Lisa Signorile's Blog, page 2
August 17, 2021
Acqua fatale
Sono recentemente venuta a sapere che moltissimi proprietari di animali da compagnia danno loro da bere acqua minerale in bottiglia. La razionale e' che se io bevo acqua in bottiglia, anche il mio cane/gatto/pappagallo/criceto e spero non cavallo devono bere acqua in bottiglia. In molti casi addirittura viene data al gatto acqua per neonati, il monossido di diidrogeno addizionato di sali che si vende in farmacia a prezzi da orefice, perche' il marketing e' una grande cosa.

Spiaggia di Singapore - Wikicommons
Ho un campione sufficientemente grande, circa un migliaio di risposte positive a una semplice domanda su un gruppo Facebook. La maggior parte delle persone che forniscono acqua in bottiglia al loro pet, e che la beve a sua volta, lamentano che l'acqua del rubinetto non e' potabile: "esce marrone", ci sono industrie a tre chilometri, c'e' l'arsenico, e' piena di calcare, sa di metallo e cosi via. Qualcuno al sud lamenta che la fornitura di acqua potabile e' limitatissima, ma io ricordo che quando questo succedeva a Bari, quando ero bambina e non c'era l'autoclave, mia madre riempiva dal rubinetto alcune bottiglie la sera, quando l'acqua era erogata, e ora tutti hanno l'autoclave.
Naturalmente non e' vero che l'acqua del rubinetto non e' potabile, nella stragrande maggioranza dei casi. Siamo i primi al mondo per consumo di acqua in bottiglia, secondo il Corriere della Sera. Nel 2018 eravamo terzi dopo Messico e Tailandia, addirittura sopra gli Stati Uniti, dove vivono 5 volte piu persone che in Italia. Tuttavia il Ministero della Salute garantisce la fornitura di acqua potabile:
"La fornitura di acqua qualitativamente idonea all'uso umano e la protezione da malattie idrodiffuse sono attualmente garantite in Italia da una serie di misure normative particolarmente rigorose, da prassi consolidate nei sistemi di gestione idrica in grado di assicurare la produzione di acque sicure, e da un livello di sorveglianza particolarmente esteso e capillare, con centinaia di migliaia di accertamenti analitici distribuiti nel corso dell'anno".
Naturalmente ci possono essere problemi locali, soprattutto dovuti a maltempo che causa infiltrazioni nei bacini idrici, ma si tratta di fenomeni limitati nel tempo e nello spazio, di solito correlati a ordinanze dei sindaci, per cui la cittadinanza viene informata di quella che e' l'eccezione e non la regola. Se invece l'acqua del rubinetto ha caratteristiche di non potabilita', va subito segnalata la cosa alle autorita' competenti, perche' e' in gioco la salute di tutti. L'acqua del rubinetto del resto e' clorinata per abbattere la carica microbica, e la quantita' di cloro, teoricamente, e' controllata per evitare effetti nocivi sulla popolazione, quindi raccontatela a qualcun altro che bevete acqua minerale perche' quella del rubinetto non e' potabile. Ci crederei se non si trattasse della maggioranza della popolazione.
Ma diciamo anche che, malgrado tutte le garanzie di potabilita' del Ministero della Salute, non ci fidiamo, perche' la salute del gatto prima di tutto. Oggi come oggi esistono vari sistemi di filtraggio dell'acqua potabile, da alcune caraffe con filtro al carbone attivo a impianti applicati al rubinetto, a fontanelle specifiche per cani e gatti che filtrano l'acqua. Perche' gli animali selvatici che ingurgitano plastica e muoiono non dovrebbero essere i figli di nessuno.

E invece no. A noi piace l'acqua in bottiglia. Duecento litri (leggasi 200 L) procapite all'anno.
Facciamo due conti. Facendo una media tra bottiglie grandi e piccole, diciamo che quei 200 L occupano 200 bottiglie. Moltiplicato 60 milioni di italiani fa 12 miliardi di bottiglie di plastica l'anno. Diciamo che una bottiglia da un litro pesi 20 grammi (probabilmente un po di piu', ma lavoriamo per difetto). 12 miliardi di bottiglie di plastica pesano quindi 240 milioni di kg, o 240.000 tonnellate di plastica l'anno, o due portaerei nucleari e mezza, o otto portaerei classe Garibaldi, o 40.000 elefanti africani maschi, o una fila di 5.500 TIR a pieno carico, che corrisponde a una fila di 110 km di TIR in autostrada. All'anno. Solo dall'Italia. E solo per bere acqua che potremmo invece bere dal rubinetto.
Di tutta questa plastica, secondo Eurostat, non ne ricicliamo neanche la meta', il resto finisce in discarica, o in mare, dove restera' li a formare spazzatura perenne. Inoltre bisogna anche considerare che il riciclaggio della plastica e' tutt'altro che carbon neutral, per cui eliminiamo la plastica ma rilasciamo CO2, fa piu' caldo, beviamo di piu' e compriamo piu' acqua in bottiglia.
Ma perche' beviamo acqua in bottiglia invece dell'acqua di rubinetto, piu' di tutti al mondo, e la diamo pure a cani, gatti, pappagalli e cavalli, del tutto ignavi e incuranti del danno ecologico cosi' perpetrato? Fondamentalmente per lo stesso motivo per cui non vogliamo vaccinarci, e per cui siamo no-tutto: siamo un popolo di boccaloni, del tutto privi di spirito critico, col maggior divario in Europa tra percezione comune ed effettiva realta' dei fatti.
Con questa premessa, e' sufficiente che Chiara Ferragni faccia la pubblicita' alla Evian nel 2018, per catapultarci da terzi a primatisti mondiali del consumo di acqua in bottiglia. Se lo dice la Ferragni, dev'essere vero, no? Poi nel 2019 la Ferragni ha fatto dietrofront, ma ormai a quanto pare il danno era fatto. Doveva pensarci prima, ma pecunia non olet.
Siccome lo so che alcuni di voi comunque non cederanno mai a nessuno i propri confirmation bias, guardiamo i valori dell'acqua Evian e dell'acqua del rubinetto di Milano:
Il residuo fisso e' quello che rimane dopo che l'acqua e' evaporata, di solito a 180 gradi. In pratica sono i sali disciolti. Ora, bere acque povere di sali non e' scritto da nessuna parte che sia una cosa buona per una persona in buona salute. Provate a bere solo acqua distillata e avere niente sali nella dieta, e poi mi dite che vi hanno detto al pronto soccorso quando vi portano in acidosi. Un organismo sano ha bisogno di sali per funzionare bene, perche' li perde continuamente tramite il sudore, specie se fa caldo. Certo non troppi, anche bere acqua di mare fa male, ma neanche troppo pochi. Noi biologi parliamo di acqua isotonica, come riccioli d'oro, ne' troppo, ne' troppo poco. Tra questi sali, sono fondamentali calcio, sodio, potassio, magnesio, fosforo, zinco etc. La legge (31/2001) dice che il residuo fisso deve essere inferiore a 1500 mg/L perche' l'acqua sia potabile, e che se il residuo fisso e' inferiore a 500 mg/L l'acqua e' da considerarsi oligominerale. La Evian ha un residuo fisso di 309 mg/L, quindi e' oligominerale. L'acqua di Milano, a seconda delle zone, ha un residuo fisso tra 200 e 450 g/ml, quindi e' oligominerale ed esattamente nello spettro della Evian, anzi in alcune zone contiene anche meno sali. L'acqua Panna contiene solo 141 mg/L di sali, il che se si suda molto non e' il massimo, perche' i sali da qualche parte li dobbiamo prendere. L'acqua del rubinetto a Bari contiene 290 mg/L di sali, meno della Evian. Il gatto non ha bisogno dell'acqua Panna, si e' evoluto nel deserto bevendo acqua delle pozzanghere. Ha bisogno di acqua isotonica al suo organismo, ne' troppo, ne' troppo poco, e l'acqua oligominerale di Milano o di Bari va a meraviglia. Idem per i cani.
La durezza e' la quantita' di carbonato di calcio e magnesio. Questi sali sono poco solubili e precipitano facilmente formando calcare nei tubi. Nell'organismo precipitano a formare ossa e denti, di cui anche cani e gatti, occasionalmente, hanno bisogno. Nei limiti previsti dalla legge la loro quantita' e' comunque piuttosto bassa, tanto bassa che vogliamo acqua tenera, ma poi compriamo il latte addizionato di calcio, che fa tanto bene alle ossa. Mah. I calcoli renali vengono per predisposizione ereditaria, dieta sbagliata, eccesso di peso, infezioni, e non hanno granche' a che fare con l'acqua, neanche nel caso dei gatti, perche' l'ossalato di calcio di cui sono fatti i calcoli renali e' una cosa diversa dal carbonato di calcio. Se mai l'acqua dura ha un difetto, e' che il calcare ottura le tubature, ma mi sento di garantire che per otturare le nostre, di tubature, una dieta sbagliata fa molto piu' dell'acqua del rubinetto. Evian: Calcio 80 mg/L, Magnesio 26 mg/L. Acqua del rubinetto di Milano, zona centrale ma non troppo: Calcio 83 mg/L, Magnesio 17.5 mg/L. Direi che siamo li. "Ermenegilda Maria, bevi il latte, che contiene calcio, e ti fa tanto bene" "Ermenegilda Maria, non bere assolutamente l'acqua del rubinetto, che e' dura e contiene calcio, e ti fa malissimo. E non dare assolutamente acqua di rubinetto allo Sphynx, al Carlino e al pony, che gli fa male ai reni e diononvoglia gli fa crescere i peli!". Poi quando Ermenegilda Maria cresce e, confusa, fa una strage, non date la colpa a lei. Per inciso, per far battere il cuoricino di tutte le creature pelose e non che abbiamo in casa, incluse le scolopendre, serve calcio.
Della particella solitaria di sodio non parliamo proprio, farei bere acqua minerale omeopatica e distillata al pubblicitario che l'ha inventata, spacciandola al pubblico come cosa positiva. Evian 6.5 mg/L, acqua di Milano 20 mg/L, limite di legge 200 mg/L, acqua della particella solitaria 5.1 mg/L. Senza sodio i nervi non funzionano, i muscoli neanche, non parliamo dei reni. Poi pero' per compensare mettiamo mezzo chilo di sale nell'acqua della pasta e mangiamo formaggi e salumi salati. Il gatto neanche quello, povera bestia.
Il pH e' la quantita' di ioni idrogeno nell'acqua: se sono molti il numero del pH e' meno di sette e l'acqua e' acida; se sono pochi il numero e' piu di sette e l'acqua e' basica. Il pH dell'acqua distillata e' 7. Il pH del sangue e' circa 7.2. Il pH dello stomaco e' circa 2, quello dei succhi pancreatici 8.3. Diciamo che e' un parametro piuttosto irrilevante, perche' salvo patologie serie l'organismo sa come bilanciare il pH. Leggo pero' deliri in proposito, c'e' una incredibile quantita' di fuffa in giro, pari almeno alle tonnellate di plastica prodotte dal consumo di acqua in bottiglia. Evian: pH 7.2, il pH dell'acqua di Milano 7.7. Il limite di legge tra 6.5 e 9.5. Al tuo gatto il pH dell'acqua non interessa.

Naturalmente non vi ho convinti che la sola differenza tra acqua in bottiglia e acqua del rubinetto sono 5500 tir di spazzatura non biodegradabile in piu' ogni anno, perche' so che ci sara' sempre un "Si, vero, pero' io e il mio cane...". Neanche aggiungendo che tra Evian e Palermo ci sono 1800 km di trasporto su ruota che emette gas serra. Non c'e' speranza, ci sono troppe persone disconnesse dalla realta', per cui ci sara' sempre una ragione piu' che valida per continuare a fare quello che fanno, e nella maggior parte dei casi non saranno comunque in grado di afferrare i termini del problema.
La soluzione proposta infatti, secondo il Corriere, e' aumentare il costo dell'acqua di rubinetto, che a quanto pare viene sprecata. Nel caso a qualcuno venisse in mente di berla.
July 16, 2021
Un’apologia di Giuseppe Gioeni – naturalista
Ci sono storie raccontate bene. Altre raccontate male. Alcune sono raccontate in modo tale da stravolgere completamente il corso degli eventi, e nel tempo il passaparola deforma ulteriormente i fatti. E’ il modo in cui si creano le leggende, e ciò è bene, ma è anche il modo in cui si creano gli hoax, e questo è molto male.
Quest’ultimo caso e quello che è accaduto a Giuseppe Gioeni (1743-1822), erudito siciliano, duca d’Angiò e molto gattopardesco nel suo clichè di nobile borbonico immerso nei suoi palazzi, dame, stemmi e privilegi. Ma Giuseppe Gioeni era nato con un piccolo difetto di fabbrica che lo ha reso unico e diverso da quello che avrebbe dovuto essere in base al suo clichè, un difetto di fabbrica in comune con altri rampolli di famiglie privilegiate, come Charles Darwin, Lionel Rotshchild, Alexander von Humboldt e molti altri: una incontrollabile passione per le scienze naturali. Ci si nasce così, non ci si diventa. Era una maledizione quando avveniva nel primogenito di una famiglia di alto rango, come Rotschild, perché constringeva questi uomini a dividersi tutta la vita tra il loro dovere di erede e la loro passione di naturalista. Il loro stato privilegiato consentiva loro, tuttavia, di portare alla luce i loro interessi come nessun figlio di poveracci avrebbe mai potuto fare, lasciandoci collezioni, scoperte e, nel caso di Darwin, una delle teorie più rivoluzionarie di tutti i tempi. Nel caso di Gioeni, fu il fondatore della prima cattedra di Storia naturale del regno di Napoli, e letteralmente fondo’ dal nulla una scuola, senza parlare della collezione di reperti che ha lasciato e dei vari studi di mineralogia, vulcanologia e zoologia, meriti che nessuno gli puo’ togliere, perche’ ha fondato praticamente una cattedrale nel deserto.
Con incredibile modernità, o forse perché il problema rimane irrisolto da due secoli, il biografo di Gioeni, Vincenzo Percolla, scrisse nel 1842:
“Cotalchè le matematiche, la filosofia, la ragion civile e chiesiastica, la antiquaria, la diplomatica, le belle lettere ed altri studi in riverenza vennero mirabilmente. Non così della storia naturale. I viaggi, le fatiche e le spese che si ricercano per la coltivare con frutto, le circostanze de’ tempi, il difetto di pubblici stabilimenti ed il poco o nullo favore che da’ magnati accordavasi a tal sapere , ne inceppavano sensibilmente lo aumento: e quando qualcuno de’ nostri, intermettendo per alcun tempo i cari studi di filologia, di erudizione ed altre discipline, il distratto pensiero vi rivolgea, scarso frutto per lo più ritraevane – vasta essendo la materia e nuova ed intricata, ed oltre a ciò senza guida”
Detto in breve, le scienze naturali erano (e restano) la Cenerentola delle scienze nel nostro comune sentire, perché il vero erudito deve dedicarsi agli studi umanistici, causando un rallentamento del progredire scientifico per mancanza di fondi, di guida e di stima nel lavoro dei naturalisti, che erano (e purtroppo rimangono) dei perditempo agli occhi della collettivita’. Una frustrazione immutata per biologi e naturalisti moderni, a dispetto del fatto che di mezzo ci siano stati l’illuminismo, la rivoluzione industriale, il positivismo, l’era atomica e la rivoluzione dell’informazione.
Questa premessa era necessaria per capire cosa sia accaduto a Giuseppe Gioeni, che sembra essere passato alla storia come un imbroglione e un creatore di hoax, per nessun reale motivo, semplicemente perché nessuno si è preso la briga di capire chi fosse, cosa abbia fatto e quali meriti e demeriti avesse. Tutto sommato, era solo un naturalista, quindi uno scienziato di serie B, e a 200 anni dalla sua morte possiamo continuare a parlarne male senza alcun imbarazzo: un falso che accusa Gioeni di falso.

