Key Genius's Blog, page 247
June 14, 2015
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Quando la memoria diventa liquida.
Cuore di carne - cp18 Memoria Liquida (estratto)
Andrea è disteso nella camera che da bambino
condivideva con Barbara.
Circondato dai dischi in vinile, dei 45 e 33 giri, e
dai cd dei suoi genitori, dagli album fotografici e da un milione di ricordi
che fluttuano in aria come fossero una coltre opprimente, si domanda come abbia
iniziato a farsi del male fino a questo punto.
Si sdraia in terra e passa le mani sul volto
sentendolo ancora bagnato.
«Come mi è venuto in mente?» rimprovera a se
stesso. «Idiota!»
Si gira sul fianco e si chiude a guscio.
Doveva solo sistemare la camera per Barbara che tra
due giorni uscirà dall’ospedale. Poi, ha trovato un giradischi vecchio fatto a
valigia, dei nonni sicuramente. E, colto da curiosità, l’ha aperto.
È ancora funzionante; dopo averlo collegato alla
corrente, è bastato spostare una levetta per far uscire la testina di lettura
dal braccio, spostare lo stesso verso di lui fino al clack e il piatto ha preso a girare.
Così ha cercato i dischi, che ha trovato in uno
scatolone nell’armadio a muro.
Non sono molti, una trentina, ma sono storici in
tutti i sensi. Le custodie, consunte ai bordi, odorano di legno e di lavanda.
Ricorda che la nonna usava la lavanda e la metteva ovunque. I dischi invece
sanno di plastica alla caramella con una leggera punta di metallo. Forse è la testina
che scorrendo ha rilasciato nel tempo quest’aroma straordinario.
I titoli sono perlopiù di cantanti italiani mai
sentiti, ma ci sono anche Morandi e Celentano. Questi ultimi due li conosce, li
ha visti in diversi programmi televisivi anche se di sfuggita.
Ma lo stupore è stato nel trovare cantanti
stranieri come i Talking Heads e i Joy Division, che gli hanno sbloccato i
ricordi su Susanna, quando all’altalena lei gli aveva fatto sentire una loro
canzone.
E ora, canzone dopo canzone, foto dopo foto, i
ricordi di famiglia sono riaffiorati e l’hanno sommerso. Tutte le estati e i
Natali qui in Clusone, ma anche le gite e le vacanze da bambino che
trascorrevano insieme.
In balia di un’onda nostalgica e carica di rimpianti,
Andrea si sente come un naufrago che approda sulla spiaggia dopo una lunga
nuotata: sconvolto e senza forze.
E con la stessa domanda che gli frulla in testa:
perché mi sono salvato?
È trascorso poco più di un mese e mezzo dal tragico
incidente, ma è già cambiato molto, così come la sua vita. Ora ha Barbara di
cui prendersi cura, avrà il gesso alla gamba per diversi mesi e con la
fasciatura steccata al braccio destro, non sarà tanto autosufficiente.
Si chiede se sarà all’altezza del compito, ma si
risponde che dovrà esserlo e senza scuse. È sua sorella e vuole dimostrarle che
lui è in grado di prendersene cura. Spera così che Barbara decida di restare
con lui, da settembre, e non di andare a vivere con lo zio. Lei è la sua famiglia
ora e vuole che stiano insieme sotto lo stesso tetto.
Il disco finisce e la puntina solletica la carta.
Andrea si desta e toglie il disco dal piatto. Lo
rimette nella custodia e con incredibile fatica si solleva da terra. Deve anche
rimettere a posto tutto quanto, ma non ora.
Non ci riesce.
«È una giornata no»
sussurra a se stesso.
Grazie a Susanna, non ne ha avute molte
ultimamente. La depressione gli viene ogni tanto quando si ritrova da solo come
ora. Quando pensa troppo.
Quando la memoria diventa liquida e gli scorre nel
cervello come un fiume in piena.
Odia quando succede, ma non può farci nulla. Forse
è normale.
Vive un altro momento di “perfetto caos”, come lo
chiama Ian, che non sente da quel giorno tanto che si domanda perché abbia
insistito per avere il suo cellulare.
Fa spallucce. Alla fine, non gli frega poi molto.
L’importante è che Susanna abbia la sua occasione. Vuole che si realizzi il suo
sogno, di cui ormai fa parte. Se il romanzo prosegue spedito, è anche per
merito suo: Susanna glielo dice sempre.
E Andrea sente placarsi un po’ il caos.
