Cactus di Fuoco's Blog, page 37

May 1, 2020

Aprile 2020 - Cosa abbiamo creato?

Aprile 2020 è finito: Ecco cosa abbiamo postato online questo mese, grazie anche al supporto dei nostri beneamati patrons!



+++DISEGNO++++
Il Cammino delle Leggende (The Way Of Legends) / OCs
Young lycans in the lab | Family of Weirdos (crossover/collaboration) | The wolf, the wendigo, the fish and the child | Thomas Wolf - Canine form | It ain't much but it's honest work | Shifrat sariah & charta cultro | Back in black | Alejandro sketches | Roaring beast | Call of the beast | A boy and his sock-eater |

The Way of Legends' Lupus in Aula (webcomic)  
Chapter 2 page 9 |

Sara's fitness blog (webcomic)
Wrestling without audience [Patreon][Tapas] | Homegym squats [Patreon][Tapas]| Always hungry [Patreon][Tapas] |

Steven Universe
Bismuth casual | Emotional support dog | Chibi Steven vs Jasper fight | Green squad | Jasper vs The Undertaker |

Furry, anthro and animals (not commissions)
Minis 244 - Xelix Ulangur | Weird muscle bunny sketch | Nimbus headsketch | Ugly cats | Common European toad (Bufo bufo) | Maremma sheepdog love |

Commissions
Passage of property | A touch in the sky (black and white) | Chibi DnD party | Nimbus (black and white) | A touch in the sky | Nimbus | Minis 245 - Domino Blitz | Nimbus study | Easter egg hunt 2020 | Minis 246 - Nova Reign | The training | A man and a beast (black and white) | Hide and seek page 1 | A man and a beast | Look at me, beautiful lady | Transformation 1 | Transformation 2 | Transformation 3 | I'm looking at you | Transformation 4 | Transformation 5 | Transformation 6 | Hide and seek page 2 | Transformation 7 |

Other
Magic desk | Happy froggy birthday |

Due gatti rossi "remastered" (ITA) [Tapas]
Semi-selvaggia | Non il più brillante dei gatti... | Le origini di Mio | Un amico bicolore | Due teste sono peggio di una | Stelvio bandito | Il movimento di zampa |

Patrons only!
A touch in the sky (WIP) | Thomas Wolf - Wolf form (WIP) | Thomas Wolf - human form (WIP) | Nimbus (WIP) | Passage of property (WIP) | Gilga hispo (WIP) | Apatite smile (WIP) | The human and the beast (WIP) | Hide and seek (WIP) | The training (WIP) | Lupus in Aula pages 43-44-45-46 (WIP) | Stronger than ever (WIP) | Transformation 1 and 2 (WIP) | Transformation - 3 and 4 (WIP) | Transformation 5 and 6 (WIP) | Transformation 7 (WIP) | Spirit of Vengeance (WIP) | Never skip leg day (WIP) | Toad butt (WIP) | Thomas Wolf full moon form (WIP) | A touch in the sky (pack for patrons) | Nimbus (pack for patrons) | Call of the beast (pack for patrons) | Colorable linearts vol. 31 (pack for patrons) | Jasper vs The Undertaker (pack for patrons) |


+++SCRITTURA+++Io sono il Drago (Wattpad) 
--

Il Fiore e l'Artiglio
Perché l'abbiamo riscritta? | Prologo [Wattpad][Tapas] | 1980 - Città [Wattpad][Tapas] | 1980 - Campagna [Wattpad][Tapas] | Parlando di cani [Wattpad][Tapas] | La maledizione dell'ultimogenito [Wattpad][Tapas] | Passi di topo [Wattpad][Tapas] | Il mangiacalzini [Wattpad][Tapas] | Per noia [Wattpad][Tapas] | "Vendrá a ver al hombre muerto" [Wattpad][Tapas] |

Autobiografia (forse romanzata) di un drago dorato (Wattpad)
13. Forse l'amore | 14. Questo viaggio fu una pessima idea | 15. Scivolare tra le crepe | Epilogo |

Un barattolo di Amuchina
--

Schede dei personaggi, specie, luoghi e varie (Blog)
Charta cultro [+English version] | Blindfury [English version] |

Recensioni
La magia del lupo (Michelle paver) [Blog][Wattpad] | Astrobufale (Luca Perri) [Blog][Wattpad] | Lolita (Vladimir Nabokov) [Blog][Wattpad] | Arancia Meccanica (Anthony Burgess)[Blog][Wattpad] |

Totale dei lavori pubblicati:104
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Published on May 01, 2020 02:12

April 26, 2020

Recensione - Arancia meccanica (Anthony Burgess)


Salve a tutti martini e quaglie, malcichi e mammole, siete pronti a leggere una nuova recensione spinosa cinebrivido dei Cactus di Fuoco? Ma come, non capite le nostre mottate? Forse è perché non siete familiari con la lingua nadsat o "linguaggio moschetto", lo slang giovanile (completamente inventato, non ci sono davvero giovani che parlano così) con cui è scritto "Arancia Meccanica", un libro diventato famosissimo per via del film di Stanley Kubrick (che, ehm, non abbiamo mai visto...).
Quando eravamo piccini, abbiamo sentito parlare con graaaande entusiasmo di Arancia Meccanica, ma essendo piccini non ci era facile procurarci un libro (o un film) che parla principalmente di stupri e violenza (anzi, ultraviolenza!). Ma per fortuna nella vita si cresce e alla fine non ci sarà nessuno che potrà dirvi cosa potete o non potete leggere, muhahahah!
Arancia Meccanica è una di quelle cose che abbiamo desiderato tanto tanto e per cui abbiamo quindi creato un'aspettativa pazzesca. Eravamo pronti a divertirci come matti con la nostra prima lettura di questo classico immortale di Anthony Burgess... ma immaginate la nostra sorpresa quando abbiamo aperto il libro e... GASP! Non si capiva un cavolo.
Cioè, come fai a rilassarti e goderti una storia quando all'improvviso ti saltano fuori frasi come:
"O potevi glutare il latte coi coltelli dentro, come si diceva, e questo ti rendeva sviccio e pronto per un po’ di porco diciannove, ed è proprio quel che si glutava la sera in cui sto cominciando questa storia.".
E questo nella prima pagina. O fratelli.
Ma prima che, delusi e cadenti, decidiate di non dare una chance a questo libro: bastano poche pagine, diciamo tre o quattro, perché il nadsat diventi all'improvviso perfettamente comprensibile. Gasp! Cos'è questa magia? Abbiamo appena imparato una lingua nuova? È una specie di nuovo Esperanto che tutti possono comprendere? Ehm... sì e no.
Arancia Meccanica è un esperimento da molti punti di vista ed è abbastanza godibile da farsi terminare in un giorno. UN GIORNO.
Insomma, non è per niente un libro friggibuco, ehm, banale. Volevamo dire banale. Il Nadsat ti rimane un po' attaccato in testa.
Iniziamo subito la nostra recensione con...

Che eleganza! Che stile! Che... diavolo... si sono messi addosso?1. La trama: Alex è la voce narrante, ma soprattutto è un ragazzino matto come un cavallo che beve latte con la droga (il famoso latte plus del Korova Milk Bar), pesta i vecchietti, straccia i libri e si mena con altri ragazzini matti come cavalli per strada. Fa parte di una banda giovanile che veste all'estremo grido (perché sì, evidentemente l'ultimo grido è troppo poco, questo deve essere proprio estremo) e se ne va a spasso e a drogarsi con i suoi soma, ovvero i suoi amichetti e compari di crimine. Il più notevole degli amichetti, o almeno quello che ci è rimasto più impresso, è Bamba, un coso quadrato che ride facendo uah uah uah e che picchia i suoi avversarsi con una catena. Da quel che abbiamo capito, la parola "bamba" significa scemo, un po' tocco. Gli altri due amichetti si chiamano Pete e Georgie. No, questo Georgie non corre felice su un prato come la sua omonima, ma piuttosto viaggia sulla stessa motocicletta dei suoi amici, e intendiamo proprio che stanno in quattro su una moto come un circo e investono i gatti per strada.

 "Ce la spassammo un po’ in quello che chiamavamo il retrocittà, spaventando i vecchi martini e le vecchie semprocchie che attraversavano la strada e zigzagando dietro i gatti e cose così."
I quattro fanno cose estremamente edificanti, come avrete capito, tipo attaccare i poveri impiegati vecchietti della biblioteca e prenderli a calci in faccia o attaccare i poveri ubriaconi per strada e prenderli a calci in faccia o... beh, avete capito, no? Loro la chiamano "ultraviolenza". In pratica è come la violenza, ma praticata in maniera del tutto casuale, per svago.
I nostri quattro piccoli protagonisti sono praticamente quattro idioti eccitati dall'odore del sangue che fanno le piramidi umane sulle motociclette che corrono nella notte.

"Poi si vide un giovane malcico con la sua quaglia che facevano ciucciciucci sotto un albero, così ci fermammo e li applaudimmo, poi ci buttammo sopra a tutt’e due con un paio di sbiffoni e si ripartì che piangevano."
Ecco.
E dopo aver colpito con paio di sbiffoni i due poveracci che amoreggiavano per strada, il gruppo di piccoli idioti ultraviolenti si accosta ad una villa in mezzo al nulla chiamata "Casa Mia", dove fingono che uno di loro si sia sentito male per farsi aprire la porta, intrufolarsi all'interno, strappare il libro che il padrone di casa (un povero scrittore innocente) sta scrivendo (il titolo del libro è "Arancia meccanica"), picchiare selvaggiamente lui e violentare carnalmente la moglie, per poi fuggire impuniti e irriconoscibili (sono mascherati, i quattro piccoli porci) nella notte.
A casa, Alex ci illustra tutto fiero di come i suoi genitori si spaccano la schiena in fabbrica, tornano stanchi morti a casa e non possono dormire perché lui, il loro figlio cretino e degenere, deve sentire a volume altissimo la musica classica mentre si immagina di fare altre ultraviolenze.

