RECENSIONE DAL BLOG "PENNA D'ORO"

Aquila Reale del blog "Penna d'oro" ha recensito il mio romanzo:

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TRASCRIZIONE:

Seconda Guerra Mondiale. Amburgo, 1943.
Siamo in Germania, la persecuzione contro gli Ebrei è in atto. La guerra comincia a frantumare le certezze di coloro che avevano creduto ciecamente nelle parole di Hitler. Il suo libro “Mein Kampf”, definito dal Times “la Bibbia laica”, fornisce la giustificazione al credo politico di ogni nazionalsocialista insegnandoli la via della salvezza nazionale. Gran parte della popolazione tedesca è conquistata dal carisma di questo uomo che definisce gli Ebrei “ funghi velenosi” che sottraggono spazio ed energia alla razza ariana.

“La mia amica ebrea” , come traspare dal titolo, vuol essere una testimonianza di speranza. Quando intorno a noi tutto diventa “un gelido inverno” allora è arrivato il momento di aprire il nostro cuore a sentimenti puri come l’amicizia, l’amore, il desiderio di vivere e sperare in un domani migliore. Josepha è una ragazzina tedesca che vive in una famiglia segnata da un fratello, fervente sostenitore delle teorie di Hitler, e da suo padre, uomo onesto e pronto ad aiutare chi ha bisogno.
La mamma è una donna che combatte la sua personale guerra contro la paura, vive nel terrore che la Gestapo possa interessarsi alla sua famiglia e cerca di evitare ogni possibile comportamento che possa dare adito a ripercussioni negative. Ma se a chiedere aiuto è una famiglia ebrea, non ci si può sottrarre a un dovere morale nel rispetto di regole scritte nella coscienza di ogni uomo che pone il rispetto per tutti gli esseri umani, al di sopra di ogni cosa. Allora ecco che la soffitta di casa Faber diventa, all’insaputa del figlio Ralf, il nascondiglio per tre ebrei perseguitati dal regime.
Tra loro c’è Rina, 15 anni, sguardo spento dalla paura. Giorno dopo giorno cresce, tra le due ragazzine, il desiderio di conoscersi, di capire, di scoprire perché c’è tanto odio nei confronti degli Ebrei. Nasce una delicata amicizia, nasce uno scambio di lettere in cui le fanciulle descrivono il loro mondo, i loro pensieri, i desideri e le speranze. Ogni giorno è una sfida, ogni giorno potrebbe essere l’ultimo, ogni giorno segna la caduta nel baratro di una guerra che semina morte.

Ma tra le macerie dell’animo nasce una speranza, nasce un sorriso, che unisce due ragazzine e segna la sconfitta morale delle idee naziste.
Molto brava è stata la scrittrice nel trattare questo tema, così cruento, con molta sensibilità e delicatezza. Lo svolgersi degli avvenimenti vede la violenza presente ma relegata come sfondo all’azione di uomini e donne travolti dagli eventi della guerra. Le privazioni, la precarietà dell’esistenza, il godere delle piccole cose, rendono Josepha e Rina artefici di una rinascita: dalle macerie della distruzione morale nasce un’amicizia vera, pura come mai sarebbe stato possibile immaginare.
Rina vive attraverso gli occhi di Josepha, ritrova il mondo “oltre la soffitta” e anche le piccole cose diventano grandi e importanti. Il futuro, la grande incognita, si veste di una speranza accarezzata e sognata. In ogni pagina del libro traspare il desiderio dell’autrice, di trasmettere l’emozione della vita sofferta e vissuta nell’ingiustizia. Quando Amburgo verrà bombardata e la casa di Josepha ridotta a un cumulo di macerie, tra il dolore dei sopravvissuti brillerà un miracolo che a dispetto di tutti e di tutto porterà una luce di speranza, una tenue speranza, a riscaldare il cuore delle due ragazzine. Fin dalle prime pagine, questo romanzo mi ha preso per mano e portata tra le vie di Amburgo, tra la disperazione delle persone, tra la paura per i bombardamenti. Ho partecipato ai sogni di Josepha e delle sue amiche, ho ascoltato i loro discorsi sul significato dell’amore, sui primi turbamenti, sulla voglia di poter sperare in un domani. Ma c’è sempre la possibilità di un futuro?
” Saremo ancora vive tra un anno, un mese, un giorno?”
Quante volte le ragazze si son poste questa domanda. Ogni persona ha diritto di vivere una vita dignitosa, ogni ragazza deve poter fantasticare sulla realizzazione dei suoi desederi. Non sono, queste, frasi fatte, non ditemi che i temi trattati in questo romanzo appartengono a un passato ormai lontano, non stupitevi quando vi dicono che non sarà mai abbastanza “ricordare” per non dimenticare. La scrittrice è una giovane ragazza che ha saputo creare un romanzo dove Storia e Narrazione diventano un terreno fertile dove depositare il seme della speranza. Una speranza costruita sulla voglia di aiutare chi è in difficoltà. Naturalmente il concetto d’aiuto deve comprendere tutte quelle persone che sono vittima di abusi e maltrattamenti. Ancor oggi tanti sono gli atti di violenza. Non possiamo e non dobbiamo far finta di non vedere. Rebecca Domino ha condensato questi concetti in un romanzo la cui lettura è fluida e arricchita da vari colpi di scena. Il ritmo segna l’evolversi di una storia scritta molto bene, con la tensione che segna il trascorrere delle ore, dei giorni. Il finale è un pugno nello stomaco che toglie il fiato. Quando ho letto le ultime pagine mi sono ritrovata a dire :”NO!”. L’ho detto a voce alta, come se gridandolo avessi voluto liberarmi da un dolore che mi stringeva il cuore. Ecco, proprio per aver provato quel dolore voglio consigliarvi di leggere “La mia amica ebrea”. Quando un libro riesce a trasmettere delle forti emozioni vuol dire che la scrittrice è riuscita a trovare la via che conduce al cuore. Rebecca Domino ha trovato quella via, l’ha percorsa con coraggio e fierezza scrivendo dell’amicizia e dell’amore che hanno acceso una luce in fondo al tunnel dell’odio.
Non c’è Perfezione, non c’è Nullità. C’è solo l’uomo con la sua dignità!


VALUTAZIONE: 4/5
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Published on March 19, 2014 11:05 Tags: amica, ebrea, ebrei, germania, guerra, hitler, indipendenti, italiani, la, mia, mondiale, nazisti, olocausto, scrittori, seconda
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