Paolo Attivissimo's Blog, page 16
October 26, 2023
Podcast RSI - Auto autonome, nuove leggi in Svizzera ma licenza revocata in USA. Perché?

ALLERTA SPOILER: Questo è il testo di accompagnamento al podcast Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera che uscirà questo venerdì presso www.rsi.ch/ildisinformatico/.
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[CLIP: Audio di Johnny Cab da Atto di Forza (1990)]
Il governo svizzero si affianca a quello tedesco, quello britannico e quello francese gettando le basi giuridiche per consentire la guida autonoma, o almeno fortemente assistita, anche in Europa. Ma nel frattempo negli Stati Uniti è stata revocata la licenza di circolare alle auto autonome di Cruise, un’azienda che gestisce una flotta di robotaxi: automobili senza conducente, nelle quali i passeggeri paganti vengono trasportati in giro per le città. C’è un problema con l’intelligenza artificiale che sta alla base di queste auto che viaggiano da sole? Stiamo per caso adottando leggi troppo permissive?
Sono Paolo Attivissimo, e vi do il benvenuto alla puntata del 27 ottobre 2023 del Disinformatico, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane dell’informatica e incentrato questa settimana sullo stato dell’arte nella guida autonoma e assistita. Allacciate le cinture!
[CLIP: Audio di Johnny Cab da Atto di Forza (1990)]
[SIGLA di apertura]
Dal mondo iper-informatizzato della guida autonoma arrivano due notizie apparentemente contraddittorie. Il 18 ottobre scorso il governo svizzero ha pubblicato un’ordinanza che prepara il terreno, dal punto di vista giuridico, per l’introduzione delle automobili a guida assistita o autonoma sulle strade nazionali. Ma intanto negli Stati Uniti, che hanno già introdotto automobili completamente autonome in alcune regioni, la licenza di operare di una delle aziende del settore, Cruise, è stata revocata dalle autorità californiane parlando di “rischio irragionevole per la sicurezza pubblica”.
A prima vista sembra che la Svizzera stia aprendo pericolosamente le strade a una tecnologia che altri paesi hanno già provato e bocciato, ma non è così.
Per chiarire come stanno realmente le cose può essere utile prima di tutto un rapido ripasso della terminologia e della situazione legale di questi veicoli. Si parla di guida autonoma quando il veicolo viaggia senza avere a bordo un conducente e sono i computer di bordo a prendere tutte le decisioni di guida; quando invece il conducente c’è e resta responsabile della condotta del veicolo, si parla di guida assistita.
Molte automobili oggi disponibili sul mercato sono dotate di sistemi di guida assistita, come per esempio la frenata d’emergenza automatica, il mantenimento di distanza dal veicolo che precede o il mantenimento di corsia; esistono anche alcune auto equipaggiate con sistemi di guida autonoma, ma finora hanno circolato in Svizzera “solo con autorizzazioni eccezionali nel quadro di esperimenti”, come nota il recentissimo Rapporto esplicativo sull’ordinanza nazionale sulla guida automatizzata. Lo stesso rapporto sottolinea un altro concetto spesso frainteso: “l’attuale situazione giuridica esclude la possibilità di utilizzare su strada i sistemi di automazione conformemente alla loro destinazione d’uso”, dice, perché “[L]a legge sulla circolazione stradale […] prescrive che il conducente debba costantemente padroneggiare il veicolo [...], il che implica nello specifico il divieto di lasciare il volante”. In altre parole, quei sistemi di guida assistita che tecnicamente consentirebbero di togliere le mani dal volante per qualche decina di secondi non sono legalmente utilizzabili in questo modo, come invece molti automobilisti credono di poter fare.
Anche quando il mantenimento di corsia è attivato e l’auto sterza da sola, insomma, allo stato attuale chi guida deve tenere le mani sul volante, deve essere costantemente pronto a intervenire, e la responsabilità della condotta del veicolo è sempre sua. La revisione della legge federale sulla circolazione stradale e questa ordinanza servono a consentire in futuro l’uso legale di assistenti di guida sempre più sofisticati, come sta già avvenendo per esempio nel Regno Unito e in Germania, dove in alcuni casi è possibile togliere le mani dal volante, tenendo però gli occhi sulla strada, ma solo su alcuni tratti autostradali e se si ha un’automobile dotata di assistenza di guida evoluta.
In ogni caso, le prodezze irresponsabili di chi pensa di poter schiacciare un pisolino o leggere il giornale mentre si fa portare dall’auto restano vietate. Anche perché questi sistemi di guida assistita o autonoma di fatto non sono ancora abbastanza maturi, capaci e affidabili tecnicamente da consentire queste prestazioni, a prescindere dal quadro legale.
L’approccio svizzero e in generale europeo, insomma, è molto prudente. Negli Stati Uniti, in Cina e in altri paesi extraeuropei, invece, circolano già sulle strade di alcune città molte auto a guida altamente assistita e anche flotte di automobili completamente autonome, usate come taxi senza conducente ed equipaggiate con una selva di sensori e computer. Le cose, però, non stanno andando molto bene.
...intanto che vengono bandite in USA? Non proprioA San Francisco, per esempio, è già possibile da qualche mese chiamare taxi autonomi, privi di conducente e appartenenti ad aziende come Cruise e Waymo, che dopo un periodo di sperimentazione offrono ora corse a pagamento al pubblico.
Uno dei primissimi test pubblici delle auto autonome di Cruise.Un giro in robotaxi di Waymo regala qualche emozione e non poche sorprese.Ma il 24 ottobre scorso è arrivata la notizia che il Dipartimento dei Trasporti della California [California Department of Motor Vehicles] ha sospeso la licenza di uno di questi gestori, Cruise, che usa le automobili autonome fabbricate dalla General Motors.
