Iaia Guardo's Blog, page 89

January 18, 2016

La Tombola dell’Epifania (in leggero ritardo? ma noooo!) per il Blue Monday


Tutti se l’aspettavano il 6 Gennaio la Tombola della Befana. Possibile? Ma no! Noi la facciamo con l’arrivo del Carnevale rimanendo all’Epifania. Tutto chiaro, no? Oggi è il Blue Monday ovvero il giorno più triste.  Direi che dopo il Cyber Monday e il Black Friday e il plafond finito per i saldi ci sta tutto questo dì nefasto. E potevo io non desiderare un sorriso per te e voi tutti? Giammai! L’ho aspettato proprio apposta, su. Quindi si Tombola di Lunedì affinché il Venerdì appaia sempre più vicino.


Il premio è:

Macchina del caffè Nespresso 


Vince il numero:

666


Il Riassunto di tutte le Tombole natalizie lo trovi qui (con i vari aggiornamenti). Ho spedito i libri con le stampe in edizione limitata e se mi fate la grandissima cortesia di scrivermi qui sotto (o in email come preferite) qualora aveste ricevuto tutto sarebbe fantastico. I vincitori delle Tombole a estrazione? Compariranno entro le 16:00 di oggi sempre nel riassunto. Li ho appena estratti e sto caricando i video su Youtube (dammi solo il tempo di pranzare che sono le due e santapizzetta non ci vedo più dalla fame, davvero).


Per qualsiasi problema inerente alle Tombole: ritardo, chiacchierata, pernacchia, lamenti e bacetti adopera sempre l’email natale@maghettastreghetta.it (che sono molto in ritardo con quasi tutte non te lo dico neanche. Già sai che sono una lumachina esaurita, nevvero?)


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Published on January 18, 2016 05:00

Tutto quello che c’è da sapere (e non sapere) sulle Uova


Oggi su RunLovers -come ogni Lunedì e Giovedì- è uscito il mio nuovo articolo. Come si evince dalla foto (ho fatto alzare il colesterolo a tutti costringendo anche i passanti a mangiarne di ogni tipo e sorta) si parla di Broccoli! La smetto, sì. Il Lunedì è molto difficile per tutti e io non ne sono esente. Sulle uova ce ne sono parecchie di cose da dire e proprio ieri mentre ticchettavo mi sentivo come legata. Aggiungevo, toglievo, rimettevo e ritoglievo. D’accordo la sintesi ma come si fa? Per questo motivo anche Giovedì ci sarà un altro puntatone sulle uova. Del resto a parlarne sono sempre io che con le uova, chi mi segue da un po’, ho una sorta di perversione non tanto dal punto di vista culinario quanto visivo-illustrativo. Ti ricordi Eggland? Se sì mi segui da troppo tempo e io ti amo incondizionatamente (mandami la parcella dello psicologo. E’ un mio preciso dovere sostenere le spese).


Per leggere l’articolo sulle Uova, che interessa tutti e non soltanto i Runner diciamolo, devi solo cliccare qui.


Ci sono anche delle informazioni semplici ma utili -e piccolissimi segreti- che pur nella loro semplicità a volte non sono conosciuti. Ti aspetto su RunLovers! E grazie infinite sempre.


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Ti sei perso i miei Articoli su RunLovers?

Il Pollo Magico (un po’ di me e la mia storia con la corsa)
La scarpetta di Iaia (l’introduzione e il perché)
Cocktail di  Gamberoni con salsa al limone e zenzero (il Benvenuto ufficiale)
5 Ricette di Barrette Energetiche fai da te
3 Minutes Sandwich! Un Panino delizioso in 3 minuti: Hamburger in salsa worcester
Hamburger Vegetariano con Ceci e Lenticchie
Insalata di Tofu, Agrumi con dressing di Senape e Agave
Barrette (senza glutine) di riso (o altri cereali) e cioccolato
La Torta nella Tazza dentro il Microonde
La Colazione Perfetta per i Runner
Panino con Hamburger di Tacchino e Verdure Croccanti
Il Pranzo Perfetto per i Runner
Patatine chips al Microonde
La Cena perfetta per i Runner
L’Acqua Aromatizzata
Smoothie Centrifugati e Frullati 
5 Regole per sentirsi leggeri mangiando (e l’immancabile insalata)
Hamburger di ceci con fesa di tacchino e burro d’arachidi
Gazpacho di pomodoro, fragole e menta con bruschetta
I Runner scelgono il gelato artigianale
Una ciambella facile e veloce 
Il Miglior Buongiorno (tutte le mie colazioni su Instagram RunLovers)
Non semplici Ghiaccioli Fatti in casa
RunLoverella-Crema di cioccolato e nocciole
Il Panino Parmigiana
Drink, Soft Drink e tutte le Bibite e Bevande 
Cous Cous con avocado e pomodoro (Il Pranzo di Ferragosto)
L’Avocado: benefici, proprietà e ricette
La RunLovers Cheesecake (banane, yogurt greco e mandorle)
L’Importanza della Frutta Secca
Il Pollo in mille modi
Biscotti con Avena e Anacardi senza burro e zucchero
Il Dramma: Lo zucchero Raffinato
La Tartare della salute (spada, salmone, mango, agrumi)
Meglio le proteine vegetali o animali?
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Rigatoni con avocado e canapa. Un primo equilibrato
A fare subito la spesa con me!
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Il Panino di zucca con l’hamburger di tacchino
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5 Alimenti Autunnali che fanno bene alla salute
Facciamola breve: perché è importante fare una colazione abbondante
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Pane ai multicereali con farina di segale e semi di girasole
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La frutta essiccata (come farla in casa)
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Fare caramelle in casa non è mai stato così facile
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La ciambella con solo albume senza latte, burro e zucchero
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Quattro anni di RunLovers e la RunLovers Cake
Prevenire le fratture da stress con le foglie verdi

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Published on January 18, 2016 03:40

January 17, 2016

Cosa c’è nel mio carrello? (i prodotti Top del 2015)

Ormai sull’onda dell’entusiasmo nell’elencazione dei prodotti alimentari top 2015 (qui il primo imperdibile -si fa per dire- puntatone) eccomi qui a ticchettare di tutto quello che avrei voluto. A seguire quindi tre prodotti che mi hanno definitivamente conquistato e che acquisterò compulsivamente e senza ritegno alcuno anche durante il 2016.


Amasake di miglio Bio


L’amasake è un dolcificante conosciuto da molto tempo in Oriente. Un prodotto che proviene dalla fermentazione enzimatica del riso ma anche di altri cereali. La fermentazione avviene grazie all’ausilio del fungo Koji che è un fungo filamentoso che serve anche per far fermentare i fagioli di soia. Viene usato anche per saccarificare il riso e i cereali appunto e le patate nella produzione di bevande alcoliche senza dimenticare il conosciutissimo sakè. Adoperato anche per la preparazione del miso, viene definito il fungo nazionale e vi è un grandissimo rispetto per questo incredibile e magico alimento.


