezione un peccato, e se la menzioni in confessionale, fanno spallucce. Poi però ieri un’amica mi ha scritto che addirittura è stato il suo parroco a suggerirle di prendere la pillola, e mi è caduta la penna, insomma la mano sul computer.
La verità è che questa notizia sciocca solo pochi, “noi felici pochi”, perché anche se il Catechismo su questo è chiarissimo e granitico, ormai rarissimi pastori nella Chiesa hanno il coraggio di dire la verità sull’argomento, a cominciare dagli accademici e da quelli che dovrebbero dettare la linea. E mentre nel mondo, fuori, i metodi naturali conquistano consensi fra le donne più consapevoli, seppur solo per alcune delle motivazioni dei cattolici (sono sicuri; sono, appunto, naturali e non bombardano di ormoni il corpo; non inquinano; aumentano la consapevolezza di sé; non mettono a rischio la fertilità; non procurano embolie né problemi di circolazione; non fanno venire la cellulite, argomentazione che avrei messo per prima, ma pareva brutto), mentre insomma le donne più attente cominciano a fidarsi, proprio i cosiddetti credenti dimostrano di non crederci, e li ignorano in massa. Ma non tutti.
E così, cattolici da tutto il mondo si sono dati appuntamento all’Augustinianum a Roma, su invito della Cattedra internazionale di Bioetica Jerome Lejeune, domani, venerdì 19 e sabato 20 maggio per rilanciare “dal popolo” la profezia di Humanae Vitae, l’enciclica con cui Paolo VI nel 1968, con un coraggio da leone, ribadì il no della Chiesa alla contraccezione, nonostante i cinque anni di lavori della Commissione istituita da Giovanni XXIII avessero dato un responso diverso. La Chiesa si spaccò, molte conferenze episcopali si ribellarono, laici di tutto il mondo gridarono allo scandalo, ma il Papa non arretrò di un centimetro.
La verità è che moltissimi non hanno capito il senso dell’enciclica, “che tanto da vicino tocca la felicità degli uomini”. Dire no alla contraccezione artificiale e fare all’amore dentro una unione benedetta da Dio significa dire all’altro: “io prendo tutto di te. Non voglio solo che tu mi dia piacere”, benché il piacere non sia un accessorio (infatti lo ha inventato Dio e gli ha affidato la vita; san Tommaso sostiene che Adamo ed Eva prima del peccato originale lo provassero alla grande: catholics do it better!). Significa dire: “voglio tutto di te, la tua persona, non solo una parte del tuo corpo. Accolgo te, la tua storia, i tuoi limiti, mi prendo tutto e ti do tutto, senza riserve, e se viene un figlio ci sto, una persona con i geni miei e tuoi, di mia madre e mio padre e dei tuoi, e tutti i tuoi antenati, geni che non potranno mai più essere separati”. Chi non vuole essere amato così? In modo incondizionato e indiviso?
La verità è che la proposta della Chiesa sulla sessualità risponde al cuore dell’uomo, è quindi reale e ragionevole, ma ha bisogno del passo in avanti che ti fa fare la fede, per dire sì a ogni vita che arriva. Facendo i conti con la calcolatrice, quando mai decidi che hai abbastanza tempo, soldi, spazio, energie per accogliere tutti i figli che verranno? I nostri nonni facevano schiere di figli anche senza risorse, semplicemente perché arrivavano: si tiravano su le maniche e trovavano il modo di farcela. Ma se la decisione viene messa nelle tue mani, puoi buttarti solo se sai che in questa impresa si è impegnato al tuo fianco Dio. Che è precisamente il motivo per cui il no alla contraccezione è ampiamente ignorato nella Chiesa, sia dai fedeli che, cosa ben più grave, da molti pastori: perché non credono in Dio. Al massimo lo stimano. Possono considerare la sua opinione sull’ecologia e la guerra, forse, ma sulle questioni importanti, quelle che toccano la gente da vicino, non hanno il coraggio di chiedere troppo ai fedeli. “Sugli affari miei, cioè i soldi e il cuore, decido da solo”. Che ne sanno della felicità di vivere sapendo che non sei da solo, che qualcuno di molto, molto forte gioca nella tua squadra, e ti difende da tutto, “whatever it takes”, perché Lui sì che può dirlo…
May 16, 2023
E di nuovo verrà nella Gloria
di Costanza Miriano
Parlare di ultimi tempi, di giudizio divino, di vita ultraterrena non è chic: se lo fai fuori, nel mondo, sei considerato un mentecatto, ma anche se lo fai dentro la Chiesa, tendenzialmente non fai una gran figura. Sei un po’ uno dalla fede semplice, popolare. Poi c’è chi non si cura di tutto questo, e ha il coraggio di affrontare le domande ultime, le più importanti, quelle che alla fine prima o poi ci riguarderanno tutti. Tipo Cristiano Ceresani, che nella vita oltre al marito e al padre fa anche il Consigliere parlamentare della Camera dei Deputati, e ha ricoperto diversi incarichi dirigenziali nel Governo. Non proprio uno sprovveduto, dunque.
