Alessio Brugnoli's Blog, page 105
July 4, 2019
Castello di Kolossi
Il castello di Kolossi è una ex roccaforte medievale dei crociati al confine sud-ovest del villaggio di Kolssi a 14 km ad ovest della città di Limassol , sull’isola di Cipro.
Ha tenuto una grande importanza strategica nel Medioevo , e conteneva grande impianti per la produzione di zucchero da canna da zucchero locale, una delle principali esportazioni di Cipro nel periodo.
Il castello fu probabilmente costruito nel 1210 dal Franchi militari, quando la terra di Kolossi è stato dato da re Ugo I ai Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme (Ospedalieri).
L’attuale castello fu costruito nel 1454 dai Ospitalieri sotto il Comandante di Kolossi, Louis de Magnac, le cui braccia si può vedere scolpiti nelle pareti del castello.
A causa rivalità tra le fazioni del Regno Crociato di Cipro , il castello fu preso dai Cavalieri Templari nel 1306, ma tornò agli Ospedalieri nel 1313 a seguito della soppressione dei Templari.
Il castello è un’alta torre quadrata di 21 metri con tre piani. Il…
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L’Uomo che ricordava troppo
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A volte sospetto come vi sia poco coraggio, nell’ambito della fantascienza italiana, quando si tratta di presentare romanzi che escano da un canone alquanto ristretto, visto che negli ultimi anni mi è toccato leggere distopie dalla trama più o meno simile, in cui la principale differenza è nel titolo. Insomma, l’impressione è che gli addetti ai lavori tendano a sottovalutare il gusto del raro lettore medio di questo genere.
Ogni tanto però, salta fuori qualche perla, che contraddice questo mio pregiudizio: una di queste è L’Uomo che ricordarva troppo, romanzo finalista al Premio Urania e pubblicato verso la fine del 2015 dall’editrice Delos Digital del buon Sosio, scritto dal buon Umberto Rossi, uomo straordinariamente paziente nel sopportare le mie follie.
Il romanzo comincia come una versione postmoderna di un libro che da ragazzo non ho mai sopportato e che ho cominciato ad apprezzare da adulto, La Coscienza di Zeno, ossia come la storia di uomo, che persa in qualche modo la sua identità, comincia un controverso viaggio, con l’aiuto della psicanalisi, alla ricerca di se stesso.
Viaggio che lo condurrà in un gioco di specchi ed enigmi, in cui si specchiano realtà e finzione, meccanica quantistica e ucronia, descritto con uno stile sincopato e claustrofobico, ricco di citazioni, giochi linguistici e contaminazioni tra generi: si citano e riscrivono, tra i tanti, Dick, Morselli e Hitchcock.
In un caledoscopio di storie, domina su tutto una Roma sempre cangiante e sempre uguale, che può spiazzare chi non conosce i luoghi, ma che fa senza dubbio divertire chi è nato e cresciuto a Piazza Vittorio, che ogni tanto fa capolino tra le pagine del romanzo…
Per cui, è un libro che consiglio senza se e senza ma e che dovrebbe essere letto e apprezzato di più.
July 3, 2019
Marino Short Film Festival
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Ci sono serate in cui, per il caldo e la stanchezza del lavoro, mi è difficile trovare la forza per buttare giù qualche riga per il blog.
In cui ci si sente vuoti, sia di mente, sia di cuore: eppure bisogna stringere i denti e non lasciarsi andare alla pigrizia.
Nulla die sine linea, come scriveva bene Plinio il Vecchio: è necessario l’esercizio quotidiano del pensiero, per non impigrire il cervello, perdere la capacità di distinguere il grano dal loglio e far progredire, per quello che si può, il bene.
Per cui, questa sera, mi dedico a fare pubblicità a cui collabora una persona che stimo tantissimo, Professor Fabrizio Natalini, ricercatore dell’Università di Tor Vergata presso il Dipartimento di Storia, Patrimonio Culturale, Formazione e Società.