"Ero in piena estasi, fratelli. Pi e emme [è così che chiama "papà e mamma", notate bene che delicatezza] nella camera accanto avevano ormai imparato a non bussare sul muro per lamentarsi di quello che chiamavano rumore. Gliel’ avevo insegnato io. Ora avrebbero preso i sonniferi. O forse, sapendo la gioia che mi dava la musica di notte, li avevano già presi."Ma che ragazzetto simpaaaatico!
Alex fa parte di una specie di programma di recupero per cretini ultraviolenti come lui, che sono diventati un numeroso e spinoso problema nel mondo distopico in cui si svolge la vicenda e ogni tanto a casa sua va a trovarlo un tizio dei servizi sociali che lo ha seguito in questo suo percorso di redenzione (che chiaramente non ha funzionato) per controllare che tutto vada bene. Il tizio dei servizi sociali è un grande grandissimo ingenuo, comunque, perché non sospetta che il suo assistito sia un assassinopestatorestupratoreserialematto.
Un giorno Alex e i suoi soma(ri) decidono di assaltare la casa di una povera vecchia che viveva sola con i suoi gatti, al fine di rubargli tutto ciò che c'è di prezioso per rivenderlo a un tale "Will l'Inglese al caffè Muscleman". La vecchia però chiama la polizia e in più reagisce, bastonando Alex (che è l'unico ad entrare, dalla finestra, dopo aver cercato con un lo stesso patetico trucco della villa "casa mia" a farsi aprire la porta) e facendolo letteralmente assaltare dai gatti. La vecchia ha tanti gatti. Un macello di gatti, gatti dappertutto, qualcosa di pazzesco...
Comunque, una cosa tira l'altra, Alex vien pestato ben bene, ma la vecchietta ci rimette le penne. Arriva la polizia, gli amichetti del protagonista gli voltano indignitosamente le spalle e Alex viene arrestato e portato in carcere.
Ah, l'abbiamo detto che Alex ha quindici anni? QUINDICI? E che a QUINDICI ANNI è appena finito in carcere? Che bel bambino simpatico e grazioso.
Qui passa due anni in una cella sovraffollata fra amici che non sono suoi amici, pestaggi e altra roba che di certo si merita, finché un nuovo "inquilino" del bugigattolo non ci rimette le penne e tutti i carcerati, voltando indignitosamente le spalle al ragazzo come hanno fatto un tempo i suoi soma, indicano come colpevole della cosa Alex. È colpevole davvero? Un pochino, ma non ha fatto tutto da solo, son tutti coinvolti.
Alex viene allora inserito in un rivoluzionario, modernissimo programma di recupero che promette di farlo diventare un cittadino modello in soli quindici giorni. Ma è possibile trasformare un tale mostruoso giovincello, dedito a tutti i vizi e senza alcun rispetto per alcuna forma di vita, in un bravo cittadino?
Apparentemente... sì.
Infatti, in un modo che non vogliamo assolutamente spoilerarvi, Alex diventa un bravissimo ragazzo. Un ragazzo fin troppo buono. A dire la verità, è costretto ad essere buono: il solo pensiero della violenza lo farà sentire male e lo disgusterà a tal punto da rendergli impossibile anche solo dare uno spintone a chi se la prende con lui e costringendolo anzi a comportarsi nella maniera opposta, trattando con gentilezza e servilismo chi lo ferisce.
Alex viene così rilasciato nel duro mondo selvaggio, spogliato dell'unica arma che possedeva, la violenza...

2. La copertina:

Quella della nostra versione è così:
È Halloween? Non ci ricordavamo fosse Halloween...Beh, son quattro i malcichi in copertina... ma non sono neanche lontanamente vestiti come quelli, vanitosi e attenti al loro stile, della storia. Questi son agghindati da scheletri. Ma non c'è che dire, fanno una bella atmosfera e ti fanno intuire le cose importanti: è la storia di quattro deficienti giovani, che vogliono divertirsi. Non c'è male, non c'è male come copertina.

Ah! Guardate che bello, un occhio!E poi c'è questa versione, con un'illustrazione celeberrima, la stessa (se non sbagliamo) che compare su alcuni poster del film. È Alex! Con il suo fido coltello! Che fa quello che sa fare meglio: l'ultraviolenza.

3. Cosa ci è piaciuto: questo è un libro che fa ridere come cavalli. Fa ridere come Bamba: uah uah uah. Certo, forse dovete essere un pochino sadici (ve l'abbiamo già detto che è ultraviolento?), ma vi assicuriamo che per via del linguaggio bizzarro in cui è scritto è difficile, davvero difficile, prendere troppo "sul serio" le scene di pestaggio (o di stupro, anche se quelle rimangono sempre un pochino... ehm... brutte).
Inoltre l'idea di usare uno slang inventato è geniale! Il linguaggio di questo romanzo non potrà mai invecchiare, perché la sua lingua non si potrà mai evolvere.
Wikipedia spiega la cosa così (e noi siamo d'accordo, eh):
Burgess, un poliglotta che amava il linguaggio in tutte le sue forme, era consapevole del fatto che il gergo linguistico fosse di natura in costante cambiamento. Consapevole che se avesse usato un modo di parlare al tempo in uso il romanzo sarebbe diventato molto presto datato, creò allora il Nadsat. L'uso di tale slang è quindi essenzialmente pragmatico; aveva bisogno che il suo narratore avesse una voce unica che restasse senza età rafforzando nel contempo l'indifferenza di Alex alle norme della sua società, e suggerendo che la sottocultura giovanile esiste indipendentemente dal resto della società. In Arancia Meccanica, gli interrogatori di Alex descrivono la fonte del suo argot come "penetrazione subliminale".
A proposito, la traduzione di Floriana Bossi è e-c-c-e-z-i-o-n-a-l-e.
Aldilà del linguaggio esilarante, la cosa bella è che tutto questo guazzabuglio sembra leggero e fatto per ridere, una storia di ultraviolenza fumettosa e pesantemente esagerata, una specie di cartone animato per adulti, ma in realtà nasconde un contenuto morale ed etico abbastanza interessante e che potrete comprendere solo se lo leggete (perché sì, la parte che ha una rilevanza morale non l'abbiamo proprio raccontata nella trama, è la seconda parte e se la volete ve la dovete andare a guarda' da soli).

4. Cosa non ci è piaciuto: vi ricordate che abbiamo detto che c'è un messaggio etico e morale interessante di sottofondo? Certo che ve lo ricordate, l'abbiamo scritto solo qualche riga sopra. Ecco, peccato che questo messaggio non vada a parare da nessuna parte. Insomma, ti fa dubitare, ti mette questa pulce nell'orecchio: "ma se un uomo è intrinsecamente cattivo, e viene costretto a diventare buono contro la sua volontà, potrà mai considerarsi buono davvero?" e poi... attenzione perché stiamo per spoilerarvi... spoilerspoilerspoiler spoiler... e poi è un nulla di fatto, perché il finale di questo pasticcio di ultraviolenza è terribile. Insomma, per farla breve Alex riesce a recuperare la capacità di fare del male.
"Ah!" Direte voi "Allora è questa la risposta al quesito! Non potrai mai costringere una persona che è davvero malvagia, fin nel profondo del suo cuore marcio, a diventare buona, nemmeno con la forza!".
Oh no. O, fratelli, voi non sapete.
Perché nel capitolo finale, appiccicato lì quasi con un patetico buonismo, Alex inizia a, tenetevi forte, maturare e diventare buono. Così, a caso, senza motivo, facendoci capire che lui non era cattivo, ma solamente giovane e sbandato. GIOVANE E SBANDATO. E AMMAZZAVA E STUPRAVA. Giovane e... giovane e... scusateci, dobbiamo bere un bicchiere d'acqua.
Insomma, non solo la morale è del tutto inconcludente e non così profonda come speravamo, ma il finale ti ammelensisce tutto e questa cosa fa solo una gran pena.
Volevi fare un libro senza freni, un libro spregiudicato, caro autore? E allora ti conveniva andare fino in fondo e regalarci un bel protagonista fedele a sé stesso, non questo qui che finisce per ascoltare musica romantica al posto di quella che amava.
*Fine spoiler*
Un'altra cosa, a parte il finale, che non ci è proprio piaciuta è che le donne non sono mai personaggi veri. Ci sono poliziotti che sono personaggi, ricettatori che sono personaggi, nemici e amici che sono personaggi, ricercatori e compagni di cella, ma delle donne non ci viene mai rivelato neppure il nome. Mai. Le donna sono solo di contorno, oggetti da picchiare e stuprare, e nessuna di loro, mai, viene vista come una persona che sia anche solo lontanamente possibile rispettare.
Capiamo pure che questa scelta possa far parte della visione del ragazzo protagonista, che è misoginissimo (come lo chiamate uno stupratore? Un porco schifoso misogino, ovviamente), ma anche l'autore ci ha messo del suo, eh. Il papà di Alex, per esempio, parla più di sua madre, che si limita a piangiucchiare per tutto il tempo. Ma il fatto è che, effettivamente, aldilà della visione del protagonista, le ragazze effettivamente non fanno un cavolo in questa storia, come se non avessero alcun ruolo se non quello della vittima. Non vediamo mai una poliziotta o una dottoressa, una politica in tv o anche solo una bibliotecaria donna, o una commessa in un negozio... niente, le donne vengono annullate, ridotte al ruolo di povere vittime urlanti e piangenti per il cento percento del libro, e questa è una cosa che ci ha fatto storcere non poco il naso, una pecca grossa e pesante, una macchia di unto gigantesca su una trama altrimenti tutto sommato divertente.
Sì, possiamo accettare che ci siano stupri e "ultraviolenze" in una trama chiaramente incentrata su questo, ma che le donne siano chiaramente viste come un oggetto da tutti i personaggi, scrittore compreso? No, questa è una cosa che fa solo incavolare, una mancanza abbastanza grossa nella creazione di un mondo alternativo che in questo modo, escludendo il 50% della popolazione, perde tantissima ricchezza. Eddai, volevamo vedere almeno una ragazza nelle bande giovanili! Sarebbe stato figo vedere una quaglia, come si dice nel linguaggio moschetto, che uccide e che taglia e che non ha rispetto per nessuno. E invece no, perché le donne qui son tutte signorine più o meno perbene, ma fatte solo per soffrire, mai per offendere.

Voto complessivo: 66 su 100. Hai superato il test, vecchio libraccio! L'hai superato nonostante le pecche mica indifferenti, ma è perché sei un libro perché proprio ci ha fatti ridere, eh.

A chi lo consigliamo: A chi piace la violenza, ma proprio quella grondante sangue, e contemporaneamente lo humor un po' infantile. Insomma, alla maggior parte dei ragazzi medi del quarto-quinto superiore. Ma anche a chi ha voglia di un viaggio quasi allucinato in un mondo distopico e folle attraverso gli occhi di un quindicenne veramente sopra le righe. È un libro senza tempo: i suoi pregi vivranno per sempre, i suoi difetti faranno la stessa identica cosa.


Dove potete trovare il libro:
Mah, un po' dove vi pare. Lo beccate in un mare di versioni diverse, su IBS, Amazon, Kobo e quant'altro... date un'occhiata nella biblioteca della vostra città: probabilmente lo troverete lì senza spendere un centesimo!


Che cosa ne pensate del libro? Siete d'accordo con noi su tutto, siamo stati troppo cattivi (perché un po' cattivi lo siamo sempre, è normale nelle recensioni spinose) o siamo stati troppo indulgenti? Fateci sapere, e alla prossima recensione!

