Carragh Sheridan's Blog, page 26

April 24, 2017

Ritorno ad Abbey Court, ancora due giorni per conoscere Olivia e Jeremy… ma ecco una piccola anticipazione

Ritorno ad Abbey Court. Un piccolo paese nella soffocante e ipocrita provincia inglese. Due cugine agli antipodi. Messe a confronto fin da quando erano bambine. Un uomo affascinante e ricchissimo. Un matrimonio basato su un segreto inaccettabile. Il tormento di un amore impossibile. Questi sono gli ingredienti del romanzo che vi appassionerà, vi emozionerà e vi farà palpitare il cuore all’unisono con i cuori di Olivia e Jeremy, destinati a un amore che forse non potrà mai essere consumato.



Mancano solo due giorni per conoscere Olivia e Jeremy i protagonisti di Ritorno ad Abbey Court il mio nuovo romance contemporaneo. Data dell’uscita ufficiale il 26 aprile 2017 ma già prenotabile cliccando qui: Ritorno ad Abbey CourtE mentre attendiamo di poterci immergere nelle loro avventure, nei loro drammi e palpitare con i loro cuori ecco un piccolo assaggio. Un paio di estratti dal romanzo che ci aiuteranno a conoscere meglio i nostri due tormentati amanti. Per cui a tutti i lettori è doveroso dire: attenzione perché le prossime righe contengono spoiler…



Olivia cercò di ignorare le parole della madre che arrivavano a lei attenuate dalla porta chiusa.

Accese la luce e si fermò ad osservare la sua immagine allo specchio della toletta.

Si sciolse il nastro con cui teneva legati i lunghi capelli neri e cominciò a spazzolarli.

Gli occhi nocciola, che spiccavano sul viso candido, fissavano l’altra Olivia dal corpo ancora acerbo, nonostante i vent’anni già compiuti, nei jeans e nella maglietta anonima.

Forse l’unica cosa su cui sua madre aveva ragione era il suo totale disinteresse all’apparire.

Catherine solea spesso paragonarla a sua cugina Elizabeth che, al contrario, curava il proprio aspetto in modo quasi maniacale tanto da apparire, a soli ventidue anni, una sofisticata donna matura.

Olivia ci aveva anche provato a curare il proprio aspetto cercando consiglio e insegnamento dalla cugina ma la sua pazienza era troppo poca per riuscire a seguire tutti quegli obblighi; i capelli, il trucco, abiti sempre alla moda, per non parlare poi delle energie che avrebbe dovuto impiegare a costruire un’immagine di sé che fosse di gradimento al mondo maschile.

Un sogno che sua madre non comprende. Come non comprende per quale motivo sua figlia non riesce ad essere tanto furba da comportarsi come sua cugina che è riuscita ad assicurarsi un futuro degno di questo nome. È riuscita a far cadere ai suoi piedi il primogenito della prestigiosa famiglia Stephen Stanton, proprietari di una catena di hotel a livello internazionale. Elizabeth sta per diventare la moglie di uno degli uomini più importanti e ricchi, poco importa la differenza d’età, lei poco più che ventenne, lui quasi quarantenne. L’importante è il futuro. E quello Elizabeth ha saputo programmarlo bene, utilizzando le sue armi in modo intelligente. Almeno questo è ciò che pensa Catherine. Non come Olivia, quella figlia inetta, capace solo di pensare ai suoi quadri e alla cultura.



«Non comprendo il tuo atteggiamento» disse Jeremy alla moglie.

Alla soglia dei quarantasette anni il suo aspetto fisico non era praticamente cambiato a eccezione dei capelli dove si notavano diversi fili bianchi, di qualche ruga in più e degli occhi leggermente più velati di tristezza.

Elizabeth alzò le spalle e ricorse a tutta la sua diplomazia per trovare una giustificazione al suo rifiuto. Sua zia Catherine aveva chiesto a sua madre Sarah di intercedere con lei e, di conseguenza, con il marito per poter organizzare il ricevimento di nozze di Richard a Stanton Lake. Jeremy non aveva nulla in contrario ma, senza un motivo, era stata Elizabeth a opporsi.

Negli ultimi anni lei e Jeremy si erano allontanati sempre di più, in parte per la mancanza di amore in parte per il fatto che non arrivavano figli e a Jeremy la cosa aveva pesato parecchio. Jeremy cominciava a essere stanco di lei.

L’attrazione fisica sulla quale aveva contato per diverso tempo si era fatta sempre più blanda fino a scomparire del tutto.

Avevano ridotto la loro intimità fino a diventare due estranei.

«A Stanton Lake si è svolto il nostro ricevimento di nozze e non voglio che ci sia anche quello di mio cugino» disse cercando invano di non apparire stizzita.

«La trovo una motivazione infantile» concluse lui chiudendo il giornale prima di alzarsi da tavola.

«Penso che quella di mio cugino sia una famiglia troppo borghese» disse infine lei.

«Mi risulta che anche tu fossi una borghese quando ci siamo sposati a Stanton Lake» non le risparmiò lui.

Finì il suo tè in piedi accanto al tavolo e si apprestò a uscire dalla stanza.




Una storia d’amore imperdibile, disponibile su Amazon dal 26 aprile 2017 in formato cartaceo ed ebook, anche GRATIS con KindleUnlimited, ma già prenotabile cliccando qui: Ritorno ad Abbey Court

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Published on April 24, 2017 02:51

April 13, 2017

Mondorosa. Ritorno ad Abbey Court. Due cugine, un uomo affascinante e un amore forse impossibile


Vi presento Olivia, Elizabeth e Jeremy i protagonisti di Ritorno ad Abbey Court il mio nuovo romance contemporaneo. Data dell’uscita ufficiale il 26 aprile 2017 ma già prenotabile cliccando qui: Ritorno ad Abbey Court.


