Amedeo Balbi's Blog, page 25
January 15, 2011
I primi risultati di Planck
Arrivo buon ultimo a raccontarvi dei primi risultati scientifici di Planck, che sono apparsi all'inizio della settimana e di cui, a questo punto, avrete senz'altro letto abbondantemente in giro. Essendo coinvolto personalmente nella faccenda, ho procrastinato la scrittura del post: un po' per mancanza di tempo, un po' perché volevo scrivere chissà cosa. In ogni caso, eccoci qua.
I 25 articoli spediti ad Astronomy and Astrophysics descrivono la missione nel suo complesso (come è stata progettata, come procede, e come vengono analizzati i dati) e il suo primo prodotto scientifico: l'Early Release Compact Source Catalogue (ERCSC), ovvero un catalogo di sorgenti astrofisiche compatte che non sono il principale obiettivo delle osservazioni, ma qualcosa che si frappone fra il telescopio e la lontanissima radiazione cosmica di fondo — l'immagine dell'universo primordiale che Planck sta provando a ricostruire con un dettaglio mai raggiunto prima. Da queste parti lo abbiamo ripetuto in abbondanza: per ora, stiamo sfruttando una minima parte del potenziale scientifico di Planck. E anche se l'ERCSC è un passo importante verso i risultati finali, siamo ancora all'inizio. In pratica, come dice il mio collega Charles Lawrence, stiamo guardando i moscerini sul parabrezza.
Ma sono moscerini importanti. Quello fatto da Planck è un catalogo che copre tutto il cielo, a nove frequenze diverse: e dentro ci si trovano, ad esempio, galassie antichissime, avvolte in mantelli di polvere, dentro le quali si formano stelle a un ritmo molto più alto di quello dell'universo attuale; oppure giganteschi ammassi o super-ammassi di galassie; o, ancora, agglomerati di polvere fredda sparsi nella nostra galassia. Tutti questi dati potranno aiutare gli astrofisici a comprendere meglio la formazione di strutture e di stelle nell'universo, oppure a chiarire i meccanismi attraverso cui la polvere galattica irradia onde elettromagnetiche in modo anomalo rispetto alle previsioni dei modelli attuali.
Adesso, ci aspettano altri due anni di lavoro prima dei risultati finali, quando Planck ci dirà cosa è successo nei primi istanti di vita dell'universo. Nel frattempo, non è escluso che ci siano altri assaggi.
[The Planck Collaboration (2011). Planck Early Results: The Planck mission. Astronomy and Astrophysics DOI: http://arxiv.org/abs/1101.2022]
I 25 articoli spediti ad Astronomy and Astrophysics descrivono la missione nel suo complesso (come è stata progettata, come procede, e come vengono analizzati i dati) e il suo primo prodotto scientifico: l'Early Release Compact Source Catalogue (ERCSC), ovvero un catalogo di sorgenti astrofisiche compatte che non sono il principale obiettivo delle osservazioni, ma qualcosa che si frappone fra il telescopio e la lontanissima radiazione cosmica di fondo — l'immagine dell'universo primordiale che Planck sta provando a ricostruire con un dettaglio mai raggiunto prima. Da queste parti lo abbiamo ripetuto in abbondanza: per ora, stiamo sfruttando una minima parte del potenziale scientifico di Planck. E anche se l'ERCSC è un passo importante verso i risultati finali, siamo ancora all'inizio. In pratica, come dice il mio collega Charles Lawrence, stiamo guardando i moscerini sul parabrezza.
Ma sono moscerini importanti. Quello fatto da Planck è un catalogo che copre tutto il cielo, a nove frequenze diverse: e dentro ci si trovano, ad esempio, galassie antichissime, avvolte in mantelli di polvere, dentro le quali si formano stelle a un ritmo molto più alto di quello dell'universo attuale; oppure giganteschi ammassi o super-ammassi di galassie; o, ancora, agglomerati di polvere fredda sparsi nella nostra galassia. Tutti questi dati potranno aiutare gli astrofisici a comprendere meglio la formazione di strutture e di stelle nell'universo, oppure a chiarire i meccanismi attraverso cui la polvere galattica irradia onde elettromagnetiche in modo anomalo rispetto alle previsioni dei modelli attuali.
Adesso, ci aspettano altri due anni di lavoro prima dei risultati finali, quando Planck ci dirà cosa è successo nei primi istanti di vita dell'universo. Nel frattempo, non è escluso che ci siano altri assaggi.
[The Planck Collaboration (2011). Planck Early Results: The Planck mission. Astronomy and Astrophysics DOI: http://arxiv.org/abs/1101.2022]





Published on January 15, 2011 03:51
January 11, 2011
Un postaccio
La NASA ha provato a immaginare come potrebbe essere il pianeta roccioso appena scoperto da Kepler (ne parlo sul Post).





