Sandrone Dazieri's Blog, page 18

March 12, 2011

E tu, sei favorevole o contrario? (aggiornato)!

Per un effetto migliore, vi prego di far partire tutti e CINQUE  i video contemporaneamente. Ho aggiunto Ferrara, non potevo esimermi.


 



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Published on March 12, 2011 04:41

E tu, sei favorevole o contrario?

Per un effetto migliore, vi prego di far partire tutti e quattro i video contemporaneamente.


 


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Published on March 12, 2011 04:41

March 8, 2011

Quattro regole

Ogni tanto devo ricordare a chi mi scrive nei commenti del blog, le regole della casa. 


1) Siete i benvenuti in questo blog e vi sono grato se lo leggete e lo commentate. Non è però un servizio pubblico, non è uno sfogatoio, non è il materasso per le vostre frustrazioni, non è un pozzo per buttarci la vostra bile. Se vi comportate male, vi chiudo fuori. 


2) All'inizio chiudere fuori significa solo non pubblicare il vostro commento. Dopo un po' e se mi sveglio male finite in lista nera. Nella lista nera non vedo più quello che scrivete, potete fare a meno di farlo. Cambiate ip e vi rimetto in lista nera. Vinco io, non affannatevi.


3) Le critiche sono bene accette, sempre, se cortesi. Per cortesi intendo le stesse critiche che in un civile consesso, non a Porta a Porta o in qualche Talk Show, è plausibile poter rivolgere a un estraneo di media sensibilità senza che questi se ne abbia a male. Per capirci, è ammesso scrivere che il mio libro o quello di qualcuno che ho pubblicato non vi è piaciuto, non è ammesso dire che è una merda. 


4) La stessa regola vale anche tra commentatori. Se insultate il vostro commentatore precedente, non verrete pubblicati. So che molti blog hanno una frequentazione enorme perché sono delle arene sanguinose, piene di bava e livore. Non sono interessato.


 

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Published on March 08, 2011 09:06

March 5, 2011

Zac zac. Si taglia.

Ci sono andato e mi sono divertito. Ci sono andato e mi sono rotto le palle. Ci sono andato e ho ascoltato, parlato, intervistato, incontrato amici e nemici. Insomma, sono contento che ci sia, e sono sicuro continuerá a esistere. Ma visto che il sindaco Sodano ha appena deliberato il taglio ai finanziamenti al Festival Letteratura di Mantova, ho ritenuto opportuno firmare l'appello che ne chiede il ripristino.  Per chi ci governa la cultura è un optional vagamente fastidioso, e  il neosindaco Sodano, il primo di destra da tanti anni, ha voluto rimarcarlo, distinguendosi dai suoi predecessori che il Festival avevano improvvidamente sostenuto. Complimenti. L'appello è qui. 

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Published on March 05, 2011 16:49

March 1, 2011

Quanto si può osare? Proibito.

Come sapete, sono uno scrittore e collaboro con la casa editrice Mondadori. Per questo non faccio critica letteraria: ci sono troppo dentro, conosco palate di scrittori ed editor  e non posso essere obiettivo. Anche quando segnalo un libro, mi costringo a fare questa pallosa premessa per correttezza verso chi mi legge. Premessa esaurita.


E' uscito da un paio di settimane il romanzo Proibito di Tabitha Suzuma. E' un libro  per Young Adult, per ragazzi dai quattordici anni in su, ma è  leggibile anche dagli adulti. Che troveranno un testo estremamente pulito nello stile, coinvolgente e coraggioso nelle tematiche.  Perché parla di incesto e riesce a farlo senza essere volgare, compiaciuto o moralista. Difficilissimo. E solleva una tematica che mi è cara: che cosa si può raccontare nei libri per ragazzi? Quali sono i limiti? Le mie risposte sono da sempre, rispettivamente, "tutto" e "nessuno". Suzuma dimostra che è vero.


Di seguito, una piccola intervista all'autrice apparsa sull'Informalibri.




