Paolo Attivissimo's Blog, page 2
October 4, 2024
Podcast RSI – Auto connesse “hackerabili”, stavolta tocca a Kia. Ma a fin di bene
Ho realizzato un nuovo podcast per la RSI: stavolta parlo del caso delle auto connesse di Kia, decisamente troppo facili da attaccare grazie a una tecnica ingegnosa che però non dovrebbe essere nemmeno lontanamente possibile in un’azienda che capisce il concetto di sicurezza. Trovate il podcast qui su Attivissimo.me.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.October 1, 2024
Annuncio di scoperta astronomica oggi alle 14 ora dell’Europa centrale. Niente panico
Oggi alle 14 (ora dell’Europa centrale) verrà resa pubblica una scoperta astronomica piuttosto interessante e positiva: so già di cosa si tratta, perché la notizia è già stata diffusa ai giornalisti con preghiera di embargo fino a quell’ora.
Ho preparato un articolo che la spiega in dettaglio: lo troverete appunto dalle 14 su Attivissimo.me.

September 30, 2024
Niente Panico RSI - Puntata del 2024/09/30
Stamattina è andata in onda una nuova puntata in diretta di Niente Panico, il programma che conduco insieme a Rosy Nervi sulla Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera. La trasmissione è riascoltabile, insieme alle fonti, qui su Attivissimo.me.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.September 26, 2024
Abbandono di X, ne abbiamo parlato alla RSI
Stamattina sono stato ospite di Millevoci sulla Rete Uno (radio) della Radiotelevisione Svizzera per parlare della situazione di X (l’ex Twitter) e del suo potere mediatico alla vigilia delle elezioni presidenziali statunitensi, partendo dalla mia decisione di smettere definitivamente di usare X. Ho partecipato al programma insieme a Isabella Visetti, Nicola Colotti e Neva Petralli.
Se vi interessa sentire cosa abbiamo detto e i dati che abbiamo presentato, trovate i link e lo streaming qui su Attivissimo.me.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.September 23, 2024
Niente Panico RSI - Puntata del 2024/09/23
Stamattina è andata in onda una nuova puntata in diretta di Niente Panico, il programma che conduco insieme a Rosy Nervi sulla Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera.
La puntata è riascoltabile qui oppure nell’embed qui sotto. Le puntate vengono pubblicate a questo link:
https://www.rsi.ch/rete-tre/programmi/intrattenimento/serotonina
I temi della puntataL’account Instagram della settimana: @combophoto.
La bufala della settimana: il falso allarme per il tonno radioattivo (da Bufale.net).
Intelligenza artificiale e musica: Suno lancia la funzione Covers per ricreare le canzoni usando vari stili “un po’ come applicare un filtro a una foto” e usabile anche partendo da “un canto amatoriale sotto la doccia [...] Per i musicisti e i produttori, Covers offre un’opportunità unica di sperimentare diversi arrangiamenti e stili senza perdere tempo” (Punto Informatico).
Prova pratica di Suno: ho creato un account gratuito, ho immesso il prompt "una canzone pop dedicata a due conduttori radiofonici, Rosy e Paolo, che portano informazione e allegria", in italiano, e Suno mi ha generato questo brano, che è quello che abbiamo anche trasmesso in diretta, e anche questa versione alternativa un po’ meno brillante.
Sottolineo che tutto quello che sentite è stato generato pari pari dall’intelligenza artificiale di Suno, senza alcun mio intervento di rifinitura: il testo (in italiano e in rima), la voce del cantante, la melodia e gli strumenti.
L’intervista impossibile: Abbiamo ricordato l’anniversario della nascita di Ray Charles (23 settembre 1930). A titolo dimostrativo, anche qui tutto è stato creato pari pari dall’IA.
Per prima cosa ho chiesto a ChatGPT “leggi questa biografia di Ray Charles https://it.wikipedia.org/wiki/Ray_Cha... e prepara quattro domande vivaci e intelligenti per un'intervista a Ray Charles come se fosse ancora vivo”.
La risposta di ChatGPT:
Ecco quattro domande vivaci e intelligenti per un'intervista a Ray Charles:
Ray, sei stato un pioniere nel fondere gospel, jazz e blues, creando il soul. Come hai trovato il coraggio di rompere le regole musicali e inventare un suono così unico?
Dopo la perdita della vista, la musica è diventata la tua vera visione. In che modo questa esperienza ha cambiato il tuo modo di sentire e interpretare la musica?
"Georgia on My Mind" è uno dei tuoi brani più amati. Cosa rappresenta per te questo pezzo e perché pensi abbia toccato così tante persone?
Hai affrontato momenti difficili, inclusa la dipendenza. Qual è stato il momento in cui hai sentito di poter riprendere il controllo della tua vita e della tua carriera?
Solitamente per queste “interviste” usiamo Character.ai, che però non ha un profilo già pronto dedicato a Ray Charles, per cui ho chiesto a ChatGPT di generare anche le presunte risposte, dandogli l’istruzione “Usando le informazioni che hai su Ray Charles, crea le risposte a queste domande”.
