Iaia Guardo's Blog, page 54
March 28, 2019
Pinca
Il dolce della tradizione pasquale della Slovenia e della Croazia è questo pane dolce inciso con il segno della croce che si prepara a fine della Quaresima, proprio durante la vigilia di Pasqua. La Croazia, influenzata a sud dalla cucina mediterranea e a nord da tutto quello che ruota tra Austria e i paesi più a est come Romania e Bulgaria, ha a sua volta condizionato la cucina del nostro nordest; in Friuli e anche in Trentino infatti questa sorta di pane dolce -insieme alla gubana- c’è in diverse forme ma il concetto è sempre lo stesso. Sulla pinca avevo letto sempre delle gran belle cose e ce l’avevo in lista non so da quanto per la rubrica del Pappamondo; per qualche oscura ragione poi veniva surclassata da un’altra preparazione e messa in secondo piano. Errore gravissimo. Perché la pinca si è dimostrata una preparazione eccezionale e qui ce ne siamo tutti innamorati, tanto da eleggerla nella finalissima delle preparazioni della nostra Pasqua. Perché sì ho cucinato praticamente tutto quello che era possibile di Pasquale ma nel frattempo si testava, proprio per decidere quale delle ricette sarebbe arrivata poi -a buon diritto- il 21 Aprile, la vigilia e la Pasquetta a contorno dei nostri ricordi. La pinca è stata eletta a unanimità il miglior pane dolce insieme agli Hot Cross Bun che vedrai a breve. Ne ho provate tre ricette e ti lascio chiaramente la migliore. La cosa buffa è che chiunque l’abbia assaggiata (di nazionalità sicula e non :-p ) ha sentenziato che “somiglia molto al gusto della brioscia!”. E sai già che il siculo intende per brioscia la brioche col tuppo della granita. Avendola assaggiata anche io (che bello poterti dire la mia!): confermo.
Vero. Somiglia assolutamente alla brioche e aggiungerei, sperando di non perdere il passaporto siculo, che la pinca addirittura mi piace ancor di più. Proprio per la consistenza “panosa” e non troppo areata della brioche. Io triplicherò la dose visti i precedenti. Due panetti non bastano, te lo assicuro.
Il Tour Pasquale
Siamo stati in Finlandia e a New York. In Grecia, in Romania e in Bulgaria. Odore di cannella, spezie e cioccolato. Brioche calde e avvolgenti, lievitati gonfi e nuvolosi. Un viaggio appena iniziato ma già ricco di sapore e forti emozioni.
Le briochine alla cannella, I waffle vegani salati speziati, I muffin al cioccolato più buoni di New York, La moussaka, Babka al fondente, Cozonac.
March 27, 2019
Brioche intrecciate alla cannella (Korvapuusti)
Per l’impasto
260 grammi farina 00
260 grammi farina manitoba
10 grammi di lievito disidratato
80 grammi di burro
250 ml di latte intero
80 grammi di zucchero
un uovo e un tuorlo di media grandezza
vaniglia
pizzico di sale
Per il ripieno:
120 grammi di burro
120 grammi di zucchero di canna scuro
120 grammi di zucchero bianco
4 cucchiaini di cannella in polvere
Mescola la farina con il lievito, la vaniglia e il sale. Aggiungi l’uovo e il tuorlo e poi il burro a temperatura ambiente. Impasta nella planetaria e dopo un po’ aggiungi a filo il latte. Lavora per almeno dieci minuti e quando l’impasto è elastico e si stacca da solo dalle pareti dell’impastatrice posa sul piano infarinato, forma una palla e copri dopo averla messa dentro un recipiente. Lascia lievitare per 3 ore. Il ripieno si prepara mescolando il burro a pomata e quindi a temperatura ambiente senza scioglierlo al micro e aggiungendo zucchero e cannella. Trascorso il tempo di lievitazione stendi la pasta con l’aiuto di un matterello e fai un quadrato. Con una spatola spalma -come sempre lasciando liberi i bordi per almeno 3 centimetri- tutto il ripieno e ripiega prendendo l’angolo in alto a destra e ripiegando al centro e l’angolo in alto a sinistra ripiegando al centro. E poi gli angoli bassi sempre andando al centro. Una volta fatta quest’operazione ristendi con il matterello e ottieni un rettangolo piuttosto regolare. A questo punto ritaglia delle strisce piccoline e arrotolale intorno alle dita per due volte fino a formare la briochina e richiudendola su se stessa. Una volta fatte tutte le briochine lascia lievitare su carta da forno su una teglia per almeno un’ora e poi inforna per 20 minuti a 180. Sforna e quando sono ancora calde metti lo zucchero a velo.
L’altra variante dei Korvapuusti
Per l’impasto:
350 grammi di farina 00, 60 grammi di zucchero, 1 pizzico di sale, 25 grammi di lievito di birra, 50 grammi di burro a temperatura ambiente, 200 ml di latte intero, 1 uovo, cardamomo.
Per il ripieno: 90 grammi di burro a temperatura ambiente, 90 grammi di zucchero, 1 cucchiaio abbondante di cannella e 1 uovo sbattuto leggermente per la superficie e granelli di zucchero (facoltativo).
In un recipiente metti tutti gli ingredienti secchi (farina, zucchero, sale e lievito, cardamomo. Il lievito sbriciolato delicatamente con le mani se è quello di birra ma puoi utilizzare se preferisci quello secco solubile). Sciogli il burro leggermente al micro o in un pentolino. Il tempo che diventa liquido. Non deve cuocere. Unisci il burro al latte e alle uova in un recipiente e mescola delicatamente con una frusta da pasticcere. Poi aggiungi gli ingredienti secchi poco alla volta incorporando ben bene. Puoi adoperare per questa operazione anche l’impastatrice. In quel caso procedi allo stesso modo (prima secchi e poi umidi) e continua a mescolare con il gancio. Una volta ottenuto un composto piuttosto solido infarinati le mani e continua a lavorare fino a quando ottieni una palla piuttosto compatta e dall’aspetto liscio. Qualora ti servisse più farina aggiungila ma non esagerare. Conserva la palla di impasto in un recipiente. Coprilo con la pellicola e lascialo lievitare per 40 minuti.
Trascorso il tempo infarina il piano e con l’aiuto di un matterello stendi la pasta.
Poi distribuisci in maniera uniforme il burro a pomata e spolverizza la superficie in maniera omogenea con la cannella. Arrotola l’impasto su stesso e forma un grande salsicciotto.
Puoi formare delle brioche circolari o procedere alla maniera finlandese.
Taglia con un coltello ben affilato in maniera trasversale ed obliqua come a formare un triangolo. Prendi il “triangolo” e posizionalo con il “vertice” in alto. Con l’aiuto dei due indici dai una leggera pressione schiacciandolo leggermente.
