Giuseppe Granieri's Blog, page 12

December 6, 2010

40k Compact e La Mente Accresciuta

La Mente Accresciuta Consueto appuntamento bisettimanale in cui presento le nuove uscite e cerco di spiegare perchè le ho scelte. Come al solito, prendetela con beneficio di inventario: in fondo è l'oste che parla del suo vino.

Derrick in Italia (e in rete) lo conosciamo tutti molto bene. Allievo di McLuhan (è stato per tantissimi anni il direttore del McLuhan Program in Culture and Technology) è stato uno dei grandi teorici del digitale fin da tempi non sospetti: già agli inizi degli anni novanta, con Brainfames, aveva intuito il mondo di oggi. Brainframes è un libro straordinario anche da rileggere oggi, diciassette anni dopo: non c'era e non poteva esserci il lessico che utilizziamo nel 2010, ma racconta lucidamente buona parte dei processi e delle cose che vediamo accadere.

La Mente Accresciuta riprende da un'altra angolazione i temi che molti lettori hanno già apprezzato leggendo La Strategia del Cyborg di Crouzet (che -non a caso- è uno dei nostri bestseller). La nostra mente, racconta Derrick, delega molte sue funzioni allo «schermo» e aggiorna il suo funzionamento diventando connessa. Una risposta, se vogliamo, agli argomenti populisti di Nicholas Carr (quello dell'Internet che ci rende stupidi), ma anche un ragionamento a tutto campo sul «come stiamo cambiando».
Ci troviamo ormai in una situazione in cui gli uomini stanno sviluppando (interiorizzando) una forma d’intelligenza ipertestuale. La testa si fa ipertesto. Qualsiasi pensiero elaboriamo, lo ricaviamo da frammenti e piccole parti che abbiamo immagazzinato da qualche parte e che, nel momento in cui cominciamo a pensare, si presentano in un insieme. Possiamo benissimo manipolare il pensiero, cambiandolo, deformando contorni e situazioni a piacimento. È ciò che chiamiamo immaginazione. Ma l’informazione sembra sopraggiungere come una riga lineare e continua o come una rappresentazione filmica, come un’entità compatta le cui singole parti sono indistinguibili.

Ricorda il Cyborg, no? Great Minds Think Alike.

Differenti Forme di Magia Poi ci sono i Compact. Mutuano un po' della logica dei fumetti (ricordate gli albi di Alan Ford rilegati insieme, tre alla volta ma ognuno con la sua copertina?) e propongono delle chiavi di lettura per scoprire percorsi nel mondo 40k. Ogni novelette è preceduta da un tag e da una citazione.
Il primo, Differenti Forme di Magia (disponibile anche in inglese), gioca sullo straniamento e raccoglie le piccole magie dell'ispirazione (nel mondo concertistico di Tranne la Musica), dei corpi «infernali» del Bisturi Napoletano, delle città letterarie alle prese col cielo rubato (Il Disgregatore Astrale) e dell'amicizia immaginaria così come la racontano Resnick e Robyn nel toccante Il Panchinaro.

Realtà Alternative Realtà Alternative invece è un percorso che incrocia le Storie parallele di Cigno Nero, il mondo velenoso e Cyberpunk di Cardanica, la follia ironica di Wikiworld e la borgesiana anomalia geografica di Codice Arrowhead.

Qui non crediamo molto ai generi, almeno non a quelli intesi in maniera dogmatica. Se ti piace il ricco (e assai vario) mondo della fantascienza, è il Compact che fa per te. Ma non è necessario essere un fan della sci-fi: se ti interessa leggere storie che esplorano i rapporti tra la tecnologia e la realtà, forse è una lettura che può fare per te.
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Published on December 06, 2010 11:57

December 4, 2010

November 27, 2010

November 24, 2010

I lettori al centro di tutto

Con la diffusione degli ebook stiamo per assistere ad una radicale trasformazione del social networking che si sviluppa intorno ai libri. L'obiettivo è evidente: il social network diventa il posto dove uno «scopre» i libri e «li acquista» direttamente. Possiamo immaginare che l'interesse in gioco sia ampio e possiamo facilmente prevedere che «nuovi mediatori» tenteranno di intercettare il mercato. Da un altro punto di vista: Amazon ha portato il social networking «dentro» l'interfaccia della libreria, i nuovi social network implementeranno la libreria dentro la loro interfaccia.