Scaphander_lignarius
La storia
Raccontiamo la storia dei presunti misfatti di Gioeni all’inverso, per vedere come il passaggio di informazioni non verificate possa screditare la carriera di un bravo scienziato, solo perché era uno scienziato di serie B, un inutile naturalista, e quindi possiamo parlare senza problemi di cose che non conosciamo e non capiamo.
Tutto comincia da un libro pubblicato qualche mese fa per i tipi di Codice a firma di Daniela Ovadia, medico, e Fabio Turone, giornalista scientifico. Gli autori citano il matematico Charles Babbage per rinnovare le accuse di frode nei confronti di Gioeni.
“L’esempio che Babbage utilizzò per esemplificare la frode scientifica riguarda proprio uno scienziato italiano ed è stato raccontato dal docente di chimica bolognese Marco Taddia sulla rivista “Scienza in Rete”: “Si tratta della presunta scoperta di un nuovo mollusco a opera di Giuseppe Gioeni (1747-1822), avvenuta sul litorale di Catania (1783) e che, meno di vent’anni dopo, si rivelo’ un imbroglio. Gioeni aveva rinvenuto alcune concrezioni minerali presenti nello stomaco della Bulla lignaria e le aveva attribuite ai resti di un nuovo genere di mollusco di cui immagino’ forma, movimenti e abitudini”.
I due autori, stranamente per un libro che parla di etica della ricerca, eliminano anche la frase successiva di Taddia, che almeno apre al dubbio della buona fede, bollando definitivamente, dopo 200 anni, Gioeni come un bugiardo e un falsario. Scrive infatti Taddia:
“Certo, l’alterazione del quadro sperimentale da parte del ricercatore non è automaticamente fraudolenta e l’eliminazione dei dati devianti può essere una scelta giusta se fondata su una seria ipotesi scientifica. Le frodi non sono tutte eguali ed esiste una zona grigia in cui è difficile orientarsi”
Successivamente sono saltati fuori degli errori nel libro in questione, e su Facebook e’ stata postata una errata corrige. Arrivati a Gioeni, purtroppo, si legge:
“Questa non è l’unica contestazione che l’anonimo referee mi ha mosso su questo capitolo storico: altre riguardano la storia di Giuseppe Gioeni così come la racconta il matematico Charles Babbage. Io ho riferito la versione di Babbage con la relativa bibliografia, a sua volta spesso riportata nei libri di etica della ricerca, per cui non modificherò il testo”.
Ero da tempo a conoscenza dei problemi del libro, ma non mi sarei preoccupata troppo di riabilitare Gioeni senza questo anacronistico Ipse Dixit: errare e’ umano, perseverare porta a una strada lastricata da antivax che perdono fiducia nella scienza. Soprattutto perché l’autrice non ha riferito la versione di Babbage, ma quella del chimico Taddia, e mentre poche pagine dopo si prodiga nel riabilitare altri scienziati “negletti” come Alfred Wallace e Rosalind Franklin, non ha neanche provato a dare il beneficio del dubbio a Gioeni.
Andiamo allora a vedere cosa dice Babbage a proposito di Gioeni. Traduco per chi non dovesse essere familiare con l’inglese di due secoli fa. Segnalo inoltre che Babbage scrive nel 1830, otto anni dopo la morte di Gioeni, che quindi non avrebbe mai potuto difendersi dalla calunnia di falso intenzionale.
“Le ricerche scientifiche sono le piu’ esposte agli interventi degli imbroglioni e sento di poter meritare i ringraziamenti di tutti coloro che amano la verita’ elencando alcuni dei metodi di falsificazione praticati da personaggi immeritevoli, solo per gli onori che ne conseguono; altresi’ la semplice conoscenza dei modi in cui le loro arti vengono praticate potrebbe scoraggiare futuri criminali.
Ci sono diversi tipi di falsificazioni messe in atto nelle scienze, poco note a tutti eccetto che agli iniziati e che probabilmente si possono rendere comprensibili alle persone comuni. Possono essere classificate sotto le etichette di truffa, forgiatura, rifilatura e cottura [quello che oggi chiamiamo 'cherry picking', N.d.A.].
SULLE TRUFFE. Queste forse possono essere spiegate meglio con un esempio. Nell’anno 1788 [in realta' l'anno in questione era il 1783 N.d.A] M. Gioeni [per cosa stara' quella M? Mister e' indicato con Mr. Forse Monsieur? Perche' in francese? Possibile che Babbage non si sia peritato di cercare l'iniziale del nome di Gioeni, che sarebbe G? Forse perche' la sua fonte e' un testo francese, e crede che la M sia l'iniziale invece e' Monsieur? N.d.A.], un cavaliere di Malta [sarebbe duca d'Angio' per lei, Mr. Babbage; fosse stato inglese, avrebbe detto Lord Gioeni. Praticamente nel primo rigo non ne ha imbroccata una. Forse prima di dare dei fraudolenti agli altri, bisognerebbe almeno controllare i dati, se no si rischia di non essere credibili. N.d.A.] pubblico’ a Napoli un resoconto di una nuova famiglia di Testacea di cui descrisse una specie con grande minuzia, il cui nome specifico fu preso dall’habitat, e il nome generico dalla sua famiglia, chiamandola Gioenia Sicula [il testo non mette il nome latino in corsivo, e usa la maiuscola per il nome specifico, e lo lascio cosi nella traduzione. Nel 1830 tuttavia le convenzioni erano leggermente diverse da ora N.d.A.]. Consisteva di due valve triangolari arrotondate unite col corpo dell’animale a una valva piu’ piccola frontale. Produsse figure dell’animale e delle sue parti; ne descrisse la struttura, il modo di avanzare sulla sabbia, l’orma che lasciava, e stimo’ la velocita’ del suo procedere a circa due terzi di pollice al minuto. Ne descrisse quindi la struttura della conchiglia, che tratto’ con acido nitrico, e trovo’ che si avvicinava alla natura dell’osso piu’ di qualunque altra conchiglia.
Gli editor della ENCYCLOPEDIE METHODIQUE hanno copiato questa descrizione e hanno pubblicato le immagini della Gioenia Sicula. il punto pero’ e’ che questo animale non esiste ma il cavaliere di Malta, trovando sul litorale siciliano i tre ossi interni di una delle specie di Bulla, di cui alcune si trovano anche sulla costa sud-occidentale dell’Inghilterra, (Bulla lignaria), descrisse e rappresento’ questi ossi in modo molto accurato e trasse interamente il resto della descrizione dai magazzini della propria immaginazione.
Queste frodi sono ingiustificabili. La sola scusante per loro e’ quando vengono praticate in accademie scientifiche che hanno raggiunto la demenza senile. Bisognerebbe comunque ricordare che le produzioni della natura sono cosi varie che la semplice stranezza e’ insufficiente a rendere dubbia l’esistenza di qualunque creatura per cui ci sia evidenza (Il numero delle vertebre nel collo del plesiosauro e’ un fatto strano ma verificato e che, a meno che il resoconto stesso non coinvolga principi cosi’ contraddittori al punto da bilanciare l’evidenza di un singolo testimone (Il tipo di contraddizione a cui si allude e’ quello che deriva da cause finali ben verificate, per esempio lo stomaco ruminante degli animali con zoccoli non e’ in alcun modo combinato con la forma ad artiglio delle estremita’ frequenti in molti carnivori e necessaria ad alcuni di loro per afferrare la preda) puo’ solo essere vista come un imbroglio, senza l’accompagnamento del buon senso”.
Se non ci avete capito niente di quest’ultimo periodo, non preoccupatevi, non siete voi, e’ Babbage che all’improvviso perde lucidita’ nella foga delle accuse.
I fatti
Allora, vediamo di capire cosa sta succedendo. Per farla breve, i fatti sono andati piu’ o meno cosi. Gioeni racconta nel suo resoconto che un giorno, esaminando dei basalti sul litorale di Catania, chiese a dei pescatori di esaminare cosa avevano nelle reti a strascico, sperando in qualche esemplare di bivalve. Trovo’ quindi, senza capire cosa fosse, l’organo masticatorio contenuto nello stomaco di un gasteropode dalla conchiglia molto bella, oggi chiamato Scaphander lignarius, che era gia’ stato descritto da Linneo come Bulla lignaria. Gioeni era un appassionato di biologia marina, ma principalmente si era formato come geologo. Osserva queste tre valve molto dure e non si rende conto che si tratta di un organo interno di un animale gia’ descritto, anche perche’ viveva in un deserto scientifico e non aveva riferimenti di facile accesso. Con internet a disposizione, sarebbe stato tutto diverso, parlare per noi e’ molto facile. Pensa quindi di aver scoperto una nuova specie di mollusco a tre valve (Testacea era un gruppo creato da Linneo che corrisponde piu’ o meno a “conchiglie”, e che non ha piu’ valore tassonomico), e la chiama Gioeni, ma senza in realta’ darle un nome bionomio (genere-specie), quindi non ha pretese di classificazione linneiana.
Un anno dopo, un tale L.M Philipsson, chiama questo mollusco descritto da Gioeni (oggettivamente con un po’ di fantasia) Tricla gioëni, 1788, ma nel 1789 Jean Guillaume Bruguière la chiama Gioënia sicula, 1789, e tale rimane. Tutta questa corsa al nome dipende dal fatto che le regole della tassonomia funzionano cosi: per descrivere una nuova specie occorrono sempre due persone, uno scopritore e un descrittore. Lo scopritore trova, il descrittore stende il rapporto scientifico e da’ il nome dello scopritore alla bestia. In questo modo tutti e due passano alla storia, perche’ il nome binomio completo di qualunque animale e’ qualcosa del tipo “Sarchiapone rossii, Sempronio 2021″, dove Rossi e’ lo scopritore, e Sempronio il descrittore. Di solito i due non si conoscono, sono forme di cortesia accettate e stabilite. E’ vietatissimo per il descrittore dare il proprio nome, sin da Linneo.
Nel 1801 tuttavia, una revisione tassonomica ad opera di Jacques-Philippe Raymond Draparnaud mette fine ai sogni di gloria di Gioeni. Come dice persino Babbage, infatti, i disegni di Gioeni sono molto precisi e rigorosi, e per Draparnaud e’ sufficiente osservarli per riconoscere l’animale misterioso per quello che e’, una parte anatomica di Scaphander lignarius, all’epoca Bulla lignaria. Gioeni riconosce l’errore, e in teoria la cosa doveva finire li’. Vediamo cosa ne dice in proposito l’imbarazzatissimo biografo di Gioeni, che sino ad allora ha speso pagine e pagine in deliquo cantandone le donne, i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese e tutte quelle cose li:
“Ma… vedete… io non voleva toccare di quest’altro opuscolo suo – meditava anzi di celarvelo , perché… a dir vero era meglio passarlo sotto silenzio : ma io so che quando il biografo scrive debbe dir tutto , debbe a viso scoperto narrare le cose che sa – siano buone o cattive non può mai trasandarle : questo è l’uffizio suo. il perche’ io vi diro’ la cosa come va : vi diro’ che quella memoria non e’ degna di lui; che un primo errore lo fe’ cadere in molti altri; e che infine descrive per una nuova conchiglia cio’ che non era, che lo stomaco della bulla lignaria di Linneo. E questo solo vi basta. Qui pero’ e’ da ammirarsi in Gioeni lo scienziato senza presunzione, l’uomo nobile e superiore a se’ stesso; poiche’ appena dal Draparnaud, con quella urbanita’ si’ utile al decoro delle lettere ed alla diffusione del vero, gli si fe’ chiaro l’equivoco, ei dolcemente si arrese all’emenda, n’esterno’ vive grazie al naturalista francese e tolse tosto dal di lui gabinetto la creduta conchiglia.”
Quindi, perche’ Babbage parla di frode, di hoax, di criminali? Si e’ chiaramente trattato di un errore genuino, dovuto al fatto che Gioeni non conosceva la Bulla lignaria, e messo davanti all’evidenza ha subito accettato l’erorre. E’ sufficiente un errore genuino e del tutto in buona fede per accusare di frode criminale uno scienziato per duecento anni?
La scienza piu’ inesatta del mondo
La tassonomia e’ tra le scienze quella che forse piu’ di tutte e’ in continua ebollizione. Ogni anno le specie vengono nominate, rinominate, splittate in specie diverse, accorpate ad altre specie, spostate di genere, famiglia, a volte ordine. Le revisioni tassonomiche sono continue. Per fare ordine in questo caos, esiste un organo di controllo, la International Commission of Zoological Nomenclature, o ICZN. Vi faccio vedere come questa bestia ha cambiato continuamente nome nel tempo
Ora, non e’ che Risso, Leach, Turton, Schumacher etc siano tutti falsari e imbroglioni. C’e’ un elenco analogo per praticamente qualunque animale, pure il gatto, se vogliamo. E’ che chi accusa Gioeni di falso, non ha idea di come funziona la tassonomia, e neanche si cura di capirlo prima di accusare il prossimo.
Prendiamo un esempio meravigliosamente servito su un piatto d’argento, e torniamo all’accusatore n. 1, Babbage, che scrive, nella citazione qui sopra: “Il numero delle vertebre nel collo del plesiosauro e’ un fatto strano ma verificato”. Siamo sicuri?
Intanto vediamo come sono stati classificati i plesiosauri. Da Wikipedia (traduco perche’ manca in italiano): “Plesiosaurus storicamente e’ sempre stato un taxon spazzatura. Questo e’ dovuto in parte a pochi studi anatomici o tassonomici dei fossili rilevanti. Lavoro tassonomico acritico risulto’ in centinaia di specie che rappresentavano la maggior parte del mondo, e la maggior parte dei resti del Mesozoico erano assegnati a Plesiosaurus. Nessuno delle specie recenti del Giurassico o del Cretaceo appartiene a Plesiosaurus. Una revisione delle specie del Giurassico inferiore indica che la sola specie correttamente assegnata a Plesiosaurus e’ P. dolichodeirus [quella scoperta dalla "dilettante" Mary Anning, N.d.A.].
Sono tutti hoax, Mr. Babbage? Decine di scienziati tutti imbroglioni? O erano solo errori genuini, come quello di Gioeni, ma non lo diciamo perche’ sono inglesi? E quando Cope ha montato la testa del plesiosauro Elasmosaurus platyurus al rovescio, credendo che la coda fosse il collo, era un falsario imbroglione o semplicemente il numero delle vertebre del collo del plesiosauro non e’ un fatto tanto scontato?
La tassonomia e’ costellata di errori del genere, specialmente quando e’ impossibile mettere le mani sull’animale ancora vivente. L’hallucigenia fu descritta capovolta sinche’ un dentista non si prese la briga di cercare l’altra fila di zampe. L’anomalocaris fu descritto in quattro pezzi come quattro animali separati, prima che si riuscisse a capire che era un animale unico, e come andasse montato. L’artiglio del pollice dell’iguanodonte gli era stato inizialmente piazzato sul naso, e cosi’ via. Specialmente prima di internet, quando le comunicazioni tra scienziati erano limitate alla letteratura scientifica, e prima della genetica, gli errori erano all’ordine del giorno, e occorrevano tempo e varie revisioni tassonomiche prima di raccapezzarsi.
Chiunque mastichi un po’ di biologia sa queste cose. Il problema e’ che quando la narrazione viene affidata a chi non conosce come funziona la tassonomia, in questo caso, nell’ordine, un matematico, un chimico, un medico e un giornalista, e nessuno verifica, ecco ne nascono gli hoax, e non mi riferisco allo Scaphander lignarius. Particolarmente curioso che questo sia emerso in un libro sull’etica della ricerca. Per scrivere questo articolo non mi sono mossa dalla mia scrivania, mi sono bastati un po’ di click per arrivare agli originali digitalizzati di tutti i testi consultati, e pochi minuti per fare una ricerca per chiavi per trovare quello che cercavo. Possiamo scusare Babbage, che come Gioeni non aveva accesso alla quella biblioteca infinita che e’ internet.
Se nostri contemporanei, con accesso a Internet e possibilitá di comunicazione istantanea con tutto il mondo, possono cadere in errori simili, se un suo contemporaneo ben piú autorevole, famoso e “connesso”, come Babbage, infila piú di una castroneria nella sua stessa lapidaria condanna, perché non dare il beneficio del dubbio a Gioeni?