Lo ammiro per il suo grande cuore, per il coraggio, sempre più raro, di dire pane al pane e vino al vino,e perchè, benché abbia una cultura immensa, che gli permetterebbe di guardare tutti ball’alto in basso, non se la tira mai ed ha la pazienza e la capacità di rendere semplice le cose più complicate.
Il Prof sta organizzando, in collaborazione con l’Associazione Senza Frontiere ONLUS & il Circolo del Cinema Mark Film – FICC e con il Patrocinio del Comune di Marino (Roma), la Prima Edizione del Marino Short Film Festival, che si rivolge a tutti i film-maker, ai produttori e distributori di cortometraggi cinematografici, italiani e stranieri, anche indipendenti.
Festival a tema libero, con l’unico vincolo che i cortometraggi siano ambientati nei comuni della zona dei Castelli Romani (Albano Laziale, Ariccia, Castel Gandolfo, Colonna, Frascati, Genzano di Roma, Grottaferrata, Lanuvio, Lariano, Marino, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Nemi, Rocca di Papa, Rocca Priora, Velletri) e ⁄ o Roma.
I soggetti possono presentare opere realizzate sia con tecniche analogiche sia con tecniche digitali, della durata massima di 20 (venti) minuti con anno di produzione: 2019 – 2018 – 2017. Per gli interessati, qui il regolamento del concorso.
Per cui, mi raccomando, voi che, a differenza del sottoscritto, siete dotati nella Settima Arte, partecipate numerosi!
July 2, 2019
Liberi dal Bisogno
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In questi anni, anche per merito del libro La Fine del Lavoro di Rifkin, si discute su un fenomeno, connesso agli impatti sociali, sempre crescenti, sia dell’automazione, sia della diffusione dell’Intelligenza Artificiale. In pratica, queste nuove tecnologie, dopo avere ridotto la forza lavoro nell’ambito del settore industriale, stanno sostituendo il personale umano nell’ambito del Terziario e dell’ambito impiegatizio.
E queste masse di lavoratori, non avendo altri sbocchi, aumenteranno progressivamente le fila dei disoccupati, che tra, qualche anno, potrebbero costituire gran parte della popolazione: per evitare questo destino, si stanno sperimentando due possibili strade: la prima, è il proliferare dei cosiddetti “lavori inutili“, ossia la moltiplicazione in ambito aziendale di funzioni ridondanti, con l’unico effetto di complicare i processi operativi, ma che consentono all’occupazione di non scendere sotto una certa soglia, e del cosidetto “terziario creativo”, neppure nel Rinascimento c’erano in giro per l’Italia un numero così elevato di artisti, musicisti, scrittori e poeti.
Il limite di questo approccio è che da una parte le aziende si devono confrontare con il problema della caduta tendenziale del tasso di profitto, che rende difficilmente sostenibile nel medio periodo la presenza di strutture non produttive: dall’altra, non esiste ancora un surplus tale da mantenere una cosiddetta “economia dell’arte e dell’intrattenimento”.
La seconda via è quella del cosiddetto Reddito di Cittadinanza, cosa ben diversa dalla buffonata proposta dai Cinque Stelle, ossia un sussidio di disoccupazione rimodulabile sotto falso nome. Anche in questo caso, vi è la questione della mancanza di surplus di risorse, in stati sempre più indebitati, capace di mantenere in piedi il sistema.