Alcuni dei social network di prima generazione, come Goodreads, hanno avviato da tempo un profondo aggiornamento, aprendo in manera forte agli ebook, mettendoli nei cataloghi, creando la propria app per leggerli e vendendoli anche direttamente. Altri, nati già di vecchia concezione, come aNobii, rischieranno l'estinzione. Adeguare un sistema preesistente è sempre più complicato che farne uno nuovo adatto per i propri obiettivi. Goodreads su questo è forte delle sue decine di milioni di utenti e di una flessibilità straordinaria.

Ma sono già qui i social network di seconda generazione, quelli «disegnati intorno all'ebook»....

Continua
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Published on November 24, 2010 04:35

November 20, 2010

Un ebook per Natale

Old times Sarà capitato anche a voi, per Natale, di fare i regali in libreria. Ore passate scegliendo con molta cura un libro per ogni amico o parente. Poi c'era la fila alla cassa, la confezione, la scelta di coccarde e fiocchetti di colore differente per riconoscere i pacchetti e dare il libro alla persona giusta.



Con l'ebook questa «piccola e consueta prassi» non è ovviamente la stessa. Ma il mercato natalizio alle porte è un richiamo troppo forte per essere ignorato e cominciano di gran carriera (anche se siamo appena a metà novembre) le liste e i consigli per i regali.

Ovviamente si parte dagli ereader, con la guida per regalare quello giusto fatta da eBookNewser. E costruire del fuoco di batteria sull'hardware come dono natalizio è un passaggio importante, anche perchè la comunicazione  è accompagnata da strategie molto mirate per facilitarne la diffusione. Come quella di Amazon che -proprio in previsione della girandola dei doni- sta facendo in modo da far trovare il Kindle anche nei negozi fisici e nella grande distribuzione.

La comprensibile speranza di tutti gli editori, infatti, è quella di far crescere il mercato in maniera consistente proprio sfruttando i regali e le feste. Anche perchè pare che regalare un ereader funzioni bene: secondo una recente ricerca, infatti, un possessore di Kindle su cinque lo ha ricevuto in regalo.



Ed è sempre Amazon a guidare il mercato e le cronache. Arriverà in Italia molto presto ma, soprattutto, ha annunciato la possibilità di regalare gli ebook dal suo Kindle Store. Mentre Apple si è fermata alle tradizionali gift card già conosciute su iTunes, la corazzata di Bezos ci consente di scegliere il libro digitale che vogliamo e di mandarlo in regalo.

Il procedimento é senza dubbio meno romantico dei pacchetti col fiocchetto colorato, ma ha il vantaggio di essere sicuramente molto facile. Basta avere l'indirizzo email della persona cui si vuole regalare l'ebook e, una volta comprato, Amazon provvederà a mandare al destinatario un messaggio con le istruzioni per scaricarlo. É un'altra chiave di volta per far avvicinare un pubblico nuovo agli ebook: il libro infatti può essere letto su qualsiasi dispositivo che abbia un'app Kindle, quindi anche sul Pc o su uno smartphone.

Amazon confida sulla possibilità di conquistare chi magari non comprerebbe mai un ebook di sua iniziativa. Ricevendolo in regalo e «provandolo», è possibile che finisca per diventare un nuovo cliente. In genere l'esperienza di lettura di un ebook, infatti, riesce a mostrare bene i suoi vantaggi. E sui social network si legge frequentemente di lettori che si convertono.



In ogni caso è un tipo di servizio su cui esiste una certa domanda -e che vedremo sicuramente su altri store da qui alle feste- perchè capita spesso di voler condividere un ebook con un amico facendo una gentilezza o un piccolo dono. E l'unica soluzione possibile, finora, era ai limiti della legalità o oltre (in base al contratto con lo store che vende gli ebook). Ma soprattutto erano soluzioni anche poco eleganti: non c'è molto il senso del «regalo» nel condividere semplicemente un file che si ha nel proprio archivio.



Come sempre succede quando le tecnologie ci abilitano a fare qualcosa, poi, c'è chi si inventa subito utilizzi nuovi. Lo scrittore Will Entrekin, ad esempio, ha lanciato su Twitter l'idea di regalare 10 copie di un suo libro ai primi 10 che "ritwittavano" il suo messaggio. In questo modo l'opzione gift di Amazon è diventata un incrocio tra il tradizionale giveaway dei libri e una piccola forma di promozione.