Bibliografia
Percolla, V. (1842). Biografie degli uomini illustri catanesi del secolo 18. scritte per Vincenzo Percolla. Stamperia di F. Pastore.
Ovadia, D., Turone, F. (2021) Scienza senza maiuscola. L’etica della ricerca per una cittadinanza scientifica. Codice editore
https://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/La-bugia-anche-nella-scienza-e-vizio-antico
Babbage, C. (1830). Reflections on the Decline of Science in England: And on Some of Its Causes, by Charles Babbage (1830). To which is Added On the Alleged Decline of Science in England, by a Foreigner (Gerard Moll) with a Foreword by Michael Faraday (1831) (Vol. 1). B. Fellowes.
Dodge, H., & Linné, C. V. (1955). A historical review of the mollusks of Linnaeus. Part 3, The genera Bulla and Voluta of the class Gastropoda. Bulletin of the AMNH; v. 107, article 1.
Gioeni, G. (1783). Descrizione di una nuova famiglia, e di un nuovo genere di testacei trovati nel littorale di Catania.
Davidson, J. P. (2002). Bonehead mistakes: The background in scientific literature and illustrations for Edward Drinker Cope’s first restoration of Elasmosaurus platyurus. Proceedings of the Academy of Natural Sciences of Philadelphia, 152(1), 215-240.
Un'apologia di Giuseppe Gioeni - naturalista
Ci sono storie raccontate bene. Altre raccontate male. Alcune sono raccontate in modo tale da stravolgere completamente il corso degli eventi, e nel tempo il passaparola deforma ulteriormente i fatti. E' il modo in cui si creano le leggende, e ciò è bene, ma è anche il modo in cui si creano gli hoax, e questo è molto male.
Quest'ultimo caso e quello che è accaduto a Giuseppe Gioeni (1743-1822), erudito siciliano, duca d'Angiò e molto gattopardesco nel suo clichè di nobile borbonico immerso nei suoi palazzi, dame, stemmi e privilegi. Ma Giuseppe Gioeni era nato con un piccolo difetto di fabbrica che lo ha reso unico e diverso da quello che avrebbe dovuto essere in base al suo clichè, un difetto di fabbrica in comune con altri rampolli di famiglie privilegiate, come Charles Darwin, Lionel Rotshchild, Alexander von Humboldt e molti altri: una incontrollabile passione per le scienze naturali. Ci si nasce così, non ci si diventa. Era una maledizione quando avveniva nel primogenito di una famiglia di alto rango, come Rotschild, perché constringeva questi uomini a dividersi tutta la vita tra il loro dovere di erede e la loro passione di naturalista. Il loro stato privilegiato consentiva loro, tuttavia, di portare alla luce i loro interessi come nessun figlio di poveracci avrebbe mai potuto fare, lasciandoci collezioni, scoperte e, nel caso di Darwin, una delle teorie più rivoluzionarie di tutti i tempi. Nel caso di Gioeni, fu il fondatore della prima cattedra di Storia naturale del regno di Napoli, e letteralmente fondo' dal nulla una scuola, senza parlare della collezione di reperti che ha lasciato e dei vari studi di mineralogia, vulcanologia e zoologia, meriti che nessuno gli puo' togliere, perche' ha fondato praticamente una cattedrale nel deserto.
Con incredibile modernità, o forse perché il problema rimane irrisolto da due secoli, il biografo di Gioeni, Vincenzo Percolla, scrisse nel 1842:
"Cotalchè le matematiche, la filosofia, la ragion civile e chiesiastica, la antiquaria, la diplomatica, le belle lettere ed altri studi in riverenza vennero mirabilmente. Non così della storia naturale. I viaggi, le fatiche e le spese che si ricercano per la coltivare con frutto, le circostanze de' tempi, il difetto di pubblici stabilimenti ed il poco o nullo favore che da' magnati accordavasi a tal sapere , ne inceppavano sensibilmente lo aumento: e quando qualcuno de' nostri, intermettendo per alcun tempo i cari studi di filologia, di erudizione ed altre discipline, il distratto pensiero vi rivolgea, scarso frutto per lo più ritraevane - vasta essendo la materia e nuova ed intricata, ed oltre a ciò senza guida"
Detto in breve, le scienze naturali erano (e restano) la Cenerentola delle scienze nel nostro comune sentire, perché il vero erudito deve dedicarsi agli studi umanistici, causando un rallentamento del progredire scientifico per mancanza di fondi, di guida e di stima nel lavoro dei naturalisti, che erano (e purtroppo rimangono) dei perditempo agli occhi della collettivita'. Una frustrazione immutata per biologi e naturalisti moderni, a dispetto del fatto che di mezzo ci siano stati l'illuminismo, la rivoluzione industriale, il positivismo, l'era atomica e la rivoluzione dell'informazione.
Questa premessa era necessaria per capire cosa sia accaduto a Giuseppe Gioeni, che sembra essere passato alla storia come un imbroglione e un creatore di hoax, per nessun reale motivo, semplicemente perché nessuno si è preso la briga di capire chi fosse, cosa abbia fatto e quali meriti e demeriti avesse. Tutto sommato, era solo un naturalista, quindi uno scienziato di serie B, e a 200 anni dalla sua morte possiamo continuare a parlarne male senza alcun imbarazzo: un falso che accusa Gioeni di falso.

Scaphander_lignarius
La storia
Raccontiamo la storia dei presunti misfatti di Gioeni all'inverso, per vedere come il passaggio di informazioni non verificate possa screditare la carriera di un bravo scienziato, solo perché era uno scienziato di serie B, un inutile naturalista, e quindi possiamo parlare senza problemi di cose che non conosciamo e non capiamo.
Tutto comincia da un libro pubblicato qualche mese fa per i tipi di Codice a firma di Daniela Ovadia, medico, e Fabio Turone, giornalista scientifico. Gli autori citano il matematico Charles Babbage per rinnovare le accuse di frode nei confronti di Gioeni.
"L'esempio che Babbage utilizzò per esemplificare la frode scientifica riguarda proprio uno scienziato italiano ed è stato raccontato dal docente di chimica bolognese Marco Taddia sulla rivista "Scienza in Rete": "Si tratta della presunta scoperta di un nuovo mollusco a opera di Giuseppe Gioeni (1747-1822), avvenuta sul litorale di Catania (1783) e che, meno di vent'anni dopo, si rivelo' un imbroglio. Gioeni aveva rinvenuto alcune concrezioni minerali presenti nello stomaco della Bulla lignaria e le aveva attribuite ai resti di un nuovo genere di mollusco di cui immagino' forma, movimenti e abitudini".
I due autori, stranamente per un libro che parla di etica della ricerca, eliminano anche la frase successiva di Taddia, che almeno apre al dubbio della buona fede, bollando definitivamente, dopo 200 anni, Gioeni come un bugiardo e un falsario. Scrive infatti Taddia:
"Certo, l’alterazione del quadro sperimentale da parte del ricercatore non è automaticamente fraudolenta e l’eliminazione dei dati devianti può essere una scelta giusta se fondata su una seria ipotesi scientifica. Le frodi non sono tutte eguali ed esiste una zona grigia in cui è difficile orientarsi"
Successivamente sono saltati fuori degli errori nel libro in questione, e su Facebook e' stata postata una errata corrige. Arrivati a Gioeni, purtroppo, si legge:
"Questa non è l'unica contestazione che l'anonimo referee mi ha mosso su questo capitolo storico: altre riguardano la storia di Giuseppe Gioeni così come la racconta il matematico Charles Babbage. Io ho riferito la versione di Babbage con la relativa bibliografia, a sua volta spesso riportata nei libri di etica della ricerca, per cui non modificherò il testo".
Ero da tempo a conoscenza dei problemi del libro, ma non mi sarei preoccupata troppo di riabilitare Gioeni senza questo anacronistico Ipse Dixit: errare e' umano, perseverare porta a una strada lastricata da antivax che perdono fiducia nella scienza. Soprattutto perché l'autrice non ha riferito la versione di Babbage, ma quella del chimico Taddia, e mentre poche pagine dopo si prodiga nel riabilitare altri scienziati "negletti" come Alfred Wallace e Rosalind Franklin, non ha neanche provato a dare il beneficio del dubbio a Gioeni.
Andiamo allora a vedere cosa dice Babbage a proposito di Gioeni. Traduco per chi non dovesse essere familiare con l'inglese di due secoli fa. Segnalo inoltre che Babbage scrive nel 1830, otto anni dopo la morte di Gioeni, che quindi non avrebbe mai potuto difendersi dalla calunnia di falso intenzionale.
"Le ricerche scientifiche sono le piu' esposte agli interventi degli imbroglioni e sento di poter meritare i ringraziamenti di tutti coloro che amano la verita' elencando alcuni dei metodi di falsificazione praticati da personaggi immeritevoli, solo per gli onori che ne conseguono; altresi' la semplice conoscenza dei modi in cui le loro arti vengono praticate potrebbe scoraggiare futuri criminali.
Ci sono diversi tipi di falsificazioni messe in atto nelle scienze, poco note a tutti eccetto che agli iniziati e che probabilmente si possono rendere comprensibili alle persone comuni. Possono essere classificate sotto le etichette di truffa, forgiatura, rifilatura e cottura [quello che oggi chiamiamo 'cherry picking', N.d.A.].
SULLE TRUFFE. Queste forse possono essere spiegate meglio con un esempio. Nell'anno 1788 [in realta' l'anno in questione era il 1783 N.d.A] M. Gioeni [per cosa stara' quella M? Mister e' indicato con Mr. Forse Monsieur? Perche' in francese? Possibile che Babbage non si sia peritato di cercare l'iniziale del nome di Gioeni, che sarebbe G? Forse perche' la sua fonte e' un testo francese, e crede che la M sia l'iniziale invece e' Monsieur? N.d.A.], un cavaliere di Malta [sarebbe duca d'Angio' per lei, Mr. Babbage; fosse stato inglese, avrebbe detto Lord Gioeni. Praticamente nel primo rigo non ne ha imbroccata una. Forse prima di dare dei fraudolenti agli altri, bisognerebbe almeno controllare i dati, se no si rischia di non essere credibili. N.d.A.] pubblico' a Napoli un resoconto di una nuova famiglia di Testacea di cui descrisse una specie con grande minuzia, il cui nome specifico fu preso dall'habitat, e il nome generico dalla sua famiglia, chiamandola Gioenia Sicula [il testo non mette il nome latino in corsivo, e usa la maiuscola per il nome specifico, e lo lascio cosi nella traduzione. Nel 1830 tuttavia le convenzioni erano leggermente diverse da ora N.d.A.]. Consisteva di due valve triangolari arrotondate unite col corpo dell'animale a una valva piu' piccola frontale. Produsse figure dell'animale e delle sue parti; ne descrisse la struttura, il modo di avanzare sulla sabbia, l'orma che lasciava, e stimo' la velocita' del suo procedere a circa due terzi di pollice al minuto. Ne descrisse quindi la struttura della conchiglia, che tratto' con acido nitrico, e trovo' che si avvicinava alla natura dell'osso piu' di qualunque altra conchiglia.
Gli editor della ENCYCLOPEDIE METHODIQUE hanno copiato questa descrizione e hanno pubblicato le immagini della Gioenia Sicula. il punto pero' e' che questo animale non esiste ma il cavaliere di Malta, trovando sul litorale siciliano i tre ossi interni di una delle specie di Bulla, di cui alcune si trovano anche sulla costa sud-occidentale dell'Inghilterra, (Bulla lignaria), descrisse e rappresento' questi ossi in modo molto accurato e trasse interamente il resto della descrizione dai magazzini della propria immaginazione.
Queste frodi sono ingiustificabili. La sola scusante per loro e' quando vengono praticate in accademie scientifiche che hanno raggiunto la demenza senile. Bisognerebbe comunque ricordare che le produzioni della natura sono cosi varie che la semplice stranezza e' insufficiente a rendere dubbia l'esistenza di qualunque creatura per cui ci sia evidenza (Il numero delle vertebre nel collo del plesiosauro e' un fatto strano ma verificato e che, a meno che il resoconto stesso non coinvolga principi cosi' contraddittori al punto da bilanciare l'evidenza di un singolo testimone (Il tipo di contraddizione a cui si allude e' quello che deriva da cause finali ben verificate, per esempio lo stomaco ruminante degli animali con zoccoli non e' in alcun modo combinato con la forma ad artiglio delle estremita' frequenti in molti carnivori e necessaria ad alcuni di loro per afferrare la preda) puo' solo essere vista come un imbroglio, senza l'accompagnamento del buon senso".
Se non ci avete capito niente di quest'ultimo periodo, non preoccupatevi, non siete voi, e' Babbage che all'improvviso perde lucidita' nella foga delle accuse.
I fatti
Allora, vediamo di capire cosa sta succedendo. Per farla breve, i fatti sono andati piu' o meno cosi. Gioeni racconta nel suo resoconto che un giorno, esaminando dei basalti sul litorale di Catania, chiese a dei pescatori di esaminare cosa avevano nelle reti a strascico, sperando in qualche esemplare di bivalve. Trovo' quindi, senza capire cosa fosse, l'organo masticatorio contenuto nello stomaco di un gasteropode dalla conchiglia molto bella, oggi chiamato Scaphander lignarius, che era gia' stato descritto da Linneo come Bulla lignaria. Gioeni era un appassionato di biologia marina, ma principalmente si era formato come geologo. Osserva queste tre valve molto dure e non si rende conto che si tratta di un organo interno di un animale gia' descritto, anche perche' viveva in un deserto scientifico e non aveva riferimenti di facile accesso. Con internet a disposizione, sarebbe stato tutto diverso, parlare per noi e' molto facile. Pensa quindi di aver scoperto una nuova specie di mollusco a tre valve (Testacea era un gruppo creato da Linneo che corrisponde piu' o meno a "conchiglie", e che non ha piu' valore tassonomico), e la chiama Gioeni, ma senza in realta' darle un nome bionomio (genere-specie), quindi non ha pretese di classificazione linneiana.
Un anno dopo, un tale L.M Philipsson, chiama questo mollusco descritto da Gioeni (oggettivamente con un po' di fantasia) Tricla gioëni, 1788, ma nel 1789 Jean Guillaume Bruguière la chiama Gioënia sicula, 1789, e tale rimane. Tutta questa corsa al nome dipende dal fatto che le regole della tassonomia funzionano cosi: per descrivere una nuova specie occorrono sempre due persone, uno scopritore e un descrittore. Lo scopritore trova, il descrittore stende il rapporto scientifico e da' il nome dello scopritore alla bestia. In questo modo tutti e due passano alla storia, perche' il nome binomio completo di qualunque animale e' qualcosa del tipo "Sarchiapone rossii, Sempronio 2021", dove Rossi e' lo scopritore, e Sempronio il descrittore. Di solito i due non si conoscono, sono forme di cortesia accettate e stabilite. E' vietatissimo per il descrittore dare il proprio nome, sin da Linneo.
Nel 1801 tuttavia, una revisione tassonomica ad opera di Jacques-Philippe Raymond Draparnaud mette fine ai sogni di gloria di Gioeni. Come dice persino Babbage, infatti, i disegni di Gioeni sono molto precisi e rigorosi, e per Draparnaud e' sufficiente osservarli per riconoscere l'animale misterioso per quello che e', una parte anatomica di Scaphander lignarius, all'epoca Bulla lignaria. Gioeni riconosce l'errore, e in teoria la cosa doveva finire li'. Vediamo cosa ne dice in proposito l'imbarazzatissimo biografo di Gioeni, che sino ad allora ha speso pagine e pagine in deliquo cantandone le donne, i cavalier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese e tutte quelle cose li:
"Ma... vedete... io non voleva toccare di quest'altro opuscolo suo - meditava anzi di celarvelo , perché... a dir vero era meglio passarlo sotto silenzio : ma io so che quando il biografo scrive debbe dir tutto , debbe a viso scoperto narrare le cose che sa - siano buone o cattive non può mai trasandarle : questo è l'uffizio suo. il perche' io vi diro' la cosa come va : vi diro' che quella memoria non e' degna di lui; che un primo errore lo fe' cadere in molti altri; e che infine descrive per una nuova conchiglia cio' che non era, che lo stomaco della bulla lignaria di Linneo. E questo solo vi basta. Qui pero' e' da ammirarsi in Gioeni lo scienziato senza presunzione, l'uomo nobile e superiore a se' stesso; poiche' appena dal Draparnaud, con quella urbanita' si' utile al decoro delle lettere ed alla diffusione del vero, gli si fe' chiaro l'equivoco, ei dolcemente si arrese all'emenda, n'esterno' vive grazie al naturalista francese e tolse tosto dal di lui gabinetto la creduta conchiglia."