P.S.: Suggeriteci libri da recensire! (Meglio se sono gratis, che siamo senza soldi. Ma accettiamo di tutto). Nota: un sacco di gente si limita a dirci il titolo del libro da recensire, o addirittura a scrivere un sacco di titoli in fila, e non abbiamo davvero il tempo di andare a controllare una ad una tutte le trame per decidere se ci interessano o no, perciò per favore potete scrivere un piccolo abbozzo di cosa parla il libro? Così possiamo decidere se controllare la trama ed eventualmente leggerlo.
Per fare un esempio: "Hey, Cactus! Vi consiglio La Magia del Lupo di Michelle Paver perché è un fantasy diverso dal solito, ambientato nella preistoria, ed è molto avventuroso!" oppure "Ciao, vi consiglio Nina, La Bambina della Sesta Luna, perché è un libro per bambini davvero brutto e mi piacerebbe leggere una recensione scritta da voi per spanciarmi dalle risate".
Vi aspettiamo ;)
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Published on April 26, 2020 08:40

April 24, 2020

Recensione - Lolita (Vladimir Nabokov)

La nostra recensione di oggi è anomala per molti, molti versi. Innanzitutto non si tratta di un libro che abbiamo letto, ma ascoltato in forma di audiolibro mentre lavoravamo ad altre cose che non richiedevano un grande uso del cervello, o almeno non di quella parte del cervello che serve a processare il linguaggio per trasformarlo in immagini, concetti e movimenti nelle nostre menti. In secondo luogo, è un libro al di fuori di tutti i nostri interessi.
Forse è il primo libro di letteratura russa che abbiamo mai completato. Forse non è neanche autentica letteratura russa, perché l'autore, Vladimir Nabokov, era un cittadino americano che ha scritto Lolita in lingua inglese, ma noi la prenderemo come tale.
In terzo luogo, è un libro che parla di una sorta di... di storia d'amore. E non è che noi ci interessiamo spesso a questo genere di libri, come saprete ormai se ci conoscete.
E l'ultimo motivo, forse il più importante, per cui quest'opera è così distante da noi, così difficile da associare ai Cactus di Fuoco (no, non scappate! Non ancora, ve ne preghiamo!) è che... parla di pedofilia. Per la precisione, il protagonista di questo libro è attratto fisicamente dalle dodicenni.

Stiamo parlando del classico della letteratura (russo-americana?) "Lolita", di Vladimir Nabokov, di cui la gente parla a volte come se fosse una sublime meraviglia psicologica e a volte come uno scabroso schifoso sputo letterario fatto solo per far vergognare il lettore.
Secondo noi non è nessuna delle due cose.
Ecco la nostra recensione!


1. La trama: *Warning! In questo libro ci sono un mucchio, ma proprio un mucchio, di tematiche problematiche e che potrebbero urtare la vostra sensibilità. Se non vi sentite pronti per esplorarle e per perdonarci il fatto che le tratteremo in modo ironico e forse con un po' di leggerezza, potete smettere di leggere ora. Comprenderemmo perfettamente la vostra scelta. Se invece siete lettori avventurosi, pronti a farvi quattro risate su una delle trame più controverse della letteratura, buttatevi pure a leggere la trama!*

Il protagonista e io narrante del libro è Humbert Humbert (sì, nome e cognome sono identici, sì, i suoi genitori non erano particolarmente fantastiosi e sì, lo abbrevieremo HH), un professore di letteratura francese perennemente annoiato a cui fa schifo quasi tutto. Gli fanno schifo le persone, a giudicare da come le descrive, di ambo i sessi. Gli fanno schifo i motel e gli hotel, le infermiere, l'arredamento di praticamente tutte le case che visita e i suoi stessi amici. È incontentabile. Vorrebbe che il lettore si bevesse che lui ha gusto, un gusto tipicamente europeo, ma siccome siamo europei anche noi ci accorgiamo immediatamente che in realtà è solo un lagnoso, lamentoso, arrogante.
Humbert Humbert si trova in custodia per aver commesso un omicidio e, in attesa del processo sta scrivendo le sue memorie.
In teoria dovrebbe informarci del perché ha ammazzato un tizio o una tizia (non ci viene ancora detto chi è la misteriosa vittima), ma in pratica ci racconta di tuuuttta la sua vita o quasi, a cominciare da quando era un bambinetto dodicenne (o tredicenne? Non ci ricordiamo bene) morboso innamorato di una bambinetta altrettanto morbosa di nome Annabel e i due passavano il 99% del loro tempo a sbaciucchiarsi e palpeggiarsi e progettavano di combinare assai di più non appena i loro genitori avessero voltato lo sguardo dall'altra parte.
Ahinoi (anzi, ahilui), Humbert non riuscirà a perdere la verginità a dodici anni come aveva progettato (che bel progetto, poi), perché la bimba di cui era perdutamente innamorato si trasferì e per giunta schiattò.
Il trauma fu tale, per il nostro protagonista, che le sue preferenze (o almeno così le "giustifica" lui) rimasero inalterate e da allora in poi gli piacquero solo le dodicenni.
Ok, non tutte le dodicenni, ma un particolare tipo di bambine: lui le chiama "ninfette" e non spiega mai che cosa, esattamente, abbiamo di diverso dalle altre bimbe, ma ci fa capire che sono diversissime. In pratica, ninfette so' quelle che piacciono a lui e lui proietta su di loro il proprio desiderio, credendo che siano particolarmente maliziose, mentre le altre, quelle che nun glie piacciono, so' bimbe normali. Victim blaming a palate.
Il nostro protagonista, ora chiaramente pedofilo oltre che assassino, ci racconta dei suoi viaggi, delle sue avventure, di un matrimonio fallito (e ci crediamo! Ti fanno schifo le donne adulte, quanto mai potrà funzionare un matrimonio?) e di un esaurimento nervoso. Voilà.
Per riprendersi dalle sfighe che la vita precipita sul suo cranio come bacchette sulle percussioni, il nostro HH si trasferisce nella piccola e quieta città di Ramsdale, dove (a malincuore, perché gli fa schifo ovviamente) affitta una stanza nella casa della vedova Charlotte Haze.
Il vero motivo per cui, pur facendogli schifo la casa, il paese e pure la signora Haze, egli affitta la stanza, è che la padrona di casa ha una figlia dodicenne: Dolores detta Lolita.
Nonostante la forte differenza di età (leggasi: pedofilia rampante), Humbert si innamora perdutamente della povera Lo e inizia a farci amicizia. La bambina sospetta qualcosa? Forse. Dolores è una piccoletta abbastanza sveglia e sembra intuire l'ascendente che ha sul signor HH, per cui gli fa scherzi e burle (e gli tira addosso il pallone e lo insulta, perché sì, il pedofilo se lo merita). Fra i due nasce una specie di rapporto di complicità, qualcosa di strano e ingenuo, tanto che prima di partire per la colonia estiva, Lolita, con i suoi modi da piccola adulta curiosa del mondo,saluta Humbert con un bacio sulle labbra.
Un bacio casto, in teoria, ma casto solo da un lato... lo sappiamo tutti che il bastardo pedofilo ha i pantaloni in subbuglio.
E per un po' Dolores esce di scena, se ne va a questo campo estivo e HH se ne va fuori di testa, mettendosi a odiare Charlotte, quella mamma crudele che ha costretto la figlia ad andarsene di casa (poco importa se per andare a divertirsi con gli amici, eh!) e la aveva allontanata da lui.
Ma mentre HH pensa che Charlotte sia una donna provinciale, brutta e crudele, Charlotte si è innamorata perdutamente di lui, del suo fascino europeo, della sua bellezza virile, della sua ombrosa raffinatezza. Perché sì, anche se ce lo siamo tutti raffigurati come un prof di mezza età dalla voce di fumature, Humbert Humbert è in realtà un sublime esemplare, alto e bello, che tutte le donne apprezzano.
Peccato che lui non apprezzi tutte le donne.
Comunque, Charlotte Haze gli lascia una lettera che possiamo riassumere così: "Caro Humber Humbert, ti amo tantissimo e quindi non posso più accettare di vederti sotto il mio tetto come inquilino e basta. Se mi ami anche tu rimani qui e ci mettiamo insieme, altrimenti vattene prima che io rientri in casa, perché ti avverto che se rientro e ti ci trovo, ti sposo per forza".
HH decide di restare, non per Charlotte ovviamente (lei gli fa schifo, l'abbiamo già detto?) ma per Lolita. Sì, così il pedofilo potrà diventare il patrigno della bimba.
Solo che HH è un poco scemo e tiene un diario dove racconta "gne gne odio Charlotte che è brutta e schifosa e voglio fare cosacce con sua figlia, quasi quasi sto pensando di ucciderla" in casa della donna che lo ama ma che lui odia, e ovviamente questa cosa non può finire bene.
Charlotte legge il diario. Ovviamente. Appresi i veri sentimenti e le intenzioni di lui, la donna progetta di fuggire e di spedire pure la figliola in collegio, per salvarla dal bastardo pedofilo. Tutte intenzioni lodevoli, per carità... ma, cara Charlotte, guarda quando attraversi la strada, te ne preghiamo! E niente.
Charlotte, che sta per esporre ad un terribile pubblico scandalo il professor HH, viene investita molto convenientemente da un'automobile. Così, a caso. E nessuno verrà mai a sapere niente.
HH va a prendere Lolita alla colonia estiva e scopre che la bambina, che gli racconta tutto in virtù della loro amicizia e complicità, ha fatto le cosacce con i suoi compagnucci di scuola. In questo libro sono tutti dei ninfomani, apparentemente.
Comunque, HH non la prende bene perché, oltre ad essere un pedofilo, è pure geloso abbestia e non vuole che la piccola frequenti più altri ragazzini della sua età (anche se è ovvio che sarebbe meglio per lei fare esperienza con quelli della sua età che con lui, eh. Ma lui non se ne cura).
Lolita, allora, lo seduce. Cioè, "seduzione" è una parola grossa per qualcuno che è già perdutamente innamorato di lei e che progettava di stenderla col sonnifero per... ehm... godere della vista del suo bellissimo corpo senza che... senza che lei se ne accorgesse...
... Ed è... un piano... ugh...
Scusate, abbiamo vomitato un po' nelle nostre stesse bocche. Ugh.
Comunque, ritorniamo alla cosa della seduzione: Lolita, che ora si crede una grande esperta, cerca di insegnare come si fa l'amore a HH. Ok. Questo è un paradosso grande come una casa, ma che diciamo, dieci case.
In tutto questo, anche se realizza il suo sogno di sempre, Humbert Humbert non sembra manco troppo contento perché non è il primo amante di Lolita. Placati, schifoso. Placati. Stai facendo le tue schifezze? E almeno sii contento di farle, mentre noi vomitiamo nel più vicino vaso cinese.
Speriamo almeno che ti piacciano, i vasi cinesi. Ma a te non piace niente, giusto?
Comunque, HH decide anche di non dire subito alla povera bimba (la povera bimba che ha sedotto un adulto. Lo sappiamo che non è colpa sua, che lei era innocente, o quasi, e tutto, ma Maddonina dei cieli, tutto questo è folle!) che sua madre è morta e lo strano duo girovaga per l'America come due polli senza testa, comprando robe a caso che ci vengono anche elencate, fra cui bigiotteria, fumetti, vestiti.
Dopo aver finalmente ammesso la morte della madre, Humbert propone a Lolita di accettarlo come suo patrigno e affidatario, tutto contento di aggiungere l'incesto alla sua lunga lista di problemi.
Humbert comincia pure a pagarla (principalmente con altri fumetti, caramelle, fermacapelli, anellini e fondamentalmente tutte le cose che una bambina possa desiderare) per ottenerne i favori sessuali e al fine di impedirle di denunciarlo alla polizia, la spaventa dicendole che se arrestano lui finirà in prigione anche lei.
Inizia così la felice seconda vita di Himbert Humbert, il pedofilo che va a spasso per l'America con la sua figliastra.
Ma questa vita non può durare per sempre, no? Lolita dovrà andare a scuola. Conoscere altri bimbi. Fermarsi a parlare con altri adulti che potrebbero sospettare il semi-incestuoso e molto pedofiliaco rapporto con il suo papà. Volere qualcosa di più per sé stessa. Ci sono migliaia di cose che possono andar storte (o dritte, dipende dall'interpretazione...).
Ma questo lo scoprirete solo se avrete il fegato (e lo stomaco, tanto tanto stomaco) di leggere questo libro.

