Fabrizio Ulivieri's Blog, page 54

April 7, 2023

La boca que miente, mata el alma






Lectura de San Agustín De Mendacio donde cita a LIBER SAPIENTIAE 1.11 Os autem quod mentitur, occidit animam "la boca que miente, mata el alma".

Si es cierto lo que sostiene San Agustín citando a LIBER SAPIENTIAE , y no hay razón para dudarlo, desde un punto de vista espiritual, es claro cómo todo lo ocurrido desde 2020 hasta hoy bien podría entenderse como una estrategia. Efectivamente muchos afirman que detrás de esta propaganda furiosa, de una narrativa evidentemente completamente falsa, hay un espíritu satánico, que apunta no solo a la destrucción del cuerpo, a través de agentes patógenos (y no únicamente), sino también y sobre todo a la destrucción de las almas humanas.

De lo contrario, ¿cómo explicar esta inexplicable falsedad que ha penetrado cada milímetro del planeta tierra?
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Published on April 07, 2023 03:45

April 2, 2023

The mouth who lies, kills the soul

 




Reading Sant'Agostino De Mendacio where he quotes Sapientia 1.11 Os autem quod mentitur, occidit animam "the mouth who lies, kills the soul".

If what St. Augustine maintains quoting Sapientiae is true, and there is no reason to doubt it, from a spiritual point of view, it is clear how everything that has happened from 2020 to today could very well be understood as the strategy, as it is claimed by many, that behind this furious propaganda, of an evidently completely false narrative, there is a satanic spirit, which aims not only at the destruction of the body, via pathogenic agents (and not only), but also and above all that of human souls.Otherwise how to explain this inexplicable falsehood that has penetrated every millimetre of the planet earth?
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Published on April 02, 2023 11:13

March 31, 2023

Piano piano...



Piano piano Claudìna lo saprai
che le lacrime saranno ricordo
e il nero che ti ruba il sorriso

dal viso via sparirà e allora
la bella stagione darà al cuore
l'amore che tu hai dimenticato e

si scioglierà piano piano in pianto.
Dolce ricordo sbiadito quasi
un rimpianto sarà di quando eri
a un buco gettata e disperata
e piano piano riderai di nuovo.
E a mano a mano speranza

vedrai e quello che è stato assurdo
di quando tu la notte conoscevi
nera - non come adesso - nei sabato
sera che davi la mano al destino.
Ora mi porgi la mano e torni
vicino come fiore al mio giardino

che neanche l'inverno potrà mai
gelare - tu crescerai un amore
per te e vedrai nel tempo quello stesso

sorriso che rubato ti aveva
il nero sì crudele - all'amore
di te Claudina tornerai fedele
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Published on March 31, 2023 11:20

March 28, 2023

Italia - una parola strana



Italia
Una parola strana.
Se la ripeto - è più strana ancora
E beffarda quasi tuona.
Italia
Una parola che strana - tutta risuona.
Eppure italianoIo sono.
Lontano
Io vivo
Da quella terra snaturata.
Italia
Una parola strana
In fondo alla vita
Di frequente però pronunciata,
Di quasi estinta razza
Di un popolo morente
E poco fiero della storia
In essa mi vedo
E conosco invero
L'opaca gloria.
E capisco che è
ultima mia essenza,
ché morirò in sua presenza.
Sapendo chi ero
Al freddo e gelo
Di qua
Darò il calore
Del sole e della luce
A questa terra che mi accoglie
Di quel popolo che mi toglie
Il morir già
Prima che muoiaPer infinita noia.
Nell'ultima parola
Mi sottrarrò - però
E il suon di lei amerò
Nell' eterno silenzio
Verso la gioia.
Italia,
Una parola strana
Mi accompagna
E le ciglia da ultimo
Bagna.
Tristi tante e amare ore
Di te compagno ho passato
Ma infine ho capito
Il bello sí, che sempre
Ad amarePer te ho imparatoE tu, sola, insegnato.
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Published on March 28, 2023 22:03

March 26, 2023

Humanity has been created for eternal beauty but the majority has forgotten it or never knew it





Leopardi was able to (fore-)see how in the "progress" of poetry a human distortion was hidden, in the sense of a detachment from the sacred bond that unites man to natural life, i.e. to creation. And this distortion was clearly seen in romantic poetry, which was a further step, such as Humanism and the French Revolution, for example, which led humanity over the centuries to detach itself from what is its role, of being created in the image of creation, and therefore of its Creator. And today we see the outcome: the immense devastation caused by the tenets of globalism.

