Andrea Indini's Blog, page 149

May 6, 2014

Immigrazione, l'Ukip: "Chiudere le frontiere inglesi"

Victoria Ayling, consigliere per lo UK Independence Party nel Lincolnshire, denuncia: "Boom di immigrati dall'est Europa". E accusa la Ue: "Dobbiamo riprendere il controllo delle nostre frontiere"


Andrea Indini


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Victoria Ayling, consigliere per lo UK Independence Party nel Lincolnshire, denuncia: "Boom di immigrati dall'est Europa". E accusa la Ue: "Dobbiamo riprendere il controllo delle nostre frontiere" - a cura di Andrea Indini



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Published on May 06, 2014 02:55

May 5, 2014

Farage: "Così metterò ko i bulletti di Bruxelles"

nostro inviato a Saint Ives


«Ho passato gli ultimi tre anni a preparare questo momento». Nigel Farage, il leader del Partito per l'indipendenza del Regno Unito, è determinato, e tra un sorriso affabile e una battuta tagliente affronta qualsiasi tema a viso aperto. «Le prossime elezioni rappresentano l'ultima chance per gli inglesi di gettarsi alle spalle i vecchi partiti politici». Dove vuole arrivare è semplice: portar il Regno Unito fuori dall'Unione europea. E per farlo è disposto a tutto. Anche a farsi qualche nemico: «I �bulletti� di Bruxelles hanno deposto Berlusconi per sostituirlo il non eletto Mario Monti. Con me non riusciranno a fare lo stesso».


Fuori dalla Burgess Hall di Saint Ives, in Cornovaglia, in centinaia si accalcano per sentirlo parlare nell'ultima tappa di un tour che venerdì si è concluso nel Cambridgeshire, roccaforte del suo UK Independence Party. Prima dell'intervista si rilassa con una Guinness e si fuma una sigaretta con Paul Sykes, uomo d'affari e unico grande finanziatore del partito.


Allora, mister Farage, tutti i sondaggi vi danno in testa. Cosa è successo?
«I partiti tradizionali hanno perso contatto con la gente. Siamo una nazione molto aperta, abbiamo commerciato sempre a livello globale, siamo sempre stati molto accoglienti verso tutte le culture straniere. Sotto molti aspetti, più di molti altri Paesi d'Europa».


Ma...
«Ma si arriva a un punto di rottura quando una cosa chiamata Unione europa inizia a scrivere la maggior parte delle tue leggi e finisce per essere una porta aperta per 485 milioni di persone. A quel punto non c'è più nulla da fare».


Un messaggio radicale.
«Il nostro messaggio non è radicale o estremista. È solo buon senso. Spetta solo agli inglesi di occuparsi di temi tanto importanti come l'immigrazione».


Lei crede davvero che il Regno Unito uscirà dalla Ue?
«Certo».


Quando?
«Non lo so. Ma sento che avverrà presto».


Quando Berlusconi ipotizzò che l'Italia uscisse dall'euro, la Merkel e Sarkozy lo portarono alle dimissioni facendo leva sullo spread. Non teme di poter cadere vittima dello stesso complotto?
«Non saprei... Qualunque cosa se ne possa pensare, Berlusconi è stato presidente del Consiglio per molto tempo garantendo alla politica italiana una certa continuità. Per i �bulletti� di Bruxelles che poi hanno messo al suo posto un loro uomo, il non eletto Mario Monti, è stato sconvolgente».


E Renzi?
«Mi pare che sia la stessa operazione. Se fossi un elettore italiano sarei molto arrabbiato...»


Perché non farà alleanze con il Front National?
«Penso che un'alleanza con Marine Le Pen, che pure ha talento, non si adatterebbe al nostro modo di fare politica».


Di sicuro sull'immigrazione vi trovereste d'accordo. Che soluzioni propone?
«Beh, la prima cosa è non avere le porte aperte».