Quindi, perche' Babbage parla di frode, di hoax, di criminali? Si e' chiaramente trattato di un errore genuino, dovuto al fatto che Gioeni non conosceva la Bulla lignaria, e messo davanti all'evidenza ha subito accettato l'erorre. E' sufficiente un errore genuino e del tutto in buona fede per accusare di frode criminale uno scienziato per duecento anni?
La scienza piu' inesatta del mondo
La tassonomia e' tra le scienze quella che forse piu' di tutte e' in continua ebollizione. Ogni anno le specie vengono nominate, rinominate, splittate in specie diverse, accorpate ad altre specie, spostate di genere, famiglia, a volte ordine. Le revisioni tassonomiche sono continue. Per fare ordine in questo caos, esiste un organo di controllo, la International Commission of Zoological Nomenclature, o ICZN. Vi faccio vedere come questa bestia ha cambiato continuamente nome nel tempo
Ora, non e' che Risso, Leach, Turton, Schumacher etc siano tutti falsari e imbroglioni. C'e' un elenco analogo per praticamente qualunque animale, pure il gatto, se vogliamo. E' che chi accusa Gioeni di falso, non ha idea di come funziona la tassonomia, e neanche si cura di capirlo prima di accusare il prossimo.
Prendiamo un esempio meravigliosamente servito su un piatto d'argento, e torniamo all'accusatore n. 1, Babbage, che scrive, nella citazione qui sopra: "Il numero delle vertebre nel collo del plesiosauro e' un fatto strano ma verificato". Siamo sicuri?
Intanto vediamo come sono stati classificati i plesiosauri. Da Wikipedia (traduco perche' manca in italiano): "Plesiosaurus storicamente e' sempre stato un taxon spazzatura. Questo e' dovuto in parte a pochi studi anatomici o tassonomici dei fossili rilevanti. Lavoro tassonomico acritico risulto' in centinaia di specie che rappresentavano la maggior parte del mondo, e la maggior parte dei resti del Mesozoico erano assegnati a Plesiosaurus. Nessuno delle specie recenti del Giurassico o del Cretaceo appartiene a Plesiosaurus. Una revisione delle specie del Giurassico inferiore indica che la sola specie correttamente assegnata a Plesiosaurus e' P. dolichodeirus [quella scoperta dalla "dilettante" Mary Anning, N.d.A.].
Sono tutti hoax, Mr. Babbage? Decine di scienziati tutti imbroglioni? O erano solo errori genuini, come quello di Gioeni, ma non lo diciamo perche' sono inglesi? E quando Cope ha montato la testa del plesiosauro Elasmosaurus platyurus al rovescio, credendo che la coda fosse il collo, era un falsario imbroglione o semplicemente il numero delle vertebre del collo del plesiosauro non e' un fatto tanto scontato?
La tassonomia e' costellata di errori del genere, specialmente quando e' impossibile mettere le mani sull'animale ancora vivente. L'hallucigenia fu descritta capovolta sinche' un dentista non si prese la briga di cercare l'altra fila di zampe. L'anomalocaris fu descritto in quattro pezzi come quattro animali separati, prima che si riuscisse a capire che era un animale unico, e come andasse montato. L'artiglio del pollice dell'iguanodonte gli era stato inizialmente piazzato sul naso, e cosi' via. Specialmente prima di internet, quando le comunicazioni tra scienziati erano limitate alla letteratura scientifica, e prima della genetica, gli errori erano all'ordine del giorno, e occorrevano tempo e varie revisioni tassonomiche prima di raccapezzarsi.
Chiunque mastichi un po' di biologia sa queste cose. Il problema e' che quando la narrazione viene affidata a chi non conosce come funziona la tassonomia, in questo caso, nell'ordine, un matematico, un chimico, un medico e un giornalista, e nessuno verifica, ecco ne nascono gli hoax, e non mi riferisco allo Scaphander lignarius. Particolarmente curioso che questo sia emerso in un libro sull'etica della ricerca. Per scrivere questo articolo non mi sono mossa dalla mia scrivania, mi sono bastati un po' di click per arrivare agli originali digitalizzati di tutti i testi consultati, e pochi minuti per fare una ricerca per chiavi per trovare quello che cercavo. Possiamo scusare Babbage, che come Gioeni non aveva accesso alla quella biblioteca infinita che e' internet.
Se nostri contemporanei, con accesso a Internet e possibilitá di comunicazione istantanea con tutto il mondo, possono cadere in errori simili, se un suo contemporaneo ben piú autorevole, famoso e "connesso", come Babbage, infila piú di una castroneria nella sua stessa lapidaria condanna, perché non dare il beneficio del dubbio a Gioeni?
Bibliografia
Percolla, V. (1842). Biografie degli uomini illustri catanesi del secolo 18. scritte per Vincenzo Percolla. Stamperia di F. Pastore.
Ovadia, D., Turone, F. (2021) Scienza senza maiuscola. L'etica della ricerca per una cittadinanza scientifica. Codice editore
https://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/La-bugia-anche-nella-scienza-e-vizio-antico
Babbage, C. (1830). Reflections on the Decline of Science in England: And on Some of Its Causes, by Charles Babbage (1830). To which is Added On the Alleged Decline of Science in England, by a Foreigner (Gerard Moll) with a Foreword by Michael Faraday (1831) (Vol. 1). B. Fellowes.
Dodge, H., & Linné, C. V. (1955). A historical review of the mollusks of Linnaeus. Part 3, The genera Bulla and Voluta of the class Gastropoda. Bulletin of the AMNH; v. 107, article 1.
Gioeni, G. (1783). Descrizione di una nuova famiglia, e di un nuovo genere di testacei trovati nel littorale di Catania.
Davidson, J. P. (2002). Bonehead mistakes: The background in scientific literature and illustrations for Edward Drinker Cope's first restoration of Elasmosaurus platyurus. Proceedings of the Academy of Natural Sciences of Philadelphia, 152(1), 215-240.
July 3, 2021
Flora e fauna del Mediterraneo. Guida pratica a come non distruggerla
Ve lo ricordate il bambino col secchiello, altrimenti detto Puer attila? Il feroce predatore estivo delle coste che, armato di secchiello, retino e acqua fangosa, stermina tutto quello che riesce a catturare, di solito infliggendogli alcune ore di agonia nel secchiello, dimenticato sotto il sole?
Ho assistito qualche giorno fa alla Covid edition del Puer attila: I genitori erano molto preoccupati del distanziamento sociale, hanno indossato mascherine finchè hanno potuto, ma poi hanno dotato il Puer di retino e secchiello e lo hanno liberamente sguinzagliato tra le onde, dove si e' messo immediatamente al lavoro, alla ricerca di tutto quello che poteva sterminare.
Il Puer attila attila, la sottospecie nominale vicina all'olotipo, non ha di solito alcun interesse tassonomico. Quello che gli interessa e' di catturare qualsiasi cosa si muova, per poi lasciarla li a morire. Il massimo della distinzione che riesce a fare e' tra "si mangia" e "non si mangia". Di solito non si mangia, ma va bene lo stesso. Neanche gli esemplari adulti, a dire la verita', hanno alcuna abilita' di distinzione tassonomica. I piu' astuti riescono occasionalmente a contare le zampe, abilita' utilissima quando la loro progenie cattura spugne, gasteropodi, o alghe. Se invece si tratta di una medusa, il rito ne prevede il seppellimento sotto la sabbia rovente, a prescindere dalla pericolosita' (personal observation).
Contro la sottospecie nominale purtroppo c'e' poco da fare, in quanto gli adulti della specie tendono ad essere piuttosto aggressivi e ingaggiare battaglie da spiaggia a suon di teglie di pasta al forno e colpi sulla nuca di frigoriferi portatili, se sfidati.
Ci sono tuttavia altre due sottospecie di Puer attila, il P. attila boredomus e il P. attila nerdus. Il primo e' un flagello perche' si annoia e non trova niente di meglio da fare, il secondo e' un flagello perche' e' curioso e i genitori, pur di non essere afflitti da domande a raffica tipo "perche' il mare cambia continuamente colore", "quanti granelli di sabbia ci sono su questa spiaggia" o "perche' l'acqua salata e' meno densa dell'acqua dolce", la/lo dotano di retino perche' l'alternativa e' la soppressione col metodo della medusa.
Contro queste due sottospecie un'arma esiste. Basta infilare nel borsone del mare, oltre agli asciugamani e ai tarallini, una copia del volume "Flora e Fauna del Mediterraneo, guida alla biodiversita' degli ambienti marini", di Egidio Trainito e Rossella Baldacconi, edito da Il Castello. Questo e' il libro che io, ex Puer attila nerdus x boredomus, avrei dato un braccio per avere, o almeno avrei dato il retino, anche solo per sfogliarlo in prestito dal vicino di ombrellone.
Perche' per un bambino curioso vedere qualcosa e non saper dargli un nome e' frustrante. Siamo fatti cosi, abbiamo bisogno di categorizzare per capire. Di solito si chiede ai genitori, che a meno che non siano biologi marini non ne hanno la minima idea. I piu' fantasiosi inventano, gli impazienti riempiono la bocca del Puer con tre porzioni di parmigiana di melanzane e sei fette di anguria, solo che dopo deve aspettare sino alla maggiore eta' per fare il bagno o in generale toccare l'acqua. Questo a volte e' un boomerang perche' poi il Puer si annoia ancora di piu', ma viene spesso risolto sostituendo il retino col pallone, che finisce regolarmente addosso ai vicini di ombrellone.
Ma se ci fosse a portata di mano un testo semplice, chiaro, con foto a colori, che permettesse al malefico Puer o ai suoi altrettanto malefici esemplari adulti di scoprire cosa c'e' nel secchiello, che esistono in Mediterraneo 400 specie di bivalvi, 65 di cefalopodi, che la medusa Aurelia aurelia non e' urticante, che il sargasso comune produce aerocisti che servono per il galleggiamento e cosi via, non sarebbe un modo migliore per passare una giornata al mare, e magari anche le successive a casa, fantasticando e imparando su quello che c'e' sotto il mare, e che presto potrebbe non esserci piu', se non educhiamo i bambini (e soprattutto gli adulti) al rispetto della biodiversita'?
E se usasse il retino e il secchiello per raccogliere la plastica, invece?
May 26, 2021
Naufragio al Polo Sud: perché studiare i pinguini fa male
Questa storia è il seguito del post sugli "abominevoli" pinguini di George Levick, e ci dice che tutto sommato siamo fortunatissimi a essere in possesso di quello studio pionieristico sui pinguini, perché ottenere informazioni zoologiche di prima mano è un affare veramente rischioso. Non un post sugli animali quindi, ma sulle persone che li studiano, e sui rischi che si corrono a studiarli. Perchè la zoologia è una scienza imperniata sugli animali, ma è fatta principalmente di persone e, a volte, di avventure.
Il 1° Giugno 1910 salpò da Londra la Terra Nova, in missione triennale, comandata dal Comandante Robert Scott. "Diretta all'esplorazione di nuove terre, alla ricerca di altre forme di vita e civiltà. Fino ad arrivare là, dove nessun uomo è mai giunto prima". Uhm, no, forse questa è la frase di un'altra missione esplorativa, ma comunque descrive molto bene anche la nostra. Lo scopo della missione era arrivare al polo sud e piantare la bandiera dell'Impero Britannico per dimostrare a tutti che Britannia rules the waves, ma a bordo c'era anche un impressionante team di scienziati, tra cui un fisico, due geologi, un antropologo un po' nazista, un meteorologo e soprattutto tre biologi, due medici e un apprendista zoologo, che avevano la missione di esplorare quelle terre e riportare in patria dati, campioni biologici e fossili alla ricerca di nuove specie.

Come sappiamo la missione verso il polo sud fu un fallimento, come spesso accade quando la Gran Bretagna mostra i muscoli mandando avanti gente relativamente impreparata (le analogie con la Brexit le lascio al gusto del macabro del lettore). Il norvegese Roald Amundsen, molto più preparato, concentrato, organizzato e attrezzato, arrivò al polo sud il 14 Dicembre 1911, dopo essere partito dalla Baia delle Balene, 96 km più vicina al polo sud rispetto al campo base di Scott, che era sull'Isola di Ross. Scott arrivò 34 giorni dopo, il 17 gennaio 1912, e morì con i suoi 4 compagni di spedizione (tra cui uno dei biologi, Edward Wilson) durante il viaggio di ritorno, per via di una lunga serie di errori logistici e anche per via di errori del suo staff al campo base. Amundsen sapeva sciare, come tutto il suo team, aveva i cani, che furono intenzionalmente mangiati dagli uomini e cannibalizzati dagli altri cani sulla via del ritorno per diminuire il peso delle razioni da portare (l'etica cambia coi tempi, oggi ci sembra immorale, ma per Amundsen mangiare cani a quanto pare era ok). Scott non sapeva sciare come i norvegesi, aveva cani, pony siberiani di scarsa qualità perché aveva mandato l'allenatore dei cani a comprarli e slitte a motore che si fermarono dopo 50 miglia, ma via via che procedeva rimandava tutto indietro al campo base, tranne i pony che diede ai cani. Aveva anche lo scorbuto, per via di errori nel calcolo delle razioni, e forse perché un inglese non mangerebbe mai i suoi cani, o i suoi cavalli. Forse le slitte a motore si, ma sono indigeste quasi quanto gli autobus a due piani con le bugie di Boris Johnson stampate su, e forse anche con meno vitamina C. E poi ti lasciano in panne come una vecchia Skoda degli anni '80.
Parallelamente alla missione polare, c'erano tuttavia altre missioni scientifiche, come quella condotta dal trio Edward Wilson, l'ufficiale di marina Henry Bowers e il giovane wannabe zoologo Apsley Cherry-Garrard, dei tre l'unico che tornerà in patria perché gli altri due moriranno con Scott. Come molti, non tornerà del tutto sano, di mente e di corpo. Lo scopo della missione del trio era percorrere 97 km in slitta in pieno inverno polare, con buio perenne, temperature sino a −61 °C e venti a forza 11, per recuperare un uovo di pinguino imperatore e testare razioni e attrezzature per la missione di Scott al polo, il tutto con attrezzature del 1911. L'idea era studiarne l'embrione per osservarne le affinità filogenetiche, perché si riteneva erroneamente che i pinguini imperatore fossero gli uccelli più primitivi. Di uova ne recupereranno 3, sopravvivendo per miracolo. 19 giorni per andare a Cape Crozier dove erano i pinguini, stabilire un campo base, rubare le uova e tornare, il tutto in circa due mesi, da giugno ad agosto. Un vero successo, se si escludono i denti di Cherry Garrard, distrutti per la forza del tremore dal freddo, il suo PTSD e innumerevoli lesioni da freddo sui tre uomini. Nessuno aveva mai affrontato prima l'inverno polare in slitta per un tempo così prolungato, ma rimane il dubbio se ne valesse davvero la pena.
Ancora peggio (al peggio non c'è mai fine) andò al gruppo di sei esploratori che furono inviati a Capo Adare, nella parte più a nord della terra della Regina Victoria. I sei erano: l'ufficiale di marina Victor Campbell, comandante della spedizione, il geologo Raymond Priestley, i sottufficiali di marina George Abbott e Frank Browning (che amava il gatto di bordo della Terra Nova, N*gger: di nuovo, il sentire comune cambia e oggi nessuno chiamerebbe cosi un gatto nero), il marinaio Harry Dickason e il medico della marina militare, convertitosi in zoologo per l'occasione, George Murray Levick.

