Fabrizio Ulivieri's Blog, page 46

September 10, 2023

Strano animale l'uomo

 


Strano animale l'uomo
Tutto pare
Tutto ammette
Tutto dice
Fuor che, in fondo,
Animale è.

Mangia scoreggia e caca
I più,
O poco più di quello
capaci sono
Di fare e pensare.

Eppure fingono
Si coprono di strati
Squame
E chiamano
Cultura, buone maniere.

Sono goffi strani
Belli talora -
Ma animali
Senza Dio -
Dio è morto
Infatti
Ai più ignoto
In pochi cuori
Vive come in catacombe
Accolto.

Non provo pena
Per chi non ragiona
Viva del suo destino
non merita sapere
che alla fine l'animale
muore e rimane - solo
carcassa a marcire.

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Published on September 10, 2023 13:04

September 4, 2023

Does truth exist? The answer is yes - do not give in to the idea of relativism





Does truth exist? Of course, if and only if you believe in God it exists.
Otherwise, it becomes quite relative, the existence of truth.

If you believe in God you are persistently searching for His Word, and this brings you to develop important components that make you skilful in listening to what is coming to you from the upper existence (The City of God) which is intertwined with the reality you experience everyday (saeculum).
Into the saeculum is dominating the mainstream narrative, which is controlled by a restricted number of people who are the dominators of the narrative and therefore of the world, or at least this is what they aim for.

Who controls the narrative has as a goal to control the entire population of the earth.

But believing that truth exists (God) will teach you to go along your path, in a search for it, and this will enable you to see the very many signs of truth. And while you will develop all the components you need within you to separate truth from lies, you will become independent of the dominating narrative of the saeculum because you are looking for a loftier narrative, which will guide you to know the truth.

But keep in mind that searching for truth is divisive and never gives peace and rest. The truth will become your cross. If you can support the heaviness of that cross you can look at the truth's eyes without trembling because of what is happening around you.
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Published on September 04, 2023 00:48

August 21, 2023

Talking about a new genre of literature

 



I think it's important to move away from what is commonly known as entertainment literature. 

There is an excessive amount of entertainment forced upon people with the intention of distracting them from reality, from what is really going on. 

It's crucial that we avoid this and adopt instead a different way of thinking.

Now is the time to challenge ourselves with a genre of literature that encourages critical thinking rather than mere entertainment. Although some may consider Albert Camus outdated, I believe he is a perfect example of anti-entertainment literature.

I would like to mention authors like Christa Wolf, J.M. Coetzee, Milan Kundera, and Luigi Pirandello, particularly his plays rather than his novels. These authors represent a unique genre of literature that I recommend we explore further.

The above names consist of carefully chosen writers who were selected with great deliberation and patience on my part, after having discarded tons of writers who (in my opinion) relapse into Sturgeon's law.

All these authors have one thing in common - they don't write to offer comfort. They are not comforting writers. Their works can be unsettling and uneasy to read, but ultimately they leave you with a sense of high literature.

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Published on August 21, 2023 14:08

August 13, 2023

Il piacere di sentirsi cane

 


-       Fammiil caffè - gli disse sua moglie vedendo che lui era già in cucina e stavaarmeggiando all’acquaio.

-       Sì -Le rispose, e avvertì qualcosa nella regione dell’inguine.

-       Masubito, non voglio aspettare.

Alle secondarichiesta aumentò quel qualcosa nella regione dell’inguine e gli parve chefosse piacere. Ebbe la sensazione di scodinzolare, come un cane e ubbidire.

Aveva provatopiacere?

Il tono dellavoce di sua moglie non era stato perentorio ma lui lo aveva percepito come un ordine,perché lei aveva omesso quel “per piacere” che usava ogni volta che glichiedeva qualcosa.

Quella omissione gliaveva aperto un altro orizzonte. Quello di un piacere inatteso.

Quando rispose “Sì”,quel “Sì” fu debole, sua moglie gli sembrò, allora sì, un po’ arrabbiata di nonaver ricevuto risposta (forse non aveva sentito) perché aggiunse:

-       Haicapito?

-       Sì –rispose più forte – te lo faccio.

-       Grazie– rispose lei.

Quel grazie fuinopportuno. Gli tolse quel piacere dalla regione dell’inguine e sentìritornarsi al mondo di prima.

Aveva davveroprovato piacere? Gli pareva strano. Lui era sempre stato orgoglioso.Indisponibile a essere comandato. Se vi era una cosa che non sopportava eraquella di dover sottostare alle imposizioni. In automatico si ribellava.