Però, dato che la dialettica tra Struttura e Sovrastruttura è caotica e imprevedibile, il sistema sarà tale da evolversi in maniera da sorprenderci: però, dal punto della narrativa di fantascienza, come sarebbe una società in cui si verificherebbe effettivamente la fine del lavoro e la soddisfazione dei principali bisogni materiali tramite l’automazione spinta ? Il buon Davide del Popolo Riolo si pone tale dubbio, in un suo brillante e fascinoso racconto, Liberi dal Bisogno, in cui, cosa assai strana per lui, che appartiene alla nobile tradizione liberale piemontese, adotta un approccio assia marxista. Da una parte, la sua riflessione si basa sul concetto di alienazione, sviluppato dal zio Karl nei Manoscritti economico-filosofici del 1844, in cui defisce quattro tipi di alienazione, confrontando l’operaio con l’artigiano tradizionale:
L’operaio è alienato dal prodotto del suo lavoro, perché produce beni senza che gli appartengano (infatti sono di proprietà del capitalista) e si trova, anzi, in una condizione di dipendenza rispetto ad essi;
L’operaio è alienato dalla propria attività, perché non produce per se stesso, ma per un altro (il capitalista); il lavoro dell’operaio non è libero come quello dell’artigiano né fantasioso, ma costrittivo: si svolge infatti in un determinato periodo di tempo, stabilito da altri (il capitalista).
L’operaio è alienato dalla sua stessa essenza (Wesen), poiché il suo non è un lavoro costruttivo, libero e universale, bensì forzato, ripetitivo e unilaterale (Marx paragona l’operaio al Sisifo della mitologia greca);
L’operaio è alienato dal suo prossimo, cioè dal capitalista, che lo tratta come un mezzo da sfruttare per incrementare il profitto e ciò determina un rapporto conflittuale. Da un punto di vista più ampio, l’economia capitalistica traduce il rapporto tra le persone in modi di sfruttamento.
Dall’altra parte, vi è il concetto di feticismo della merce, presente nel Primo libro del Capitale, è il teatro filosofico in cui Marx ed Engels hanno pensato l’intera problematica della transizione storica (dal feudalesimo al capitalismo, al socialismo) entro uno spazio unilineare e dialettico, ovvero entro la «concezione materialistica della storia».
È solo nell’epoca capitalistica che gli uomini si trovano di fronte (hanno riflessi nella propria coscienza) i rapporti sociali, attraverso cui vengono prodotti e distribuiti gli oggetti necessari alla vita materiale, i valori d’uso, incorporati negli oggetti stessi come valore. Questo modo di apparire alla coscienza dei valori d’uso come oggetti che hanno valore in se stessi è il feticismo.
Come il feticismo, nella filosofia della religione di Hegel, è una creazione sociale umana alla quale la credenza comune con ferisce il valore oggettivo di divinità, la stessa cosa avviene con la merce che è un rapporto sociale tra uomini, e che invece appare alla coscienza come dotata di un valore in se stessa. Il feticismo è la forma conclusiva di apparizione della merce alla coscienza, ma la sua possibilità deriva dalla forma sociale della merce stessa.
Ora, cosa succederebbe in un mondo in cui l’Uomo non è più nulla ? L’alienazione rispetto all’essenza e al mondo diviene massima e dell’altra il feticismo si trasferisce dalla merce in sè, che non rappresenta più in valore, dato che è disconnessa dal lavoro, alla sovrastruttura che vi è associata, l’universo simbolico e comunicativo che vi è associato, il brand.
Per cui, in un mondo del genere, hanno via libera tutte le pulsioni irrazionali dell’Uomo, le sue ansie e angosce, che il lavoro permetteva di sublimare. Per cui, la società degenera in un asilo e un manicomio, in cui le IA diventano pazienti infermieri e maestrini di un’umanità sempre più fuori di sesto… Tutto ciò viene raccontato da Davide, che per una volta lascia le briglie sciolte alla sua fantasia, sfruttando il suo stile misurato e pieno d’equilibrio per un’analisi sarcastica di ciò che siamo e di ciò che potremmo diventare.
Un romanzo breve, si legge in un mezzo pomeriggio, che diverte e fa tanto riflettere sulle nostre follie e sulle stranezze dela nostra società !
July 1, 2019
ANSF e Trenino della Casilina
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Sinceramente e pacatamente, stasera avrei voluto postare una recensione su qualche libro letto in vacanza; ma date le polemiche di queste ore sul trenino Termini Centocelle, su cui tanti presunti intellettuali esquilini stanno, come dire, dando sui social il peggio di sè, è doveroso buttare giù due righe su quanto sta succedendo.