1) Proibito è una storia forte e intensa, di un amore impossibile, stretto tra le inquietudini adolescenziali e i doveri familiari, tra le pulsioni del cuore e le imposizioni sociali. Come nasce l'idea di affrontare di un tema così difficile e delicato?


 


Avevo il desiderio di raccontare la storia di un amore tragico, di due amanti predestinati ma che non possono stare insieme. Sentivo il bisogno di qualcosa che fosse unanimemente condannato, indipendentemente dalla collocazione geografica, una relazione impossibile e contro la legge.


Mi affascina molto l'analisi psicologica dei personaggi e in particolare lo studio dei disturbi mentali e sono sempre stata attratta dalle storie di persone al di fuori del comune, che agiscono al di là delle norme precostituite.


 


2) Il libro è scritto a capitoli alterni, con le voci di Maya e Lochan. È stato difficile cambiare il punto di vista? Come scrittrice ti sei sentita più coinvolta in una delle due narrazioni? 


 


La narrazione a due voci è la tecnica che preferisco. Credo che sia originale alternare due modi di pensare e due personaggi. In una storia d'amore, poi, è particolarmente importante capire i sentimenti di entrambi i protagonisti. Scrivere "Proibito" in questo modo è stato di cruciale importanza perché dovevo dimostrare al lettore che entrambi i personaggi erano innamorati allo stesso modo e che l'uno desiderava quella relazione quanto l'altro.


Lochan è stato un personaggio fantastico di cui scrivere. È complesso, sensibile, tormentato, ha una personalità affascinante, è un eroe. La sua paura degli altri è l'estremizzazione di un disagio che tutti gli adolescenti provano prima o poi nella loro vita. Il suo senso di responsabilità nasce dalla mia esperienza personale di maggiore di cinque figli. La sua dolcezza e gentilezza sono ispirati a un caro amico. M'interessava poi descrivere il legame tra la genialità e una mente problematica.


 


3) Oltre ai due protagonisti adolescenti, un ruolo importante nella narrazione è svolto dai tre fratellini, Tiff, Kit e Willa. Quanto è stato difficile raccontare le loro storie?


 


Sono la maggiore di cinque figli, sono stata circondata da bambini durante tutta la mia vita. Il mio fratello più piccolo è nato quando io avevo 14 anni e ho svolto un ruolo importante nella sua crescita. In quel periodo ho iniziato a lavorare in un centro per bambini con problemi cerebrali. Ho anche lavorato come insegnante in una scuola primaria e continuo a insegnare a bambini con disagi nel tempo libero. Insomma, i bambini hanno sempre svolto un ruolo importantissimo nella mia vita e ho avuto modo di osservarli da vicino e interagire con loro regolarmente. Parlare delle storie di Kit, Tiffin e Will è stato facile: per tutti e tre mi sono ispirata a bambini che conosco e mi sono affezionata alle loro personalità, persino a quella di Kit!


 


4) C'è un momento in cui in Proibito la protagonista Maya, chiede alla sua amica Francie: quindi non ci sono più tabù? È una domanda alla base del romanzo, ma anche un quesito che chi si occupa di narrativa per adolescenti si pone continuamente. Lo chiediamo a te: quanto si può osare nei libri per adolescenti?


 


Non credo che gli adolescenti debbano essere protetti da determinati argomenti, perché affrontare questioni tabù o temi controversi è parte del loro crescere, del loro imparare a conoscere il mondo. Senz'altro hanno il diritto di essere informati sul contenuto del libro, ponendo attenzione alla copertina, alla collana in cui è inserito e alla sua collocazione in libreria. Ma se un ragazzo ha voglia di leggere un libro che contiene scene di sesso o di violenza, trova comunque il modo di farlo, ad esempio andandolo a cercare nella sezione adulti.