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June 13, 2015
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My private room. Enjoy your stay ;)
Caos di carne - estratto cp11 - La torre dei desideri (Marta)
Giorgio è così sbalordito che annuisce e nulla
più.
Marta gli da un bacio velato sulle labbra e poi prende
la sua amica sotto braccio. «Vieni, ho un sacco di cose da raccontarti, sai?»
dice sollevata.
In un certo senso, l’averlo detto alla sua amica è
stato come renderlo ufficiale pur mantenendo quel riserbo che ancora le
necessita, soprattutto per il lavoro. Ma Daniela è il suo privato e quando si
gira un attimo e vede il volto di Giorgio sereno e contento, capisce che ha
agito bene.
«Vi siete appartati per quello che penso io?»
Marta annuisce e la bocca di Daniela diventa un
cuore rosso rubino.
«Quanti anni ha?»
«Ventidue.»
E lei sbatte le ciglia frenetiche. «Un manzetto
fresco.» Si morde il labbro. «T’invidio.» Gira la testa indietro e così fa lei.
Giorgio è là che le fissa e ora incrocia le
braccia; la faccia dubbiosa palesa il suo disagio, sa che stanno parlando di
lui.
«Dio mio, è dolce da morire» le dice poco dopo.
«Sono contenta per te, Marta.»
«Non lo dirai a nessuno, vero? È ancora presto e
preferisco aspettare.»
«Certo, cara. Non capisco il motivo, ma faccio
come vuoi.»
Si fissano in silenzio e Daniela inclina appena la
testa. «Fate solo le capriole a letto o c’è qualcosa di più?»
Marta si ferma poco prima dell’ingresso al locale
e fa un respiro. «C’è qualcosa di più» confessa.
«Oh!» esclama l’amica. Poi, le afferra le spalle e
la fissa seria. «Senti, non fare cazzate. Dopo quel pirla del tuo ex,
finalmente sei libera di goderti un po’ la vita e certo non è il caso di
innamorarsi di un ragazzino, per quanto sia un bel manzo. Chiaro?»
È spietata la sua frase e ferisce Marta che
abbassa lo sguardo, sentendo nel suo cuore che è tardi.
«Con quelli come lui, ci si diverte e basta, hai
capito? Non avete futuro.»
Marta ha un brivido.
Non abbiamo futuro…
«Siete troppo diversi. Cioè, con un buttafuori di
ventidue anni si fa solo un giro, o diversi, ma niente altro.»
Siamo troppo diversi.
«Tu lavori per Dorian, ti rendi conto? Cosa direbbe
lui nel saperti innamorata di un manzetto?»
Perderei la sua stima…
«E ai tuoi che gli dici?»
Marta la scosta e deglutisce. «Ma sì, ho capito.
Non dobbiamo sposarci, stiamo solo bene insieme. Tutto qui» dice per farla
smettere, visto che ogni sua frase è un pugnalata.
«Ho capito male, allora. Non ne sei innamorata.»
Marta scuote il capo. «Ma no, figurati» mente.
Daniela tira un sospiro di sollievo. «Mi sono
spaventata. È il tuo toy boy. Brava, fai bene a distrarti un po’. Lo paghi o
gli fai dei regali?»
Marta inizia a sudare freddo. «Dei regali, ma ti
ripeto stiamo bene insieme.»
«Ma sì, capisco. Poi, certe finezze è meglio non
dirle in giro. L’Italia è quel che è: un paese di bigotti ipocriti. Una donna
non può avere il giocattolo, mentre l’uomo può farsi la ragazzina traendone
anche beneficio in popolarità.»
«Già, lo so.» Apre la porta e entra nel locale,
nuovamente confusa.
Sperava di sistemare le cose, al contrario le ha
peggiorate.
Daniela ora pensa che Giorgio sia il suo toy boy e
che gli faccia dei regali per tenerselo, quando invece il suo cuore si sta
riempiendo di un sentimento nuovo e semplice come l’amore.
È scaturito senza avviso e giorno per giorno lo
sente crescere.
La sua vita è ora carica di emozioni, non più solo
lavorative. Si sente completa, felice.
Ma la gente non può accettare la loro relazione,
non in quest’ambiente poi, dove una donna non può innamorarsi di un ragazzo che
fa il bodyguard senza essere etichettata come perdente; e Marta non può
permetterselo.
Meglio fingere che sia il suo giocattolo, almeno
salva l’apparenza e al tempo stesso Giorgio sarà felice di uscire e portare
alla luce del sole la loro storia.
Marta osserva la torre e desidera solo poter stare
con lui e questo è un buon compromesso, dopo tutto.
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