Francesca Matteoni's Blog, page 5

December 12, 2020

Diario autunnale + poesia: Incantesimo (scava sotto la neve)


Ieri, su Nazione Indiana, ho pubblicato questo diario d'autunno, dove parlo di libri di poesia che mi sono stati accanto, in questi mesi.
https://www.nazioneindiana.com/2020/12/11/diariodautunno/
Poi stamani mi sono svegliata con questa poesia. Sono giorni tristi, per tutto quanto accade intorno, annotare anche brevemente qualcosa sul blog fa bene.


Scava sotto la neve
sotto la neve c'è un cuore percorso da un ramo, copertoda macchie solari.Scatta in una trappola per topi.Si accende cavo come una lampadariempita d'olio.
Temi sotto la neveil buio della specieo la tua voce che scricchiola.
Ma non c'è alcuna neve, qui.Piove da giorni.
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Published on December 12, 2020 05:21

December 6, 2020

Le cose che dice il cielo


Ieri ho fatto una passeggiata per le stradine interne fino all'ufficio postale e poi al supermercato per alcuni oggetti. Avere un torrente accanto fa sentire che non si è mai lontani da dove si deve essere, che scorriamo comunque, indipendentemente da quanto ci accade. Questo è l'Ombrone, che ha per me i ricordi di un'altra esistenza, quando venivo da queste parti a far visita a un amico che non c'è più e che abitava proprio dopo il ponte di Pontelungo. Quante vite in poche decine di anni. E come riescono a restare, modificandosi e sostando nei significati che attribuiamo al presente.



Sono giorni difficili. Uscire e camminare alleggerisce, a volte si riesce a guardare il cielo, altre si cerca di stare come un albero, immobile e paziente, in attesa che qualcosa passi, cambi, ma non possediamo la lungimiranza e la costanza degli alberi. Stamani ho scritto questa poesia pensando agli abeti che in questo periodo di solito entrano nelle nostre case, pensando a come dovrebbero essere nel pieno dell'inverno.

L’albero è verde sotto la neve l’inferno finisce, le parole escono prima della loro comprensione 
ciò che non va al cielo si incaglia sotto la lingua, resta per anni nel suolo. 
Non avere spazio abbastanza per stendere i nodi nella corteccia non avere pelle abbastanza per far scivolare il dolore. Entra sempre da qualche parte un occhio, un taglio nel polso e crepa le fessure. 
La mente fa buio troppo presto esiste, tuttavia, e non è silenzio. Qualcuno dirà: vocazione. Ogni cosa sbagliata non diventa radice nel tempo, ogni ramo è stracciato dai venti. Soprattutto se lo ami. O credi di amare. 
Una volta mi sono distesa nell’acqua senza cercare la riva e questo era vero. Era il fondo di un pozzo, ha spaccato i vetri sul pavimento. Ho smesso di camminare. L’albero ha scosso il suo riflesso – è fermo, laggiù.

Poi, nel pomeriggio, sono uscita per portar via la spazzatura e il cielo era di questo colore. Come se parlasse e in effetti parla. Siamo disabituati alla sua lingua. 



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Published on December 06, 2020 09:10

November 18, 2020

Trovare un posto


Cosa significa trovare un posto? Il posto era già lì, prima che io arrivassi, resterà dopo, non è terra ignota, eppure la scoperta lo rende eccitante come un segreto. Quando trovo un posto (e potrei elencarne diversi, una lista di posti "salvi", in vari luoghi che ho abitato o dove ho semplicemente passato giorni o vacanze), ci porto i miei libri e il quaderno, ovvero l'amuleto a cui rivolgermi sempre non per il valore delle parole che ci scrivo, quanto perché scriverle a volte è come ancorarsi mentre ciò che ho intorno diviene liquido e sfuggente. 

