Sarinys > Sarinys's Quotes

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  • #1
    Jenny Offill
    “Il mio piano era non sposarmi mai. No, io volevo diventare un mostro d'arte. Le donne non diventano mai mostri d'arte, perché i veri mostri d'arte si preoccupano solo d'arte e mai di cose terrene. Nabokov non si chiudeva nemmeno l'ombrello, era Vera che gli leccava i francobolli.”
    Jenny Offill, Dept. of Speculation

  • #2
    Laird Barron
    “Ecco il portale. Essere presi in esso vuol dire ritrovarsi trasportati alla dimora dei Figli dell’Antica Sanguisuga, signori tra gli Oscuri che servono vaste, cieche cose nelle desolazioni senza luce in cui la fisica mortale collassa nell’assurdo. Forse tu viaggerai fino alla stessa Antica Sanguisuga. Se io non fossi un tale codardo…”
    Laird Barron, The Croning

  • #8
    Emmanuel Carrère
    “Dice che, a pensarci, è curioso che persone normali, intelligenti, possano credere a una cosa tanto pazzesca come la religione cristiana, una cosa in tutto e per tutto identica alla mitologia greca o alle favole. [...]
    Eppure viene creduta. Sono in molti a crederci. Durante la messa recitano il Credo, ogni frase del quale è un insulto al buonsenso, e lo recitano nella loro lingua, che si presume capiscano. Quand’ero piccolo, la domenica mio padre mi portava in chiesa e gli dispiaceva che la messa non fosse più in latino, un po’ per passatismo, e un po’ perché, ricordo ancora le sue parole, «in latino non ci si accorgeva che scemenza fosse». Ci si può rassicurare dicendo: non ci credono. Come non credono a Babbo Natale. Fa parte di un retaggio, di abitudini secolari e belle alle quali sono attaccati. Tramandandole, affermano un legame, di cui vanno fieri, con ciò che ha ispirato le cattedrali e la musica di Bach. Borbottano quelle parole perché è la consuetudine, come noialtri radical-chic, per i quali il corso di yoga della domenica mattina ha preso il posto della messa, borbottiamo un mantra seguendo il maestro prima di cominciare la pratica. In questo mantra, tuttavia, ci auguriamo che la pioggia cada al momento giusto e tutti gli uomini vivano in pace, nient’altro che pii desideri, probabilmente, i quali però non offendono la ragione, e questa è una differenza sostanziale con il cristianesimo.”
    Emmanuel Carrère, Le Royaume

  • #10
    Jorge Luis Borges
    “L'incandescente mattina di febbraio in cui Beatriz Viterbo morì, dopo un'imperiosa agonia che non si abbassò un solo istante al sentimentalismo né al timore, notai che le armature di ferro di plaza Constitución avevano cambiato non so quale pubblicità di sigarette; il fatto mi dispiacque, perché compresi che l'incessante e vasto universo già si separava da lei e che quel mutamento era il primo di una serie infinita. - incipit del racconto L'Aleph.”
    Jorge Luis Borges, The Aleph and Other Stories

  • #11
    Merritt Tierce
    “San Valentino significava avere il doppio dei coperti, la sala trasformata in un mare di tavoli da due, le coppie strizzate in mezzo metro quadrato di spazio ad aspettare in eterno una bistecca e a guardarsi negli occhi facendosi forza per ciò che le aspettava nel dopocena.”
    Merritt Tierce, Love Me Back