Un piccolo paese nella soffocante e ipocrita provincia inglese. Due cugine agli antipodi. Messe a confronto fin da quando erano bambine. Un uomo affascinante e ricchissimo. Un matrimonio basato su un segreto inaccettabile. Il tormento di un amore impossibile. Questi sono gli ingredienti del romanzo che vi appassionerà, vi emozionerà e vi farà palpitare il cuore all’unisono con i cuori di Olivia e Jeremy, destinati a un amore che forse non potrà mai essere consumato.


Olivia è nata e ha sempre vissuto ad Abbey Court, un piccolo paese periferico fuori Londra, che le è sempre stato stretto. Una provincia soffocante, come soffocante è sempre stata la sua famiglia e l’opprimente invadenza di sua madre Catherine, perennemente insoddisfatta di quella figlia che non è mai stata ciò che lei avrebbe voluto. Olivia non è mai stata capace di essere come Elizabeth, sua cugina, bellissima come una dea, intelligente e perennemente messa a confronto con lei dalla madre, fin da quando erano bambine. Da una parte il fisico perfetto e statuario di Elizabeth, i serici capelli biondi da bambola e uno sguardo capace di incantare chiunque. Dall’altra il corpo acerbo di Olivia che gira perennemente con felpe informi e blue jeans, non sa truccarsi e, soprattutto, è praticamente trasparente agli occhi di tutti. Soprattutto agli occhi degli uomini. Olivia, al contrario di sua cugina, non sa come si seduce un uomo ma si sente bene nella sua normalità. Lei ha un sogno, vuole diventare una pittrice ed è disposta a tutto per realizzarlo. Anche a lasciare Abbey Court e la sua famiglia per poter studiare in Francia.

Un sogno che sua madre non comprende. Come non comprende per quale motivo sua figlia non riesce ad essere tanto furba da comportarsi come sua cugina che è riuscita ad assicurarsi un futuro degno di questo nome. È riuscita a far cadere ai suoi piedi il primogenito della prestigiosa famiglia Stephen Stanton, proprietari di una catena di hotel a livello internazionale. Elizabeth sta per diventare la moglie di uno degli uomini più importanti e ricchi, poco importa la differenza d’età, lei poco più che ventenne, lui quasi quarantenne. L’importante è il futuro. E quello Elizabeth ha saputo programmarlo bene, utilizzando le sue armi in modo intelligente. Almeno questo è ciò che pensa Catherine. Non come Olivia, quella figlia inetta, capace solo di pensare ai suoi quadri e alla cultura. Il matrimonio dell’anno, l’evento dell’anno. Elizabeth convola a nozze con Jeremy Stephen Stanton e Olivia assiste al matrimonio, più per obbligo che altro, contando i giorni che la separano dal suo volo per Nizza, dove andrà a studiare ma con la ferma intenzione di non tornare mai più ad Abbey Court. Proprio quel matrimonio sarà l’evento che cambierà inesorabilmente la sua esistenza e le sue convinzioni. Quel matrimonio e il terribile segreto che sua cugina le confida costringendola al silenzio. Un segreto inconfessabile, che Olivia non sopporta di mantenere. Così una volta partita per la Francia si costruisce una nuova vita evitando il più possibile di tornare ad Abbey Court. Ma al proprio destino non è possibile fuggire. A volte si è costretti a tornare, tornare indietro, tornare sui propri passi, tornare ad Abbey Court. Magari per dover scoprire altri terribili segreti e decidere finalmente che non si è più disposti a fingere. Fingere che le bugie se ignorate smettano di fare male. Fingere di non essere innamorate di un uomo che non si potrà mai avere. Fingere che dirgli addio è una cosa che non strazierà la vostra anima per sempre.



Una storia d’amore imperdibile, disponibile su Amazon dal 26 aprile 2017 in formato cartaceo ed ebook, anche GRATIS con KindleUnlimited, ma già prenotabile cliccando qui: Ritorno ad Abbey Court

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Published on April 13, 2017 01:15

April 11, 2017

Mondorosa. Una Pasqua molto inglese! Tradizioni e stravaganze legate alla Pasqua nel Regno Unito.

Siamo ormai alla settimana della Passione, ancora qualche giorno e potremo celebrare una delle festività maggiormente sentite nel nostro paese, la Pasqua. Ma oggi per la mia rubrica Mondorosa vorrei parlarvi di un qualcosa che non è legato esclusivamente al mondo di noi donne ma legato proprio alla Pasqua. E precisamente alla Pasqua nel Regno Unito con una curiosa carrellata di stravaganze, giochi e celebrazioni che sono legate proprio alla Pasqua.



Partiamo subito da un classico: la caccia all’uovo (Easter Egg Hunt).

questo è un gioco che affonda le sue radici nell’antichità, già Greci, Persiani e Cinesi donavano le uova come simbolo di prosperità a Pasqua, in concomitanza con l’arrivo della Primavera e della rinascita della natura. È un gioco popolare organizzato dai genitori per i propri figli in occasione della festa. Si nascondono uova e regali in casa e giardino e i bimbi devono trovarli la mattina di Pasqua. I piccolissimi sono convinti che a nascondere i doni sia proprio l’Easter Bunny, il coniglietto pasquale. Esiste in due versioni, la prima è quella della vera e propria caccia, la seconda è un po’ più elaborata perché si può svolgere anche a squadre e prevede la soluzione di indovinelli e la ricerca attraverso indizi. Una sorta di caccia al tesoro per intenderci. Infine esiste anche la Easter Egg Dash, dove lo scopo è quello di raccogliere il maggior numero di uova possibile e metterle nell’Easter Basket, il cestino di vimini di Pasqua.


Easter Egg Roll

una pratica già diffusa dai Sassoni in Europa prima dei Cristiani stessi, che festeggiavano la dea Eostre facendo rotolare uova lungo le colline.