Il posto non è lontano dalla mia nuova casa. Attraverso la strada principale, supero un grande rudere, risalgo fra le felci e passo per una macchia di querce che segna il limite del campo su cui mi affaccio. Davanti a me, un cipresso solitario. Sulla soglia che sto varcando, querce e corbezzoli. Fiori azzurri di cicoria. Ghiande senza più il loro cappuccio sparse fra le foglie sul terreno. Il campo è in parte coltivato, ci sono olivi, si intravedono case sui margini e sulle colline. Alla mia sinistra una quercia si affaccia su una vasca in pietra per l'acqua, ormai completamente diroccata. Non so quale fosse il suo uso. Serbatoio, lavatoio. Ma è lì che mi dirigo, dove la quercia incontra il segno umano più visibile e il segno del tempo che sappiamo riconoscere. L'acqua nella vasca rimanda un'altra quercia che cresce verso il basso, con le sue radici immaginarie nell'aria. Gli alberi specchiati nell'acqua, suggeriscono un altro mondo che sembra facile da raggiungere: basta sporgersi e smuovere la poltiglia di fogliame autunnale che ancora per un po' resiste a galla.

L'ora è pomeridiana, il pieno del sole prima del tramonto. A sud la montagna appenninica, con il suo crinale ammorbidito, eroso, appianato da secoli di vento. Mi fa pensare al Ben Bulben nell'ovest irlandese, che non c'entra molto, ma per qualche motivo un luogo conosciuto rimanda a un altro, con una forma di nostalgia e desiderio. L'ultimo mese si avvicina e, nonostante non ci sia traccia dell'inverno, la fine porta ancora la sua richiesta di colloquio intimo. 

Abbaiare di cani chiusi nei recinti e nei giardini; insetti che si posano sulla pagina; i colori che svaniscono l'uno nell'altro, nei pali, nelle recinzioni, nei tronchi, nelle erbe, nei frutti autunnali - varie tonalità di verde, rame, arancio cupo, ocra, marrone, bianco sporco, grigio, nero e rosso di bacche.Una signora con un soprabito porporino ripete per diversi minuti il solito giro intorno ai campi, seguita dal suo cane minuscolo. Quante sono le presenze che non riesco a vedere, di cui ignoro il nome.  
Guardo il cielo attraverso le foglie della quercia, lo guardo nel suo azzurro pulito. Il cielo mi fa dimenticare l'umano o forse abbraccia la mia umanità finché di lei non resta segno. 

Cerco i confini, gli ostacoli costituiti dalla macchia di bosco che a tratti riemerge, dai sentieri battuti, dalla collina che scende e mi impedisce di vedere dove va a tuffarsi. A volte cammino restando a sedere nel solito posto, sorpresa dalla molteplicità delle forme che lo popolano. Tutto viene incessantemente consumato, proprio come l'Appennino nei millenni. Quanto tempo occorre per chiamare un posto casa?

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Published on November 18, 2020 13:34

October 13, 2020

Autunno: calendario dei laboratori


Venerdì 30 OTTOBRE, ore 21-23: Speciale Halloween. Massimo 5 persone, costo 15 euro.

Domenica 7 NOVEMBRE, Torri, ore 11-18.30, Madre Montagna. Massimo 8 persone, costo 50 euro pranzo al circolo incluso. 

Venerdì 13 NOVEMBRE, ore 21-23: tarocchi – stese personali. Massimo 5 persone, costo 

Domenica 6 DICEMBRE, ore 15-19: Bambina Strega Regina - Trasformazione. Per sole donne, ultimo appuntamento. Massimo 5 persone, costo 25 euro. 

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Published on October 13, 2020 07:17

October 1, 2020

Bambina. Strega. Regina. Il ritorno

Domenica 4 ottobre, dalle ore 15 alle ore 19
Bambina Strega ReginaLaboratorio aperto sul potere femminile
Il Ritorno

Penultimo appuntamento per Bambina Strega Regina.
Lavoreremo questa volta sull'idea di ritorno: a cosa ritorniamo e a cosa non vorremmo ritornare, ma soprattutto qual è il significato profondo di questa parola per ognuno. La stagione autunnale all'inizio ci aiuterà a calarci in questa atmosfera intima.
Cosa serve?
Un quaderno e delle penne.Un mazzo di tarocchi se lo avete.Una poesia composta appositamente, seguendo queste istruzioni:Usate luoghi e momenti reali.Preferite il verbo "vedere" al verbo "sentire".Scrivete liberamente, ma ricordatevi che chi vi legge o ascolta leggere deve vedere ciò che vedete voi.Chiedetevi: a cosa e chi voglio fare ritorno?a cosa e chi non voglio fare ritorno?
Costo complessivo: 25 euro.Massimo 7 partecipanti.
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Published on October 01, 2020 00:17

