Pierre’s
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Se il libro scelto da Alice è accettato, allora io seguirei con Sorvegliare e punire: Nascita della prigione di Michel Foucault, stesso luogo di nascita degli autori (Francia).

Un giovane gatto dal pelo giallo e grigio racconta la sua storia, dai primi istanti di cui ha memoria. Separato presto dalla famiglia d'origine si ritrova nel giardino di un giovane professore di inglese e qui prende dimora. La qualità maggiore del gatto, a cui non viene dato un nome, è la capacità di osservazione, unita a uno spirito profondamente contemplativo e riflessivo. Il nostro narratore è un gatto filosofo che ama ascoltare le discussioni dei personaggi umani e trarne deduttivamente e induttivamente lezioni di antropologia, storia, psicologia etc.
Gli esseri umani con cui ha a che fare sono un campionario di tipi interessanti, che vanno dal bislacco al folle vero e proprio. Il padrone di casa, Kushami, è incredibilmente ottuso e capisce costantemente fischi per fiaschi, inoltre è un pessimo esempio per i suoi studenti. L'amico esteta Meitei è un contafrottole e imbroglione, che si fa beffe di tutti e tutto, incluso se stesso. Lo studente Kangetsu, laureato in fisica, oscilla fra il pragmatismo e la ricerca pura (per dimostrare una sua tesi scientifica, deve limare una biglia di vetro senza danneggiarla, cosa che mi ricorda il suicidio di Jan Potocki). La moglie di Kushami è una casalinga ingenua che litiga in continuazione col marito senza mai capirlo. I Kaneda, vicini di casa, sono una coppia di nuovi ricchi arrivisti e prepotenti etc. Il romanzo è quasi privo di azione, si svolge a casa Kushami e vicinanze (tranne una buffa spedizione felina ai bagni pubblici) ed è costituito da una successione di interminabili dialoghi fra i personaggi, soprattutto gli uomini, tutti tendenti all'aneddotica. Si tratta di una satira di sapore sterniano, a volte benevola, a volte tagliente, ma mai cinica, della società giapponese della tarda era Meiji: lo scontro tra l'apertura alla cultura occidentale e la conservazione delle antiche tradizioni fa da sfondo all'analisi impietosa che il gatto fa dell'essere umano - sempre più votato al solipsismo, all'incomunicabilità, alla cura sterile del sé - un essere che riesce solo a crearsi "inutili ragioni di sofferenza".
Per quanto il gatto sia molto antropomorfizzato (sa leggere libri e giornali in giapponese e forse anche inglese, conosce la letteratura giapponese e anche quella straniera, l'attualità e la storia, gli usi e i costumi etc.), Soseki ne descrive con molta verosimiglianza la natura gattesca, come la capacità di sgattaiolare nei passaggi più angusti, la scarsa destrezza nel lottare contro i topi o i corvi, il piacere di accoccolarsi per ascoltare gli umani, e quel particolare sussiego che hanno molti gatti, convinti (a buon ragione) di essere animali molto più nobili dell'essere umano! Soseki (che mette molto autobiografismo in quest'opera) non esista a dotarlo di telepatia verso il suo padrone, ma anche questo è un tratto che non si fa fatica a prendere seriamente... basta guardare un gatto negli occhi: a volte ha uno sguardo che ti fa davvero pensare che stia leggendo i tuoi pensieri!

Vabbeh, non importa... anch'io ho fatto perdere il raddoppio in un paio di mesi, perciò va bene così! ;)

Nuovo aggancio
Io sono un gatto di Natsume Sōseki, stesso genere: Japanese Literature


Hai risparmiato a Floanne un controllo inutile e a Rowi uno spillone!

Guerra e pace è stato pubblicato a puntate (cioè, ve lo immaginate pubblicarlo a puntate???) sulla rivista russa Russkiy Vestnik e come tale è un romanzo d'appendice. Uno dei temi principali è costituito dalle guerre napoleoniche.
Nella descrizione del libro scelto da Rowi leggo: "Redatte tra il 1915 e il 1918, durante la lunga prigionia in Germania, queste sue memorie - definite da Philippe Forest un «formidabile romanzo d'appendice»...". Per quel che ho potuto capire sfogliando un po' l'internet si tratta di memorialistica di guerra, in parte romanzata.
Può andare? Accetto anche un no, ma sappiate che un no comporterà un altro spillone nella bambolina voodoo con le sembianze di Rowi.
Guerra e pace di un certo Leone Tolstoj: il titolo contiene la parola "pace", contrario di "guerra" nel titolo del libro proposto da Rowi.
Grazie ad Abc per il suggerimento. Se riesco a terminare la lettura, chiederei a Floanne di dare uno dei punti che guadagnerò ad Abc per ringraziarla, sempre che sia possibile e che la cosa non crei problemi agli altri.