Certo, è difficile dire se e quanto il mercato crescerà sotto Natale. Se ci sarà l'accelerazione che tutti si aspettano o se continuerà semplicemente la sua crescita già veloce. Però di sicuro vedremo tanta comunicazione, tante promozioni e tanta piccola innovazione che, alla fine, faranno solo bene al mondo dei lettori.
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Published on November 20, 2010 06:12

November 12, 2010

Lo Scrittore nel XXI Secolo

Old times Il passaggio del libro al digitale, anche se la grancassa mediatica è montata con la diffusione dell'ebook, è iniziato più di dieci anni fa. Il primo innesco del cambiamento è avvenuto quando abbiamo iniziato a comprare i libri online (e soprattutto a sceglierli, a decidere online cosa magari acquistare poi in libreria).

All'inizio i numeri erano piccoli, poi hanno cominciato a crescere in maniera importante. Oggi assistiamo al declino e alla perdita di rilevanza delle recensioni sui media tradizionali e alla risonanza del passaparola assistito dalle tecnologie e dai social network. Ma con la diffusione dell'ebook comincia progressivamente a ridursi anche lo «spazio sugli scaffali» e a diventare centrale la visibilità che un titolo riesce ad ottenere in rete. Ne avevamo parlato nella prospettiva del lettore e in quella di scenario. Ma anche il ruolo dell'autore cambia molto ed è destinato ad avolversi.



In un interessante post intitolato The 21st Century Author, Patrick Hester fa il punto sulla situazione. In questo nuovo mondo, il lavoro dell'autore non finisce una volta pubblicato il libro. Piuttosto, ricomincia con delle caratteristiche nuove, che richiedono competenze nuove e che poco hanno a che vedere con il tradizionale concetto di scrittore. «Gli autori devono fare marketing», dice in modo quasi contundente. Ed è solo apparentemente un'affermazione forte. Negli Stati Uniti, Paese in cui il cambamento è più visibile, per la maggior massa critica, e meglio compreso (perchè è più veloce), persino gli agenti letterari quando valutano una proposta considerano importante quella che chiamano la platform. E che è, da un lato, la base potenziale di fan dell'autore e, dall'altro, la sua capacità di fare rete online.

Publishing Perspectives ha pubblicato oggi un lungo articolo di Betsy Lerner (adattato dal suo libro The Forest for the Trees: An Editor's Advice for Writers (Revised and Updated for the 21st Century). Si tratta dell'ennesimo (e sicuramente non ultimo) pezzo che analizza il cambiamento di scenario. Come tanti altri interventi, dato lo sforzo di divulgazione che editori agenti e operatori del settore stanno facendo sugli autori, spiega perchè bisogna adattarsi, ma ragiona anche un po' sul come farlo. Il titolo la dice lunga: Should I Tweet?.



Betsy racconta la sua esperienza nelle conferenze e nei workshop, con le domande spesso straniate deglii scrittori. «Ma la promozione del libro non dovrebbe farla l'editore?», le chiedono. Oppure le obiettano «Ma io non sono capace di fare marketing». I suoi consigli sono di buon senso: «restare focalizzati sui nervi che il libro tocca» e cercare di entrare in entrare in contatto con i lettori potenzialmente interessati. Non c'è una regola generale, nè serve necessariamente utilizzare uno strumento o un altro. Bisogna, lo dico a parole mie, avere la capacità di ascoltare il proprio pubblico e di connettersi con i propri lettori.



Nel pezzo ci sono anche degli esempi di buone pratiche, come il sito di Palahniuk. Noi in queste pagine avevamo citato Neil Gaiman, che ha un milione e mezzo di followers su Twitter e che «presidia» la sua pagina autore su Goodreads, che è uno strumento importantissimo. Ma anche James Patterson, con la sua community ufficiale.



In Italia si vede ancora poco e si contano sulle dita di due mani gli autori digital savvy. Buona parte delle conversazioni sui libri avvengono dentro aNobii (che però è un po' in crisi, come riporta il Post) e la massa critica dei lettori è molto inferiore a quella anglofona. Ma forse, ancora una volta, possiamo sfruttare le esperienze americane per essere più preparati quando toccherà a noi.