Come poteva averprovato piacere nell’esser comandato? O forse, concesse un’attenuante a suamoglie, nell’essersi sentito comandato.
Ma era stato davvero piacere?

Ora, mentrepreparava il caffè si interrogava su quel qualcosa alla regione dell’inguine.Non ne era invero più tanto sicuro. Eppure sperava che fosse stato piacere,perché era un tipo di piacere nuovo che gli accendeva un desiderio di sesso chepareva morto nell’ultimo anno.

Che pensi? - sichiese - che il sesso sia pulito? Il sesso è sporco. Il sesso è irrazionalità.Non puoi spiegarti perché una cosa ti eccita, per quanto cerchi di capirne leragioni. Esiste qualcuno che si eccita pensando a cose belle, piene di amore,perfette e meravigliose? Se lo chiedeva e per quanto ci pensasse ammise che maiaveva conosciuto una persona così. Tuttavia era anche possibile che ci fosse.

-       Posalolì sul tavolino – lo avvertì la moglie quando gli portò il caffè in bagno, dovesi truccava davanti allo specchio.

-       Lobevo fra poco. Ora finisco di truccarmi le ciglia.

Quel “Posalo lì”di nuovo gli diede quella fitta nella regione dell’inguine. E questa volta sentìil suo membro indurirsi.

Non vi era dubbiosi eccitava ai comandi della moglie. Ora ne era certo.

Fu felice perquello? Non poteva dirlo. Provava piacere e sentiva l’adrenalina corregli pertutto il corpo. E si sentiva vivo, come quando aveva venti anni. Ma appenapassava l’effetto, si vergognava di se stesso. Ed era pure arrabbiato con sestesso, per aver accettato quella umiliazione da parte della moglie senzarisponderle:

-       Macome mi tratti? Pensi forse che sia un cane?

E tuttavia laparola “cane”, il sentirsi cagnolino di sua moglie, di cederle a lei ogniautorità sulla vita di lui, gli faceva indurire il membro per il piacere cheprovava.

Quando poi uscìper incontrare un amico in un caffè del centro la parola “cane”, l’idea diessere un cane per sua moglie, cominciò a procurargli di nuovo un fremito intutto il corpo che lo rendeva euforico, e non desiderava altro che quello. Diessere comandato da sua moglie. Di essere trattato male come un cane. E godere.Provare quel piacere infinito simile a una lama che entra nella carne e che lodistoglieva dal mondo e lo elevava altrove, da questa realtà, come solo ildolore procurato da una lama sa fare.

Si era apertodentro di lui un abisso che prima non c’era. Com’era possibile che si fossespalancato così all’improvviso? Com’era possibile che non si fosse accortoprima di qualche crepa almeno, che annunciasse quell’abisso?


CONTINUA...

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Published on August 13, 2023 00:04

August 2, 2023

Pirandello è la naturale evoluzione di Kundera - o Kundera è l'appiattimento della profondità di Pirandello

 



Mi è capitato di leggere Kundera, dopo un girovagare di anni in cui iniziavo molti autori e li abbandonavo in un atto di grande delusione. La legge di Sturgeon che il 90% di quello che viene pibblicato è merda, è purtroppo vero. Lo confermo.

Kundera in verità lo avevo iniziato a leggere molti anni fa, all'epoca del suo famoso bestseller "L'insostenibile leggerezza dell'essere", che confesso non avevo disprezzato ma nemmeno mi aveva impressionato.

Avevo provato a leggere altri suoi libri, ma alla fine il mio interesse per lui era decresciuto e si era alla fine estinto.

Si deve arrivare alle cose, sempre quando le cose sono pronte per noi.

Ebbene dopo molti e molti anni sulla scia di Kazuo Ishiguro, "The Bruried Giant", il tema della memoria mi ha affascinato e mi ha portato di nuovo a Kundera. A sua volta l'istrionismo, il surrealismo che talora rasenta il limite della follia, mi ha fatto piano piano deviare a Luigi Pirandello. Altro autore che confesso avevo a malapena letto alcune pagine del "Il fu Mattia Pascal" e di "Uno nessuno e centomila", trovandolo noioso. Non parliamo poi del suo teatro. Che allora trovavo di un tedio mortale e ora lo trovo invece geniale.

Ecco, credo che per una più profonda comprensione dei temi di Kundera si debba necessariamente ritornare a Pirandello.