2. La copertina:
La copertine di Lolita sono state molteplici. Infinite. C'è stato persino più di un poster cinematografico, visto che questo scandaloso romanzo è diventato un film di Stanley Kubrick!
Visto che noi l'abbiamo sentito sottoforma di audiolibro, questa volta non possiamo mostrarvi la copertina della nostra edizione, ma possiamo commentare insieme alcune delle più importanti:

Ciao, ciono una copettina vedde.La prima che vi proponiamo è ovviamente quella della prima edizione, pubblicata in Francia nel 1955. È... verde. Verde/grigia, per essere un pochino più precisi. Crediamo che la sfumatura di verde che ci vada più vicina sia l'olivina (#9AB973), ma forse un po' più scura.
È una copertina che non dice nulla. Non fa trapelare neanche lontanamente le sordide gioie che trarrete dalla lettura, i brividi di disgusto o di sublime estasi della prosa in esso contenuta. È proprio come Humbert Humbert: apparentemente semplice e raffinata, verdognola (come il disgusto che il protagonista prova per tutti) dentro nasconde un mostro. 9 su 10.


Bambina o... casalinga disperata in vacanza?Questa seconda copertina invece parla. Parla tanto. E ci trae in inganno: vediamo una giovane donna, con un paio di occhiali da sole a cuore e un lecca lecca, due grandi occhi azzurri, il colore di sabbie estive, la luce di una vacanza al mare... sembra sbarazzino, questo romanzo, con quel titolo tutto allegro, "Lolita". Non si capisce minimamente che A) è letteratura colta e B) la donna in copertina dovrebbe avere dodici anni. Voto? 2 su 10.


Quest'altra copertina ci mostra, finalmente, una bambina. Con tanto di mela rossa, a simboleggiare il frutto proibito, un po' come in Twilight. Peccato che questa sia una bimba chiara, bionda, dall'espressione ingenua e pura mentre quasi bacia il frutto: Lolita non è una biondina pallidona (che anche questa bambina sia uscita da Twilight?), ma una ragazzetta forte, vivace, abbronzata (e fidatevi, si parla un sacco della sua abbronzatura). Per il resto, la copertina che sembra costruita alla bell'e meglio, in realtà meticolosamente studiata, è davvero bella. Voto? 6 su 10.

Lolita super saiyan di terzo livello.E c'è anche una copertina tutta italiana! Con una... Lolita... tutta pasticciata, gialla di pelle, gialla di capelli, e quei capelli sono un sacco, una specie di nido, e le pennellate sono confuse, ed è tutto un po'... troppo. E non si capisce, ancora una volta, che questa dovrebbe essere una bambina. E Lolita non è fatta così. Voto? 2 su 10 pure a questa.


Hey! Chi è che sta sbirciando le gambe a una ragazzina?!Le sue gambe, forti e abbronzate, ma ancora troppo piccine, con i piedi infilati nelle scarpe di una donna adulta, che non riescono a riempire... ecco, questa è Lolita. Splendida copertina, misteriosa e raffinata. I polacchi sanno come fare le copertine, a quanto pare, o semplicemente hanno fatto bene questa. Voto? 9 e mezzo su 10.

E poi ci stanno troppe copertine in giro, non abbiamo la forza di cercarle e recensirle una per una. Vi bastino queste, oggi siamo pigri.

3. Cosa ci è piaciuto:

"Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta.
Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita.

Una sua simile l’aveva preceduta? Ah sì, certo che sì! E in verità non ci sarebbe stata forse nessuna Lolita se un’estate, in un principato sul mare, io non avessi amato una certa iniziale fanciulla. Oh, quando? Tanti anni prima della nascita di Lolita quanti erano quelli che avevo io quell’estate.
Potete sempre contare su un assassino per una prosa ornata. Signori della giuria, il reperto numero uno è ciò che invidiarono i serafini, i male informati, ingenui serafini dalle nobili ali. Guardate questo intrico di spine."

L'incipit ci ha catturati come pesci all'amo, mostrandoci fin da subito che razza di prosa questo libro aveva da offrirci.
Humbert Humbert è affabile, poetico, un grande oratore, così grande in effetti che non ci si accorge fin da subito di che tipo di disgustoso uomo sia. I primi capitoli sono così belli, nella narrazione, da essere capaci di far vergognare un pochino il lettore. E non è grande letteratura questa, quella capace di suscitare in un essere umano sentimenti del tutto scorrelati dal suo stesso essere? Una letteratura capace di far venire fame, sete, di far sentire il profumo di cose deliziose, e di cose proibite?
L'incipit è bello, ma dopo il libro diventa più bello, soprattutto nella prima parte (della seconda nel parliamo poi).
Le descrizioni sono favolose, basta chiudere gli occhi per sentire l'odore del mare, per sentire la luce del sole sul volto, per immaginare al tatto la pelle della giovane Annabel, il primo acerbo amore di HH.
E se pensate che è un librone serio serio pieno di cose auliche e fiorite... oh, vi sbagliate! Perché in realtà vi sbellicherete dalle risate. Humbert è ironico e autoironico in una maniera deliziosa, surreale.
Ci sovviene quel momento in cui Lolita si perde per un istante, e lui inizia a vedere Lolite multiple dappertutto: Lolite che si arrampicano, Lolite che urlano, Lolite che corrono. Ma sono invece solo altre bambine. Forse.
Ecco, buttare in mezzo ad una prosa tanto sublime momenti come questo è assolutamente inaspettato ed esilarante... perciò non vi spoileriamo altro, nel caso vogliate leggervelo, perché una delle cose più belle di questo libro, se non la più bella, è proprio il suo umorismo.
Oh, un'altra cosa che ci è piaciuta? Nonostante lo scabroso tema trattato, gli scandali che si susseguono, Vladimir Nabokov ha preso due decisioni che rendono il suo libro assai diverso dagli altri di simile genere: A) non descrive mai gli atti rivoltanti e B) non usa mai parolacce.
È fantastico che non usi mai parolacce. Fantastico. Non sappiamo se lo sapete, ma non siamo dei grandissimi fan del turpiloquio: crediamo che se qualcuno vuole offendere o scandalizzare qualcun altro, ci siano modi molto intelligenti per farlo. E, sapete, siamo invece dei grandi fan dell'intelligenza.
Insomma, ci è piaciuta la scrittura di Vladimir Nabokov, il suo stile. Se anche gli altri autori russo-americani sono così bravi, gli chiederemo di unirsi ai Cactus di Fuoco.

"Penso agli uri e agli angeli, al segreto dei pigmenti duraturi, ai sonetti profetici, al rifugio dell’arte. E questa è la sola immortalità che tu e io possiamo condividere, mia Lolita.”
4. Cosa non ci è piaciuto:
Se la scrittura di questo libro ci è chiaramente piaciuta, il problema è ben altro: non ci ha particolarmente catturati la trama. E no, non perché il protagonista è un pedofilo, ci mancherebbe! Siamo di veduti ampissime in letteratura e amiamo leggere le storie dei criminali, dei più folli, pazzi, razzisti, genocidi. Scriviamo, di quando in quando, storie di criminali orribili anche noi.
No, non è il protagonista il problema (anche se un po' ne è parte, ma ora vedremo il perché): il problema è la noia.
Humbert Humbert, aldilà dei suoi voli pindarici, delle sue descrizioni poetiche e delle battute, è NOIOSO. E noiosa è la sua storia.
Nei primi capitoli ci cattura con il mistero: ha ucciso qualcuno, si è innamorato di una bambina, come sono collegate le due cose? Chi è la vittima che lo ha portato in carcere? Come può un tanto mite (sì, HH è terribilmente mite, timido persino) caprone aver perpetrato un crimine tanto efferato?
E si va avanti, capitolo dopo capitolo, sperando di capire come sia successo.
Ma poiché l'omicidio si rivela praticamente solo nell'ultimo capitolo, nel frattempo l'attenzione va scemando e non bastano le battute che punteggiano qui e lì la narrazione per giustificare i lunghi momenti di vuoto. Una scena dopo l'altra, ci si ritrova a seguirle Lolita e HH in un viaggio in cui non succede nulla (o quasi) di interessante, ma in cui ci vengono descritti per filo e per segno tutti i vestiti di Lolita, tutti i movimenti di Lolita, tutti i cambiamenti nell'umore o nello stato di salute di Lolita. Nei primi capitoli una tale morbosa attenzione verso una ragazzina può sembrare anche trasgressiva, ma quando andate avanti (e scommettiamo che voi non siete così interessati a tutti i più piccoli dettagli di una lamentosa ragazzina immaginaria) diventa noioso, noioso, noioso e superfluo.
Da un certo punto in poi, la trama diventa persino prevedibile ed è a quel punto che la trazione del "voglio risolvere il mistero!" si annulla completamente, facendovi sprofondare un pochino di più nelle sabbie mobili di una noia gelida.
Gli itinerari di viaggio? Inconcludenti. Molte scene sono ripetute, viaggi su viaggi, dialoghi su dialoghi.
E poi, parliamoci chiaro: la storia di un pedofilo che intrattiene una relazione proibita con la sua figliastra non ci ha mai interessato fin dal principio. Cioè, noi non leggiamo neanche i romanzi rosa normali, perché dovrebbe piacerci questo che ha un pizzico(ne) di perversione extra? Forse, semplicemente, non è la trama per noi... ma ormai lo sapete, no? Queste recensioni sono composte al 99% da pareri strettamente personali.
E a noi questa roba non piace, è pura nooooia con qualche brividino di schifo all'inizio.
Un altro problema, forse di natura morale, forse semplicemente una pecca dello scritture, è l'incapacità di provare pietà per la bambina protagonista, Lolita. Il ribrezzo che si prova durante la lettura non è perché si ha pena per la povera piccola, quanto perché non ci si vuole immedesimare nel protagonista ed è fin troppo facile perché è scritto, ricordiamolo, terribilmente bene. Humbert Humbert è vivo, con il suo impressionante mucchio di difetti e i suoi pochi pregi, con la sua fissa per la lingua francese, con il suo disgusto per le cose "da poveri", mentre Lolita è... Lolita è... un pezzo di scenografia.
No, anche questo non è corretto, non è preciso. Lolita non è un pezzo di scenografia, Lolita è solo, un pochino, implausibile. O forse anche questo non è corretto, perché sappiamo che l'animo umano è imprevedibile e che nulla è davvero impossibile. Forse il vero problema è che la scrittura non si concentra affatto sulle sue reazioni, su quello che davvero vuole lei, perciò è difficile provare pietà per la sua infanzia perduta, strappata via da quel mostro geloso che la vuole tutta per sé.
Se l'obiettivo dello scrittore era quello di disgustare il lettore, avrebbe potuto premere un pochino sul pedale della pietà. Ma anche se non avesse voluto disgustarlo. Alla fine si finisce per provare più pietà per l'assassino e pedofilo HH che non per Lolita e forse è proprio questo che fa sentire il lettore così... sporco.
Insomma, empatia per la vittima completamente assente. Ci pare una cosa un pochino grave, quando la vittima è una bimba.