Cominciamo a specificare cosa sia l’ANSF, Agenzia Ferroviaria Sicurezza Ferroviaria, organismo indipendente creato in Italia con sede a Firenze, negli edifici presso la stazione di Firenze Santa Maria Novella e cliente che giustamente mi prende a schiaffoni dalla mattina alla sera,per regolamentare la sicurezza della circolazione ferroviaria sulla rete nazionale, vigilare sull’applicazione delle norme, rilasciare autorizzazioni, certificazioni ed omologazioni alle imprese e ai gestori delle infrastrutture ferroviarie operanti in Italia.
Tale agenzia è nata in seguito all’emanazione del decreto legislativo 162 del 10 agosto 2007 che ha recepito i suggerimenti della direttiva europea 2004/49/CE relativa alla sicurezza delle ferrovie dei paesi dell’Unione. La piena operatività di questo organo è si è avuta nell’estate del 2008.
L’entrata in funzione dell’Agenzia ha permesso di accorpare in un solo ente indipendente le competenze in materia di sicurezza che nella fase transitoria erano esercitate da uffici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e da Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. Al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è rimasto il solo compito di vigilanza e controllo.
Alcune delle funzioni principali sono il rilascio della “certificazione di sicurezza ferroviaria” (CESIFER) alle imprese di trasporto che intendano usufruire della rete ferroviaria italiana, certificando la validità del loro SGS (Sistema di Gestione della Sicurezza) e l’omologazione dei rotabili nuovi o importati (A.M.I.S. Autorizzazione di Messa In Servizio), per permetterne la circolazione in sicurezza.
L’agenzia si avvale di verificatori indipendenti di sicurezza o VIS, equivalente degli Independent Safety Assessors. La loro funzione è regolata dal D.lgs. 162 del 10/08/2007. Tre erano stati riconosciuti tali nelle more della definizione delle modalità per la qualificazione dei verificatori indipendenti di sicurezza: il Rina, Bureau Veritas ed Italcertifer. Nel 2016 vi sono 6 VIS riconosciuti.
Benchè l’agenzia non abbia competenze sugli altri sistemi di trasporto su ferro (metropolitane, tramvie, etc.), con l’entrata in vigore del decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 5 agosto 2016, le competenze dell’Agenzia si sono estese alle ferrovie regionali interconnesse alla rete RFI elencate nel decreto medesimo.
Da quel momento in poi, l’ANFS ha incominciato a intervenire sulle reti ferroviarie non gestite da RFI e che hanno avuto una doverosa accelerazione dopo l’incidente di qualche anno fa in Puglia. Tutte le regioni proprietarie di linee ferroviarie, interconnesse o meno alla rete nazionale, hanno operato per ottemperare, anche con difficoltà, ai nuovi requisiti, operando sia sul soggetto gestore dell’infrastruttura che sull’impresa ferroviaria, con l’unica, vergognosa eccezione dell’ATAC.
Ora, però in questi giorni, i nodi stanno venendo al pettine, sia sulla Roma Nord, sia sulla Termini Centocelle, che, nonostante gli sproloqui dei suddetti intellettuali esquilini, benché venga utilizzata, poco, come metro leggera, sempre ferrovia in concessione a scartamento ridotto è.
In particolare, sulla Termini Centocelle, l’ANSF ha imposto all’ATAC, per la tutela della sicurezza dei passeggeri e del traffico veicolare:
La velocità massima della linea consentita è 30 km/h, salvo eventuali limitazioni più restrittive di velocità notificate secondo le modalità regolamentari in vigore.
Su tutti gli attraversamenti è imposta la battuta d’arresto, pertanto tutti i treni prima di impegnare gli stessi devono arrestarsi e l’agente di condotta può riprendere la marcia dopo essersi accertato del relativo stato di libertà e dell’assenza dei transiti sugli stessi.