Nel 1985 la morte improvvisa e improvvida impedì a Calvino di tenere le Norton Lectures presso l'università di Harvard (delle sei lezioni previste, Calvino ne scrisse cinque, che oggi costituiscono le note e stupende Lezioni americane: Sei proposte per il prossimo millennio). Pochi anni dopo, a Eco fu proposto di tenere analogo seminario ad Harvard (1992-3) e questo piccolo gioiello è il risultato.
Sei interventi su storia e teoria della letteratura, sui processi narrativi, sul dualismo autore-lettore, sul dualismo realismo-finzione, sul rapporto tra fabula e intreccio, sulla sospensione dell'incredulità etc. etc. La metafora del bosco, insieme a quella borgesiana dei sentieri che si biforcano, regna sovrana, e quanto è piacevole smarrirsi in questi boschi, le cui foglie sono citazioni letterarie. Decora il tutto la tipica ironia echiana, che strappa più di una volta sorrisi e risate.
Il libro è anche un potentissimo stimolo a compiere ulteriori letture, per esempio Sylvie, racconto lungo di Nerval che Eco decompone e ricompone con sapiente perizia per approfondirne i meccanismi narrativi e svelarne i segreti. Le lezioni sono ordinate dalla più complessa alla più semplice, forse per far rilassare progressivamente il lettore. In effetti le prime due sono piuttosto impegnative: le distinzioni fra i vari piani narrativi, tra autore e lettore empirico/modello, richiedono molta attenzione da parte del lettore. Gli esempi principali sono il Pym di Poe e appunto Sylvie di Nerval. Molto istruttivo il concetto di testo come "macchina pigra che chiede al lettore di fare parte del proprio lavoro", che ricorda un po' la questione della famosa mappa che aderisce perfettamente al territorio.
Dalla terza lezione ci si può un poco rilassare e affrontare i piaceri che derivano dalle digressioni letterarie, dallo sfasamento tra i tempi del racconto, dell'autore e del lettore (analessi, prolessi etc.) e dal dilatarsi/contrarsi del tempo della narrazione. Qui l'esempio principe è Manzoni, ma non mancano Verne, Spillane, Dumas padre, Ian Fleming, Proust, Pollock e persino la pornografia (per la quale Eco dà un divertente criterio di identificazione basato sulla simultaneità).
La quarta e la quinta lezione riguardano il rapporto tra realtà finzionale e realtà fisica, con tutti i problemi e i piaceri che ne derivano. Eco racconta un divertente aneddoto che riguarda un lettore molto puntiglioso che nel tentativo di verificare la storia di un percorso parigino raccontata nel Pendolo di Foucault, scopre un particolare che il protagonista non poteva non notare. Gli esempi sono particolarmente illuminanti (soprattutto il misterioso caso della fantomatica Rue Servandoni) e possono costituire materia per un divertente gioco di società: scoprire se un certo incipit appartiene a un'opera di storia/cronaca o a un'opera di fantasia... si può rimanere molto sorpresi da come gli incipit sono ingannevoli.
L'ultima lezione chiama in causa la logica del vero e del falso in letteratura e analizza la dicotomia fuzzy fra narrativa artificiale e narrativa naturale. Il racconto della genesi dei Protocolli è stato fatto da Eco in varie altre occasioni, ma fa sempre una certa impressione rileggerlo, visto che la Storia recente è stata profondamente influenzata da questo esempio di invenzione letteraria.
Come sempre, Eco riesce nell'impresa non semplice di mettere insieme cultura alta e cultura bassa e gli esempi che fornisce appartengono a entrambe le categorie, seppure con una prevalenza della prima.
Le sottolineature si sprecano... impossibile citarle tutte, mi limito a questa:
Tale è in fondo il fascino di ogni narrazione, sia essa verbale o visiva: ci chiude entro i confini di un mondo e ci induce, in qualche modo, a prenderlo sul serio.
L'edizione kindle della Bompiani, purtroppo, non è all'altezza del libro: gli esponenti che rimandano alle note sono troppo piccoli per essere cliccabili e le figure sono collocate in modo disordinato e in qualche caso pure illeggibili.
Questa è la mia ultima lettura del mese... è stato bello pieno! Speriamo sia così anche il prossimo.

Mi aggancerei nuovamente ad Anastasia, se lei lo permette, con Sei passeggiate nei boschi narrativi. Harvard University, Norton Lectures, 1992-1993 del Sommo Umberto, stesso anno di pubblicazione (1994).