Dickason-Abbott-Browning-Campbell-Priestley-Levick, al rientro dalla loro avventura
Il sestetto fu sbarcato dalla Terra Nova a Capo Adare verso la fine della estate antartica, il 18 febbraio 1911, nei pressi di una capanna che era stata costruita nel 1899 dall'esploratore anglo-norvegese Carsten Borchgrevink. Lo zoologo del team di Borchgrevnink, Nicolai Hanson, aveva sofferto durante il viaggio e morì poco tempo dopo essere arrivato in Antartide, quindi non riuscì a osservare molto. Tuttavia Borchgrevink, la cui permanenza in Antartide fu funestata da cattivi umori, litigi e controversie nel team, non potè fare a meno di osservare l'immensa colonia di pinguini subito fuori dall'uscio di casa e nel suo memorandum scrisse: "Tutti guardavamo la vita dei pinguini col massimo interesse e credo e spero che alcuni di noi abbiano imparato qualcosa dalle loro abitudini e caratteristiche". Viste le abitudini dei pinguini, ritenute all'epoca "perverse", chissà cosa intendeva dire.
Il team di Campbell si costruì una capanna nei pressi di quella di Borchgrevink, divenuta inutilizzabile, e rimase dal 18 febbraio 1911 al 4 gennaio 1912 a Cape Adare, studiando il campo magnetico terrestre, il clima, la geologia, la zoologia della zona e scattando splendide foto. Tra ottobre a dicembre 1911 il medico della spedizione riciclatosi a zoologo e fotografo, George Levick, ebbe anche l'occasione di studiare la più grande colonia del mondo di pigoscelidi di Adélie, la cui storia è stata raccontata nel post precedente.
Il 4 gennaio 1912 la Terra Nova (che NON era un rompighiaccio bensì una baleniera a carbone riciclata, perchè un vero gentleman si affida al dilettantismo, mentre ovviamente la Fram di Amundsen era un rompighiaccio con un motore diesel e la chiglia rinforzata, il miglior rompighiaccio esistente all'epoca) tornò a prendere i sei esploratori. L'idea era di portarli 250 miglia più a sud, in modo che potessero continuare le esplorazioni geologiche che non erano state fruttuose a Capo Adare per via delle condizioni climatiche, ma il pack impediva alla nave l'avvicinamento alla costa (nessuno purtroppo si fece domande sulla formazione del pack sottocosta, neanche con un simile campanello d'allarme). L'8 di gennaio tuttavia il pack si aprì, consentendo al team di sbarcare a Evans Coves per passare sei settimane a raccogliere rocce. Fino a qui, tutto bene, sei settimane faticosissime, con continui attacchi di cecità da bagliore solare sulla neve, ma produttive per l'esplorazione.
Il 17 febbraio i sei uomini si recano al luogo dell'appuntamento con la Terra Nova, che era per il 18. Darsi appuntamento in un luogo poi chiamato Hell's Gate, la porta dell'inferno, non fu tuttavia una buona idea. Passò il 18 febbraio, passò il 19, passò tutto febbraio, e con esso l'estate, e della Terra Nova non c'era traccia: la nave era stata nuovamente bloccata dal pack e non riusciva ad avvicinarsi alla costa. Chi l'avrebbe mai detto? Con l'autunno alle porte la Terra Nova alla fine rinunciò e si girò alla volta della Nuova Zelanda per passarvi l'inverno, abbandonando i sei al loro destino. Non poteva fare diversamente, perché rischiava di rimanere stritolata nel ghiaccio, causando la morte di tutto l'equipaggio. Credevate di averla fatta franca, eh? Vi è piaciuto passare 11 mesi a guardare i pinguini? E ora sono cavoli amari.
Che fare? Il team aveva con sé solo abiti leggeri estivi, tende estive e una scorta limitata di razioni per un mese o meno, l'inverno era alle porte ed era ormai evidente che erano stati abbandonati lì. A separarli dalla base c'erano solo 200 miglia, ma sarebbe stato assolutamente impossibile attraversarle in slitta e senza equipaggiamento, in inverno, con venti che li portavano via. L'unica era cercare di superare in qualche modo l'inverno e poi camminare sino alla base l'estate successiva. Una prospettiva che richiede spina dorsale solo a pensarci, figuriamoci a trovarsi in quella situazione. Naufraghi in Antartide, senza equipaggiamento. Impreparati si, del tutto inconsci della situazione pure, ma coraggiosi, non c'è che dire. Dal campo base nel frattempo non potevano andare a soccorrerli perché stavano cominciando a realizzare che Scott era morto, e non avevano la logistica per due spedizioni di soccorso. Neanche di una sola, per un lungo periodo, perché erano rimasti in pochi, e quasi tutti ammalati. Ci provarono in Aprile, ma dovettero rinunciare.
La prima cosa da fare era trovare un rifugio adatto. Il luogo fu scelto su un isolotto chiamato da loro Inexpressible Island, probabilmente dopo aver scartato come non sufficientemente rappresentative tutte le possibili imprecazioni. Una interessante attività nella notte polare. Invece di usare le tende, troppo inadeguate, si scavarono una grotta nel ghiaccio, tipo un igloo, che elessero a proprio domicilio. Levick, Abbott e Browning rimasero però indietro sulla costa nella speranza che la nave arrivasse in extremis, e per foraggiare per l'inverno. La stagione tuttavia cominciava a essere inoltrata e tutto quello che riuscirono a procurarsi furono: 15 foche, 120 pigoscelidi e 5 pinguini imperatore, con cui sopravvivere insieme alle magre razioni. Senza quel cibo supplementare certamente avrebbero fatto la stessa fine di Scott e del suo team. Inoltre il fegato di foche e pinguini contiene vitamina C, quindi (insieme alle razioni del kit medico) riuscirono anche a evitare lo scorbuto, che uccide tanto quanto la mancanza di cibo (anche il fegato dei cani contiene vitamina C, e Amundsen lo sapeva, a quanto pare Scott no).
L'inverno dei naufraghi fu semplicemente terribile. Come ebbe a dire un membro del team, "le trincee di Ypres in confronto erano un picnic", riferendosi alla sua esperienza durante la prima guerra mondiale. Tornare da questa ordalìa e subito partire per la prima guerra mondiale spiega come mai molti degli uomini dell'equipaggio della Terra Nova fu afflitta per tutta la vita da vari tipi di disturbi mentali, qualcuno morì suicida: post traumatic stress disorder, al quadrato. Le informazioni che seguono vengono dal libro di Apsley Cherry-Garrard, "Il peggior viaggio del mondo", e soprattutto dal diario personale di Campbell, pubblicato in calce a quello di Scott, che fu ritrovato nella sua tenda. Quello che colpisce di più, leggendo il diario di Campbell, è il suo modo distaccato di riportare eventi che devono essere stati terribili e spaventosi. Fosse stato il diario di un italiano, una si aspetterebbe di leggere: "Mariiiiiia siamo stati abbandonati, non possiamo nè scendere, nè salire, nè scendere, nè salire e ora che facciamooo? Madonna dell'Incoroneta di Foggia, aiutami tu che qua moriamo tutti! Ma che faiiii? La slitta come caspita l'hai parcheggiata? Ma sei un deficiente non hai visto che nevica? E quell'altro cretino che non riesce a prendere i pinguini, ma vedi tu se uno deve andare girando senza i guanti. E a me la carne di pinguino mi fa schifo!", e via così.
Invece, una entrata a caso, per esempio il 16 giugno 1912 Campbell scrive: Essendo Domenica abbiamo ricevuto 12 zollette di zucchero e due pasticche di zenzero ciascuno. Masticate con lo zucchero e un pò di fantasia ricordano lo zenzero sciroppato. Il tempo, durante la settimana, è stato carico di neve, quando non soffiava il vento, ma abbiamo perso la speranza di vedere il bel tempo e, se possiamo avere una pausa tra le raffiche ogni pochi giorni per portare qui ghiaccio marino e grasso, non abbiamo di che preoccuparci". Tutto sotto controllo. Certo. A parte aver perso le speranze, non abbiamo assolutamente nulla di cui preoccuparci. Il diario è tutto così, è una lettura che consiglio. Ti chiedi a che punto i suoi nervi cederanno, ma nessuno dei sei, all'apparenza, sembra aver mai perso particolarmente il controllo. Sono stata personalmente in spedizione con gli inglesi, varie volte. Posso confermare che sono cosi. "oh, non preoccuparti, ha solo un po' di febbre emorragica dengue, due giorni di riposo in tenda e passa tutto, niente di grave". "Si, si è rotta due vertebre dorsali cadendo, il medico non sa dire se camminerà, ma per fortuna il Medivac è stato molto efficiente. Oggi a prenzo ci sono fagioli e pollo".
La grotta nel ghiaccio era formata nel seguente modo: dall'ingresso si procedeva lungo un corridoio lungo circa 10 m, che sfociava in una camera larga 274 x 366 x 168 cm, in cui dovevano vivere 6 uomini scelti anche per la loro prestanza fisica, soprattutto George Abbott era il più alto di tutta la spedizione di Scott, e campione di lotta. Sul fondo della grotta avevano messo uno spesso tappeto di alghe, come isolamento e come materasso, e avevano costruito con delle pietre un piccolo focolare. Poi avevano una stufetta a paraffina. La ventilazione era il problema più grosso, e il rischio di morire di asfissia era sempre alle porte, anche quando costruirono un camino, nella neve, che ovviamente tendeva a sciogliersi.
La luce era un problema, e costruirono dei lumini usando lattine usate di cibo, stoppini di fortuna e grasso sottocutaneo di foche e pinguini. Il grasso veniva usato anche in un'altra stufetta costruita con mezzi di fortuna, per scaldarsi, e nel focolare per cucinare. Il problema è che ben presto l'intera grotta fu annerita da fuliggine grassa: pareti, vestiti, sacchi a pelo, tutto era impregnato dai fumi di questo grasso molto puzzolente quando veniva bruciato. I vestiti impregnati di grasso semicombusto diventavano rigidi e isolavano poco, e ovviamente non c'erano acqua e sapone per lavarli: occorreva grattar via lo sporco dagli indumenti con un coltello o con le pinne di pinguino, che sono molto ruvide, ma questo li ridusse presto a stracci. Il fumo generato gli invadeva inoltre i polmoni e arrossava gli occhi, ma non c'era alternativa. Come scrisse Levick "La via dell'inferno forse è lastricata da buone intenzioni, ma sembrava probabile che l'inferno stesso fosse lastricato da qualcosa di simile a Inexpressible Island".
Per passare il tempo cantavano, Campbell leggeva la Bibbia, Levick leggeva a tutti un capitolo a sera di uno dei tre libri che avevano (David Copperfield, la vita di R.L. Stevenson e Simon the Jester di John Locke), facevano lunghe discussioni su argomenti che non fossero troppo conflittuali, si spiegavano cose a vicenda, in particolare erano molto apprezzate le lezioni di anatomia di Levick.
La dieta era estremamente monotona, foche e pinguini, pinguini e foche, e solo in una occasione, dentro lo stomaco di una foca uccisa a Marzo da Browning, trovarono ben 36 pesci non ancora abbastanza digeriti, e questo costituì una entusiasmante variazione alla dieta di foche e pinguini, e per giunta a mezza razione, per poter superare l'inverno con la carne disponibile. Il tè era servito la domenica, ribollito il lunedì e fumato nella pipa il martedì. Una cioccolata calda leggerissima era consentita 5 giorni a settimana, e una barretta di cioccolata ogni sabato e a mercoledi alterni. A ogni uomo spettavano otto zollette di zucchero la domenica, e 25 chicchi di uva passa il giorno del suo compleanno e alle feste comandate. Il ghiaccio marino usato per procurarsi il sale dava loro diarrea, ma non c'era altro modo di aromatizzare il cibo. Qualcuno si inventava il compleanno per disperazione. Il giorno del solstizio d'estate fecero una grande festa: razione intera di foca e pinguino con una galletta a testa, invece che mezza razione, e l'ultimo tabacco disponibile per fumare dopo la pipa.

Il team di Campbell dopo l'inverno nella grotta di ghiaccio. Da sinistra a destra Abbot, Campbell, Dickason, Browning, Levick, Priestley. Si notino gli indumenti anneriti
Finalmente, dopo sette mesi, nel settembre 1912 una intossicazione alimentare dovuta alla contaminazione della latta in cui scongelavano i pezzi di foca e pinguino (rotti con la piccozza da geologo) fu la spinta per trovare il coraggio di percorrere in slitta le inaccessibili 200 miglia verso il campo base. Priestley aveva una forma di dissenteria gravissima che non passava e dovette essere trasportato in slitta in alcuni tratti. Stavano quasi per lasciarlo li con Levick, mentre gli altri andavano a cercare soccorso, quando trovarono un deposito di cibo lasciato dal campo base l'anno prima. Quando, dopo 36 ore, lasciarono il deposito, gli facevano male le mandibole a forza di masticare. Pristley stava molto meglio. Anche Browning, che nel frattempo aveva sofferto di attacchi di dissenteria anche lui, stava meglio, e tutto grazie al cambio di dieta. Un festino di 36 ore a base di biscotti e tè sembra triste, ma non se hai passato 7 mesi a mezza razione di carne puzzolente di foca nell'inverno artico. Il viaggio richiese 5 settimane, durante le quali coprivano in media sei miglia al giorno, perché le condizioni erano difficilissime. In un paio di occasioni rischiarono di finire con le slitte dentro crepacci, in altre dovettero trascinarsi le slitte su per picchi ripidissimi, tre uomini per ogni slitta. A volte il ghiaccio era così sottile che stava per rompersi, altre volte venivano fermati per giorni da tempeste di neve. Le slitte si ruppero infine entrambe in modo irrimediabile, fortunatamente la seconda a un miglio dal campo base.
Quando finalmente arrivarono al campo base, a capo Evans, non trovarono nessuno, ma scoprirono da note lasciate della morte di Scott e del suo team: erano tutti fuori a cercare di recuperare i resti di Scott e compagni. Ben presto tuttavia tornarono Debenham, l'altro geologo, e Archer, le prime persone che vedevano da gennaio, e nel frattempo era arrivato il novembre 1912. Col consueto aplomb britannico, Campbell racconta, nell'entrata del 7 novembre: "Archer ci preparò una cena sontuosa quella sera, e noi ci tuffammo in essa in un modo tale da far trattenere il fiato a Debenham. Un bagno e un cambio d'abiti completarono la trasformazione". Lascio alla fantasia del lettore immaginare cosa avrebbe scritto l'esploratore italiano, soprattutto del bagno dopo quasi due anni di fuliggine di stufetta a grasso di pinguino.
Nei primi mesi del 1913 si preparavano a passare al campo base il loro terzo inverno polare, ma finalmente arrivò la Terra Nova e li riportò tutti a casa. La storia dell'eroico autosalvataggio del team di Campbell purtroppo passò sotto silenzio, perché erano tutti a lutto per la tragica scomparsa di Scott.
E proprio mentre stavano cominciando a riprendersi, nelle loro case, con le loro famiglie, ecco che scoppiò la prima guerra mondiale, e furono spediti tutti al fronte...
Post Scriptum: Se anche voi, come me, siete appassionati di resoconti di esplorazioni polari, qui potete leggere la storia del medico-zoologo Georg Steller in Artide
Referenze
https://www.biodiversitylibrary.org/page...
Cherry-Garrard, Apsley. The Worst Journey in the World: With Scott in Antarctica 1910-1913. Courier Corporation, 2013.
Huxley, Leonard, and EA (Edward Adrian) Wilson. Scott's Last Expedition: Vol. I. Being the Journals of Captain RF Scott, RN, CVO: Vol. II, Being the Reports of the Journeys and the Scientific Work Undertaken by EA Wilson and the Surviving Members of the Expedition. McClelland and Goodchild, 1996.
Bromwich, David H., and Dennis D. Kurtz. "Experiences of Scott's Northern Party: Evidence for a relationship between winter katabatic winds and the Terra Nova Bay polynya." Polar Record 21, no. 131 (1982): 137-146.