Fa parte della curiosità umana e della voglia di crescere. Personalmente non amo i libri che contengono delle parti scioccanti in modo gratuito, che vogliono scandalizzare a tutti i costi solo per sensazionalismo e vendere più copie. Credo fermamente che un buon libro non sia quello che sconvolge o disgusta ma quello che ti commuove e cambia il tuo modo di guardare la società e il mondo. 


Proibito_piatto-8x6


  

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Published on March 01, 2011 00:38

February 28, 2011

Consigli agli aspiranti pubblicatori. Sembra una cavolata ma...

L'altro giorno mi stavo smazzando un po' di manoscritti. Ormai, quasi nessuno te li invia cartacei, ma ti arrivano per posta. Io di solito copio l'allegato in una cartelletta che si chiama DALEGGERE sul mio desktop, e quando ho tempo li scorro. Quando ne trovo uno che mi pare interessante ne stampo una ventina di pagine, se continua a essere interessante lo spedisco alla redazione Mondadori perché ne faccia copie (il toner costa) da dare anche ai colleghi o a eventuali lettori. A questo punto, se continua a piacere, contattiamo l'autore. Di solito io, se il manoscritto è arrivato a me, oppure una gentile segretaria di redazione. Dall'arrivo della mail iniziale, come potete capire, sono passate settimane e mesi.  Ecco, sembra una cavolata, ma se volete spedire un manoscritto in formato elettronico, su quel manoscritto mettete per bene il vostro numero di telefono e la vostra email. Perché ieri, scorrendo ben dieci manoscritti  nessuno di questi aveva altre indicazioni a parte il nome dell'autore, e qualche volta nemmeno il nome dell'autore, ma solo il nome d'arte e il titolo. Le altre indicazioni erano nella mail, ma chissà dov'è finita. Spero che nessuno di quei manoscritti finisca per piacermi, perché altrimenti dovrò mettere un annuncio per rintracciarne l'autore...

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Published on February 28, 2011 08:39

February 16, 2011

Per un'ecologia della mente

In un mio racconto il protagonista a un certo punto si rende conto che persino i suoi sogni sono impestati da Berlusconi e i suoi sodali. Non riesce a liberarsene. E quando si sveglia scopre che anche da sveglio lo vede ovunque, persino nel sole che tramonta.   Era una metafora della sinistra italiana, che sentivo bloccata nella capacità di prefigurare una realtà che prescindesse dal grande nemico, da belzebù.  


Ma il problema è più grande di così. Berlusconi è diventato il metro di tutto, nel bene e nel male. Non credo esista un altro paese al mondo dove il nome del presidente del consiglio venga tirato in ballo così spesso. I giornali gli dedicano sempre pagine e pagine, la televisione ne è infarcita, la cronaca rosa e quella di costume, oltre che la cronaca nera.  E noi stessi non riusciamo a farne a meno. Lo tiriamo in ballo quando parliamo di politica, quando scherziamo con gli amici, quando raccontiamo una barzelletta, quando vediamo un film. Il nostro paese lo raffiguriamo con un prima di Berlusconi e con un dopo Berlusconi, ci vergogniamo per lui, ci indigniamo per lui, ci incazziamo per lui, ci rattristiamo per lui. All'estero fingiamo di essere spagnoli perché non ci chiedano di lui, quando passiamo davanti a un tribunale pensiamo a lui... persino il nostro immaginario erotico ne è intaccato. Non credo che nessuno di noi abbia mai detto alla propria compagna o al proprio compagno "andiamo a fare bunga bunga", ma una battuta, un pensiero di sicuro ci sono scappati. Siamo intrisi di Berlusconi, ossessionati, ci esce dai pori, ci soffoca. Ieri vedevo il festival di Sanremo e pensavo che il ballerino di tango somigliasse a Berlusconi, il controllore che mi ha timbrato il biglietto un paio di giorni fa aveva per me le scarpe come Berlusconi.


