Marco Manicardi's Blog, page 85

March 24, 2016

Interiezione

Ieri ero a far benzina, quando posso vado sempre dal lato ‘servito’, un po’ perché c’è del contatto umano, un po’ perché sono un tiraculo, ma comunque, ieri ero a far benzina e finito di far benzina la benzinaia mi stava ridando le chiavi della macchina, le stava per mollare ma io non le avevo ancora prese in mano, e c’è stato un momento in cui a lei stavano per cadere le chiavi della mia macchina e io stavo per lasciarmele scappare, è durato pochissimo e quasi contemporaneamente abbiamo detto «ops!», ma poi lei ha mollato le chiavi e io le ho prese e non è successo niente.

La gente dice davvero «ops!» quando si sbaglia o è maldestra, pensavo ieri mentre tornavo a casa dopo aver fatto benzina.

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Published on March 24, 2016 03:45

March 19, 2016

El Montana

Una lettura con piglio noir, accento emiliano e centrifuga di lavatrice in sottofondo di un classico degli anni 80.



http://marcomanicardi.altervista.org/wp-content/uploads/2016/03/Dear-Paninaro.m4a
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Published on March 19, 2016 10:08

March 9, 2016

Invecchiare

Ho detto a mio cognato, che ha 18 anni scarsi, che gli avrei mandato una cosa da leggere e un paio di link via mail, ma mentre glielo dicevo lui aveva gli occhi della mucca che guarda il treno passare.


«Ce l’hai una mail?» Gli ho chiesto.

«Ma sì.»

«E la usi?»

«L’ho usata per iscrivermi a facebook.»

«Però ce l’hai.»

«Sì, ma le mail non le usa più nessuno, solo voi vecchi.»


E con questo, vostro onore, io avrei concluso.

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Published on March 09, 2016 04:33

February 17, 2016

Racconti molto ma molto brevi

Un giorno, finalmente, dopo anni di ricerche, il Dottor Bernardi, uno dei biologi più importanti del mondo, scoprì il segreto della vita eterna. Nessuno lo rivide mai più.


(su Barabba)

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Published on February 17, 2016 04:35

February 11, 2016

Racconti molto ma molto brevi

Giuseppe sembrava del tutto pelato, ma osservandolo da vicino si poteva notare un capello abbastanza lungo quasi al centro della testa. Solo che quel capello era il Diavolo.


(su Barabba)

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Published on February 11, 2016 04:44

February 5, 2016

Così fan tutti (io con un mostro verde)

Fan tutti così, a quell’età lì, mi risulta, almeno i maschi, coi brufoli che puntellano la fronte e le erezioni granitiche, fresche e magnifiche, che devono esplodere il prima possibile di nascosto, costi quel che costi; lo fanno tutti, davvero, nessuno escluso; lo fanno tutti così, giuro, e lo fanno con le donnine fotografate o disegnate, o con degli omini, dipende dai gusti, o anche con dei pensieri colorati.

A me, per esempio, è capitato con un mostro verde.


(Oggi sono 20 anni senza Magnus, e mi è venuto un ricordo che ho scritto su Barabba. Clicca qui.)

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Published on February 05, 2016 07:09

January 25, 2016

E anche per quest’anno è fatta

Ho lavato la macchina.

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Published on January 25, 2016 08:18

January 11, 2016

Così va la vita

Nell’estate del 2005 tornavo da Urbino con Caterina, stavamo insieme da qualche mese e quella era stata la nostra prima vacanza, eravamo andati al festival Frequenze Disturbate a vedere i Dinosaur Jr, Julian Cope, gli Echo & The Bunnymen e degli altri. Erano stati tre giorni molto belli, noi avevamo il fuoco delle cose nuove che ci bruciava dentro, e quella notte, saranno state le due, sfrecciavamo su un’autostrada vuota verso casa sulla mia Ford Fiesta che chiamavamo Ronzinante e aveva ancora la radio con le cassette. Le cassette si sentivano quasi tutte male, consumate dagli ascolti e dalle intemperie, ma ce n’era una che ero sicuro avrebbe suonato a dovere, così la pescai dalla tasca dello sportello alla mia sinistra e la feci ingoiare al mangianastri. Canticchiammo tutto Ziggy Stardust, e quando arrivò Rock’n’roll Suicide la urlammo insieme con tutto il fiato che avevamo, eravamo una cometa che schizzava sull’asfalto. Sulle note finali, quando mi misi a fare il coro di wonderful, Caterina prese a ridere fortissimo e mi disse uno dei suoi primi «ti amo» mentre la cassetta scattava sul lato A per ricominciare. Dev’essere uno dei modi in cui nasce una “nostra canzone”, perché da quel giorno Rock’n’roll Suicide la diventò per noi.


Qualche notte fa, saranno state le due, mentre deponevamo le armi della nostra piccola battaglia quotidiana che potremmo chiamare “addormentare Guido” e mettevamo un bambino di nove mesi a giocare nel suo lettino, lì di fianco al nostro letto, facendo un po’ di zapping sul digitale terrestre, perché l’unico televisore che abbiamo è in camera da letto, su Rai5 è partito l’ultimo concerto del tour di Ziggy Stardust, quello all’Hammersmith Odeon di Londra del 3 luglio 1973. Quando alla fine dell’ultimo bis è partita Rock’n’roll Suicide, ci siamo girati verso Guido, che nel frattempo, tra un pupazzo, due risate e un sonaglino, si era visto tutto il concerto, il suo primo concerto, e gli abbiamo detto: «senti, Guido, questa è la canzone della mamma e del papà.» Gliel’abbiamo cantata tutta.


Pochi minuti prima, nel primo bis, David Bowie era uscito dalle quinte, era andato davanti al microfono dopo il suo quinto o sesto cambio d’abito e aveva detto una cosa del tipo «stasera qui da qualche parte c’è uno che sta registrando proprio a Londra il suo nuovo disco, sarà sicuramente un disco molto bello, perché lui è un mio amico.» E poi ha cantato White Light/White Heat ed era forse la prima volta che si sentiva White Light/White Heat cantata da uno intonato.


Così va la vita.

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Published on January 11, 2016 05:00

January 8, 2016

Somewhere

L’altro giorno, sarà stato Santo Stefano, abbiamo chiesto a nostra cugina Veronica di tre anni e mezzo: «Lo sai cosa c’è alla fine dell’arcobaleno?»

«Sì,» ha risposto lei, «il viola e l’indaco.»

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Published on January 08, 2016 23:35

December 31, 2015

2015 in one picture

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Published on December 31, 2015 10:39