ChatGPT ha risposto così:
Ecco delle risposte immaginate da Ray Charles alle tue domande:
Ray, sei stato un pioniere nel fondere gospel, jazz e blues. Come hai trovato il coraggio di rompere le regole musicali e creare un suono così unico? "Ho sempre seguito il mio cuore. La musica è una cosa viva, non puoi rinchiuderla in scatole. Venivo da una tradizione di gospel, ma il blues e il jazz mi parlavano, così ho combinato tutto. Non era pianificato, era solo quello che sentivo."
Dopo la perdita della vista, la musica è diventata la tua vera visione. In che modo questa esperienza ha cambiato il tuo modo di sentire e interpretare la musica? "Perdere la vista mi ha fatto ascoltare il mondo in un modo completamente nuovo. Ogni nota, ogni ritmo aveva un significato più profondo. La musica è diventata il mio modo di vedere, di comunicare e di esprimere le emozioni che non potevo vedere ma che sentivo dentro di me."
"Georgia on My Mind" è uno dei tuoi brani più amati. Cosa rappresenta per te questo pezzo e perché pensi abbia toccato così tante persone? "Georgia è più di una canzone per me, è come tornare a casa, dove ho iniziato tutto. Credo che tocchi le persone perché parla di nostalgia, di affetto per le proprie radici. Chiunque può connettersi con quel sentimento."
Hai affrontato momenti difficili, inclusa la dipendenza. Qual è stato il momento in cui hai sentito di poter riprendere il controllo della tua vita e della tua carriera? "Il momento più difficile è stato rendermi conto che la dipendenza mi stava portando via tutto, ma la musica mi ha sempre dato una ragione per lottare. Quando ho capito che avevo ancora tanto da dare, è stato lì che ho deciso di riprendere il controllo, per me stesso e per la mia musica."
Ho poi preso questi testi e li ho fatti leggere a une delle voci di ElevenLabs.io. La cosa che mi inquieta è che le domande sono dannatamente pertinenti e probabilmente migliori di quelle che sarebbero venute in mente a me.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.September 19, 2024
Due piccole novità
Domattina uscirà il podcast che ho preparato per la RSI: parlerò dei cercapersone che esplodono e di tutto quello che sta dietro a storie come questa. Il testo del podcast, diversamente dal solito, non sarà pubblicato qui, ma è già online qui sul mio nuovo sito, Attivissimo.me, che sto collaudando.
È ancora da rifinire, ma se volete dargli un’occhiata sopportando gli inestetismi e le incompletezze, mi fate un favore. Dovrebbe permettermi maggiore efficienza e velocità e quindi darmi modo di scrivere di più. Blogger mi sta appesantendo decisamente troppo.
Prevengo la domanda inevitabile: non chiuderò questo blog e non lo migrerò. Semplicemente, i contenuti da un certo punto in poi saranno pubblicati di là e non qui. Sempre che il mio hosting regga e Wordpress mi sostenga come sta facendo finora.
La seconda piccola novità riguarda le donazioni: oltre a Paypal ho aggiunto anche SumUp, che accetta praticamente tutte le principali carte di credito. Se vedete che la pagina delle donazioni a supporto di questo blog è cambiata, non sono stato hackerato: è intenzionale.
E ora via, verso nuove avventure!
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.September 14, 2024
Non ce la faccio più a turarmi il naso. Ho mollato X/Twitter, passo a Instagram (e resto su Mastodon). Sarà meno peggio?
Per qualche mese ho attivato X/Twitter a pagamento per vedere se cambiava qualcosa in termini di efficacia e diffusione dei miei post. Sotto la gestione Musk, X/Twitter è diventato una fogna peggiore di quella che era prima, ma ho osato sperare che poter raggiungere 411.000 follower potesse essere un’occasione per diffondere un po’ di debunking e contrastare la disinformazione. Ci ho provato, turandomi il naso contro il tanfo crescente dei complottismi politici e scientifici lasciati correre a briglia sciolta e contro i deliri alimentati da Elon Musk stesso, decidendo di non rispondere a nessuno ma di limitarmi a postare notizie. Ma non è servito a nulla, non ho visto alcun miglioramento della diffusione dei post, e non ce la faccio più.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, per me, è quel viscido post di Musk in cui lui attacca Taylor Swift per il suo sostegno alla candidatura presidenziale di Kamala Harris, dicendo che vuole metterla incinta. Non chiede di farlo; dice che lo farà (“I will give you a child”), volente o nolente lei. Cioè vuole stuprarla. Come al solito, ci sarà chi dice che è un post “scherzoso”. Come no. Provate a immaginare un uomo che scrive una cosa del genere a vostra figlia, se ne avete una.
È uno schifo che nessun uomo dovrebbe permettersi di scrivere, ed è l’ennesimo sintomo manifestato fin troppo pubblicamente da una persona che ha chiaramente dei gravi problemi di rapporti sociali e sta usando il suo immenso patrimonio per infliggere quei problemi al resto del mondo.
È un sintomo talmente grave che persino le Note della Collettività del suo stesso social network condannano quel post, dicendo che “dimostra un desiderio di oggettificare e degradare tramite contenuti sessuali indesiderati, ed è in violazione delle regole di X”.