Èschaton, Gesù di Nazareth e il futuro del mondo è un libro davvero monumentale, e non solo per le dimensioni. Lo è per la grandezza del tema che affronta, e lo è per la mole di informazioni che contiene, per lo sguardo di insieme con cui abbraccia un panorama che va dalla vita di Gesù agli ultimi tempi, passando – rapidamente – per la storia della Chiesa con tutta la sua bellezza e i suoi nodi problematici, senza eluderne praticamente nessuno; un libro che insieme riesce a esporre tutto questo in modo accessibile davvero a molti, dai più colti teologi al fedele semplice. Lo stile è divulgativo nel senso più alto e positivo del termine, cioè rende accessibile anche il pensiero complesso, ed è unito al coraggio nell’affrontare le questioni più spinose, che poi sono quelle che ti impediscono di abbandonarlo a metà, nonostante le oltre 600 pagine. Spero di non spaventare nessuno con l’accenno alle dimensioni: vi assicuro che si comincia a leggere e ci si coinvolge come in un thriller, ci si scalda e ci si interroga, insomma l’impresa non solo è fattibile, è appassionante. Basta avere voglia di seguire Cristiano Ceresani, che con una invidiabile facilità di scrittura ci prende per mano e ci conduce con pazienza ed enciclopedica cultura attraverso tuto ciò che c’è da sapere sul tema.
Il tema sono, appunto, gli ultimi tempi. Perché Gesù tornerà – lo sappiamo, lo crediamo e lo proclamiamo nel credo ogni domenica – tornerà e giudicherà i vivi e i morti. Innanzitutto, complimenti per il coraggio all’autore che, a differenza di tanti che hanno trasformato la nostra fede in una teoria sociologica, ci crede. Ci crede e non mostra, vivaddio nessuna sudditanza culturale nei confronti del pensiero unico. Ci vuole coraggio ad andare su Rai1 a dire che la causa dell’emergenza ecologica è il peccato dell’uomo che si è allontanato da Dio, e che Satana agisce nella storia del mondo. Come ha sottolineato Quagliariello alla presentazione del libro – con i Cardinali Muller e Burke, ci sarebbe stato da parlare per ore e ore dopo i loro interventi – se di ultimi tempi parla uno tipo Francis Fukuyama il dibattito culturale si accende, se ne parla un cristiano, come dicevo all’inizio, è un credulone che abbocca alle profezie.
Cosa dire degli ultimi tempi? Innanzitutto possiamo sicuramente affermare, intanto, che oggi sono più vicini di quanto non lo fossero ai tempi di Gesù. E questo è un dato di fatto. Anche se per Dio mille anni sono come un giorno, sono passati duemila anni da quando Gesù ci ha detto che sarebbe andato a prepararci un posto, e che poi sarebbe tornato. Inoltre ci ha detto che il momento esatto in cui ciò avverrà non lo sa nessuno, neanche lui, solo il Padre, ma nello stesso tempo ci ha detto di scrutare i segni dei tempi. Come stare davanti a questa prospettiva?
Penso che l’atteggiamento del cristiano debba essere in equilibrio tra la vigilanza degli asceti e la serenità di san Luigi Gonzaga, quello che quando gli chiesero cosa avrebbe fatto se avesse saputo che all’indomani sarebbe finito il mondo, rispose che avrebbe continuato a giocare a palla. Che non è la noncuranza di chi in fondo in fondo non ci crede (la maggioranza anche tra i cattolici), o rimuove i temi escatologici, ma la serenità di chi vive in grazia di Dio ed è pronto a presentarsi a Lui.