  • #11
    Michele Mari
    “[...] Sul comodino, fra i medicinali, c’era il suo romanzo preferito, Piccolo mondo antico. «Ti devo parlare». «Ti stanchi, forse non è il caso…» «Lo decido io se è il caso. Sono io quella che se ne sta andando, e non voglio finire all’inferno. Ci sono cose di cui sono pentita, sì mio Signore che ascolti dall’alto dei cieli, sono sinceramente pentita, l’ho detto anche a don Bruno… Dicevo… Ci sono cose che devi sapere, finché non mi sarò confessata con te avrò sempre questo peso con me». «Ma io non sono un prete, non devi confessarmi proprio niente». «Sì invece, perché ti ho ingannato, ti ho fatto vivere nell’errore». Qualsiasi cosa stesse per dirmi, sentivo che era molto peggio dell’errore. «Non voglio sapere niente, ti perdono al buio». «Invece mi ascolterai, povero imbecille, ascolterai tutto». E ascoltai. Non mi aveva mai amato, mi aveva sposato solo per i miei soldi. Durante il nostro fidanzamento mi aveva tradito con cinque uomini; dopo le nozze non li aveva più contati. Aveva tenuto a precisare che pressoché tutti scopavano meglio di me, e che con me non ricordava orgasmo che non fosse simulato. Anselmo, il mio Anselmuccio, non era figlio mio ma del suo maestro di salsa e merengue, l’aitante Lucio. Matilde invece era figlia del commendator Ferrarini. Capivo Lucio, ma Ferrarini… Quando le chiesi perché rispose che proprio il fatto che fosse brutto e grasso le dava il gusto dello sfregio. Continuai ad ascoltare guardandole le spalle. Le mie promozioni, la mia nomina a sovrintendente non dipendevano dal mio merito: per solleticare la vanità di essere la moglie di un uomo importante era stata a letto con tutti quelli che avevano il potere di decidere. Anche la mia vittoria al torneo di scacchi di Neuchâtel non valeva nulla: la notte prima della finale aveva accettato di farsi sodomizzare dal campione russo perché facesse in modo di perdere: capisco adesso quella sciagurata spinta di pedone in b6… «Perché hai voluto parlare? Perché? Adesso la mia vita è rovinata…» «E non pensi alla mia, di vita? A quella eterna? Io voglio andare in paradiso, fra gli angeli… Il Signore lo sa, che dovevo dirti tutto, ora è contento della sua pecorella… È anche scritto, Egli si rallegra più di un malvagio pentito che di cento giusti… E rimetti a noi i nostri debiti… È cosa buona e giusta… Osanna nell’alto dei cieli… Accoglimi o Signore, è cosa giusta… Sì, vedo già la tua luce…» Più del dolore per quanto avevo saputo mi prostrava il disgusto per quella religione, la religione di Don Rodrigo morente e di Priebke, povero vecchiettino… Il mio eroe rimaneva Don Giovanni, quando dice di no al convitato di pietra, no che non mi pento… Presi dal comodino Piccolo mondo antico, lo sfogliai avanti e indietro. Sospirai. «Vedi cara, il fatto è che anch’io ti devo confessare un segreto». Mosse leggermente la spalla sinistra, come se stesse cercando di girarsi verso di me, ma si trattenne. «E il segreto è che io intrattengo certi rapporti con certi esseri spaventosi, esseri che tu non esiteresti a definire diabolici… Ma se oltre a Fogazzaro tu avessi letto anche Tolkien sapresti che esistono demoni molto più antichi del diavolo, demoni che vengono molto prima dell’umanità, prima di Dio e prima del nostro universo…» Si sentirono i primi colpi, lontanissimi. E già l’acqua nel bicchiere aveva incominciato a tremare. «Cosa sono questi colpi?» «Ne sta venendo uno per te, l’ho chiamato io». «Ma chi è?» «Un demone del mondo antico, come quello che trascina Gandalf nell’abisso». Ora i colpi erano boati, e facevano tremare le pareti. «Perché vedi, amore mio, il mondo antico non è piccolo. È grandissimo».”
    Michele Mari, Fantasmagonia

  • #12
    Michel Houellebecq
    “Mio padre è morto un anno fa. Io non credo alla teoria secondo cui si diventa veramente adulti solo alla morte dei genitori; veramente adulti non lo si diventa mai.
    Davanti alla sua bara ho avuto pensieri incresciosi. Si era goduto la vita, quel vecchio porco; se l’era spassata alla grande. “Ti sei riprodotto…” gli dissi fra me e me con una certa foga, “hai ficcato il tuo grosso uccello nella fica di mia madre”. Diciamo pure che ero piuttosto teso: non capita tutti i giorni di avere un morto in famiglia. Il cadavere m’ero rifiutato di vederlo. Ho quarant'anni, e di cadaveri ne ho già visti abbastanza; adesso preferisco evitare. Che poi è il motivo per cui non ho mai voluto animali domestici”
    Michel Houellebecq, Platform