Vedere Elon Musk, quello che una volta sembrava essere un visionario con un piano d’azione concreto per un futuro migliore per l’umanità, scendere progressivamente al livello di Donald Trump e poi andare ancora più in basso sposando le teorie di complotto più idiote (come quella degli immigrati che rapiscono e mangiano i gatti), è una scena di deludente squallore che non mi sento più di sostenere in alcun modo. Il leasing della mia Tesla Model S sta per scadere e non penso che resterò con questa marca, troppo dipendente dagli umori e dalle ossessioni minimaliste di Musk.
Nel frattempo ho annullato il mio account X/Twitter a pagamento (@disinformatico, aperto nel lontano 2007; resterà attivo per contratto fino al 4 ottobre) e ho smesso definitivamente di postare qualunque cosa su quella piattaforma. Ho motivato a X la mia disdetta così: “I can't stand Elon Musk's support and personal endorsement of sexism, racism, and hate on X/Twitter. The straw that broke this camel's back is THAT tweet of his to Taylor Swift. You know which one”.


Ho messo su X/Twitter un ultimo post in cui invito i follower a smettere di seguirmi lì e, se ci tengono, a passare a Mastodon, Threads e Instagram. Su quest’ultimo ho attivato l’account professionale.


Mi rendo perfettamente conto che Threads e Instagram sono nelle mani di un altro stramiliardario che sta facendo danni sociali a dismisura, Mark Zuckerberg. Forse sto solo passando dalla brace alla padella. Vedremo.
Intanto, se vi va, mi trovate a queste coordinate:
Instagram: https://www.instagram.com/disinformatico/Threads: https://www.threads.net/@disinformaticoMastodon: https://mastodon.uno/@ildisinformaticoFonte aggiuntiva: Elon Musk’s Offer to Father a Child With Taylor Swift Elicits Disgust: ‘You’re Creepy. Full Stop’, Variety, 11 settembre 2024.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.September 13, 2024
Podcast RSI - Telegram cambia le proprie regole, terremoto di sicurezza

È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto: lo trovate qui sul sito della RSI (si apre in una finestra/scheda separata) e lo potete scaricare .
Le puntate del Disinformatico sono ascoltabili anche tramite iTunes, YouTube Music, Spotify e feed RSS.
Buon ascolto, e se vi interessano il testo di accompagnamento e i link alle fonti di questa puntata, sono qui sotto.
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[CLIP: TF1 annuncia l’arresto di Durov]
Il 24 agosto scorso Pavel Durov, fondatore e CEO della popolarissima piattaforma di messaggistica Telegram, è stato fermato in Francia [RSI] e successivamente incriminato dalle autorità francesi e rilasciato su cauzione, con l’obbligo di restare nel paese. L’incriminazione parla di “rifiuto di comunicare le informazioni necessarie per le intercettazioni autorizzate dalla legge”, “complicità” in reati e crimini gravissimi organizzati su o tramite Telegram, e... omessa dichiarazione formale di importazione in Francia di un sistema crittografico?
Questo terzo capo di incriminazione può sembrare dissonante rispetto agli altri due, ma ha una sua spiegazione che è importante per capire perché il fermo di Durov ha scatenato un terremoto che ha scosso molti degli oltre 900 milioni di utenti di Telegram.
Questa è la storia, fin qui, di questo terremoto e delle sue implicazioni per la sicurezza e la privacy, non tanto per i criminali che usano Telegram, ma per gli utenti onesti di questa piattaforma, specialmente quelli che vivono in paesi dove i diritti umani non vengono rispettati e i dissidenti vengono perseguitati. Questi utenti in questi anni si sono affidati a Telegram contando sulla sua promessa di non collaborare con nessun governo, e ora scoprono che le loro conversazioni su questa piattaforma non erano così protette e segrete come pensavano, anche perché Telegram, dopo il fermo e l’incriminazione di Durov, ha silenziosamente cambiato le proprie regole.
Benvenuti alla puntata del 13 settembre 2024 del Disinformatico, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.
[SIGLA di apertura]
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Telegram è diverso dagli altri sistemi di messaggistica, come Signal o WhatsApp, per due ragioni principali. La prima è che offre i cosiddetti canali, ai quali può iscriversi un numero sostanzialmente illimitato di persone per seguire i messaggi pubblicati da un singolo utente o da una specifica organizzazione.
Questa capacità di far arrivare un messaggio anche a milioni di persone, senza nessuna delle restrizioni o dei filtraggi tipici di altre piattaforme, rende Telegram più allettante rispetto alla concorrenza, per esempio per i criminali informatici e anche per quelli non informatici, dai trafficanti di droga ai terroristi ai pedofili, che possono usarlo (e lo usano) per pubblicizzare i propri prodotti e servizi o le proprie terribili azioni e gestire la propria clientela in modo efficiente e discreto. Ovviamente queste stesse caratteristiche sono utili anche per chi lotta contro censure, persecuzioni o restrizioni delle libertà.
E così Telegram, per chi vive in Russia, è uno dei pochissimi canali attraverso i quali è possibile ricevere informazioni non filtrate dalla censura governativa. Durov lasciò la Russia dieci anni fa, nel 2014, proprio per non dover cedere al governo i dati dei cittadini raccolti dalla sua piattaforma precedente, Vkontakte, una sorta di Facebook nazionale, e per non doverla censurare. A modo suo, Pavel Durov ha esibito dei princìpi etici molto saldi: non collaborare con nessuna autorità, perché chi per un certo governo è un sovversivo per un altro governo è un dissidente, e chi è considerato terrorista da una parte è visto come combattente per la libertà dall’altra.
