Giuseppe Granieri's Blog, page 10

March 4, 2011

Ti Presento Rhys Hughes

Consueto appuntamento in cui presento le nuove uscite e cerco di spiegare perchè le ho scelte. Come al solito, prendila con beneficio di inventario: in fondo è l'oste che parla del suo vino.

Rhys Hughes «Meno di un fantasma su dieci si avvale delle scale»

Lui ama definirsi un absurdist, ma è un'etichetta che a mio parere si presta poco a descriverlo. Almeno, io quando la leggo o la sento sono sempre portato a pensare a qualcosa di meno poliedrico e strutturato.
In ogni caso, nel mio scaffale mentale, io preferisco collocarlo (come hanno fatto altri) tra Borges e Calvino, tra la tradizione del realismo magico e il fioretto dell'ironia.

Se hai letto Il Disgregatore Astrale, probabilmente ti aspetterai anche dal Festival dei Fantasmi un'ambientazione poetica, scanzonata e ricca di invenzioni sorprendenti.
Ma non è così.
Nel Festival le invenzioni -ovviamente- ci sono, ma restano ben incastrate in una narrazione tanto forte e sofisticata, quanto di impronta più tradizionale.

La presenza dei fantasmi, gli elementi soprannaturali, i colpi di scena: tutto è inserito in una generale assenza di stupore, con uno straordinario uso dello straniamento. Rhys ci immerge talmente bene nella storia che non percepiamo affatto meno reali i non-morti che alludono alle loro tecnologie di amplificazione. O  non ci meravigliamo se il pozzo (magico?) «viene usato di rado, ma è sottoposto a rigorosa manutenzione, a norma di legge».
Così come non ci sembra irreale tutto il setting, che invece attraversiamo trascinati dalla suspense. E sentendo quasi sulla pelle l'atmosfera cupa e dark.

E persino l'idea di fondo della novelette, il time travel , raccoglie la lezione del realismo magico.
Hughes regala una fisica materiale alla metafora ("incarna la metafora" come ha detto Rosalba Campra del dittatore mostruoso dell'Autunno del Patriarca).

E così il protagonista si muove nello spazio, «torna indietro nel tempo fino al principio di tutto», scendendo fisicamente scale e livelli di un'oscura caverna.

Insomma, proprio niente a che fare con mantelli bianchi e ghostbusters. E nemmeno con i castelli scozzesi che magari ti vengono in mente se leggi il titolo.

Anzi, è proprio tutta un'altra storia.

Il Festival dei Fantasmi Il disgregatore astrale
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Published on March 04, 2011 06:36

February 26, 2011

February 19, 2011

February 12, 2011

I Libri nell'Era degli Schermi



La scorsa settimana avevamo parlato di come si modifica il lavoro degli editori e delle nuove abilità che gli insider devono imparare per far fronte ai tempi nuovi. In questi ultimi giorni, invece, ci sono stati diversi spunti per analizzare da un'altra prospettiva quello che cambia.



Una volta reso digitale il libro e una volta immagazzinato nelle varie piattaforme che poi lo venderanno, il vero problema diventa «come venderlo». Cambia il modello di business, dicevamo, e cambiano gli interlocutori per l’editore: non più intermediari e librerie, ma direttamente i lettori. «La scoperta di un libro nel mondo digitale», scrive Chad W. Post in un interessante editoriale su Publishing Perspectives, «è basata su algoritmi che identificano dei pattern», dei modelli che ricostruiscono gusti e preferenze dei lettori. Post non ne parla esplicitamente, ma è facile fare l’esempio di Amazon, accreditata dell’84,5% del mercato degli ebook a gennaio: praticamente tutto il mercato (americano) è costruito sulla visibilità che l’algoritmo del Kindle Store offre ai titoli, scegliendo a chi consigliarli e quanto consigliarli per farli scoprire ai lettori.

La domanda che si fa Post è centrale: «Come potranno gli editori adattarsi a queste nuove forze tecno-culturali e che cosa significherà questo per i lettori?» Nel suo discorso, ipotizza un destino abbastanza scomodo per i libri che si discostano dai pattern di consumo, quelli più letterari, meno acquistati e quindi con minore attività dei lettori (e l’attività dei lettori su un titolo contribuisce a creare visibilità). Se vuoi un’idea più completa, leggi l’intero articolo (che è la trascrizione di una relazione) e segui il lungo ragionamento, intitolato Reading in the Age of Screens.



In realtà, oltre agli algoritmi, ci sono diversi altri fattori che contribuiscono a far trovare un libro. La rete è sempre stata il luogo del passaparola: non l’ha inventato (esiste da sempre come attività umana, tutti ci scambiamo consigli e suggerimenti) ma ne ha aumentato la scala in maniera definitiva, abilitando schemi molto più ampi e complessi. Il passaparola è un processo che può essere innescato, ma che difficilmente viene governato e controllato da chi vuol promuovere qualcosa. Se il libro è bello, se piace, se emoziona, i lettori ne parleranno. E non a caso uno dei mantra che circolano nel mondo editoriale americano suona più o meno così: «bisognerà cominciare a dare ai lettori i prodotti editoriali che effettivamente vogliono».