Nella prima parte l’autore comprende con una sguardo ampio ma attento tutta la storia di Gesù ma anche dei più grandi interrogativi esegetici. La seconda affronta più direttamente i temi escatologici: “ la sensazione generale è che nessuno oramai attribuisca più molta importanza al significato storico dei discorsi escatologici di Gesù narrati nei Vangeli sinottici e tantomeno ai ‘segni’ premonitori della seconda venuta di Cristo in essi doviziosamente descritti. … Chi, come me, osa invece addentrarsi in questi misteri nel tentativo di riconnettere le vicende storiche con la Parola di Dio, viene oggi guardato con diffidenza e sospetto… L’escatologia cristiana non può essere intesa come pura ‘futurologia’… ma è altresì vero, però, che essa non è nemmeno una favoletta che racconta un futuro spettacolo cosmico finale”. E sottoscrivo in pieno quanto scrive: “se così è, la questione del ‘quando’ e del ‘come’ l’atteso e promesso regno di Dio si manifesterà in modo visibile e in pienezza, dovrebbe divenire oggetto di maggiore attenzione da parte del mondo teologico”.
Propongo ufficialmente un convegno in cui dei teologi seri rispondano agli interrogativi sollevati qui. La questione è vitale perché come scrive Ceresani “in nessuna parte delle Scritture tuttavia la salvezza definitiva dell’uomo è concepita al di fuori del mondo, della natura e della storia, perché non è certo questa la volontà divina. Nella terza e quarta parte di questo libro scopriremo perché questa affermazione non solo è vera e coerente con il credo della Chiesa, ma è anche essenziale per comprendere come e in che termini il Dio della Bibbia, che si è compiaciuto in Gesù, abbia concretamente operato e continui a operare nella storia per condurre l’umanità e il pianeta verso le meraviglie del futuro ultimo promesso che ci attende”.
La terza parte dunque è un audace sguardo sul futuro. Audace perché “il XXI secolo è caratterizzato proprio dall’assenza di quelle che nel linguaggio comune possiamo definire le grandi narrazioni”. Qui invece si parla del senso cristiano della storia, del futuro ultimo di Israele e della Chiesa. Nella quarta parte, infine, viene messo a tema il futuro ultimo e del pianeta, con il transumanesimo, il gender, l’ecologia: le tematiche più attuali, lette alla luce di Cristo e delle sue profezie.
Dico la verità, non credo di avere le competenze per esprimermi su quasi nessuno dei temi trattati, però per me, da fedele modello base, quello che conta è che leggere un libro così ti aiuta a mettere la sveglia al cuore, a guardare tutte le cose su specie aeternitatis, come direbbe Caterina, a ricordare che ogni momento che passa ci avvicina all’incontro. Noi come singoli, e l’umanità tutta.
May 9, 2023
Ritornano le Sette Chiese! Venerdì 12 Maggio 2023

Sarà un’edizione speciale a soli due anni dal Grande Giubileo del 2025.
Avremo con noi il maestro Ambrogio Sparagna, i musicisti dell’Orchestra Popolare e un coro diretto dalla direttrice Annarita Colaianni.
***
La tradizionale Visita delle Sette Chiese nell’arco di una notte ci porta a un incontro profondo con noi stessi e con Dio pregando secondo lo schema delle antiche orazioni composte da San Filippo Neri. Questo pellegrinaggio ci aiuta inoltre a scoprire Roma e in un certo senso ad appropriarci della città in cui ci muoviamo convulsamente tutti i giorni.
UNICA DATA 2023!
Le catechesi saranno proposte da Padre Maurizio Botta e dai padri della Congregazione.
PARTENZA:
Chiesa Nuova – Santa Maria in Vallicella
Piazza Chiesa Nuova (a metà di Corso Vittorio Emanuele II; alle sue spalle, poco distanti, Piazza Navona e Castel Sant’Angelo)
Il ritrovo è VENERDI’ 12 Maggio 2023 alle 19.00 (puntuali!) all’aperto in piazza della Chiesa Nuova (i bagni interni non sono accessibili per lavori in chiesa).
ARRIVO:
L’arrivo è “indicativamente” previsto tra le 6.00 e le 7.00 di SABATO 13 Maggio alla Basilica di “Santa Maria Maggiore”.
CONSIGLI:
1) Il percorso è di circa 25 km per questo motivo si consigliano scarpe molto comode. Se qualcuno non ce la facesse può tranquillamente e in qualsiasi momento tornare a casa. Non è necessaria nessuna prenotazione previa.
2) Sono richiesti per l’iscrizione 5 euro per il libretto della Visita e per il noleggio delle cuffiette per agevolare l’ascolto delle catechesi. Chi per gratitudine vorrà aiutarci lo potrà fare con un’offerta superiore ai 5 euro donata all’Associazione Oratorium che affianca economicamente i padri della Congregazione nel rendere possibili le tante attività dell’Oratorio di San Filippo Neri di Roma.
