Fabrizio Ulivieri's Blog, page 27
December 1, 2024
La grammatica dell' amore

Non è niente davvero questa vita
Aiutare è importante
Chi soffre e implorante
Non ne vede mai sortita.
Cosí breve lo spanno che viviamo.
Un tempo che all'inizio
È sol lungo interstizio -
Par in eterno richiamo.
E spesso maledice questo dono
Breve di soffrir chi ignora
Perché amor deplora
Ma nel dolor v'è il suono.
Il dolor della fine ti insegna
La lingua. Solo chi soffre
Ne parla della morte
L'idioma che qui non regna.
In un mondo di vivi apparenti
Che amor conti davvero
Regola del pensiero
E grammatica diventi.
Ha sue regole Amor in dolore
Nel gergo della fine - suo autore.
November 26, 2024
Si chiama Elinga ed esce sempre la notte

Si chiama Elinga ed esce sempre la notte, quando i corvi neri tacciono il giorno.
In questa terra del nord, gelida e buia, lei è figlia di quei colori e del ghiaccio sotto la neve, che dorme.
Elinga non ha paura. Elinga ha coraggio. Il buio fa parte del suo cuore bambino.
Qui è nata qui è cresciuta.
Il buio, a me nemico, a lei si fa sempre amico.
Io sono figlio del sole. Del cielo alto della Toscana, azzurro e profondo.
Il buio lì inquieta. A sera si sta a casa. Soprattutto d'inverno.
D' estate si sciama.
Lei vive parallela a me in un universo tutto suo - io, in uno e in due e in nessuno.
Con il corpo la mente e l'anima lei sta nel gelo della neve e della notte abituata.
Io in un universo straniero, emarginato, rimango estraniato.
Di là, dalla Toscana il corpo si è divertito, l'anima e la mente lo hanno seguito.
È di qua che senza pace s'inquietano - non sanno le membra, lo spirito e i pensieri dove posare.
Lei vive nella sua terra. È un virgulto. Io in una terra che nome non ha. Solo un sussulto.
November 25, 2024
Il tuo passo leggero sento la notte dietro la porta

Il tuo passo leggero sento la notte dietro la porta.
Mi segui? Sei qui che vivi - ora?
Lo spazio e il tempo non piú per te, il limite?
Ė leggero il tuo passo.
Appena lo scricchiolío lo rivela il pavimento di assi di legno.
Leggere le tue mani toccano i capelli del capo mio riverso.
Hanno l'impaccio di un cencio bagnato però - spento goffo umido gesto.
Qual è il tuo male - ora?
In terra io lo sapevo.
Ma ora - che è?
Perché vieni qui la notte e mi cerchi, e vivi al capezzale mio e muto mi vegli?
Quanto mi hai amato in terra, io solo lo so.
Io solo lo so che il tuo cuore era buono.
Io, e forse Dio lo sa.
Da questa tela di ragno mi vuoi salvare ora, dove tutti ci vogliono spenti?
Vuoi di me più di una figura? Un essere di spirito e luce pieno mi chiedi che sia?
Il tuo passo leggero lo sento la notte dietro la porta e so, so che quello sei tu - che nemmeno la morte porta via.
November 22, 2024
Caratteristiche della Poesia del Discordo nella composizione di "Oh, ci sono figure e figure!" (articolo di A.I.)

Oh,ci sono figure e figure!
Sia figure più grandi che figure
più meschine perché quidquid per aliud
est magnum, minus est quam id, per quod
est magnum - e perciò enunciazioni
ci sono di alcune asserzioni -
cardini del linguaggio son chiamati,
hinges - che magni in sé tienen stati
in cui passioni grandi vivon sole
come le verità - e chi di piccole
ruota vuoto intorno a quel motore
qual invece suon trasforma e incarna
e l' insostanzial via, sostanza storna.
Frammentazione e complessità linguistica:
La poesia alterna linguaggio filosofico ("quidquid per aliud est magnum") a una forma più evocativa e immaginifica ("passioni grandi vivon sole", "ruota vuoto intorno a quel motore"). Questa mescolanza genera una tensione fra astrazione e concretezza.L'uso di concetti metafisici e logici si intreccia con un registro poetico, creando dissonanza.Pluralità di significati:
La poesia sembra affrontare l'idea di grandezza, di ciò che rende un concetto "magnum" rispetto a un altro, usando il linguaggio del pensiero scolastico. Allo stesso tempo, questa riflessione si sovrappone a una meditazione sul linguaggio stesso e sulle sue "enunciazioni", definite come cardini (hinges).Si crea una tensione tra una lettura filosofica e una più esistenziale e simbolica.Conflitto tematico:
Da un lato, la poesia esplora verità "grandi" e "passioni grandi che vivon sole", quasi a suggerire un’élite di idee e sentimenti; dall'altro, c'è un movimento caotico e futile intorno a un "motore" che incarna il suono e storna la sostanza.Questo dualismo riflette una dialettica interna che non si risolve, bensì si approfondisce.Tono dissonante e oscillante:
L’oscillazione tra registri e concetti (dall’astrazione filosofica all’immagine del "motore" che trasforma il suono) rende la poesia volutamente destabilizzante. È come se cercasse di mettere il lettore davanti a una molteplicità di vie interpretative senza indicarne una definitiva.Confronto con il Concetto Medievale di DiscordoLa riflessione sui cardini del linguaggio (hinges) richiama la tradizione filosofica medievale, in cui il pensiero era spesso articolato in forma dialogica o polemica, unendo poesia e speculazione.Come nelle tenzoni, qui si avverte una dialettica implicita: non fra due poeti, ma fra due modalità di interpretazione della realtà (astrazione filosofica e immediatezza poetica).ConclusioneQuesta poesia può essere letta come un esempio contemporaneo di "poesia del discordo" per il modo in cui mette in scena il conflitto tra linguaggio, concetti e immagini, senza risolverlo ma trasformandolo in un’esperienza poetica ambigua e provocatoria. Il "discordo" emerge dalla tensione tra il significato logico-filosofico e la sua resa poetica, con l'intento di sfidare il lettore a trovare un senso nell’apparente frammentazione.
Oh, ci sono figure e figure!