L’amasake insomma può essere adoperato come dolcificante per qualsivoglia prodotto e bevuto anche in acqua calda. Perfetto per la preparazione di budini a base di riso è anche gustosissimo mangiato a cucchiaiate quando la voglia di dolce diventa prepotente. Il risultato è cibarsi di qualcosa di estremamente sano e buono. Denso e a tratti gelatinoso (ma anche molto simile al palato per certi versi alla consistenza di una mousse), è povero di grassi e contiene parecchie vitamine oltre chiaramente alle proprietà nutritive incredibili del riso. L’ha trovato per me il Nippotorinese, sia di miglio che di riso. Amore alla prima cucchiaiata. Certo è molto dolce ma come tutte le preparazioni orientali non nausea affatto e non risulta stucchevole, anzi esattamente l’opposto della sensazione cui potrebbe farti pensare.


La Finestra sul Cielo si riconferma tra le marche che adoro di più insieme a Fior di Loto e Provamel e pochissime altre. Dicono che si può consumare anche spalmato su biscotti e gallette di riso e arricchito con spezie. E non ha torto assolutamente la descrizione. Il valore nutrizionale è di 125 kcal per 100 grammi di prodotto e i grassi sono irrisori, ovvero 0,84 g con carboidrati 24,79 g. Le fibre corrispondono a 2,6 g e le proteine a 3,26g. Un prodotto alternativo che ti conquisterà sicuramente e che appagherà la tua voglia di dolce senza peccare eccessivamente.


Pesto Vegan


Sì lo so dopo la Nutella Vegan stai schiaffeggiando il monitor pensando che sia il mio faccione e urlando bastafiniscila! Ma fermati e ragiona. Almeno tu santapizzetta fallo. Io per chiare ragioni sono impossibilitata. Il pesto è sempre stata una mia grande passione ma non nella pasta (che non mi è mai piaciuta) bensì nel riso. Mamma era (ed è) proprio fissata con il riso al pesto e almeno due volte a settimana lo propinava a me, papà e tutte le mie amiche (ed erano tantissime) che ogni giorno venivano a mangiare da me nel periodo liceo e università. Mamma diciamo era proprio specializzata nella realizzazione di qualsivoglia prodotto che comprendesse riso e pesto. Il suo unico detrattore è stato il Nippotorinese che ha sentenziato: “No. Fernanda, no. Il pesto nel riso non si mette”. Oscure sono le ragioni del perché il piemontese abbia bocciato uno dei cavalli di battaglia di mamma ma sta di fatto che la calabresicula non si è arresa e che cucchiaiate di pesto le mette in qualsivoglia preparazione. Ho mantenuto poche tradizioni dell’arte culinaria di mamma -completamente opposta alla mia- ma confesso che io sul pesto non ci scherzo. So che i miei amici liguri adesso vorrebbero bucarmi le ruote della macchina per aver scritto Pesto Vegan, anche perché diciamocelo non è che sia lardo di Colonnata ma. Attenzione attenzione c’è il parmigiano. Lo so. Sono pazza ma inspiriamo ed espiriamo tutti insieme. Per quanto il tofu possa essere detestato dalla stragrande maggioranza del popolo italiano come fosse il Salvini dei prodotti alimentari, come professo da anni (lo so sono snervante) se opportunatamente usato e cucinato diventa un prodotto buono. OH. Certo non è buono come la parmigiana, ma buono suvvia. Ne ho provati di pesti vegani ma questo è in assoluto quello che mi ha convinto di più. Della Bionaturae, ha come ingredienti: olio di semi di girasole, basilico al 34%, tofu, semi di soia, sciroppo di riso, anacardi, sale, patate, pinoli e correttore di acidità. Per 100 grammi ha 441 kcal con grassi 43 g, carboidrati 9,4 g e proteine 2,3 g.  A me francamente è piaciuto anche spatolato sulle gallette di riso e non aggiungo altro. Una vera goduria. Un prodotto buono e non eccessivamente salato come gli altri che ho acquistato. Equilibrato e sì. Sfido chiunque a capire che non sia vero pesto! (ok perdo miseramente lo so)


Frutta & Frutta Arance Amare (Conad)


Non ho mai adoperato nulla che non fosse quella della Rigoni e nello specifico appunto Arance Amare. Non sono mai stata una grande amante di marmellate, poi da un po’ di anni la passione. Solo che non sempre mi soddisfano perché amo la frutta così. Al naturale. I mirtilli ad esempio, per quanto io li ami come frutto, sotto forma di marmellata mi fanno venire l’orticaria. Stessa cosa per le ciliegie e i fichi. Pur amandoli li detesto nella versione zuccherosa. Le arance -essendo orgogliosamente sicula- sono il nucleo della questione. Sono abituata a una qualità davvero altissima e la mortificazione in formato barattolo non mi è mai andata giù. Meglio un’arancia nature e via. Solo che poi Rigoni mi ha rapito con le sue arance amare e seppur raramente mi piace spalmarla su gallette e annessi. Non avevo riposto alcuna fiducia in questa versione e invece tadan: sorpresa. Pezzettoni e scorza e amara al punto giusto. Una valida alternativa insomma quando la mensola della Rigoni è deserta e sono arrivati prima di te. Di coltura biologica, gli ingredienti sono: succo di mela, arance amare, correttore di acidità, acido citrico e gelificante (pectina). Il valore energetico per 100 grammi è di 212 kcal e gli zuccheri corrispono a 47 g. Proteine 0,2 g e grassi 0,1 g. Un buonissimo prodotto che non ti fa rimpiangere insomma di averci affondato il cucchiaio. Anzi. Tutt’altro.



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Published on January 17, 2016 03:12

Cosa c’è nel mio carrello? (i Prodotti top del 2015)

Ormai sull’onda dell’entusiasmo nell’elencazione dei prodotti alimentari top 2015 (qui il primo imperdibile -si fa per dire- puntatone) eccomi qui a ticchettare di tutto quello che avrei voluto. A seguire quindi tre prodotti che mi hanno definitivamente conquistato e che acquisterò compulsivamente e senza ritegno alcuno anche durante il 2016.


Amasake di miglio Bio


L’amasake è un dolcificante conosciuto da molto tempo in Oriente. Un prodotto che proviene dalla fermentazione enzimatica del riso ma anche di altri cereali. La fermentazione avviene grazie all’ausilio del fungo Koji che è un fungo filamentoso che serve anche per far fermentare i fagioli di soia. Viene usato anche per saccarificare il riso e cereali appunti e le patate nella produzione di bevande alcoliche senza dimenticare il conosciutissimo sakè. Adoperato anche per la preparazione del miso viene definito il fungo nazionale e vi è un grandissimo rispetto per questo incredibile e magico alimento.