The civilization that romantic poets sang has led to love the "vezzi terreni" (the earthly ones of the translation beneath) and to despise eternal works instead so that the eternal values have decayed to such an extent that they became mere polytheistic adoration of money, earthly wealth, eternal human youth, etc... And humanity has now established itself as a candidate for immortality through AI, finally embodying the role of surrogate creator of a new world where are no longer recognized the "works of God" and the "beauties universal and perpetual"

Because, finally, one of the principal differences between the Romantic poets and ours, within which difference are contained an infinite number of others, is the following: that ours generally sing nature in the best way they can, and the Romantics, instead, sing civilization in the best way they can; ours, eternal and immutable matters and forms and beauties, and theirs, the transitory and the mutable ones; ours, the works of God, and theirs, the works of man... Thus it is clearer than the light of day that our poets look in every way for the primitive, even when they speak of modern things, and the Romantics, by contrast, look in every way for modernity, even when they speak of things ancient and primitive... What say you to this, o Readers? Is this not an admirable exchange? Do you not see that they are tired of nature’s celestial manners and seek earthly ones? Do you not see that those delights that they no longer find – or claim not to find – in the works of God and in beauties universal and perpetual, and that they dismiss as old-fashioned, they must then beg from the particulars, the ephemera, from fashions and from things made by men? [1]

[1] GIACOMO LEOPARDI, DISCOURSE OF AN ITALIAN ON ROMANTIC POETRY 87-91 passimTranslated by Gabrielle Sims and Fabio A. Camilletti
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Published on March 26, 2023 04:40

L'uomo è creato per la bellezza eterna ma molti lo hanno dimenticato o mai saputo

 






Leopardi ha saputo vedere come nel "progresso" della poesia (quella romantica) si nacondesse uno snaturamento umano, nel senso del legame sacro che unisce l'uomo alla vita naturale, al creato. E questo snaturamento lo ha visto bene nella poesia romantica appunto, che è stato un ulteriore passo, come l'Umanesimo, la Rivoluzione Francese, ad es., che ha portato l'uomo nel corso dei secoli a distaccarsi da quello che è il suo ruolo, essere creato ad immagine del creato e del suo Creatore, e di cui oggi se ne vedono i danni immensi ad opera del globalismo.

L'incivilimento che cantano i romantici ha portato ad amare i "vezzi terreni" e a disprezzare le opere eterne. Non lo vediamo forse oggi dove i valori eterni sono scaduti unicamente nell'adorazione del Dio denaro, della ricchezza terrena, dell'eterna giovinezza umana, dell'uomo fattosi Dio aspirante immortale attraverso l'AI e surrettizio creatore di un nuovo mondo dove non si riconoscono più le "opere di Dio" e le "bellezze universali e perpetue"
"Perché in somma una delle principalissime differenze tra i poeti romantici e i nostri, nella quale si riducono e contengono infinite altre, consiste in questo: che i nostri cantano in genere più che possono la natura, e i romantici più che posson l’incivilimento, quelli le cose e le forme e le bellezze eterne e immutabili questi le transitorie e mutabili, quelli le opere di Dio, e questi le opere degli uomini...in sostanza è più chiaro del sole che i nostri cercano a tutto potere il primitivo, anche trattando cose moderne, e i romantici a tutto potere il moderno, anche trattando cose primitive o antiche...Che ve ne pare o Lettori? non è un bel cambio questo? non vedete che sono stufi dei vezzi celesti della natura, e cercano vezzi terreni? non vedete che quei diletti che non trovano più o dicono di non trovare nelle opere di Dio e nelle bellezze universali e perpetue, e che chiamano da bisavoli, gli accattano dalle particolari e caduche, e dalla moda e dalle fatture degli uomini?" [1]
[1] Giacomo Leopardi, Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, 87-91 passim
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Published on March 26, 2023 03:03