Nei mesi scorsi si sono verificati alcuni incidenti e disagi legati alla circolazione di questi veicoli, che si sono fermati in mezzo alla strada, sono finiti nel cemento fresco di un cantiere stradale, hanno causato ingorghi radunandosi in massa e non hanno dato la precedenza ai mezzi di soccorso, con i quali si sono anche scontrati.

Tutte cose, va detto, che fanno ogni giorno anche moltissimi conducenti umani, senza che nessuno per questo chieda di revocare a tutti gli automobilisti le loro licenze. Gli errori umani sono tollerati; quelli dei computer su ruote no.
La licenza di Cruise è stata revocata in seguito a un incidente grave avvenuto il 2 ottobre scorso e causato da un conducente umano, che ha investito un pedone e poi è fuggito. L’investimento ha spinto il pedone nella corsia sulla quale stava viaggiando un’auto autonoma di Cruise, che ha frenato immediatamente, in modo automatico, ma non ha potuto evitare l’impatto con il malcapitato pedone finitole davanti. La persona investita è rimasta intrappolata sotto il veicolo autonomo ed è ora ricoverata con ferite traumatiche multiple.
Ma se l‘incidente è stato causato da un automobilista, cioè da un essere umano, perché è stata revocata la licenza di operare al gestore delle auto autonome?
La risposta si annida nell’annuncio di revoca e nell’ordine sospensivo pubblicati dal Dipartimento dei Trasporti californiano.

Da questi documenti risulta infatti che l’auto autonoma di Cruise, dopo aver frenato fino a fermarsi, intrappolando il pedone al di sotto del veicolo, ha iniziato a muoversi tentando di accostare. L’auto ha percorso così circa sette metri, raggiungendo una velocità di 11 chilometri orari, trascinando con sé il pedone già gravemente ferito. Un errore di comportamento del veicolo davvero grave, che però non è l’unica causa della revoca della licenza.
Infatti secondo il Dipartimento dei Trasporti, i rappresentanti di Cruise hanno mostrato alle autorità le riprese dell’investimento registrate dalle telecamere installate sull’auto autonoma, ma hanno omesso di mostrare le immagini che documentavano questa manovra di accostamento e di trascinamento della povera vittima e non hanno informato il Dipartimento dei Trasporti del fatto che la manovra era avvenuta. Il Dipartimento dice di essere venuto a conoscenza di questa omissione soltanto grazie a una discussione con “un’altra agenzia governativa” di cui non fa il nome.
Cruise non concorda con questa ricostruzione degli eventi e osserva che se l’auto che ha investito inizialmente il pedone fosse stata autonoma anziché guidata da una persona, avrebbe rilevato ed evitato il pedone, stando alle sue simulazioni. Cruise nota inoltre che che l’auto autonoma ha di fatto reagito in 460 millisecondi, cioè più rapidamente della maggior parte dei conducenti umani.
La revoca della licenza, quindi, non è stata causata solo dall’errore del veicolo: vi ha contribuito anche l’omissione di informazioni importanti da parte dei responsabili di Cruise. Mentre il conducente umano ha fatto perdere le proprie tracce, sembra che i rappresentanti dell’azienda di veicoli autonomi abbiano in un certo senso fatto qualcosa di analogo, cercando di far perdere le tracce dell’errore del proprio prodotto.
Il problema, insomma, non è solo la programmazione del software delle auto autonome, che si può sempre riscrivere e migliorare, ma è – come dire – la “programmazione” dei comportamenti dei responsabili di Cruise, che probabilmente è molto più difficile da correggere e rendere più trasparente.
Nel frattempo, la concorrenza, cioè Waymo, continua a poter operare a San Francisco. Segno che le autorità non sono diffidenti verso le automobili autonome in generale, ma diffidano dei responsabili umani delle aziende che le producono e che non sono adeguatamente trasparenti.
[Fonti aggiuntive: Electrek, ABC7news, Techcrunch, Techcrunch. Nota: Cruise ha pubblicato una ricerca secondo la quale i suoi veicoli autonomi sono più sicuri del conducente medio di San Francisco, ma è importante leggere attentamente i criteri della ricerca]
USA vs Europa, approcci differenti, miti da smontareLe differenze di approccio giuridico alla guida assistita o autonoma nelle varie zone del mondo sono molto marcate, ma le esperienze acquisite in questi anni indicano alcuni princìpi universali che è utile conoscere per evitare equivoci e scelte di acquisto e uso imprudenti o addirittura illegali, suggerite da campagne di marketing a volte un po’ troppo ottimiste e poco chiare.
Per esempio, la guida autonoma di massa in ogni situazione che Elon Musk annunciava come imminente nel 2016 su Twitter per le sue Tesla continua infatti a essere imminente e il conducente di questi veicoli continua ancora oggi a essere legalmente responsabile della loro condotta e deve tenersi pronto a intervenire quando sbagliano, anche negli Stati Uniti.

Uno di questi princìpi universali è che la guida assistita e quella autonoma sono problemi informatici molto più complessi di quello che si immagina comunemente, nonostante l’impiego sempre più massiccio di intelligenza artificiale e di potenza di calcolo, perché l’ambiente in cui si svolgono queste attività è molto più vario, dinamico e ricco di situazioni imprevedibili di quello che si pensa normalmente, specialmente nel caso della guida cittadina.
Una soluzione a questi problemi è semplificare l’ambiente, e infatti i sistemi di guida assistita funzionano già ora piuttosto bene, e vengono offerti da numerose case costruttrici, specificamente sulle autostrade, dove normalmente si ha una singola direzione di marcia, le strisce delle corsie sono ben visibili e non ci sono semafori, incroci, pedoni e ciclisti. Ma basta anche lì un cantiere per mandarli in crisi.