L’amasake insomma può essere adoperato come dolcificante per qualsivoglia prodotto e bevuto anche in acqua calda. Perfetto per la preparazione di budini a base di riso è anche gustosissimo mangiato a cucchiaiate quando la voglia di dolce divente prepotente. Il risultato è cibarsi di qualcosa di estremamente sano e buono. Denso e a tratti gelatinoso (ma anche molto simile al palato per certi versi alla consistenza di una mousse) è povero di grassi e contiene parecchie vitamine otre chiaramente alle proprietà nutritive incredibili del riso. L’ha trovato per me il Nippotorinese sia di miglio che di riso. Amore alla prima cucchiaiata. Certo è molto dolce ma come tutte le preparazioni orientali non nausea affatto e non risulta stucchevole, anzi esattamente l’opposto della sensazione che potrebbe farti pensare.


La finestra sul cielo si riconferma tra le marche che adoro di più insieme a Fior di Loto e Provamel e pochissime altre. Dice che si può consumare anche spalmato su biscotti e gallette di riso e arricchito con spezie. E non ha torto assolutamente la descrizione. Il valore nutrizionale è di 125 Kcal per 100 grammi di prodotto e i grassi sono irrisori ovvero 0.84 g con carboidrati 24, 79g. Le fibre corrispondno a 2, 6 g e le proteine a 3,26g. Un prodotto alternativo che ti conquisterà sicuramente e che appagherà la tua voglia di dolce senza peccare eccessivamente.


Pesto Vegan


Sì lo so dopo la Nutella Vegan stai schiaffeggiando il monitor pensando che sia il mio faccione e urlando bastafiniscila! Ma fermati e ragiona. Almeno tu, santapizzetta fallo. Io per chiare ragioni sono impossibilitata. Il pesto è sempre stata una mia grande passione ma non nella pasta (che non mi è mai piaciuta) ma nel riso. Mamma era (ed è) proprio fissata con il riso al pesto e almeno due volte a settimana ce lo proprinava a me, papà e tutte le mie amiche (ed erano tantissime) che ogni giorno venivano a mangiare da me periodo liceo e università. Mamma diciamo era proprio specializzata nella realizzazione di qualsivoglia prodotto che comprendesse riso e pesto. Il suo unico detrattore è stato il Nippotorinese che ha sentenziato: “No. Fernanda no. Il Pesto nel riso non si mette”. Oscure sono le ragioni del perché il piemontese abbia bocciato uno dei cavalli di battaglia di mamma ma sta di fatto che la calabresicula non si è arresa e che cucchiiate di pesto le mette in qualsivoglia preparazione. Ho mantenuto poche tradizioni dell’arte culinaria di mamma -completamente opposta alla mia- ma confesso che io sul pesto non ci scherzo. So che i miei amici liguri adesso vorrebbero bucarmi le ruote della macchina per aver scritto Pesto Vegan, anche perché diciamocelo non è che sia lardo di colonnata ma. Attenzione attenzione c’è il parmigiano. Lo so. Sono pazza ma inspiriamo ed espiriamo tutti insieme. Per quanto il tofu possa essere detestato dalla stragrande maggioranza del popolo italiano come fosse il Salvini dei prodotti alimentari, come professo da anni (lo so sono snervante) se opportunatamente usato e cucinato diventa un prodotto buono. OH. Certo non è buono come la parmigiana, ma buono suvvia. Ne ho provati di pesti vegani ma questo è in assoluto quello che mi ha convinto di più. Della Bionaturae ha come ingredienti: olio di semi di girasole, basilico al 34%, tofu, semi di soia, sciroppo di riso, anacardi, sale, patate, pinoli e correttore di acidità. Per 100 grammi ha 441 Kcal con grassi 43 g, carboidrati 9,4 g e proteine 2, 3 g.  A me francamente è piaciuto anche spatolato sulle gallette di riso e non aggiungo altro. Una vera goduria. Un prodotto buono e non eccessivamente salato come gli altri che ho acquistato. Equilibrato e sì. Sfido chiunque a capire che non sia vero pesto! (ok perdo miseramente lo so)


Frutta & Frutta Arance Amare (conad)


Non ho mai adoperato nulla che non fosse quella della Rigoni e nello specifico appunto Arance Amare. Non sono mai stata una grande amante di marmellate poi da un po’ di anni la passione. Solo che non sempre mi soddisfano perché amo la frutta così. Al naturale. I mirtilli ad esempio per quanto io lo ami sotto forma di marmellata mi fanno venire l’orticaria. Stessa cosa per le ciliegie e i fichi. Pur amandoli li destesto nella versione zuccherosa. Le arance -essendo orgogliosamente sicula- sono il neo della questione. Sono abituata a una qualità davvero altissima e la mortificazione in formato barattolo non mi è mai andata giù. Meglio un’arancia nature e via. Solo che poi Rigoni mi ha rapito con le sue arance amare e seppur raramente mi piace spalmarla su gallette e annessi. Non avevo riposto alcuna fiducia in questa versione e invece tadan: sorpresa. Pezzettoni e scorza e amara al punto giusto. Una valida alternativa insomma quando la mensola della Rigoni è deserta e sono arrivati prima di te. Di coltura biologica gli ingredienti sono succo di mela, arance amare, correttore di acidità, acido citrico e gelificante (pectina). Il valore energetico per 100 grammi è di 212 Kcal e gli zuccheri corrispono a 47 g. Proteine 0,2 g e grassi 0.1 g. Un buonissimo prodotto che non ti fa rimpiangere insomma di averci affondato il cucchiaio. Anzi. Tutt’altro.



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Published on January 17, 2016 03:12

January 15, 2016

Lahmba bi ma’ala. Le Lasag_NOSE, le lasagne (arabe) mai noiose

 




Lahmba bi ma’ala

1 cipolla grande bianca grattugiata

500 grammi di manzo magrissimo tritato

2 melanzane medio-grandi pelate e tritate

2 zucchine di media grandezza pelate e tritate

4-5 patate medio grandi tagliate sottolissime con la mandolina

350 grammi di pomodori pelati

140 grammi di passata di pomodoro

il succo di due limoni grandi

la scorza grattugiata di un limone non trattato

1 cucchiaino di zucchero

pepe di cayenna in polvere


cannella e zenzero in polvere

sale


In Siria mettono anche l’uva spina per creare ancora più agrodolce limitando però l’uso del limone.


(sono porzioni indicative per 4 persone ma nel caso delle lasagne ne vengon fuori almeno 8 di media porzione)


Come si prepara?

Friggi la cipolla in olio extra vergine d’oliva in una padella molto capiente perché dovrà contenere tutti gli altri ingredienti. Cuocila a fiamma medio dolce per qualche minuto fin quando si ammorbidisce e continua a dorare. Abbonda un po’ con l’olio perché MAI va aggiunto dopo (ricordi? I punti di fumo? Non farlo mai, per favore). Aggiungi la carne e soffriggila e quando comincia a cambiare colore gira dolcemente incorporando la cipolla per bene. Aggiungi poi i pomodori, il succo di limone e lo zucchero e aggiusta di sale e pepe. Fai sobbollire a fuoco basso e poi unisci la melanzana e la zucchina, che hai precedentemente frullato e tritato insieme in modo che diventi un’unica cosa con la carne. Se hai scelto di adoperare anche l’uva spina aggiungila adesso. Assaggia e aggiusta di sale e pepe e spezie. Dosa per bene tu quello che manca secondo il tuo gusto. A questo punto la ricetta originale prevedeva che le patate fossero messe sul fondo di una pirofila e poi ricoperte con la carne. Ancora patate e poi carne. Una sorta di moussaka. Noi invece abbiamo alternato patate tagliate sottilissime alla pasta fillo con il ripieno di carne e proseguito come una classica lasagna.