Ci spieghi meglio.
«L'Eurozona è in una crisi così grave che non riuscirà a sostenere le probabili imponenti ondate migratorie. Dobbiamo tornare a controllare le nostre frontiere. Dobbiamo poter dire agli europei meridionali e orientali: �Se hai una qualifica professionale che ci serve, ti daremo un lavoro, ma non possiamo darti subito tutti i benefici del Welfare. Non abbiamo i posti nelle scuole per i tuoi bimbi�».


Alcuni anni fa ebbe un incidente aereo e si parlò di complotto. Chi potrebbe essere interessato a farla sparire dalla politica?
Scoppia a ridere. «Quasi tutti. Comunque, sono stato molto fortunato. E non me ne vado».


In Italia è diventato famoso quando ha distrutto Van Rompuy. Non oso immaginare cosa possa pensare di Schulz e Juncker...
«Sono entrambi eurofanatici, ma Schulz si esprime in un modo piuttosto aggressivo e arrabbiato. Per questo spero che vinca Scuhlz. Credo che il peggio sia il meglio. Più aggressivo lo abbiamo, più il popolo britannico gli si rivolterà contro».


Conosce Grillo?
«Non l'ho mai incontrato, ma guardo con grande interesse quello che fa. Sospetto che dietro Grillo ci sia molto di più che una protesta».


Pensa di poter fare qualcosa insieme con lui in Europa?
«Non lo so. Adesso dobbiamo concentrarci sulle prossime tre settimane. Poi andremo a Bruxelles, ci prenderemo una tazza di caffè e ne parleremo».


Intervista al leader del partito inglese anti Europa: "Hanno già deposto Berlusconi, non riusciranno a farmi fuori". Sostieni il reportage Europa ribelle


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Farage: "Così metterò ko i bulletti di Bruxelles"Farage: "Martin Schulz eurofanatico aggressivo"
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Published on May 05, 2014 06:54

Farage: "Martin Schulz eurofanatico aggressivo"

Il leader dell'Ukip contro gli euroburocrati Shulz e Juncker: "Credo che il peggio sia meglio. Più aggressivo lo abbiamo, più il popolo britannico gli si rivolterà contro"


Andrea Indini


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Il leader dell'Ukip contro gli euroburocrati Shulz e Juncker: "Credo che il peggio sia meglio. Più aggressivo lo abbiamo, più il popolo britannico gli si rivolterà contro" - a cura di Andrea Indini



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Published on May 05, 2014 01:51

Farage: "Così metterò ko i bulletti di Bruxelles"

Il leader del partito inglese anti Europa: "Hanno già deposto Berlusconi, non riusciranno a farmi fuori"


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Il leader del partito inglese anti Europa: "Hanno già deposto Berlusconi, non riusciranno a farmi fuori" - a cura di Andrea Indini



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Published on May 05, 2014 00:45

May 3, 2014

"Non odio l'Europa, odio l'Unione europea"

"Non odio l'Europa, odio l'Unione europea". A Saint Ives, cittadina del Cambridgeshire dove ieri sera si è concluso un lungo tour elettorale che lo ha portato in giro per tutta la Gran Bretagna, Nigel Farage mette subito in chiaro la posta in gioco del voto del 25 maggio: "Noi amiamo l'Europa formata da Nazioni differenti, con lingue differenti e culture differenti. Non amiamo, invece, l'Unione europea che altro non è che un'organizzazione criminale". Ancor prima che il comizio abbia inizio la Burgess Hall è già presa d'assalto. Ovunque è un frenetico formicolare di supporter, curiosi, candidati alle europee, politici locali, giornalisti e cameraman. L'età delle persone che si accalcano in sala è così variegata da dare un spettro veramente ampio della società british. Accanto a pensionati che al bar hanno appena preso un'abbondante fetta di torta sormontata da panna e praline di cioccolato, siedono coppie di giovani che sorseggiano birra fresca. Tutto sembra fuorché un imbrigliato e noioso meeting politico. Anche diversi minorenni leggono attentamente i volantini che lo staff dell'Ukip ha preparato sopra ogni sedia. All'ingresso ritrovo Lisa Duffy, vicesindaco di Ramsey, mentre sistema gadget e libri da vendere per sostenere la campagna elettorale che monta di ora in ora. Sul banco c'è anche uno "straccio" bianco con impresso il volto di Herman Van Rompuy e la scritta "damp rag", straccio umido. L'Europarlamento ebbe un primo assaggio della tenacia di Farage quando il 25 febbraio del 2010 affrontò a viso aperto Herman Van Rompuy fresco di nomina a presidente del Consiglio Ue.