August 13, 2020

Fiaba estiva: Fiume e vento

 Torno a scrivere sul blog dopo quasi due mesi. Segnalo che ieri su L'Indiscreto è uscita questa mia fiaba "Fiume e vento", che parte da una rondine e la segue quando si trasforma in due esseri umani e nel loro destino attraverso le vite.

https://www.indiscreto.org/fiume-e-vento/?fbclid=IwAR2ZSfCgR_wMx8-14F7TnxX0YNgw0VRaKJaOSsBpaE71MAZPhZJS9tPalFw

Segnalo anche "Casa di Corvi" della poetessa peruviana Blanca Varela, tradotta da Myra Jara Toledo per Nuovi Argomenti. Parla dell'amore fra una madre e un figlio, attraverso il corpo che nutre e lega e che infine il figlio abbandona per vivere la sua vita:

http://www.nuoviargomenti.net/poesie/blanca-varela-casa-di-corvi/

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Published on August 13, 2020 02:58

June 20, 2020

Dischi e poesia: una mia recensione a un bell'album e un'anticipazione su Repubblica

Succedono varie cose oggi.

Intanto - su Nazione Indiana recensisco il bel disco di Lorenzo Del Pero, Dell'amore animale, dell'amore dell'uomo, dell'amore di un Dio (VREC/Audioglobe 2019), uscito a dicembre. Ci pensavo da un po', ma non era semplice trovare le parole, perché l'opera è intensa e non lascia certo indifferenti. In un panorama dove troppo spesso si resta sulla superficie c'è ancora chi non teme l'affondo della lama. In se stesso, prima di tutto. Si può leggere qui:

https://www.nazioneindiana.com/2020/06/20/nella-sofferenza-che-io-trovi-lessenza-su-dellamore-animale-dellamore-delluomo-dellamore-di-un-dio-di-lorenzo-del-pero/

Poi - sulla Bottega di Poesia di Repubblica, a cura di Gilda Policastro, escono alcuni miei versi anticipatori di un libro che spero veda la luce nel 2021. Ringrazio e spero sia di buon auspicio! Ecco:







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Published on June 20, 2020 02:34

June 10, 2020

Il viaggio - tradurre Mary Oliver

Un giorno infine hai saputo
cosa dovevi fare, e hai iniziato,sebbene le voci attorno a tecontinuassero a urlarei loro cattivi consigli –sebbene l’intera casainiziasse a tremaree tu sentissi la vecchia morsaalle caviglie.“Guarisci la mia vita!” gridava ogni voce. Ma non ti sei fermata.Sapevi quello che dovevi fare,sebbene il vento si intrufolassecon le sue dita asprefin nelle fondamentasebbene la loro malinconia fosse terribile.Era già abbastanza tardi, e la notte selvaggia,e la strada piena di ramicaduti e sassi.Ma a poco a poco,come hai abbandonato le loro voci,le stelle hanno iniziato a bruciareattraverso gli strati di nuvole,e c’era una voce nuovache lentamentehai riconosciuto come la tua propria,che ti ha teneva compagniamentre progredivi sempre più a fondonel mondo,determinata a salvarel’unica vita che potevi salvare.

The Journey
One day you finally knewwhat you had to do, and began,though the voices around youkept shoutingtheir bad advice--though the whole housebegan to trembleand you felt the old tugat your ankles."Mend my life!"each voice cried.But you didn't stop.You knew what you had to do,though the wind priedwith its stiff fingersat the very foundations,though their melancholywas terrible.It was already lateenough, and a wild night,and the road full of fallenbranches and stones.But little by little,as you left their voices behind,the stars began to burnthrough the sheets of clouds,and there was a new voicewhich you slowlyrecognized as your own,that kept you companyas you strode deeper and deeperinto the world,determined to dothe only thing you could do--determined to savethe only life you could save.
Mary Oliver
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Published on June 10, 2020 06:36