Nel Regno Unito, per esempio, è entrato da poco in commercio il servizio di assistenza alla guida BlueCruise di Ford, nel quale il conducente resta responsabile della condotta del veicolo ma è legalmente autorizzato a togliere le mani dal volante anche per periodi prolungati e può togliere gli occhi dalla strada per qualche secondo, sorvegliato comunque da una telecamera interna che controlla costantemente la direzione del suo sguardo. Tuttavia BlueCruise funziona soltanto sulla rete autostradale di quel paese e il conducente deve tenersi sempre pronto a intervenire se si presenta una situazione che il sistema di guida assistita non è in grado di gestire.
In Germania, negli Stati Uniti e in Cina, invece, è possibile usare Drive Pilot, l’assistente di guida di Mercedes, che è una delle poche case costruttrici che si assume la responsabilità legale in caso di incidenti e offre al conducente un sistema che gli permette di togliere le mani dal volante e anche gli occhi dalla strada. Tuttavia Drive Pilot funziona soltanto su tratti autostradali molto specifici, solo di giorno, fuori dalle gallerie e a velocità ridotta (sotto i 60 km/h), e comunque non consente pennichelle o altre distrazioni importanti, visto che dà un preavviso di soli dieci secondi prima di disattivarsi se rileva una situazione che non è equipaggiato per affrontare.
Visto che si tratta di gestire oggetti che pesano due tonnellate o più, sono lanciati a velocità elevate in ambienti affollati e portano passeggeri preziosi, è comprensibile che ci sia molta prudenza tecnica e legale intorno a questi sistemi. Lasciando da parte i facili entusiasmi del marketing e degli YouTuber, è proprio il caso di dire che per ora la guida assistita e quella autonoma devono ancora fare molta strada.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.Ci vediamo il 27 e 28 sera a Pordenone?

Il 27 alle 20:00 mi troverete all'Auditorium Concordia di Pordenone (via Interna n. 2), dove vedrò Nella rete - Sulla vita di Aaron Swartz, monologo teatrale diretto e interpretato da Francesca Botti, che racconterà la storia di Aaron Swartz, programmatore, scrittore, attivista politico e sostenitore del free software, famoso per la sua battaglia per il libero accesso alla conoscenza online e contro ogni tipo di corruzione, di cui ricorre il decennale dalla morte.
Dopo il monologo, intorno alle 21:20, modererò la presentazione del libro Aggiustare il mondo – La vita, il processo e l’eredità dell’hacker Aaron Swartz, scritto da Giovanni Ziccardi, professore di Informatica Giuridica presso l’università di Milano e l’incontro con l’attrice Francesca Botti.
Il 28 ottobre alle 18:30, sempre all’Auditorium Concordia, parteciperò all’incontro aperto a tutti Navigare liberi tra privacy, sicurezza, condivisione e mistificazione , insieme a Giovanni Ziccardi e Andrea Zwirner, con letture di Francesca Botti. L’ingresso è gratuito.
Gli eventi del Linux Day 2023 sono organizzati da Pordenone Linux User Group, in collaborazione con il Circolo Culturale Eureka - PordenonePensa e la sezione locale del CICAP (Comitato per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze).
Trovate maggiori dettagli sul sito del Comune di Pordenone qui e qui. Per gli elettrocuriosi: mi sposterò, insieme alla Dama del Maniero, da Lugano a Pordenone (413 km) con TESS, facendo tappa per pranzo e ricarica gratuita al Supercharger di Verona (dopo 229 km), per poi proseguire verso Pordenone (altri 190 km circa), dove ci attende un albergo dotato di colonnina di ricarica.Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.
Chi c’è nello spazio? Aggiornamento 2023/10/26: 13 persone
Il veicolo spaziale cinese Shenzhou 17 ha trasportato oggi tre persone in orbita intorno alla Terra, raggiungendo la Stazione Nazionale Cinese. Questo porta il numero complessivo di persone attualmente nello spazio a tredici.
Stazione Spaziale Internazionale (7)Jasmin Moghbeli (NASA) (dal 2023/08/26)
Andreas Mogensen (ESA) (dal 2023/08/26, attuale comandante della Stazione dal 2023/09/26)
Satoshi Furukawa (JAXA) (dal 2023/08/26)
Konstantin Borisov (Roscosmos) (dal 2023/08/26)
Loral O’Hara (NASA) (dal 2023/09/15)
Oleg Kononenko (Roscosmos) (dal 2023/09/15)
Nikolai Chub (Roscosmos) (dal 2023/09/15)
Stazione Nazionale Cinese (6)Jing Haipeng (dal 2023/05/30)
Zhu Yangzhu (dal 2023/05/30)
Gui Haichao (dal 2023/05/30)
Tang Hongbo (dal 2023/10/06)
Tang Shengjie (dal 2023/10/06)
Jiang Xinlin (dal 2023/10/06)
Fonte aggiuntiva: Whoisinspace.com.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.Diretta YouTube: “Missioni lunari: tra cinema e realtà"
Scusate, arrivo di corsa e all’ultimo minuto da un vortice di appuntamenti ed eventi, per cui non ho fatto in tempo a preavvisare: questa è la diretta di stasera in cui chiacchieriamo di missioni spaziali e cospirazionismi. Buona visione.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.October 25, 2023
Repubblica annuncia che “i pannelli solari nello spazio funzionano”

Ma meno male che c'è Repubblica che ci informa che “i pannelli solari nello spazio funzionano” (copia permanente). Finalmente sulla Stazione Spaziale Internazionale smetteranno di usare i generatori diesel?
Per chi non conoscesse la materia: sappiamo che i pannelli solari funzionano nello spazio da almeno sessant’anni. Li usavano già i primi satelliti, come per esempio Vanguard 1 (1958). La Stazione ha da oltre vent’anni degli enormi pannelli solari che la alimentano completamente.