La sala allo Yogurt

300 di yogurt greco (ma pure naturale bianco non zuccherato)

½ spicchio d’aglio

6 foglie grandi di menta lavate e asciugate

Il succo di 1 limone

2 cucchiai di olio extravergine d’oliva

Sale q.b.

Schiaccia l’aglio e riducilo in purea. Trita finissimamente le foglie di menta. Metti il trito in una ciotola e spremi sopra il succo del limone; insaporisci con il sale e l’olio. Infine aggiungo lo yogurt. Mescola bene e conserva in frigo prima di servire.



Di Mohamed ho parlato qui dedicandogli –seppur ne meritasse una fabbricauna cheesecake all’acqua di rose e qui su di un tappeto volante sgranocchiando una torta meringata ai datteri siriani e cioccolato fondente lo scorso anno per il giro natalizio del Pappamondo. Mohamed Keilani -per chi non lo conoscesse (buuuu!!!)- è un architetto che non definirei con aggettivi del tipo  bravo-eccezionale-superbo-valoroso-e una sfilza di etcetera. Tutti troppi restrittivi, comuni e poco descrittivi in questo caso. Semplicemente: grande artista. Basta dare un semplice sguardo a Noses: Laboratorio di Restauro e Recupero di arredamento vintage e industriale per rimanerne rapiti. Sogno una casa arredata con il gusto di Mohamed. Diciamo che me lo sono messa in testa e spero un giorno -il più presto possibile- di poter avere questo grande onore. Vivere in spazi da lui studiati e arredati sarebbe per me fonte inesauribile di pace, riordino mentale delle idee e moltiplicatore di creatività. Riesce a emozionarmi una foto del suo operato figuriamoci respirarne l’aria e il sapore.


Ad Aprile scorso (non ci credo mica è quasi passato un anno. Sembra giusto qualche mese) Mohamed ha partecipato con il suo amico e socio di Noses all’Archichef del museo Maxxi di Roma insieme ad altri quattro studi (in un contorno modestissimo, sì). Si tratta insomma di qualcosa di davvero importante. Un riconoscimento -STRAmeritatissimo- che è chiaramente una goccia insieme all’oceano di quelli ricevuti e che lo attendono per il futuro. In un momento instabile, poco lugimirante e in preda al panico assoluto cosa fa? Pensa bene di chiedere un consiglio a me. Capisco subito che la nascita di Noses e il duro lavoro senza contare la chiara emozione per via dell’emozione lo mandano totalmente fuori strada. D’accordo l’amicizia, la stima e l’immenso affetto ma chiedere consiglio a me in una occasione del genere è incredibilmente insensato. Tento di farglielo capire ma Mohamed, solo come gli amici veri sanno fare, mi convince che sono la persona giusta. Che si fida di me e che insieme riusciremo a trovare un piatto capace di sorprendere tutti.



Emozionata, commossa (e in PANICO TOTALE) mi fiondo subito alla ricerca di qualcosa che richiami le origini e il cuore di Mohamed, che risiedono nella maestosa e incredibile Siria. Proprio come lui, sì. Valutiamo un arancino con una salsa e l’utilizzo della foglie di vite fino ad approdare alla Lasagna (le lasag_Nose le lasagne mai noiose e un tripudio di battute, nomi, inventiva ma soprattutto risate. Tante. Quelle che fanno bene al cuore e curano ferite). La lasagna con la pasta fillo! Eureka! Con il Tabach roho. E mentre indago e scruto le differenze e leggo di Lahmba bi ma’ala, Tabach Roho e moltissime preparazioni con le lasagne Mohamed si occupa dell’impiattamento “architettonico”. Parla di accostamenti di materiali e ingredienti. Insomma con il nostro tappeto volante siamo volati in un cantiere fatto di ricordi, gusto e creatività per costruire una dimora di lasagne che sapevamo già sarebbe diventata un posto dove rintanarci e ricordare. Quello che l’amicizia -seppur distante fisicamente- può darti.


Quelle che vedi in foto sono le diverse prove fatte (e le foto perdonami sono fatte con iphone. Le stesse che poi ci mandavamo io e Mohamed per analizzarle e discuterle). Una lasagna di pasta fillo con dentro un ripieno che qui ha fatto sussultare tutti. Sono davvero piaciute tantissimo e la salsa di yogurt -legata a un ricordo di Mohamed e per questo inserita a gran voce e sentimento- ha completato questa incredibile opera composta principalmente da semplicità e gusto e tantissimo amore.


Un’idea prettamente italiana ma sviluppata, creata e sentita con il cuore e il sapore arabo. Due civiltà vicine che mai dovrebbero separarsi.



Mohamed ha scelto poi l’impiattamento classico della lasagna essendo valutato come un antipasto da seduti (ce ne era anche uno finger food in piedi) e a quanto ne so ha riscosso molto successo. Dico a quanto ne so perché conoscendo Mohamed se li hanno cacciati via al grido di “non dovevate affidarvi a quella sicula incapaceeeeeeeeeeee!!!!” non mi sarà mai dato sapere. Un vero gentiluomo del resto.


Insomma questa lasagna è stato uno dei ricordi più belli del 2015 e non vedo l’ora di prepararla per Mohamed e la sua bellissima Erika quando avrò l’immenso piacere di averli qui ospiti in casa mia. Che è assolutamente loro.


Superfluo? Mai. Grazie Mohamed. Grazie fratello mio, sempre.



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Published on January 15, 2016 03:12

January 13, 2016

4 Anni di RunLovers. Auguri Amici miei!

Nel 2012 scrivevo questo riguardo RunLovers, ovvero che vi avrei scritto e mi sarei occupata dell’alimentazione. Poi il libro (e RunLovers c’era sempre), papà e tutto quello che ne è conseguito e sono dovuti passare tre anni perché ripartissi da quella virgola perché un punto non è mai stato. Era comparsa la storia del Pollo dove parlo del mio dimagrimento e di papà. C’erano stati dei biscotti, che papà aveva molto apprezzato e pochissimi interventi sporadici purtroppo. Adesso da quasi un anno ormai per me RunLovers è diventata casa con una Rubrica fissa – Lunedì e Giovedì- e raccoglie già 65 articoli stralunati e folli ma scritti tutti con il cuore e tanto impegno. Più di quello che io abbia messo mai qui dentro a essere onesta. Per la paura che qualche scarpetta mi arrivasse in testa, a dirla tutta. Ed è arrivata eh. Mi sono confrontata con un pubblico completamente diverso e meno ovattato di quello che ho qui (diciamolo qui siamo davvero una grande famiglia e ogni strafalcione passa in cavalleria con una risata e niente più). Critiche però mai fini a se stesse ma davvero costruttive. Allora ho dovuto imparare a non lasciarmi andare con troppe parentesi. Ho dovuto modulare moltissimo il mio essere fastidiosamente prolissa e non in ultimo fare dei veri e propri esercizi di scrittura come non avevo mai fatto. RunLovers è il primo portale di Running in Italia e ogni volta che lo ricordo (perché tendo a volerlo dimenticare in modo da placare l’ansia da prestazione) svengo negli angolini della casa farfugliando maiononcelapossofare. Nonsonoadatta. Prendeteunaprofessionista.