Su tutti i deviatoi di linea non comandati da ACEI è imposta la battuta d’arresto, pertanto tutti i treni prima di impegnare tali enti devono arrestarsi e l’agente di condotta può riprendere la marcia dopo essersi accertato del corretto posizionamento degli stessi.
Diciamola tutta, benché l’ANSF non abbia avuto la mano pesante, in considerazione delle peculiarità della linea, ne diminuirà l’efficienza (anche se detto fra noi, ne guadagnerà la stabilità dei palazzi di via Giolitti).
E questa perdita di efficienza potrebbe convincere i nostri beneamati politici e burocrati, che sapevano di questa spada di Damocle da almeno otto anni, a far morire definitivamente questa linea, che nella tratta tra Pigneto e Centocelle continua ad avere una specifica utilità.
Che diavolo fare? Ci sono tre possibili strade: obbedire all’ANSF, magari cercando al contempo di sanare, con colpevole ritardo, la questione dei requisiti di legge non rispettati, con i passeggeri che si debbono armare di santa pazienza.
Oppure avviare la procedura, più semplice a dirsi che a farsi, di declassamento della linea da ferrovia in concessione a metro leggera, quindi non soggetta alle richieste ANSF, con il rischio di impelagarsi in un labirinto burocratico da cui se ne esce fuori a stento.
Infine, rendere i proclami sulla trasformazione del treno urbano in tram da Termini a Tor Vergata da chiacchiera da bar a progetto concreto, utilizzando come tratto finale, da Porta Maggiore a Termini, i binari ; il che oltre ad ampliare il bacino di utilizzo dell’infrastruttura, permetterebbe la riqualificazione di via Giolitti, trasformando le rotaie in pista ciclabile e asse attrezzato, analogo ai Giardini di via Carlo Felice. Questo implica come, nell’ahimé lungo transitorio, si debba pensare una soluzione di mobilità alternativa per l’area della Casilina non coperta dalla Metro C.
June 23, 2019
Ringraziando per la festa di San Giovanni 2019
E pure quest’anno ne siamo usciti vivi e la festa di San Giovanni è stata un successone! Un grazie ai tanti che si sono fatti in quattro per ottenere questo risultato
E’ stato il commento che ho scritto a caldo, al ritorno dall’arco di San Vito. Oggi a mente fredda, non posso che confermare il tutto. La festa di san Giovanni è l’ennesima testimonianza di come l’Esquilino sia un rione vivo, pieno di persone che preferiscono il rimboccarsi le maniche al riempirsi la bocca di proclami, che amano costruire, piuttosto che distruggere, che antepongono il bene comune ai propri interessi personali.
La festa di San Giovanni è il trionfo di questo movimento partecipato, che nasce dal basso, troppo spesso trascurato e abbandonato a se stesso dei nostri amministratori: ma oggi non è il momento di polemiche e di togliersi i sassolini dalle scarpe, ma di ringraziare e celebrare tutti coloro che hanno permesso tale successo, sperando, data la mia veneranda età, di non scordarmi qualcuno.
Don Pasquale, il parroco di San Vito, il nostro padrone di casa, che come ogni anno ci ha accolto e ci ha supportato al meglio. Don Sandro, parroco di Sant’Eusebio, che ci ha messo a disposizione uno dei biliardini per il torneo, organizzato ottimamente da Michele: avremmo voluto fare di più, ma ci siamo dovuti confrontare con una Sovraintendenza cieca e sorda se si demoliscono i villini liberty di Roma, ma pronta a scendere sul piede di guerra, se si vogliono mettere a via Pellegrino Rossi un paio di porte o un cesto da basket per fare giocare i bambini per un pomeriggio.
Giorgio Benigni, don Ugo e suo fratello, di cui non ricordo il nome, che hanno coordinato tutta la baracca, si sono smazzati tutti i permessi e si sono fatti un mazzo tanto per allestire il tutto. Mauro Geria, che ha coordinato la gestione del cibo. Paola Morano, che, nonostante le mille cose che fa, ci ha dato una mano importante nell’organizzazione. Alicia, la nostra strega preferita. Alessandra Galetta con le sue creazioni artigianali.