"Ci avevano detto che quando avremmo avuto un presidente - aveva tuonato Farage - egli sarebbe stato un gigante per statura politica, un uomo che sarebbe stato il leader politico di 500 milioni di persone, che avrebbe rappresentato tutti noi nel mondo, l'uomo il cui lavoro sarebbe stato così importante da giustificare il fatto di essere pagato più del presidente Obama. Ebbene, temo che ci dovremmo accontentare di lei... Non voglio essere scortese, davvero, ma lei ha il carisma di uno straccio umido e l'aspetto di un impiegato di basso livello, e la domanda che vorrei farle è questa: 'Ma lei chi è?'". Un affronto che a Farage costò tremila euro di multa e la notorietà in tutto il mondo. Farage è proprio così: schietto e sincero, diretto e pronto a tutto per il proprio Paese. Fuma di continuo, si concede una Guinness dopo l'altra per allentare la tensione dei giornalisti che non gli danno tregua. Dopo aver sbaragliato il vice primo ministro Nick Clegg in ben tre dibattiti sull'appartenenza all'Unione europea, lo UK Independence Party pensa in grande: i sondaggi lo danno ben oltre il 30% con punte oltre il 50% in zone come il Cambridgeshire e il Lincolnshire. Questo perché Farage conquista la gente, perché i politici locali fanno ancora la campagna elettorale porta a porta, perché i candidati cercano realmente di rispondere alle esigenze dei cittadini. E gli elettori glielo riconoscono. Dietro al sorriso sornione e agli sguardi divertiti, Farage stringe una mano dopo l'altra, firma qualche autografo e si lascia (piacevolmente) fotografare dai simpatizzanti. Chiunque passi lo chiama Nigel, e lui risponde. Ma, non appena mette piede sul palco della Burgess Hall, non ce n'è per nessuno. Accolto da una standing ovation e tra gli applausi scroscianti dei presenti, attacco subito a testa bassa: "Ci dicono che siamo estremisti. Ebbene, siamo tanto estremisti da volere che in Gran Bretagna siano gli inglesi a governare e non un organo con politici non eletti che siedono a Bruxelles".


E ancora: "Siamo tanto estremisti da chiedere un maggior controllo per le nostre frontiere perché potenzialmente là fuori ci sono circa 500 milioni di 'europei' pronti a invaderci occupando i nostri posti di lavoro, usufruendo del nostro servizio sanitario e sfruttando i nostri servizi sociali". "Fatelo per i vostri figli, fatelo per i vostri nipoti". Quello lanciato da Farage da Saint Ives è un vero e proprio appello a scendere in campo affinché l'Inghilterra "si riprenda indietro quel potere che le è stato rubato dall'Unione europea". "Andate a vedere come stanno Paesi come la Grecia, l'Italia, la Spagna o il Portogallo che devono sottostare all'inflazione imposta dall'euro - tuona il leader dell'Ukip - grazie a Dio, l'Inghilterra è fuori dall'unione monetaria". Ma questo non è abbastanza. "Il passo successivo - spiega - dev'essere quello di uscire dall'Unione europea". Un proposito che la sala della Burgess Hall saluta con un interminabile applauso. Quello che non deve tradire i lettori italiani è l'obiettivo di Farage. Al leader dell'Ukip non interessa affatto cambiare l'Ue, gli importa solo far schiodare la Gran Bretagna dall'Unione europea. E a chi gli rinfaccia che è proprio Bruxelles a pagargli lo stipendio, lui sorride perché sa che, quando lavorava in Borsa, in un solo mese guadagnava molto di più che in un anno da parlamentare. Le elezioni di fine maggio sono solo un trampolino di lancio. "Poi ci andiamo a prendere Westminster...", mi confida uno dello staff di Farage. A Londra, infatti l'Ukip non è ancora riuscito a piazzare un solo parlamentare. Ma l'anno prossimo, alle politiche, Labour, Tories e LibDem saranno costretti ad ascoltare tutt'altra musica. E il direttore d'orchestra sarà, con buona probabilità, proprio Farage.