Voto complessivo: 62 su 100. Hai superato il test, vecchio libraccio! Hai una sufficienza, nonostante tutto.

A chi lo consigliamo: non è un libro che si consiglia proprio a tutti, eh. Alcune persone sono particolarmente sensibili rispetto al tema della pedofilia e ne sono disgustate, altre ancora potrebbero in generale trovare questa narrazione noiosa e, come dicono gli inglesi, pointless. Questo libro è un tripudio di giochi di parole, un fiorire di digressioni narrative e psicologiche, un bellissimo esperimento, e come tale può essere apprezzato solo da chi ama davvero tanto la letteratura intesa come arte di dipingere con le parole.
Non consigliamo a nessuno di regalare questo libro ad un amico/amica (vi guarderebbero con occhi a palla da golf, chiedendosi "ma che diamine? Perché a me?"), ma se volete leggerlo voi stessi ci sentiamo di incoraggiare quest'avventura, perché lo stile di Vladimir Nabokov è senza dubbio un'esperienza da provare.


Dove potete trovare il libro:
Non compratelo, non ne vale la pena, perché lo troverete facilmente gratis in qualunque biblioteca. L'autore è morto da un po' e non crediamo che ci sia alcuna legge che vi vieti di condividere il file di Lolita con i vostri amici. Noi l'abbiamo ascoltato, in maniera perfettamente legale, su rai play radio (lo potete fare anche voi qui!), narrato dalla fantasticosa e mozzafiatante voce di Ennio Fantastichini.


Che cosa ne pensate del libro? Siete d'accordo con noi su tutto, siamo stati troppo cattivi (perché un po' cattivi lo siamo sempre, è normale nelle recensioni spinose) o siamo stati troppo indulgenti? Fateci sapere, e alla prossima recensione!

P.S.: Suggeriteci libri da recensire! (Meglio se sono gratis, che siamo senza soldi. Ma accettiamo di tutto). Nota: un sacco di gente si limita a dirci il titolo del libro da recensire, o addirittura a scrivere un sacco di titoli in fila, e non abbiamo davvero il tempo di andare a controllare una ad una tutte le trame per decidere se ci interessano o no, perciò per favore potete scrivere un piccolo abbozzo di cosa parla il libro? Così possiamo decidere se controllare la trama ed eventualmente leggerlo.
Per fare un esempio: "Hey, Cactus! Vi consiglio La Magia del Lupo di Michelle Paver perché è un fantasy diverso dal solito, ambientato nella preistoria, ed è molto avventuroso!" oppure "Ciao, vi consiglio Nina, La Bambina della Sesta Luna, perché è un libro per bambini davvero brutto e mi piacerebbe leggere una recensione scritta da voi per spanciarmi dalle risate".
Vi aspettiamo ;)
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Published on April 24, 2020 07:05

April 21, 2020

Coronavirus e complotto - il premio Nobel Montagnier e Dr. Shiva





Di bufale sul Covid-19 ce ne sono tante, e sono diffuse anche da fonti che ad un'occhiata superficiale possono essere attendibili, ma tranquilli! In nostro soccorso arriva Barbascura X, il pirata che ci rende edotti ;)
In questo video in particolare ci spiega con calma e chiarezza perché il virus NON è modificato dall'uomo, ma che si tratta di qualcosa di completamente naturale, anzi di qualcosa che è stato ampiamente "previsto" negli anni precedenti.

(Vi consigliamo anche gli altri video del suo canale Club Pirata per capire meglio come funziona la ricerca, la comunità scientifica e tutte quelle cose che i complottisti ignorano bellamente quando inventano le loro cretinate)
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Published on April 21, 2020 02:48

April 14, 2020

Recensione - Astrobufale (Luca Perri)

Questo libro ci è stato suggerito da una nostra lettrice, La-Socia, e ci ha immediatamente incuriositi. Lo sapevate, giusto per curiosità, che questo libro ha vinto un premio in Calabria (che è la regione in cui risiedono attualmente la maggior parte di noi)? Nel 2019 si è aggiudicato infatti la prima edizione del "Premio Cosmos degli studenti" per la letteratura scientifica, assegnato dal liceo scientifico "Alessandro Volta" di Reggio Calabria in collaborazione con altre venticinque scuole d'Italia. Ok, ok, lo sappiamo, non guardateci in quel modo! Non è un granché di premio. Abbiamo vinto premi più importanti pure noi... e più volte... ma Luca Perri, almeno, ha una pagina su Wikipedia! È un autore importante, noi mica ce l'abbiamo una pagina!
Ah. Ok, dalla regia ci arriva una correzione: Luca Perri non ha una pagina su Wikipedia, c'è solo un suo quasi-omonimo, il calciatore brasiliano Lucas Perri.
E vabbé, ragà, non siate pignoli, e non è che possiamo leggere solo libri di autori importanti, noi una possibilità la diamo a tutti.
E siamo felici di averlo fatto!
Dopo averlo letto in tempo record (una cosa come quattro ore) possiamo affermare con certezza che A) Astrobufale, di Luca Perri, non è un libro brutto e B) al contrario di quanto l'autore stesso afferma, non è neppure un libro lungo.
Ciao, sono Luca e quello è l'omino dello spazio.Eh sì, caro il nostro Luca, credevi davvero di annoiarci? Hai davvero scritto che per noi lettori 'sto brodo poteva essere troppo lungo? Troppo pesante da digerire? Ti sbagliavi. Ti sbagliavi alla grande.
O forse siamo solo noi Cactus di Fuoco che necessitiamo che ogni libro (eccetto quelli obbrobriosi) sia lungo come uno dei volumi del Signore degli Anelli? Bah, i nostri lettori ci aiuteranno a capirlo, adesso ci sentiamo un po' in alto mare.
Ma bando alle ciance, cominciamo subito con questa nuova recensione spinosa!


1. La trama: questo libro non ha una trama, poiché non è un romanzo, ma vi diremo comunque di cosa parla perché non possiamo lasciare in bianco la sezione. Astrobufale è un incrocio fra un libro gioco, un libro di scienze e qualcosa che un tizio che fa stand-up comedy potrebbe leggere su un palco. In pratica, ognuno degli otto capitoli propone due affermazioni (di solito entrambe sembrano assurde) e chiede al lettore di indicare quale delle due è falsa. Basta girare pagina per scoprire la risposta! E dentro quella risposta ci sono anche un mucchio di altre informazioni interessanti, ma anche divertentissime.
In un certo senso è anche un libro di debunking (lo sapete cos'è il debunking? In italiano possiamo tradurlo liberamente come "sbufalazione") e di psicologia, che spiega (sebbene mooolto in breve) alcuni meccanismi della mente umana e ci fa capire come mai alcune informazioni chiaramente assurde possano essere credute vere da grandi quantità di persone e per molto tempo... a proposito di questo ci è piaciuto molto il capitolo sulle penne nello spazio (vedrete, vedrete quando ci arriverete!).
La carne al fuoco è tanta. Forse pure troppa. È un libro che parla di tutto, si può riassumere così? Un libro che parla di tutto, ma il cui principale ruolo è quello di stimolare il pensiero critico del lettore e insegnargli qualcosa sul vasto, meraviglioso e in gran parte sconosciuto universo in cui tutti noi viviamo.

2. La copertina:

Bella fratelli! Io sono nello spazio e voi siete chiusi in quarantena!Ciao, omino spaziale rock 'n roll!
La copertina è davvero, davvero carina. Non c'è che dire, attira immediatamente il nostro sguardo, non è fuorviante e il "sottotitolo" tutto ciò che sappiamo (ma non dovremmo sapere) sullo spazio mette in chiaro di cosa parla il volume. Discreta, divertente, appropriata. La copertina si merita un bel voto... peccato che normalmente non diamo voti alla copertina, anche se incide senza dubbio sul punteggio totale.


3. Cosa ci è piaciuto: beh, l'umorismo di Luca Perri è fantastico! Forse non sarà Barbascura X (e da un certo punto di vista va pure meglio, perché non ci sono parolacce e quindi possiamo consigliare il libro a tutti), ma i suoi riferimenti alla cultura pop sono davvero divertenti e strappano più di un sorriso durante la lettura.
Quasi migliore del suo umorismo (anzi, levate il quasi), c'è l'amore che l'autore prova verso le scienze: è una cosa bellissima, palpabile, e ti fa emozionare quando elenca i motivi per cui studiare lo spazio, correre verso le stelle, è più importante (e pragmatico) di quanto si pensi.
Il capitolo sull'astrologia è bello dall'inizio alla fine, niente spoiler, sappiate solo che è bello.
Abbiamo riso come degli idioti anche nel capitolo che parla della cacca degli astronauti. Davvero, lo sappiamo, le battute sulla cacca sono scontate e per bambini piccoli, ma... shhh... shh... zitti. Dovete leggerlo per capirlo. Dovete leggere il dialogo degli astronauti per ridere anche voi come degli idioti. E se poi non vi fa ridere, pazienza: questa recensione è del tutto personale e non ce ne frega niente.

4. Cosa non ci è piaciuto: Luca Perri è simpatico. Senza dubbio simpatico. Terribilmente simpatico. Ma in alcuni punti la simpatia prevale un pochino sulla capacità di spiegare in modo chiaro e certe affermazioni, soprattutto quelle legate agli aspetti tecnici, sarebbero state più chiare se avessero avuto più spazio. Ecco, forse in alcuni punti (ma solo in alcuni, eh! Per il resto fila liscissimo) ci sarebbe voluto un po' più di spazio per spiegare efficacemente.
In altri punti, invece, il problema è inverso, ovvero al lettore viene voglia di saltare a pie' pari interi pezzi di narrazione, perché un tantinello noiosi, con nomi e date che (forse proprio perché non sono approfonditi) sembrano inutili. Anzi, a dire il vero il problema non è inverso, il problema è lo stesso: informazioni date rapidamente al lettore, senza troppo approfondimento, generano in alcuni punti picchi di noia, e in altri frustrazione perché mancano quelle che invece avremmo voluto leggere. Un po' tipo libro di scuola.
Inoltre sarebbe stato figo avere una bibliografia di riferimento (visto che alcune questioni ce le saremmo pure approfonditi da soli, se avessimo saputo dove andare a leggere), ma vabbé, non c'è e non facciamone una questione di stato.

E poi, ma questa è solo una cosa personale, il libro sarebbe stato un bomba se avesse avuto anche le illustrazioni, gli avremmo forse dato un voto superiore a novanta se ci fossero state (i libri di scienza illustrati vincono, vincono sempre) e invece...

Voto complessivo: 72 e ¾ su 100. Hai superato il test, libro bello! E sei anche il primo libro che si becca un voto con frazione.