Personalmente non sono convinto che la parola adatta sia marketing, almeno se non stiamo parlando di quel numero ristretto di titoli da grandissimo pubblico. Credo invece che in qualche modo la gestione del lavoro dello scrittore in rete assomigli molto a quel «trovare la propria voce» che figura in tutti i ricettari per iniziare a scrivere. Cambia l'ambiente, cambia il medium, ma forse non il principio. In ogni caso, ne sappiamo ancora troppo poco. E il miglior consiglio è non guardare altrove e cercare di capire e imparare. Facendo esperienza sul campo.
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Published on November 12, 2010 03:33

November 6, 2010

Gli editori di domani

Old times Nelle scorse settimane avevamo parlato di come il lettore, nel digitale, sia al centro della distribuzione e di come i canali di vendita degli ebook non siano adeguati alle modalità di acquisto.



Durante le grandi trasformazioni e i cambi di paradigma capita spesso che il modo nuovo in cui funzionano le cose venga prima intuito e poi arrivi piano piano a formulazioni chiare e condivise. «Il business degli editori», scrive Andrew Davies «ormai non ha più a che fare con la spedizione dei libri. Piuttosto è diventato community management». Il ragionamento, lungo e argomentato, verte tutto sulla modifica strutturale dell'output del processo editoriale. Se un editore investe tanto su ciò che produce libri di qualità (selezione degli autori e dei testi, editing, confezionamento) deve comprendere che il suo rapporto con mercato è cambiato completamente. E che nel digitale il mercato funziona attraverso una relazione diretta con i lettori, in grado di determinare il successo (o la trasparenza) di un titolo.

Ma non è tutto: le esperienze precedenti degli altri settori dell'industria culturale ci insegnano molto. Ci sono molti fattori nuovi che entrano a modificare lo scenario: soprattutto le spinte della guerra dei prezzi (che tendono al basso) e la crescita di nuove forme di concorrenza (dalle startup di nicchia al pubblico che guadagna facilità di pubblicazione, alle nuove forme di disintermediazione che saltano l'editore). «I ricavi e il margine di guadagno», sostiene Dawies, «con il digitale si assottigliano. Va trovato un modo per mettere in valore la propria community e farne un'ulteriore fonte di ricavi. La verità è che non ci saranno più tanti guadagni semplicemente vendendo i libri. É normale che accada quando il contenuto diventa ubiquo».

Con il digitale, lo dicevamo citando Tom Chatfield, i libri «occupano lo stesso spazio di tutti gli altri testi digitali, ma non solo: occupano lo stesso spazio di tutti gli altri media. Musica, film, giornali, blog, videogiochi. É la natura del digitale, tutto vive in parallelo, attraverso lo stesso canale, consumato simultanemente o in una sequenza sconnessa». Conviene tenerne conto.



Da un altro puno di vista, questo cambiamento è testimoniato da segnali che arrivano in ordine sparso. Il declino delle recensioni su carta, sempre meno importanti, si accompagna alla crescente rilevanza dei feedback in rete e delle informazioni sulle scelte dei lettori che alimentano gli algoritmi. E' un processo iniziato prima degli ebook, già da quando abbiamo cominciato a comprare online i libri fisici. Ma oggi è sempre più strategico: sono questi dati (i link e il lavoro degli algoritmi) a sostituire quello che una volta era il posizionamento sugli scaffali.

Richard Curtis, in un post che ragiona su come sia importante oggi il modello Amazon, la mette così: «Per farla breve, viviamo in un'epoca in cui le recensioni dei lettori sono molto significative». E The Bookseller ha iniziato un censimento di book blogger e recensori: Book blogger and reviewer listing. «Una risorsa molto utile per gli editori».



Si tratta di una sfida non facile, soprattutto perchè non esistono ancora tante soluzioni cui ispirarsi. Ma, osservando la rapida progressione dello spostamento degli acquisti sul digitale, è una sfida che conviene cominciare a pianificare, costruendo magari un nuovo patto di fiducia con i propri lettori.

La sperimentazione ha i suoi tempi e si tratta di un settore in cui difficilmente emergeranno regole generali e buone pratiche valide per tutti. Le problematiche e l'approccio di un grande editore saranno inevitabilmente diverse da quelle di un editore di nicchia. E la vita online di un romanzo molto differente da quella di un saggio.