Preriscalda il forno a 230 e cuoci per 20-25 minuti (dipende dalla grandezza). Appena li vedi molto dorati sforna e lascia raffreddare un po’. Si possono glassare con albume e zucchero e aggiungere zuccherini sopra ma io ho preferito non farlo.

Il Cozonac, Babka al cioccolato, Moussaka, Muffin al cioccolato, Waffle vegan salati, Chelsea bun alla ciliegia.
March 26, 2019
Pavlova
Anna Pavlova sembra uscita da un romanzo di Agatha Christie; muore perché si ammala al rientro di una vacanza prima di cominciare una nuova tournée. Il suo treno infatti ebbe un incidente e lei per vedere cosa fosse successo scese camminando a lungo per i binari vestita solo del suo vestito di seta leggero e cappotto. Questo malanno le fu fatale tanto che prima del suo cinquantesimo compleanno andò via. Nata da una famiglia di umili origini, diventa una bravissima ballerina e pare che proprio in suo onore fu creata questa enorme e buonissima meringa che prende, appunto, il suo cognome. Uno chef in Nuova Zelanda dedicò ad Anna questo immenso tutù di dolcezza, fragile ed esile ma dalla tempra molto forte proprio come la ballerina. La Pavlova è costituita da una base di meringa che deve essere morbidissima dentro e croccante fuori, arricchita da una copertura di panna con tanta frutta fresca coloratissima e nel mio caso, mi permetto di dire, fiori. Fiori e Pavlova credo che sia un binomio imprescindibile. Gli ingredienti possono chiaramente variare a seconda delle stagioni. Si possono fare delle deliziose monoporzioni o una scenografica e maestosa Pavlova unica che non passerà certamente inosservata.
La versione veg è possibile e sai già che occorreranno soltanto dei ceci. Sì, dei ceci. Anzi per l’esattezza l’acqua dei ceci. E ti lascio, qualora non conoscessi questo segreto, la videoricetta qui sotto.
La Ricetta
Per 8 persone circa:
150 albumi
150 grammi di zucchero bianco
150 grammi di zucchero a velo
250 ml di panna fresca da montare
Mescola gli zuccheri insieme e dividili in due contenitori.
Prepara la meringa. Nella planetaria versa gli albumi e comincia a montare a neve ben ferma con la metà degli zuccheri. Una volta raggiunta la consistenza detta “schiuma da barba” e quindi abbastanza consistente versa l’altra metà degli zuccheri fin quando non saranno montati a neve fermissima. Trasferisci la meringa dentro una sacca da pasticcere se vuoi fare delle monoporzioni altrimenti con una semplice spatola forma una sorta di circonferenza e come ho fatto io livella salendo quasi a formare una punta. Se la meringa è ben montata di sicuro sarà facilissimo farla stare su. Cuoci per 75 minuti a 115 statico. Non aprire mai il forno se non dopo che sia trascorso il tempo. Lascia la Pavlova almeno altri 45 minuti dentro il forno spento con lo sportello leggermente aperto. Solo dopo arricchiscila con la panna montata e la frutta fresca.
La Videoricetta
March 25, 2019
I waffle salati speziati (vegan)
I waffle sono nati in Europa con un altro nome – Gaufre– e hanno spopolato in America dove sono stati appunto ribattezzati. La paternità è da attribuire ai paesi del Nord Europa: Belgio soprattutto, seguito dall’Olanda. Anche in Francia, con una ricetta leggermente diversa, sono sempre stati presenti e la caratteristica inconfondibile è la forma a nido d’ape. Soffici e deliziose cialde dallo spessore variabile perfette per la colazione, tè e brunch. Per tutte le occasioni: con le uova, con la crema di gianduia, con marmellate, confetture e formaggi. Con il salmone e con le patate. Con le spezie o lo zucchero a velo, con la panna ma pure acida e besciamella.
Te li propongo in una versione vegan che ti assicuro non ha nulla da invidiare a quella classica; anzi ti dirò che se sei in un regime ipocalorico puoi anche eliminare totalmente l’olio (che ho sostituito al burro). Li ho provati in tutti i modi e anche quelli senza olio sono buonissimi; solo un po’ più secchi, chiaramente. Puoi sperimentare con questa base che ti lascio e insaporire come vuoi. Anche con del semplice parmigiano grattugiato nell’impasto o pecorino per un sapore più deciso. Puoi metterci dentro dei pezzetti di verdure grigliate o crude per una nota croccante.
Non finirai mai di variare e inventare perché sono semplicemente strepitosi! Onestamente li preferisco in versione salata ed è strano perché sai che io faccio parte del team dolce sempre e comunque. Ma questi cosini qui, mamma mia! Mi hanno fatto perdere letteralmente la testa!
Speziati poi non ti dico. Una bontà inaudita.
La Ricetta
200 ml di latte vegetale
160 gr di farina 0 (o quella che preferisci)
1 cucchiaino e mezzo di lievito
60 ml di olio vegetale (come ti dicevo anche metà va benissimo)
sale e pepe se vuoi o spezie che preferisci
Mescoli tutto e metti nella macchinetta oliata (meglio che imburrata). La macchinetta per waffle la trovi senza problemi a prezzi abbordabili su Amazon. Ne trovi di diversa misura e forma (anche a cuoricino). Non occupa molto spazio e il prezzo è contenuto.
** Queste due versioni sono: una con curcuma e curry e l’altra con erbette fresche tagliate finemente.
Viaggiamo insieme: Le tappe già fatte
Moussaka, Muffin al cioccolato, Cozonac, Chelsea Bun alla ciliegia, Babka.
La Videoricetta
Come organizzare un picnic perfetto
Cosa occorre per un picnic perfetto l’ho scritto qui.
Cosa occorre per un picnic perfetto dal punto di vista di trasporto del cibo è stato scritto. Questa è la seconda puntata della miniserie dedicata totalmente all’organizzazione di quello che nello stereotipo dell’immaginario comune rappresenta un romanticissimo momento indimenticabile.
Come è stato già ampiamente dimostrato, dal film drammaticamente romantico dalle sfumature marroncine adornate di bagliori rosa come una fotografia vintage a pellicola si può passare a un lungometraggio horror e splatter in pochi semplici mosse. Per far sì che questo non accada bisogna organizzarlo per bene questo picnic. Tutto è tranne che una cosa improvvisata. C’è da dire che le mamme -non lo sono ma possiedo il dono dell’empatia- saranno sicuramente agevolate perché più organizzate di loro, nessuno mai. Per ogni evenienza hanno sempre tutto in borsa e ne rimango ancora oggi talmente affascinata che non me ne capacito. Dalla pinzetta, al disinfettante, al cerotto, al panino con la cotoletta sino ad arrivare ai colori, giochi da tavolo, minitriciclo smontabile da borsetta che farebbe impallidire pure Mary Poppins.