May 28, 2020

Per Richiamare lo Spirito dal suo Vagare in Terra sui Suoi Piedi Umani


di Joy Harjo
Posa quel sacchetto di patatine, quel pane bianco, quella bibita.
Spegni il cellulare, il computer, e il telecomando.
Apri la porta, poi richiudila dietro di te.
Fai un respiro offerto da venti amichevoli. Viaggiano per la terra raccogliendo essenze di piante purificatrici.
Restituiscilo con gratitudine.
Se canti questo darà al tuo spirit un passaggio fino alle orecchie delle stelle e ritorno.
Riconosci questa terra che si è presa cura di te da quando eri un sogno che piantava se stesso nel desiderio dei tuoi genitori.
Lascia che i tuoi mocassini ti portino all’accampamento dei guardiani che ti conoscono da prima del tempo, che saranno di là dopo il tempo. Siedono davanti al fuoco che esiste senza tempo.
Lascia che la terra stabilizzi il suo insicuro nervosismo postcoloniale.
Sii rispettoso dei piccoli insetti, degli uccelli e delle persone animali che ti accompagnano. Chiedi loro perdono per il male causato da noi umani.
Non preoccuparti.Il cuore conosce la via sebbene possano esserci grattacieli, autostrade, posti di blocco, soldati armati, massacri, guerre, e quelli che ti disprezzeranno perché disprezzano se stessi.
Il viaggio può richiederti ore, un giorno, un anno, anni, centinaia, migliaia e anche di più.
Sorveglia la tua mente. Senza preparazione potrebbe fuggire e destinare il tuo cuore all’immenso banchetto umano allestito dai ladri di tempo.
Non avere rimpianti.
Quando troverai la via per il cerchio, per il fuoco tenuto acceso dai custodi della tua anima, sarai il benvenuto.
Devi purificarti con cedro, salvia, o altre piante di guarigione.
Recidi i legami col fallimento e la vergogna.
Lascia andare il dolore che trattieni nella mente, nelle spalle, nel cuore, e giù fino ai piedi. Lascia andare il dolore dei tuoi antenati per far strada a coloro che si dirigono nella tua direzione.
Chiedi perdono.
Chiedi aiuto a coloro che ti amano. Questi aiutanti assumono molte forme: animale, elemento, uccello, angelo, santo, pietra, o antenato.
Richiama il tuo spirito. Può essere intrappolato in angoli e pieghe di vergogna, giudizio, e abuso umano.
Devi chiamare così da invogliare il tuo spirito a fare ritorno.Parlagli come faresti con un bambino amato.
Accogli il tuo spirito che torna dal suo vagabondaggio. Può tornare in pezzi, in frantumi. Radunali insieme. Saranno felici di essere ritrovati, dopo essersi persi così a lungo.
Il tuo spirito avrà bisogno di dormire un po’ dopo che lo avrai lavato e gli avrai dato vestiti puliti.
Ora puoi dare una festa. Invita tutti coloro che sai che ti amano e ti sostengono. Lascia uno spazio per coloro che non hanno altro posto dove andare.
Rendi omaggio, e ricorda, fai discorsi brevi.
Poi, devi fare questo: aiuta il prossimo a trovare la sua strada nel buio.