Anche per il lettore si preparano tempi interessanti. Non so quanto sia esatta la previsione di Dawies, ma sicuramente la posizione del lettore nell'ecosistema dei libri è destinata ad evolvere. E fatalmente porterà maggiori vantaggi, proprio per la sua inevitabile centralità.
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Published on November 06, 2010 01:49

October 30, 2010

Vecchie regole per libri nuovi

Old times Il senato francese ha recentemente discusso e votato una legge per il prezzo fisso degli ebook. Non è tanto interessante capire se è una buona legge, se media bene tra l'interesse dell'industria editoriale e la necessità di divulgare la lettura. Piuttosto, va colto uno spunto per una riflessione un po' più ampia. Con il digitale l'editoria non è più collegata al territorio e non è più necessariamente vincolata alle normative di un Paese.

Se ad esempio un altro editore di un'altra nazione di lingua francese pubblica degli ebook, un parigino potrà acquistarli esttamente come li acquista in uno store nazionale. Ma con altre regole. E altri prezzi.



Di fatto una delle sfide più grandi che sta affrontando l'editoria è quella di dover cambiare totalmente il suo modus operandi. La produzione di libri di carta era concepita e organizzata totalmente sui «vincoli funzionali» del mondo fisico. Un editore inglese poteva sì distribuire i suoi libri al pubblico americano, ma a costi altissimi e facendo impresa «anche» negli Stati Uniti, alle regole dell'ex colonia. I libri fisici erano complessi da distribuire oltreoceano e per riuscirci era necessario un investimento enorme. Ma questo valeva anche per casi meno evidenti: i canadesi di lingua inglese non erano un pubblico degli editori americani. I «confini» geografici coincidevano con i confini editoriali. E l'editoria si era disegnata intorno a questa logica.



Oggi ognuno di noi può -teoricamente- acqusitare un libro edito in qualsiasi Paese del mondo con la stessa semplicità con cui acquista un libro italiano o tedesco. Tutto è ugualmente a un solo click di distanza. Non sempre funziona, però, perchè molti negozi (come Amazon) applicano correttamente la logica territoriale. Se l'editore ha i diritti solo per il territorio americano, l'ebook non sarà acquistabile da chi risiede in un altro Paese. Anche se ci sono diversi modi per aggirare queste localizzazioni.



Così, se da un lato tutti i contratti di tutti gli editori lavorano storicamente sulla «gestione di diritti territoriali», il modo in cui accediamo ai libri oggi è cambiato. Ma la ferita è aperta e cominciamo ad assistere ad una dialettica sempre più forte tra i difensori della vecchia logica (superata dalla realtà) e chi invece vorrebbe semplicemente poter accedere al libro che gli interessa nel modo più semplice. «Il punto» scrive Paul Biba su TeleRead «è banale: il modello attuale di vendita non è più coerente con il modello di acquisto». Il secondo è molto più evoluto del primo.

Per tutta risposta, la Publisher Association ribadisce che il controllo territoriale delle vendite è un fattore molto importante. Non c'è dubbio: se la logica si spostasse verso il nuovo modello, per gli editori -soprattutto i grandi- sarebbe come navigare nel mare in tempesta. Andrebbero ridiscussi tutti i contratti, si vedrebbero feroci battaglie sui dritti (chi pubblica Stephen King? l'editore inglese o quello americano?) e così via.



D'altro canto questa tendenza alla conservazione, anche condivisibile, finisce per doversi opporre al mercato e alla sua nuova configurazione. É come se l'offerta non si adeguasse alla domanda. «Se il tuo libro» scrive un lettore forte in una lettera aperta «è troppo costoso, se ha restrizioni territoriali che mi rendono difficile l'acquisto, se ha restrizioni di formati, allora è destinato a marcire per sempre nella mia wish list». Un'evidenza che si avverte anche in queste settimane, leggendo blog e social network: ovunque i lettori trovano troppe complicazioni nell'acquisto dell'ebook, semplicemente non lo comprano o ne comprano un altro.