Sono figlia di una donna che definire iperorganizzata è poco, wonder woman è poco, Mary Poppins è poco, macchina da guerra è poco. Bree Van De Kamp di Casalinghe disperate poteva solo imparare da Fernanda. Mamma è assolutamente imbattibile. Ha sempre superato qualsiasi aspettativa e fuori casa -che fosse gita, picnic, viaggio, week end, qualsiasi gita fuori porta soprattutto in barca- non ha mai sbagliato un colpo. Nel dna c’è un’agendina elettronica e una to do list perfetta per ogni evenienza. Fa davvero paura, mamma. La cosa pazzesca è che non fa neanche liste. È proprio programmata per qualsiasi evenienza. Riesce ad avere un’immaginazione fuori dal comune riuscendo a prevedere qualsiasi situazione -anche assurda e paradossale- la vita possa presentarti davanti mentre sei al mare, in montagna o in mezzo a un prato dall’altra parte del mondo. Mamma riesce a cucirti l’orlo o sistemarti un bottone pure in metro, per capirci. Non ho mai indagato ma con la fissa che ha per il cibo scommetto che dietro un panino con la frittata ce l’ha sempre. Mal che vada un pacco di cracker ma il calo di zucchero, Siore e Siori, è dietro l’angolo.
Diciamo che io sono tutta papà, ecco. Sono praticamente 90 per cento Turi e 10 per cento Nanda. E già mi sto facendo -forse troppo poco modestamente- un complimento immeritato. In quel 10 per cento la percentuale di organizzazione che mi è arrivata dalla catena del Dna è poca per gli standard nandeschi ma nettamente superiore alla media. Anche io in borsa in modo maniacale e tutto ordinato potrei pure stupirti e avere un matterello, uno schiacciapatate e il set per sistemare gli orli insieme al ferro da stiro da borsetta. Sono l’orgogliosa detentrice della borsa più organizzata e sistemata tra amici, parenti e conoscenti. Ti confido una cosa: molte mi chiedono di sistemare le loro borse. E quando trovo anche solo uno scontrino accartocciato o arrotolato: apriti cielo. Parto con la filippica che: non si fa! (sono simpatica, insomma)
Perché ti sto annoiando con la mia famiglia?
Perché prima di cliccare pubblica ho chiesto a mamma se tutto quello che avevo scritto fosse corretto o se mancasse qualcosa. Dopo il benestare di mamma sono sicura che anche con l’avvento degli alieni tu non avrai nulla da temere. Neanche la pioggia di rane e cavallette e manco Diana dei Visitor come vicina di picnic. Mamma mi ha consigliato cose oggettivamente utili ma mi sembravano un po’ oltre e sopra le righe (in pieno stile nostro, insomma): magari le aggiungo a margine. Per mamma è utile pure una sdraio per riposare comodamente. Ma noi stiamo andando a fare un picnic. Non stiamo allestendo un monolocale sul prato. È importante quindi trovare un minimo di equilibrio tra quello che apparentemente potrebbe essere futile e non lo sarà nell’eventualità di.
E quello che è assolutamente inutile e di ingombro, un peso morto, che solo in rarissime occasioni (leggi: mai) può davvero tornarci utile.
La Lista
La lista delle tue aspettative e cosa vorresti preparare. Appunta quello che piacerebbe mangiare a te e quello che sai piace mangiare al tuo compagno/a d’avventura o ai tuoi amici. Una lista che ti consentirà quindi di estrapolare quella della spesa. Non esagerare è la prima regola; si fa presto a farsi prendere dall’entusiasmo e immaginarsi con la lasagna come primo, roastbeef come secondo e patate e poi magari un bel tiramisù. Perché a quel punto portarsi il barbecue e arrostire a bordo strada per avere la fettina di carne bella calda calda è un attimo (e io sulle abitudini -terrificanti- sicule molto colorate potrei farci un’enciclopedia).
Il cibo
Prediligere assolutamente il finger food; si possono scegliere migliaia di preparazioni finger food che riproducono primi, secondi e contorni. Muffin salati, focacce, frittatone e insalatone sono sempre un must irrinunciabile. Neanche a dirlo, nel periodo Pasquale, un casatiello e via: botta di carboidrati non indifferente, grassi di ogni tipo e sorta e proteine in abbondanza per tre settimane tra salsiccia, pancetta, prosciutto e salame con un bel chilo di provola a contorno.
Prediligi sempre del cibo che non abbia la necessità di star dentro il frigorifero (a meno che tu non sia un PRO e abbia il frigorifero da picnic. Lì alzo le mani, faccio l’inchino e mi prostro. Ho sempre sognato di comprarlo ma non mi sono mai decisa. Fosse la volta buona?). Lo sbalzo termico non fa bene al cibo e ritrovarti qualcosa di impappettato o morto nel piatto tanto bello non è. Perde di colore, consistenza e insomma: No. Le cose belle fresche da frigo poi le mangiamo a casa, che ne dici? C’è sempre tempo. La scelta del cibo non è una sciocchezza e non ci si può portare quello che si vuole. Deve essere ben ponderato e pensato per l’occasione.
Contenitori
Di Bento box e contenitori è pieno zeppo il mondo. Dalla Lidl ad Amazon hai solo l’imbarazzo della scelta e prediligere il monoporzione è la scelta giusta. Se hai poco spazio dove mettere i contenitori ti convincerai (e convincerai gli altri) che mangiare dallo stesso piatto alla Lilli e il Vagabondo è stata una scelta stilistica precisa (il successo, ti assicuro, è assicurato!). Il sale è come il Sacro Graal. Non dovrai cercarlo tra i boschi ma infilarlo senza indugio nel tuo set da portare assolutamente. Io, per sicurezza, metto anche sempre un limone (il segreto della sicula Iaia, rivelato). Sembra una sciocchezza ma una limonata dopo il pasto (si vede che sono sicula?) aiuta a combattere un improvviso momento di pesantezza perché si è stati raggomitolati a mangiare e in posizioni non propriamente comode o usuali. Nei contenitori piccoli per le spezie metto sempre anche l’effervescente Brioschi; sai quei cosini ricciolini che aiutano a digerire e che si sciolgono in acqua? Una sorta di diger selz per capirci. Qualcuno un giorno ti amerà se li hai con te. Perché capita davvero molto spesso che in preda all’entusiasmo si esageri per poi restare lì come baccalà in preda al mal di pancia (sempre per quella storia che diventare un lungometraggio horror è un attimo).
Il Luogo
Prima di tutto definire il luogo del picnic perché è fondamentale. Sull’erba c’è assolutamente bisogno, come ti anticipavo, della coperta impermeabile cerata da mettere sotto il plaid perché l’erba spesso è umida e sedersi rimanendo bagnati tutto il giorno non è piacevole.
Se si è al mare -scogli o sabbia poco importa- la cerata magari non ha importanza e a quel punto invece del plaid si passa direttamente a un bel telo mare. Magari pure un altro di scorta bello grande dopo un tuffo in acqua per avvolgersi insieme (romanticissimo, santo cielo!)