La seconda ragione è che Telegram, intesa come azienda, si è sempre vantata di rifiutare qualunque collaborazione con le forze di polizia di qualunque paese e di non fare moderazione: nelle pagine del suo sito ha dichiarato che “Tutte le chat e i gruppi di Telegram sono territorio privato dei loro rispettivi partecipanti. Non eseguiamo alcuna richiesta relativa ad esse [...] Ad oggi, abbiamo divulgato 0 byte di dati a terzi, inclusi i governi […] Mentre blocchiamo bot e canali legati al terrorismo (ad esempio legati all'ISIS), non bloccheremo nessuno che esprime pacificamente altre opinioni.”
Il risultato è che oggi 900 milioni e passa di persone in tutto il mondo si affidano a Telegram per comunicare di tutto, dagli annunci di estorsione informatica ai consigli delle mamme appassionate di rimedi naturali alle malattie, dagli amori clandestini ai film piratati, e di quei 900 milioni e passa circa 10 milioni sono utenti paganti, i cui abbonamenti permettono all’azienda Telegram di operare. Ma a fine agosto per tutte queste persone è arrivato un brusco risveglio.
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Prima di tutto, il fermo di Durov ha fatto parlare molto di Telegram anche nei media generalisti, e quindi finalmente molti utenti non esperti sono venuti a conoscenza di un dettaglio tecnico cruciale: le normali chat di Telegram, le sue chat di gruppo e i messaggi diffusi in massa attraverso i suoi canali non sono protetti tramite la crittografia end-to-end, come lo sono invece quelli di WhatsApp o di Signal.
Soltanto le cosiddette chat segrete di Telegram godono di questa protezione, che rende tecnicamente impossibile per il fornitore di un servizio di messaggistica collaborare con le autorità facendo leggere i messaggi dei sospettati. Crittografia end-to-end significa infatti che neppure il fornitore del servizio è in grado di leggere i messaggi scambiati dai suoi utenti e quindi può respingere le richieste di accesso di qualunque autorità semplicemente spiegando che non le può soddisfare per motivi puramente tecnici. Non può fornire i messaggi perché non è in grado di leggerli.
Ma mentre su WhatsApp questa protezione è applicata automaticamente a tutti i messaggi di tutti gli utenti, su Telegram è appunto necessario attivarla manualmente, e comunque la crittografia end-to-end non è disponibile nelle comunicazioni di gruppo ma solo in quelle dirette tra due persone, come spiegato in dettaglio sul sito di Telegram nelle pagine tecniche, quelle che non legge nessuno. E così pochissimi utenti conoscono e usano queste chat segrete.
In altre parole, il grosso del traffico di messaggi, leciti e illeciti, trasportati da Telegram è leggibile dai tecnici di Telegram, è archiviato sui server dell’azienda e quindi potrebbe essere consegnato alle autorità di qualunque paese, democratico o non democratico. Nessun problema per chi usa Telegram per coordinare le attività di un circolo scacchistico, ma per chiunque usi Telegram per proteggersi da autorità oppressive o per scopi non propriamente legali è uno shock scoprire che quello spazio che riteneva sicuro non lo è affatto.
Va detto che Telegram ha protetto i messaggi dei suoi utenti in altri modi: lo ha fatto tramite la crittografia dei propri server, di cui però ha le chiavi, che quindi gli possono essere chieste dalle autorità; e lo ha fatto distribuendo la propria infrastruttura in vari paesi, per cui i messaggi degli utenti sono sparsi in vari frammenti sotto giurisdizioni molto differenti, che dovrebbero quindi avviare un’azione legale coordinata e congiunta per avere accesso a quei messaggi.
Ma il fatto stesso che i messaggi siano in qualche modo accessibili all‘azienda significa che un governo sufficientemente attrezzato, agguerrito e deciso potrebbe effettuare un attacco informatico a Telegram per leggersi quei messaggi. Oppure, più semplicemente, potrebbe trovare metodi non informatici per indurre l’azienda a collaborare. Per esempio, un fermo e un’incriminazione del suo fondatore e amministratore, magari con la scusa della mancata dichiarazione formale di aver importato in Francia un sistema crittografico. Telegram opera anche in Francia da anni, alla luce del sole, per cui è presumibile che le autorità francesi fossero ben consapevoli da tempo di questa mancata dichiarazione prevista dalle leggi nazionali, eppure non hanno mai fatto nulla per contestare l’omissione prima di oggi.
E in effetti dopo l’intervento delle autorità francesi
su Telegram è cambiato qualcosa di importante.---
Intorno al 5 settembre scorso le fiere parole di rifiuto di qualunque collaborazione che ho citato prima sono state riscritte sul sito di Telegram. Adesso Telegram non dice più che “Tutte le chat e i gruppi di Telegram sono territorio privato dei loro rispettivi partecipanti” e che non esegue alcuna richiesta relativa ad esse. Al posto di queste parole c’è l’annuncio che “Tutte le app di Telegram dispongono di pulsanti "Segnala” che consentono di segnalare i contenuti illegali ai nostri moderatori, con pochi tocchi.”