Naufragio al Polo Sud: perchè studiare i pinguini fa male
Questa storia è la continua del post sugli "abominevoli" pinguini di George Levick, e ci dice che tutto sommato siamo fortunatissimi a essere in possesso di quello studio pionieristico sui pinguini, perché ottenere informazioni zoologiche di prima mano è un affare veramente rischioso. Non un post sugli animali quindi, ma sulle persone che li studiano, e sui rischi che si corrono a studiarli. Perchè la zoologia è una scienza imperniata sugli animali, ma è fatta principalmente di persone e, a volte, di avventure.
Il 1° Giugno 1910 salpò da Londra la Terra Nova, in missione triennale, comandata dal Comandante Robert Scott. "Diretta all'esplorazione di nuove terre, alla ricerca di altre forme di vita e civiltà. Fino ad arrivare là, dove nessun uomo è mai giunto prima". Uhm, no, forse questa è la frase di un'altra missione esplorativa, ma comunque descrive molto bene anche la nostra. Lo scopo della missione era arrivare al polo sud e piantare la bandiera dell'Impero Britannico per dimostrare a tutti che Britannia rules the waves, ma a bordo c'era anche un impressionante team di scienziati, tra cui un fisico, due geologi, un antropologo un po' nazista, un meteorologo e soprattutto tre biologi, due medici e un apprendista zoologo, che avevano la missione di esplorare quelle terre e riportare in patria dati, campioni biologici e fossili alla ricerca di nuove specie.

Come sappiamo la missione verso il polo sud fu un fallimento, come spesso accade quando la Gran Bretagna mostra i muscoli mandando avanti gente relativamente impreparata (le analogie con la Brexit le lascio al gusto del macabro del lettore). Il norvegese Roald Amundsen, molto più preparato, concentrato, organizzato e attrezzato, arrivò al polo sud il 14 Dicembre 1911, dopo essere partito dalla Baia delle Balene, 96 km più vicina al polo sud rispetto al campo base di Scott, che era sull'Isola di Ross. Scott arrivò 34 giorni dopo, il 17 gennaio 1912, e morì con i suoi 4 compagni di spedizione (tra cui uno dei biologi, Edward Wilson) durante il viaggio di ritorno, per via di una lunga serie di errori logistici e anche per via di errori del suo staff al campo base. Amundsen sapeva sciare, come tutto il suo team, aveva i cani, che furono intenzionalmente mangiati dagli uomini e cannibalizzati dagli altri cani sulla via del ritorno per diminuire il peso delle razioni da portare (l'etica cambia coi tempi, oggi ci sembra immorale, ma per Amundsen mangiare cani a quanto pare era ok). Scott non sapeva sciare come i norvegesi, aveva cani, pony siberiani di scarsa qualità perché aveva mandato l'allenatore dei cani a comprarli e slitte a motore che si fermarono dopo 50 miglia, ma via via che procedeva rimandava tutto indietro al campo base, tranne i pony che diede ai cani. Aveva anche lo scorbuto, per via di errori nel calcolo delle razioni, e forse perché un inglese non mangerebbe mai i suoi cani, o i suoi cavalli. Forse le slitte a motore si, ma sono indigeste quasi quanto gli autobus a due piani con le bugie di Boris Johnson stampate su, e forse anche con meno vitamina C. E poi ti lasciano in panne come una vecchia Skoda degli anni '80.
Parallelamente alla missione polare, c'erano tuttavia altre missioni scientifiche, come quella condotta dal trio Edward Wilson, l'ufficiale di marina Henry Bowers e il giovane wannabe zoologo Apsley Cherry-Garrard, dei tre l'unico che tornerà in patria perché gli altri due moriranno con Scott. Come molti, non tornerà del tutto sano, di mente e di corpo. Lo scopo della missione del trio era percorrere 97 km in slitta in pieno inverno polare, con buio perenne, temperature sino a −61 °C e venti a forza 11, per recuperare un uovo di pinguino imperatore e testare razioni e attrezzature per la missione di Scott al polo, il tutto con attrezzature del 1911. L'idea era studiarne l'embrione per osservarne le affinità filogenetiche, perché si riteneva erroneamente che i pinguini imperatore fossero gli uccelli più primitivi. Di uova ne recupereranno 3, sopravvivendo per miracolo. 19 giorni per andare a Cape Crozier dove erano i pinguini, stabilire un campo base, rubare le uova e tornare, il tutto in circa due mesi, da giugno ad agosto. Un vero successo, se si escludono i denti di Cherry Garrard, distrutti per la forza del tremore dal freddo, il suo PTSD e innumerevoli lesioni da freddo sui tre uomini. Nessuno aveva mai affrontato prima l'inverno polare in slitta per un tempo così prolungato, ma rimane il dubbio se ne valesse davvero la pena.
Ancora peggio (al peggio non c'è mai fine) andò al gruppo di sei esploratori che furono inviati a Capo Adare, nella parte più a nord della terra della Regina Victoria. I sei erano: l'ufficiale di marina Victor Campbell, comandante della spedizione, il geologo Raymond Priestley, i sottufficiali di marina George Abbott e Frank Browning (che amava il gatto di bordo della Terra Nova, Nigger: di nuovo, il sentire comune cambia e oggi nessuno chiamerebbe cosi un gatto nero), il marinaio Harry Dickason e il medico della marina militare, convertitosi in zoologo per l'occasione, George Murray Levick.

Dickason-Abbott-Browning-Campbell-Priestley-Levick, al rientro dalla loro avventura
Il sestetto fu sbarcato dalla Terra Nova a Capo Adare verso la fine della estate antartica, il 18 febbraio 1911, nei pressi di una capanna che era stata costruita nel 1899 dall'esploratore anglo-norvegese Carsten Borchgrevink. Lo zoologo del team di Borchgrevnink, Nicolai Hanson, aveva sofferto durante il viaggio e morì poco tempo dopo essere arrivato in Antartide, quindi non riuscì a osservare molto. Tuttavia Borchgrevink, la cui permanenza in Antartide fu funestata da cattivi umori, litigi e controversie nel team, non potè fare a meno di osservare l'immensa colonia di pinguini subito fuori dall'uscio di casa e nel suo memorandum scrisse: "Tutti guardavamo la vita dei pinguini col massimo interesse e credo e spero che alcuni di noi abbiano imparato qualcosa dalle loro abitudini e caratteristiche". Viste le abitudini dei pinguini, ritenute all'epoca "perverse", chissà cosa intendeva dire.
Il team di Campbell si costruì una capanna nei pressi di quella di Borchgrevink, divenuta inutilizzabile, e rimase dal 18 febbraio 1911 al 4 gennaio 1912 a Cape Adare, studiando il campo magnetico terrestre, il clima, la geologia, la zoologia della zona e scattando splendide foto. Tra ottobre a dicembre 1911 il medico della spedizione riciclatosi a zoologo e fotografo, George Levick, ebbe anche l'occasione di studiare la più grande colonia del mondo di pigoscelidi di Adélie, la cui storia è stata raccontata nel post precedente.
Il 4 gennaio 1912 la Terra Nova (che NON era un rompighiaccio bensì una baleniera a carbone riciclata, perchè un vero gentleman si affida al dilettantismo, mentre ovviamente la Fram di Amundsen era un rompighiaccio con un motore diesel e la chiglia rinforzata, il miglior rompighiaccio esistente all'epoca) tornò a prendere i sei esploratori. L'idea era di portarli 250 miglia più a sud, in modo che potessero continuare le esplorazioni geologiche che non erano state fruttuose a Capo Adare per via delle condizioni climatiche, ma il pack impediva alla nave l'avvicinamento alla costa (nessuno purtroppo si fece domande sulla formazione del pack sottocosta, neanche con un simile campanello d'allarme). L'8 di gennaio tuttavia il pack si apre e lascia entrare Ascanio, consentendo al team di sbarcare a Evans Coves per passare sei settimane a raccogliere rocce. Fino a qui, tutto bene, sei settimane faticosissime, con continui attacchi di cecità da bagliore solare sulla neve, ma produttive per l'esplorazione.
Il 17 febbraio i sei uomini si recano al luogo dell'appuntamento con la Terra Nova, che era per il 18. Darsi appuntamento in un luogo poi chiamato Hell's Gate, la porta dell'inferno, non fu tuttavia una buona idea. Passò il 18 febbraio, passò il 19, passò tutto febbraio, e con esso l'estate, e della Terra Nova non c'era traccia: la nave era stata nuovamente bloccata dal pack e non riusciva ad avvicinarsi alla costa. Chi l'avrebbe mai detto? Con l'autunno alle porte la Terra Nova alla fine rinunciò e si girò alla volta della Nuova Zelanda per passarvi l'inverno, abbandonando i sei al loro destino. Non poteva fare diversamente, perché rischiava di rimanere stritolata nel ghiaccio, causando la morte di tutto l'equipaggio. Credevate di averla fatta franca, eh? Vi è piaciuto passare 11 mesi a guardare i pinguini? E ora sono cavoli amari.
Che fare? Il team aveva con sé solo abiti leggeri estivi, tende estive e una scorta limitata di razioni per un mese o meno, l'inverno era alle porte ed era ormai evidente che erano stati abbandonati lì. A separarli dalla base c'erano solo 200 miglia, ma sarebbe stato assolutamente impossibile attraversarle in slitta e senza equipaggiamento, in inverno, con venti che li portavano via. L'unica era cercare di superare in qualche modo l'inverno e poi camminare sino alla base l'estate successiva. Una prospettiva che richiede spina dorsale solo a pensarci, figuriamoci a trovarsi in quella situazione. Naufraghi in Antartide, senza equipaggiamento. Impreparati si, del tutto inconsci della situazione pure, ma coraggiosi, non c'è che dire. Dal campo base nel frattempo non potevano andare a soccorrerli perché stavano cominciando a realizzare che Scott era morto, e non avevano la logistica per due spedizioni di soccorso. Neanche di una sola, per un lungo periodo, perché erano rimasti in pochi, e quasi tutti ammalati. Ci provarono in Aprile, ma dovettero rinunciare.
La prima cosa da fare era trovare un rifugio adatto. Il luogo fu scelto su un isolotto chiamato da loro Inexpressible Island, probabilmente dopo aver scartato come non sufficientemente rappresentative tutte le possibili imprecazioni. Una interessante attività nella notte polare. Invece di usare le tende, troppo inadeguate, si scavarono una grotta nel ghiaccio, tipo un igloo, che elessero a proprio domicilio. Levick, Abbott e Browning rimasero però indietro sulla costa nella speranza che la nave arrivasse in extremis, e per foraggiare per l'inverno. La stagione tuttavia cominciava a essere inoltrata e tutto quello che riuscirono a procurarsi furono: 15 foche, 120 pigoscelidi e 5 pinguini imperatore, con cui sopravvivere insieme alle magre razioni. Senza quel cibo supplementare certamente avrebbero fatto la stessa fine di Scott e del suo team. Inoltre il fegato di foche e pinguini contiene vitamina C, quindi (insieme alle razioni del kit medico) riuscirono anche a evitare lo scorbuto, che uccide tanto quanto la mancanza di cibo (anche il fegato dei cani contiene vitamina C, e Amundsen lo sapeva, a quanto pare Scott no).
L'inverno dei naufraghi fu semplicemente terribile. Come ebbe a dire un membro del team, "le trincee di Ypres in confronto erano un picnic", riferendosi alla sua esperienza durante la prima guerra mondiale. Tornare da questa ordalìa e subito partire per la prima guerra mondiale spiega come mai molti degli uomini dell'equipaggio della Terra Nova fu afflitta per tutta la vita da vari tipi di disturbi mentali, qualcuno morì suicida: post traumatic stress disorder, al quadrato. Le informazioni che seguono vengono dal libro di Apsley Cherry-Garrard, "Il peggior viaggio del mondo", e soprattutto dal diario personale di Campbell, pubblicato in calce a quello di Scott, che fu ritrovato nella sua tenda. Quello che colpisce di più, leggendo il diario di Campbell, è il suo modo distaccato di riportare eventi che devono essere stati terribili e spaventosi. Fosse stato il diario di un italiano, una si aspetterebbe di leggere: "Mariiiiiia siamo stati abbandonati, non possiamo nè scendere, nè salire, nè scendere, nè salire e ora che facciamooo? Madonna dell'Incoroneta di Foggia, aiutami tu che qua moriamo tutti! Ma che faiiii? La slitta come caspita l'hai parcheggiata? Ma sei un deficiente non hai visto che nevica? E quell'altro cretino che non riesce a prendere i pinguini, ma vedi tu se uno deve andare girando senza i guanti. E a me la carne di pinguino mi fa schifo!", e via così.
Invece, una entrata a caso, per esempio il 16 giugno 1912 Campbell scrive: Essendo Domenica abbiamo ricevuto 12 zollette di zucchero e due pasticche di zenzero ciascuno. Masticate con lo zucchero e un pò di fantasia ricordano lo zenzero sciroppato. Il tempo, durante la settimana, è stato carico di neve, quando non soffiava il vento, ma abbiamo perso la speranza di vedere il bel tempo e, se possiamo avere una pausa tra le raffiche ogni pochi giorni per portare qui ghiaccio marino e grasso, non abbiamo di che preoccuparci". Tutto sotto controllo. Certo. A parte aver perso le speranze, non abbiamo assolutamente nulla di cui preoccuparci. Il diario è tutto così, è una lettura che consiglio. Ti chiedi a che punto sbrocca, ma nessuno dei sei, all'apparenza, sembra aver mai perso particolarmente il controllo. Sono stata personalmente in spedizione con gli inglesi, varie volte. Posso confermare che sono cosi. "oh, non preoccuparti, ha solo un po' di febbre emorragica dengue, due giorni di riposo in tenda e passa tutto, niente di grave". "Si, si è rotta due vertebre dorsali cadendo, il medico non sa dire se camminerà, ma per fortuna il Medivac è stato molto efficiente. Oggi a prenzo ci sono fagioli e pollo".
La grotta nel ghiaccio era formata nel seguente modo: dall'ingresso si procedeva lungo un corridoio lungo circa 10 m, che sfociava in una camera larga 274 x 366 x 168 cm, in cui dovevano vivere 6 uomini scelti anche per la loro prestanza fisica, soprattutto George Abbott era il più alto di tutta la spedizione di Scott, e campione di lotta. Sul fondo della grotta avevano messo uno spesso tappeto di alghe, come isolamento e come materasso, e avevano costruito con delle pietre un piccolo focolare. Poi avevano una stufetta a paraffina. La ventilazione era il problema più grosso, e il rischio di morire di asfissia era sempre alle porte, anche quando costruirono un camino, nella neve, che ovviamente tendeva a sciogliersi.
La luce era un problema, e costruirono dei lumini usando lattine usate di cibo, stoppini di fortuna e grasso sottocutaneo di foche e pinguini. Il grasso veniva usato anche in un'altra stufetta costruita con mezzi di fortuna, per scaldarsi, e nel focolare per cucinare. Il problema è che ben presto l'intera grotta fu annerita da fuliggine grassa: pareti, vestiti, sacchi a pelo, tutto era impregnato dai fumi di questo grasso molto puzzolente quando veniva bruciato. I vestiti impregnati di grasso semicombusto diventavano rigidi e isolavano poco, e ovviamente non c'erano acqua e sapone per lavarli: occorreva grattar via lo sporco dagli indumenti con un coltello o con le pinne di pinguino, che sono molto ruvide, ma questo li ridusse presto a stracci. Il fumo generato gli invadeva inoltre i polmoni e arrossava gli occhi, ma non c'era alternativa. Come scrisse Levick "La via dell'inferno forse è lastricata da buone intenzioni, ma sembrava probabile che l'inferno stesso fosse lastricato da qualcosa di simile a Inexpressible Island".
Per passare il tempo cantavano, Campbell leggeva la Bibbia, Levick leggeva a tutti un capitolo a sera di uno dei tre libri che avevano (David Copperfield, la vita di R.L. Stevenson e Simon the Jester di John Locke), facevano lunghe discussioni su argomenti che non fossero troppo conflittuali, si spiegavano cose a vicenda, in particolare erano molto apprezzate le lezioni di anatomia di Levick.