I ragazzi di Caronte, a Davide Macchia, Andrea Luceri, Andrea Fassi, Francesco Ciamei, Andrea Roscioli, che si sono fatti in quattro per fornirci le pietanze di ieri sera e per servirle al meglio. Massimo Catanzaro della 8 for wine, che ha messo a disposizione il suo vino. Oscar e ai ragazzi di Vale la Pena, che anche quest’anno ci hanno fatto compagnia con le loro birre.
Filippo D’Ascola e Le danze di Piazza Vittorio, per avere animato con allegria ed impegnoo il dopo cena, nonostante i loro giorni incasinati. Giuseppe Puopolo e Coro di Piazza Vittorio, che ci fanno sempre compagnia con il loro splendito commercio.
Marica Liddo e la Caritas, in prima linea nell’assistere i più deboli. Roberto Iacobucci e a tutto il team de Il Cielo sopra l’Esquilino ed Esquilino Rione dei Libri, perché abbiamo un ottimo giornali rionale e uno splendido bookcrossing, alla faccia di una politica che ritiene il Rione indegno di avere una biblioteca.
Andrea Piras e la Casa dei Diritti Sociali, che si fanno in quattro per abbattere, con il loro volontariato, il muro dell’indifferenza. Marta Marciniak e a Migrantour, che aiuta a far conoscere aspetti e lati dell’Esquilino, troppo spesso ignorati. Davide Santoro, Toni Kind e i ragazzi del Retake, che, nonostante le divergenze di opinioni che hanno con il sottoscritto, si fanno in quattro per il Rione.
Emanuela, mia moglie, che mi sopporta ogni anno… E tutti voi, che anche stavolta siete accorsi numerosi e avete apprezzato i nostri sforzi…
Poi, se mi sono sgordato qualcuno, abbiate pazienza…
June 21, 2019
Festa di San Giovanni 2019
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Domani, è una giornata campale per il Rione: si comincia domani mattina alle 9.00, in cui i ragazzi del Retake, assieme Rete di imprese Monti Alta, si daranno appuntamento a piazza San Martino ai Monti, per un un grande evento che coinvolgerà commercianti e cittadini della zona compresa fra largo Brancaccio e largo Visconti Venosta (compresa stazione Metro B via Cavour), da via Paolina e via del Monte Oppio, in cui si concentreranno sul recupero di muri, serrande e arredi urbani vandalizzati.
Nel corso dell’evento la Rete Monti Alta offre la possibilità di partecipare a una visita guidata che si intersecherà con una performance del coro “Roma, la luce del mondo”.
Mentre alla Casa dell’Architettura, in Piazza Manfredo Fanti, si terrà una giornata che si pone come obiettivo quello di diffondere una cultura legata all’architettura e dei mondi ad essa connessi, nonché di restituire allo stesso tempo un’immagine del mestiere dell’architetto come agente territoriale e sociale. Questo sarà fatto coinvolgendo, anche attraverso momenti ludici, gli abitanti del Rione Esquilino e dell’intera città di Roma.Laboratori per bambini, visite guidate, momenti formativi, concerti e animazioni, tenute anche da Le danze di Piazza Vittorio ed altre attività nella cornice dell’Acquario Romano e del suo giardino.
Infine, nel pomeriggio, il tradizionale appuntamento con la nostra Festa di San Giovanni, come sempre, in via di San Vito, all’arco di Gallieno…
Si comincia alle 17, con la scoperta di Porta Esquilina, del Forum Esquilinum, della chiesa e della cripta di San Vito, che rimarrà aperta per tutta la festa, delle Viperesche e della probabile casa del credo unico samurai nato e cresciuto nel rione.
Al termine della visita alle 18 , cominceranno le visite all’Esquilino multietnico, tenute dai ragazzi e dalla ragazze di Migrantour.