Questa cretinata di Repubblica è scritta, fra l’altro, come titolo di un articolo a pagamento. Scusate, editori di Repubblica, ma perché dovrei pagare per leggere delle cretinate del genere? Magari poi salta fuori che Elena Dusi ha scritto un bell’articolo, tecnicamente competente, che spiega la vera notizia. Ma quel titolo da inetti rovina tutto. Siete sicuri che lavorare coi piedi così sia un buon investimento? O state solo temporeggiando in attesa di licenziare tutti e affidarvi a ChatGPT?
Per chi volesse la vera notizia: i ricercatori dell’Università di Swansea hanno sviluppato delle celle fotovoltaiche a base di tellururo di cadmio che coprono una superficie maggiore, pesano meno e generano molta più energia rispetto alle tecnologie attuali paragonabili e sono relativamente economiche da fabbricare. I ricercatori dell’Università del Surrey hanno progettato degli strumenti che hanno misurato il rendimento di queste celle nello spazio, dove sono state lanciate sei anni fa, dimostrando di essere resistenti alle radiazioni e agli altri effetti dell’ambiente spaziale. Questi miglioramenti prestazionali potrebbero consentire la realizzazione di grandi centrali fotovoltaiche nello spazio a basso costo, che ritrasmetterebbero verso la Terra l’energia raccolta.
La ritrasmissione avverrebbe usando fasci di microonde accuratamente puntati verso stazioni riceventi al suolo. Questa soluzione avrebbe notevoli vantaggi rispetto agli impianti fotovoltaici sulla Terra: scegliendo orbite opportune, la centrale orbitante può ricevere la luce solare ininterrottamente, senza le pause dovute al ciclo giorno/notte; la luce solare è in media oltre dieci volte più intensa in orbita, fuori dall’atmosfera, che al suolo; e l’energia potrebbe essere recapitata direttamente a destinazione, senza elettrodotti, anche in mezzo al deserto o in zone colpite da calamità, come spiega questa pagina dell’ESA.
Il comunicato stampa originale è qui e l’articolo scientifico è qui (grazie a @nabbo su Mastodon per questi link; link alternativo).
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.(AGGIORNAMENTO 2023/10/30) Ci vediamo stasera al Film Festival Diritti Umani a Lugano? Parliamo di abusi basati sui deepfake guardando “Another body”
Pubblicazione iniziale 2023/10/25 10:21. Ultimo aggiornamento: 2023/10/27 00:30.
Questa sera alle 20.30 sarò uno degli ospiti del Film Festival Diritti Umani, che si sta tenendo a Lugano dal 19 al 25 ottobre, insieme a Bruno Giussani (curatore internazionale di TED) con la moderazione della giornalista RSI Michèle Volonté. Vedremo il documentario Another body di Sophie Compton e Reuben Hamlyn (in inglese con sottotitoli in italiano) e ne discuteremo con il pubblico dopo la proiezione, che inizia alle 20.30 al cinema Corso, in via Pioda 4.
Il tema dei diritti umani può sembrare insolito da trattare per chi si occupa principalmente di informatica, ma in questo caso è proprio l’informatica a stravolgere un diritto umano fondamentale, rendendo possibile una nuova forma di abuso: il deepfake di immagini intime non consensuali, ossia l’uso di software per creare e diffondere foto e video che applicano realisticamente il volto di una vittima (quasi sempre una donna) a scene di sesso in realtà interpretate da altre persone, allo scopo di molestarle o umiliare pubblicamente quella vittima.
Non chiamatelo revenge porn: è profondamente sbagliato, perché sottintende erroneamente che la vittima abbia commesso qualche azione che giustifica una vendetta da parte di chi produce e diffonde questi video, e non è pornografia, perché la pornografia è consensuale: gli interpreti scelgono di essere ripresi e che la loro immagine intima venga diffusa.
Il documentario Another Body racconta in dettaglio la vicenda di una giovane donna che diventa vittima di un deepfake che la mostra e che viene pubblicato su Pornhub, sconvolgendo la sua vita. Non contiene immagini esplicite, ma vi allude molto chiaramente, e soprattutto tocca un tema molto delicato e sempre più diffuso, per cui il Festival ne consiglia la visione alle persone dai 15 anni in su.
Per chi avesse bisogno di risorse contro questa piaga:
StopNCII.org (elenco dei link diretti per le segnalazioni sui principali social network) Revenge Helpline (elenco delle fonti di aiuto nei vari paesi) Svizzera: pagina di segnalazione al Centro nazionale per la cibersicurezza NCSC Italia: Permesso negato APS (no-profit di supporto tecnologico e feedback legale) 2023/10/27È stata una serata molto intensa: molte persone in sala sono rimaste scioccate da quello che hanno visto, perché non avevano idea dell’esistenza di questo fenomeno e di quanto fosse facile produrre questi deepfake oggi, ma soprattutto non immaginavano che qualcuno (anzi, ben più di un occasionale qualcuno) potesse arrivare a tanto. Alcune persone hanno lasciato la proiezione, profondamente scosse. Nel dibattito dopo il film, Bruno Giussani ed io abbiamo cercato di offrire risorse e rimedi per almeno contenere il danno di questi abusi. Su La Regione c’è un articolo di Ivo Silvestro (paywall) che parla del documentario e del dibattito con il pubblico.
Aggiungo qui un link a un caso di deepfake politico avvenuto proprio pochi giorni fa qui in Svizzera a pochi giorni dalle elezioni federali: un video falso pubblicato lunedì scorso da un consigliere nazionale dell’UDC, Andreas Glarner, che mostra un deepfake in cui la deputata dei Verdi Sibel Arslan sembrava pronunciare slogan a favore dell’UDC. La deputata si è rivolta al tribunale civile di Basilea, che ha ottenuto la cancellazione del video. Gli altri partiti hanno condannato l’uso di deepfake in campagna elettorale; l’UDC ha scelto di difendere “quello che definisce il diritto alla satira” (Rsi.ch, 18 ottobre).