É difficile dire come evolverà questa situazione. Il braccio di ferro astratto tra il modo in cui funziona un sistema e il modo in cui le tecnologie abilitano un nuovo funzionamento è destinato a consumarsi in un tempo non brevissimo ma probabilmente nemmeno lungo. Le lezioni che abbiamo avuto dagli altri settori dell'industria culturale (la musica, soprattutto) possono servire a farci un'idea, ma non a predire i risultati.

Io, come ogni volta che affrontiamo logiche di scenario, posso solo giocarmi una birra. E puntarla sul fatto che le esigenze dei lettori tenderanno ad essere più forti delle resistenze del sistema. Ma sarà interessante vedere come.
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Published on October 30, 2010 03:32

October 23, 2010

Scrittori senza carta

Old times Contro tutte le apparenze, scrive Tom Chatfield su Prospect Magazine, «la digitalizzazione dell'esperienza di lettura è l'aspetto meno importante di questo processo di cambiamento».



Il romanziere e poeta Blake Morrison, racconta Chatfield, gli ha confessato tempo fa di essere preoccupato per il futuro della narrativa e della poesia. E lui stesso ammette che non si tratta di un caso isolato. «Ho passato i mesi scorsi a parlare dl futuro dell'editoria con autori, editori e agenti», dice. «Ed è chiaro che i timori di Morrison sono lontani dall'essere rari. Dopo un po' di false partenze, i libri alla fine stanno diventando digitali».



Nel suo lungo e interessante articolo, intitolato Do writers need paper?, Tom esamina molto degli aspetti meno evidenti della transizione al digitale. «Una volta che le parole di un libro appaiono sullo schermo cessano di essere semplicemente parole di un libro come le abbiamo sempre considerate. Diventano parte di qualcos'altro. Occupano lo stesso spazio di tutti gli altri testi digitali, ma non solo: occupano lo stesso spazio di tutti gli altri media. Musica, film, giornali, blog, videogiochi. É la natura del digitale, tutto vive in parallelo, attraverso lo stesso canale, consumato simultanemente o in una sequenza sconnessa».



Nel suo inventario di pareri (eccellenti, da De Lillo a Lee Child) Chatfield costruisce un buon panorama dei temi da considerare. Che non a caso si chiude con delle domande poste proprio da De Lillo. «Il nostro linguaggio manterrà la stessa profondità e ricchezza che aveva sulla pagina stampata? La bellezza e la variabilità della nostra espressione quanto dipende dal medium che prende in carico le parole? La poesia ha bisogna della carta?». Non possiamo ancora saperlo, dice Chatfield: «De Lillo ha lasciato le domande senza risposta, ma probabilmente scopriremo presto come andranno le cose».



Io, personalmente, tendo a sposare la fiducia di Neil Gaiman («É un'occasione senza precedenti. Sono tempi bellissimi per essere autori giovani»), che tra l'altro è costruita -probabilmente- su un buon utilizzo degli ambienti digitali. Neil Gaiman ha qualcosa tipo un milione e mezzo di followers su Twitter e utilizza le piattaforme più avanzate per fare community con i suoi lettori. E sicuramente una buona alfabetizzazione digitale implica una maggiore conoscenza del contesto e una maggiore comprensione di quanto sta cambiando. E questo riduce molto lo spazio del non conosciuto o non compreso, che è poi lo spazio di cui normalmente si nutrono i timori.



Ma l'argomento più solido, più tranquillizzante, mi sembra quello di Lee Child: «l'arte di raccontare storie è l'arte più antica». Potranno cambiare i modi, i media e i processi, ma avremo sempre bisogno di farci affascinare dalle storie.
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Published on October 23, 2010 01:38

October 11, 2010

Il lettore al centro del libro

Old times In una delle tante stimolanti discussioni al Salone di Francoforte si è parlato del mercato degli ebook e di chi lo controlla. FutureBook, il blog The Bookseller dedicato al cambiamento dell'editoria, ne fa una bella cronaca.



Le conclusioni sono molto interessanti, in particolare un paio di affermazioni di Victoria Barnsley, Chief Executive di HarperCollins, e di Mike Shatzkin, uno degli analisti più ascoltati. Il punto di partenza è la diminuzione dello «spazio negli scaffali», ovvero delle librerie fisiche cui, chi in modo più drammatico chi meno, tutti annunciano un futuro non facilissimo. La diretta conseguenza della diminuzione dello spazio negli scaffali è lo spostamento sempre più sensibile verso diverse modalità di aquisto (quelle online), che funzionano con regole molto differenti. Cambierà quindi in maniera importante il modo in cui i lettori trovano, scelgono e decidono di acquistare i libri.