titolo


Sandro e Martino affidandomi la rubrica di alimentazione hanno davvero fatto un salto nel buio. Mi hanno incoraggiato e convinto quando battevo i piedini come una bimba capricciosa e volevo gettare la spugna, le scarpette e pure la ciambella dal balcone. Mi hanno coccolata e fatta sentire: brava. Idonea. Perfetta.  Pur non essendo nessuna delle tre cose e non aspirando neanche a esserlo tengo a sottolineare quanto l’amicizia però possa farti credere qualsiasi cosa. Qualsiasi magia.


E il 10 Gennaio 2016 sono stati quattro anni di RunLovers.


Vieni a spegnere le candeline sulla torta? Trovi due basi perfette. Un classico Pan di Spagna e una Victoria Sponge dal dosaggio perfetto.


Ce ne sarebbero di cose da aggiungere. Infinite. Ma bastano le parole più importanti: Auguri Amici Miei. Milioni e milioni di questi giorni e chilometri.


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Published on January 13, 2016 04:20

Cosa c’è nel mio carrello #12 ( I Prodotti Top 2015)

Ogni volta dico che devo proprio parlarne nella rubrichetta “Cosa c’è nel mio carrello” e in quell’istante mi convinco di averlo fatto. Poi controllo in archivio e sistematicamente -senza ormai nessuna forma di stupore- constato che no. Non è ho parlato. Inutile girarci intorno, trattasi solo di vecchiaia non troppo precoce. Generalmente faccio tre articoli per volta ma sono così tanti gli arretrati che farò davvero fatica a contenermi. Oggi ho deciso quindi di mettere i miei prodotti Top! (avevo sempre sognato di dire i prodotti top 2015! E voglio aprire l’anno realizzando un sogno)


Gelato Naturattiva Bio


Il primo articolo su cui voglio assolutamente ticchettare è questo ottimo gelato (sì. Non vi rinuncio neanche in inverno. E poi non per fare l’antipatica ma ieri qui c’erano 21 gradi) scovato nella solita deliziosa biobottega che mi ha salvato la vita. La proprietaria è vegana. E’ bella. E’ simpatica e io la adoro di un sentimento indissolubile. Naturattiva Bio 100% Vegetale Non Dairy è dolcificato con zucchero di canna grezzo ed è un Gelato italiano composto da latte di riso. Una novità si può definire, essendo la stragrande maggioranza composti da latte di soia. L’ho provato in due diversi gusti: amarena e cioccolato. L’Amarena, che rimane uno tra i miei gusti preferiti , mi ha deluso. Ed era proprio su di essa che avevo riposto tutta la mia fiducia preferendo da sempre i gusti di frutta piuttosto che creme et similia. Continuo a preferire l’imbattibile Valsoia all’amarena dove in mezzo ha quel cuore sciropposo che ricorda vagamente qualcosa di sublinalmente industriale. La versione al cioccolato è un delirio di bontà. Il cioccolato non si perpetua (non ci entra niente perpetua ma mi piace molto. Lo lascio, pardon) per tutta l’altezza del gelato. Sì perché trattasi di barattolino classico che ricorda le confezioni americane. Non è rettangolare quindi come noi italiani siamo abituati. Bassetto e tozzetto ma tozzettino e altino. Il cioccolato è solo sulla parte superiore e il resto dovrebbe vagamente somigliare al fiordilatte di voi adorabili umani. Leggero e molto cremoso con un cioccolato che leggermente fuso si fonde sino a invadere le papille gustative e i sensi tutti è davvero un prodotto di altissimo livello. I valori nutrizionali sono 214 Kcal per 100 grammi di prodotto. I grassi sono 6,6 g e i carboidrati 23. Fibre 0,7 e proteine 1,2 g. Il sale? 0.09 g.


Sublime. Comprato e ricomprato. Semmai non dovessi più trovarlo potrei commettere gesti inconsulti. Lo dichiaro pubblicamente.


 Vegan Ciock. La “nutella” vegana


Ho scritto in ogni dove che nella mia vita precedente facevo un abuso inconsapevole di Nutella e non lo rinnego. Mi sono divertita tantissimo con il mio amante barattolone di un chilo e a pensarci bene sai cosa? Lo rifarei. Sì d’accordo l’olio di palma, blablablabla e le solite cose (ma la maggior parte parla a vanvara senza neanche sapere quale sia il reale problema dell’olio di palma, bah) ma tutto questo estremismo e inneggiare alla povera Nutella, amica fedele della nostra infanzia, a me proprio non va giù. Io le ho voluto bene e le voglio bene. Non ci frequentiamo più tutto qui. Sono terrorizzata da questa violenza psicologica perpetuata. Ho visto cose su youtube che mi hanno lasciato interdetta. Gente che indietreggia manco fosse Linda Blair alla vista di un barattolo di Nutella (e magari ci prima ci faceva vlog mangiandone a quintalate. Quanto è bello il web? AdoVo. La coerenza?). La Nutella è un prodotto alimentare come un altro. Vuoi mangiartela? fai bene. Non vuoi mangiartela? Fai bene. Fà un po’ come ti pare. Se l’uso è limitato ancor meglio. Poi vabbè detto da me che se non ingurgito in un barattolo pure di questa vegana che senso avrebbe? Bene di certo non fa neanche questa vegana se presa a barattoli ma non è questo il punto.



Il punto è che per anni non ne ho sentito la mancanza. Poi mi sono incaponita e mi mancava un po’ e nonostante la possa fare in casa con ingredienti scelti e controllati mi sono detta: ma sai che c’é? Pure io voglio andare al supermercato e comprarmela! Non voglio fare la solita antipatica asociale che fa tutto in casa.  Ne ho provate diverse e confesso: una più tremenda dell’altra.  Il paragone con la vera nutella non potevo neanche farlo essendo che dal 2008 non ne tocco un cucchiaino ma si scorda mai il grande amore? No.