March 25, 2023

Gli ultimi giorni - suoi









In memoria di Sabatina Schiavetti
(mia madre)


era la sua poesia
dormire e grigia
eresia era il suo essere
a quel modo
di dire senza approdo
di parole sulla carta
ma arta si appoggiava e
creava nel sonno
di poetessa sommo
e quasi profetessa
pontificava
da quel seggiolone
ove abitava
le ore del giorno
all'ombra
di un uomo brontolone
che negava
la sua maniera di essere ciò che era
ironica ma veritiera
e di manifestare al mondo
che lei ancora era - viveva
e nella vita ancora credeva
con la morte che accanto
le cantava lugubre il canto
e le speranze rendeva solo pianto


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Published on March 25, 2023 02:00

March 23, 2023

Tu dormi - amore è la parola




Tu dormi, amore
È la parola.
Tu e
Tre nomi
Muovete me
Il tutto che è in me
Io che sono tutto
E io e voi.
Tre nomi
Che suonano,
Insieme
Tutti.
Uno per uno
Come parole di preghiera
Saliamo dal cuore
Verso un dove unite
Eppure.
Tu dormi, amore
È la parola.
Tu che, sei presente
E vita
Di uno che passato non ha più
Ma i tre nomi però
Sí, vivono ora e poi in lui,
Sempre.
E tu sei e vivi in questo
Tuo sonno, dolce che scende
ti salva e difende.
E io in te e per te
guardo, tu dormi ma
Sveglio io, li tengo uniti
Come ostia,
Voi tre,
E vivo a questo esistere
E salgo unito
A un dove, e senza paura
Forse, muovo, e vado, lento.
Tu dormi, amore
È la parola.

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Published on March 23, 2023 23:27

March 20, 2023

Cette Amour

 


Posto qui un altro capitoletto da "Essrere mio padre" in fase di scrittura.



Nei giorni seguenti le accadde di pensare ad una cosa: che era grata a suo padre di essere morto ancora giovane tutto sommato. Sì. Era duro a dirsi, ma era la verità.
Non avrebbe voluto vederlo ridursi come suo nonno. Un uomo ormai andato, mentalmente e fisicamente, che nessuno era in grado di aiutare, perché nessuno, a meno che non fosse un santo, poteva avere al forza di aiutare ventiquattro ore al giorno senza mai dormire, senza mai un attimo di vita propria.
No, non avrebbe voluto vedere suo padre rimbambito come suo nonno.
Finire su una poltrona, con il sacco delle urine appeso, e che ogni 10 minuti chiede di essere accompagnato in bagno, che lo devi aiutare a calarsi i pantaloni, toglierli il pannolone aiutarlo a sedersi, e poi pulirgli il culo, e alzarlo e di nuovo mettergli il pannolone, i pantaloni e riportarlo in poltrona...e dieci minuti dopo ricominciare, e così per venti o trenta volte al giorno...e poi preparare il pranzo la cena, fare la lavatrice, pulire la casa, mettere a letto...
Eppure suo padre, lo aveva fatto per il proprio padre e per la propria madre, li aveva accuditi insieme, impossibilitati ad essere autonomi, in tutto dipendenti. E alla fine era quasi impazzito...ma ci aveva provato. E poi se n’era andato, distrutto, pazzo, ormai incapace di focalizzare una vita normale.
E forse in Lituania aveva ritrovato un po’ di serenità. Ma a lei, sua figlia, questo non era importato. Aveva smesso di parlargli, di comunicare con lui...
Ma che ho fatto? Si chiese al termine di quella lunga riflessione. Dio mio ma come ho potuto essere così?
Eppure aveva potuto.
Questo era il dramma.

Di solito una persona come suo padre nella sua condizione la mattina si sarebbe alzato, si sarebbe guardato nello specchio e avrebbe detto: Dio mio dammi la forza di andare avanti!
No, lui andò avanti così per tre lunghi anni, lavoro e poi a casa ad accudire loro tutta la notte, senza mai dormire. E tutti i fine settimana carcerato con loro in quell’appartamento.
E io? Si chiese. Ma facilmente trovò la risposta, peché aveva ancora una coscienza, onesta.
Io niente. Io me ne sono fregata. Ho dimenticato lui e loro e ho continuato a fare la mia vita.