A chi lo consigliamo: bambini e adulti curiosi, specie se appassionati di stelle, pianeti, tecnologie e grandi complotti, berranno con piacere questo zuppone dalle mille informazioni con battute spezza-mascella, perché al contrario di Il genio non esiste, e a volte è un idiota (che abbiamo recensito qualche tempo fa) qui non ci sono parolacce né sono tratteggiate scene scabrose, il che lo rende adatto a tutta la famiglia. O quasi tutta famiglia. Non regalate questo libro alla vostra zia di mezza età che legge solo romanzi rosa, né a vostro nipote che non ha mai toccato un libro cartaceo e ingurgita solo fanfiction di Naruto: loro potrebbero non apprezzare. Non è neanche un libro grosso, quindi non va bene come fermaporta, però se il vostro tavolo ha un piede più corto degli altri e traballa, scoprirete magari che Astrobufale è proprio il libro giusto da usare come rialzo e da sfilare via nel tempo libero per leggiucchiarlo a poco a poco e farvi una cultura. Visto? È un multiuso.


Dove potete trovare il libro:
un po' dove vi pare, non è un libro raro. Beccatevelo su uno store online, è facile: Amazon, IBS, Rizzoli libri sono solo alcuni dei siti su cui trovarlo.


Che cosa ne pensate del libro? Siete d'accordo con noi su tutto, siamo stati troppo cattivi (perché un po' cattivi lo siamo sempre, è normale nelle recensioni spinose) o siamo stati troppo indulgenti? Fateci sapere, e alla prossima recensione!

P.S.: Suggeriteci libri da recensire! (Meglio se sono gratis, che siamo senza soldi. Ma accettiamo di tutto). Nota: un sacco di gente si limita a dirci il titolo del libro da recensire, o addirittura a scrivere un sacco di titoli in fila, e non abbiamo davvero il tempo di andare a controllare una ad una tutte le trame per decidere se ci interessano o no, perciò per favore potete scrivere un piccolo abbozzo di cosa parla il libro? Così possiamo decidere se controllare la trama ed eventualmente leggerlo.
Per fare un esempio: "Hey, Cactus! Vi consiglio La Magia del Lupo di Michelle Paver perché è un fantasy diverso dal solito, ambientato nella preistoria, ed è molto avventuroso!" oppure "Ciao, vi consiglio Nina, La Bambina della Sesta Luna, perché è un libro per bambini davvero brutto e mi piacerebbe leggere una recensione scritta da voi per spanciarmi dalle risate".
Vi aspettiamo ;)
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Published on April 14, 2020 06:52

April 6, 2020

Recensione - La magia del lupo, di Michelle Paver

Ah ah, il mio cane sembra un lupoQuesta recensione è stata richiesta dal nostro lettore Nolowende! Vedete che quando possiamo vi ascoltiamo?
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Published on April 06, 2020 06:57

April 4, 2020

Character - Blindfury

(Ti sei perso, viaggiatore? Se stai cercando questa pagina in italiano, puoi trovarla qui!)


Species: Aurolupus lycan (homolupus auratus magnus)Complete name: --Gender: MaleHeight (feral form): variable (not less than 90 cm at the withers)
Height (human form): variable (not less than 1,98 m)
Height (full moon form): variable (not less than 2,40 m)Body type: Big 'n buff
Occupation: Experimental subject, hunter Smells like: Blood, storms and dog fur
S.O.: Heterosexual (?)
Rank in his pack: Alpha
Voice: Low and roaring Hometown: --
Appears in: Blindfury (comic) |


 
"No chains to hold me back
No peaks too high to climb
No arrows can pierce a flaming heart
I will break out
'cause I am the...
Storm Son"

-Enslaved, Storm Son

+++ Blindfury's Playlist on Spotify +++   Chaotic evil? | Barbarian | Berserker |Blindfury is father of Alvara "Furiadoro", Adolf and Alejandro.

Notes of style: He's completely blind from both eyes. Also, he has a fluffy, long mane, pretty unusual for regular aurolupus, especially the low rank ones. His four canine teeth are always visible, even when his mouth is closed.

He likes He dislikes- Food
- Fight 'n kill
- Being respected, being feared
- Horses
- Running free
- Tasting blood- Vampires
- Needles
- Being mocked
- Chains and cages
- Clothes
 




Skills
[Possible levels: disaster | beginner | mediocre | good | very good | excellent | master]  Physical- Seeing in low light (good)
- Hearing at great distances (very good)
- Smell (excellent)
- Wrestling (very good)
- Standing fight / boxing (good)
- Pain resistance (very good/excellent)
- Running (good on two legs, excellent on four)
- Fast healing (excellent/master)
- Shapeshifting (good/very good)Language
- US English (Beginner in speaking, disaster in writing, good in understanding)
- Garou of the sands (excellent in speaking/understanding, disaster in writing)Music



- Terryfing howl (good)
Magical- Refractory to magic (master) Misc.
- Hunting large animals (excellent)
- Hunting small animals (very good)
- Intimidate the opponent (excellent)
- Orienting in forests (good)
- Orienting in cities (good/very good)
Moodboard
-




Gallery of images (Click to enlarge!)




With the Deadly Sands pack With Gilga With Gilga

With the Deadly Sands pack

by Aspeli With mixed characters by saltochsno
by Catteclinger by Spaghettio aka Tepidtea
by Soft-pvppy
by Fantazyo
+++++++++++++


All the drawings in this page (e probably in all the other pages, if not differently specified) were realized by our artists, Furiarossa e Mimma. You can see more of their works and support them on their Patreon page. Become patrons of the arts!
 
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Published on April 04, 2020 07:27

April 3, 2020

Charta Cultro (ENG)

(Ti sei perso, viaggiatore? Se stai cercando questa pagina in italiano, puoi trovarla qui!)

Charta cultro

An unmissable artifact for every witch that entertains a dense correspondence, the charta cultro, also simply known as "magic letter opener", is a small blade used since ancient times to break temporary sigils.






History

That of magic letter openers is an ancient tradition, that goes hand in hand with the use of paper letters in the West and their fast spreading in the magical world.
The use of paper was born from the contacts that West world entartained with Arab culture, which had and still has its own version of the charta cultro: it’s the shifrat sahria, a thin, elegant blade forged with precious metals. Unlike the charta cultro, both the blade and the handle of the shifrat sahria are made of the same material and the blades are enchanted not by the insertion of external elements, like crystals, but by writing the intent on the blade in full.
Between the two, the shifrat sahria is still the one in use in the Ministry of Light.
Given that the magic letter opener was born in conjunction with the replacement of parchment with paper in the fifth century, it is uncertain whether one of the blades inspired the creation of the other or is a simple "evolutionary convergence".






The charta cultro was born in Italy, which is still the country that has the oldest and most flourishing history regarding these magical instruments; tradition has it that they are built by hand, and if possible also by the witch who will use it in person.
It’s also possible to inherit it from a relative or get one from another craftsman, although an old superstition says that a charta cultro will never break the sigils imposed by their original creator.
Excellent charta cultros are also produced in Germany and in Czech Republic, Prague in particular.
   

Description

The appearance of charta cultros can vary greatly from one item to another! It can change both in size and shape, and the materials it is made of can vary, like the decorations and colors.
Generally they are made of different materials that are embellished with elements thar are useful to perform their magic, such as precious stones or other natural elements (feathers, for example), but they aren’t necessary. This practice is more widespread in Italy than in the Czech Republic, where magic letter openers usually have dense decorations carved directly on the handle and sometimes on the blade, and more frequently have the shape of little swords.
In Italy the production is very creative but also more heterogeneous.
For an object to be classified as a charta cultro, therefore, it must present all the following points:

1. It must have a blade. Whether it's made out of crystal, metal, ivory or bone, each charta cultro must have a blade that can physically cut the chosen sigil.

2. It must be small. It must not exceed twenty-five centimeters (around almost ten inches) between blade and handle.

3. Must be enchanted to break the sigils. In order to carry out its task, each charta cultro must have specific spells that allow it to identify the temporary sigil to dissolve it effectively; the modality is not important: runes, crystals, sung spells, blood seals, everything is fine as long as the magical powers of the charta cultro in question are functional.

As long as these parameters are respected, any shape is fine.

Magic and limitations

Many witches still use paper letters today, although many others have decided to resort to more technological means. In any case, the mail secured with magic sigils was for centuries and is to this day one of the safest ways to have missives delivered that are unreadable to most. Some witches create letter envelopes that are physically impossible to open except in exceptional cases, but the most common spells are those for which, if the envelope is opened without breaking its magic sigil, the letter destroys itself by autocombusting.
And this is where charta cultro comes into action, making it safe to handle those letters!
Even if each of these magic letter openers has a slightly different functioning, and consequently different limits, its task is to be able to break the temporary sigils through the perennial ones that are affixed to them. Although their use is often limited only to opening these magic letters safely, their power can be used in most cases to break even other temporary sigils.
Whether it is successful in dissolving other kinds of sigils, however, depends on the power of the artifact itself and that of the sigil that has to be dissolved.
It is unable to undo other perennial sigils.
Charta cultro may need to be recharged with magical energy more or less frequently to function properly, depending on how they are built and what mechanisms are implemented in them.
If it is a well-made charta cultro, the period between one recharge and the other can go from one month to fifty years on average, even if there are very well-made charta cultro that work well even with longer intervals between recharges.
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Published on April 03, 2020 13:01

Charta cultro (ITA)


(Did you get lost, wanderer? If you are looking for this page in English, you can find it here!)

Charta cultro
Artefatto immancabile per ogni strega dalla fitta corrispondenza, il charta cultro, detto anche tagliacarte o aprilettere magico, è una lama di piccola taglia usata sin dall’antichità per spezzare sigilli magici temporanei.




Cenni storici

Quella dei tagliacarte magici è una tradizione antica, sviluppatasi di pari passo con l’uso di lettere cartacee in Occidente ed alla loro diffusione (quanto mai rapida) nel mondo magico.
L’uso della carta nacque dai contatti con la cultura araba, che aveva ed ha tutt’oggi la propria versione del charta cultro: si tratta della shifrat sahria, una lama sottile ed elegante forgiata con metalli preziosi. A differenza del charta cultro, sia la lama che il manico della shifrat sahria sono fatti dello stesso materiale e le lame vengono incantate non con l’inserzione di elementi esterni, cristalli ad esempio, ma scrivendo per intero l’intento sulla lama.
Tra le due, la shifrat sahria è ancora quella in uso nel Ministero della Luce.
Dato che il tagliacarte magico è nato in concomitanza con la sostituzione della pergamena con la carta nel quinto secolo, non è chiaro se una delle lame abbia ispirato la creazione dell’altra o sia una semplice “convergenza evolutiva”.

Il charta cultro nasce in Italia, che tutt’oggi è il Paese che vanta la più antica e florida tradizione riguardante questi strumenti magici; la tradizione vuole che vengano costruiti artigianalmente, e se possibile anche dalla strega che andrà ad utilizzarlo in persona.
È possibile anche ereditarlo da persone a cui si era vicini per legami di sangue od ottenerne uno da un altro artigiano, anche se una vecchia superstizione dice che i charta cultro non spezzeranno mai i sigilli imposti dal loro creatore originale.
Ottimi charta cultro vengono fabbricati anche in Germania ed in Repubblica Ceca, a Praga in particolare.

