Alessio Brugnoli's Blog, page 263
March 27, 2014
Il banale cyberpunk..
Quasi vent’anni fa, come corre il tempo, pur pensando a tutto, tranne che a scrivere, bazzicavo un newsgroup di fantascienza: come oggi, ci si lamentava della crisi della fantascienza italiana, della qualità delle traduzioni, ci si scannava sulla politica.
Tra le tante discussioni, fui coinvolto in una in cui la mia controparte, non mi ricordo assolutamente chi fosse, sostenava come il cyberpunk fosse una rivoluzione antropologica, quella che, in termini più recenti, sarebbe stata chiamata singolarità.
Espressi le mie perplessità, non ricordo neppure queste, e facemmo una scommessa: se avesse avuto ragione lui, gli avrei regalato una cassa di buon vino. In caso contrario, mi avrebbe offerto una cena di pesce a Fiumicino.
Ora, non ho voglia di abbuffarmi da Bastianelli al Molo o da Bacchus: semplicemente cerco di riflettere sul fatto sul perché il mondo cyberpunk, pur essendosi realizzato concretamente, sia molto più banale e mediocre di quanto descritto nei romanzi.
Come sempre, ha ragione il buon Lec, quando affermava
Non aspettatevi troppo dalla fine del mondo
Perchè il cyberpunk è stato metabolizzato dalla nostra società ?
Secondo me, i motivi sono tre:
1) Nonostante chiacchiere e proclami, l’impatto tecnologico deldel cyberspazio, è stato meno invasivo di quello delle rivoluzioni industriali. Non ha cambiato strutture economiche e sociali, ha solo amplificato parzialmente tendenze già in atto. Di fatto, non ci siamo trovati davanti nulla di ignoto o inaspettato. E’ stato una riforma, non una rivoluzione
2) La sua introduzione è stata graduale: di fatto abbiamo avuto il tempo di abituarci, adattando il nuovo alla nostra vecchia visione del mondo e creando gli opportuni meme per neutralizzare ciò che poteva metterla in discussione
3) Il postmoderno, antecedente al cyberpunk, ha alterato la nostra percezione del Tempo: non esistendo più il Passato e il Futuro, ma solo il Presente, non può avvenre nessun mutamento.
La domanda è: ciò varrà anche in caso di cambi di paradigma tecnologici e culturali molto più estremi, come la pervasività delle nanotecnologie o la nascita di IA consapevoli ?
March 26, 2014
Le mostre di Mariarosaria Stigliano
Sabato 29 marzo 2014 alle 18:30 si inaugura presso la galleria SMAC – Segni Mutanti Arte Contemporanea di Roma la mostra “Babylon City” dell’artista Mariarosaria Stigliano.
Catalogo Collezione SMAC n 6
Testi: Mara Venuto, Lucrezia Naglieri, Giorgia Sbuelz
Progetto grafico e foto: Bruno Parretti
SMAC – Segni Mutanti Arte Contemporanea,
Via Velletri, 30 – Roma
La mostra sarà aperta dal 29 marzo al 26 aprile
Tel/Fax: +39 06 64780359
Email: info@segnimutanti.it
Orari: Dal martedì al sabato
dalle 11:00 alle 18:00
e su appuntamento
Poi, dato che Mariarosaria raddoppia e non lascia, martedì 1 aprile 2014, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, inaugura la personale
Seguendo il coniglio bianco, curata da Loredana Rea.
L’esposizione rimarrà aperta fino al 18 aprile, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.
Per questa esposizione Mariarosaria Stigliano ha costruito un racconto noir dai toni intimistici e a tratti provocatori. Il punto di partenza sono i romanzi di Carroll ma la sua Alice è poco fiabesca e molto underground, che si muove tra la crudezza di una realtà fatta di violenza e sopraffazione e una dimensione onirica che non ha lieto fine.
I grandi lavori realizzati a grafite su carta o in tecnica mista (con una predominante di bianco e nero) suggeriscono le tappe emblematiche di un percorso iniziatico alla scoperta di sé in un mondo difficile da vivere tra solitudine straniante e inquietanti presenze. I personaggi creati dallo scrittore inglese si trasformano: Alice è ormai una giovane donna che deve affrontare le problematiche del presente, il coniglio è una figura maschile rassicurante e inquietante al tempo stesso, i fanti delle carte diventano soldati pronti a caricare, a delineare la complessità del vivere quotidiano.