La dieta era estremamente monotona, foche e pinguini, pinguini e foche, e solo in una occasione, dentro lo stomaco di una foca uccisa a Marzo da Browning, trovarono ben 36 pesci non ancora abbastanza digeriti, e questo costituì una entusiasmante variazione alla dieta di foche e pinguini, e per giunta a mezza razione, per poter superare l'inverno con la carne disponibile. Il tè era servito la domenica, ribollito il lunedì e fumato nella pipa il martedì. Una cioccolata calda leggerissima era consentita 5 giorni a settimana, e una barretta di cioccolata ogni sabato e a mercoledi alterni. A ogni uomo spettavano otto zollette di zucchero la domenica, e 25 chicchi di uva passa il giorno del suo compleanno e alle feste comandate. Il ghiaccio marino usato per procurarsi il sale dava loro diarrea, ma non c'era altro modo di aromatizzare il cibo.

Il team di Campbell dopo l'inverno nella grotta di ghiaccio. Da sinistra a destra Abbot, Campbell, Dickason, Browning, Levick, Priestley. Si notino gli indumenti anneriti
Finalmente, dopo sette mesi, nel settembre 1912 una intossicazione alimentare dovuta alla contaminazione della latta in cui scongelavano i pezzi di foca e pinguino rotti con la piccozza da geologo li fece decidere a trovare il coraggio di percorrere in slitta le inaccessibili 200 miglia verso il campo base. Priestley aveva una forma di dissenteria gravissima che non passava e dovette essere trasportato in slitta in alcuni tratti. Stavano quasi per lasciarlo li con Levick, mentre gli altri andavano a cercare soccorso, quando trovarono un deposito di cibo lasciato dal campo base l'anno prima. Quando dopo 36 ore lasciarono il deposito, gli facevano male le mandibole a forza di masticare Pristley stava molto meglio e anche Browning, che nel frattempo aveva sofferto di attacchi di dissenteria anche lui, grazie al cambio di dieta. Un festino di 36 ore a base di biscotti e tè sembra triste, ma non se hai passato 7 mesi a mezza razione di carne puzzolente di foca nell'inverno artico. Il viaggio richiese 5 settimane, durante le quali coprivano in media sei miglia al giorno, perché le condizioni erano difficilissime. In un paio di occasioni rischiarono di finire con le slitte dentro crepacci, in altre dovettero trascinarsi le slitte su per picchi ripidissimi, tre uomini per ogni slitta. A volte il ghiaccio era così sottile che stava per rompersi, altre volte venivano fermati per giorni da tempeste di neve. Le slitte si ruppero infine entrambe in modo irrimediabile, fortunatamente la seconda a un miglio dal campo base.
Quando finalmente arrivarono al campo base, a capo Evans, non trovarono nessuno, ma scoprirono da note lasciate della morte di Scott e del suo team: erano tutti fuori a cercare di recuperare i resti di Scott e compagni. Ben presto tuttavia tornarono Debenham, l'altro geologo, e Archer, le prime persone che vedevano da gennaio, e nel frattempo era arrivato il novembre 1912. Col consueto aplomb britannico, Campbell racconta, nell'entrata del 7 novembre: "Archer ci preparò una cena sontuosa quella sera, e noi ci tuffammo in essa in un modo tale da far trattenere il fiato a Debenham. Un bagno e un cambio d'abiti completarono la trasformazione". Lascio alla fantasia del lettore immaginare cosa avrebbe scritto l'esploratore italiano, soprattutto del bagno dopo quasi due anni di fuliggine di stufetta a grasso di pinguino.
Nei primi mesi del 1913 si preparavano a passare al campo base il loro terzo inverno polare, ma finalmente arrivò la Terra Nova e li riportò tutti a casa. La storia dell'eroico autosalvataggio del team di Campbell purtroppo passò sotto silenzio, perché erano tutti a lutto per la tragica scomparsa di Scott.
E proprio mentre stavano cominciando a riprendersi, nelle loro case, con le loro famiglie, ecco che scoppiò la prima guerra mondiale, e furono spediti tutti al fronte...
Post Scriptum: Se anche voi, come me, siete appassionati di resoconti di esplorazioni polari, qui potete leggere la storia che ho raccontato sul medico-zoologo Georg Steller
Referenze
https://www.biodiversitylibrary.org/page...
Cherry-Garrard, Apsley. The Worst Journey in the World: With Scott in Antarctica 1910-1913. Courier Corporation, 2013.
Huxley, Leonard, and EA (Edward Adrian) Wilson. Scott's Last Expedition: Vol. I. Being the Journals of Captain RF Scott, RN, CVO: Vol. II, Being the Reports of the Journeys and the Scientific Work Undertaken by EA Wilson and the Surviving Members of the Expedition. McClelland and Goodchild, 1996.
Bromwich, David H., and Dennis D. Kurtz. "Experiences of Scott's Northern Party: Evidence for a relationship between winter katabatic winds and the Terra Nova Bay polynya." Polar Record 21, no. 131 (1982): 137-146.
May 22, 2021
La triste storia del cover-up dei pinguini "depravati"
La nostra percezione della realtà cambia anche in base al comune sentire sociale. Ci sono fatti che la società apprezza e incoraggia, e ci sono fatti che la società respinge. Tutti i cambiamenti del comune sentire sociale impiegano molti anni ad essere accettati e diventare la norma, e nelle fasi di transizione assistiamo a dibattiti che, qualche decennio dopo, ci sembra incredibile siano avvenuti. Pensiamo solo al nostro atteggiamento nei confronti della schiavitù: oggi la società occidentale la considera ripulsiva, ma vi ricordo che a Livorno nel '600, in pieno Rinascimento, c'era il mercato degli schiavi, ed era tutto normale. Il delitto d'onore era socialmente accettato senza problemi sino a qualche decennio fa, anche se ora l'idea ci fa rizzare i capelli in testa. L'omosessualità e la transessualità sono ancora in una zona grigia dal punto di vista dell'accettazione sociale, e spesso tocca leggere storie che sembrano farci arretrare di decenni.
Ma poi leggiamo la storia dei pinguini di Levick, quella che sto per raccontarvi, e ci rendiamo conto di quanti passi avanti sono stati fatti in un secolo. Occorre solo attendere e avere fiducia.
Questa storia inizia nel 1910 e i protagonisti sono le spedizioni polari, i pigoscelidi di Adelie (Pygoscelis adeliae) e la morale vittoriana. Personaggi non protagonisti sono il dottor George Murray Levick, vari esploratori inglesi e un ornitologo moderno, Russell Douglas.

Natural History of the Adelie Penguin. Foto di G. Murray Levick
Una delle missioni scientifico-esplorative collaterali previste durante spedizione per la conquista del Polo Sud del Comandante Robert Scott (1910-1913) fu affidata all'ufficiale della Royal Navy Victor Campbell e prevedeva lo sbarco a Capo Adare, nella Terra di Victoria, per esplorare la zona ancora sconosciuta e per raccogliere tutti i dati scientifici possibili. Sei uomini, tra cui Campbell, il medico della marina militare George Levick, un geologo, due sottufficiali e un marinaio, sbarcarono quindi a Cape Adare il 18 febbraio 1911 e vi rimasero ininterrottamente per 11 mesi, sino al gennaio 1912, incluso il lungo inverno artico.
Il punto scelto per lo sbarco (Ridley Beach) coincideva casualmente con la più grande colonia al mondo di pigoscelidi di Adélie. Il team di Campbell si costruì una comoda capanna, ammazzò a bastonate qualche decina di pinguini come riserva alimentare e cominciò le esplorazioni. Le condizioni metereologiche e la geografia del terreno tuttavia rendevano l'esplorazione molto limitata, e al dottor Levick non rimase altro, durante la interminabile giornata estiva da ottobre a dicembre, che fare meticolose osservazioni sui pigoscelidi di Adélie, in mancanza della televisione. Per molte decadi il suo resoconto è rimasto la più lunga (11 mesi ininterrotti) e meticolosa osservazione sulla zoologia e l'etologia della specie.
Quello che Levick osservò, tuttavia, lo lasciò esterrefatto. Così esterrefatto che si vergognava di scriverne apertamente, e prendeva sul suo diario appunti in greco per evitare che gli altri leggessero le sue note. Tornato a casa, dopo una odissea spaventosa che quasi li uccise tutti e di cui si parlerà nel prossimo post, scrisse dei resoconti sulla etologia di questi pinguini, ma le parti scabrose, quelle che aveva scritto in greco, furono censurate.

George_Murray_Levick, 1910
Dai suoi appunti "Note zoologiche dal Capo Adare", non pubblicati, Levick estrasse due lavori. Il primo (in bibliografia), Antarctic Penguins: A Study of Their Social Habits, è un saggio divulgativo sull'etologia dei pinguini di Adélie, corredato dalle sue splendide foto. E' scritto con un linguaggio semplice e legato ai suoi tempi a dire la verità, ma le osservazioni restano valide e sono state tutte confermate da studi successivi. Per esempio il saggio si apre con "When seen for the first time, the Adélie penguin gives you the impression of a very smart little man in an evening dress suit" (Quando lo si scorge per la prima volta, il pigoscelide di Adélie sembra un omino in frac). Nessuno oggi scriverebbe più una cosa del genere (spero, anche se non ci giurerei), ma adeguarsi ai tempi in cui le cose vengono dette e scritte è fondamentale, come vedremo.
La seconda pubblicazione fu invece un resoconto scientifico, Natural History of the Adélie penguins (Storia naturale dei pigoscelidi di Adélie), pubblicato nel 1915 per il British Museum tra le altre relazioni scientifiche della spedizione. Entrambe le relazioni facevano continui riferimenti al comportamento dei pinguini rimasti single, ma questi riferimenti non vengono mai chiariti in modo esplicito, sebbene gli individui vengano definiti "maschi hooligan". Per esempio, Levick nel saggio divulgativo rileva che i genitori non possono mai lasciare i piccoli da soli per proteggerli dagli skua (uccelli che ricordano grossi gabbiani artici) e dai maschi holigaan, ma non dice perché, salvo che questi maschi avrebbero probabilmente ucciso i piccoli avendone la possibilità. Chiarisce però che si tratta o di individui che non sono riusciti a trovare una compagna, o di individui la cui partner è morta nel corso della stagione o la covata non è andata a buon fine, perché questi maschi holigaan aumentano via via e si riuniscono in pericolose gang. "I crimini che commettono sono tali da non trovar spazio in questo libro, ma è interessante notare che quando rimangono sfaccendati questi uccelli, come gli uomini, degenerano nell'indolenza" (Levick 1914: 97–98).
Il capitolo "Le abitudini sessuali dei pinguini di Adélie" faceva tuttavia originariamente parte del trattato scientifico scritto per il British Museum, ma le autorità del museo, nelle persone del curatore della zoologia Sidney Harmer (1862–1950), e del curatore degli uccelli William Ogilvie-Grant (1863–1924), decisero di censurare il capitolo. Il 6 febbraio 1915 Harmer scrisse infatti a Ogilvie-Grant: "Abitudini sessuali. Queste le tagliamo, ma pubblichiamo qualche copia a uso interno. Quante ce ne servono?" (NHMUK DF200/62/7).
La risposta fu "100", e furono segretamente stampati 100 pamphlets di 4 pagine sulle perverse abitudini sessuali dei pinguini. In pratica crearono del porno per zoologi, che circolava solo internamente, probabilmente nascosto dentro un volume de L'origine delle specie di Darwin o dentro un trattato di botanica sulle epifite del Burkina-Faso. Qualcosa di così terribile, che solo gli occhi esperti (o lussuriosi) di altri zoologi potevano averne accesso senza smettere di sentirsi "perbene". Sul frontespizio era stampato in grassetto: "Not for publication" (da non pubblicare), casomai a qualcuno fossero venute strane idee in proposito.
Ok, ma insomma, possiamo sapere finalmente cosa facevano di così terribile questi pinguini? Si, perché la morale è finalmente cambiata (c'è sempre speranza!), ma per saperlo, abbiamo dovuto aspettare quasi esattamente un secolo.
Delle 100 copie, 98 sono andate perse (e forse ci sono cose che non voglio neanche sapere sul come siano andate perse, ma secondo me andarono a ruba). Una copia è stata rinvenuta nella copia personale del resoconto della missione di Scott in possesso del famoso banchiere-zoologo inglese Lionel Walter Rothschild’s (1868-1937), ben celata tra le pagine 84 e 85.
La centesima copia, tuttavia, era rimasta al Natural History Museum di Tring (Hertfordshire) ed è stata ritrovata per caso da Russell Douglas, ornitologo del dipartimento di zoologia del museo, nel 2012, che finalmente la diede alle stampe (se la volete leggere (in inglese), è inclusa nel paper di Douglas, in bibliografia, o semplicemente chiedetemi il pdf).
Il contenuto del pamphlet è presto detto: Levick riporta "la frequenza dell'attività sessuale, comportamenti autoerotici e, più importante, comportamenti apparentemente aberranti tra giovani maschi e femmine single tra cui necrofilia, coercizione sessuale, abuso sessuale e fisico, sesso non procreativo e comportamento omosessuale" (Russell, 2012). Decisamente troppo per la morale vittoriana.

Uno stralcio degli appunti di Levick, codificati in greco antico. Da Russell (2012)
E ora un pò di passaggi dalle parole di Levick, tradotte da me.
"Le coppie copulano molto spesso, a volte più di una volta al giorno, non solo prima che le uova siano state deposte, ma per molto tempo anche dopo, e ho visto un maschio copulare con la sua femmina mentre lei sedeva sulle sue due uova sul nido, e dopo anche dopo che i pulcini erano cresciuti" [che esempio diamo ai pulcini? Sesso sfrenato e non procreativo, terribile!]
"Era frequente vedere maschi che avevano perso il controllo delle loro passioni. A volte vedevamo questi uccelli che, dopo aver camminato un po' apparentemente alla vana ricerca di una femmina, rimanevano fermi e rigidi sul suolo quindi, irrigidendosi, assumevano la posizione e i movimenti caratteristici di un atto sessuale, in alcuni casi anche eiaculando sperma per terra. Questo comunque era il meno depravato degli atti che abbiamo visto" [sei uomini costretti in uno spazio angusto, senza donne, 11 mesi + 7 isolati, tre anni in totale, e il Dr. Levick sta cercando di dirmi che gli umani erano meno "depravati" dei pinguini e non perdevano mai "il controllo delle loro passioni"? Forse ci poteva credere solo la regina Vittoria...
"Il 10 novembre, cioè quando la stagione era avanzata di un mese, ho visto un maschio impegnato in un atto sessuale sul corpo di una femmina dalla gola bianca morta l'anno prima. L'atto prese circa un minuto, la posizione del maschio non differiva in alcun modo dalla copulazione normale e l'intero atto venne completato, sino alla depressione finale della cloaca" [i pinguini non hanno il pene, si limitano al contatto delle cloache, cioè l'orifizio genitale, N.d.A]. [Necrofilia!]
"Un giorno stavo guardando una femmina che si trascinava dolente sulla pancia spingendosi con le pinne, mentre le zampe posteriori venivano trascinate inerti. Mi stavo giusto chiedendo se ucciderla o no, quando un maschio, vedendola passare, corse da una collinetta vicino verso di lei e dopo un breve esame deliberatamente copulò con lei, mentre la femmina era ovviamente impossibilitata a resistere". Levick va avanti a descrivere come diversi maschi uno dopo l'altro montano la femmina malgrado il suo stato di infermità, ma riporta sollevato di averla rivista in buona salute poco tempo dopo, malgrado tutto quello che le è successo.
Per ultimo infine, Levick descrive quello che per la Royal Navy era uno degli atti più depravati, punibile tra umani, a quei tempi coi lavori forzati, e sino a qualche decennio prima era stato punito con la morte: l'omosessualità.
"In una occasione vidi quello che mi sembrava un maschio che copulava con una femmina. Quando finì e scese, la femmina apparente si rivelò essere un maschio e l'atto fu ripetuto con le posizioni invertite, con la "femmina" originale sulla schiena del maschio, per cui la natura della loro relazione fu rivelata"
"Sembra non ci sia un crimine troppo basso per questi pinguini", commenta shockato nei suoi appunti manoscritti.