Infine allego un parere del Consiglio Federale sui deepfake, datato 16 agosto 2023 (i grassetti sono aggiunti da me):
2023/10/30Salvo poche eccezioni (p.es. in alcuni Stati federali americani e in Cina), a livello internazionale non esistono regolamentazioni specifiche sui deepfake, nemmeno nell’Unione europea. Un riferimento esplicito ai sistemi che generano deepfake esiste solo nell’attuale progetto di ordinanza sulla definizione di prescrizioni armonizzate per l’intelligenza artificiale (IA). La Commissione europea considera questi sistemi «a basso rischio». Secondo la bozza di ordinanza i deepfake devono essere in linea di principio resi noti. Il progetto di ordinanza sulla definizione di prescrizioni armonizzate per l’intelligenza artificiale è ancora in fase di negoziazione all’interno dell’UE. Varie altre basi legali presenti nell’UE possono essere applicate ai deepfake, tuttavia non sono esplicitamente mirate ad essi. Inoltre, la Commissione europea sta cercando di aggiungere al codice di condotta volontario contro la disinformazione alcuni passaggi sui deepfakes generati dall'IA.
Attualmente in Svizzera non sembra opportuno elaborare una regolamentazione specifica per i deepfake. Tuttavia, è possibile prevedere che in futuro occorra una regolamentazione per quanto riguarda l'aspetto generale dell'IA. Attualmente in Svizzera non sembra opportuno elaborare una regolamentazione specifica per un singolo aspetto. Tuttavia, non si può escludere che in futuro occorra una regolamentazione per quanto riguarda l'aspetto generale dell'IA. Il Consiglio federale segue da vicino gli sviluppi legali in materia, in particolare nell'Unione europea.
Il 5 aprile 2023 il Consiglio federale ha incaricato il DATEC di preparare, entro fine marzo 2024, un avamprogetto da porre in consultazione per regolamentare le piattaforme di comunicazione. Si valuta, tra le altre cose, l’opportunità di introdurre un obbligo per queste ultime di adottare una procedura di notifica e azione («notice and action»). Agli utenti viene così data la possibilità di segnalare facilmente i contenuti potenzialmente illegali. Le piattaforme di comunicazione dovrebbero valutare le segnalazioni ricevute ed eventualmente rimuovere i contenuti. Se dovessero essere realizzati contenuti illegali tramite deepfake, si applicherebbe questa procedura di notifica.
Sul piano penale, il Consiglio federale ritiene che non vi siano lacune legislative per quanto riguarda l’utilizzo delle applicazioni per deepfake. Sostanzialmente il Codice penale svizzero è concepito per essere neutro dal punto di vista tecnologico. Esso si applica indipendentemente dalle tecnologie impiegate dall’autore. Ad esempio, se l’autore utilizza la tecnologia deepfake per commettere un delitto contro l’onore o la sfera privata, sono applicabili le corrispondenti disposizioni (art. 173 segg. CP; in particolare anche le nuove disposizioni contro l’usurpazione d’identità che entreranno in vigore il 1° settembre 2023, art. 179decies CP). Se l’autore manifesta un’intenzione più ampia attraverso l’uso di deepfake, ad esempio per ottenere un vantaggio pecuniario con l’inganno, si applicano le fattispecie penali corrispondenti nell’ambito del diritto penale patrimoniale. Il riferimento a singole tecnologie non offrirebbe un valore aggiunto, bensì metterebbe in discussione la completezza del diritto penale vigente in relazione ad altri sviluppi tecnologici.
Le stesse considerazioni valgono per il diritto civile: indipendentemente dalle tecnologie impiegate si possono applicare in particolare le disposizioni sulle lesioni alla personalità (ovvero il diritto sulla propria immagine e la propria voce, il diritto al rispetto della sfera intima e privata, il diritto all’onore) e i rispettivi mezzi di ricorso (ovvero cessazione, divieto). Ciò vale anche per la responsabilità per atti illeciti, anch’essa neutrale dal punto di vista tecnologico e applicabile in caso di violazione dei diritti tramite l’impiego di deepfake, sempreché i relativi requisiti siano adempiuti.
Infine, va ricordato il principio dell'esattezza dei dati sancito dall'articolo 6 capoverso 5 della nuova legge sulla protezione dei dati (nLPD; RS 235.1) secondo cui, chi tratta dati personali deve accertarsi della loro esattezza.
Rassegna stampa: Tio.ch. Foto: galleria del FFDU.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.(AGGIORNAMENTO 2023/10/27) Ci vediamo stasera al Film Festival Diritti Umani a Lugano? Parliamo di abusi basati sui deepfake guardando “Another body”
Pubblicazione iniziale 2023/10/25 10:21. Ultimo aggiornamento: 2023/10/27 00:30.
Questa sera alle 20.30 sarò uno degli ospiti del Film Festival Diritti Umani, che si sta tenendo a Lugano dal 19 al 25 ottobre, insieme a Bruno Giussani (curatore internazionale di TED) con la moderazione della giornalista RSI Michèle Volonté. Vedremo il documentario Another body di Sophie Compton e Reuben Hamlyn (in inglese con sottotitoli in italiano) e ne discuteremo con il pubblico dopo la proiezione, che inizia alle 20.30 al cinema Corso, in via Pioda 4.
Il tema dei diritti umani può sembrare insolito da trattare per chi si occupa principalmente di informatica, ma in questo caso è proprio l’informatica a stravolgere un diritto umano fondamentale, rendendo possibile una nuova forma di abuso: il deepfake di immagini intime non consensuali, ossia l’uso di software per creare e diffondere foto e video che applicano realisticamente il volto di una vittima (quasi sempre una donna) a scene di sesso in realtà interpretate da altre persone, allo scopo di molestarle o umiliare pubblicamente quella vittima.