For Calling the Spirit Back from Wandering the Earth in Its Human Feet

Put down that bag of potato chips, that white bread, that bottle of pop.
Turn off that cellphone, computer, and remote control.
Open the door, then close it behind you.
Take a breath offered by friendly winds. They travel the earth gathering essences of plants to clean.
Give it back with gratitude.
If you sing it will give your spirit lift to fly to the stars’ ears and back.
Acknowledge this earth who has cared for you since you were a dream planting itself precisely within your parents’ desire.
Let your moccasin feet take you to the encampment of the guardians who have known you before time, who will be there after time. They sit before the fire that has been there without time.
Let the earth stabilize your postcolonial insecure jitters.
Be respectful of the small insects, birds and animal people who accompany you.Ask their forgiveness for the harm we humans have brought down upon them.
Don’t worry.The heart knows the way though there may be high-rises, interstates, checkpoints, armed soldiers, massacres, wars, and those who will despise you because they despise themselves.
The journey might take you a few hours, a day, a year, a few years, a hundred, a thousand or even more.
Watch your mind. Without training it might run away and leave your heart for the immense human feast set by the thieves of time.
Do not hold regrets.
When you find your way to the circle, to the fire kept burning by the keepers of your soul, you will be welcomed.
You must clean yourself with cedar, sage, or other healing plant.
Cut the ties you have to failure and shame.
Let go the pain you are holding in your mind, your shoulders, your heart, all the way to your feet. Let go the pain of your ancestors to make way for those who are heading in our direction.
Ask for forgiveness.
Call upon the help of those who love you. These helpers take many forms: animal, element, bird, angel, saint, stone, or ancestor.
Call your spirit back. It may be caught in corners and creases of shame, judgment, and human abuse.
You must call in a way that your spirit will want to return.
Speak to it as you would to a beloved child.
Welcome your spirit back from its wandering. It may return in pieces, in tatters. Gather them together. They will be happy to be found after being lost for so long.
Your spirit will need to sleep awhile after it is bathed and given clean clothes.
Now you can have a party. Invite everyone you know who loves and supports you. Keep room for those who have no place else to go.
Make a giveaway, and remember, keep the speeches short.
Then, you must do this: help the next person find their way through the dark.


Joy Harjo
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Published on May 28, 2020 02:12

May 25, 2020

Nei miei sogni si alza l'acqua

Ho letto questi sogni nella puntata di  Sàivu - survival kit, di pochi giorni fa, che può essere ascoltata qui:

www.fangoradio.com/shows/saivu/#sogni

Li trascrivo. Dall'ultimo sogno, non ho più avuto immagini chiare e memorabili.

22 dicembre 2019 

Nel sogno la casa si apre su una scogliera vasta e piatta sul mare. Bambine scandinave giocano con un elefante delle dimensioni di un cucciolo di cane. La madre delle bambine ci scorta fra due pareti ripide di roccia. Trollstigen, bisbiglio. Le rocce si spaccano verso il cielo come cocci. La madre dice che lì nidificano aquile e oche selvatiche a diverse altezze. Le vediamo volare calme, risalendo i venti. 

2 gennaio 2020 

Siamo cinque orfani in un villaggio su un’isola remota. Ci avviciniamo a una casa che si affaccia direttamente sull’acqua, alta fino alle finestre. Entro da una finestra sul lato che poggia a terra. Ci sono persone e mi affretto a uscire per paura di essere scambiata per un ladro. Appaiono famiglie in vacanza. Io sono il fratello maggiore che racconta la nostra storia. 

26 gennaio 2020 

Le case nel bosco divengono tende e caverne. Sono una bambina che abita presso il sentiero. È inverno e cade una pioggia leggera. Devo trasferirmi poiché il mio tempo qui è quasi finito, ma non so da dove iniziare a rimettere le mie cose. Sull’altro lato del sentiero vi sono piccoli bozzi comunicanti nella pietra. Qualcuno si immerge nell’acqua gelida e così faccio io. Una delle pozze è più grande di quanto appaia, si incunea nella roccia scavandola in una caverna. Dico a quelli che si tuffano di fare attenzione perché questo è un luogo di orsi polari. Nel buio, sulla parete di roccia, vedo la sagoma del muso di un orso che mi guarda. È reale o è solo una maschera? Se qualcuno cade nell’acqua verrà sbranato. Ho evocato l’orso con un messaggio. 

12 marzo 2020 

Io e mia madre usciamo a fare una passeggiata nel bosco, anche se lei dice che non dovremmo a causa del virus. Insisto fiduciosa. Siamo da qualche parte nei pressi di Santomoro, ci troviamo a un bivio in una radura: una via conduce alla città, l’altra risale la collina. Nello spazio erboso ci viene incontro un enorme cinghiale. Ho paura, ma non posso mostrarlo, perché è stata mia la decisione di venire qui. Se resterò ferma e quieta l’animale non mi farà nulla. Mentre si avvicina il suo corpo si allunga e deforma: mostra sul dorso segni di pneumatici, come se un veicolo gli fosse passato sopra. Mi annusa. Sembra infastidito, ma non mi aggredisce. Mia madre è da qualche parte, di lato, ma non riesco a vederla. L’animale mi trasmette la sua forza primitiva: ci sono rabbia, terrore, libertà. 