La piccola emergenza
Ritorniamo alle piccole disgrazie che possono succedere. Perché non siamo uccelli del malaugurio ma sta scrivendo una che il cerotto, la tachipirina e l’oki ce l’ha nel portafogli: figurati che posso dire per una gita fuori porta. Spray antirepellente per insetti, protezione solare e gel igienizzante non devono mai mancare e se riesci a infilare un po’ di disinfettante in una boccettina piccola vai sul sicuro (io ho la cassettina del pronto soccorso in macchina, giusto per capirci). Anche se in farmacia ormai vendono dei fazzolettini imbevuti di disinfettanti pronti all’occorrenza che rimangono perfetti per ogni evenienza. C’è sempre un bimbo che cade, un uomo che crede di essere all’isola dei famosi e va a procacciarsi della frutta pur avendo nel cestino una macedonia buonissima e una cretina che sbatte contro il ramo e si scheggia la fronte (IO!!!!!). La disgrazia, come direbbe la dolce e ottimista Nanda, è dietro l’angolo (e sì, se te lo stai chiedendo è una di quelle mamme che ti dice di restare in ordine perché se accade un incidente è meglio che gli operatori di soccorso ti trovino perfetta come un angelo di Victoria’s Secret. Il perché mi è a oggi sconosciuto e non capisco perché un operatore di primo soccorso debba analizzare il mio bulbo pilifero ma di questo magari parliamo un’altra volta e approfondiamo).
Il coltellino svizzero
Guarda. Non muoverti da casa senza il coltellino svizzero, te lo dico. Che non ti venga proprio in mente. Il mio preferito è quello originale rosso con la bandiera. Roba da perderci la testa ma se non te la senti di fare questo investimento trova un’alternativa perché c’è davvero di tutto: lama grande, lama piccola, cavatappi, apriscatole, cacciavite, spellafili, punteruolo, anello portachiavi, pinzetta, stuzzicadenti (raccapricciante lo so), forbici, gancio, sega per il legno, squama pesci, lima per unghie e metalli, scalpello, pinze con tagliafili e pressacavi, lente d’ingrandimento, penna a sfera, spillo, lesina.
In pratica Mac Gyver e l’agente 007 a tuo confronto saranno dei pivellini lupetti degli Scout. Potrai salvare il mondo con il tuo coltellino svizzero nella borsetta e stupire tutti. Ce ne sono alcuni che hanno pure il metro, ma già solo per il fatto che ci sia la lama per unghie per me ha vinto tutto. Mi si rompe sempre un’unghia quando sono fuori, SEMPRE. Le mie unghie a turno si mettono d’accordo e si rompono -nonostante siano resistentissime- quando sono fuori e sanno che non possono essere limate.
Decorazioni
In chiusura nella prima puntata di questa mini serie che più di farti venire la voglia di andare a fare un picnic te la sta facendo passare (risate registrate, grazie regia) ti ho già scritto dell’ombrello, dei fogli d’alluminio, del cappellino e la sciarpetta e pure delle buste della spazzatura quindi eviterò di dilungarmi e se hai piacere puoi leggere tutto qui.
Vorrei però soffermarmi sulle presunte decorazioni come cuscini, candele e fiori. Per quanto possa essere romantica la candela, io da brava ottimista come mia madre vedo sempre la tragedia dietro l’angolo. Diciamolo ci sono persone più attente e meno attente. Con il carattere che ho (118 mi senti?) sono sicura che controllerei la candela 89 volte e la passerei pure sotto l’acqua per essere sicura che sia spenta ma grazie al cielo (per la sanità mentale mondiale) non tutti sono come me e quindi appiccare anche solo una piccola fiammella e dimenticarla potrebbe essere -soprattutto in alcune zone- molto e ripeto molto pericoloso. La candela non è assolutamente l’unico simbolo di romanticismo. Meglio evitare, a maggior ragione se riconosci di essere un tipo distratto. Se sei un maniaco perfezionista ossessivo compulsivo con problemi seri come me allora vai tranquillo: appicca pure il falò. So che lo spegnerai o starai al massimo lì tutta la notte a vegliarlo con gli occhi sbarrati come un lemure.
Due fiorellini faranno la differenza, sì. Magari raccolti proprio in loco perché portarsi i fiori da casa per un picnic a me, sinceramente, fa un po’ ridere. Ci manca solo il centrotavola e il tovagliolo a sinistra e siamo pronti per la puntata di Cortesie per gli ospiti sotto lo sguardo inquieto di Csaba (che ti assicuro a volte, rispetto a mia mamma, mi pare una principiante. Con tutto il rispetto, considerato che la stimo e adoro).
Potrei andare avanti all’infinito ma per il bene dell’umanità adesso ci tocca fare sai cosa? Un riassunto.
E facciamolo quindi.
Ricapitoliamo!
Il telo impermeabile per metterlo sotto il plaid/coperta. Immancabile.
Il cesto/zaino più adatto a noi e alle nostre esigenze e chiaramente una borsa/zaino aggiuntivo qualora non dovesse bastare.
Tazze, bicchieri, piatti e posati di plastica riutilizzabile e lavabile o ceramica come si trovano in alcuni cestini. BANDITA la plastica. Stai andando a mangiare da Madre Natura portarle la sua acerrima nemica non mi pare proprio garbato come gesto. E poi, santo cielo, non è chic. E il picnic è terribilmente chic. Rispettiamo l’identità delle cose. Per lo stesso concetto: tovaglioli di stoffa. Poggiarlo sulle gambe farà la differenza. Eccome, se la farà.
Coltellino svizzero o qualcosa che gli somigli per avere tutta la vasta gamma di utensili e accessori che può servirci per ogni evenienza.
Thermos se si ha voglia di portare qualcosa di caldo o freddo come tè e caffè. O acqua. Mischiare una parte fredda con una calda rimane sempre un’ottima idea.
Sale. Dimenticarlo è fatale. Sembra una sciocchezza ma la piccola saliera o il sale nel contenitore più piccolino, come quello dei bento box per intenderci, è indispensabile. E se posso: un limone. Un limone salva la vita.
Qualche foglio di alluminio per isolare eventualmente degli oggetti o avvolgere ma prediligendo contenitori adatti per mangiar fuori neanche questo serve.
Protezione solare, capellini e sciarpette senza dimenticare l’ombrello. Il tempo cambia, soprattutto quello primaverile, e pensare a tutelare la propria pelle e salute è fondamentale.
Cuscino gonfiabile. Se proprio ci si vuole portare un cuscino quelli gonfiabili resistono una vita, occupano pochissimo spazio e tornano utili per pennichelle o letture libri. Ma pure il classico maglioncino arrotolato sotto la testa fa la sua figura. Ed è comodissimo.