Non chiamatelo revenge porn: è profondamente sbagliato, perché sottintende erroneamente che la vittima abbia commesso qualche azione che giustifica una vendetta da parte di chi produce e diffonde questi video, e non è pornografia, perché la pornografia è consensuale: gli interpreti scelgono di essere ripresi e che la loro immagine intima venga diffusa.
Il documentario Another Body racconta in dettaglio la vicenda di una giovane donna che diventa vittima di un deepfake che la mostra e che viene pubblicato su Pornhub, sconvolgendo la sua vita. Non contiene immagini esplicite, ma vi allude molto chiaramente, e soprattutto tocca un tema molto delicato e sempre più diffuso, per cui il Festival ne consiglia la visione alle persone dai 15 anni in su.
Per chi avesse bisogno di risorse contro questa piaga:
StopNCII.org (elenco dei link diretti per le segnalazioni sui principali social network) Revenge Helpline (elenco delle fonti di aiuto nei vari paesi) Svizzera: pagina di segnalazione al Centro nazionale per la cibersicurezza NCSC Italia: Permesso negato APS (no-profit di supporto tecnologico e feedback legale) 2023/10/27È stata una serata molto intensa: molte persone in sala sono rimaste scioccate da quello che hanno visto, perché non avevano idea dell’esistenza di questo fenomeno e di quanto fosse facile produrre questi deepfake oggi, ma soprattutto non immaginavano che qualcuno (anzi, ben più di un occasionale qualcuno) potesse arrivare a tanto. Alcune persone hanno lasciato la proiezione, profondamente scosse. Nel dibattito dopo il film, Bruno Giussani ed io abbiamo cercato di offrire risorse e rimedi per almeno contenere il danno di questi abusi. Su La Regione c’è un articolo di Ivo Silvestro (paywall) che parla del documentario e del dibattito con il pubblico.
Aggiungo qui un link a un caso di deepfake politico avvenuto proprio pochi giorni fa qui in Svizzera a pochi giorni dalle elezioni federali: un video falso pubblicato lunedì scorso da un consigliere nazionale dell’UDC, Andreas Glarner, che mostra un deepfake in cui la deputata dei Verdi Sibel Arslan sembrava pronunciare slogan a favore dell’UDC. La deputata si è rivolta al tribunale civile di Basilea, che ha ottenuto la cancellazione del video. Gli altri partiti hanno condannato l’uso di deepfake in campagna elettorale; l’UDC ha scelto di difendere “quello che definisce il diritto alla satira” (Rsi.ch, 18 ottobre).
Infine allego un parere del Consiglio Federale sui deepfake, datato 16 agosto 2023 (i grassetti sono aggiunti da me):
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.
Salvo poche eccezioni (p.es. in alcuni Stati federali americani e in Cina), a livello internazionale non esistono regolamentazioni specifiche sui deepfake, nemmeno nell’Unione europea. Un riferimento esplicito ai sistemi che generano deepfake esiste solo nell’attuale progetto di ordinanza sulla definizione di prescrizioni armonizzate per l’intelligenza artificiale (IA). La Commissione europea considera questi sistemi «a basso rischio». Secondo la bozza di ordinanza i deepfake devono essere in linea di principio resi noti. Il progetto di ordinanza sulla definizione di prescrizioni armonizzate per l’intelligenza artificiale è ancora in fase di negoziazione all’interno dell’UE. Varie altre basi legali presenti nell’UE possono essere applicate ai deepfake, tuttavia non sono esplicitamente mirate ad essi. Inoltre, la Commissione europea sta cercando di aggiungere al codice di condotta volontario contro la disinformazione alcuni passaggi sui deepfakes generati dall'IA.
Attualmente in Svizzera non sembra opportuno elaborare una regolamentazione specifica per i deepfake. Tuttavia, è possibile prevedere che in futuro occorra una regolamentazione per quanto riguarda l'aspetto generale dell'IA. Attualmente in Svizzera non sembra opportuno elaborare una regolamentazione specifica per un singolo aspetto. Tuttavia, non si può escludere che in futuro occorra una regolamentazione per quanto riguarda l'aspetto generale dell'IA. Il Consiglio federale segue da vicino gli sviluppi legali in materia, in particolare nell'Unione europea.
Il 5 aprile 2023 il Consiglio federale ha incaricato il DATEC di preparare, entro fine marzo 2024, un avamprogetto da porre in consultazione per regolamentare le piattaforme di comunicazione. Si valuta, tra le altre cose, l’opportunità di introdurre un obbligo per queste ultime di adottare una procedura di notifica e azione («notice and action»). Agli utenti viene così data la possibilità di segnalare facilmente i contenuti potenzialmente illegali. Le piattaforme di comunicazione dovrebbero valutare le segnalazioni ricevute ed eventualmente rimuovere i contenuti. Se dovessero essere realizzati contenuti illegali tramite deepfake, si applicherebbe questa procedura di notifica.
Sul piano penale, il Consiglio federale ritiene che non vi siano lacune legislative per quanto riguarda l’utilizzo delle applicazioni per deepfake. Sostanzialmente il Codice penale svizzero è concepito per essere neutro dal punto di vista tecnologico. Esso si applica indipendentemente dalle tecnologie impiegate dall’autore. Ad esempio, se l’autore utilizza la tecnologia deepfake per commettere un delitto contro l’onore o la sfera privata, sono applicabili le corrispondenti disposizioni (art. 173 segg. CP; in particolare anche le nuove disposizioni contro l’usurpazione d’identità che entreranno in vigore il 1° settembre 2023, art. 179decies CP). Se l’autore manifesta un’intenzione più ampia attraverso l’uso di deepfake, ad esempio per ottenere un vantaggio pecuniario con l’inganno, si applicano le fattispecie penali corrispondenti nell’ambito del diritto penale patrimoniale. Il riferimento a singole tecnologie non offrirebbe un valore aggiunto, bensì metterebbe in discussione la completezza del diritto penale vigente in relazione ad altri sviluppi tecnologici.