Non è una novità in senso stretto: questa funzione di segnalazione esiste da tempo nell’app. Ma è interessante che sia stata messa in evidenza e che siano scomparse quelle parole sul “territorio privato”, quasi a suggerire un nuovo corso di collaborazione con le autorità.
Durov ha usato parole piuttosto concilianti anche in un suo annuncio personale [https://t.me/durov/342], dicendo che “l’improvviso aumento del numero di utenti a 950 milioni ha causato dei problemi legati alla crescita che hanno agevolato i criminali nell’abusare della nostra piattaforma […] è mio obiettivo personale assicurarmi che miglioreremo significativamente le cose in questo senso”.
Pavel Durov ha inoltre sottolineato l’impegno di Telegram contro gli abusi sui minori, citando l’apposito canale di Telegram [@StopCA] che indica, giorno per giorno, i numeri dei gruppi e canali banditi in relazione a questi abusi: sono quasi duemila al giorno. Ha dichiarato anche che Telegram rimuove quotidianamente “milioni di post nocivi” e ha “canali diretti di comunicazione con le organizzazioni non governative per gestire più rapidamente le richieste urgenti di moderazione.”
Sembra insomma che Durov voglia lasciarsi alle spalle numeri preoccupanti, come le 2460 richieste della polizia francese a Telegram rimaste senza risposta [Libération, paywall], e una reputazione guadagnata sul campo di non collaborare con le autorità nemmeno quando si tratta di situazioni di crimine indiscusso e non di questioni di libertà di parola.
A questo restyling di Telegram contribuisce anche la rimozione della funzione Persone vicine, annunciata personalmente da Durov [https://t.me/durov/343]. Questa funzione permetteva a un utente di localizzare gli altri utenti di Telegram situati nelle sue vicinanze, con rischi fin troppo evidenti di abusi e di agevolazione dello stalking.
Numerosi criminali online che usano Telegram, intanto, hanno reagito alla situazione chiudendo i propri account sulla piattaforma, un po’ perché temono che i loro dati e quelli della loro clientela possano finire nelle mani delle autorità, e un po’ perché hanno paura che i loro account verranno chiusi, ora che Telegram dice di volersi occupare seriamente della moderazione [404 Media].
La parola chiave di tutta questa vicenda sembra essere moderazione, o meglio, carenza di moderazione dei contenuti diffusi da Telegram, anche dopo che sono stati segnalati, come nota anche l’autorevole Electronic Frontier Foundation riportando una dichiarazione dell’Ofmin, l’ente francese incaricato di investigare sulle minacce alla sicurezza online dei minori, notando che secondo la legge francese consentire la distribuzione di contenuti o servizi illegali di cui si è a conoscenza è un reato.
Gli eventuali cambiamenti concreti di Telegram diverranno visibili nei prossimi mesi, ma il presupposto delle autorità francesi che la mancanza di moderazione dei contenuti illegali segnalati comporti una responsabilità penale del titolare di un sito probabilmente sta facendo venire i brividi ad altri CEO di piattaforme di messaggistica e social network che non hanno la reputazione di essere “paradisi anarchici”, per citare l’espressione usata da Durov, ma se la meriterebbero. Perché anche Instagram, per esempio, ha lo stesso problema di omessa moderazione di contenuti anche dopo che sono stati segnalati.
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Lo so perché anch’io, come tanti altri utenti, segnalo spesso gli spezzoni di video pornografici e di abusi su minori inseriti nei reel di Instagram dopo qualche secondo di contenuto non controverso, ma la moderazione di questa piattaforma risponde puntualmente che il video è conforme alle norme della comunità e non lo rimuove. Eppure la violazione delle norme sarebbe assolutamente ben visibile se solo il moderatore, o l’intelligenza artificiale che forse lo ha sostituito, si degnasse di esaminare il video per qualche secondo in più.
X, quello che una volta era Twitter, è anche peggio, soprattutto per chi è genitore di figli molto giovani che scalpitano per entrare nei social network. La pornografia e la violenza, anche di tipi estremi, sono accessibili su X semplicemente cambiando un’impostazione dell’app, ed è cosi da ben prima della sua acquisizione da parte di Elon Musk; dopo questa acquisizione sono aumentati i contenuti riguardanti odio, discriminazione e razzismo. Segnalarli è inutile, perché la loro presenza è esplicitamente prevista dalle regole di X ed è coperta dalla foglia di fico decisamente troppo corta di un messaggio di avvertimento, facilissimo da eludere, e dall’appoggio esplicito di Musk stesso.
Il segnale mandato dalle autorità francesi è molto forte e a differenza delle segnalazioni degli utenti è difficile da ignorare: i gestori delle grandi piattaforme, se sono avvisati del fatto che ospitano contenuti o comportamenti illegali, non possono far finta di niente solo perché sono straricchi. Hanno delle responsabilità legali e soprattutto sociali, visto il peso che i loro servizi hanno nella formazione delle giovani generazioni e anche di quelle meno giovani.