Poi arriva lei: Vegan Ciock. Senza latte, gluten free e con oli di semi di girasole. Fatta di nocciole italiane e vegan certificata. Confezione accattivante, logo interessante e Probios. Insomma tutto per essere provata. Amore a primo assaggio. Zucchero di canna, olio di semi di girasole, cacao magro in polvere, pasta di nocciole, farina di riso, burro di cacao, emulsioante, lecitina di girasole e può contenere altra frutta a guscio. Bon. Solo questi ingredienti (li stessi bene o male che adopero in casa anche se lì la lecitina e l’emulsionante insieme alla farina di riso non ci sono). Delicata e non stucchevole. Deliziosa e appagante. Un prodotto davvero incredibile che mi ha lasciato esterefatta. Mi piace mangiarla nei weetabix (mia eterna perversione) e tuffati poi nel latte di riso ghiacciato. Mi piace proprio non avere un contegno quando la mangio. E’ così che per me va mangiata. Senza contegno e non con parsimonia. A piccole dosi di tempo e non di quantità.


 Yogurt di soia e mandorle – zero Sugar Provamel


Del cocco  e della vaniglia (la mia preferita in assoluto e in foto) ne parliamo poi. Quando poi avrò fatto quella statua nel parcheggio con la scritta Provamel I Love you e mi ci piazzerò sotto con un mazzo di fiori e fagioli di soia in segno di profondo rispetto. Questo yogurt non è che mi piace. Mi piace semplicemente da perderci la testa. Chi non ama la soia resterà rapito da questo prodotto. E’ uno yogurt che paradossalmente non ricorda per nulla i classici e “industriali” e commercializzati e pubblicizzati e ci siamo capiti yogurt di soia. Delicato e non invadente. Leggero e setoso. Tutta questa linea è in assoluto il meglio che si possa attualmente trovare sul mercato. E ricordo -per i nuovi arrivati- che no. Io non ho mai accettato alcun tipo di fantomatica collaborazione. Non mi sono mai fatta inviare prodotti. E tutto quello che dico e mostro è frutto solo della mia scemenza in primis ed esperienza papillogustatia. E’ un chiacchiericcio tra amici e non sponsorizzazioni velate e non dichiarate. Ci tengo sempre tantissimo a ribadirlo. L’entusiasmo nasce dal fatto che davvero -per quanto poco possa valere la mia opinione- sono una affezionatissima cliente Provamel (imbattibile insieme ad altre pochissime marche).


Gli ingredienti sno acqua, fagioli di soia decorticati e mandorle, stabilizzante (pectina), aroma naturale, correttore di acidità, sale marino e fermenti vivi (streptococcus thermophilus lactobacillus bulgaricus). Naturalmente senza lattosio e senza glutine. Può contenere tracce di nocciole. Per 100 grammi di prodotto ci sono 52 kcal (pochissimo) con grassi 3, 3g e carboidrati 0,4g. Zucchero 0g e fibre 1, 3 g. Proteine 4,0g e sale 0, 11 g.


Perfetto per la realizzazione dei dolci  vegani e per chi è intollerante al lattosio, conferisce una consistenza paragonabile per corposità allo yogurt “vero” (mi piace troppo dire vero. Che problema è?). Delizioso con la frutta. Risulta naturalmente amaro e questo è un pregio ma può essere arricchito in un secondo momento da dolcificanti. Succo d’agave, miele e semplice frutta. Estratti di dattero? Perfetti. Amo mangiare la confezione da 500 grammi a pranzo con otto chili di frutta, giusto per non esagerare. Ci sono volte che non mi va nulla se non questo. Le calorie sono incredibilmente basse quanto i grassi e se ne può davvero fare piacevolmente abuso.


Al prossimo carrello

Naturalmente non possono essere solo questi tre i miei prodotti Top 2015, ergo ne farò altri nella speranza che in qualche modo questo scambio -che per me somiglia a una piacevolissima chiacchierata al supermercato con te- possa essere utile, divertente e anche di confronto. Mi piacerebbe ad esempio sapere tantissimo quali sono stati per te i prodotti topo del 2015. Se ti sei lasciato incuriosire da me e hai provato qualche prodotto di carrelli precedenti. Se il tuo rapporto con la soia va meglio o pensi ancora che sia un’apocalittica schifezza e chiacchiere adorabili di tal genere.  E noi ci vediamo al prossimo carrello!


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Published on January 13, 2016 03:12

January 12, 2016

Jerusalem di Yotam Ottolenghi- La Libreria di Iaia



Di Ottolenghi ne ho parlato qui. Della sua incredibile vita, passione e bellezza che è davvero troppa da poter descrivere nella totalità. Jerusalem come troppo poco spesso accade non è solo un libro di cucina, di viaggio, avventura e racconto ma una vera e propria pietra miliare. Le foto sono di una bellezza commovente come l’odore della carta e la sensazione che lascia tra le dita. Il 90 per cento, se non più, dei libri di cucina che ho potrebbero pure essere in formato kindle ma non questo. I mercati, i colori, le scritte i volti. La distruzione in mezzo alle meraviglie attraverso queste fermatempo sembra di poterla toccare. Fa soffrire e sospirare. Devi fermarti a guardare ogni minimo dettaglio come fossi lì e se ti concentri -anche solo qualche attimo- sembra di sentire le voci che animano il mercato e la storia. Le fotografie delle ricette sono di Jonathan Lovekin, mentre quelle delle location di Adam Hinton. Il libro si riassume in:




Il cibo di Gerusalemme
Una passione nell’aria
Le Ricette
Infine: un commento sulla proprietà
Storia
Verdure
Legumi e Cereali
Zuppe e Minestre
Ripieni
Carni
Pesce
Sfoglie salate
Dolci e Dessert
Comdimenti
Indice
Ringraziamenti


Gerusalemme ha un intreccio di cucine. Viene definito un mosaico di popoli. Sono immancabili le insalate con pomodori e cetrioli e le verdure ripiene di riso o di riso e carne. Tantissimo olio di oliva e succo di limone e sfoglie dal ripieno di formaggio. Polpette di bulgur o di semola e melanzane a tutto spiano. Fichi, pesche, pere, fragole, melagrane, cerelali, agnello, pollo e legumi. Pare che il cibo sia l’unica forza unificatrice in questa terra martoriata e tormentata. Il dialogo tra gli ebrei e gli arabi e spesso gli ebrei tra di loro -dice- è inesistente ma è strano constatare come l’unico punto di aggregazione sia solo ed esclusivamente il cibo. Fanno la spesa insieme. Mangiano in ristoranti gestiti da persone che non appartengono allo “stesso gruppo”. C’è una frase che mi ha colpito tantissimo ed è questa:



“Ci vuole un atto di fede enorme ma ci piace immaginare che, se non ci riuscirà qualcos’altro, alla fine sarà l’hummus a creare unità tra i Gerosolimitani”




Questo libro contiene ricette tradizionali non contaminate, e quindi “alla vecchia maniera” ma anche altre dove si dice siano state usate delle “licenze poetiche” e quindi delle piccole “modernizzazioni”. Sostiene di non essere una vera e propria raccolta che si occupa di tutte le comunità di Gerusalemme ma un viaggio soprattutto che si rifà ai background personali ed esperienze. Soprattutto di ricordi e di quello che si preferisce. Si comincia con la Storia ovvero quando Babilonia assalì Gerusalemme e dette alle fiamme la città. Si parte dalla nostalgia. Si arriva ai romani e alla loro inluenza nel periodo dell’influsso ellenistico. Il dominio mussulmano. Gli Inglesi. E. E in quattro pagine si fa luce sul tormento che ha dovuto vivere questa incredibile e magnifica terra.