Easter Bonnets

antichissima tradizione legata alla passione che gli inglesi hanno per i cappelli. E anche a Pasqua non possono mancare i vistosi cappelli ricoperti di cianfrusaglie e chincaglierie a tema. Una tradizione che è stata esportata anche negli Stati Uniti. In realtà il cappello da indossare a Pasqua sia eccentrico, però deve essere nuovo. Perché la tradizione esige che a Pasqua e a Capodanno bisogna indossare abiti nuovi.


La Duck Race dell’Isola di Wight

una consuetudine locale proprio dell’isola di Wight, a sud della Gran Bretagna. Si tratta di una gara di paperelle gialle. Il sabato prima di Pasqua le acque che circondano l’isola si popolano di queste paperelle che devono gareggiare, ma nessun animale vivo. Si tratta di una gara di paperelle di plastica e il ricavato viene devoluto in beneficenza.


La Ironbridge Egg Dancing

una curiosa tradizione dove i partecipanti devono danzare bendati per strade disseminate di uova evitando di calpestarle. Si svolge nello Shropshire, luogo conosciuto per essere il posto dove è nata l’industria, e dove non mancano attrazioni turistiche legate all’epoca vittoriana, come la stessa Egg Dancing, inventata proprio in quel periodo.

E chissà se anche la nostra Emma di La Materia di cui è fatta la Vita si è mai cimentata in questa curiosa tradizione pasquale?



La Materia di cui è fatta la Vita

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Published on April 11, 2017 02:01

April 5, 2017

Mondorosa. Oltre alle gambe e al sorriso… donne e invenzioni che hanno cambiato il mondo.

Anche oggi vorrei immergermi con voi nel Mondorosa. E quest’oggi vorrei parlare di donne e invenzioni, dell’importanza delle donne nel mondo delle invenzioni. Perché non tutti sanno che buona parte delle invenzioni che oggi vengono ritenute moderne e accettate come normali un tempo non solo non esistevano ma, spesso, nascevano quasi per necessità, con lo scopo di migliore e facilitare la vita quotidiana. E sicuramente non tutti sanno che buona parte di queste invenzioni devono la loro nascita grazie all’idea o all’intuizione proprio di una donna. E non sto parlando solo di invenzioni per migliorare solamente la vita del genere femminile ma anche di invenzioni che hanno radicalmente cambiato la vita di tutti quanti, uomini compresi.

Nella mia ricerca ho fatto una cernita selezionando solo una parte delle invenzioni che si possono attribuire all’idea di una donna ma si tratta solo di una selezione esemplificativa e non fatta con l’intento di sminuire l’importanza delle altre invenzioni nate grazie al cervello di una donna.


Se risaliamo ai primi anni del 1800 già troviamo la prima invenzione di una donna. Tabitha Babbitt, membro di una comunità religiosa. La cosa insolita fu che la Babbitt inventò un arnese che viene solitamente associato al mondo maschile: la prima sega circolare. Tabitha Babbitt aveva notato che le seghe utilizzate dagli uomini della sua comunità erano poco efficaci e necessitavano di miglioramenti. Il movimento delle seghe di allora era poco produttivo e costringeva il boscaiolo a sprecare energie inutilmente. Così la donna ebbe l’idea di costruire una segna che era composta da una lama circolare e un filatoio, alimentata da un pedale a ruota. L’invenzione fu molto apprezzata ma per le sue idee religiose Tabitha Babbitt non la brevettò mai.


Sempre rimanendo nel XIX secolo dobbiamo ricordare un’altra donna Margaret Knight che nel 1860 inventò un macchinario per produrre automaticamente un oggetto che fa parte della nostra quotidianità ormai da sempre: il sacchetto di carta a fondo piatto. Purtroppo la Knight si vide sottrarre l’idea da un uomo, un certo Charles Annan, che scoprì la macchina e ne depositò il brevetto. La Knight ricorse alla legge ma in tribunale Annan si difese sostenendo che una donna non sarebbe mai stata in grado di progettare un’invenzione tanto stupefacente. Margaret Knight non smise di lottare, rispose portando disegni e altri elementi a prova della veridicità della sua tesi e vinse. Ebbe il suo brevetto nel 1871 insieme ai suoi soldi. E quello non fu l’unico brevetto che depositò.


Il 1871 fu l’anno anche di un’altra donna che lasciò il segno nella vita quotidiana inventando qualcosa che oggi più che mai è indispensabile per la nostra vita. Sto parlando di computer e di Augusta Ada King, contessa di Lovelance e figlia del famosissimo Lord Byron. Come premessa bisogna dire che il primo computer fu messo a punto da un uomo, Charles Babbage, proprio nel 1800 ma fu Ada Lovelance che nel 1871 inventò il linguaggio con cui impostare le funzioni della macchina.


A Josephine Cochrane si imputa la maternità di un elettrodomestico che sembra diventato indispensabile: la lavastoviglie. Un’idea partorita e sviluppata nel 1886 dalla ricca signora dell’Illinois non per necessità, considerando che aveva la servitù ad occuparsi dei lavori domestici a seguito delle sue amate cene sociali e cocktail. Un giorno però la Cochrane sbottò con una frase che sarebbe poi passata alla storia: Se nessuno ha ancora inventato una macchina per lavare i piatti lo farò io stessa! e mantenne la promessa inventando un macchinario che riducesse sensibilmente il tempo di lavoro dei domestici e rompesse il minor numero di stoviglie possibili. L’opinione pubblica, allora, ritenne l’invenzione solo un capriccio snobbandolo per decenni che, al contrario, trovò subito utilizzo nell’industria della ristorazione e del turismo.