Le buste della spazzatura manco a dirlo. Mi pare ovvio. Per carità è la cosa più importante. Salutando madre natura dobbiamo lasciare tutto ancor meglio di come lo abbiamo trovato.
Giochi. Che siano carte, giochi da tavolo formato travel, una palla, una corda, la dama o gli scacchi. Largo sfogo alla fantasia perché stare al cellulare proprio no. Cozza proprio con l’idea di stare all’aperto sereni facendo un picnic. Portare indietro le lancette del tempo fa bene alla mente e alla salute e questa è l’occasione giusta per ridare valore alle cose semplici. Mamma ha detto che suo papà portava una corda e costruiva un’altalena. Solo immaginare la dolcezza di tutto questo mi ha commosso (e mi ha messo in testa di farlo pure io).
Il resto appartiene a te, al tuo vissuto e alle tue abitudini. Troverai il modo, il tempo e le cose che ti fanno stare bene e che ti faranno creare questo momento indelebile tra verde, sorrisi, buon cibo e aria pulita.
Noi ce lo meritiamo davvero un picnic. E anche più spesso di quanto si possa immaginare.
Ci vediamo alla terza puntata? Sarà: Esempio di un Picnic perfetto.
Speriamo di essere all’altezza!
Cosa occorre per un Picnic perfetto
March 23, 2019
La pasta al forno con le carote e la provola
Che ne dici se dopo aver viaggiato tanto questa settimana con l’inizio del Tour Pasquale ci riposiamo un attimo e gustiamo un primo delicato -ma dal carattere deciso- insieme? Una piccola pausa prima di ripartire. Questo sabato è una sorta di pit stop in autogrill. Solo che, con tutto il rispetto per il Capri e la Rustichella, noi vogliamo osare un po’ e assaporare una pasta al forno, che è sempre cosa buona e giusta, in versione nettamente più leggera della classica. E per classica intendo quella di mamma e nonna: con ragù, salsicce, formaggi, uova e prosciutto (la base proprio della leggerezza, sì).
Se riesci a trovare ancora qualche zucchetta è ancora meglio ma la pasta al forno con le carote e la provola è una ricetta facile e semplicissima che ti stupirà. Niente di complicato: lessi le carote in acqua bollente dopo averle lavate e sbucciate e poi le frulli a crema. Condisci quindi con le carote la pasta che hai scelto e – la pasta ha cotto circa metà del tempo indicato sulla confezione- direttamente nella pentola aggiungi besciamella quanto pasta e pure il parmigiano grattugiato fresco. Se vuoi anche pezzetti di provola tagliata a quadrotti in modo che fili tutto di più.
Versi tutto nella teglia/pirofila da forno e dritta a 200° per 10 minuti, poi chiudi con grill in modo da creare la crosticina per qualche altro minuto. Una base che puoi declinare in tantissimi modi ma fondamentalmente dipende molto dal formaggio che sceglierai, perché come sai la carota (come la zucca) nonostante il sapore dolciastro rimane abbastanza neutra. Profuma se ti piace con qualche erbetta fresca perché si sposano benissimo, altrimenti pure le spezie. Rimane una base semplice da cui partire e costruire, che spero tanto ti piaccia. Ogni volta che la faccio riscuote sempre tantissimo successo.
Ah dimenticavo! Se vuoi una crosticina ancora più bruciacchiata perché ad alcuni (alzo la mano!) piace tanto: vai di uovo sbattuto che non ti sbagli mai.
March 22, 2019
I Muffin al cioccolato più buoni di New York
Oggi siamo approdati a New York direttamente dalla Grecia. Dopo la moussaka occorreva proprio chiudere il tutto con un dolcetto al cioccolato, no? Ti porto da Bob perché ci sono quelle vetrate tipiche che sembrano quadri in movimento. Gli sgabelloni alti, le scritte con un lettering tutto anni 50 e le ragazze con il grembiule inamidato e stirato con i merlettini laterali che odorano tanto di Twin Peaks e tutti i film americani che ci hanno fatto sognare. Io e te sedute a sorseggiare un bel caffè lungo bollente prima di addentare il primo morso di quello che resterà nel tuo cuore come muffin preferito. Non troppo pesante ma gustoso. Vero, come i pezzetti di torta di una volta. Vero, come Bob.
Bob Grossman è il muffinaro (scusa Bob se mi prendo questa confidenza) più famoso di New York e te ne ho parlato infinite volte. È dal 2010 che non faccio che parlarti di Bob, in effetti. Ed è sempre maledettamente attuale perché Bob ne sa. E quando si parla di Muffin è lui il re indiscusso, c’è poco da fare. Una delle videoricette più ridicole e idiote del web l’ho naturalmente girata io e sì, anche lì non smetto di parlare di Bob (qui il reperto storico prima parte e qui il reperto storico seconda parte). Il suo libro è leggenda. E soprattutto sta lì da dieci lunghissimi anni e dà sempre infinite soddisfazioni. Con la sua base non si sbaglia mai. Come non sbagliano mai gli insegnamenti del grande Bob: non lavorare troppo l’impasto. Creare i muffin come si faceva una volta: recipiente e cucchiaio. Montare gli albumi a neve spaccandosi i tricipiti e via: il muffin più buono di New York è servito.
Questa base è perfetta per essere decorata nei modi più disparati: orecchiette e zampotte di coniglio, tanta panna fresca sopra con un tripudio di ovetti al cioccolato colorati sino ad arrivare a piccoli giardini di glassa con decori di fiori di ostia. Non c’è che l’imbarazzo della scelta con le interpretazioni. La sicurezza però di avere un dolcetto di rara bontà, firmato Bob Grossman, farà il resto.

La ricetta Base di Bob del classico muffin al cioccolato americano
80 grammi di farina bianca
1 cucchiaino e mezzo di lievito per dolci
mezzo cucchiaino di sale
185 grammi di zucchero
Ingredienti liquidi
185 grammi di burro fuso e raffreddato
5 uova, albumi e tuorli separati
30 ml di caffè espresso freddo
150 grammi di cioccolato fondente fuso e lasciato raffreddare
Preriscalda a 220. Mescola farina, lievito e sale. Mescola burro e caffè con lo zucchero e ottieni una pasta cremosa. Aggiungi poi i tuorli e monta gli albumi a parte. Mescola insieme la crema di burro, lo zucchero e i tuorli con il cioccolato e infine gli albumi. Non lavorare più del necessario. Dividi negli stampi imburrati e infarinati e cuoci per 15-20 minuti fino a che lo stecchino esce asciutto.