Anch'io come l'autore sono stato un dinomane da piccolo e, pur avendo fatto studi differenti, ogni tanto mi piace rinverdire questa passione. Sono rimasto conquistato dalla lettura di questo bellissimo saggio di livello divulgativo medio alto (bisogna conoscere un po' di paleontologia per poterlo gustare e avere anche un po' di esperienza con i dinosauri, almeno a livello elementare). Primo perché è scritto in modo avvincente, chiaro e pieno di riferimenti bibliografici aggiornatissimi, e gli si possono perdonare un paio di errori (Luis Alvarez è premio Nobel per la Fisica, non per la Medicina, si dice saprofago e non soprofago - questo forse un errore di traduzione). Secondo, perché affronta i tantissimi misteri della paleontologia dei dinosauri citando le ultime scoperte e teorie e rivelando le ultimissime novità scientifiche che riguardano le mille domande che uno può porsi su questi straordinari animali: di che colore erano? erano animali sociali? come facevano sesso e si riproducevano? avevano piume o lanugine? che relazione filogenetica hanno con gli uccelli? perché erano così grandi? erano in grado di emettere suoni? come comunicavano? Switek che non ha mai perso la passione del ragazzino dinomane mostra come la scienza possa dare alcune risposte, ma al contempo segnala quando queste sono ancora incomplete e quando gli studiosi discutono animatamente su certe questioni, dando così un quadro veramente dinamico di una bellissima disciplina. Oltre a un bel saggio sui dinosauri è anche una bella dimostrazione di come opera la scienza.

Se il libro di Floanne verrà accettato dalla moderatrice ( ;) ) posso agganciarmi a lei con Il mio amato brontosauro: Vecchie ossa e nuova scienza di Brian Switek (stesse iniziali)?

Il 13 febbraio del 2001 l'universo conosciuto ebbe una profonda crisi di autostima e anziché proseguire a espandersi, subì un'improvvisa deflazione spazio-temporale (nota come cronosisma, timequake) che lo riportò quasi istantaneamente a 10 anni meno una settimana prima. Successivamente riprese a espandersi al ritmo consueto. Tutti gli esseri umani furono quindi costretti a rivivere gli stessi eventi dei dieci anni precedenti, esattamente nello stesso modo (l'universo vonnegutiano non è un multiverso), avendo memoria di averli giù vissuti. Dieci anni così distrussero nel pensiero umano l'idea del libero arbitrio e quando questo tornò in sella, il 13/02/2001, la cosa provocò un mezzo disastro, non essendo gli esseri umani più abituati a compiere scelte.
Partendo da questa strampalata invenzione, Vonnegut scrive il suo ultimo romanzo-testamento mettendo insieme un po' di tutto, le vicende comiche e tragiche della propria famiglia, i suoi libri e quelli di Kilgore Trout, suo alter ego, una ricca aneddotica, riflessioni politiche, economiche, filosofiche e scientifiche, insegnamenti morali, vicende grottesche di personaggi tipicamente americani nati dalla fantasia sua e di Trout, citazioni dai suoi autori preferiti e dai suoi contemporanei, lettere etc. etc. Il tutto espresso nella sua prosa colloquiale (sembra sempre che stia raccontando il tutto a un vecchio amico, noi lettori). Un vero e proprio esempio di satira dell'essere umano, che man mano che procede si tinge di malinconia, ma sempre con il sorriso sulle labbra.
You were sick, but now you're well, and there's work to do.

Quindi possiamo fare un solo aggancio iniziale e cercare di scegliere un tomo da una tonnellata... ok!
Buone vacanze!

Il libro scelto da Anastasia è stato pubblicato per la prima volta nel 1997, così come Cronosisma di Kurt Vonnegut Jr.. Che dici, Floanne, può andare? ;)

Gli uomini vogliono essere padroni del futuro solo per poter cambiare il passato. Si battono per poter entrare nel laboratorio dove si ritoccano le fotografie, dove si riscrivono le biografie e la storia. (ivi, p. 35)
E' stato piacevole rincontrare Kundera dopo così tanti anni. Come sempre, la lettura è scorrevolissima, al punto che a volte bisogna fermarsi per riflettere su pensieri e osservazioni cariche di significato, ma espresse in modo così semplice da sembrare banali. Si tratta di sette racconti con personaggi differenti (a parte Tamina, l'emigrata che è protagonista di due racconti) e vicende diverse, ma i cui temi sono sostanzialmente gli stessi: la persecuzione degli intellettuali sotto il regime comunista in Cecoslovacchia, il sesso, la memoria, il riso, il comico, l'arrivo della vecchiaia, la femminilità, il ruolo dello scrittore nella contemporaneità... i vari racconti sembrano quasi diverse composizioni di uno stesso tangram. Divertentissima la caratterizzazione dei poeti nel racconto "Litost", intitolato con una parola ceca che esprime una particolarissima forma di vergogna per la propria inadeguatezza, che Kundera ritiena tipica dell'anima del suo paese. I racconti più malinconici sono i due intitolati "Le lettere perdute".

Il libro del riso e dell'oblio di Milan Kundera
Analogia di parole: "comici", "riso".