Ma il passaparola, quello che produce recensioni, link al libro sui social network e altre attività che rendono «trovabile» un ebook, deve comunque essere attivato. E una delle variabili più importanti è diventata la «piattaforma dell’autore», che è strategica per l’editore e spesso molto più veloce ad attivarsi rispetto a fanship ampie ma tradizionali, lente a mobilitarsi e spesso inefficaci se non assistite da comunicazione online. In un mercato digitale puoi essere anche un autore di media fama, ma i tuoi lettori devono ricevere stimoli sul libro per poterlo trovare. E quindi la platform in rete diventa essenziale.

Ma cos’è esattamente una «piattaforma»? Andrew Jack ne dà una buona definizione: «La piattaforma», dice, «non è fare avertising. Se sei un autore e hai una tua piattaforma la gente compra i tuoi libri perché ha qualche ragione di contatto con te, perchè ti conosce online, perché conosce il tuo lavoro o ha già letto altri tuoi libri». La piattaforma è quel sistema di relazione che mette in contatto l’autore con quel nucleo forte di lettori predisposti a comprare il libro a scatola chiusa e a parlarne con altre persone interessate. Ed è una delle condizioni che -sempre più- agenti ed editori considerano come asset di un libro da pubblicare. Come scrive, senza mandarla a dire, la Guida agli Agenti Letterari, se non hai una piattaforma, non sei un autore moderno. Leggi tu stesso: Book Marketing For 21st-Century Authors.



Un altro fattore decisivo, lo diciamo spesso, è il prezzo. Se il libro per poter essere venduto -a queste condizioni- deve iniziare a circolare, un prezzo reputato alto riduce di molto la diffusione iniziale e l’attivazione dei processi virtuosi. Non è un caso che buona parte dei bestseller sul Kindle costi meno di 5 dollari. E che molti dei nuovi casi editoriali (come Amanda Hocking) abbiano costruito il successo con prezzi da $0.99 a $2.99.



Certo, va sottolineato ancora e ancora: siamo agli albori di una fase nuova e bisogna imparare molte cose, e fare esperienza di tante altre. Ma io ho la sensazione che, alla fine dei conti, stiamo andando verso un mondo editoriale disegnato intorno al lettore, quindi verso un mondo editoriale più efficace in quello che è il suo lavoro centrale: far incontrare un libro con il lettore che può apprezzarlo.

Poi, lo sappiamo: ogni nuova soluzione porta con sè nuovi problemi,. Ma secondo me è una bella avventura.
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Published on February 12, 2011 00:41

February 11, 2011

The Publisher is a Community

"How do you find your writers?", asked Livia.
We apply a mixed criteria to select our authors, balancing award winners (including Hugo and Nebula winners Bruce Sterling, Kristine Rusch, Mike Resnick, etc) or famous thinkers (Derrick de Kerckhove, Peter Ludlow, Tom Stafford) with a selection of young authors we believe in.

But it's more complicated than that when working in different markets. For example, we were the first to translate Jacob Appel into Italian. And in the future we hope to introduce American readers to authors they currently cannot appreciate because these authors write in other languages.

But we also take seriously our community. So we are open to queries and we are interested in novelettes / novellas for the following genres:


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Published on February 11, 2011 05:23

February 6, 2011

January 29, 2011

Il Teorema Indie

Stamattina accennavo qui ad una comunità di pratiche, quella degli scrittori che saltano gli editori, che condivide dati e strategie per affrontare il mercato. C'è una certa retorica di fondo (quella delle «migliaia» di copie vendute al mese) che un po' ricorda il primo hype su Second Life, quando tutti la raccontavano come la terra promessa per arricchirsi. E in questo contesto Konrath -il primo caso di successo cui tutti si ispirano- è un po' l'Anse Chung della Second Life di allora.

Però, fatta la tara alle punte retoriche, molti dei bestseller su Amazon nelle categorie calde (suspense, thriller, mystery) sono opere indie. E costano in media 99 centesimi. «Gli editori tradizionali», scrive per esempio Kait Nolan, «non capiscono che la domanda preme verso prezzi più bassi. E la letteratura indie sta colmando il vuoto». Forse non è l'unica spiegazione possibile, ma è abbastanza convincente per rifletterci su. L'onda non va sottovalutata.

Il teorema indie, quello che sta andando per la maggiore in questo periodo, si fonda sulle caratteristiche dell'ebook (bene riproducibile a costo zero) e sostiene che se abbassi il prezzo guadagni di più, perchè il numero di copie vendute eccede di molto quelle vendute a prezzo più alto. E anche se ricavi la metà (Amazon taglia al 35% le royalty per prezzi sotto $2,99) su un prezzo molto più basso, alla fine i ricavi complessivi aumentano.