Alle 19.30, ci sarà il tradizionale concerto de Il Coro di Piazza Vittorio, dentro la chiesa di San Vito, mentre alle 20, da una parte comincerà il torneo di Biliardino, dall’altra la cena con la tradizionale Lumacata e tante altre bontà, preparate da tanti locali dell’Esquilino.
Infine dalle 21 in poi, musica popolare e canzone romana a cura de Le danze di Piazza Vittorio… Insomma, dovremmo finire intorno a mezzanotte
June 20, 2019
Festa della Musica con Le danze di Piazza Vittorio e il Forrò Romano
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Come ogni anno, il 21 giugno, solstizio d’estate, si tiene la festa della Musica: iniziata nel 1982 su idea di Jack Lang, il grande ministro della cultura di Mitterand, che tra le tante cose fece realizzare l’Arche alla Défense, la Cité de la Musique, il Grand Louvre, la Pyramide dell’architetto Ieoh Ming Pei, l’Opéra Bastille, invitava tutti i musicisti, professionisti ed amatori a suonare il 21 giugno per le strade delle città francesi.
Dato il successo, la manifestazione si è presto diffusa oltre i confini francesi: dal 1985, anno europeo della musica, il 21 giugno l’evento è stato celebrato in tutta l’UE. Nel 1995 è stato creato un coordinamento tra le varie capitali europee, che ha portato alla stesura della carta di Budapest, caratterizzata dai seguenti principi
La Festa della Musica si svolge, ogni anno, il 21 giugno, giorno del solstizio d’estate.
La Festa della Musica è una celebrazione della musica dal vivo destinata a mettere in valore la molteplicità e la diversità delle pratiche musicali, per tutti i generi di musica.
La Festa della Musica è un appello alla partecipazione spontanea e l’espressione gratuita di tutti i musicisti, professionisti e amatori, solisti e di gruppo, e di tutte le istituzioni musicali. Tutti i concerti sono gratuiti per il pubblico.
La Festa della Musica è una giornata eccezionale per tutte le musiche e tutti i pubblici. I coorganizzatori si impegnano a promuovere, in questo quadro, la pratica musicale e la musica dal vivo senza fine e spirito lucrativo.
La Festa della Musica è soprattutto una manifestazione all’aperto che si svolge nelle strade, sulle piazze, nei giardini pubblici, nei cortili… Alcuni luoghi al chiuso possono essere ugualmente impiegati ma solamente se praticano la regola dell’accesso gratuito al pubblico. La Festa della Musica è anche l’occasione di investire o di aprire eccezionalmente al pubblico alcuni luoghi che non sono, tradizionalmente, dei luoghi di concerti: musei, ospedali, edifici pubblici ecc.
I coorganizzatori si impegnano a rispettare lo spirito e i principi fondatori della Festa della Musica come annunciati in questa carta
Fedele a queste dichiarazioni, Le Danze di Piazza Vittorio, nei Giardini di via Carlo Felice, domani sera alle 19.30 contribuiranno a celebrare la Festa della Musica a Roma; sempre nell’ottica di esplorare nuove culture e abbattere barriere, lo spettacolo di domani sera avverrà in collaborazione con il gruppo Forrò Romano.
Per chi non lo conoscesse il Forrò è la più diffusa danza popolare del nord-est del Brasile, negli stessi anni del samba, attingendo origini europee a livello melodico e origini africane sul lato percussivo, unendo gioia di vivere e malinconia
Secondo un illustre studioso delle manifestazioni culturali popolari brasiliane, Luís da Câmara Cascudo, il nome deriva dalla riduzione della parola “forrobodó” che significa “trascinare i piedi”, “confusione” o “disordine”. Nell’etimologia popolare, il termine si può associare alla locuzione inglese for all, per tutti, frase di invito al ballo usata nelle feste degli immigrati di provenienza inglese e nordamericana. Nonostante ciò tale origine del nome nella realtà è confutata dal fatto che gli insediamenti anglosassoni in tale zona del Brasile si ebbero cinque anni dopo la pubblicazione di un’incisione dal nome “Forró na roça” di Manuel Queirós e Xerém avvenuta nel 1937.