Il Tour Pasquale in giro per il mondo
La Babka al cioccolato in Polonia, Il Cozonac per la Romania, il (o la?) Moussaka per la Grecia e i Chelsea Bun alla ciliegia per l’Inghilterra
Cosa serve per organizzare un picnic perfetto
Nell’immaginario comune il picnic rimane uno di quei momenti magici da fiaba che quando lo rimembri o immagini la fotografia appare come uno di quei film drammaticamente romantici dai toni leggermente marroncini che virano al rosato. Di fatto però il picnic se non organizzato bene può davvero trasformarsi in qualcosa di spiacevole (parlo con cognizione di causa, sì) e dal fotogramma plaid a quadrotti/uccellini canterini/piedi scalzi sull’erba/piatto da gourmet con mini forchettina/vino frizzantino e pure il tè caldo si passa direttamente a un lungometraggio horror e una catastrofica serie di sfortunatissimi eventi. Tipo restare con una bottiglia e non avere l’apribottiglia, non sapere dove mettere gli avanzi e al peggio buttarli, come sistemare la spazzatura, dove mettere i piatti sporchi e cose così apparentemente sciocche ma fondamentali per la buona riuscita di un picnic perfetto (o quello che ci somiglia di più).
Seguiranno:
Come organizzare un picnic perfetto
Esempio di un picnic perfetto
Ricette per un picnic perfetto
Una mini serie di quattro puntate per farci diventare protagoniste di quel film squisitamente romantico e autoeleggerci in famiglia e tra amici “Regine del Picnic” (ma pure Re del Picnic, sia mai sembrasse una discriminazione. NO, anzi!)
Il capitolo Cosa serve per organizzare un picnic perfetto doveva necessariamente essere il punto di partenza perché, per quanto sia lodevole e fattibile il fai da te con il riutilizzo di borse o accessori che si hanno già in casa, c’è da dire che un micro investimento rimane comunque una buona idea. Ci sono diverse fasce, chiaramente e io oggi te ne mostro alcune. Già con una spesa davvero bassa -intorno ai trenta euro per capirci e addirittura qualcosina in meno- si può acquistare un prodotto di tutto rispetto. Su Amazon c’è un ampio catalogo dedicato al picnic.
L’inconveniente del fai da te potrebbe essere quello di non avere spazi delimitati e divisi per tutto l’occorrente; questo difatti agevola tantissimo. Sistemare, alloggiare e dividere non è impossibile ma di certo più difficoltoso e richiede chiaramente un dispendio di inventiva non indifferente. Con il cesto/zaino/borsa già predisposto ci si deve preoccupare molto meno. Conscia e sicura del fatto però che la caparbietà è una garanzia e che qualora ti fossi prefissa di organizzarlo ugualmente ci riuscirai procediamo, per il momento, con tutta la vasta gamma che ci offre il mercato ma.
Ma partiamo da quello che richiede maggiore organizzazione, come appena detto.
Il Cestino semplice
Quello della nostra amica Cappuccetto. Dentro non ci sono divisori. C’è un delizioso merlettino che fuoriesce e due aperture laterali. Carinissimo e di diverse capienze, si trova ovunque e anche online. Comodissimo per tramezzini, panini e bento box. Si possono comodamente trasportare bibite, thermos e qualsiasi cosa si preferisca ma non è proprio l’ideale per il trasporto di piatti, bicchieri e posate perché tutto viene messo -per quanto ordinato possibile- in modo abbastanza precario contando pure che il cesto durante la camminata e il trasporto si muoverà parecchio e non vi è modo di ancorare gli oggetti più delicati.
Il Cestino inglese semplice
Come il cestino semplice di cui ti ho parlato ma dalla forma tipicamente inglese che generalmente nelle due aperture ha dei ganci in cuoio dove ancorare alcuni oggetti, che possono essere giusto per un esempio piatti e bicchieri. Molto più alto e dalla forma trapezoidale, può contenere molta più roba e costruendo accuratamente a strati tutto l’occorrente risulta adatto per picnic leggermente più complessi rispetto al cestino semplice. Un po’ faticoso da trasportare proprio per la forma e la capienza che generalmente è molto ampia.
Di bellissimi se ne trovano da Fortnum & Mason; come si evince dal logo il mio è stato proprio acquistato lì online e dentro trovi anche diverse leccornie che puoi scegliere in base al cestino che preferisci. Il mio era tipicamente pasquale e dentro ho trovato delle meraviglie di una bontà infinita (pure gli asparagi di cioccolato, giusto per dirne una). Sistemare il cestino inglese semplice è un po’ come detto precedentemente nel cestino semplice e basta. Grazie agli spazi e agli ancoraggi laterali delle aperture tutto potrà risultare più organizzato. Anche mettere il plaid al fondo, cosa che nel primo caso non si poteva in alcun modo. Anche se mettere il plaid in basso, diciamolo, tanto furbo non è. Arrivi nel posto e cosa fai? Devi tirare tutto fuori poggiando chissà dove e poi cercare l’elemento principale. Solo che metterlo sopra, ti assicuro ti impedirà la chiusura corretta del cestino e vien fuori una gran fatica. Ritorniamo al punto iniziale cruciale: sembra una sciocchezza ma in realtà tra incastri vari ed esigenze che si possono presentare durante il picnic è sempre bene avere le idee chiare e organizzarsi affinché diventi un momento piacevole e non da dimenticare.
Lo zainetto
Ecco sullo zainetto possiamo solo dire una cosa: perfetto! Rimane indiscutibilmente, per quanto l’idea di noi vestite in abito romantico a fiorellini che teniamo un cesto in mano rimanga assolutamente favolosa, la soluzione più semplice. Questo per esempio lo trovi su amazon a una cifra davvero ridicola. C’è di tutti i colori ma, come anticipato, anche nel mio immaginario i colori del picnic rimangono sul marroncino andante, cuoio e avana. Niente a che vedere con verde, blu e colori accesi, per carità (sono noiosa, lo so). Se siamo in due a fare questo picnic (perché non è detto che in solitudine sia meno bello) possiamo affidare lo zaino superattrezzato al nostro compagno/a e noi andare -sempre con vestitino a fiorellini- libere e spensierate anche solo con il cestino semplice.
Ti dico subito che con lo zaino puoi davvero fare un picnic di tutto rispetto. Il cibo ci entra e anche parecchio se opportunamente messo in contenitori. Ha diversi scomparti e tutti perfettamente organizzati. Già il fatto di poter tenere ancorato il plaid lateralmente ci fa guadagnare tantissimo spazio, senza contare il fatto di averlo a portata di mano subito perché tutte le manovre di organizzazione vanno fatte proprio dopo averlo steso sul prato. Questo è uno zaino per quattro però onestamente tutto quello che è da quattro lo classifico come per due in questo caso. Perché un piatto in più può servire e con due coltelli, due cucchiai e due forchette d’avanzo non si deve stare a pensare alle posate extra per prendere eventualmente il cibo, tagliare la frutta e tutto quello -senza bisogno di ulteriori esempi- che può capitare a tutti durante un pasto. Ci sono anche i tovaglioli – in un tema che ricorda vagamente Burberry e lo scozzese in genere- di stoffa che trovo molto chic perché il picnic, diciamolo, è tremendamente chic e trasformarlo in una scampagnata disorganizzata è un attimo. Che per carità bella pure la scampagnata organizzata ma qui vogliamo essere catapultati in quel film drammaticamente romantico, oh.