  • #13
    Mindy Kaling
    “I say if you love something, set it in a small cage and pester and smother it with love until it either loves you back or dies.”
    Mindy Kaling

  • #14
    Yasmina Reza
    “Sarà per via dell'Antrios, sarà stato l'acquisto dell'Antrios?... No... Il male viene da molto più lontano... Viene dal giorno in cui hai usato, senza un briciolo di ironia, il termine decostruzione, riferendoti a un oggetto d'arte. E non è stato il termine decostruzione a irritarmi, ma la gravità con cui l'hai pronunciato. Lo hai detto, amico mio, con solennità, con convinzione, senza la minima ironia: decostruzione.”
    Yasmina Reza, 'Art'

  • #14
    Albert Camus
    “Di solito, viviamo facendo assegnamento sull'avvenire: «domani», «più tardi», «quando avrai una posizione», «con l'età comprenderai». Queste incoerenze sono straordinarie, dato che, alla fine dei conti, si tratta di morire. Con tutto ciò, giunge il giorno in cui l'uomo si accorge o dice di aver trent'anni, affermando,così, la propria giovinezza. Ma, nello stesso momento, egli si pone in rapporto con il tempo, vi prende posto, riconosce che si trova a un certo punto di una curva, che confessa di dover percorrere. Egli appartiene al tempo e, dall'orrore che lo afferra, lo riconosce come il suo peggior nemico. Il domani: egli desiderava il domani, quando tutto il suo essere avrebbe dovuto ribellarvisi. Questa rivolta della carne è l'assurdo.”
    Albert Camus, The Myth of Sisyphus and Other Essays

  • #15
    Michel Houellebecq
    “È facile, qui, avere...ehm...dei figli?" gli domandai. Avevo la sensazione che la mia domanda fosse leggermente incongrua, un po' come se gli avessi chiesto se fosse facile comprare un cane. A dire il vero avevo sempre provato una certa ripugnanza per i bambini; per quel che ne sapevo si trattava di mostriciattoli orrendi, che cacavano smodatamente e strillavano in maniera insopportabile; l'idea di farne uno non mi era mai passata per la mente. Però sapevo che c'era gente che li faceva; se poi ne fossero soddisfatti non lo so, sta di fatto che non osavano lamentarsene.”
    Michel Houellebecq, Platform

  • #16
    Greg Egan
    “A sei anni i miei genitori mi raccontarono che dentro il mio cranio c’era una gemma piccola e scura, che imparava a essere me.
    Microscopici ragni avevano tessuto una ragnatela dorata nel mio cervello, perché l’istruttore contenuto nella gemma potesse udire il sussurro dei miei pensieri. La gemma origliava i miei sensi e interpretava i messaggi chimici trasportati dalla circolazione sanguigna: la gemma vedeva, udiva, odorava, gustava e toccava il mondo esattamente come me, mentre l’istruttore monitorava i suoi pensieri e li confrontava con i miei. Ogni qualvolta questi pensieri erano sbagliati, l’istruttore, più veloce del pensiero, dava una risistemata alla gemma, facendo una piccola modifica qua e là, apportando i cambiamenti necessari per correggere i suoi pensieri.
    Perché? Perché quando non avessi più potuto essere me, la gemma avrebbe potuto esserlo al posto mio.
    Io pensai: “Se ciò che sento mi fa sentire strano e mi dà le vertigini, cosa deve provare la gemma?”. Esattamente la stessa cosa, riflettei; non sa di essere la gemma e anch’essa si domanda cosa può provare la gemma, rispondendosi poi:
    “Esattamente la stessa cosa, non sa di essere la gemma, e anch’essa si domanda cosa può provare la gemma”.
    E anch’essa si chiede...
    (Ne ero certo, visto che io me lo domandavo.)
    ... anch’essa si interroga se è l’Io reale o se semplicemente è la gemma che sta imparando a essere me.