3) Si consiglia di portare una felpa o maglietta più pesante perché la notte le temperature scendono un po’.
4)Portare un ROSARIO.
5) ATTENZIONE PORTARE LA CENA AL SACCO! Ci si fermerà alla parrocchia di San Filippo Neri in Eurosia alla Garbatella. Lì oltre a spazi per mangiare all’aperto o se necessario al coperto, ci saranno anche bagni per tutti. In Chiesa i padri della Comunità della Garbatella e i sacerdoti che fanno con noi il pellegrinaggio si renderanno disponibili per le Confessioni.
6) Conviene lasciare la macchina parcheggiata intorno a “Santa Maria Maggiore” (all’arrivo la mattina si è stanchissimi).
7) Confessarsi prima, durante o dopo il pellegrinaggio (entro 8 giorni) .
Portare una torcia (pila elettrica) può far molto comodo per illuminare la strada nei punti più bui, soprattutto verso le 3:00-4:00 di notte.
9) Caldamente consigliato portarsi un OMBRELLO, oppure un K-WAY, una MANTELLA per la pioggia oppure un PONCHO impermeabile da pellegrino.
Indicazioni importanti su Sante Messe e Confessioni
Per chi volesse partecipare alla Santa Messa prima del pellegrinaggio ci sono le seguenti possibilità: alle ore 18.00 Santa Messa presso la Parrocchia di San Salvatore in Lauro che dista 5 minuti a piedi dalla Chiesa Nuova; alle ore 18.00 Santa Messa alla Parrocchia di San Giovanni Battista dei Fiorentini che dista 6 minuti a piedi dalla Chiesa Nuova; alle ore 18.30 alla Chiesa di Santa Lucia al Gonfalone a 2 minuti dalla Chiesa Nuova.Per le confessioni il nostro consiglio, visti i numeri e la natura di questa notte di preghiera, è di confessarsi con calma o prima o dopo il pellegrinaggio, ma alla fermata della Garbatella subito dopo la cena al sacco ci saranno in chiesa alcuni sacerdoti a diposizione per celebrare il sacramento della riconciliazione.Alla Chiesa Nuova causa lavori di restauro i bagni sono inagibili. Vi consigliamo, quindi, di recarvi prima nei moltissimi bar vicini alla Chiesa Nuova.May 8, 2023
HUMANAE VITAE, l’audacia di un’enciclica sulla sessualità e la procreazione
di Costanza Miriano
Soprattutto adesso che in Italia la pillola anticoncezionale e quella del giorno dopo e dei cinque giorni dopo sono fornite gratuitamente (leggi: a spese nostre) a tutte le donne e ragazze e anche alle poco più che bambine, adesso che ormai da un pezzo in tutto il mondo ha dilagato, pacificamente, la mentalità contraccettiva – “il sesso è per il piacere, sono io a decidere quando e se accogliere una vita” – credo sia il momento giusto per la Chiesa di far sentire coraggiosamente la sua voce. Fuori moda, impopolare, rivoluzionaria, controcorrente. La Chiesa intesa come popolo di Dio, la Chiesa come comunità di persone che hanno incontrato Cristo, e che da questo incontro lasciano che ogni cosa venga giudicata.
La proposta della Chiesa è molto più affascinante di quella del mondo che ha ridotto il sesso a una specie di ginnastica, accessibile velocemente e senza troppi problemi o implicazioni; la proposta della Chiesa invece è da avventurieri, da gente che decide di raccogliere le sfide della vita, di prendersi le proprie responsabilità. È quella contenuta in un’enciclica breve, potente, scandalosa: si chiama Humanae Vitae. Non contiene un no alla contraccezione, contiene invece un sì a una sessualità bella, valorizzata, vissuta in pienezza. Una sessualità vissuta non in modo genitale, ma da persone, perché è al cristianesimo che dobbiamo il concetto di persona, un uomo e una donna pieni: nel rapporto sessuale non sono infatti coinvolti due corpi, ma due persone, che decidono di accogliersi in pienezza. Il corpo, la mente, l’anima, il cuore, la tua storia, le tue ferite, i tuoi limiti: in un rapporto sessuale vissuto secondo il cuore di Dio mi prendo tutto di te, e non solo il piacere che puoi darmi. Sono disponibile a mischiare la mia vita con la tua, e se da questo verrà un figlio, sarà una benedizione, chiederemo a Dio la grazia di saperlo accogliere. Un figlio fatto della nostra carne, perché ti voglio bene, ti amo, ti scelgo. Non voglio solo divertirmi. E non voglio che tu ti diverta solamente con me. Voglio che tu prenda tutto di me. Le mie lamentele, i miei difetti, la mia bellezza e la mia bruttezza, la mia allegria e la mia tristezza.