Con l’inizio del XX secolo arrivarono nuove invenzioni partorite da menti femminili. All’inizio del 1900, infatti, una certa Mary Anderson ebbe l’idea di inventare il tergicristallo. All’epoca quando pioveva o nevicava quidare in sicurezza era piuttosto arduo, la pulizia del parabrezza prevedeva che l’autista uscisse dall’auto e provvedesse a pulirlo manualmente. Cosa che oltre ad essere pericolosa costringeva le persone a un dispendio di tempo inutile, allungando i percorsi in modo improponibile. Nel 1903 Mary Anderson depositò il brevetto di un dispositivo fatto di legno e gomma collegato a una leva accanto al volante. Un’invenzione che rivoluzionò il mondo e divenne popolare circa 10 anni più tardi ma la Anderson non ricevette mai alcun profitto.


Un’altra invenzione palesemente ispirata a un gioco inventato da una donna ma diventata famosa con il nome di un uomo è stato il gioco del Monopoly. Non tutti sanno che il Monopoly creato da Charles Darrow e messo sul mercato nei primi anni ’30 del 1900 nasce dall’invenzione di Elizabeth Magie del gioco Landlord’s Game, creato con l’intento di spiegare le idee anti-monopolistiche dell’economista Henry George. Nel 1904 la Magie ricevette solamente 500 dollari e mai più nessun pagamento per i diritti d’autore. E oltre al danno economico Elizabeth Magie dovette anche subire la beffa considerando che il gioco di Darrow andava in tutt’altra direzione rispetto alle ide di George.


Prima di chiudere, anche se ci sarebbe ancora molto da dire, è impossibile trascurare una delle invenzioni che ha fatto maggiormente discutere. Sia per il tipo di invenzione che per la donna che ne è stata creatrice. Sto parlando della famosissima attrice Hedy Lamarr che, insieme al musicista George Antheil, durante la Seconda Guerra Mondiale, inventò un la guida criptata dei siluri. Un sistema chiamato Secret Communication System, in grado di guidare i siluri, evitando che i segnali venissero intercettati. Il Secret Communication System sembra sia stata una prima, rudimentale, forma di spread spectrum, principio alla base della telefonia mobile.


E dopo questa breve ma importante carrellata di donne d’eccezione potremmo guardare la nostra Emma protagonista de La Materia di cui è fatta la Vita con altri occhi… in fondo è vero che era una donna del XIX secolo ma lei, in fondo, andava solamente contro convenzioni che le stavano strette, ben poca cosa in confronto alle donne sopraelencate che hanno decisamente cambiato la vita di tutti noi.



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Published on April 05, 2017 01:15

March 27, 2017

Mondorosa. Il corsetto, uno strumento di tortura per avere un vitino di vespa

E anche oggi vorrei parlare di donne ed Epoca Vittoriana. Di donne, di XIX secolo e di moda dell’epoca. Sì perché anche all’epoca la moda aveva un valore determinante nella vita di una lady. Un po’ come oggi. E ritorniamo al vecchio detto: per comparire bisogna soffrire, detto sul quale personalmente io dissento fortemente ma che a quanto sembra, allora come oggi, ha un’importanza notevole nella vita di un certo tipo di donne e di conseguenza sulla loro autostima. Essere bella è sempre stato un ideale da raggiungere. Essere bella e ammirata ha sempre avuto notevoli vantaggi, sulla vita delle donne e, di conseguenza, sulla loro sicurezza interiore. Nel 1800 la situazione non era tanto dissimile da quella di oggi. E uno degli obiettivi da raggiungere era quello di avere una linea invidiabile. Arrivando possibilmente ad avere quello che viene definito ancora oggi un vitino di vespa. Cioè un giro vita talmente sottile (possibilmente da non superare i 40 centimetri) che appariva ancora più esile in contrasto con l’ampiezza delle sottane che si indossavano all’epoca. Artificio che poteva essere creato solamente utilizzando un vero e proprio strumento di tortura: il corsetto. Insomma il tortuoso percorso per essere bella (perché solo di tortura si può parlare in questo caso) cominciava fin dalla giovanissima età e non aveva fine per tutta la vita.

I corsetti permettevano di avere quella figura a clessidra che era tanto di moda all’epoca non si potevano, però, definire accessori di bellezza ma veri e propri strumenti di tortura che oltre ad essere fastidiosi potevano portare anche conseguenze fisiche non trascurabili. Eccessivamente stretti spingevano il seno verso l’alto dando l’illusione di un generoso decolté anche quando questi erano perfettamente nella normalità. Ma, di contro, non solo stringevano la circonferenza della vita ma inarcavano le reni spingendo il petto verso l’alto. E, soprattutto, comprimevano in modo del tutta innaturale e forzato gli organi interni, serrandoli in una gabbia che arrivava a deformarli. Con conseguenti disturbi fisici, partendo dallo svenimento (spesso dovuto alla compressione dell’area polmonare) fino ad arrivare a veri propri disturbi anche digestivi.

Considerando che come da costume per l’epoca le ladies di alto rango dovevano avere un fisico adatto ad ogni tipo di abito si può solo pensare al quantitativo di busti/corsetti che un guardaroba doveva contemplare. Uno strumento di tortura da indossare sempre, senza eccezione di sorta, nemmeno quando si praticava sport (che verso la fine dell’800 cominciava ad essere praticato anche dalle donne) si era esentate dall’indossare un corsetto.

Il corsetto, pertanto, non solo non era di aiuto alla figura femminile, al contrario era un pericolo perché alterava la struttura del corpo in modo innaturale. Inoltre i danni provocati dal corsetto andavano a incidere sulla gravidanza, periodo in cui il suo utilizzo risultava dannoso oltre che per la donna anche per il feto che rischiava di essere deformato. Purtroppo, però, all’epoca le donne indossavano il micidiale strumento anche durante il periodo gestazionale soprattutto perché l’apparenza, allora, valeva molto più della sostanza e il corpo ingrossato da una gravidanza risultava scandaloso e fastidioso alla vista. Per fortuna, se così possiamo dire, i corsetti e i bustini in ferro sparirono presto per lasciare il posto a modelli in tessuto dotati di rinforzi, inizialmente in stecche di balena e vimini o legno, abbastanza flessibili da non spezzarsi ma forti a sufficienza da riuscire a modellare il corpo.