Loverismo
I nomina sunt consequentia rerum
così racconta una frase latina
che riflette profonda sul linguaggio
e sulle catene che lo legano
a ciò che in apparenza ci racchiude.
Se un muro, un fiore o un’alba rosata
feriscono dure la percezione
nella lugubre e piena concretezza
che dire dell’evanescente amore
le cui piaghe uno scettico apostolo
non può contemplare stanco e impaurito ?
Impalpabile nebbia ci carezza
accompagnando nell’isola beata
i nostri sogni e ripide speranze
riempiendo il vuoto che segue rapido
ogni frammento della nostra vita.
La parola è uno specchio sporco e rotto
a cui sfugge il pio dono e la bellezza
del consacrarti stupito la vita.
March 25, 2014
Horti di Mecenate I
Gli Horti Maecenatis erano giardini di proprietà del buon vecchio Gaio Cilnio Mecenate potente consigliere ed amico dell’imperatore Augusto ed erano grossomodo all’angolo sud-occidentale dell’attuale piazza Vittorio Emanuele II. Confinavano ad est, con gli Horti Lamiani, come riportato dalle fonti letterarie e forse con i Maiani.
Non è chiaro dove finissero a Nord: i topografi si stanno scannando sul fatto che essi si estendessero su entrambi i lati dell’agger, il terrapieno difensivo a supporto delle vecchie mura serviane a nord e a sud della Porta Esquilina. Il fatto, però, che numerosi puticuli (fosse comuni) dell’antica necropoli esquilina siano stati trovati presso l’angolo nord-occidentale di piazza Vittorio Emanuele II, che si trova fuori della Porta Esquilina e dell’agger e a nord della via Tiburtina vetus, induce a ritenere probabile che gli Horti Maecenatis si estendessero a nord della porta e della strada, su entrambi i versanti del rilevato difensivo di età repubblicana ormai in disuso.
Ma come mai a Mecenate venne l’idea di costruire una villa, in un posto malfamato come l’Esquilino, deve la necropoli repubblicana era decaduta a livelli infimi, con i cadaveri esposti all’area aperte e i fuochi delle prostitute ?
In cui il fetore era talmente forte, che per esorcizzarlo, i latini eressero un tempio a Mefitis, dea che per gli osci presiedeva alla transumanza e ad accompagnare le anime nel regno dei morti, e che i romani trasformarono prima nella dea delle esalazioni vulcaniche (e quindi da qualche parte, nell’antichità, doveva esserci una sorgente termale o una solfatara nell’Esquilino) poi della puzza… Tempio che si pensa, pur mancando evidenze concrete, che sia dove attualmente vi è il capolinea del trenino dei Laziali.
Tornando a noi, Mecenate fece un delle più grandi speculazioni edilizie della storia… Tutti i vip della Roma dell’epoca desideravano avere una villa sul Palatino, ma lo spazio edificabile era terminato…
Poi, tutti i vari rami della gens Iulio Claudia, per accaparrarsi favori e prebende, avevano deciso di fare incetta delle domus accanto a quella di Augusto… Insomma, si poteva comprare ben poco e a prezzi folli.
Così Mecenate creò l’Olgiata dell’epoca. Con un tozzo di pane comprò i terreni della necropoli repubblicana, fregandosene di ogni tabù religioso spianò tutto, e dopo aver dato il buon esempio, cominciò a vendere a peso d’oro le nuove aree edificabili.
Fantascienza e ideologia
Dal mio modesto punto di vista, non c’è genere narrativo più ideologico della Fantascienza: non solo perchè, come tutta la Narrativa, propone schemi di interpretazione del Reale, ma anche perchè evidenzia, sia come pars distruendi, se continuate a fare così succede un casino, sia come proposizione, modelli di evoluzione del Mondo e della Società.
Ideologia, non politica: perchè questa è qualcosa di transitorio e di contingente, che varia a seconda del Tempo e dello Spazio.
Utilizzare il politico, come categoria per definire la fantascienza, ridurla a pifferaia della Rivoluzione o conservatrice del Potere Costituito, è come imprigionarla in letto di Procuste, sia in fase di scrittura, sia di lettura….