L'Ukip pronto alle elezioni europee: "Noi amiamo l'Europa formata da Nazioni differenti, con lingue differenti e culture differenti. Non amiamo, invece, l'Unione europea che altro non è che un'organizzazione criminale". Sostieni il reportage L'Europa ribelle


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Viaggio a Ramsey, la roccaforte di FarageGeert Wilders: "L'Europa ci rende più poveri"I supporter dell'euroscettico FarageEuroscettici, i supporter di Saint Ives"Odio l'Unione Europea": il comizio di Farage
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Published on May 03, 2014 08:26

I supporter dell'euroscettico Farage

Ecco i preparativi del comizio di Nigel Farage realizzati dai supporter di Saint Ives


Euroscettici Andrea Indini


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Ecco i preparativi del comizio di Nigel Farage realizzati dai supporter di Saint Ives



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Published on May 03, 2014 01:45

"Odio l'Unione Europea": il comizio di Farage

"Non odio l'Europa, odio l'Unione europea". A Saint Ives, cittadina del Cambridgeshire, Nigel Farage mette subito in chiaro la posta in gioco del voto del 25 maggio


Fonte foto: Il giornale"Odio l'Unione Europea": il comizio di Farage 1Sezione: Esteri Andrea Indini
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Published on May 03, 2014 01:44

Euroscettici, i supporter di Saint Ives

Al convegno di Nigel Farage i supporter di Saint Ives


Euroscettici, i supporter di Saint Ives 1Sezione: Esteri


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Published on May 03, 2014 01:41

May 1, 2014

Viaggio a Ramsey, la roccaforte di Farage "Da qui parte la rivoluzione contro la Ue"

nostro inviato a Ramsey


Tra uno scroscio di pioggia primaverile e uno scampolo di tiepido sole, Peter sistema meticolosamente la sacca da golf sul retro del cart. Mentre controlla che non manchino ferri e legni prima di affrontare la prima buca, scuote la testa non appena sente parlare di Europa. Non si definisce euroscettico, ma lascia volentieri la parola al fratello Richard che a Ramsey, roccaforte dello UK Independence Party, commercia prodotti agricoli. "Un parlamento di non eletti viene a dirci cosa dobbiamo fare e come dobbiamo vivere - si scalda subito - io ho solo un governo a cui obbedire, ed è quello inglese".


Lungo tutta l'autostrada che dall'aeroporto di Luton porta nell'Huttingtonshire, terra verde e rigogliosa a poche miglia dall'Università di Cambridge, la campagna elettorale dello UK Independence Party si fa sentire martellante. Sono pressoché gli unici ad aver tappezzato la A1 di manifesti elettorali. "Vogliamo indietro la nostra nazione", tuonano esibendo, con orgoglio, lo stemma della sterlina su uno sfondo viola carico. Londra è lontana, tutt'altro mondo rispetto ai paesini che nel Cambridgeshire si susseguono addormentati su colline umide e silenziose. E, se nella City multietnica e liberale l'Ukip punta a sfondare la soglia del 20%, è in queste terre fiaccate dalla crisi e imbrigliate da "assurde leggi imposte da Bruxelles" che il partito di Farage conta di fare il botto.