In sintesi avrebbero dovuto trascorrere ancora molti anni prima che una donna imparasse a capire che forse forse modellare ciò che la natura le ha donato non era una buona idea. E a capire che magari la sostanza è un po’ più importante dell’apparenza. Ma su questo permettetemi qualche dubbio personale.


E poi c’erano le ladies che andavano contro ogni convenzione e il corsetto se lo toglievano… come Emma



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Published on March 27, 2017 03:55

March 21, 2017

Mondorosa. Il sesso nell’epoca vittoriana. Per concepire non devi tossire…

E oggi torniamo a parlare di epoca vittoriana, di donne e di un argomento piccante e stuzzicante, di sesso. Il sesso nell’epoca vittoriana. Ancora oggi quando si parla di sesso si incontrano miriadi di tabù, leggende metropolitane e false credenze, immaginatevi cosa doveva essere nel XIX secolo…

Una delle teorie dell’epoca era stata quella studiata dal fisiologo francese Eugène Becklard (autore anche di un trattato diventato best seller sull’argomento La Fisiologia di Becklard: misteri fisiologici e rivelazioni su amore, corteggiamento e matrimonio. Una guida infallibile per celibi e coniugati su questioni di estrema importanza per la razza umana) che sosteneva una stretta correlazione tra l’orgasmo e il sesso del nascituro in caso di concepimento.

Ma di teorie (mi sento di dire alquanto discutibili) Becklard ne aveva sviluppate altre. Ad esempio quella su un metodo anticoncezionale direi piuttosto bizzarro. Sosteneva che, per evitare un concepimento, subito dopo l’atto sessuale la donna doveva danzare per qualche minuto prima di andare a dormire (così, forse, volteggiando per la stanza il possibile futuro bimbo se ne tornava da dove era venuto…). E se il danzare non era sufficiente si poteva optare per un metodo più aggressivo, una bella cavalcata a velocità sostenuta su una strada non piana il giorno successivo (e questa forse è meno bizzarra di quella del danzare anche se dubito abbia un fondamento scientifico affidabile, per la mia modesta opinione). Al contrario, se il concepimento era cercato, sempre secondo le teorie del fisiologo francese, la donna doveva rispettare l’assoluta immobilità dopo il rapporto. Vietato starnutire, tossire, parlare e qualsiasi altra attività che, secondo queste teorie poteva impedire il concepimento.

Un’altra convinzione, strettamente legata al costume e alla società dell’epoca, era quella che fare sesso tra marito e moglie non fosse buona creanza. Sono stati scritti anche manuali infarciti di idee sul corretto comportamento che doveva tenere una sposa in relazione al talamo nuziale. Suggerimenti come: concedersi poco e di malavoglia, altrimenti il matrimonio diventava un’orgia. Fingere sonno, emicrania, malanni vari per evitare i rapporti. Ma il suggerimento migliore, almeno a mio avviso, resta sempre: litigare, sgridarsi e lamentarsi, almeno un’ora prima di quando il marito desidera svolgere i suoi doveri. Sembrano barzellette ma non è così.

All’epoca inoltre era stata riscontrata un’abitudine, soprattutto tra i giovani, che veniva considerata alla stregua di una piaga della società: quella della masturbazione (e c’è anche da stupirsi viste le convinzioni?). Sembra addirittura che John Harvey Kellogg, medico statunitense e riformatore sanitario, abbia inventato i famosissimi cereali (marca ormai nota in tutto il mondo) proprio per combattere questo problema. Sostenendo che le colazioni che venivano consumate, a base di pancetta e uova, fossero troppo energetiche e di conseguenza iper eccitanti per i giovani che arrivavano alla masturbazione (questa teoria, permettetemi, mi sembra ancora più folle del danzare per evitare il concepimento). Così lo stimato medico sosteneva che una dieta insapore a base di cereali avrebbe eliminato il problema alla radice.

Chissà cosa ne penserebbero Emma e Alexander?



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Published on March 21, 2017 02:57

March 18, 2017

Intervista su La Materia di cui è fatta la vita, come è nato il mio romance storico


Ed eccomi di nuovo qui in questo sabato, ma oggi non per parlare di XIX secolo o di donne ma del mio romanzo storico e per proporre la bella intervista che, in facebook, mi ha fatto la redazione de L’autore che non ti aspetti. Ma non voglio dilungarmi inutilmente. Mi limito a ricordarvi che il mio nuovo romanzo



La Materia di cui è fatta la Vita

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Ed ecco l’intervista:


PER LA CONSUETA RUBRICA “IL LIBRO DEL WEEK END” È CON NOI CARRAGH SHERIDAN CHE CI PRESENTERÀ IL SUO ROMANZO “LA MATERIA DI CUI È FATTA LA VITA”

BUONGIORNO CARRAGH E GRAZIE DI ESSERE QUI CON NOI.

Grazie a voi per l’invito e l’ospitalità in questa bellissima iniziativa

PARTIAMO DAL TITOLO “LA MATERIA DI CUI È FATTA LA VITA”. UN TITOLO BELLO ED ORIGINALE MA QUALI SONO LE MATERIE DI CUI È FATTA LA VITA?

Questa è una domanda alla quale non è semplice rispondere. Anche perché io credo che la materia di cui è fatta la vita è una cosa del tutto soggettiva, ogni vita potrebbe essere composta da materie che si differenziano da soggetto a soggetto. In ogni caso il mio protagonista maschile, Alexander, in merito a questo da una spiegazione che vi riporto. E direi che io sono piuttosto concorde con lui in merito. «La materia di cui è fatta la vita è ciò che siamo dentro, i nostri sogni, i bisogni, i desideri e i sentimenti. Ciò che proviamo noi due, il nostro amore. Nient’altro conta».