10 aprile 2020 

Le mie sorelle mi mandano fotografie di loro insieme ad alcune amiche nel bosco a Torri. Alcune delle ragazze indossano le mascherine. All’imbrunire mi ritrovo anche io in montagna. Sono nel mezzo di un grande spiazzo sterrato. Davanti a me sale ripido un sentiero di ghiaia che porta al mio posto preferito. Mi raggiungono le mie sorelle e ci inerpichiamo tutte e tre per la via. In cima c’è solo uno scoglio di roccia sporto sull’acqua che ha inondato tutta la valle. Un corvo passa rasente. “Eppure non è ancora il mare”, dico. Nell’acqua ondeggiano casolari e paesi abbandonati. Dobbiamo abbandonare in fretta questo luogo. Ritorniamo nel bosco e ci sentiamo al sicuro. In uno strano locale, al centro di un cortile di pietra fra gli alberi, ci servono una ricca colazione. 

16 aprile 2020 

Converso sulla riva con un uomo e una donna sulla sessantina, vestiti in abiti da lavoro. Davanti a noi c’è una grande imbarcazione attraccata. La spiaggia termina a sinistra in un casamento. La donna ha occhi penetranti e una folta chioma riccia che ingrigisce. L’uomo assomiglia a un marinaio con barba e occhio ceruleo. Parliamo come vecchi amici, ma loro non sono comuni esseri umani: sono due divinità marine dimenticate. Oggi si vendicheranno. Nell’acqua bassa vediamo un animale. È vivo, non riesce a rialzarsi dalle onde. Temo che affoghi. Sembra un cucciolo d’orso bruno. Chiedo aiuto alle due persone-spirito e l’onda si ferma, permettendomi di trarlo a riva. Non è affatto un orso, ma un cane labrador, macchiato di petrolio. Dall’imbarcazione si affacciano due uomini e una donna che confermano di averlo gettato in mare: speravano fosse morto fra le eliche del motore. Io rispondo che per loro è finita. Ridono. Corro verso il casamento, saltando dentro uno dei terrazzi. È una casa di riposo per anziani. La donna-dea entra nell’acqua, si libera dai vestiti, è possente e aumenta di dimensioni. Conosco il suo nome: “Frise! Frise!”, le urlo. “Il cane”. La Dea guarda l’uomo rimasto a riva che riesce a lanciarmi la povera bestia sul balcone: è spaventata e ha qualcosa di feroce. Frise cresce e con lei cresce il mare. 

19 aprile 2020 

Dopo un viaggio rocambolesco mi ritrovo con mio padre su uno stretto litorale di scoglio e spiaggia con alle spalle le montagne. Il mare cresce fra gli scogli ed è impensabile tornare indietro via terra. Sugli scogli arrivano a posarsi stormi vari. Non c’è quasi più spazio per muoversi o camminare, non possiamo cadere in acqua. Qualcuno dice che siamo a Baratti, ma siamo invece in un confine estremo dell'Artico europeo durante l'inverno. Si posa accanto a noi uno stormo di gru. Sono cinque e molto grandi. A seconda della luce sembrano persone. Danzano all’unisono, liberando le luci polari che illuminano la via d'uscita. Ora c’è mia madre accanto a me. Vediamo una strada nel bosco, che scende verso la valle. Ai suoi lati alte conifere cariche di neve. 

29 aprile 2020 

Un tronco si alza davanti a me. È un albero nella foresta amazzonica. Vorrei scalarlo e lui oscilla, piegandosi e lasciandomi salire. In quel momento si sporge oltre la selva, fino al mare. Va alla deriva con me a cavalcioni: il mare è l’Artico ed è dicembre. Scivolo di sera fra scogli e isolette dove sono radunati vari sami nel costume tradizionale. Stanno festeggiando. Ci sono piccole luci. È molto bello qui. A un certo punto isole e persone scompaiono: non c’è più terra in vista, il mare si fa oceano calmo e profondo. Il tronco è completamente staccato dal suolo. Va a picco. Io devo nuotare e trovare una sponda nell’acqua gelida. Devo svegliarmi per non perdere il cielo.
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Published on May 25, 2020 02:25