    Divenuto un dodicenne pieno di superbia e di scherno, mi presi gioco di quelle preoccupazioni infantili. Tutti avevano la gemma, salvo i membri di oscure sette religiose, e sprecare tempo su una banalità simile mi appariva una perdita di tempo. La gemma era la gemma, un fatto universale della vita, una cosa comune come una cacca. Io e i miei amici vi costruivamo battute stupide, come facevamo con le cose del sesso, per provare a noi stessi quanto eravamo saputi in quel campo.
    In realtà, però, non eravamo saputi e imperturbabili come pretendevamo di essere. Un giorno, mentre giocavamo nel parco chiacchierando del più e del meno, uno della banda, il suo nome l’ho dimenticato, ma lo ricordo come una persona troppo intelligente per il suo stesso bene, si mise a domandare a ciascuno di noi: — Chi sei tu? La gemma o l’essere umano?
    Noi tutti rispondemmo indignati, senza esitare: — L’essere umano!
    Quando tutti ebbero risposto, lui rise e affermò: — Bene, io no. Io sono la gemma. Siete degli stronzi perdenti e mangerete merda, perché voi tutti finirete spazzati via nel cesso cosmico, ma io, io vivrò per sempre.
    Lo picchiammo fino a fargli colare il sangue dal naso.

    Dal racconto Imparare a essere me.”
    Greg Egan, Axiomatic

  • #16
    Ben Lerner
    “Il comune aveva riconvertito un tratto sopraelevato di ferrovia metropolitana abbandonata in un giardino pensile con un percorso pedonale, e io e l’agente stavamo passeggiando verso sud in una giornata insolitamente calda per quella stagione dopo un pranzo di festeggiamento a Chelsea dal prezzo esorbitante, a base fra l’altro di polipetti che lo chef aveva letteralmente massaggiato fino alla morte. Esserini di una morbidezza incredibile che avevamo mandato giù interi, ed era la prima volta che consumavo una testa tutta d’un pezzo, specie poi di un animale che decora la propria tana, che è stato osservato giocare in maniera complessa. – incipit del libro.”
    Ben Lerner, Nel mondo a venire

  • #16
    Ágota Kristóf
    “– Allora a domani, Lucien, – dice. E prima di riattaccare aggiunge: – Trovo tutto ciò appassionante.
    Appassionante! C’è gente che usa certe parole con grande facilità. Io non potrei mai parlare così. Ci sono un sacco di parole che non so dire. Per esempio: «appassionante», «esaltante», «poetico», «anima», «sofferenza», «solitudine» e così via. Semplicemente, non riesco a pronunciarle. Mi vergogno, come se fossero parole oscene, parolacce, tipo «merda», «porcata», «schifoso», «puttana».”
    Ágota Kristóf, La vendetta

  • #17
    Yasmina Reza
    “Da quando mio padre è morto, gli chiedo di intervenire nella mia vita. Guardo il cielo e gli parlo con voce confidenziale e veemente. È l’unico essere a cui possa rivolgermi quando mi sento impotente. All’infuori di lui non conosco nessuno che potrebbe preoccuparsi di me nell’aldilà. Non mi viene mai in mente di parlare con Dio. Ho sempre ritenuto che non si possa disturbare Dio. Non si può parlare con lui direttamente. Dio non ha tempo di interessarsi ai singoli casi. A meno che non si tratti di casi eccezionalmente gravi. Nella scala delle suppliche, le mie sono diciamo così ridicole. Io la penso come la mia amica Pauline, quando ha ritrovato una collana che aveva ereditato dalla madre e perso nell’erba alta. Passando da un paese, suo marito ha fermato la macchina per precipitarsi in chiesa. Il portone era chiuso, e lui si è messo a scuotere freneticamente il catenaccio. Ma cosa fai? Voglio ringraziare Dio, ha risposto. – Dio se ne frega! – Voglio ringraziare la Madonna. – Ascolta Hervé, se mai c’è un Dio, se mai c’è una Madonna, credi che con tutto quello che succede nell’universo, con tutti i mali del mondo, gliene importi qualcosa della mia collana?!... Per cui io invoco mio padre, che mi sembra più accessibile. Gli chiedo dei favori ben determinati. Forse perché le circostanze mi portano a desiderare cose precise, ma anche, sotto sotto, per testare le sue capacità. È sempre la stessa richiesta d’aiuto. Una preghiera affinché succeda qualcosa. Ma mio padre è un disastro. Non mi sente, oppure non possiede alcun potere. È deprecabile che i morti non abbiano alcun potere. Disapprovo questa divisione radicale dei mondi. Ogni tanto gli attribuisco un sapere profetico. Penso: non soddisfa le tue richieste perché sa che non sarebbe un bene per te. Questo mi dà sui nervi, ho voglia di dire, non sono affari tuoi, ma almeno posso considerare il suo non intervento come un gesto deliberato. [Da Marguerite Blot].”
    Yasmina Reza, Heureux les heureux