In un racconto dello Scimmiotto, disegnato e scritto da Manara, a un certo punto lo Scimmiotto rifiuta di sottomettersi al Buddha e il Buddha lo sfida ad allontanarsi. Lo Scimmiotto vola per quella che sembra una distanza enorme, ma quando atterra, atterra sulla mano del Buddha. Non era riuscito a liberarsene, a vedere oltre. Ed è quello che sta capitando a me. Guardo il cielo e non riesco a vederlo, coperto com'è dalla triste immagine del vecchio di Arcore. 


Basta.


Quando ho aperto questo blog, mi ero ripromesso una cosa: non fare chiacchiere da bar. Parlare di quello che faccio, di quello che vivo. Del mondo che vedo e muto con le mie azioni e i miei pensieri. Ho riletto gli ultimi post. A parte un saluto a un amico e la citazione doverosa della manifestazione del 13 febbraio, ho parlato quasi esclusivamente di Berlusconi, anche quando non lo tiravo direttamente in ballo. Ma perché? Che cosa ho da dire di più e meglio di quello che fanno i politici di professione e gli analisti e i giornalisti di professione? Cosa devo dimostrare? Che non sono un venduto solo perché pubblico in Mondadori? Che sono un intellettuale? Un compagno?  Mi rassicura? Mi fa sentire bene? Dalla parte giusta? 


Serve?


No.  Se slegato da una prassi quotidiana, l'argomentare di politica è vuoto.  E io non faccio più militanza. Certo, scendo in piazza quando devo e quando posso, ma non sono nei comitati organizzativi, nelle assemblee, nei giornali. Sto a casa a scrivere.  Ed è lì, nei miei romanzi, che cerco di elaborare qualcosa che abbia un minimo di valore e di senso, che sia una riflessione che possa dare qualcosa a chi legge, per lo meno un punto di vista che non sia stereotipato. Ma è un lavoro sulla distanza, non sulla cronaca. Quando scrivo delle note vicende non c'è una virgola che abbia abbia un qualche valore, che aggiunga qualcosa. E' solo uno sfogo, un parlarsi addosso. Chiacchiera da bar.


Da qui la decisione. da questo momento questo diventerà un blog deberlusconizzato


Non parlerò più di lui e del suo governo, della sua politica, dei suoi processi, di puttanopoli, di tangentopoli, di  massimi sistemi. Prima di tutto perché, come dicevo sopra, non ho niente di più da aggiungere a quello che centinaia di migliaia di altri blog e giornali dicono. Da qualche parte c'è sicuramente chi è in grado di fare analisi migliori e più ficcanti delle mie. Secondariamente perché rimango convinto di una cosa. Anzi di due. Anzi di tre.


Primo. Berlusconi non è la causa, è l'effetto. Di quello che è questo paese, di quello che è la sua classe dirigente e la maggioranza dei suoi cittadini. Della miriade di tangentisti, massoni, stragisti che sono venuti prima e che verranno dopo di lui. Se sembra peggiore è perché alla maschera che si è infilato addosso noi abbiamo sovrapposto una maschera che abbiamo cucito per lui. E' davvero il nostro capro espiatorio. Diciamo che è colpa sua, per non ammettere che è colpa nostra.


Secondo. Se Berlusconi finirà o meno in galera non mi importa un assoluto e beneamato cazzo. La verità storica è già evidente, la verità giudiziaria non mi compete. Mai avuto passione per le gabbie, per altro. Se questo governo cadrà per via giudiziaria, inoltre, non sarà una vittoria per nessuno, ma una sconfitta di tutti. Di tutti quelli che avrebbero voluto cambiare le cose, e non ci sono riusciti. 


Terzo. Senza Berlusconi non cambierà nulla. Ci sarà qualcuno che porterà avanti la sua idea di mondo e di politica finché non esisterà un'opposizione forte e capace di cambiare le cose e di farsi motore di un cambiamento democratico. Altimenti ci saranno altri padroni e tanti papponi.


Di queste cose ne ho parlato diffusamente QUI, e QUI, e ho paventato il finale QUI. Non ci torno.