Perché la si lega alla Cronaca, mentre questa dovrebbe tendere alla Storia, proporre immagini che possano far sognare e riflettere ogni Uomo, come ha fatto il buon Verne, di cui oggi corre l’anniversario della morte
March 24, 2014
Tu sei
Tu sei
sintagma verbale
logoro dall’abuso
da tanti poeti
Tu sei precede
ogni paragone,
rendendoti simile
alla notte e al giorno
al sole e alla nuvola
alla nova e l’abisso
a due alberi
che i rami intrecciano.
Vorrei invece
che qualcuno cantasse
il vuoto che avrei
se tu non ci fossi,
perdendo il senso
della parola amore
O che si parlasse
del noi siamo
le solitudini
che si fondono
nell’armonia più grande
Ma non sono un poeta
Non sono capace
A narrare ogni cosa
Che mi sussurra di te
Non posso donarti
i mei versi,
ma le mie carezze i pregi
i miei difetti e i baci
Manifesto Gufista
1 Noi vogliamo cantare l’invidia della gente contro il nuovo e l’inusitato
2. L’abitudine, la noia e il conformismo saranno elementi essenziali della nostra ricerca
3. L’Arte sino a ora ha tentato di rappresentare l’Ordine e il Divenire. Noi vogliamo esaltare il caos febbrile e il gorgo della stasi.
4 Noi affermiamo che la pochezza del Mondo si è ampliata di un nuovo chiacchiericcio: il vuoto che si scava nei social media, un rumore bianco che nasconde ogni informazione. L’entropia è più sapiente di ogni messaggio.
5 Noi vogliamo inneggiare all’Uomo che vaneggia twittando, riempiendo di immondizia il cyberspazio
6 Bisogna che l’Artista esalti l’inerzia sociale, piangendo sulla propria spalla la solitudine, la povertà e l’incomprensione.
7 Non vi è Bellezza, se non nella Fuga. Nessuna opera che non esalti la passività, l’impotenza e la frustrazione non può essere un capolavoro. L’Arte è resa dinanzi all’abisso e l’ignoto.
8 Noi siamo nella voragine, schiacciati dal peso del Tempo, che ci imprigiona in catene da cui non possiamo liberarci.
9 Noi vogliamo glorificare l’italico armatevi e partire, il dimo, famo, annate, vera essenza del nostro popolo
10 Noi vorremmo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, ma purtroppo ci hanno già preceduto. E visto che continuiamo a vivere e creare benissimo senza di loro, vuol dire che possono tranquillamente restare rovine
11 Noi gufisti canteremo l’inno della tristezza e della malinconia, della nausea di vivere che è il vero motore della Storia e del nostro Tempo, un continuo e flatulento naufragare nel Nulla.
Alessio Brugnoli, pensatore
William Herbeff, pittore, puttaniere e photographer
Margaret Paresse, poetessa e performer
Luca Piccini, inguardabile stroncatele
Togaci (senza) Arte (e né parte)
March 21, 2014
Postumano
Sempre per continuare l’interessante discussione sulle nuove vie della fantascienza, do evidenza a una piccola riflessione di Sandro Battisti
il brevissimo corollario alla mia visione è che l’umano non ha più nulla da raccontare. personalmente lo ritengo noioso, deja vu. Miro a descrivere l’inumano, non c’è nulla di più sperimentale dell’inumano
Ammiro l’ambizione di Sandro di narrare l’inumano e il postumano: è una cosa che mi riesce difficile.
Perchè, per far questo, bisogna essere altro da se stessi: rinunciare a tutto ciò che ci rende umani, dall’essere per la morte agli schemi mentali con cui rappresentiamo il Reale
Ed è una sfida incredibile rendersi alieni da sè: ciò che non è umano può essere comunicato ? Oppure ci limitiamo a creare semplicemente dei riflessi distorti di noi stessi e dei nostri confini ?
Sperimentazione Calligrafiche
Itaciart&cult
presenta
Silvio Ferragina
Sperimentazioni calligrafiche
a cura di Adriana Iezzi
Roma, 21-22 marzo
Istituto Confucio di Roma, Galleria Frammenti d’Arte
Itaci art&cult presenta Sperimentazioni calligrafiche, prima esposizione personale di Silvio Ferragina, in mostra dal 22 marzo presso la Galleria Frammenti d’Arte e presentata il 21 marzo presso l’Istituto Confucio, con una performance di improvvisazione calligrafica di anteprima.