Le stesse considerazioni valgono per il diritto civile: indipendentemente dalle tecnologie impiegate si possono applicare in particolare le disposizioni sulle lesioni alla personalità (ovvero il diritto sulla propria immagine e la propria voce, il diritto al rispetto della sfera intima e privata, il diritto all’onore) e i rispettivi mezzi di ricorso (ovvero cessazione, divieto). Ciò vale anche per la responsabilità per atti illeciti, anch’essa neutrale dal punto di vista tecnologico e applicabile in caso di violazione dei diritti tramite l’impiego di deepfake, sempreché i relativi requisiti siano adempiuti.
Infine, va ricordato il principio dell'esattezza dei dati sancito dall'articolo 6 capoverso 5 della nuova legge sulla protezione dei dati (nLPD; RS 235.1) secondo cui, chi tratta dati personali deve accertarsi della loro esattezza.
Ci vediamo stasera al Film Festival Diritti Umani a Lugano? Parliamo di abusi basati sui deepfake guardando “Another body”
Questa sera alle 20.30 sarò uno degli ospiti del Film Festival Diritti Umani, che si sta tenendo a Lugano dal 19 al 25 ottobre, insieme a Bruno Giussani (curatore internazionale di TED) con la moderazione della giornalista RSI Michèle Volonté. Vedremo il documentario Another body di Sophie Compton e Reuben Hamlyn (in inglese con sottotitoli in italiano) e ne discuteremo con il pubblico dopo la proiezione, che inizia alle 20.30 al cinema Corso, in via Pioda 4.
Il tema dei diritti umani può sembrare insolito da trattare per chi si occupa principalmente di informatica, ma in questo caso è proprio l’informatica a stravolgere un diritto umano fondamentale, rendendo possibile una nuova forma di abuso: il deepfake di immagini intime non consensuali, ossia l’uso di software per creare e diffondere foto e video che applicano realisticamente il volto di una vittima (quasi sempre una donna) a scene di sesso in realtà interpretate da altre persone, allo scopo di molestarle o umiliare pubblicamente quella vittima.
Non chiamatelo revenge porn: è profondamente sbagliato, perché sottintende erroneamente che la vittima abbia commesso qualche azione che giustifica una vendetta da parte di chi produce e diffonde questi video, e non è pornografia, perché la pornografia è consensuale: gli interpreti scelgono di essere ripresi e che la loro immagine intima venga diffusa.
Il documentario Another Body racconta in dettaglio la vicenda di una giovane donna che diventa vittima di un deepfake che la mostra e che viene pubblicato su Pornhub, sconvolgendo la sua vita. Non contiene immagini esplicite, ma vi allude molto chiaramente, e soprattutto tocca un tema molto delicato e sempre più diffuso, per cui il Festival ne consiglia la visione alle persone dai 15 anni in su.
Per chi avesse bisogno di risorse contro questa piaga:
StopNCII.org (elenco dei link diretti per le segnalazioni sui principali social network)Revenge Helpline (elenco delle fonti di aiuto nei vari paesi)Svizzera: pagina di segnalazione al Centro nazionale per la cibersicurezza NCSCItalia: Permesso negato APS (no-profit di supporto tecnologico e feedback legale)
October 22, 2023
Mastodon, come funziona la ricerca?
Ho aggiornato l’Efficercatore, il mio libro-sito dedicato alle tecniche di ricerca di informazioni online, per includere la ricerca in Mastodon, che è stata introdotta di recente.
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La ricerca in Mastodon è molto diversa da quella negli altri social network: in estrema sintesi, è volutamente più limitata, perché tiene conto del fatto che ci possono essere circostanze nelle quali, per proteggere l’utente, è preferibile non permettere la ricerca.
Un altro motivo di questa limitazione è che Mastodon è un social network federato, composto da un arcipelago di server indipendenti interconnessi, chiamati istanze, che possono usare versioni differenti di software e configurarle in modi differenti e non dipendono da un coordinamento centrale. Le istanze che hanno installato la versione 4.2.0 o superiore di Mastodon possono consentire la ricerca di testo, ma non sono obbligate a farlo.
Inoltre i singoli utenti possono decidere se vogliono che i loro post siano cercabili (opt-in). Questa decisione si imposta andando nelle Preferenze di privacy del proprio account Mastodon (https://[istanza]settings/privacy) e attivando le opzioni Include il profilo e i post negli algoritmi di scoperta, Includi i post pubblici nei risultati di ricerca e Includi la pagina del profilo nei motori di ricerca.

La ricerca standard di Mastodon consente all’utente:
di cercare il nome dell’account di un altro utente o un hashtag; di cercare testo nei propri post, nei post contrassegnati come preferiti o segnalibro e nelle menzioni.Intenzionalmente, la ricerca standard di Mastodon non consente di cercare stringhe arbitrarie nell’intero database, per ridurre il rischio di abusi da parte di persone che cerchino parole chiave controverse per aggredire le persone che le hanno usate. Tuttavia questa limitazione viene eliminata se è disponibile la funzione Elasticsearch, che consente la ricerca full-text nei post degli utenti, purché abbiano scelto l’opt-in, ossia abbiano deciso di rendere cercabili i propri post.