Naturalmente questo blog rimarrà aperto a sostenere e diffondere materiali sulle iniziative politiche e culturali che riterrà degne e nelle quali verrò a conoscenza o sarò coinvolto.  Se serve, avranno il mio sostegno, come è sempre stato, anche quelle più impopolari, soprattutto quelle più impopolari. Come fu per l'appello di Battisti. Se ci sarà da schierarsi fattivamente per qualcosa, se servirà, lo farò, come ho sempre fatto, senza mettermi spillette.


Ma punto.


Raccontiamoci altro. Il mondo è grande.

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Published on February 16, 2011 03:31

February 14, 2011

Non ci si crede

Dopo quanto accaduto ieri, il mio pessimismo cosmico ha subito una dura scossa. Sono meno propenso a credere che finirà come ho scritto QUI, ovvero con le giunte militari (era un'esperimento di cut up e satira, ma a qualcuno non deve essere andato giù, a giudicare da alcuni commenti sbavanti che non ho pubblicato), e che forse ci sia speranza per il nostro paese. O meglio, ci sarebbe se avessimo un'opposizione decente, ma magari nasce.


Però, certo, quelli là ci stanno provando a far credere che non sia successo niente. A parte la patetica copertura dei tg nazionali e le dichiarazioni farneticanti del Berlusca, quelli là hanno schierato anche una raffinata editorialista, dall'acume straordinario, che da qualche giorno collabora con Affari Italiani. Sentite questo passaggio: 


"Cenerentola litigava con le sorellastre per andare al ballo, mentre la Bella addormentata senza l'aiuto delle fatine non sarebbe mai stata baciata dal principe. Un'altra Bella, fatalmente innamorata di una bestia, sfidava i pregiudizi della città infischiandosi delle preoccupazioni del babbo. Puffetta poi, godeva allegramente della sua beata condizione di unica femmina del villaggio, e Biancaneve viveva addirittura con 7 uomini. Invece, non ho ricordi di una principessa manifestante, e nemmeno di una fiaba che iniziasse con "C'era una volta in piazza..".


Forte, eh? Che capacità dialettica, che inventiva. Non c'è da stupirsi che abbia fatto una carriera politica così eccellente. Si tratta di Nicole Minetti, nella sua rubrica Il FAVOLOSO MONDO DI NICOLE. Il resto, se avete lo stomaco, potete leggerlo QUI. Ma vi consiglio soprattutto di leggere i commenti.


 

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Published on February 14, 2011 01:07

February 12, 2011

Che effetto vi fa?

(12 febbraio 2020)


 


Italia, rivoluzione web


la folla festeggia il trionfo


Berlusconi abbandona la capitale per Arcore. L'uomo d'affari Della Valle farà da mediatore tra militari e opposizione


Dal nostro inviato il Gabibbo


 


ROMA - Bisogna darle un nome, e non la si può chiamare che la "rivoluzione del web", perché è stata la generazione dei blog, di Facebook, di Twitter, ad accendere la scintilla della protesta e quindi a scalzare il raìs, al potere da vent'anni in una terra con un antico culto dei potenti.


 


Pochi minuti dopo le sei del pomeriggio, quando era già buio sulle due sponde del Tevere, e Roma era sommersa da una folla mai vista nei diciotto giorni di rivolta, l'ex tenente generale Roberto Maroni, da poco nominato vice presidente, è comparso sui televisori e in due frasi ha annunciato che Silvio Berlusconi aveva infine rassegnato le dimissioni. Nel frattempo si era sparsa la notizia che il raìs se ne era già andato da Roma, con la famiglia, per raggiungere la residenza estiva di Arcore. Quale sarà il suo immediato destino resta incerto. La Germania potrebbe essere la prossima meta. Là è da tempo in cura per i suoi vari malanni.