Kundera porta alla superficie il tema dell'istrionismo, dei molti volti dell'uomo, delle sue variazioni, ma non scende mai nella profondità della follia dell'uomo che in Kundera rimane sempre a livello epidermico e scivola via da una variazione all'altra.

Pirandello ha un'arte così capace di frantumare la realtà delle apparenze e di esasperarla per rispecchiare il nulla interiore dell'individuo, che che Kundera non ha.

Il brano seguente, preso da "L'immortalità" di Kundera, ci fa vedere come lo stesso tema di "Uno nessuno centomila" di Pirandello, che scende molto più in profondità, è presente anche in Kundera:

Aprì di nuovo la rivista e disse: “Se metti accanto le fotografie di due facce diverse, il tuo occhio è colpito da tutto ciò che le distingue una dall’altra.
Ma se hai una accanto all’altro centosessanta facce, d’improvviso scopri che si tratta solamente di un’unica faccia in tante varianti e che non è mai esistito alcun individuo”.
“Agnes” disse Paul, e la sua voce era improvvisamente seria. “Il tuo viso non somiglia a nessun altro”.
Agnes non colse il tono serio della voce di Paul e sorrise.
“Non sorridere. Lo penso seriamente. Quando ami qualcuno, ami il suo viso, che diventa così completamente diverso da tutti gli altri”.
“Sì, tu mi conosci per il mio viso, tu mi conosci come viso e non mi hai mai conosciuto diversamente. Non poteva neanche sfiorarti l’idea che io non sono il mio viso”.
Paul rispose con la paziente premura del vecchio medico: “Come sarebbe, non sei il tuo viso! Chi c’è dietro al tuo viso!”.
“Immagina di vivere in un mondo dove non ci sono specchi. Il tuo viso lo sogneresti e lo immagineresti come un riflesso esterno di quello che hai dentro di te. E poi, a quarant’anni, qualcuno per la prima volta in vita tua ti presenta uno specchio. Immagina lo sgomento! Vedresti un viso del tutto estraneo. E sapresti con chiarezza quello che ora non riesci a comprendere: tu non sei il tuo viso”.


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Published on August 02, 2023 02:37

Pirandello è la naturale evoluzione di Kundera

 



Mi è capitato di leggere Kundera, dopo un girovagare di anni in cui iniziavo molti autori e li abbandonavo in un atto di grande delusione. La legge di Sturgeon che il 90% di quello che viene pibblicato è merda, è purtroppo vero. Lo confermo.

Kundera in verità lo avevo iniziato a leggere molti anni fa, all'epoca del suo famoso bestseller "L'insostenibile leggerezza dell'essere", che confesso non avevo disprezzato ma nemmeno mi aveva impressionato.

Avevo provato a leggere altri suoi libri, ma alla fine il mio interesse per lui era decresciuto e si era alla fine estinto.

Si deve arrivare alle cose, sempre quando le cose sono pronte per noi.

Ebbene dopo molti e molti anni sulla scia di Kazuo Ishiguro, "The Bruried Giant", il tema della memoria mi ha affascinato e mi ha portato di nuovo a Kundera. A sua volta l'istrionismo, il surrealismo che talora rasenta il limite della follia, mi ha fatto piano piano deviare a Luigi Pirandello. Altro autore che confesso avevo a malapena letto alcune pagine del "Il fu Mattia Pascal" e di "Uno nessuno e centomila", trovandolo noioso. Non parliamo poi del suo teatro. Che allora trovavo di un tedio mortale e ora lo trovo invece geniale.

Ecco, credo che per una più profonda comprensione dei temi di Kundera si debba necessariamente ritornare a Pirandello.

Kundera porta alla superficie il tema dell'istrionismo, dei molti volti dell'uomo, delle sue variazioni, ma non scende mai nella profondità della follia dell'uomo che in Kundera rimane sempre a livello epidermico e scivola via da una variazione all'altra.

Pirandello ha un'arte così capace di frantumare la realtà delle apparenze e di esasperarla per rispecchiare il nulla interiore dell'individuo, che che Kundera non ha.


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Published on August 02, 2023 02:37

July 27, 2023

What I love in Milan Kundera II

 



Another Kundera feature is his skill to connect the unexpected, what clashes, what is conflicting and usually is not convenient to put together.

A great example of this  I found in Slowness where he is masterfully able to put in a connection the white, diaphanous, and angelic beauty of a woman with the liberating powerful thought of her ass hole.

The full moon emerges from the foliage. Vincent looks at Julie and suddenly he is bewitched: the white light has endowed the girl with the beauty of a fairy, a beauty that surprises him, new beauty he did not see in her before, a fine, fragile, chaste, inaccessible beauty. And suddenly, he cannot even tell how it happened, he imagines the hole of her ass. Abruptly, unexpectedly, that image is there, and he will never be rid of it.