Nella casella di ricerca di Mastodon si possono usare vari operatori:
OR per cercare i post che contengono almeno una delle parole chiave indicate “[sequenza]” per cercare i post che contengono l’esatta sequenza di parole chiave, racchiuse tra virgolette -[parola] per escludere dai risultati la parola chiave indicata has:image per cercare i post che contengono immagini has:video per cercare i post che contengono video has:media per cercare i post che contengono media in generale has:poll per cercare i post che contengono sondaggi has:link per cercare i post che contengono link has:embed per cercare i post che contengono embed is:sensitive per cercare i post che sono etichetttati come contenuto sensibile is:reply per cercare i post di risposta language:[lingua] per cercare i post scritti in una lingua specifica (per esempio en per l’inglese) before:[data] per cercare i post pubblicati prima di una certa data (nel formato anno-mese-giorno) after:[data] per cercare i post pubblicati dopo una certa data (nel formato anno-mese-giorno) during:[data] per cercare i post pubblicati durante una certa data (nel formato anno-mese-giorno) from:[nomeutente] per cercare i post pubblicati da uno specifico utente[Fonti: Mastodon Migration; Join Mastodon; ]
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.October 21, 2023
Sci-Fi Universe, 13-14 gennaio 2024 a Peschiera del Garda: due giorni di fantascienza, astronomia e astrofisica. Ecco il secondo blocco di ospiti

Pubblicazione iniziale: 2023/10/22 01:45.
A metà settembre ho potuto finalmente annunciare pubblicamente che sto co-organizzando un raduno di appassionati di scienza e fantascienza insieme allo Stargate Fanclub Italia, formalmente denominato Sci-Fi Universe (ma noto informalmente come SciallaCon), che si terrà il 13 e 14 gennaio 2024 a Peschiera del Garda, presso il Parc Hotel.
Ai primi di ottobre sono stati annunciati i primi ospiti e si sono aperte le iscrizioni, che stanno procedendo meglio di quanto osassimo sperare. La notte di Dungeons and Dragons (la D&D Night) è già tutta prenotata. Oggi posso annunciare alcuni degli altri ospiti dell’evento (oltre a me stesso, visto che farò una conferenza sulla traduzione e le procedure di segretezza di Doctor Who, con materiale raro).
Ricordo brevemente i costi: l’ingresso per tutti e due i giorni costa 30 euro di base, che diventano 15 euro per persone da 12 a 17 anni e portatori di handicap; i bambini sotto i 12 anni e gli accompagnatori di portatori di handicap entrano gratuitamente. Trovate tutti i dettagli nelle FAQ, mentre il modulo di iscrizione è disponibile qui. I posti disponibili non sono tantissimi, per cui consiglio di iscriversi subito.
Ricordo inoltre che le iscrizioni sono separate dalle prenotazioni alberghiere, per consentire la massima libertà di scelta e flessibilità ai partecipanti e non imporre nulla a nessuno, e che il nostro obiettivo è uno solo: divertirci radunandoci tra appassionati in un evento senza scopo di lucro (tanto che anch’io e tutti i co-organizzatori pagano l’iscrizione come tutti).
Infine sottolineo che la Sci-Fi Universe è soprattutto un’occasione di incontro fra appassionati: per questo abbiamo riservato nel programma degli spazi in cui “fare decompressione” e chiacchierare senza l’ansia di perdersi qualche evento. Vogliamo essere scialli, non stressanti.
Ecco la nuova infornata di ospiti (relatori e attori), che si aggiungono a Dan Starkey (Strax di Doctor Who), Gabriella Cordone Lisiero (Star Trek Italian Club e traduzione di serie TV), Simone Jovenitti (astrofisica), Alessandra Carrer e Luigi Garlaschelli (steampunk e scienza), alle associazioni Deep Space One, Italian KlinZha Society e Stargate Fanclub Italia, ai workshop di scrittura creativa con Ida Daneri, di costuming con GEA Lab, di doppiaggio con Luca Gatta della Scuola di Doppiaggio Brescia, alle esperienze in realtà virtuale a tema (spade laser e Stazione Spaziale) e alla serata di osservazione astronomica con Physical Pub.
Stefano Petroni
Stefano è stato a lungo presidente dell’associazione Deep Space One e si occupa del The Orville Fan Club Italia: ci parlerà della serie TV The Orville nel suo intervento, intitolato La visione di Seth MacFarlane: Uno sguardo su “The Orville”, domenica 14 gennaio alle ore 10:30.
Omar Serafini
Omar Serafini è responsabile dell’Area Pianificazione e Controllo di Gestione di MFE – MediaForEurope oltre che showrunner e co-autore del podcast italiano indipendente FantascientifiCast, dedicato alla fantascienza. Nella sua conferenza “70 anni… Minus One: lunga vita al Re!” (domenica 14 alle 18) ci racconterà tutto su Godzilla, dalla sua prima apparizione nella baia di Tokyo nel 1954 ai suoi fasti cinematografici più recenti.
Davide Formenti
Davide fa divulgazione scientifica per bambini e ragazzi e con il Maestro Giovanni Mongini ha scritto il saggio Gli esploratori dell’infinito, dedicato all’astronomia, alle missioni spaziali e alla filmografia di fantascienza, curando la parte scientifico-tecnologica. Ce lo presenterà domenica 14 gennaio alle 10.
Gino Lucrezi
Fondatore e amministratore della pagina Facebook italiana della serie The Expanse, Gino terrà la conferenza intitolata “The Expanse – Raccontare una storia con tanti strumenti” sabato 13 alle 18:15 e ripercorrerà la storia e l’evoluzione di questa serie molto apprezzata dai fan.
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Ai club e gruppi già annunciati si aggiungono il Doctor Who Italian Fan Club, lo Star Trek Italian Club Alberto Lisiero, l’Associazione Culturale Steampunk Nord-Est, Moonbase’99 (club dedicato alla fantascienza televisiva anni ‘70, soprattutto inglese, come UFO e Spazio 1999), Star Wars Universe. L’elenco aggiornato dei club e gruppi è qui su Scifiuniverse.it.
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Il programma completo della Sci-Fi Universe è disponibile qui.
Se volete saperne di più e restare aggiornati, seguite la SFU sui social network: Facebook, X/Twitter, YouTube, Instagram, WhatsApp e TikTok. Naturalmente c’è anche la mail: info chiocciola scifiuniverse.it.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.Paolo Attivissimo's Blog
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