 


Maroni, l'uomo dei servizi segreti, campione dello spionaggio, delle trame e delle repressioni, ha dichiarato, con un'espressione trasudante collera, la resa del suo capo. La faccia scavata, slavata, e gli occhi socchiusi, dicevano più delle parole. Del resto le parole annuncianti la disfatta del regime, Maroni non le ha rivolte ma le ha gettate in faccia ai milioni di Italiani impegnati notte e giorno, da tre settimane, a gridare sulle piazze, con tenacia e semplicità, la voglia di democrazia, e l'"hogra", la vergogna per dover vivere senza tante libertà elementari. Alla piazza che l'ha umiliato, Maroni non è riuscito a dedicare più di due frasi. Eppure l'annuncio era storico.


 


Pagando con trecento morti la loro sfida, senza sparare un colpo di fucile, senza violenza, i ragazzi del web hanno trascinato con sé un paese di sessanta milioni di abitanti. Hanno costretto l'esercito prima a rispettarli e poi a seguirli, e hanno sconfitto, con la semplicità e la chiarezza della loro protesta, il potere occulto incarnato da Maroni. Soprattutto hanno cacciato il raìs detestato e corrotto, che con la sua famiglia ha accumulato un patrimonio di sessanta miliardi di dollari, un sesto del reddito nazionale, in una società dove quattro famiglie su dieci vivono sotto il livello di sussistenza. In questo raro momento, le verità non hanno veli, sono crudeli, e la generosità, dovuta ai vinti, è maledettamente avara. Dopo la piccola Tunisia, la grande Italia è un esempio, una tentazione per tutto il mondo, dove si è aperta una grande breccia per la democrazia.


 


Spetta all'esercito, che assume il potere, tenerla aperta. Non è chiaro se l'impopolare Roberto Maroni occuperà come vice presidente, formalmente e in via provvisoria, la carica di Berlusconi. Non è comunque lui che favorirà l'avvento della nuova libertà sulle sponde del Tevere. Chi comanda da ieri in Italia, ufficialmente e di fatto, è l'Alto Consiglio delle forze armate. Un organismo che si riunisce di rado, in caso di guerra, e che funzionerà come una giunta militare. Un uomo d'affari rispettato, Della Valle, farà da mediatore tra i militari e i movimenti d'opposizione, che non hanno ancora un capo, né un organismo che li rappresenti nel loro insieme.


 


In sostanza è avvenuto un colpo di Stato. Un putsch liberatorio. L'esercito controlla, gestisce la "rivoluzione del web", che non ha promosso, anzi l'ha colto di sorpresa, come il resto del regime. La folla riconoscente abbraccia adesso i soldati, sommerge carri armati e autoblindo con un entusiasmo senza riserve. Si vedrà poi se i generali dell'Alto Consiglio delle forze armate manterranno le promesse ed esaudiranno le aspirazioni della gente di piazza del Campidoglio. Se riusciranno a disegnare una democrazia accettabile o slitteranno in un nuovo autoritarismo. Alla testa dell'Alto consiglio delle Forze armate c'è il feldmaresciallo Ignazio La Russa, fino a ieri ministro della difesa e ufficiale distintosi nella quarta guerra contro i clandestini, quella della Padania.


 


La Russa appare adesso come il personaggio più autorevole. Egli non è considerato un uomo incline alle riforme democratiche, ma si dice abbia avuto un ruolo determinante nelle ultime ore, dopo la caotica giornata di giovedì, quando Silvio Berlusconi pronunciò alla televisione il discorso con il quale chiarì con arroganza di non avere alcuna intenzione di dimettersi. E dette l'impressione di avere alle sue spalle l'esercito. In realtà le forze armate erano divise. La Guardia repubblicana, o presidenziale, forte di undicimila uomini, restava fedele alla sua missione. E uguale attaccamento al raìs avevano le Frecce Tricolori, nelle quali Berlusconi ha vissuto tutta la carriera militare. Non a caso nei primi giorni della protesta aerei militari hanno sorvolato a bassa quota le manifestazioni, a scopo intimidatorio, ma in verità con scarso risultato. L'esercito, con più di trecentomila uomini, in larga parte provenienti dalle classi popolari, era il più sensibile ai richiami dell'opposizione arroccata in piazza del Campidoglio.