  Ah, the liberating ass hole! Thanks to it, the elegant fellow in the three-piece suit (at last, at last!) has completely vanished. What several glasses of whisky could not accomplish, an ass hole has achieved in a single second! Vincent winds Julie in his arms, kisses her, strokes her breasts, gazes on her delicate fairylike beauty, and all this time, constantly, he is picturing her ass hole. He has an enormous desire to tell her: “I’m stroking your breasts, but all I’m thinking about is your ass hole.” But he cannot do it, the words will not come out of his mouth. The more he thinks about her ass hole, the more Julie is white, diaphanous, and angelic, such that it is impossible for him to pronounce the words aloud.


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Published on July 27, 2023 00:34

July 26, 2023

La forza dell'amore




Ultimamente Silvia, quando era a casa, passava molto tempo alla finestra di camera, quella dei bui giorni di novembre, guardando giù verso la valle dell’Arno.
Era il suo nuovo modo di interrogarsi. Di porsi le domande e cercare le risposte. E le cercava giù nel profondo della valle dove si congiungeva all’ampia ansa dell’Arno che in quel punto si piegava, rallentando la corrente. E così i suoi pensieri si allentavano in quella stessa piega.
Stava in tale postura cercando di mettere insieme i pensieri che giravano lenti e difficili da selezionare.
Perché stava lì? Nemmeno lei lo sapeva. Ma evidentemente era un luogo che si adattava a quel tipo di pensieri che ora aveva. Non si può pensare certe cose in ogni posto, indifferentemente. Certi luoghi favoriscono certi pensieri. Li portano a maturazione. Ne aiutano il compimento.
E forse stava lì per quello, per maturarne alcuni che nascevano in lei per la prima volta, che si concentravano tutti su quell’ansa del fiume che piegava a destra e addolciva l’impeto della corrente, come pure i pensieri, che a quella vista si temperavano.
Il piccolo Marco era uno di quelli, da tempo presente ma non ancora del tutto maturato. E doveva maturarlo. Pensare a Marco infatti le procurava uno stato di estensione, di allungamento. Se pensava al fratellino si sentiva ancora a Vilnius in quella atmosfera in cui il padre aveva vissuto e lei voleva con forza rivivere di lontano, ora.
Marco si stagliava dentro di lei come limite, il limite a cui suo padre era giunto e oltre il quale poi non era andato.
Aveva forse dato vita a un altro essere prevedendo di perdere la sua?
Sapeva di essere giunto al limite?
Se lo sapeva, vi si era accostato con coraggio e senza paura. Che a lei invece, credeva, mancava.

E le venne in mente allora il suo proprio limite, che per non soffrire si dava ogni volta che soffriva. Sapeva infatti che non aveva il coraggio di patire oltre il minimo necessario.
E allora sentì una voce di nuovo nel cuore. Io ti amo per questo Silvia.E si stupì.La voce insisté di nuovo. Tu mia piccola Silvia, credi in ciò a cui nessuno più crede. A quello che un giorno io insegnavo a te, scoprendoti mentre crescevi. Che gioia che tu ancora sei rimasta ferma a quei giorni. Non sono un limite Silvia, sono il dono più grande che tu hai fatto a te.
Come una luce, una scena di luce, rivide in quella Silvia scissa un uomo senza volto tutt’ora, che leggeva un libro ad una bambina dai riccioli d’oro e dagli occhi azzurri profondi. Babbo, diceva, leggimelo ancora.
E quello che lei, Silvia, aveva sempre sentito come un limite si rivelava un luogo di amore sconfinato, che il padre morto, le rivelava, laggiù in fondo alla valle dove i pensieri avevano principiato a fondersi con l’ansa del fiume che piegava a destra e dove rallentava la corrente veloce e si faceva più densa l’acqua per raggrumarsi in mulinelli che vorticavano infiniti e senza posa.

Aveva protetto se stessa e la sua famiglia. Aveva creduto di proteggere se stessa e la sua famiglia da quel padre che a un certo punto le sembrava prevaricare il suo rispetto. E se aveva sbagliato aveva sbagliato in onestà. Senza dolo, perché aveva creduto che fosse cosa buona e giusta agire così come aveva agito.