Le foto sono meravigliose, casalinghe e rustiche. Sono coloratissime e con contrasti forti. Non sono lucenti e artefatte. Sono vere e pieni di condimenti, anche visivi. Che ti viene voglia di prendere una forchetta e vedere se riesci a tirar su qualcosa perché sembra tutto tridimensionale. I vegetariani saranno felicissimi (anche i vegani) perché alla sezione verdure ci sono solo meraviglie e molte possono essere rielaborate a proprio piacimento. Patate dolci arrosto con fichi freschi, Na’ama’s Fattoush (insalata onnipresente), Insalata di spinaci con datteri e mandorle,  Melanzane in forno con cipolle fritte e pezzetti di limone, Zucca gialla con cipolle rosse al forno con tahini e za’atar e Kuku alle fave. Il Kuku alle fave è simile a una frittata ed è un piatto tipico della cucina ebraica iraniana che non vedo l’ora di provare. Occorrono fave, zucchero, zafferano e crespini secchi. Poi aneto, menta e farina con tanto aglio. Non mancano le barbabietole con lo yogurt (che amo da anni) e i ceci aromatizzati che non vedo l’ora di provare. Le melanzane alla chermoula con bulgur e yogurt (nella pole position della to do list) e il cavolfiore fritto con tahini. Non so quanti possano amare la cucina medio orientale ma confesso in questi ultimi due anni di aver sviluppato una vera e propria ossessione. Se prima ero esclusivamente attratta da quella orientale -lato Giappone, Cina, Thailandia et similia– adesso il mio cuore si è fermato lì. Tra il Marocco e la Siria. Tra l’Iran e L’iraq e poche preparazioni culinarie mi interessano ultimamente tanto quanto queste. Sarà l’uso delle melanzane e delle verdure -che come nella cucina greca- riprendono tantissimo anche della cultura gastronomica nord africana e siciliana ma. Ma ne sono davvero -e perdutamente- innamorata.


Si parla anche del Baba ghanoush. Poteva essere altrimenti?



Se sei amante delle melanzane -ma mai quanto me ci scometto tutti i miei nani da giardino!- questo libro ti farà impazzire perché ha talmente tante di quelle sfumature che vien da commuoversi.



Insalata di prezzemolo e orzo, Patate arrosto con caramello e prugne, Bietole di coste con tahini yogurt e pinoli al burro, Falafel, furmento integrale co bietole da coste e melassa di melagrana, Riso basmati con ceci, ribes e aromi e una varietà di cereali abbinati in modo gourmant ma tradizionale. Sull’Hummus poi c’è un vero e proprio trattato. Sono tutti capitoli da sfogliare e gustare. Da guardare con occhi sgranati e appassionati. Un altro dei capitoli incredibili (a trovarne uno e dico uno che non lo sia!) è quello dedicato ai ripieni che apri varchi di fantasia e gusto inenarrabili. Mele cotogne con ripieno di agnello serivte con melagrana e coriandolo. Poi c’è il Pollo arrosto con le clementine e arak e quello con i carciofi e  limoni alla maniera di Gerusalemme. Pollo con cipolla caramellata e riso al cardamomo, Kofta k’siniyah, Polpette di manzo con fave e limone, Polpette di agnello con crespino e yogurt alle erbe aromatiche, hamburger di tacchino e zucchine con cipollotti e cumino e uova brasatre con agnello tahini e sommaco.




Si chiude con sigari di pasta fillo dolci, Ghraybeh, formaggio dolce, Mutabbaq, torta di semolino con cocco e marmellata di arance, pere in vino bianco e cardamomo, budino di yogurt con pesche affogate, budino di riso con cardamomo e pistacchi all’acqua di rose e talmente tante di quelle meraviglie che ho già una fame pazzesca solo a ticchettare.


Si tratta di 300 pagine piene zeppe di meraviglie a 35 euro con una copertina in tessuto rigida meravigliosa. Si tratta di un peso considerevole ma che sembra leggerissimo una volta capito cosa contiene. E’ una gemma preziosa da possedere per lasciarla libera e curarsene. Per cominciare ad amare cosa ci è più sconosciuto e che soprattutto non dovrebbe essere così.


Che Ottolenghi sia uno -se non il- dei più grandi narratori di favole e cibo non lo scopro di certo io ma con quest’ennesimo capolavoro è si è superato. Imbattibile. Il riassunto è semplicemente: imbattibile. Da 1 a 10 non si può quantificare se non in otto coricato. Infinito.



Altri libri che potrebbero interessarti?

Plenty di Ottolenghi



Veggiestan di Sally Butcher



 


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Published on January 12, 2016 03:12

January 11, 2016

Le meringhe (vegane) con l’acqua di ceci

meringhececi



La Ricetta

150 grammi di acqua di cottura di ceci
150 grammi di zucchero semolato bianco
150 grammi di zucchero a velo (preferibilmente fatto in casa)
una goccia di limone
Si può adoperare lo zucchero di canna-grezzo-integrale-quellochepreferisci e il risultato è pressoché uguale. Il colore delle meringhe chiaramente non sarà bianco assoluto come queste.

Fai montare l’acqua di ceci all’interno di una planetaria. Aggiungi -quando il composto è quasi del tutto montato- pochissime gocce di limone senza mai smettere di far lavorare le fruste. Aggiungi poi pian pianino sempre lavorando lo zucchero semolato e infine quello a velo. E’ importante inserire i due tipi di zucchero pian piano e lasciandolo amalgamare per bene prima di buttarne ancora giù. Una volta ottenuta una crema consistente tanto da rimanere ferma se il contenitore viene capovolto prendere una sacca da pasticcere o fare delle semplici quenelle con l’aiuto di due cucchiai e disporre le meringhe su carta da forno. Distanziale un po’ anche se non cresceranno di moltissimo.


La cottura

100 gradi ventilato per 60-70 minuti. Abbassare a 80 gradi e proseguire per 70-80 minuti.


 


A Natale è arrivata Piola, ovvero la sorella del Nippotorinese unita a me nell’incessante lotta volta a distruggerlo. Non per niente ci chiamiamo socie da un decennio. Non siamo ancora riuscite a portare a termine la missione ma è apprezzabile l’entusiasmo che mai affievolisce. Piola e io siamo però anche molto legate dall’amore per il food e lei è davvero una cuoca provetta (ti sei perso il nostro polpettone vegetariano? Se ti fa piacere puoi rimediare cliccando qui). Quando siamo insieme -soprattutto per le feste- sfogliamo libri, guardiamo masterchef e ci raccontiamo cosa abbiamo cucinato e quello che abbiamo in progetto. Atterrata da Torino con il suo strepitoso panettone gastronomico al formaggio che manda in delirio Nanda (prima o poi lo farò) mi ha sin da subito aperto un mondo. Ora io lo so che da me ci si aspetterebbe sempre un mood “al passo coi tempi”. Dovrei stare sul pezzo lato vegan food (ho sempre sognato scrivere “dovrei stare sul pezzo”. Comincio il 2016 davvero bene) ma tra una cosa e l’altra è chiaro che molte chicche sfuggano. Confesso poi che da più di un anno mi diletto più in letture raw-crudiste. Qui mi immaginano già abbracciare alberi e ingurgitare solo semi di canapa.