 


Ma è tra gli ufficiali che sono affiorate le divisioni. Spesso generazionali. I capitani, i maggiori, i colonnelli erano colpiti e frustrati dalle rivelazioni sulla corruzione nel regime, e in particolare nel Partito della Gnocca, di fatto il partito unico, diretto dal figlio di Berlusconi. L'enorme patrimonio della famiglia presidenziale, in larga parte piazzato all'estero, non aumentava certo il prestigio del raìs presso i militari. Compresi alcuni generali a contatto con gli ufficiali subalterni, e non viziati dalle cariche nell'industria di Stato elargite dal presidente ai soldati fedeli alla sua persona e al suo clan. Inoltre l'esercito aveva escluso, fin dall'inizio della sollevazione popolare, di partecipare a un'eventuale repressione. I soldati non avrebbero tirato sulla folla. I figli di operai non avrebbero sparato sugli operai; e così i figli dei contadini sui contadini; ma neanche gli ufficiali avrebbero ordinato di sparare sugli avvocati, sui medici, sugli ingegneri, sui giudici unitisi alla protesta. E si sapeva che gli americani, fornitori di dollari e di armi, avevano minacciato di sospendere gli aiuti nel caso ciò dovesse accadere.


 


I generali dell'Alto Consiglio erano a loro volta divisi sulla sorte da riservare al presidente. Alcuni ritenevano di non dover ferire la casta militare obbligando alle dimissioni il raìs, comandante supremo delle forze armate. Ma più la protesta cresceva, e si moltiplicavano gli scioperi nel paese, e si infittivano le notizie sulla corruzione, più cresceva il numero dei generali decisi a cacciare Berlusconi. Le divisioni, gli scontri tra i pro e i contro le dimissioni del raìs si sono protratti fino a ieri mattina. La sostanza del secondo comunicato emesso dall'Alto Consiglio era ancora favorevole a Berlusconi. Pur approvando il parziale passaggio dei poteri a Roberto Maroni, i generali precisavano comunque che la supervisione del potere spettava al Consiglio. Era un primo decisivo passo.


Il feldmaresciallo La Russa, pur non essendo un fervente democratico, anzi pur non nascondendo le idee conservatrici, avrebbe fatto pendere la bilancia in favore di un'estromissione definitiva del raìs. La corruzione della famiglia presidenziale era insopportabile; e la grande manifestazione che si stava estendendo a tutta la capitale, da via del Plebiscito, dove si trova il palazzo presidenziale, all'edificio della televisione, sulla riva del Tevere, rivelava l'impossibilità di mantenere Berlusconi al suo posto. Le telefonate sempre più insistenti, in favore di una transizione rapida, del collega americano, il segretario alla difesa Gates, hanno contribuito a convincere La Russa. E cosi l'ormai ex raìs è stato costretto a rimangiarsi il discorso della sera prima, è stato costretto a fare le valige e a partire per Arcore. Roberto Maroni ha annunciato le dimissioni del suo capo a denti stretti, regalando all'Italia momenti di orgoglio e felicità.


 


QUI L'ARTICOLO ORGINALE.


Cambiamenti effettuati:  Egitto=Italia Hosni Mubarak = Silvio Berlusconi Sharm el Sheikh=Arcore  Sawiris = Della Valle Nilo = Tevere il Cairo = Roma Omar Suleiman = Roberto Maroni Egiziani= Italiani Ottanta Cento milioni = Sessanta milioni Mondo arabo = mondo piazza Tahrir = Piazza del Campidoglio Mohamed Tantawi = Ignazio La Russa Israele = i clandestini del Kippur = della Padania  aveva l'aviazione = avevano le Frecce Tricolori Partito Nazional Democratico = Partito della Gnocca Heliopolis = via del Plebiscito trent'anni = vent'anni


 


 

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Published on February 12, 2011 04:28

February 9, 2011

Ombrelli Rossi: Noi vogliamo tutto!