La sessualità di Humanae Vitae non è un no alla contraccezione, è un sì alla bellezza. Perché tutti vogliamo essere amati, scelti, presi in blocco. Nessuno vuole essere amato con una barriera: ti amo, ma con dei paletti. Un paletto è per esempio: se da questo viene un figlio, non lo voglio. È come dire: la mia vita non la metto in gioco tutta, con te. Io sto con te ma non proprio senza riserve. C’è qualcosa che non voglio rischiare. Il sesso vissuto nel matrimonio è questo: io non ti sto usando, e non penserò mai che tu voglia usare me, perché so che mi hai preso per sempre, pacchetto completo. Per sempre.
Direi che nel modo più comune di pensare – ovviamente ci sono un’infinità di eccezioni, ma penso che si possa generalizzare – la contraccezione è un mezzo per avere esperienze sessuali, o per conoscersi, prima di impegnarsi definitivamente, casomai. Il problema è anche quello: l’attrazione sessuale certo non aiuta a capire meglio la relazione, quali siano i problemi, quali le cose che funzionano.
Il modo di intendere la sessualità è davvero fondante dell’essere umano, e il cambiamento a cui abbiamo assistito in questi decenni, complice la contraccezione, ha avuto una portata epocale, di cui secondo me fatichiamo a valutare il peso. Ha cambiato il modo di progettare le nostre vite, il modo di spendere, di consumare, ha cambiato l’economia e la cultura. È fondamentale che almeno la Chiesa, mentre tutto il mondo dice il contrario, continui a credere nella profezia di Humanae Vitae. E invece si legge in continuazione di credenti, sacerdoti e persino vescovi, che cercano il modo di andare incontro al mondo, pensando che la proposta di Paolo VI sia davvero troppo ardua, e che rischi di allontanare le persone. Un’obiezione, per esempio, è che anche i metodi naturali possono essere usati in modo contraccettivo, e quindi tanto vale che la Chiesa consenta la contraccezione. Ora, è ovvio che anche i metodi naturali possono essere usati male, come ogni atto buono; per esempio posso fare qualcosa oggettivamente buona per fare bella figura. Tutto può essere fatto con un’intenzione poco limpida, ma il bene rimane bene, in assoluto, e il male è male. Se si fa volontariamente e con piena coscienza qualcosa che è male, l’intenzione non può essere retta. Il fatto che anche il bene possa essere fatto in modo opaco, non lo trasforma in male, né il male può essere bene.
L’Humanae Vitae è una diga che impedisce il trionfo di una visione della sessualità finalizzata al mio piacere, se salta questo, allora qualsiasi tipo di sessualità diventa accettabile, compresa quella con persone dello stesso sesso, con bambini, qualsiasi forma di perversione… la sessualità ordinata al disegno di Dio è aperta alla vita, quindi fra un uomo e una donna adulti, gli unici che possano generare la vita, e da questo discendono una quantità enorme di implicazioni, dobbiamo fare attenzione a non dimenticarlo.
Non è un cavillo, è una questione centrale. E se Dio, attraverso la sapienza della Chiesa e di un papa santo, indica una strada, non è perché è contro il nostro piacere, non è che voglia toglierci il divertimento, ma vuole custodire il nostro cuore, vuole che la nostra vita sia piena e porti frutto. La liberazione sessuale non ha portato tutta la felicità che prometteva, mi pare che sia un dato innegabile, e forse la Chiesa invece che chiedersi come andare dietro al mondo in questo fallimento, dovrebbe riflettere su come rilanciare la sua proposta. Su questo si ragionerà al convegno che si svolgerà a Roma il 19 e 20 maggio (il sabato solo la mattina, perché il pomeriggio c’è la Marcia per la vita): vale la pena esserci, e se non potete mandate qualcuno. Ci saranno riflessioni (don Antonello Iapicca viene apposta dal Giappone!) e persone che racconteranno la loro esperienza: gente che si è fidata di Dio (magari anche non subito, non c’è bisogno di avere la “fedina penale” immacolata per stringere alleanza con Dio) e ha potuto testimoniare la sua fedeltà, perché se ti fidi di Lui e ti metti in gioco, lui non si fa battere in generosità.
https://www.congreshumanaevitae.org/it/accueil-italiano-2/
Costanza Miriano's Blog
- Costanza Miriano's profile
- 22 followers