  • #18
    Merritt Tierce
    “Quando fumavo era mille volte più facile fare sesso. Immaginavo che dentro di me vivesse una piccola tribù di aborigeni, che presi tutti in massa rappresentavano la mia vera identità, e sapevo che mi consideravano un’incosciente ogni volta che finivo in qualche posto buio con un mezzo animale. Mi piaceva scacciarli a suon di fumo, tiro dopo tiro li costringevo a battere in ritirata sulle colline così potevo fare quello che mi pareva senza che se ne accorgessero.”
    Merritt Tierce, Love Me Back

  • #18
    Ben Lerner
    “«Come hai intenzione di espandere il racconto, di preciso?», mi aveva chiesto l’agente, con uno sguardo distante negli occhi perché stava calcolando la mancia.
    «Mi proietterò in diversi futuri simultaneamente», avrei dovuto rispondere, «con un lieve tremolio della mano; mi imbarcherò in un percorso dall’ironia alla sincerità nella metropoli che sprofonda, come un aspirante Whitman della vulnerabile rete».”
    Ben Lerner

  • #19
    David Foster Wallace
    “Julie ha detto a Faye che lei è convinta che due persone innamorate attraversino tre fasi distinte prima di arrivare a conoscersi davvero. All'inizio si raccontano aneddoti e gusti personali. Poi ciascuno dei due dice all'altro in che cosa crede. E poi ciascuno osserva la relazione che c'è fra quello in cui l'altro ha detto di credere e quello che in effetti fa.”
    David Foster Wallace, Girl with Curious Hair

  • #19
    Joan Didion
    “A certe latitudini c’è un arco di tempo che precede e segue il solstizio d’estate, poche settimane appena, in cui il crepuscolo diventa lungo e azzurro. [...] Passi davanti a una vetrina, t’incammini verso Central Park e ti trovi a nuotare nell’azzurro: la luce è azzurra, e nel giro di un’ora questo azzurro s’infittisce, diventa più intenso proprio mentre si oscura e sbiadisce, infine si avvicina all’azzurro delle vetrate in una giornata limpida a Chartres, o all’azzurro dell’effetto Čerenkov, prodotto dalle radiazioni elettromagnetiche nelle barre di combustibile nucleare immerse nell’acqua. I francesi chiamavano questo momento del giorno «l’heure bleue». Per gli inglesi era «the gloaming», l’imbrunire. La parola stessa è densa di echi e riverberi – l’imbrunire, il crepuscolo, il tramonto – parole che evocano immagini di persiane che si chiudono, giardini che si oscurano, fiumi con argini d’erba che scivolano nell’ombra. Durante il periodo delle notti azzurre pensi che la fine del giorno non arriverà mai. Quando le notti azzurre volgono al termine (e finiranno, e finiscono) provi un brivido improvviso, un timore di ammalarti, nel momento stesso in cui te ne accorgi: la luce azzurra se ne sta andando, le giornate si son già fatte più corte, l’estate è finita. Questo libro si intitola «Notti azzurre» perché all’epoca in cui lo iniziai i miei pensieri erano sempre più concentrati sulla malattia, sulla fine della promessa, l’affievolirsi dei giorni, l’inevitabilità della dissolvenza, la morte del fulgore. Le notti azzurre sono l’opposto della morte del fulgore, ma ne sono anche l’annuncio.”
    Joan Didion, Blue Nights

  • #20
    Ann-Marie MacDonald
    “Non sa bene quanti “altri” ci siano stati, però sa, grazie a Maureen, che uno è finito nel water di Kingston. Casa loro era nuova e perciò, le ha raccontato, non infestata dai fantasmi. Anche se chi può dire che un embrione non sia abbastanza robusto da infestare una casa, sia pure a due piani e nei quartieri residenziali. Un’anima ce l’ha, a sentire la Chiesa. Anima che però, come quella dell’altra Mary Rose, non era benaccetta in paradiso. Che se ne faceva Dio di tutte quelle anime nel Limbo? Le riciclava? Le mieteva come anime peduncolo, capaci di conferire l’immortalità? Gli eroi spesso penetrano nell’Oltretomba alla ricerca di un’anima perduta, ma a Mary Rose non viene in mente nessuno che sia mai penetrato nel Limbo – “l’altro posto” – con lo stesso intento.”
    Ann-Marie MacDonald, Adult Onset