Andò in giardinò allora, tagliò delle rose. Poi ritornò in cucina, pese un vaso mise dell’acqua e vi pose le rose. Poi prese il vaso con le rose e le portò in camera dei bambini. E immaginò che se un giorno suo padre fosse venuto, avrebbe mandato i bambini a dormire dalla suocera, e lì avrebbe messo suo padre per la notte. E gi avrebbe messo quel vaso di rose, lì, lo avrebbe addormentato e coccolato e per lui avrebbe recitato i versi di una poesia imparata a scuola a memoria e che ancora ricordava e come fiotto di sangue le usciva in quel momento da quel sedimento che è l’umano e che solo nella poesia trova compimento ed espressione e fa dell’uomo qualcosa di bello e gradito alla vita

Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore
Perseguitato ferito calpestato ucciso
negato dimenticato
Perchè noi l’abbiamo perseguitato ferito
calpestato ucciso negato
dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
E’ tuo
E’ mio
E’ stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l’estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarsi soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire
Il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l’ascolto
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico

...si dové interrompere, aveva un nodo alla gola...
Riprese tuttavia con forza d’animo...

Per te per me e per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido

...si fermò di nuovo, le lacrime uscivano copiose.
Volle continuare ma aveva perso il filo...

Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Fermati
Non muoverti
Non andartene!

...fu un urlo. Furono altri urli.

Non muoverti
Non andartene!


...babbo...mio amore...

Non muoverti
Non andartene...
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Published on March 20, 2023 00:45

March 19, 2023

Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno appare in vista, a salutar m’affaccio







Mi è capitato di ascoltare un video di Cacciari, "filosofo" italiano sulla necessità della poesia.

Il video è di cinque anni fa.
L'intervento sembra avvenuto a un festival della poesia. Un intervemto in verità verboso, prolisso, una massa di parole congestionate in un discorso dove si parla di una poesia secondo una visione probabilmente condizionata dall'idealismo.

Ma nemmeno mi interessa approfondire il tema, in tutta onestà. Tanto mi pare fuori strada l'intervento di Cacciari.
La sua tesi è che la poesia nasce dal DEVO.

Niente di più falso, chi è un vero poeta sa che la poesia si impone di per sé e si impone per manifestare la parte più umana e bella in quelle persone che non hanno ancora distrutto e soffocato quella parte. La poesia, che non è solo quella scritta, quella messa in parole, ma anche e forse sopratutto il profondo sentimento che prepotentemente e irrevocabilmente necessita di manifestarsi. Di trovare la manifestazione.
Il poeta quello che scrive, a differenza di chi sente la poesia e si limita al sentire interiore della visione poetica, è colui che cerca la mediazione fra ciò che prova, il sentire, e la lingua a sua disposizione.
La poesia nasce dalle cose e dal mondo che ci circonda e parla solo a chi ha le componenti dell'ascolto adatte a percepire quelle cose e quel mondo circostante.
Il Leopardi credo ne sia l'esempio perfetto, che illustra come talora queste componenti equivalgano quasi a portare le stimmate della poesia, rispetto ai tanti indifferenti, che dormono in riferimento al sentire (poetico). Il poeta spesso vive una realtà aumentata, per dirla in modo più attenuato in riferimento al Leopardi il cui alto sentire lo porta di per se stesso alla disperazione. E la poesia è l'unico mezzo per comunicare quel dolore.

Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
Appare in vista, a salutar m’affaccio,
E l’antica natura onnipossente,
Che mi fece all’affanno. A te la speme
Nego, mi disse, anche la speme; e d’altro 

Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
Questo dì fu solenne: or da’ trastulli
Prendi riposo; e forse ti rimembra
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
Piacquero a te: non io, non già, ch’io speri, 

Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo
Quanto a viver mi resti, e qui per terra
Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
In così verde etate! 
[1]
-------------------
[1] La sera del dì di festa, 11-20
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Published on March 19, 2023 01:23