Ramsey è la chiave di volta del nazionalismo british, il punto di partenza per preparare gli inglesi a svoltare completamente a destra superando addirittura quei conservatori che nel 1990 lo stesso Farage abbandonò quando la Gran Bretagna aderì all'European Exchange Rate Mechanism, quel sistema che Norman Tebbit (fedelissimo di Margaret Thatcher) aveva profeticamente definito "meccanismo di eterna recessione".


Ramsey corre lungo due grandi arterie, la High Street e la Great Whyte, dove tra ristoranti invitanti, pub che al mattino sanno ancora dell'odore acre della birra e villette a schiera si snoda la vita di un paesino laborioso ed estremamente efficiente. È nel centro di Ramsey che incontro Lisa Duffy e Peter Reeve, consiglieri per l'Huttingdonshire e anime dei pionieri che hanno messo la prima bandiera dell'Ukip su un consiglio comunale. Adesso, di bandiere, ce n'è a decine, una dopo l'altra, esposte con orgoglio dai cittadini. Nel 2012 la Duffy ha incassato il 61%, l'anno scorso Reeve l'ha superata totalizzando il 67%. E quest'anno puntano a sfondare il 70%. "Non abbiamo doni, non abbiamo segreti - spiega Reeve - pensiamo local e governiamo local. Quello che succede a Westminster è alle tanto quanto quello che succede a Bruxelles". Ed è proprio con questo spirito che l'Ukip è riuscito a sconfiggere l'astensionismo. Secondo un sondaggio interno al partito, il 25% dei propri elettori sono persone che non hanno mai votato o che non andavano alle urne da almeno vent'anni.


In giro per il paese non si trova un solo cittadino in grado di criticare l'amministrazione locale. "L'Ukip fa il pieno di voti perché fa, non promette e basta come tutti gli altri partiti", spiega Michael Johnson, commerciante di mobili. Misure semplici come le luminarie di Natale per incrementare lo shopping durante le feste e i pattugliamenti della polizia, ogni venerdì sera, all'uscita dei pub. Oppure l'impegno sociale a cui i consiglieri dell'Ukip si dedicano quotidianamente. Reeve, per esempio, pulisce due volte al giorno i bagni pubblici e una volta alla settimana si dedica al cimitero che sorge accanto alla Abbey Gateshouse. Alle europee, gli stessi elettori che vedono in gente come la Duffy e Reeve "politici seri e concreti", daranno il proprio voto a Farage per "le sue parole decise contro l'immigrazione di massa" dall'Europa dell'est. Polacchi, soprattutto. Ma anche bulgari, lituani, lettoni e romeni. "Non siamo affatto razzisti", si affretta a spiegare la Duffy. Per gli appartenenti all'Ukip i media inglesi hanno coniato l'aggettivo EU-racism (razzisti contro gli europei). "Ma lo sapete che se qualcuno ha militato in un qualsiasi partito di estrema destra non può entrare nell'Ukip? - spiega la Duffy citando a memoria le regole del partito - chiediamo soltanto maggiori controlli alle frontiere e politiche migratorie più serrate".


Proprio per questo anche la base non vuole sentirne di scendere ad alleanze con il Front National di Marine Le Pen. "È per colpa del suo passato...", la butta lì la Duffy. Che non mostra particolare interesse nemmeno per l'euroscettico Beppe Grillo. "Me ne ha parlato un amico...", si limita a dire facendo spallucce. Il refrain d'altra parte è sempre lo stesso. "Possiamo anche rimanere nell'Unione europea - spiega Michael Two, proprietario del negozio PcOk - ma noi rimarremo sempre britannici". Stop. "Presto faremo un referendum per chiedere a cittadini se vogliono stare nell'Ue o se sono disposti a rompere le catene di Bruxelles - conclude la Duffy - la rivoluzione è all'inizio".