A questo punto viene da chiedersi se dopo quello che è successo a Pavel Durov, Mark Zuckerberg e Elon Musk abbiamo già mandato un breve promemoria ai piloti del loro jet personali: “Evitare Francia”.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.September 12, 2024
Venerdì 13 parlerò di balle spaziali a Lecco

Ecco la presentazione formale dell’evento:
C'è chi dice che lo sbarco sulla Luna fu simulato in uno studio a Hollywood, che i russi hanno nascosto la morte di tanti cosmonauti, che un asteroide ci colpirà nel 2036 e che la NASA nasconde le prove degli extraterrestri che sono su Marte e sulla nostra Terra. L'esplorazione spaziale ha generato miti e leggende che è necessario smontare per poter scoprire il fascino e i drammi delle avventure reali, spesso più incredibili di qualunque leggenda. Paolo Attivissimo, giornalista scientifico, autore del libro "Luna? Sì, ci siamo andati!" e del documentario spaziale "Moonscape", mette da parte scientificamente i miti e ci porta nello spazio vero insieme ai pionieri del cosmo.
Seguirà l’osservazione del cielo notturno a cura del Gruppo Astrofili Deep Space.
Ti aspettiamo il 13 settembre 2024 alle ore 21.00 presso il Planetario Città di Lecco - C.so Matteotti, 32 - 23900 Lecco (LC)
La partecipazione all’evento è gratuita con prenotazione obbligatoria. Prenota qui: https://bit.ly/CICAP-UAI-Lecco
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.September 6, 2024
Podcast RSI - Gli smartphone ci ascoltano? No, ma...

È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto: lo trovate qui sul sito della RSI (si apre in una finestra/scheda separata) e lo potete scaricare .
Le puntate del Disinformatico sono ascoltabili anche tramite iTunes, Google Podcasts, Spotify e feed RSS.
Buon ascolto, e se vi interessano il testo di accompagnamento e i link alle fonti di questa puntata, sono qui sotto.
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I telefonini ascoltano le nostreconversazioni per bombardarci di pubblicità? La risposta degliesperti è sempre stata un secco “no”, nonostante lamontagna di aneddoti e di casi personali raccontati dagli utenti, chedicono in tanti di aver visto sul telefonino la pubblicità di unospecifico prodotto poco dopo aver menzionato ad alta voce il nome ola categoria di quel prodotto.
La tecnologia, però, galoppa, itelefonini diventano sempre più potenti e i pubblicitari diventanosempre più avidi di dati personali per vendere pubblicità semprepiù mirate ed efficaci, e quindi oggi quel secco “no” vaaggiornato, trasformandolo in un “no, ma…”,perché un’azienda importante è stata colta a proporre ai clientiproprio questo tipo di ascolto delle conversazioni a scopopubblicitario.
Questaè la storia di quel“no” e soprattutto di quel“ma”. Non è il caso difarsi prendere dal panico, ma è opportuno sapere dove sta andando latecnologia e quali semplici gesti si possono fare per evitare ilrischio di essere ascoltati dai nostri inseparabili smartphone.
Benvenutiallapuntata del 6settembre 2024 delDisinformatico, ilpodcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notiziee alle storie stranedell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.
[SIGLA di apertura]
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Se ne parla da anni: moltissime persone sono convinte che i lorosmartphone ascoltino costantemente le loro conversazioni e colgano leparole chiave di quello che dicono, selezionando in particolare itermini che possono interessare ai pubblicitari. C’è ladiffusissima sensazione che basti parlaredi una specifica marca di scarpe o di una località di vacanze, senzacercarla su Internet tramite il telefonino, perveder comparire sullo schermo la pubblicità di quel prodotto o diquel servizio. Praticamente tutti i proprietari di smartphone possonocitare casi concreti accaduti a loro personalmente.
Restanoinascoltate, invece, le spiegazioni e le indagini fatte dagli espertiin vari paesi del mondo in questi anni. I test e le inchieste dellarete televisiva statunitense CBS e della Northeastern University nel2018, gli esperimenti dellaBBC insieme alla società di sicurezza informatica Wandera nel 2019,l’inchiesta delGarante italiano per la protezione dei dati personali nel 2021: tuttequeste ricerche sul problema nonhanno portato a nulla. Non c’è nessuna conferma oggettiva che itelefonini ci ascoltino e mandino ai pubblicitari le nostre paroleper impostazione predefinita. Quando si fanno itest in condizionicontrollate, il fenomeno sparisce.
Per esempio, nellaloro indagine del 2019, la BBC e Wandera hanno messo due telefonini,un Android di Samsung e un iPhone di Apple, in una stanza e permezz’ora hanno fatto arrivare nella stanza l’audio di pubblicitàdi cibo per cani e per gatti. Hanno anche piazzato due telefoniniidentici in una stanza isolata acusticamente. Tutti questitelefoni avevano aperte le app di Facebook, Instagram, SnapChat,YouTube e Amazon, insieme al browser Chrome, e a tutte queste apperano stati dati tutti i permessi richiesti.
I ricercatori hannosuccessivamente controllato se nelle navigazioni fatte dopo il testcon quegli smartphone sono comparse pubblicità di cibi per animalidomestici e hanno analizzato il consumo della batteria e latrasmissione di dati durante il test. Hanno ripetuto tutta questaprocedura per tre giorni, e il risultato è stato che non sonocomparse pubblicità pertinenti sui telefonini esposti agli spot dicibi per animali e non ci sono stati aumenti significativi delconsumo di batteria o della trasmissione di dati. Iconsumi e le trasmissioni di dati sono stati praticamente uguali peri telefoni esposti all’audio pubblicitario e per quelli nellastanza silenziosa.