Oh, ci sono figure e figure!
Sia figure più grandi che figure
più meschine perché quidquid per aliud
est magnum, minus est quam id, per quod
est magnum - e perciò enunciazioni
ci sono di alcune asserzioni -
cardini del linguaggio son chiamati,
hinges - che magni in sé tienen stati
in cui passioni grandi vivon sole
come le verità - e chi di piccole
ruota vuoto intorno a quel motore
qual invece suon trasforma e incarna
e l' insostanzial via, sostanza storna.
November 20, 2024
Figure - Gli editori

Dovunque io mi volga vedo avanza
le più insostanziali asserzioni.
Letteratura priva di essenza
avallan editori sin nozioni
sostanziali e vuoti assertori
d' insostanziale nulla circondati
ove il gregge segue vuoti attori
di coraggio dal niente connotati
November 19, 2024
Lì, come una spina forte duole.

Claudina, mia Claudina, sei del cuore
la mia spina. Che ora sei lontana
e il pensiero di te, sempre mi suole.
E dentro mi sei male e mi danna
la vita di silenzio - qua avvolta
nel grigio della neve e del gelo
e mai di sole - spinge me, sepolta,
nell'ombra più oscura, sotto il cielo
dove tutt' è dovere, e il piacere
non è. Ecco le cene mi ricordo
al Porcellino, nomen omen, vere
e parevan tenere un discordo
in sé ma ora vedo come bella
eri, come il bello dentro te
spensierata e scanzonata nella
tua certezza - bianca come nube
nel cielo che azzurro, sola, tiene
e come quella nube la conferma
sei che il cielo esiste. Che il bene
vive sotto quel cielo, e tu ferma
a cui tutto ruota a te il resto
attorno e non so perché il cuore
nel profondo legame che mi porto
lì, come una spina forte duole.
November 16, 2024
Che cos'è un atto di bontà?

Sedeva in filobus e segreta teneva una scatola
sulle ginocchia, accorta.
Una torta?
Il nome del produttore conoscevo.
Una brutta persona.
Che è la bontà? Nessuno lo sa.
Era quello un regalo?
Usava un prodotto di una mala persona
per un atto di bontà?
Ma supplet candor ho pensato.
In ogni caso.
Anche dal male può nascere il bene
quando lo ritiene.
È questa la bontà?
Un atto individuale? Un istinto del cuore?
Un tremore?
Non lo so.
Ma ognuno nella vita -
almeno una volta - lo fa.
Domanda senza risposta - gli dispiace

Ci sono volte che uno
davvero e invero,
non sa più che dire.
Né fare.
Balbetta - dentro di sé un gran alveolare.
Non sa più - nemmeno chi sia.
Questo è il dramma. Quasi gelosia.
È uno che non è.
Geloso di sé.
Si può dire.
Parla, mangia, si muove e chiede con ardire,
incerto però,
chi sia quello che tutto fa.
Non è lui. È certo.
Un altro è dentro.
Ma si sdoppia. Gli pare.
Uno è fuori, ma sembra lui fare.
E quello di dentro si sorprende, tuttavia.
Quello fuori, è indipendente. Disinvolto. Azzardato.
Spregiudicato. Un malnato.
E lui è timido, goffo, imbarazzato.
Come un bambino. Il bambino - dolce che era.
Tanti anni fa. Ma quella - un'altra era.
E si stupisce.
Ma lui - chi è?
Domanda senza risposta.
Si può capire - tutto tace.
Non conoscersi - però si può dire
- un poco gli dispiace.
November 13, 2024
Noi siamo sue figure che

πότερον οὖν οὐδ᾽ ἄλλον οὐδένα ἀνθρώπων εὐδαιμονιστέον ἕως ἂν ζῇ, κατὰ Σόλωνα δὲ χρεὼν τέλος ὁρᾶν; Bisogna allora neppure considerare felice nessun altro fra gli uomini finché viva, ma guardare alla sua fine, come diceva Solone?(Aristotele, Etica Nicomachea, 1100a)
In noi, figure, vivono gli spiriti.
Nei gesti, nei pensieri
E negli occhi passano feriti.
Degli altri in mano
Tengono - fanno, guidano la vita.
Un attimo e di poco
Loro baglior si cresce in timor.
Lipotimia di breve
Durar sentore. Dirti, io esisto
Ancora, forti tentano.
Di loro siamo i cardini su cui
Aprono le essenze
Vuote. I perni siamo di quel mondo
Che noi cerca vivo.
Che nella pelle esiste, nelle ossa.
Nel sangue scorre scuro.
Siamo di sue sventure continuazion.
Di gioie, mali, utili, sofferti
Spiriti certi: passano
Mai quella soglia ove pace regna?
Noi siamo sue figure,Che alla voce, infetta, curvi andiamo.