Siamo stati nell'Huttingtonshire, il fortino dello UK Independence Party, il movimento euroscettico in testa ai sondaggi inglesi


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Nel fortino di Fn: "Le Pen fermerà banche e immigrati"
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Published on May 01, 2014 09:27

April 29, 2014

Immigrazione, il fallimento di Alfano

Ci sono 800mila persone, se non di più, pronte a partire dall’Africa verso l’Europa. Il direttore centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere, Giovanni Pinto, sancisce davanti alle commissioni Difesa ed Esteri riunite del Senato il fallimento di Angelino Alfano. Il leader di Ncd, che da quando Enrico Letta è salito al governo manda avanti il Viminale, non solo non ha saputo affrontare un'emergenza senza precedenti ma, accettando dall'Unione europea il diktat dell'accoglienza, ha addirittura aplificato il problema. E a certificare questo flop colossale è il suo stesso ministero dell'Interno. "Sicuramente - ammette Pinto - l’operazione Mare Nostrum ha dato risultati eccellenti, anche se ha incrementato le partenze dalla Libia".


L’Italia da sola non ce la fa. Unione europea e Onu avrebbero devuto sostenere lo sforzo messo in campo dai mezzi di Marina Militare, Guardia Costiera, Guardia di Finanza ed Aeronautica Militare, ma non lo hanno mai fatto. La missione Mare Nostrum, partita sei mesi fa, costa 300mila euro al giorno, 9 milioni al mese e non solo non risolve l'emergenza, ma la acuisce. In attesa che avvengano altre tragedie come quella dello scorso 3 ottobre nelle acque di Lampedusa. Proprio alla valutazione della missione è stata dedicata ieri una riunione a Palazzo Chigi, presieduta dal premier Matteo Renzi, cui hanno partecipato - oltre ad Alfano - anche i ministri di Esteri e Difesa, Federica Mogherini e Roberta Pinotti, il sottosegretario con delega all’intelligence Marco Minniti ed il capo della polizia, Alessandro Pansa. Il vertice, però, non è servito a granché. Dall'inizio dell'anno gli sbarchi hanno sfondato quota 25mila, più della metà di quelli giunti nell’intero 2013, quando furono 43mila. Tanto che il tetto raggiunto nel 2011, l'anno delle Primavere arabe che vide arrivare in Italia via mare 63mila extracomunitari, rischia di essere superato. "Il sistema dell’accoglienza è al collasso - avverte Pinto - non abbiamo più luoghi dove portare i migranti e le popolazioni locali, non solo quelle siciliane, sono diciamo così 'indispettite' da questi nuovi arrivi che disturbano anche le attività ordinarie".


Con la bella stagione le partenze di carrette del mare dalla Libia sono destinate ad aumentare. I rapporti dell'intelligence parlano di 800mila profughi ammassati in campi gestiti da trafficanti di uomini e pronti ad essere imbarcati verso l’Europa. Sembra anche che le tariffe del viaggio siano scese, proprio per la presenza dei mezzi italiani di Mare Nostrum che raccolgono i barconi in difficoltà fin a ridosso delle coste libiche. A preoccupare è in particolare la situazione della Libia, ormai del tutto fuori controllo, con bande paramilitari a spadroneggiare. Da lì è, infatti, partito il 90% dei 25mila immigrati sbarcati dall'inizio dell'anno. E adesso Il Viminale pensa addirittura a un piano di accoglienza per 50mila extracomunitari dal momento i 16mila posti dello Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati non sono sufficienti.


La polizia delle frontiere: "Oltre 800mila immigrati pronti a partire". E avverte: "Il sistema è ormai al collasso"





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Andrea Indini

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Published on April 29, 2014 08:05

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