Se ci fosse un ascolto costante eun’altrettanto costante analisi dell’audio ambientale, questoprodurrebbe un aumento dei consumi, perché il processore deltelefono lavorerebbe in continuazione, e ci sarebbe un aumento dellatrasmissione di dati, per inviare le informazioni ascoltate aipubblicitari. E invece niente. Anzi, i ricercatori hanno osservatoche i telefonini Android nella stanza isolata acusticamentetrasmettevano più dati rispetto a quelli esposti all’audiopreparato per l’esperimento, mentre gli iPhone facevano ilcontrario.
Altriesperimenti analoghi sono stati fatti negli anni successivi, e tuttihanno dato gli stessi risultati. Il picco di consumo energetico e ditrasmissione di dati prodotto dagli assistenti vocali, cioè Siri eOK Google, è sempre emerso chiaramente in questi test. Questiassistenti vocali sono in ascolto costante per impostazionepredefinita (anche se si possono disattivare), e questo non èminimamente in dubbio, malavorano in maniera molto differente rispetto a un ipotetico ascoltopubblicitario.
Gli assistenti vocali, infatti,ascoltano l’audio ambientale alla ricerca di suoni che somiglino auna o due parole chiave di attivazione – tipicamente “Ehi Siri”e “OKGoogle” – e quando credono di averle sentite iniziano unavistosissima trasmissione di dati verso le rispettive caseproduttrici. L’ipotetico ascolto pubblicitario, invece, dovrebbecercare e riconoscere uninsieme di parole molto più vasto emagari anche in più di una lingua,e questo richiederebbe molta più potenza di calcolo e quindi consumimolto più elevati, e poi dovrebbe trasmettere deidati, cosa che i test finorahanno smentito.
Ma allora perchéabbiamo la forte sensazione che i telefonini ci ascoltino lo stesso ascopo pubblicitario? E perché avete probabilmente la sensazionealtrettanto forte che alla fine di questo mio racconto ci sia unanovità che smentisce tutto quello che si era scoperto fin qui?
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La sensazione di ascolto pubblicitario viene spiegata dagliesperti con la cosiddetta “illusione di frequenza”, perusare il termine coniato dal professore di linguistica Arnold Zwickydella Stanford University. In parole povere, tendiamo a notare lecoincidenze e a dimenticare le non coincidenze. Nel corso dellagiornata vediamo moltissime pubblicità, ma ci rimangono impressesolo quelle che coincidono con qualcosa che abbiamo detto o fatto. Equando la coincidenza è particolarmente specifica ci colpisce ancheemotivamente.
Va detto che la pubblicità che vediamo sui nostri dispositivi nonè affatto casuale, e quindi le coincidenze sono agevolate: Google eFacebook, per esempio, usano un vasto assortimento di tecniche perdedurre i nostri interessi e proporci pubblicità mirata. Sanno doveci troviamo minuto per minuto, grazie alla geolocalizzazione del GPSe del Wi-Fi; sanno con chi siamo e con chi trascorriamo più tempo,grazie al monitoraggio passivo dei dispositivi Bluetooth nelle nostrevicinanze, all’analisi del traffico di messaggi e al fatto cheaffidiamo a loro le nostre agende e le nostre rubriche telefoniche;sanno cosa scriviamo nelle mail o rispettivamente sui social network.Con dati del genere, ascoltare le conversazioni è praticamentesuperfluo. Oltretutto la legalità di un ascolto di questo tiposarebbe molto controversa, visto che si tratterebbe in sostanza diuna intercettazione di massa di conversazioni che si ha il diritto dipresumere che siano private.
Va anche detto, però, che non è un mistero che esistanotecnologie di ascolto installabili sugli smartphone. I servizi disicurezza dei vari governi le usano abitualmente per intercettare lecomunicazioni delle persone indagate. Già dieci anni fa, EdwardSnowden spiegò che l’NSA aveva accesso diretto ai sistemi diGoogle, Facebook e Apple nell’ambito di un programma disorveglianza governativa denominato PRISM. Ma si tratta diintercettazioni mirate, specifiche, ordinate da un governo subersagli selezionati, non di ascolti di massa, collettivi e senzabasi legali. In ogni caso, è indubbio che usare uno smartphone comemicrofono nascosto, a insaputa dell’utente, sia tecnicamentepossibile.
Si sa anche di un caso conclamato di ascolto ambientale tramitetelefonini a scopo commerciale: nel 2019 l’app ufficiale delcampionato spagnolo di calcio, LaLiga, fu colta a usare il microfonoe la geolocalizzazione degli smartphone degli utenti per identificarei locali che trasmettevano le partite senza autorizzazione. L’agenziaspagnola per la protezione dei dati impose all’organizzazionesportiva una sanzione di 250.000 euro per questo comportamento. Maanche in questo caso, si trattava di un ascolto effettuato da unaspecifica app, installata su scelta dell’utente, con tanto dirichiesta esplicita del permesso di usare il microfono del telefono,non di una attivazione collettiva e nascosta dei microfoni di tuttigli smartphone così come escono dalla fabbrica.