Lo zainetto si è superato poi perché se da una parte c’è il porta plaid dall’altra c’è il porta borraccia. E vogliamo non averla? Per il tè o caffè non importa. Potrebbe pure servire per qualcosa di alcolico che non mi sovviene essendo un’astemia incallita e non avendo mai bevuto alcool in vita mia (sì. è tutta farina del mio sacco. Incredibile no?).
Non è promosso questo zainetto, è strapromosso perché la finezza del piccolo sale e pepe non è da tutti e neanche l’apribottiglie che gira che ti rigira serve sempre. Anche se nel “cosa occorre per un picnic perfetto” a caratteri cubitali io scriverei: coltellino svizzero. Tengo sempre il coltellino svizzero in macchina e più volte mi ha salvato la vita. All’aperto e in queste situazioni può davvero aiutarti moltissimo.
Il cesto classico da Picnic Rettangolare (il SOGNO!)
Eh. Su questo proprio c’è da poco da dire se non: perfetto. Magari perfetto non lo è per il trasporto perché risulta, senza girarci tanto intorno, pesante e quindi per brevi tragitti di sicuro. Esteticamente -neanche a dirlo- è il mio preferito. Il classicone intramontabile che ti fa cedere il cuore quando lo vedi, insomma. Che puoi avere tutte le comodità del mondo ma poi davanti al classico: Buuum. Cadi come una pera cotta. In questo caso poi c’è talmente tanto spazio sia per inserire quello che vuoi sia che trovi collocato magistralmente che si creano le condizioni perfette. Ci sono pure i bicchieri di metallo come una volta e zero plastica. Esiste qualcosa di meglio? No.
L’ho preferito da due perché comunque con lo spazio che c’è si può davvero pensare di portare una piccola pochette a parte per le posate. Le cinghie di cuoio con gli agganci dorati sono una meraviglia e il preferire il cucchiaino al cucchiaio annuncia che ci sia un dolcetto da gustare ed è pura magia. Spazio per la borraccia e il plaid laterale e anche un cestino aggiuntivo dove magari mettere un tovagliolo ricamato e del pane. Semplicemente perfetto in ogni aspetto. Risulta sicuramente più trasportabile rispetto ai due cesti perché non ha il manico di vimini ma un manico da valigia che risulta più comodo e ben saldo. Tutto rivestito da stoffa e questo fa sì che gli spazi possano essere meno disordinati e il contesto visivo assolutamente impagabile. Di questi ne trovi davvero ovunque e pure su Amazon. Fortnum & Mason preferisce il cesto e non questa forma più coloniale. Delizioso e scenografico, il cesto classico rettangolare è perfetto per la fotografia drammaticamente romantica, indiscussa protagonista di questo momento.
Plastica?
Mai come in questo periodo storico non dobbiamo neanche pensarci. Il picnic con la plastica è davvero poco chic e in primo luogo assolutamente contro ogni principio morale che tutti noi -io per prima- dobbiamo imporci. Portandoci dei sacchetti o contenitori dove poter inserire la roba sporca non sarà un problema e poi laveremo tutto a casa. L’idea della plastica è RACCAPRICCIANTE. Tanto vale stare a casa, lasciatelo dire. Non muoverti se devi fare questo al mondo e alla tua immagine :-p
E poi?
Nel secondo capitolo “Come organizzare un picnic perfetto” magari ci soffermeremo un po’ di più ma è giusto ricordare che se il contenitore è la cornice della nostra favola non bisogna dimenticare alcune accortezze che faranno la differenza e pure tanta.
Ombrello. Lo so che non vuoi fare l’uccello del malaugurio ma il periodo dei picnic corrispondere pure al periodo del tempo pazzo e quindi un ombrello potrebbe esserci amico (io lo lascio sempre in macchina ma se non sei in macchina? Ahia).
Una tela cerata: perché a volte il prato è bagnato e umido e se ci metti il plaid e poi ti siedi sopra forse tutto il resto andrà storto e ci sarà malumore. Ritrovarsi con i vestiti bagnati o umidi fuori casa bello non è.
Cuscini, candele, fiori: sì, strepitosamente romantico ma anche esagerato. Perché se nell’immaginario comune i cuscini e le candele non possono mancare quanto i fiori, c’è da dire che da un punto di vista organizzativo tutto potrebbe risultare leggermente complicato, no? Un cuscino, qualora avessi spazio, sarebbe l’ideale per la piccola pennichella post pasto o magari per la lettura di un libro o per fissare le nuvole. Magari di quelli gonfiabili estivi, che ne dici? Quelli sono facilmente gonfiabili e quando li sgonfi occupano pochissimo spazio.
Protezione solare e creme anti punture: sei fuori e non bisogna dimenticarlo. Può esserci -nella malaugurata ipotesi- una puntura di insetto o troppo sole. Nel dubbio porta con te giusto l’occorrente per essere pronta a questo tipo di evenienze.
Libri, carte, giochi da tavolo: Arriverà il momento dell’ora che faccio? Che siamo soli o in compagnia e queste potrebbero essere delle buone alternative. Tra l’altro esistono in commercio i giochi da tavolo travel (li vendono anche su amazon) in formato ridotto proprio per questo tipo di esigenze. Ascoltare musica è sempre bene con le cuffie; a meno che non si sia in un luogo disperso (ed è meglio di no) e non si dia disturbo agli altri.
Fogli di alluminio: più che la pellicola portati qualche foglio di alluminio per ogni evenienza e anche per conservare posate sporche o similia. Potrebbero tornarti davvero molto utili.
Cappellino e sciarpetta leggera: che non si sa mai il tempo ed essere previdente è sempre la scelta migliore.
Buste della spazzatura: non c’è neanche bisogno di dirlo ma organizza benissimo questo aspetto. È importantissimo collocare tutto al posto giusto perché creerai di sicuro dell’umido e dell’indifferenziata. Quello che puoi chiaramente differenziare, neanche a dirlo, lo farai senza alcun problema.
Che ne dici? Ci vediamo presto per la seconda puntata: Come organizzare un picnic perfetto!
March 21, 2019
Moussaka (senza agnello)
Il (la?) Moussaka è un piatto tipico della cucina greca e come molte preparazioni somiglia ai capisaldi culinari della Grecia più piccina: la Magna. La mia terra, sì. Da quel 2011 l’ho fatta diverse volte, in occasioni di festa, perché in casa piace molto. Non seguo nessuna ricetta e vado a occhio; oggi ti racconto un po’ il mio (o la mia, devo ancora capirlo) moussaka in questa tappa che ci porta tra tempi e prelibatezze che odorano di foglie d’ulivo. Sai che amo moltissimo Vefa, eccellente cuoca greca che con il suo libro di ricette in questi anni mi ha insegnato tantissimo. Questa preparazione a base di melanzane, patate e carne tritata dal profumo di aneto e spezie fa parte anche della tradizione culinaria di Trieste, e questo proprio non lo sapevo. Ne vengo a conoscenza per puro caso. Come molti piatti greci affonda le radici nella cucina turca e parla anche lingue antiche come l’araba, siriana e la persiana; sai che sono legata alla Siria per l’amicizia che mi lega a Mohamed e anche lì abbiamo preparato insieme una meraviglia a strati. Strati fragili con ingredienti e sostanze corpose che raccontano queste incredibili civiltà.