«L'interazione diretta con i lettori resa possibile dal digitale», dice la Barnsley, «tenderà ad alleviare il problema. La più grande sfida per l'editoria di oggi è quella di adeguarsi alla necessità di costruire un business centrato sui lettori», mentre prima l'interlocutore privilegiato di un editore erano le librerie e gli intermediari. «Gli editori», conclude, «assomiglieranno sempre più ad uno staff di marketing».

Shatzkin, d'accordo con la Barnsley, suggerisce che il focus sui lettori sarà vitale. «La relazione diretta con i lettori diventerà sempre più importante, tanto da diventare per gli editori più strategica del controllo del copyright».



E' un cambio importante di paradigma. La grammatica del digitale, come abbiamo detto spesso, costruisce la visibilità del content (e quindi anche dei libri) attraverso i link. Le recensioni e le segnalazioni dei lettori (nei social network e/o sui blog) diventano come strade che portano al titolo e i titoli serviti da più strade e con le strade più frequentate saranno quelli più accessibili. In questa metafora il libro è un negozio e i lettori disegnano l'urbanistica. Ma si può usare anche l'esempio di YouTube: un deposito immenso di contenuti video che è reso usabile da milioni di persone che segnalano i contenuti a gente con interessi affini. Le enormi librerie virtuali (come Amazon) sono rese usabili -allo stesso modo- dai lettori.



Un'altra partita importante si gioca sul versante dgli algoritmi e delle funzioni di ricerca. Anche lì, la lezione di Amazon è quella di utilizzare l'esperienza e la cognizione dei lettori o, per dirla con le parole di O'Reilly «mettere l'intelligenza dei lettori nell'interfaccia». Quindi, ancora una volta, ciò che un lettore gradisce diventa un'informazione utile per i lettori che vengono dopo.



Da un altro punto di vista, la centralità del lettore diventa anche una sfida (e uno scenario) interessante per gli autori meno noti, che non hanno la visibilità dei grandi nomi. In un post appassionato, intitolato Come le recensioni possono sostenere gli autori, Tara scrive: «Grazie ai molti blogger che prendono a cuore la causa, che amano leggere e che dedicano del tempo a recensire libri che altrimenti venderebbero una ventina di copie alla famiglia dell'autore, oggi magari possiamo venderne qualche centinaio».

E qui si tocca un altro tema ancora. La facilità di pubblicazione aumenterà considerevolmente il numero di titoli in circolazione, già enorme oggi. É un passaggio perfettamente in linea con le storia delle nostre società, che hanno sempre seguito un percorso di distribuzione più efficace della cultura, di più facile accesso per un numero maggiore di persone, di costi più bassi, eccetera. Nella Storia ci sono state diverse discontinuità forti (il passaggio alla stampa per esempio) che hanno sempre implicato una «volgarizzazione» della cultura «come funzionava prima». La volgarizzazione che l'amanuense vedeva nella stampa («non ha il pregio delle nostre miniature») era solo un aumento di scala nell'efficacia del sistema attraverso cui gestiamo la conoscenza.

E uno degli impatti più forti dell'aumento di scala che vediamo inziare in questi anni è l'innesto del libro in sistema sociale, sociale perchè talmente complesso che possiamo farlo funzionare solo attraverso l'attività delle persone. L'esperienza degli altri è ciò che ci guida verso le nostre letture. Non è un fatto nuovo:  prima avevano i consigli degli amici, ma oggi -appunto- le dinamiche lavorano su scala diversa.



E' difficile dire come si configurerà l'accesso ai libri nei prossimi anni. Ma dal punto di vista dei lettori è sicuramente una bella avventura: la discontinuità (il passaggio dall'analogico al digitale) significa con tutta probabilità un aumento dell'efficacia del matching, ovvero dell'incontro tra un lettore e il libro che fa per lui. Ci vorrà un po' di tempo, certo, per assestare certe logiche. Ma intanto possiamo goderci il cammino.
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Published on October 11, 2010 04:23

Giuseppe Granieri's Blog

Giuseppe Granieri
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