Maestro calligrafo tra i pochi artisti occidentali attivi nel panorama della calligrafia sperimentale contemporanea cinese ed asiatica, accanto ad una produzione artistica d’ispirazione classica, Ferragina propone una rielaborazione tout-court del concetto stesso di “calligrafia”, con percorsi di ricerca che spaziano nel mondo della scultura calligrafica e indagano la dimensione delle performance calligrafiche live multimediali.
Un artista che offre un mirabile esempio di cosa significhi travalicare i confini delle culture attraverso i linguaggi dell’arte.
Gli eventi sono promossi e realizzati da Itaci art&cult con il sostegno dell’Istituto Confucio, Dipartimento Istituto Italiano di Studi Orientali ISO, Università “Sapienza” di Roma e della Galleria Frammenti d’Arte, Roma. Si ringrazia Casale del Giglio e Fosca Maddaloni.
Silvio Ferragina
Sperimentazioni calligrafiche
21 marzo, ore 18.00
Performance calligrafica
Istituto Confucio, Dipartimento Istituto Italiano di Studi Orientali ISO, Università “Sapienza” di Roma
ex-Caserma Sani, Via Principe Amedeo 184, Roma, aula magna
22 marzo – 10 aprile
Mostra personale
Galleria Frammenti d’Arte
Via Paola, 23, Roma – Vernissage ore 18.30
Itaci art&cult
itaciartcult.wix.com/italychina | www.facebook.com/events/265817110247931
Ufficio stampa Frine Beba Favaloro - frinebeba@gmail.com | +39 3491753657
March 20, 2014
Sulla Trama
Per riprendere la discussione su sperimentazione e fantascienza, do evidenza a un intervento del buon Sandro Battisti, sulla necessità della trama nei romanzi
Confermo: la storia è un fattore banale. posso pensare di infarcire la trama di tante immagini caleidoscopiche da far perdere il lettore in esse; e a quel punto, a cosa serve la trama?
Quelle stesse immagini possono costruire infinite altre storie che raccontano continuum inimmaginabili. La trama, infine, è un banale pretesto; alla fine le storie, se stringate all’osso, si assomigliano molto tra loro, per gruppi omogenei. provate a riassumere fortemente i romanzi e racconti, e film che avete letto: non notate che sembrano appartenere a gruppi di storie ben definiti, e che la differenza è data solo dai particolari?
Riuscite a dire la trama di un film di Lynch, fino alla fine, o di Nova Swing di M. John Harrison?
Sperimentazione significa trascendere l’umano, perché l’umano è stato già raccontato complessivamente fin dai tempi dell’antica Grecia.
Che significa raccontare l’Umano ? A mio parere è tener traccia dei cambiamenti che avvengono nella coscienza dell’Individuo e nel contesto in cui si trova a interagire, proiezione del suo Io.
La trama è lo strumento per mappare tali cambiamenti e stabilire un loro ordine e una loro priorità, secondo logiche causali e temporali proprie dell’Autore.
A integrazione di quanto scritto evidenzio anche la risposta del caro Pier Luigi Manieri
Secondo il Vico “il fin dello scrittor, la meraviglia”, laddove la forma supera il contenuto. Purtroppo temo che al di là della temporaneità a breve termine che caratterizza questa tecnica perchè per sua stessa natura, una volta che ha stupito (processo che avviene e si esaurisce con la prima lettura), non ha altro da offrire (Baricco è il caso più sintomatico), non dia scampo a chi tenta di padroneggiarla.
Nel senso che se lo scrittore punta tutto sugli “effetti speciali”, deve essere veramente in grado di maneggiarli. Il Barocco a me non dispiace, ma coloro che sono sopravissuti ad esso, erano dei pesi massimi. Il fatto che sostanzialmente gli scenari siano limitati non mi perplime più di tanto, per non dire affatto, l’arte è manipolazione e rielaborazione. Si può prendere un archetipo o uno stilema e poi plasmarlo finchè non diventino tuoi.
Concluderei autocitandomi: “le storie si somigliano tutte, ma gli Autori le rendono diverse.
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