Mamma come era da nonno? Ti è piaciuto? L’hai visto lui? Le aveva chiesto Rebecca quando era ritornata da Vilnius.
Ecco, pensò Silvia, Rebecca non ha un limite. Il limite è solo per gli adulti. Rebecca non vede il limite fra la vita e la morte. Nemmeno immagina la morte. Nemmeno vede il limite fra il dolore, la sofferenza, e la gioia. Ancora non ha conosciuto né il dolore, né la sofferenza. Ma solo gioia.
Era bello, amore mio. Rispose a Rebecca. Nonno sta bene. E’ in cielo, ora.
In cielo mamma? Ma non era sottoterra?
Era. Ma ora è volato in cielo.
Forse si era stancato di stare sottoterra, mamma?
Sì, credo di sì.
Sottoterra è tutto buio mamma, in cielo c’è la luce. Vero?
Vero, Rebecca.
Se è andato in cielo, dovremo pregare per lui.
Silvia guardò sorpresa Rebecca. Chi ti ha detto questo?
Nonna Adele.
Fu di nuovo sorpresa Silvia, non sapeva che la madre di Alessandro fosse religiosa. Mai aveva detto una parola su Dio, sulla chiesa, su Maria...

Fu così che Silvia scoprì il senso della lentezza. Del lento sinuoso e talora contorto movimento dei pensieri. E prese piacere a seguire le loro evoluzioni, la loro sinuosa mulattiera entro cui si inerpicano incerti, ansiosi, timorosi talora, in cerca di uno sbocco che permetta loro di concretizzarsi.
E in quella lentezza dei pensieri individuava il suo νόστος, la nostalgia che segue al ritorno.
E quella lentezza che lei scopriva rispetto alla vita prima di Vilnius, frenetica senza respiro e di completo stordimento, le fece provare quasi un senso di elezione. Quasi fosse stata scelta a un compito e una vita nuova, che prima non le apparteneva.
Nonostante tutto aveva continuato ad amare quel padre, anche se lei si vedeva continuamente prevaricata nelle scelte di lui. E lui aveva continuato ad amarla sebbene la confondesse nelle sue scelte che pensava giuste ma invece la dimenticavano e la mettevano in second’ordine.
E l’amore alla fine trionfava. Trionfava anche dopo la morte.
L’amore dell’uno verso l’altra li aveva chiamati, e scelti, a un rapporto insolito, non comune.
Una forma di elezione rispetto al mondo comune che, all’opposto, avrebbe voluto a strapparli a quell’amore.

Farli cadere definitvamente nel baratro della perdita di memoria di quell’amore che esiste prima che l’uomo sia e vive e continua solo in chi si ostina e rimanere presente in quella forza che richiede coraggio e onestà con se stessi per non esserene deviati, allontanati e fatti cadere in modo quasi inavvertito, come il mettere un piede in fallo e subire un danno.
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Published on July 26, 2023 00:14

What I love in Milan Kundera I




What I love in Milan Kundera (a writer I've finally and successfully managed to read after having cancelled and abandoned reading at least a hundred writers) is his talent for opening windows that consequently open other windows (a bit like Chinese boxes) without closing the former windows he leaves open behind.

He starts with one story, then a window opens and you glance at another story, until that window opens another story without closing the previous one. And so on...

A masterful example of this technique, even if not perfectly successful, is "The Book of Laughter and Forgetting", while a less masterful but perfectly successful example is "Ignorance".

Too many windows, too many characters and too many situations in the first book, and the rather boring Tamina character, who occupies a large part of the book and slows down the pace. Unbearable for me is the story of Tamina on the island with the kids who live there.

More calibrated and well-balanced the second book. A story basically focussed on only two main characters, Josef and Irena, and more control in opening windows.


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Published on July 26, 2023 00:01

What I love in Milan Kundera




What I love in Milan Kundera (a writer I've finally and successfully managed to read after having cancelled and abandoned reading at least a hundred writers) is his talent for opening windows that consequently open other windows (a bit like Chinese boxes) without closing the former windows he leaves open behind.

He starts with one story, then a window opens and you glance at another story, until that window opens another story without closing the previous one. And so on...

A masterful example of this technique, even if not perfectly successful, is "The Book of Laughter and Forgetting", while a less masterful but perfectly successful example is "Ignorance".

Too many windows, too many characters and too many situations in the first book, and the rather boring Tamina character, who occupies a large part of the book and slows down the pace. Unbearable for me is the story of Tamina on the island with the kids who live there.

More calibrated and well-balanced the second book. A story basically focussed on only two main characters, Josef and Irena, and more control in opening windows.


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Published on July 26, 2023 00:01