IL TUO LIBRO ESSENDO AMBIENTATO NEL1800 PUÒ ESSERE CATALAGATO SICURAMENTE COME UN ROMANZO STORICO, MA VI È SULLO SFONDO UNA BELLISSIMA STORIA D’ AMORE. A QUALE DEI DUE GENERI RITIENI SI AVVICINI DI PIÙ IL TUO ROMANZO E PERCHÈ?

Direi che il miglior modo di catalogarlo sia romance storico o, forse è meglio, d’ambientazione storica. I romanzi storici mettono in primo piano gli eventi che hanno determinato il periodo che vanno a toccare, mentre il mio libro da priorità alla storia d’amore. L’ambientazione storica fa da sfondo alla storia principale per dare, se così possiamo dire, una scenografia collocando la storia in un’epoca dove il costume e le convenzioni sociali erano rigide e condizionavano anche le storie d’amore. Per rispondere direi che si avvicina di più al genere romantico, anche perché la stessa storia potrebbe svolgersi in qualsiasi periodo storico e i mutamenti sarebbero veramente minimi, se escludiamo il costume sociale

HAI DEFINITO, NEL TUO SCRITTO, MOLTO BENE IL CARATTERE DEI VARI PERSONAGGI, IN QUALE TI RISPECCHI DI PIÙ E SENTI PIÙ TUO E PERCHÈ?

Mi fa sempre piacere sapere che la costruzione anche psicologica e intima dei personaggi è apprezzata dai lettori. Anche perché confesso che è una delle cose che mi piace di più di questo lavoro, quella di costruire personalità il più verosimili possibili. Però, proprio perché per me questo è una sorta di esercizio di stile, anche se divertente, tendo sempre a costruire personaggi il più dissimili da me. Difficilmente mi rispecchio in uno dei miei personaggi. Quello che sento più mio, nel senso che è quello che mi ha dato maggior soddisfazione inventare, è Alexander, probabilmente perché è un giovane uomo che viene etichettato come arrogante e spavaldo ma quando si tratta di decisioni importanti lascia emergere la sua parte matura, insomma quella con gli attributi, mi si perdoni la frase

IL ROMANZO È AMBIENTATO NELL’ INGHILTERRA VITTORIANA. A COSA È DOVUTA LA SCELTA DI QUESTO CONTESTO STORICO E GEOGRAFICO?

Premettiamo che quando andavo a scuola detestavo studiare la storia. Purtroppo sono inciampata in professori che riducevano quella materia a una mera lista di date e avvenimenti da ricordare a memoria. Per cui la noia mortale, almeno per me. Poi mi sono ritrovata a lavorare come ghost writer e a sentirmi richiedere sempre più spesso romanzi storici o di ambientazione storica. Lì ho cominciato a leggere e documentarmi e a vedere la storia come un qualcosa che andava al di là delle date e dei fatti ma a vedere i percorsi storici attraverso gli occhi e le emozioni della gente. Rispecchiati nei costumi dei vari periodi, vissuti con le passioni degli animi umani. Così ho cominciato ad appassionarmi alla cosa. Le richieste che mi arrivavano erano spesso inerenti a un paio di periodi specifici tra cui quello vittoriano. La scelta dell’Inghilterra come luogo è strettamente legata alla società del tempo, una società che rispecchiava un’epoca fatta di contraddizioni e spesso incoerenze. Un periodo che contrapponeva costumi sociali come quello castrante di non permettere a una donna sposata di lavorare oppure che costringeva una scrittrice a firmarsi con pseudonimo maschile per non essere etichettata come “donna pubblica” ma che contrapponeva fermenti proprio per il disgregamento delle discriminazioni, il fermento dell’era industriale che avrebbe rivoluzionato un intero paese trasformandolo. E poi perché, confesso la mia colpa, adoro la moda di quel periodo

CON QUALE FRASE RIASSUMERESTI IL TUO LIBRO E PERCHÈ?

Penso con la frase che cita Alexander e che ho già anticipato prima: La materia di cui è fatta la vita è ciò che siamo dentro, i nostri sogni, i bisogni, i desideri e i sentimenti. Perché riassume un po’ tutto il libro

PERCHÈ IL TUO LIBRO DEVE ESSERE LETTO E COSA DEVONO ASPETTARSI DI TROVARE I LETTORI NELLE TUE PAROLE?.

I lettori si devono aspettare solo una storia d’amore. Quello è il fulcro fondamentale del libro. Una storia che potrebbe essere vissuta da chiunque, in qualunque epoca e che non è nemmeno tanto differente dalla storia di tutti noi. Nelle mie parole non ci sono messaggi particolari. Io scrivo perché mi piace farlo. Mi diverto e mi diverte raccontare storie. Non sempre ci deve essere un messaggio da scoprire oppure una morale da assimilare. È una favola e come tale deve decidere il lettore come interpretarla. Per tutti coloro che vogliono rilassarsi leggendo una storia d’amore e che amano il lieto fine La Materia di cui è fatta la Vita potrebbe essere il libro adatto. E ringraziando ancora L’autore che non ti aspetti per l’ospitalità e le bellissime domande lascio a tutti il link dove possono trovare il libro e ricordo che è leggibile anche gratis per chi ha l’abbonamento KindleUnlimited: La Materia di cui è fatta la Vita.

GRAZIE ANCORA DI ESSERE STATA CON NOI, RICORDIAMO CHE “LA MATERIA DI CUI È FATTA LA VITA” È ACQUISTABILE AL SEGUENTE LINK: La Materia di cui è fatta la Vita E SULLA VETRINA DE “L’ AUTORE CHE NON TI ASPETTI”. ARRIVEDERCI AL PROSSIMO APPUNTAMENTO.