La scommessa è semplice: se devo prendere il 70% su una copia a un prezzo di 2,99 io vendo a 0,99, prendo il 35% e spero di venderne almeno sei volte più copie. E i dati, a determinate condizioni, sembrano dare ragione a chi fa questa scelta.

Ovviamente queste maths hanno molte variabili (il rapporto 1/6, applicato per esempio ai titoli 40k, può variare da 1/5 a 1/8 per una serie di questioni che qui sarebbe lungo spiegare). Ma poi contano tanti altri fattori (genere, appeal del libro, piattaforma dell'autore, eccetera). Quello che mi sembra di capire (ma voglio ancora studiarci sopra) è che -in una situazione ottimale- l'acquisto del libro a 0,99 (che è potenzialmente un acquisto di impulso facilitato da Buy Now With 1 Click del Kindle) può produrre un numero di copie talmente elevato da compensare abbondantemente i fattori critici e i ricavi minimi sulla singola transazione.
Semplicemente la desiderabilità del libro, in quella fascia di prezzo, si allarga a una quantità di persone che non lo riterrebbero interessante ad un prezzo più alto.

Molti autori sono alla ricerca del «prezzo giusto» e si sta costruendo collettivamente una casistica assai interessante.
Io non sono totalmente convinto (ci sono fattori importanti in gioco, come la percezione di valore del libro, eccetera), soprattutto perchè il prezzo è solo una variabile tra tante, spesso ugualmente importante rispetto alla piattaforma dell'autore e ad altre considerazioni. Anche se, per dovere di frontiera, stiamo facendo anche noi qualche esperimento negli USA.
In ogni caso, anche se il teorema indie difficilmente può essere applicato ad un editore, quanto sta accadendo negli States dovrebbe essere osservato con maggiore attenzione. Perchè al di là dei 99 centesimi, c'è un fermento ed una sperimentazione continua che le grandi organizzazioni non hanno mai avuto. E sul versante della letteratura indie bisogna, sospetto, avere l'umiltà di riconoscere che può esserci molto da imparare.
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Published on January 29, 2011 13:26

January 21, 2011

January 15, 2011

L’Editoria non può più rinunciare ad innovare

Alessandro ZaccuriConversazione con Alessandro Zaccuri

Alessandro è autore di molti libri, che spaziano con eleganza dalla critica letteraria e cinematografica alla narrativa, alla saggistica. Con Il Signor Figlio (edito da Mondadori) è stato finalista al Campiello nel 2007.
Con noi ha pubblicato a dicembre Il Deposito, una potente metafora del contemporaneo, una storia che racconta di un mondo in cui i libri di carta sono pericolosi agenti patogeni che la società deve combattere.


Partiamo dalla parola che è sulla bocca di tutti: ebook.

Il Deposito «È una realtà o, meglio, una promessa con cui ho un conto in sospeso da almeno dieci anni. Nel 2000 il mio primo libro, Citazioni pericolose , fu distribuito anche in ebook da Fazi, uno tra gli editori italiani più veloci a muoversi in questa direzione. Era il periodo di Microsoft Reader e la politica sul copyright era molto rigida, tant'è vero che perfino la mia copia è rimasta intrappolata nel portatile di allora.
Il mio ultimo libro, Il Deposito , è soltanto un ebook, almeno quanto a politica distributiva. Dal mio punto di vista il vero salto da compiere, adesso, sarebbe quello di superare l'idea che il libro elettronico sia semplicemente un testo reso disponibile in formato digitale.
Al contrario, ho l'impressione che ci si debba preparare a un balzo evolutivo simile a quello che trasformò il cinema in un'arte nuova, superando l'equivoco del teatro filmato. Un processo del genere riguarda gli autori, gli editori e più che altro le abitudini del pubblico, che già adesso pretende qualcosa di più da ciò che legge su un tablet.
Che cosa sia questo "di più" ancora non è chiaro. Scoprirlo mi sembra una sfida emozionante».


Quanto sono compatibili, secondo te, il mondo dell'editoria e quello dell'innovazione in Italia?



«Forse sarebbe più giusto domandarsi se il mondo dell'editoria possa ancora permettersi di non essere innovativo. O se l'innovazione possa accontentarsi di nicchie sperimentali, sottraendosi al confronto con il mercato.
Ho l'impressione che, a proposito di ebook e dintorni, si corra il rischio di continuare a ripetere che "è troppo presto", fino a quando non ci accorgerà che, all'improvviso, "è troppo tardi". Certo che se nel resto del mondo anche l'editoria inizia a guardare al clouding come a una possiibilità concreta di sviluppo e perfino di narrazione, e se il clouding richiede una costante e potente connessione wi-fi, e se il wi-fi in Italia è ancora considerato un lusso da smanettoni, direi che la strada fare è molto lunga, oltre che impervia».


Forma breve o forma lunga? Pregi e difetti del romanzo e delle novelette.


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Il Deposito by Alessandro Zaccuri
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Published on January 15, 2011 05:14

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Giuseppe Granieri
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