Come molte specialità greche la carne tritata è di agnello, mista a bovino in questo caso, ma oggi te ne propongo una versione che non prevede l’agnello. Non ci girerò tanto intorno perché già sai. Preparare la carne -seppur sporadicamente- è un gesto d’amore nei confronti di chi amo, ma onestamente ho dei limiti nonostante l’apertura mentale; quindi sull’agnello passo. Non è difficile intuire cosa ne pensi.
Un piatto ricchissimo che può diventare unico e che ricordo di aver visto per la prima volta a Parigi; eravamo andati con papà e mamma in un ristorantino greco che a fine serata ti faceva pure spaccare i piatti per terra e urlare parole greche (adorabile! Vorrei tornarci).
Come si prepara?
Io per una teglia dove mangiano abbondantemente sei persone generalmente uso: 4 melanzane grandi, un chilo di carne trita (metà maiale e metà manzo), due cipolle piccole, un cucchiaino di cannella in polvere, sale, 700 grammi circa di patate e la besciamella (che faccio con il bimby ma tu puoi decidere come ti viene meglio), 500 grammi di datterini tagliati piccoli (io uso questi, ma di solito si consigliano i ramati), 200 grammi di parmigiano o pecorino grattugiato secondo il tuo gusto.
Metti le melanzane in uno scolapasta con del sale grosso e un peso sopra per far perdere l’amaro e trascorso il tempo lava per bene e asciuga le melanzane. Friggile in olio bollente a fette non troppo sottili. Mettile su carta assorbente e via da parte. In una padella con olio extra vergine d’oliva metti la cipolla tritata finemente, poi la carne e la cannella con sale e pepe (anche chiodi di garofano se ti piace il gusto. Si sposano benissimo) aggiungendo i datterini. Sfuma con il vino rosso -poco basta- e lascia cuocere. Nel frattempo taglia con la mandolina fette sottilissime di patate che prima lasci cuocere in acqua bollente salata per qualche minuto e poi dopo aver cotto tutte le melanzane -nella stessa padella- chiudi friggendole e insaporendole. Poi su carta assorbente anche loro e metti da parte. Una volta che hai pronte le melanzane fritte, le patate e il tritato di carne comincia ad assemblare come fai con le lasagne o la parmigiana. In una teglia metti prima le melanzane, poi la carne trita e le patate e anche un secondo strato. Chiudi con un generoso strato di besciamella e poi una spolverata di parmigiano o pecorino. In forno a 180 per 45 minuti finché tutto risulta perfettamente sposato e il (o la?) Moussaka è servita.
La versione Veg
Ti assicuro che viene buonissima e che se al posto della carne trita sbricioli del tofu con la forchetta facendo il “ragù di tofu”, che più volte abbiamo cucinato insieme, vien fuori qualcosa di sublime e di inaspettato. Ho provato anche con il seitan ma la consistenza non va bene per il tipo di preparazione, ergo tofu senza neanche pensarci (oppure la carne trita potresti sostituirla con dei burger vegan di seitan mischiato ad altre verdure, allora sì che verrebbe bene).
Viaggia con me in questo Tour Pasquale e non perderti tutte le tappe
Chelsea Bun alla ciliegia, Babka al cioccolato fondente e Cozonac
La Torta con un chilo di mele
Una torta come quelle di una volta, semplici e buonissime con le mele, sì. Ma con un chilo di mele! Un chilo! Tutta bontà e salute insomma. È difficile dire quale sia la mia torta di mele preferita perché ne ho fatte centinaia ma questa di sicuro sarebbe sul podio. Da quando ne ho parlato su Instagram, l’ultima volta che l’ho sfornata, ho ricevuto davvero tanti messaggi con richieste per la ricetta. Generalmente la scrivo subito in direct o sulla timeline di instagram ma in questo caso essendo davvero tante (ho detto tante?) le richieste ho preferito prendere un attimo di tempo per fornire nel caso un link al blog e ritrovarla comodamente. Si capisce subito -dall’interazione e dall’attenzione che si ha nei confronti di una preparazione- se una ricetta diventerà o meno “un must”. E capita di rado, onestamente. Io per prima molte volte mi lancio in preparazioni piuttosto complicate e poi in quelle casalinghe di sempre che magari non avevo neanche inserito nel planner delle ricette da pubblicare ricevo un riscontro inaspettato. Ed è questo proprio il caso. Ne ho parlato così distrattamente che davvero non credevo potesse interessare così tanto. Era una foto giusto come promemoria e fermatempo di un momento e di certo non doveva finire qui. A buon diritto invece, eccola. A dimostrazione che nella semplicità c’è sempre la chiave giusta.
La torta con un chilo di mele puoi davvero variarla come preferisci e arricchirla. È, neanche a dirlo, molto morbida e umidina perché c’è ben un chilo di mele. Perfetta per la colazione e per il tè ma anche adatta per chiudere un pasto perfettamente, proprio perché non rientra nella categoria generale di torte e ciambelle, che generalmente è meglio non servire dopo il pranzo o la cena. Lo zucchero può essere nettamente diminuito e anche il burro, che onestamente non è necessario. Ho provato a farla anche con la farina gluten free -in mix- e devo dirti che è ottima. Te la lascio quindi con enorme piacere, sperando che diventi una di quelle torte scritte sul tuo quaderno –come il mio di Bodrum– di sempre e per sempre.
La Ricetta
Un chilo di mele sbucciate e tagliate sottilmente
3 uova
180 grammi di zucchero
50 grammi di burro fuso
160 grammi di farina 00
tre cucchiai colmi di latte
una bustina di lievito
cannella in polvere o vaniglia
Raccogli le mele tagliate sottili in un recipiente piuttosto grande. Sbatti le uova con 100 grammi di zucchero e poi unisci la farina, il latte e la cannella con il lievito. Una volta ottenuta una pastella liquida unisci le fettine di mele e mescola con un cucchiaio di legno. Pesta un po’ le mele con il cucchiaio giusto per far sì che diventino un tutt’uno con l’impasto. Nel burro fuso metti gli 80 grammi di zucchero rimasti e cospargi su tutta la superficie della torta il più uniformemente possibile (ho provato anche senza questo passaggio e viene buonissima). Inforna per un’ora a 180 già caldo.
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