E ringraziando ancora i simpaticissimi amici di L’autore che non ti aspetti ricordo di visitare la loro pagina per chi avesse voglia di curiosare tra le interviste di autori che non ti aspetti!

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Published on March 18, 2017 02:17

March 14, 2017

Mondorosa. E dopo il faticoso debutto in società arrivava il matrimonio… ma a volte il sogno diventava incubo

Ritornando a parlare del già decantato debutto in società, torniamo a parlare della famosa Stagione. Naturalmente durante la Stagione non c’erano solo balli, ma tutta una serie di avvenimenti e abitudini sociali (tra cui pranzi, ricevimenti, colazioni, passeggiate in calesse, incontri a scopo benefico organizzati dalle matrone, corse di cavalli, teatro, concerti, ecc.) insomma ci si faceva vedere in giro, mettendosi come in vetrina, per attirare l’attenzione dei giovani papabili per un possibile matrimonio. Bisognava impressionarli con le proprie maniere da gentildonna e loro, di contro, quando interessati, tentavano approcci molto discreti cercando di far colpo sulle ladies, sfoggiando il contegno, il fascino ma, soprattutto, i soldi (elemento di primaria importanza nella scelta del marito).

Statisticamente sembra che la maggior parte delle ladies trovasse il giusto partito in un paio di Stagioni ma molti di questi matrimoni erano destinati ad essere infelici. Ma i matrimoni, all’epoca, non venivano organizzati solo a seguito di un debutto. Capitava, spesso nelle famiglie nobili, che il matrimonio fosse già combinato. Per tante motivazioni tra cui quelle di solidificare i rami nobiliari e consolidare alleanze importanti (un po’ come si è sempre fatto nelle epoche precedenti con i cosiddetti matrimoni politici).

Poco felice spesso risultava il matrimonio tra compaesani. Che da una parte assicurava una stabilità legata alle proprie origini ma, dall’altra, il rischio di ritrovarsi un marito vittima di vizi quali il gioco d’azzardo o l’alcool e magari perseguitato dai creditori.

Esisteva anche una piccola fetta di matrimoni che si contraevano per amore. Anche se, paradossalmente, in netto contrasto con l’aura di romanticismo che ammanta l’epoca, le coppie innamorate venivano considerate provinciali.

La maggior parte dei matrimoni, in ogni caso, erano degli investimenti veri e propri. Fondati su un interesse reciproco. Ad esempio lei ricca e lui nobile ma spiantato. O, al contrario, una giovane di alta estrazione data in sposa a un ricco attempato per garantire un rango maggiore e un patrimonio notevole.

Ma cosa accadeva se i due si innamoravano ma le famiglie erano un ostacolo?

Oppure se la donna non voleva rispettare il proprio ruolo ed essere indipendente?



La Materia di cui è fatta la Vita

Cartaceo ed ebook (anche gratis con KindleUnlimited), cliccando qui: La Materia di cui è fatta la Vita.

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Published on March 14, 2017 02:28

March 12, 2017

Mondorosa. Debutto in società… ancora come allora: se bella vuoi apparire almeno un poco devi soffrire

E anche se la Festa della Donna è passata (almeno per quest’anno) continuiamo a parlare di donne e del nostro Mondorosa. Anche oggi di Donne ed epoca vittoriana, continuando sul discorso, non concluso, in merito al debutto in società.

Per il debutto (che, come già scritto, era una vera e propria emorragia di denaro per le famiglie) le giovani ladies si dovevano preoccupare anche del guardaroba. Precisamente di farsi un guardaroba nuovo per l’occasione. Ovviamente se potevano permetterselo.

Si recavano dalle sarte con un grande anticipo per farsi confezionare abiti su misura, modelli unici con tessuti pregiati. Che nel periodo vittoriano erano prevalentemente sete, broccati, velluti e damaschi. Sceglievano scarpe coordinate, poi c’era il confezionamento dei cappellini letteralmente personalizzati. E lì si vedevano sfoggiare fiori e piume. Non da meno erano le borsette (accessorio imprescindibile nel guardaroba dei una donna anche oggi), guanti, cappotti, ventagli (adesso non più tanto indispensabili a dire il vero), nastri e qualsiasi accessorio che servisse loro a non sfigurare davanti alle cosiddette concorrenti per la corsa al matrimonio ottimale.

Un’attenzione speciale era riservata alle acconciature. Raffinate, complicate, ornate di perle e brillantini, fiori, nastri, si potevano vedere ciocche intrecciate sapientemente e, spesso, pettinature molto elaborate grazie all’intervento di ferri caldi con cui si potevano arricciare i capelli.

Ma la cosa più inquietante (almeno dal mio punto di vista) era l’attenzione di allora (come purtroppo anche di oggi) alla linea. A causa dei banchetti luculliani che si consumavano durante importanti pranzi e cene, una delle preoccupazioni maggiori per le ladies dell’epoca era quella di ingrassare. Così le rispettive cameriere servivano loro frugali e spessissimo saltuari pasti per questo motivo. Insomma il vecchio detto devi soffrire se bella vuoi apparire è sempre esistito e purtroppo sta resistendo al tempo che passa.


Però non tutte le donne nell’epoca vittoriana si preoccupavano di simili quisquilie. Esisteva anche una fetta di popolazione femminile dedita ad altri interessi. E, magari, impegnata a costruirsi un futuro e una vita che non dipendessero dal proprio aspetto fisico. Ma, soprattutto, che non dipendessero dall’esistenza o meno di un marito. Come Emma che sogna di diventare un medico e all’amore nemmeno ci pensa. Però l’amore quando ha deciso di colpirti proprio se ne infischia delle tue opinioni. Arriva e basta!