Published on January 11, 2011 01:14
January 5, 2011
Sole e nuvole (soprattutto nuvole)
Si, 'st'ecrisse che fanno li scenziati,— Trilussa, L'eclisse (da Le poesie, Arnoldo Mondadori Editore, 1951)
nu' lo nego, sarà una cosa bella,
ma però tutti l'anni è 'na storiella,
ciarimanemo sempre cojonati.
L'antr'anno mi' fratello pe' vedella
ce venne espressamente da Frascati,
stette un'ora coll'occhi spalancati
senza poté scoprì manco 'na stella
Se er celo è sempre nuvolo, succede
che un'antra volta, quanno la faranno,
nun ce sarà gnisuno che ce crede.
E io ciavrebbe gusto: perché quanno
er celo è annuvolato, chi la vede?
Che lo dicheno a fa'? Perché la fanno?
La poesia, scoperta grazie al blog Stukhtra, descrive perfettamente quello che è capitato ieri, almeno dalle mie parti. Ma altrove le cose sono andate meglio, come potete vedere da questa galleria e dall'immagine qui sotto, che mostra, oltre alla Luna che inizia a coprire il Sole, anche il profilo della Stazione Spaziale Internazionale. (Se poi qualcuno di voi fosse riuscito a fare qualche bella foto e volesse bullarsi, può mandarmela, e la aggiungo a questo post.)

© Thierry Legault - astrophoto.fr

© Peppe Liberti - Rangle





Published on January 05, 2011 02:33
January 3, 2011
L'anno inizia con l'eclissi

Come saprete, domani ci sarà un'eclissi parziale di Sole, visibile anche dall'Italia, più o meno tra le 7 e le 10, con il massimo di copertura (circa il 70% del disco solare) intorno alle 9 (l'orario esatto varia a seconda della città in cui vi trovate). La spettacolare immagine qui sopra, scattata dalla MIR durante l'eclissi del 1999, mostra chiaramente come mai un'eclissi non sia visibile da qualunque punto della superficie terrestre: la Luna, passando davanti al Sole, proietta un'ombra relativamente piccola sulla Terra.
È molto importante che non proviate a guardare il Sole direttamente, anche quando è parzialmente oscurato dalla Luna. Il modo più sicuro per assistere a un'eclissi è indirettamente, con una rudimentale camera oscura. Fate un piccolo buco in un cartoncino e, dando le spalle al Sole, fate passare la luce attraverso il buco, proiettandola su un altro cartoncino usato come schermo. Aggiustando la distanza dello schermo, dovreste riuscire a vedere l'immagine capovolta del Sole, e notare il passaggio della Luna.
Se invece decidete di guardare il Sole attraverso un filtro, sceglietelo accuratamente. Non fatevi ingannare dal fatto che il vostro filtro sembri attenuare la luce visibile: potrebbe ancora far passare molta radiazione elettromagnetica potenzialmente dannosa (per esempio i raggi infrarossi e gli ultravioletti). Gli unici filtri davvero sicuri sono quelli da saldatore con indice di protezione 14, oppure gli appositi filtri in Mylar (quelli con cui vengono fatti gli occhiali da eclissi). Assolutamente da evitare i negativi fotografici (di qualunque tipo, sia a colori che in bianco e nero o per raggi X, sia esposti che no), gli occhiali da sole, i vetri oscurati, ecc.





Published on January 03, 2011 07:08
December 30, 2010
L'obbligatorio post di fine anno
Mentre ci prepariamo a cominciare un altro giro intorno al Sole, qui vanno in onda le repliche, nel caso vi foste persi qualche puntata.
Questi sono i 10 post più letti tra quelli scritti nel 2010:
Segnatevi questa data
L'oroscopo speciale
Se ce la fanno, è una bomba
Un grande
Avatar (ovvero che mi ci hai portato a fare sopra Alpha Centauri?)
Puntinismo galattico
Il difficile mestiere del cosmologo
Quanto è grande l'universo?
Cose che sembrano impossibili
Ellissi
Bonus: altri 10 scelti da me.
Suoni da Saturno
Andromeda
Orchestre artificiali
Variazioni su un tema di Drake
Hawking e la guerra dei mondi
Come vede Hubble?
Whitman, le meteore, e un astronomo
Ma lo ha fatto anche Einstein!
Simulare l'universo
La forumizzazione della ricerca
E per finire, 5 post scelti tra quelli scritti per il Post.
La creazione di Hawking
Guardate le stelle
Un universo senza big bang?
La Luna abbandonata
Vent'anni da telescopio
Ci ritroviamo nel 2011.
Questi sono i 10 post più letti tra quelli scritti nel 2010:
Segnatevi questa data
L'oroscopo speciale
Se ce la fanno, è una bomba
Un grande
Avatar (ovvero che mi ci hai portato a fare sopra Alpha Centauri?)
Puntinismo galattico
Il difficile mestiere del cosmologo
Quanto è grande l'universo?
Cose che sembrano impossibili
Ellissi
Bonus: altri 10 scelti da me.
Suoni da Saturno
Andromeda
Orchestre artificiali
Variazioni su un tema di Drake
Hawking e la guerra dei mondi
Come vede Hubble?
Whitman, le meteore, e un astronomo
Ma lo ha fatto anche Einstein!
Simulare l'universo
La forumizzazione della ricerca
E per finire, 5 post scelti tra quelli scritti per il Post.
La creazione di Hawking
Guardate le stelle
Un universo senza big bang?
La Luna abbandonata
Vent'anni da telescopio
Ci ritroviamo nel 2011.