  • #21
    Javier Cercas
    “Cos'è il kitsch? Prima di tutto, è un'idea dell'arte che implica una falsificazione dell'arte autentica, o come minimo la sua svalutazione sensazionalistica; ma è anche la negazione di tutto ciò che nell'esistenza umana risulta inaccettabile, nascosto dietro una facciata di sentimentalismo, bellezza fraudolenta e virtù posticcia. Il kitsch è, in poche parole, una menzogna narcisistica che nasconde la verità dell'orrore e della morte: così come il kitsch estetico è una menzogna estetica (un'arte che in realtà è una falsa arte) il kitsch storico è una menzogna storica (una storia che in realtà è una falsa storia). […] Così come l'ormai vecchia industria dell'intrattenimento ha bisogno di alimentarsi del kitsch estetico, che regala a chi lo consuma l'illusione di star godendo dell'arte autentica senza chiedergli in cambio nessuno degli sforzi che quel godimento richiede né costringerlo a esporsi a nessuna delle avventure intellettuali e a nessuno dei rischi morali che comporta, la nuova industria della memoria ha bisogno di alimentarsi del kitsch storico, che regala a chi lo consuma l'illusione di conoscere la storia reale risparmiandogli sforzi, ma soprattutto risparmiandogli le ironie e le contraddizioni e i disagi e le vergogne e le paure e le nausee e le vertigini e le delusioni che quella conoscenza procura.”
    Javier Cercas, El impostor

  • #22
    Annie Ernaux
    “Una vertigine dell’immutabile, come se nella società non fosse cambiato nulla. Nella confusione delle voci, percepite d’un tratto come separate dai corpi, sapevamo che il pranzo di famiglia era un luogo in cui poteva sopraggiungere la follia e ci si sarebbe potuti trovare a rovesciare il tavolo urlando.”
    Annie Ernaux, Les Années

  • #23
    Renata Adler
    “Ieri sera un grosso ratto mi ha attraversato la strada in Fifty-seventh Street. È uscito da sotto lo steccato di un terreno vuoto vicino a Bendel's, ha aspettato una pausa nel traffico, poi è filato verso il lato nord della strada, si è fermato per un po' sul marciapiede buio ed è scomparso. Era il mio secondo ratto della settimana. Il primo è stato in un ristorante greco con le finestre dai davanzali all'altezza dei fianchi. Il ratto è sfrecciato lungo i davanzali puntando dritto verso di me, poi mi ha superata.
    «L'hai visto» ha detto Will, sorseggiando la sua birra.
    «Un grosso topo» ho risposto. «Ormai anche nei buoni alberghi si trova qualche topino, nel bar o nell'atrio». L'ultima volta che avevo visto Will era stato a Oakland; prima ancora, in Louisiana. Lavorava nel settore legale. Poi qualcosa, forse un senso di allarme ai margini del mio campo visivo, è spuntato da sinistra, correndo verso la mia faccia. Ho sentito l'acciottolio della forchetta.
    «Stavi andando alla grande» ha detto Will, ghignando, «finché non hai perso la calma».
    Il secondo ratto, naturalmente, poteva anche essere il primo che si era spostato più a nord, nel qual caso o il ratto mi segue, oppure fa i miei stessi tragitti e orari. Tuttavia sono convinta che la sanità mentale sia la scelta etica più profonda del nostro tempo. Due ratti, dunque. I tassisti non sentono neppure le indicazioni attraverso quei nuovi divisori, che a me non sembrano davvero antiproiettile, anche se, naturalmente, non ho mai verificato. Antirumore. Le dita s'incastrano, questo è certo, nei nuovi recipienti per i soldi. Be', qualcuno ha venduto i divisori. Qualcuno li ha comprati. Disonesti, chiaramente. Sembra che non esista uno spirito dei tempi. Stavo per alzarmi assurdamente presto, quando Will, che si butta nel sonno con una violenza pari alla sua mitezza da sveglio, mi ha detto: «Stai qui. L'angoscia è normale». Invece ho trovato un taxi per tornare a casa, sotto la pioggia, davanti a un'armeria.”
    Renata Adler, Mai ci eravamo annoiati