La Materia di cui è fatta la Vita

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Published on March 12, 2017 07:08

March 8, 2017

Speciale Festa della Donna. Finalmente disponibile La Materia di cui è fatta la Vita.

Oggi Festa della Donna voglio annunciare l’uscita del mio romance d’ambientazione storica La Materia di cui è fatta la Vita, disponibile su Amazon da oggi in cartaceo ed ebook anche gratis con KindleUnlimited.


Ma voglio anche dedicare queste righe a un evento che nel XIX secolo era di importanza fondamentale per le giovani ladies. Il debutto in società. Momento in cui si sarebbero aperte, per le giovani, le porte di feste e balli. Ma soprattutto era il momento tanto atteso per trovare un marito e abbandonare finalmente la famiglia. Anche perché, come già scritto in precedenza, la maggior parte delle ragazze venivano cresciuto con il concetto che la realizzazione della propria vita sarebbe stata proprio nel matrimonio e nell’educazione dei figli che ne sarebbero venuti. Lo so, probabilmente al giorno d’oggi una simile prospettiva farebbe inorridire molte giovani donne. Ma dobbiamo sempre contestualizzare senza dimenticare quali erano i costumi dell’epoca.

Nell’Inghilterra dell’epoca le ragazza si recavano nella capitale per la Stagione, per poter essere ufficialmente presentate nella loro veste di debuttanti. Partecipavano a balli, cene e ritrovi, prendevano il tè con gli adulti iniziando anche a parlare di argomenti fino a poco tempo prima a loro preclusi. Entravano ufficialmente nell’età adulta.

Il debutto in società avveniva circa dopo un paio d’anni dall’aver completato lo sviluppo fisico. Tenendo presente che la maggior parte delle ragazze, nei secoli passati, arrivavano al menarca in età molto più avanzata di quelle odierne l’età del debutto andava indicativamente tra i diciassette e i ventitré anni. Ma i ventitrè anni erano il limite massimo consentito dal costume. Se entro quell’età la malcapitata non trovava marito veniva considerata da tutti una zitella in erba iniziando così il suo declino sociale, che sarebbe stato irreversibile.

Formalmente le giovani che avevano sorelle maggiori avrebbero dovuto attendere che queste fossero già sposate prima di debuttare. Ma considerando che i fidanzamenti erano spesso lunghi e che difficilmente si trovava marito alla prima Stagione. Questa regola veniva spesso trasgredita, soprattutto quando le due sorelle avevano una differenza d’età minima. Questo per non rischiare di condannarne più d’una alla zitellaggine. Naturalmente è inutile dire che i debutti in società erano un’emorragia di denaro per le famiglie (soprattutto se avevano più figlie femmine) perché sostenere decentemente l’ingresso in società di una figlia era estremamente dispendioso, specialmente a Londra.



La Materia di cui è fatta la Vita


Per chi ha voglia di immergersi in una romantica Inghilterra vittoriana…

per chi vuole scoprire il suo sogno…

per chi vuole conoscere la storia di Emma e sua sorella Sarah…

per chi vuole scoprire come l’amore arriva inaspettato e cambia tutta la vita…


Emma ha i natali sbagliati, ma vuole realizzare il suo sogno.

Sarah è sua sorella o, almeno, sorella da parte di padre e vuole fare ciò che conviene a una fanciulla della sua estrazione. Un matrimonio conveniente e giusto per il suo ceto.

Alexander è un duca. Bellissimo, spavaldo e arrogante.

Siamo nella seconda metà del 1800 quando Emma nasce da una delle domestiche nella casa della facoltosa famiglia Wilson. Ma c’è un problema, la donna non ha un marito, Emma è illegittima e come tale marchiata fin dal suo primo vagito.

Quando la madre di Emma muore lei è solo una bambina e viene ricoverata in un istituto che accoglie orfani. Inaspettatamente, però, Lord Tristan Wilson, dopo qualche tempo, si presenta all’istituto e dichiara di volerla adottare. Riportandola nuovamente nella casa degli Wilson. Ma non tutti sono contenti di riaverla tra quelle mura. A partire da Lady Charlotte Wilson che ha dovuto inghiottire il boccone amaro della verità. Emma, infatti, è nata da una relazione extraconiugale di Lord Tristan. E si è vista costretta a sottostare al volere del marito di prendere in casa quella piccola orfana e crescerla al pari di Sarah, la loro unica figlia legittima, coetanea di Emma.

Per forma e convenzione sociale Lady Charlotte crescerà Emma dandole tutti i privilegi riservati a Sarah ma non amandola mai come se fosse una figlia. Emma diventa così una Wilson anche agli occhi della società e, nonostante le differenze tra le due ragazze e non solo fisiche, diventerà una giovanissima donna sofisticata e aristocratica come sua sorella Sarah.

Tra le due sorelle, però, una differenza è dominante. Mentre Sarah è perfettamente figlia dell’educazione e del costume dell’epoca e sogna di realizzarsi in un matrimonio giusto e conveniente per il suo ceto. Emma coltiva un altro sogno, quello di diventare un medico. Un futuro in netta contrapposizione con ciò che ci si aspetta da una donna, per giunta di famiglia facoltosa e importante come una Wilson.

In un’Inghilterra bigotta e conformista come quella vittoriana Emma combatterà i preconcetti e i pregiudizi tipici dell’epoca per poter arrivare a realizzare il proprio sogno ed essere se stessa… l’amore però no, non era contemplato, sarebbe stato un intralcio, soprattutto se il lui in questione è il bellissimo e spocchioso duca su cui ha messo gli occhi anche sua sorella Sarah… ma si sa l’amore se ne infischia di ciò che pensano le persone, se ha deciso di arrivare non chiede il permesso a nessuno!


Cartaceo ed ebook (anche gratis con KindleUnlimited), cliccando qui: La Materia di cui è fatta la Vita.

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Published on March 08, 2017 02:47