Aderisco a questo appello, senza riserve


Red_umbrella


NOI VOGLIAMO TUTTO
Ombrelli rossi per i diritti di tutte le donne 

 


Siamo donne, uomini, femministe, sex workers, disertori del patriarcato.
Viviamo sulla nostra pelle l'assenza di diritti, la precarietà, la mancanza di prospettive.
Vogliamo futuro. Vogliamo respirare. Vogliamo poter scegliere.


Siamo tutt* egualmente consapevoli dell'esistenza di regole economiche che favoriscono i ricchi e massacrano chiunque altr@.


Siamo in vendita.

Sono in vendita le nostre braccia, le nostre vite, la nostra testa, i nostri corpi.
Chi prova ad autodeterminare la propria vita diventa oggetto di repressione. Perché a pochi piace un mondo di soggetti liberi.


Si preferisce invece una società di operai, badanti, schiave, precarie, disoccupati, lavoratrici del sesso, alla mercé del primo manager pronto a cancellare diritti, reddito, casa, lavoro.


Nelle società decadenti, quelle in cui nessuno sa proporre una alternativa, chi ha poca fantasia ottiene potere attraverso iniziative autoritarie.
 


Perseguitare gli stranieri per fare finta di difendere la sicurezza economica degli italiani.
Perseguitare i gay e le lesbiche per fare finta di difendere il sacro valore della famiglia.
Perseguitare le donne per fare finta di difendere la continuità della specie, per fare finta di difenderne la dignità, il corpo, la vita.
Perseguitare chiunque esprima un libero pensiero per fare finta di difendere i potenti che governano.


Le vittime vengono descritte come carnefici. I carnefici si autodescrivono in quanto vittime.


Le donne lo sanno. Accade ogni giorno. In ogni luogo in cui un uomo uccide una donna mentre i media sono attenti a definirne la nazionalità o a giustificarlo affinché non si sappia che la violenza in famiglia è la prima ragione di morte violenta per tutte le donne.


Accade negli angoli bui in cui sono costrette le sex workers. Relegate nelle periferie fredde e insicure, da ordinanze di sindaci sceriffi armati a salvaguardia del decoro e della moralità. Ed è in quegli angoli che spesso le sex workers perdono la vita, mentre i media ignorano queste morti e nei titoli pronunciano chiara la parola "prostituta" e omettono di specificare che l'assassino è un cliente.


Accade alle straniere, lavoratrici del sesso, badanti, costrette ad obbedire ad un padrone, un uomo o lo Stato, per evitare di essere rinchiuse in un C.I.E.


Noi non ci riconosciamo nelle omissioni, nei moralismi, nelle bugie di chi consegna i nostri corpi autodeterminati allo Stato, alla nazione, in nome di una dignità che nessuno ci riconosce mai quando diciamo che non abbiamo patria, nazione, perché non abbiamo certezze economiche, prospettive di studio, libertà di scelta.


Noi non ci riconosciamo nella chiamata alle armi per una caccia alle streghe animata da misoginia e omertà a protezione dei veri responsabili del disastro italiano.


Non riuscirete a metterci le une contro le altre perché chi usa la guerra tra poveri in qualunque battaglia crea separazione sociale per dare credito a chi su quella separazione specula.


Vale per quelli che istigano la guerra tra stranieri e italiani.
Vale per quelle che istigano la separazione tra donne perbene e donne permale.


Scendiamo in piazza anche per dirvi questo.


Perché noi non vogliamo essere usat*.
Perché noi vogliamo di più.
Perché noi vogliamo tutto.

Femminismo a Sud 
Comitato per i diritti delle prostitute 


Per adesioni: femminismoasud@inventati.org oppure ombrellirossi@grrlz.net


 

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Published on February 09, 2011 14:51

Sandrone Dazieri's Blog

Sandrone Dazieri
Sandrone Dazieri isn't a Goodreads Author (yet), but they do have a blog, so here are some recent posts imported from their feed.
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