L’accompagnamento musicale è costituito dalla fisarmonica, la zamumba, una sorta di grancassa, triangolo. Le band di forró tradizionale hanno ancora questa formazione, a volte con aggiunta di cavaquinho, che sarebbe il famigerato ukelele, che molti lo ignorano, ma fu portato alle Hawai da immigrati brasiliani, e della batteria
June 19, 2019
Via dell’Acqua Bullicante, la vecchia via Militare e i forti difensivi di fine Ottocento a Roma
(di Alberto Carluccio – pagina FB Marranella Torpignattara Roma)
In origine era la via Militare (in rosso nella cartina in basso) e, da via Tiburtina, intersecava via Prenestina, via Casilina, via Tuscolana e via Appia.
(Mappa allegata a Michele Carcani, “I forti di Roma, notizie storico-topografiche raccolte da Michele Carcani”, Roma, 1883, tratto da Senato.it)
Poi, nel 1920, i vari tronconi, dopo la smilitarizzazione del 1906, assunsero le distinte denominazioni di via di Portonaccio, via dell’Acqua Bollicante (più tardi Acqua Bullicante, dall’omonima tenuta che seguiva quella di Portonaccio), via di Porta Furba, via dell’Arco di Travertino, via dell’Almone, via di Cecilia Metella. L’utilità era evidente, perché venivano messe in collegamento le strade che uscivano da Roma sul lato est della città. Nella mappa di Michele Carcani, del 1883, la strada è indicata come ferrovia militare, segno che il progetto iniziale, poi abbandonato, fosse quello di divenire una strada ferrata. L’idea…
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June 18, 2019
Addio e grazie per tutto il pesce
Anche se, oggettivamente, non sono stato tra i clienti più assidui di Andrea e Palmira, ho sempre apprezzato e ammirato il grande lavore che hanno fatto come librai. Ogni volta che entra a Pagina 2, trovavo un consiglio, un sorriso, una parola buona.
A entrambi, da lettore sono riconoscente, perchè mi hanno fatto affrontare viaggi, che da solo, non avrei mai affrontato e scoprire mondi che non avrei mai sognato. Grazie a loro ho scoperto autori, romanzi e generi che, altrimenti, non sarebbero mai entrati nella vita e che, senza dubbio alcuno, mi hanno reso una persona migliori.
Grazie ai libri che mi hanno consigliato, ho riso, sognato e rimesso in discussione tanti miei pregiudizi.
Per cui, quando ho letto su facebook il seguente messaggio, mi è venuto un colpo al cuore.
Cari/care,
vi comunichiamo che a fine luglio la libreria chiuderà.
Lasciamo ad altri valorosi resistenti il difficile compito di gestire e mantenere viva una libreria in questi tempi interessanti.
Sono stati 17 anni intensi, ma è arrivato il momento di fare una scelta, e abbiamo optato per continuare a fare quello che ci piace e ci interessa di più: pubblicare libri. Non si tratta della fine di un’avventura, ma di un passo in avanti. Continueremo infatti a lavorare nel mondo dei libri concentrandoci totalmente sull’attività editoriale della nostra casa editrice, Orientalia.
Se vorrete continuare a seguirci saremmo felici di tenervi aggiornati sulle nostre prossime uscite tramite il sito ufficiale orientalia-editrice.com
e la pagina FB https://www.facebook.com/orientaliaeditrice/
Vi informiamo inoltre che data l’imminente chiusura, da domani MERCOLEDÌ 19 giugno fino a fine luglio faremo una PROMOZIONE imperdibile del 50% sui titoli rimasti in giacenza in libreria
Che dire ? Anche sono dispiaciuto, capisco la loro scelta. Colgo quindi l’occasione per ringraziarli per tutto ciò che mi hanno donato e per augurare loro un grande in bocca al lupo, per la nuova avventura
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