Published on December 30, 2010 00:26
December 28, 2010
Il dilemma dell'esperto
"Il problema [in un dibattito] è che le idee più facili da spiegare, quelle che suonano convincenti a un pubblico generico, non sono sempre le idee migliori. Una persona non esperta e poco cauta si dirà, "Sì, questo lo capisco. Perché invece l'altro tizio la mette giù così complicata?" Be', la risposta è che quelle idee semplici, che ti pare di capire benissimo, spesso hanno grossi difetti tecnici, mentre le idee corrette possono essere molto difficili da spiegare. Tutto quello che uno come me può fare è dire, "Fidati. Io so quello che dico, lui no. E inoltre, il tal-dei-tali è d'accordo con me". Il che non fa una buona impressione. Può essere una situazione dalla quale è impossibile uscire vincenti."— Leonard Susskind





Published on December 28, 2010 05:24
December 25, 2010
E buone feste
Published on December 25, 2010 01:23
December 23, 2010
ResearchBlogging in italiano
ResearchBlogging è una piattaforma per blog scientifici, con una caratteristica che la rende piuttosto diversa da altri aggregatori simili: raccoglie soltanto post che commentano articoli di ricerca già sottoposta a revisione.
In altre parole, quando un blog scientifico registrato su ResearchBlogging discute una scoperta apparsa su una rivista scientifica (oppure, con un'interpretazione meno restrittiva, un articolo archiviato su arXiv mentre è sottoposto a revisione), il post viene evidenziato nella pagina principale del sito. Il tutto - la registrazione del proprio blog, e la gestione dei post - viene fatto attraverso una procedura piuttosto seria, con tanto di editor specializzati per discipline a supervisionare la faccenda.
L'uso di ResearchBlogging è molto diffuso tra i blog in lingua inglese tenuti da scienziati. Tanto per dirne una, il post che ha dato il via al coro di critiche nei confronti del batterio all'arsenico della NASA, era proprio un post "marchiato" ResearchBlogging. Nonostante le mie perplessità sull'uso dei blog come surrogato del "peer-reviewing", credo che un'iniziativa come questa sia abbastanza seria da essere un ottimo strumento di discussione e divulgazione della ricerca.
Per questo, è molto importante che, grazie all'iniziativa e al lavoro di Peppe Liberti, ResearchBlogging da domani apra anche ai blog in italiano. Ne sono talmente convinto che, oltre a iscrivere questo blog al network, ho anche accettato di dare una mano come editor (insieme a Moreno Colaiacovo).
Per i dettagli su come partecipare e registrare il vostro blog, vi rimando al post di Peppe, alle pagine di help e alle linee guida per i post.
In altre parole, quando un blog scientifico registrato su ResearchBlogging discute una scoperta apparsa su una rivista scientifica (oppure, con un'interpretazione meno restrittiva, un articolo archiviato su arXiv mentre è sottoposto a revisione), il post viene evidenziato nella pagina principale del sito. Il tutto - la registrazione del proprio blog, e la gestione dei post - viene fatto attraverso una procedura piuttosto seria, con tanto di editor specializzati per discipline a supervisionare la faccenda.
L'uso di ResearchBlogging è molto diffuso tra i blog in lingua inglese tenuti da scienziati. Tanto per dirne una, il post che ha dato il via al coro di critiche nei confronti del batterio all'arsenico della NASA, era proprio un post "marchiato" ResearchBlogging. Nonostante le mie perplessità sull'uso dei blog come surrogato del "peer-reviewing", credo che un'iniziativa come questa sia abbastanza seria da essere un ottimo strumento di discussione e divulgazione della ricerca.
Per questo, è molto importante che, grazie all'iniziativa e al lavoro di Peppe Liberti, ResearchBlogging da domani apra anche ai blog in italiano. Ne sono talmente convinto che, oltre a iscrivere questo blog al network, ho anche accettato di dare una mano come editor (insieme a Moreno Colaiacovo).
Per i dettagli su come partecipare e registrare il vostro blog, vi rimando al post di Peppe, alle pagine di help e alle linee guida per i post.





Published on December 23, 2010 02:40
December 20, 2010
Scienza, funziona (parte II)
Published on December 20, 2010 01:13
December 18, 2010
Post sotto l'albero 2010
Eccolo qua. Puntuale come il solstizio d'inverno, anche quest'anno è arrivato il momento di fare una visita da Squonk, per scaricare il sempre più corposo pdf che raccoglie i Post Sotto l'Albero scritti da una nutrita schiera di blogger, tra cui il vostro. Buona lettura.





Published on December 18, 2010 01:02