Descrizione

L’aspetto dei charta cultro può variare moltissimo da un oggetto all’altro! Può cambiare sia la dimensione che la forma, i materiali di cui è composto, le decorazioni ed anche i colori.
Generalmente sono fatti di materiali diversi e durante la lavorazione vengono abbelliti con elementi che li aiutino a performare la propria magia, come pietre preziose o altri elementi naturali (delle piume, ad esempio), ma non sono necessarie. Questa pratica è più diffusa in Italia che in Repubblica Cieca, dove i tagliacarte sono lavorati con fitte decorazioni intagliate direttamente sul manico e talvolta sulla lama, e hanno più frequentemente forma di “spadini”.
In Italia, al contrario, la produzione è molto creativa ma più eterogenea.
Perché un oggetto sia classificato come charta cultro, quindi, serve che abbia tutti i seguenti punti:

1. Deve avere una lama. Che sia di cristallo, metallo, avorio o osso, ogni charta cultro deve avere una lama in grado di tagliare fisicamente il sigillo prescelto.

2. Deve essere piccolo. Non deve superare i venticinque centimetri tra lama e manico.

3. Deve essere incantato per spezzare i sigilli. Perché possa svolgere il proprio compito, ogni charta cultro deve avere degli incantesimi appositi che gli consentano di individuare il sigillo temporaneo da spezzare e scioglierlo con efficacia; la modalità non è importante: rune, cristalli, incantesimi cantati, sigilli di sangue, tutto va bene fin quando i poteri magici del charta cultro in questione sono funzionanti.

Finché questi parametri vengono rispettati, qualunque forma va bene.

Magia e limitazioni

Molte streghe usano ancora oggi le lettere cartacee, anche se tante altre hanno deciso di ricorrere a mezzi più tecnologici. Ad ogni modo, la posta sigillata è rimasta per secoli ed è tutt’ora uno dei modi più sicuri per far consegnare missive illeggibili ai più e proteggere i segreti e le informazioni recapitate al mittente. Alcune streghe fanno sì che la busta in cui la lettera è contenuta sia fisicamente impossibile da aprire se non in casi di eccezione, ma gli incantesimi più diffusi sono quelli per cui, se aperta senza spezzare il sigillo magico, la lettera si autodistrugge bruciando.
Ed è qui che entra in azione il charta cultro, rendendo sicuro maneggiare le lettere che apre!
Anche se ogni tagliacarte magico ha un funzionamento leggermente diverso, e di conseguenza dei limiti diversi, il suo compito è quello di poter spezzare i sigilli temporanei tramite quelli perenni che gli sono apposti. Nonostante il suo uso sia spesso limitato solo ad aprire queste lettere magiche in sicurezza, il suo potere può essere usato nella maggior parte dei casi per rompere anche sigilli temporanei di altra natura.
Che abbia successo nello sciogliere altri tipi di sigilli, però, dipende dalla potenza dell’artefatto in sé e da quella del sigillo da sciogliere.
Non è in grado di annullare altri sigilli perenni.
I charta cultro potrebbero aver bisogno di essere ricaricati di energia magica più o meno frequentemente per funzionare correttamente, a seconda di come vengono costruiti e di quali meccanismi sono implementati nel charta cultro.
Se si tratta di charta cultro di buona fattura, il periodo che può passare tra una ricarica e l’altra può andare in media da un mese a cinquant’anni, anche se esistono charta cultro di pregiatissima fattura che funzionano bene anche con intervalli ancora più lunghi.
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Published on April 03, 2020 12:30

March 30, 2020

Un boccaccio di Amuchina - 11. Muscolerentola

<Precedente (capitolo 10)

+ Muscolerentola, una storia di Daniele Lazzaretti +  Pensavate che il padrone di casa non raccontasse le storie? Male, male, ragazzi miei! Il padrone di casa vi vuole edotti. Il padrone di casa vi vuole educati. Per questo io, il signor Daniele Lazzaretti, vi intratterrò con una storia morale molto bella e utile, quella di Muscolerentola.