Le dico che ho in programma tutta una serie di torte con l’utilizzo dei legumi e in particolar modo i Brownies al cioccolato con i ceci e i fagioli di soia quando all’improvviso la domanda:


“ma le meringhe con l’acqua di ceci le hai mai fatte?”


Immaginami adesso come una mucca che guarda i treni passare e avrai la fotografia di quel momento.


No che non le ho fatte, dico isterica con già in mano dei barattoli di ceci infilando la spina del Kitchen Aid. E mentre parlavamo delle proprietà proteiche dell’acqua di ceci -e disquisivamo se il sale si sarebbe sentito oppure no- avevamo già l’acqua di ceci a montare. Ha dell’incredibile la vicenda, eccome. Il risultato è talmente sorprendente che nessuno potrà trattenere lo stupore. L’acqua di ceci monta in modo simile all’albume (e sembra proprio albume!) sia per colore che per consistenza. Quando si aggiunge lo zucchero poi: Magia. Ci sono diverse considerazioni da fare e per farle in modo più ordinato procedo per punti.


meringhececi2


Considerazioni e Blateramenti

Ho fatto diversi esperimenti e non è assolutamente vero -con queste proporzioni- che l’acqua di ceci seppur salata alteri il sapore delle meringhe. Per intenderci: provando con una scatola di ceci classica da supermercato sono venute perfette. Chiaramente con un prodotto di più alto livello si otterrà un risultato migliore (soprattutto lato salute) ma in termini di gusto poco cambia (detesto ammetterlo ma è la verità, uff)
Se adoperi l’acqua di ceci preparati da te (dopo ammollo per una notte- a fuoco dolce- senza sale e spezie) ricorda di ridurre il brodo per far sì che non contenga eccessivamente acqua. Per farlo devi scolare i ceci e poi rimettere sul fuoco il brodo in modo che si riduca. Lascialo raffreddare completamente prima di montarlo.
Il limone -seppur molte ricette prevedano di adoperarne mezzo- stabilizza la massa che si va a creare. Abusarne potrebbe compromettere la consistenza delle meringhe. Quando ne ho usate pochissime gocce le meringhe si sono cotte perfettamente. Liscissime fuori (ma quello dipende dalla temperatura e se hai o messo o no il cucchiaio per lasciare aperto il forno come nella classica preparazione delle meringhe con albume per intenderci) e croccanti dentro. Da Natale ne ho sfornate diverse e quelle di Natale ancora oggi (11 Gennaio) sono perfette.
Le meringhe se conservate nella latta rimangono perfette per 20 giorni se non più. Proteggerle dall’umidità o dagli sbalzi di temperatura è l’unica cosa da fare. Non essendoci poi le uova -e scadenze da rispettare nonostante la cottura e le varie correnti di pensiero a riguardo- tutto sembra ancor più un idillio no?
Perché accade la magia? Per via delle saponine o saponosidi: glicosidi terpenici di origine vegetali che sono in grado di abbassare la tensione superficiale in soluzioni acquose e sono capaci di formare soluzioni colloidali schiumeggianti e si possono usare come emulsionanti (Santo Wiki pensaci tu!).
Altri legumi possono essere adoperati per la creazione di questo determinato tipo di meringhe, soprattutto la famiglia dei fagioli. Non ho ancora provato ma manca poco e sarai chiaramente il primo a saperlo (seguirà videoricetta sul mio canale Youtube sia di questa versione che di quella fagiolosa)
La cottura deve essere prolungata e a basse temperatura come nella classica preparazione della meringa. Ho adoperato il ventilato e non ho messo il cucchiaio. Sono venute lisce e perfette.
La crema di acqua ceci e zucchero è buonissima servita così anche come dolcetto. Non sono una che assaggio l’impasto (MAI!) ma questo è davvero delizioso. Una mousse delicatissima che se arricchita da frutta secca e fresca può riservare piacevolissime sorprese.
L’intenzione ora è quella di adoperare questo composto a neve per la realizzazione di macaron, ciambelle, tiramisù e non in ultima una pavlova vegan che mi frulla in testa da quando ho sfornato la prima volta queste delizie.

Questa ricetta, confesso, come poche volte mi ha lasciato esterefatta. Non riuscivo davvero a credere al sapore e alla consistenza. Pur non essendo mai stata una grande appassionata di meringhe – e tuttora mi riconfermerei tale- questa incredibile magia mi ha ricordato quanto può sorprenderti ogni giorno. Le incredibili meraviglie che ogni cibo e sapore celino. Una lezione di chimica non noiosa unita a una incredibile creatività, conoscenza e divertimento. E’ proprio vero che non si finisce mai di imparare, entusiasmarsi e scoprire. Soprattutto nelle piccole cose. Le più importanti.


Quello che le foto non dicono

La tovaglietta è un regalo prezioso di Kristina, la mia amata amica polacca che adesso mi lancia kruvke dalle nuvole. Ciao Kri, questo dolce è per te.
L’alzata è di Maison du Monde
La meringa mancante l’ha rubata Koi dal set fotografico (non mi interrogo più su cosa potrebbe essere trovato all’interno dell’intestino di un labrador)
I ceci abilmente (vabbè) messi lì per la foto me li sono poi spatolati in un nanosecondo con tanto limone, sale e pepe. Dopo pranzo al posto del caffè, sì (non mi interrogo più su cosa potrebbe essere trovato all’interno dell’intestino di una sicula esaurita).

 


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Published on January 11, 2016 03:12

January 7, 2016

La Ciambella al cocco più buona (e facile) che ci sia


Su RunLovers (sììììììì! Si ricomincia con la routine) è uscito un mio nuovo articolo essendo per l’appunto Giovedì. Si tratta di una sofficissima torta al cocco semplice da realizzare. Fa parte di quelle preparazioni “butto tutto dentro e via in forno” senza particolari passaggi. Insomma un idillio. Ho chiacchierato un po’ circa le proprietà benefiche di questo incredibile frutto troppo spesso bistrattato e se ti fa piacere dare una sbirciatina trovi l’articolo, le foto e la ricetta cliccando qui. 


In generale tengo sempre a precisare che:  pur essendo ricette prettamente rivolte a chi svolge un’attività sportiva -e nella fattispecie Running-  non pensare che siano inadatte a te che vuoi mantenerti in forma senza rinunciare al gusto. Ti aspetto nella mia seconda casa: RunLovers ogni Lunedì e Giovedì.



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Published on January 07, 2016 07:00

Iaia Guardo's Blog

Iaia Guardo
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