Questa storia, però, prosegue a dicembre 2023, quando alcunigiornali segnalano che una società di marketing, la statunitense CoxMedia Group, avrebbe “ammesso di monitorare le conversazionidegli utenti per creare annunci pubblicitari personalizzati in baseai loro interessi” (Il Sole 24 Ore, 28 dicembre 2023).
Sembra essere la conferma che il sentimento popolare era giusto eche gli esperti avevano torto. Ma per capire come stanno realmente lecose bisogna andare un pochino più a fondo.
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La scoperta di questa presunta ammissione da parte di Cox MediaGroup è merito della testata 404 Media, che ha pubblicato lo scoopin un articolo riservato agli abbonati e quindi non immediatamenteaccessibile [paywall].
Ma pagando l’abbonamento e andando a leggere l’articolooriginale, come ho fatto io per questo podcast, emerge che non c’ènessuna ammissione di monitoraggio in corso,ma semplicemente c’è l’annuncio che Cox Media Group disponedella capacità dieffettuare un eventuale monitoraggio tramite i microfoni deglismartphone e anche tramitequelli dei televisorismart e di altri dispositivi.Non c’è nessuna dichiarazione che la stia realmente usando.
Anzi,il materiale promozionale di Cox Media Group dice che questatecnologia, denominata “Active Listening” o“ascolto attivo”, “è agli albori” (“ActiveListening is in its early days”),e presentaquesta capacità tecnica come “una tecnica di marketingadatta al futuro, disponibile oggi” [“a marketing technique fitfor the future. Available today”].È disponibile, maquesto non vuol dire che venga usata. Ei consulenti di vendita dell’azienda la presentano come se fosse unprodotto nuovo in cerca dei primi clienti.
I clienti di Cox Media Group,stando all’azienda, sono nomi come Amazon, Microsoft e Google.Stanno usando questa tecnologia di ascolto? Le risposte che hannodato ai colleghi di 404 Media adicembre scorso sembrano diredi no, ma inizialmente èmancatauna smentita secca da parteloro. Smentita che è invece arrivata subito,stranamente, da Cox Media Group stessa, che ha dichiarato aigiornalisti di 404 Media che “non ascolta conversazioni enon ha accesso a nulla più di un insieme di dati fornito da terzeparti e anonimizzato, aggregato e completamente cifrato usabile peril piazzamento pubblicitario” eha aggiunto che si scusa per “eventuali equivoci”.
Eppure il suo materialepromozionale dice cose decisamente difficili da equivocare. Omeglio, le diceva, perché è scomparso dal suo sito. Ma pochi giornifa, sempre404 Media ha reso pubblica una presentazionedi Cox Media Group nella quale l’aziendaparla esplicitamente di “dispositivi smart” che“catturano dati di intenzione in tempo reale ascoltando le nostreconversazioni” (“Smartdevices capture real-time intent data by listening to ourconversations”), parladi consumatori che “lascianouna scia di dati basata sulle loro conversazioni e sul lorocomportamento online” (“Consumersleave a data trail based on their conversations and online behavior”)e parladi “dati vocali” (“voicedata”).
Ma allora come stanno le cose? È indubbio, anche grazie alletestimonianze raccolte dai giornalisti di 404 Media, che Cox MediaGroup abbia cercato di vendere questa sua presunta capacittàdi ascoltare le nostre conversazioni. Ma l’ha davvero venduta, ed èrealmente in uso? Sembra proprio di no.
Anzi, dopo che si è diffusa la notizia di questa sua offerta ditecnologie di ascolto, Google ha tolto Cox Media Group dal programmaGoogle Partners dedicato ai migliori inserzionisti, nel quale la Coxera presente al massimo livello da oltre 11 anni. Amazon hadichiarato di non aver mai lavorato con la Cox al programma diascolto. Meta, invece, dice che sta valutando se la Cox abbia violatoi termini e le condizioni della loro collaborazione, mentre Microsoftnon ha rilasciato commenti.
Insomma, formalmente intorno a chi ha proposto di ascoltare lenostre conversazioni a scopo pubblicitario è stata fatta terrabruciata, per cui tutta la vicenda sembra più un maldestrissimotentativo di proporre una tecnologia di ascolto che unaconferma di una sua reale applicazione in corso. E la rivelazione diquesto tentativo mette in luce la falla non tecnica ma molto umana diqualunque piano di ascolto globale segreto delle conversazioni ascopo pubblicitario: è praticamente impossibile tenere nascosta unatecnologia del genere, che va presentata ai potenziali partner, vapubblicizzata agli addetti ai lavori, ai rivenditori, ai tecnici e achissà quante altre persone. Il segreto dovrebbe essere condiviso daun numero enorme di persone, e prima o poi qualcuna di queste personesi lascerebbe sfuggire qualcosa oppure, presa da rimorsi dicoscienza, vuoterebbe il sacco.
Anche stavolta, quindi, possiamo stare tranquilli, ma solo grazieal fatto che ci sono giornalisti che vigilano e segnalano i tentatividi invadere uno spazio così personale come quello di unachiacchierata privata tra colleghi, amici o coniugi. Perchéun’invasione del genere è illegale è immorale, ma questo nonimpedirà a persone e aziende senza scrupoli di provarci lo stesso. Ese comunque preferite spegnere il telefonino prima di unaconversazione sensibile di qualunque tipo, male non fa. Non si samai.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.Paolo Attivissimo's Blog
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