C’era una volta, non molti anni fa, una giovinetta molto buona e gentile, che viveva con suo padre e sua madre in una casetta di campagna, in uno dei pochi stati ancor governati da una monarchia. I tre erano una famigliola felice, ma un triste giorno la madre si invaghì di Rocchetto, un influencer di Instagram che esibiva migliaia di giacchette di marca e scintillanti rolex al polso e, abbagliata da tanta ricchezza, decise di fuggire con lui.
Rocchetto la ricambiava, poiché la donna era bella e sarebbe stata una perfetta fidanzata-trofeo, così venne a prenderla con una macchina lunga venti metri e agghindata con migliaia di specchietti tutti di marca, pagò fior fior di quattrini gli avvocati perché spingessero il marito della donna a divorziare al più presto e scappò con il suo bottino, la mamma della nostra protagonista.
La povera giovinetta e suo padre rimasero soli nella piccola casa di campagna, molto afflitti. La giovinetta, questo era importante dirlo, aveva ereditato da sua madre quella stessa bellezza che aveva affascinato l’influencer, ma dal padre aveva preso la gentilezza, la bontà e la lealtà, e non poteva sopportare di vedere il suo povero genitore che piangeva dalla mattina alla sera, dalla sera alla mattina, e che anche dopo un mese non accennava a smettere di disidratarsi in codesto vergognoso modo, spillando fiumi di lacrime su tutto il pavimento e l’orto.
«Papà» Gli disse lei un giorno «Perché sei così triste? È vero, la mamma se n’è andata, ma il mare là fuori è pieno di pesci e troverai presto un’altra donna che ti amerà molto più di quanto non abbia fatto quell’egoista superficiale della mamma»
«Hai ragione, figlia mia» disse l’uomo, asciugandosi le lacrime «Forse è arrivato il momento che io mi riprenda e mi trovi un’altra moglie»
«Ma no, papà, prima frequenta un po’ di donne… conosci qualcuno di simpatico… trovati un’amichetta, ma non sarà troppo presto per sposarsi di nuovo?»
«È stato troppo presto anche solo per divorziare, perdinci! Voglio una nuova moglie e questo è quanto!»
«Ma se fino a pochi secondi fa stavi solo piangendo come un bambino...» gli fece notare la giovinetta, ma il padre non volle sentire discussioni.
Dovete sapere che il cuore dell’uomo era stato molto ferito da questo improvviso abbandono, e ora stava cercando di riprendersi più rapidamente che poteva, per questo voleva sposarsi e non pensarci più. Avventatamente, l’uomo sposò una vedova con due figlie che lo voleva solo per impadronirsi dei suoi (pochi) soldi, visto che doveva mantenere la sua esigente prole, ma di lavorare non voleva saperne.
La vedova si chiamava Matrigna. Proprio così, di nome, perché anche sua madre era stata malvagia.
Allora, Matrigna e le sue due figlie, Dolores e Dolores Due, si trasferirono a casa della nostra povera protagonista. Due mesi dopo, il padre della poverina morì all’improvviso, di crepacuore, perché anche se si era sposato non riusciva a dimenticare la moglie.
La giovinetta rimase allora sola con la matrigna e le due sorellastre e fu allora che iniziarono per lei le vere tribolazioni.
«Che vuole quella buona a nulla in salotto?» Esse dicevano «Chi mangia il pane deve guadagnarselo, sotto questo tetto: fuori sguattera!».
E a nulla valsero i timidi tentativi della giovinetta di far loro capire che in realtà quella casa apparteneva più a lei che a loro, visto che Matrigna e le due Dolores la minacciavano sempre di ucciderla se si fosse ribellata.
Le presero i suoi bei vestiti, le diedero da indossare una vecchia palandrana grigia tutta buchi e la condussero in cucina deridendola. La povera giovinetta lì doveva sgobbare dalla mattina alla sera, anzi da ancora prima: si alzava prima ancora che facesse giorno, portava l’acqua dal pozzo, accendeva il fuoco, preparava i pasti, lavava la casa, si prendeva cura del cavallo e delle galline e andava a pagare le bollette alla posta o faceva la spesa. Per giunta le due sorellastre gliene facevano di tutti i colori, la prendevano in giro chiamandola “la figlia del morto” e le versavano i ceci e le lenticchie nella cenere del caminetto, sicché la poverina doveva raccoglierli uno ad uno e lavarli singolarmente prima di poterli cucinare. La sera, quando era stanca, non andava nel letto, ma doveva coricarsi nella cenere accanto al focolare, e siccome la poverina era sempre sporca a impolverata, Matrigna e le due Dolores la chiamavano Cenerentola.
E così Cenerentola lavorava forte. Su e giù con i secchi pieni d’acqua, su e giù per le scale con le buste della spesa, china a terra per ore a raccoglier roba o a pulire i pavimenti, e ben presto iniziò a sentire qualcosa che cambiava in lei: i suoi muscoli si stavano rafforzando ed ella non si stancava più come una volta quando sbrigava tutti i lavoretti. La Matrigna credeva di farle un torto facendole mangiare solo legumi, ma questi sono un’ottima fonte di proteine, contenendone allo stato secco dal venti al quaranta percento e avendo un contenuto di grassi molto basso.
Quando si faceva la doccia, Cenerentola iniziava a vedere i deltoidi e i bicipiti delinearsi sotto la pelle e immaginate che meraviglia quando sentì sotto il pollice anche gli addominali!
«Cenerentola, lava le scale!» Le diceva Matrigna e lei subito, tutta felice, prendeva la scopa, ci legava sopra i pesi che erano stati del suo babbo e puliva tutte le scale da cima a fondo.
«Cenerentola, prendi l’acqua da bere al pozzo!» Le diceva Dolores, e tutta contenta lei correva al pozzo e tirava su secchi e secchi pieni d’acqua, che poi riversava in un gran barile che si caricava sulle spalle e portava dentro di corsa.
«Cenerentola, rifammi l’orlo alla gonna!» Le diceva Dolores Due e… e niente, Cenerentola lo faceva, ma non di buona voglia.
Quando fu forte abbastanza, Cenerentola divenne in grado di sbrigare i lavoretti in un nonnulla e prese ad allenarsi anche in altri modi: piegamenti sulle braccia, crunch, curl per i bicipiti con i fustoni di ammorbidente, squat con le cassette di frutta sulla schiena, trazioni alla sbarra nella stalla. Era contenta, la nostra Cenerentola, di vestire solo con una sforma palandrana grigia, perché così le tre malvagie donne non potevano indovinare in che modo il suo corpo stava cambiando.
Un giorno di sei mesi dopo, arrivò una notizia che sconvolse tutte le ragazze: il figlio del re, principe ed erede al trono stava cercando una ragazza! Per trovarla aveva indetto un grande e sontuoso ballo alla quale sarebbero state invitate tutte le donne in età da marito, dai diciotto ai sessant’anni insomma, perché fra di esse di certo vi era nascosta la futura regina.
Quando la matrigna di nome e di fatto lo venne a sapere, e lo venne a sapere presto perché passava un sacco di tempo su internet a cercare marito alle sue figlie e a sé stessa, iniziò a preparare Dolores e Dolores Due come principesse per il gran ballo.
Cenerentola, che lo seppe perché mentre spazzava il pavimento sentì le tre donne urlare tutti i dettagli riguardo al ballo, iniziò a sognare a occhi aperti e immaginò quanto fantastico sarebbe stato poter partecipare al ballo, sposare il principe e lasciare per sempre quella casa dove tutti la odiavano, per comprarsi finalmente una vera palestra con tutte le macchine giuste e manubri veri, così da non dover più usare i fusti dell’ammorbidente per fare i curl per bicipiti.
Prese coraggio, Cenerentola, e disse alla Matrigna che anche lei voleva partecipare al ballo, poiché era una ragazza in età da marito.
«Tu? Andare al ballo?» Rise Matrigna, indicandola «Ma non farmi ridere! Pensi davvero di poter entrare a palazzo vestita così? Come un profugo di guerra?»
«No» timidamente, Cenerentola accennò ai vestiti delle due Dolores «Però loro potrebbero prestarmi uno dei loro vestiti. Abbiamo la stessa taglia, altrimenti non avrebbero potuto indossare tutti gli abiti che mi hanno rubato, no?».
La Matrigna andò su tutte le furie a quell’allusione e spinse la povera e dolce Cenerentola fino ad uno stanzino, poi la chiuse dentro a chiave a da fuori le urlò: «Non osare mai più paragonarti alle mie bellissime, floride bambine! Tu sei sporca e stupida, un bastone su cui ondeggia quello straccio grigio, e non ho intenzione di farmi vedere in giro con te, soprattutto davanti alla famiglia reale, perché ci metteresti in imbarazzo!».
Cenerentola, povera bambina, prese a piangere. Le sue lacrime, abbondanti e salate, iniziarono a scorrerle lungo le guance, lavando via la cenere sul suo bel visino.
«Piangi, piangi!» Ghignò Dolores Due da fuori «Tanto non c’è niente che tu possa fare!».
E fu in quel momento che Cenerentola capì che alla violenza bisogna rispondere con la violenza. Prese un attizzatoio di riserva, che stava lì per terra nello stanzino, e colpendo la porta ne fece saltare via la serratura. Stupita dalla facilità con cui la sua forza le aveva permesso quel gesto, uscì e si guardò intorno.
Matrigna e le due Dolores erano impietrite.
«Come hai fatto a uscire?» Disse la madre.
Cenerentola non rispose, perché con certa gente c’è davvero poco da discutere, e salì le scale. Non aveva intenzione di fare del male alle tre donne, perché lei era buona e gentile, ma non aveva neanche più intenzione di permettere loro di rubare ciò che era suo. Aveva appena capito che c’è una linea di demarcazione ben netta fra la stupidità e la gentilezza.
Si fece una doccia, dopo aver chiuso a chiave la porta. Mentre si lavava sentiva la voce della sua matrigna che le urlava contro.
«Cenerentola!» Strillava isterica la vecchia donna «Maledetta, hai rotto la serratura dello stanzino! Dovrai lavorare il doppio per ripagarla!».
Ma Cenerentola la ignorava: non avrebbe più fatto niente per lei. Dopo essersi ripulita dalla testa ai piedi e aver fatto tornare i suoi capelli del loro color oro originale, la ragazza uscì dal bagno. La matrigna cercò di aggredirla, ma a Cenerentola bastò un piccolo spintone per mandarla gambe all’aria.
«AH!» Urlò la vecchia donna «MI VUOI UCCIDERE?!».
Ma Cenerentola la ignorò e andò verso la camera in cui dormivano le due Dolores. Ovviamente non voleva uccidere nessuno, ma non voleva neanche essere aggredita. E ora si sarebbe anche ripresa ciò che era suo: aprì l’armadio delle sorelle e ne trasse i più bei vestiti, che iniziò a provarsi uno dopo l’altro.
Ma, povera creatura, i suoi muscoli bellissimi e poderosi non entravano più in quelle sottili maniche! Le sue spalle larghe, così rotonde, rischiavano di strappare la stretta stoffa di quei vestiti che una volta erano stati suoi. La matrigna, purtroppo, su una cosa aveva ragione: quelle vesti non erano fatte per lei, non più. Ma Cenerentola non si perse d’animo, prese una manciata di soldi dal cassetto della scrivania delle Dolores e uscì di casa. Le sorellastre cercarono di fermarla, facendo urlacci e mostrando i pugni, ma Cenerentola non aveva certamente paura di loro e si allontanò, recandosi dal più vicino sarto.
Il sarto si sorprese quando vidi la maestosa Cenerentola, dal viso come quello di una dea, i lunghi capelli d’oro sciolti sulle spalle, entrare vestita di una brutta palandrana grigia e lacera.
«Ho bisogno di un vestito per il ballo indetto dal principe» Disse la ragazza «Sono venuta nel posto giusto?».
Il sole bacia i belli, ma la fortuna bacia i forti, e Cenerentola fu baciata dalla fortuna: quello che aveva davanti era il miglior sarto del paese, ed era disposto a farle uno sconto perché ci teneva molto a vestire quella bellissima giovinetta, soprattutto dopo che ebbe avuto modo di misurarle i bicipiti con il suo metro da sarto.
Il sarto le fece così un vestito sontuoso, color bianco perla e oro, degno di una regina. Cenerentola venne a ritirarlo due settimane dopo, nello stesso giorno in cui il principe dava il grande ballo a palazzo.
In quelle due settimane Cenerentola si era comprata quello che desiderava: manubri componibili, proteine in polvere, l’enciclopedia del bodybuilding e alcuni vezzosi fiocchetti per capelli. Le sue sorellastre e sua madre avevano ovviamente avuto qualcosa da ridire, ma erano bastati due bei ceffoni di Cenerentola per far capire loro che era sacrosanto diritto di quella povera ragazza, che aveva patito così tanto in quel periodo con loro, usare un po’ di soldini per coccolarsi.
E finalmente venne la sera del ballo.
Le due Dolores ci andarono accompagnate dalla matrigna in una sontuosa carrozza con cavalli bianchi, in cui non c’era posto per la povera Cenerentola! Ma Cenerentola non si perse d’animo, perché in questo modo avrebbe potuto fare un po’ di cardio per bruciare qualche grammo di grasso, e corse a piedi dietro la carrozza. Quando arrivarono al castello, lei sembrava più fresca delle sue sorelle, nonostante avesse fatto sette chilometri a piedi.
Dentro il palazzo era tutto in festa, con gruppi che suonavano dal vivo, danze animate e associazioni studentesche goliardiche che offrivano strani snack, come cubetti di pangolino glassato, a tutti i presenti. Cenerentola fu ricevuta con grandi omaggi e furono in molti ad interessarsi a lei, alla sua bellezza, alla sua possanza, alla sua gentilezza e al suo gran garbo. In molti iniziarono a chiedersi da dove mai venisse quella fanciulla così bella ma di cui nessuno sapeva il nome.
Il principe ballò con lei, avendo promesso di ballare con tutte le ragazze presenti quella sera (il ballo sarebbe durato tre giorni), e immediatamente se ne innamorò.
«Non voglio più ballare con nessuna» Proferì il principe, solenne
«Oh, allora me ne vado» rispose timidamente Cenerentola, ma lui le strinse più forte le mani
«Con nessuna tranne che con te, mia splendida dama. Con te dimentico persino il tempo che passa...».
Cenerentola allora guardò l’orologio: era tardissimo! E una qualità del sonno più bassa, con meno ore di riposo, corrispondeva ad una maggiore produzione di cortisolo e ad un maggior catabolismo, ovvero la riduzione in glucosio di una parte delle proteine che costituiscono i muscoli. Insomma, se voleva avere muscoli splendidi e forti, Cenerentola doveva andare a dormire presto e riposare per tutta la notte, non poteva certo star lì a volteggiare con quel ricchissimo bietolone.
«Devo andare!» Esclamò la giovinetta, lasciò le mani del principe e scappò via.
Il principe cercò di fermarla, aggrappandosi a un decoro del suo abito, una fascia traforata che le cingeva il braccio, ma questa si strappò nella foga e gli rimase in mano, mentre Cenerentola scappava via in una fuga disperata dal catabolismo.
Il giorno dopo, Matrigna e le due Dolores erano furenti: erano venute a sapere che il principe aveva ordinato ai suoi soldati di cercare ovunque la splendida fanciulla bionda misteriosa. Per essere certi che la ragazza fosse quella giusta, avrebbero misurato il suo bicipite con il decoro che era rimasto a palazzo, per scoprire quella il cui braccio sarebbe stato fasciato da esso alla perfezione.
Dopo quasi una settimana, le guardie reali bussarono anche alla casa di Cenerentola, che però era nell’orto sul retro che annaffiava le melanzane e non si accorse di nulla.
«Siamo i soldati inviati dal principe» Dissero gli uomini «E portiamo il decoro volto a fasciare il braccio della futura regina».
Le due Dolores si erano preparate facendosi pungere le braccia dalle api, per farsele gonfiare, e arrivarono tutte doloranti e arrossate: ma il gonfiore delle loro braccia era brutto e irregolare e anche così non raggiungeva lo spessore del bel bicipite naturale di Cenerentola.
«Non siete voi» Sentenziò il capo delle guardie, cercando di non scoppiare a ridere «E la prossima volta vi consiglierei di evitare cotanto dolore».
Ma quando uscirono di casa, ad una delle guardie cadde l’occhio proprio su Cenerentola, che aveva smesso di annaffiare le melanzane e ora stava facendo i piegamenti sulle braccia non troppo distante, in un punto ben illuminato dal sole.
«Ehi tu, ragazza! Vieni a provare il decoro del vestito della regina!» Esclamò il capo delle guardie.
«Ma cosa, volete far provare un simile prezioso indumento a quella ragazza sudata e sporca?» Disse Matrigna, non appena si accorse di quello che stava accadendo «Lei è la mia figliastra e non ha un soldo! Non avrebbe mai potuto partecipare al ballo, guardatela, è una pazza che fa degli strani movimenti per terra, come un verme con le braccia»
«Signora» rispose con sicurezza il capo delle guardie «Si faccia da parte per piacere, che qui disturba. Abbiamo l’ordine di far provare l’orpello a tutte le ragazze del regno e quella laggiù mi par proprio una ragazza, o sbaglio?».
Dopo quelle parole, Matrigna non ebbe il coraggio di dir nulla e si nascose dietro le due figliole dalle braccia bitorzolute e doloranti, sperando che a Cenerentola andasse tutto per il peggio.
Il capo delle guardie fece rialzare Cenerentola e le disse «Porga il bicipite prego, signorina».
Lei lo fece e… miracolo! La striscia cingeva perfettamente la circonferenza del suo bel braccio.
«È lei!» Iniziarono ad esclamare a gran voce le guardie.
Cenerentola guardò le sorelle e la matrigna, consapevole che quella sarebbe stata l’ultima volta.
Le guardie portarono la bionda e forte ragazza a corte, dove il Principe riconobbe in Cenerentola la bellissima valchiria con cui aveva danzato in quella notte indimenticabile e le propose di sposarlo.
«Ma prima» Le disse «Come ti chiami? Non conosco ancora il tuo nome».
Cenerentola, ovviamente, non voleva chiamarsi più così… e il suo vecchio nome era stato ancora più brutto… perciò sorrise e disse «Chiamami Muscolerentola»
«Posso chiamarti Muscola? È un nome così simpatico»
«Chiamami così per sempre, amore mio: sono i muscoli che mi hanno cambiato la vita».
E vissero per sempre tutti felici e contenti.

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Published on March 30, 2020 08:09