  • #24
    Enrique Vila-Matas
    “Nell'intervista Chus spiegava che Documenta 13 non era una mostra come le altre, dal momento che non era stata pensata solo per essere contemplata e che poteva anche essere vissuta. E quando le domandavano se si continuava a innovare nell'arte o se si stavano ripetendo degli schemi, lei rispondeva: «Nell'arte non si innova, lo si fa in un'industria. L'arte non è creativa né innovatrice. Lasciamo queste cose al mondo delle scarpe, delle automobili, dell'aeronautica; è lessico industriale. L'arte fa, e ora cavatela da solo. Ma l'arte, ovviamente, non innova e non crea».”
    Enrique Vila-Matas, Kassel no invita a la lógica

  • #25
    Renata Adler
    “Ma eccola lì, la gente sempre pronta a disapprovare, seduta al ristorante a sgranocchiare ossicini.”
    Renata Adler, Mai ci eravamo annoiati

  • #26
    Aldo Busi
    “Non mi sconvolge che metta su famiglia della gente platealmente handicappata, minorata e deficiente, mi turba che la metta su della gente apparentemente sana.”
    Aldo Busi, Manuale del perfetto Gentilomo

  • #27
    E.E. Cummings
    “listen: there’s a hell
    of a good universe next door; let’s go”
    E.E. Cummings

  • #28
    Renata Adler
    “Da quando faccio questo lavoro sono uscita con quattro figli di padri famosi, due uomini d'affari autori di un romanzo incompiuto, tre scrittori con il vezzo di chiedere "posso usarlo?" quando dicevo qualcosa che gli suonava bene, e un editor rivoluzionario che mi accarezzava i capelli e diceva "sei dolcissima" ogni volta che gli facevo una domanda.”
    Renata Adler, Mai ci eravamo annoiati

  • #29
    Annie Ernaux
    “Quando di notte alzavamo la testa verso la luna, percepivamo in noi la vastità del mondo, la sentivamo brillare immobile sopra il brulichio ininterrotto di miliardi di individui. La coscienza si dilatava nello spazio totale del pianeta, verso altre galassie. L'infinito smetteva di essere immaginario. Ecco perché era inconcepibile dirsi che un giorno saremmo morti.”
    Annie Ernaux, Les Années

  • #30
    Joanna Russ
    “Vi racconterò una storia sulla vecchia filosofa di Whileaway – è un personaggio popolare tra di noi, assai divertente a suo modo, o come diciamo noi “scabrosa”. La Vecchia Filosofa di Whileaway era seduta a gambe incrociate in mezzo alle sue discepole (come al solito) quando, senza la minima spiegazione, introdusse le dita nella vagina, le estrasse e domandò: «Che cosa ho qui?».
    Le discepole rifletterono tutte molto profondamente.
    «La vita», disse una giovane donna.
    «La forza», disse un’altra.
    «I lavori domestici», disse una terza.
    «Il passare del tempo», disse la quarta, «e la tragica irreversibilità della verità organica».
    La vecchia filosofa di Whileaway emise un fischio che le fece azzittire. Era immensamente divertita da questa passione per l’invenzione di miti. «Esercitate le vostre fantasie proiettive», disse, «sulla gente che non può replicare», e aprendo la sua mano, mostrò loro che le dita erano perfettamente prive di sangue, in parte perché aveva centrotré anni e aveva da tempo superato la menopausa, e in parte perché era appena morta quella mattina. Poi battè un colpo violento sulla testa e sulle spalle delle sue discepole con la sua stampella e sparì. Due delle discepole ottennero immediatamente l’Illuminazione, la terza s’inquietò violentemente per l’impostura e andò a vivere come un’eremita nelle montagne, mentre la quarta – completamente disillusa dalla filosofia, che le parve tutto sommato un gioco da imbroglioni – abbandonò per sempre il filosofare per intraprendere il lavoro di dragaggio dei porti insabbiati.”
    Joanna Russ, The Female Man



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