Dove ha ragione Levick
Per molto tempo l'omosessualità tra gli animali è stata negata anche dalla scienza e si sono cercate spiegazioni alternative, dominanza, gioco, incapacità di distinguere il sesso dell'altro, qualsiasi cosa pur di non ammettere un deliberato atto omosessuale, o anche di onanismo, se è per questo. Levick osserva i pinguini con lo sguardo razionale e abituato alle passioni umane di un medico militare, e non con quello di uno zoologo sempre preoccupato della ricerca di sponsor per le proprie ricerche. Molto avanti rispetto ai suoi tempi, quindi, non ha alcun problema ad ammettere omosessualità, abuso, necrofilia, masturbazione etc tra animali, idee che emergeranno dopo molti decenni e in qualche caso sembrano ancora non essere emerse nel pubblico generalista. La cosa lo traumatizza, ma ritiene suo dovere di scienziato parlarne e non insabbiare le evidenze, come avrebbe fatto qualsiasi altro zoologo vittoriano (cosa che di fatto accadde anche al resoconto di Levick).
Dove ha torto Levick
La pecca principale di Levick è di antropomorfizzare i pinguini, con la loro andatura bipede e il loro aspetto da omini in frac. Levick non cerca in alcun modo una spiegazione alternativa al comportamento dei pinguini, ma applica agli animali l'etica umana, e paragona frequentemente le due specie. Non è chiaro se quello che lo disturba di più sia vedere animali che si comportano come umani, o vedere comportamenti umani riflessi in quelli che sembrano animali paciocconi e "innocenti". Li osserva, li giudica e li condanna su una scala di valori puramente umana, e forse questo è un errore che continuiamo, nel bene o nel male, a commettere, malgrado il secolo che ci separa da Levick e dai suoi pinguini.
La spiegazione
Ma quindi, alla luce delle conoscenze moderne, come possiamo spiegare il comportamento "depravato" dei pinguini? La depravazione è negli occhi di chi guarda, verrebbe da parafrasare. Innanzi tutto, occorre ricordare che un comportamento si può spiegare solo in base all'etologia e alla biologia della singola specie.
Moltissimi studi successivi a Levick hanno dimostrato la sensibilità dei pigoscelidi al disturbo umano durante la stagione riproduttiva. Ogni forma di disturbo, dal mandargli droni ed elicotteri al semplice avvicinarsi a loro, crea disturbo in termini di stress e abbandono per lungo tempo del nido, e questo porta a un aumento della probabilità di fallimento della covata perché al polo le uova si raffreddano molto velocemente se i genitori si allontanano. Ora, immaginate questa colonia già di suo iperaffollata, circondata, come dicono sia Levick che Campbell, da foche leopardo pronte a prendere i pinguini in mare. Immaginate sei bruti armati di clava che quando hanno fame entrano in mezzo alla colonia per bastonare qualunque cosa abbiano a tiro. Levick dice che i pinguini gli si avvicinavano a un metro e lo guardavano incuriositi, ma non aveva i mezzi e le conoscenze per misurare i livelli di cortisolo, i battiti cardiaci e il tempo maggiore di permanenza in mare, come è stato fatto dopo da copiosa letteratura scientifica successiva. E' abbastanza evidente che il disturbo causato dagli umani, quell'anno, possa avere influenzato negativamente le covate creando più scompensi e aggressività rispetto al normale.
Le femmine scelgono di non riprodursi se sono sottopeso, e inoltre cominciano prima dei maschi a riprodursi. La cova aumenta il rischio di mortalità nei pinguini perché in quelle condizioni estreme è molto stressante, dato che richiede un digiuno ininterrotto per giorni. Questo fa sì che fisiologicamente, in ogni colonia di pigoscelidi di Adélie, ci saranno molti più maschi che femmine (in rapporto 3:1 dopo i 4 anni di età, secondo Ainley, 1978), di cui non tutte sono disponibili a nidificare. Questo crea un certo numero di maschi single, che non sono riusciti a trovare una compagna, specie se giovani o sottopeso, e sappiamo da altre specie di uccelli, per esempio gli albatross di Laysan, o i pinguini reali (28.3% dei corteggiamento sono tra due maschi) che un alterato rapporto maschi:femmine innesca fisiologicamente comportamenti omosessuali, quindi niente di nuovo sotto il sole, almeno nel 2021.
Per quanto riguarda la riproduzione, possiamo immaginare che per ogni specie ci sia una soglia di stimoli che innesca l'eccitazione sessuale. Per la specie umana, relativamente monogama, longeva, con una k-strategia riproduttiva (pochi figli, molto accuditi), questa soglia è molto alta. Eccitarsi con U-porn prevede una grandissima capacità di simbolizzazione che decodifica in 3D immagini su uno schermo piatto, con movimenti non stereotipati e occasionalmente, (credo, non frequento) persino dei dialoghi. Insomma, siamo molto selettivi per quello che riguarda la scelta di un partner sessuale, anche occasionale, o addirittura immaginario, e alla nostra risposta istintiva si aggiunge un substrato di valori morali e culturali.
Specie che vivono in ambienti estremi, ghiacci perenni, deserti, sovraffollamento, venti a forza 11 nella scala Beaufort etc, e che hanno un tasso di mortalità altissimo durante la stagione riproduttiva, non possono permettersi di essere così "choosy" come siamo noi. La loro soglia di eccitazione sessuale pertanto è molto più bassa e dettata da innatismi piuttosto che da scelte più o meno razionali.
L'ornitologo David Ainley nella decade degli anni 1970 condusse una serie di studi molto interessanti sui pinguini di Adélie sull'isola di Ross, non distante da Cape Adare dove era Levick. Innanzi tutto Ainley nota che le femmine sono sessualmente mature a 3 anni, i maschi a quattro, ma ci sono individui che restano immaturi anche sino a 7 anni o anche sino a 13 (praticamente tutta la vita), soprattutto maschi, e sono etologicamente incapaci di riprodursi.
Anche Levick aveva notato che al polo sud, per via del freddo, i corpi dei pinguini morti non si decompongono e rimangono li anno dopo anno. Ainley prese il corpo surgelato di una femmina morta, la sistemò in modo che fosse nella posizione dell'accoppiamento per una femmina e le mise degli occhi finti di carta, semisocchiusi nella posizione sempre di una femmina pronta alla copula. Preparata la "bambola di gomma" per pinguini, la mise nei nidi dei maschi e ne notò il comportamento, e vennero fuori cose molto interessanti. Innanzi tutto, la maggior parte dei pinguini interagiva col modello, di questi chi non si limitava a buttar fuori l'intrusa o non rimaneva li perplesso, rispondeva con tentativi di accoppiamento parziali o totali, con o senza tentativi di corteggiamento. La "pinguina di gomma" aveva tutto quello che serve per stimolare un pinguino, la posizione giusta pancia a terra, sedere all'aria e occhi socchiusi, dentro il nido. Noi non ci faremmo impressionare positivamente da un cadavere surgelato ritrovato in posizione d'accoppiamento, se siamo sani di mente, ma non siamo pinguini. Per un pinguino avere una soglia di eccitabilità bassa può fare la differenza tra trasmettere i propri geni o no, e spesso sono i "geni egoisti" a guidare le azioni di un animale (senza antropomorfismi, chi ha soglie alte non si riproduce e non passa i geni, che vengono tagliati dalla mannaia della selezione naturale). E' per quello che è del tutto uno spreco di tempo comparare il comportamento dei pinguini a quello degli umani, e dire che i pinguini sono "necrofili", o "stupratori" o "pedofili".
Pinguino di Adèlie con femmina surgelata. Tratto da Ainley (1978)
In secondo luogo, dai dati di Ainley emerge che tra maschi riproduttivi e maschi non riproduttivi, quelli che avevano la maggiore tendenza a copulare con la pinguina morta non erano gli "hooligans", i maschi single, ma quelli che poi si accoppiavano regolarmente con le femmine. In altre parole i pinguini single in qualche modo erano molto meno disponibili ad accoppiarsi con una femmina, mentre i maschi regolarmente riproduttivi erano "gli stupratori" osservati da Levick sulla femmina ferita, andavano avanti senza esitazioni, senza corteggiamenti e con un rapporto completo sino all'emissione dello sperma sul cadavere (o sulla pietra che sostituì il cadavere quando questo si rovinò, perchè basta che abbia la forma giusta). I maschi single interagiscono poco socialmente, sono più impediti nel costruire i nidi, mostrano meno interesse per le femmine. Il lavoro di Ainley tuttavia è, come quello di Levick, ancora figlio del suo tempo, di prima che si parlasse apertamente e si cominciasse a investigare l'omosessualità degli animali. La mia ipotesi è che questi maschi single, come le femmine di Albatross di Laysan in esubero, scelgano di avere relazioni omosessuali, o nessuna relazione, intenzionalmente.
Attenzione a paragonare
Oggi va molto di moda dire che l'omosessualità sia un comportamento naturale umano perchè altre 1500 specie lo sono. A parte che questo numero, 1500, deriva da un lavoro del 1999, e si spera che oggi, a distanza di 22 anni, i numeri siano differenti e non congelati come i pinguini morti, c'è un inganno nascosto in questa affermazione.
Certamente dire che anche altre specie fanno questo o quello esclude che si tratti di un comportamento "contro natura". Ma affermare che SICCOME ci sono n specie di animali omosessuali, o che si masturbano, o che sono necrofili, allora è un comportamento che la specie umana deve accettare, ehi, fermi tutti. La specie umana è una specie molto complessa. Deve accettare l'omosessualità, o la diversa identità di genere, non perché così fan tutti, a cominciare dai pinguini, ma perché è un comportamento comune nella nostra specie, tanto quanto cantare bene, o scrivere poesie. E' un comportamento perfettamente consono alla nostra biologia, è irrilevante che sia consono anche a quella dei pinguini, o delle cimici. I germani reali, i pinguini e tante altre specie sono necrofile, ovvero hanno una soglia bassa di eccitazione ed è sufficiente, come abbiamo visto, che ci siano i segnali giusti. Questo non vuol dire che dobbiamo essere necrofili anche noi. Non fa parte della nostra biologia. Nei vertebrati, per esempio, i corteggiamenti tra maschi aumentano col grado di poliginia e sono prevalenti in specie che fanno lek. Tra le femmine i corteggiamenti tra individui dello stesso sesso avvengono invece più frequentemente in specie monogame con sviluppo precoce (McFarlane et al, 2007).
Comparare specie diverse con una biologia diversa, semplicemente, non si può fare. Cercare invece di capire la nostra biologia, la nostra grande variabilità, e come i nostri innatismi si accordino col nostro senso dell'etica, è uno sforzo che dovremmo compiere necessariamente, se vogliamo evolverci socialmente. Da Levick abbiamo fatto un enorme passo avanti nell'accettazione di fenomeni come il sesso non procreativo e l'omosessualità, non perchè abbiamo guardato fuori a un modello animale, ma perchè abbiamo guardato dentro nei nostri rapporti interspecifici, e ci siamo accorti che certi comportamenti sono normali per la nostra specie e non censurabili.
Altrimenti, il rischio che si corre è di cominciare a censurare anche il comportamento dei pinguini ai quali, della nostra morale, non gliene può importare di meno. E considerando che tutte le specie artiche e antartiche, grazie ai nostri comportamenti predatori e sconsiderati nei confronti delle altre creature e dell'ambiente (quelli si, moralmente censurabili), sono a rischio di estinzione, è arrivato il momento di farlo, questo passetto sociale in avanti, e accettare tanto gli umani quanto gli animali che si comportano differentemente da noi, e senza fare paragoni inutili.
Una cortesia
Questa storia la racconto a voce da molti anni quando faccio le conferenze sulle abitudini sessuali degli animali. Dato che le conferenze sono ferme a causa del virus, la racconto qui, anche perché sembra che oggi non si parli d'altro se non di animali omosessuali. Una sola preghiera: siete liberi di raccontarla a vostra volta, ma non siete liberi di appropriarvene. Mi aspetto che questa fonte venga sempre citata, cosi come io cito le fonti a cui mi ispiro per scriverla.
Levick wrote a detailed twovolume daily account of his zoological observations atCape Adare now held in a private collection. Vol. I:‘Zoological notes from Cape Adare’ covers the periodfrom their arrival at Ridley Beach until 9 December1911 whilst Vol. II: ‘Zoological notes from Cape Adare’covers 12 December–31 December 1911 (Levick 1911).Referenze
Russell, Douglas GD, William JL Sladen, and David G. Ainley. "Dr. George Murray Levick (1876–1956): unpublished notes on the sexual habits of the Adélie penguin." Polar Record 48, no. 4 (2012): 1.
Levick, George Murray. Antarctic Penguins: A Study of Their Social Habits, by Dr. G. Murray Levick. Vol. 1. Library of Alexandria, 1914.
Levick, George Murray. Natural history of the Adélie penguin. Vol. 1. order of the Trustees of the British Museum, 1915.
Ainley, David G. "Activity patterns and social behavior of non-breeding Adélie penguins." Condor (1978): 138-146.
MacFarlane, Geoff R., Simon P. Blomberg, Gisela Kaplan, and Lesley J. Rogers. "Same-sex sexual behavior in birds: expression is related to social mating system and state of development at hatching." Behavioral Ecology 18, no. 1 (2007): 21-33.
March 8, 2021
La conquista dell'asessualità
I rotiferi bdelloidei dovrebbero essere il simbolo delle donne e della lotta per le pari opportunità. Sole tra gli animali, queste microscopiche creature hanno dimostrato di poter fare a meno dei maschi da almeno 60 milioni di anni, riproducendosi esclusivamente per partenogenesi. Molte specie hanno tentato di imboccare questo percorso evolutivo, ma hanno fallito: i maschi sono necessari per rimediare agli errori di copiatura del DNA e per portare variabilità genetica e quindi far fronte ai momenti di crisi o grande cambiamento. Senza maschi ci si estingue molto più velocemente, è una costante nel regno animale. Questo vale per tutti gli altri, ma non per i rotiferi bdelloidei, che attraversano indisturbati le epoche geologiche senza battere ciglio, anzi, ruotandole, le ciglia.
Prima di chiarire come siano riusciti in questa impresa, chiariamo cosa sono i rotiferi bdelloidei.
I rotiferi sono piccolissimi invertebrati, le cui dimensioni variano in media da un decimo di millimetro a mezzo millimetro, con punte, per i "giganti", di ben 2 mm. Sono legati agli ambienti di acqua dolce e molti fanno parte dello zooplancton dei laghi, ma riescono a vivere anche in zone umide sulla terraferma o addirittura in mare. Hanno Il corpo suddiviso in testa, addome e piede e la loro forma può variare da allungata a tozza, ma la costante è di avere sempre una corona di ciglia intorno alla bocca che, quando viene mossa, sembra che ruoti, da cui il nome di Rotifera, portatori di ruota. I rotiferi bdelloidei sono una delle tre classi del Phylum Rotifera, cosi come, per esempio, i mammiferi sono una classe del Phylum dei Chordata. Sarebbe quindi come avere un intero gruppo di vertebrati, che so, i rettili, di cui esistono solo ed esclusivamente femmine da milioni di anni.
Foto di Diego Fontaneto. Da Quantamagazine
I rotiferi bdelloidei depongono le uova, ma le uova non sono fertilizzate e nascono piccole copie della loro mamma, secondo un meccanismo che si chiama telitochia, usato anche da insetti come formiche e afidi, che però hanno bisogno ogni tanto dei maschi per continuare a esistere come specie.
Paradossalmente, esistono 461 specie di rotiferi bdelloidei. Paradossalmente perché in teoria ogni rotifero è così bello a mamma sua da esserne un clone, e soprattutto perché la mancanza di maschi contraddice la definizione di specie. Per definizione, due animali appartengono alla stessa specie se producono progenie fertile, ma qui c'è il fai-da-te obbligatorio, quindi la progenie la produce una bestia sola, il che non va bene per la definizione (ma va benissimo per il resto, nessuno sta giudicando il loro stile di vita e le loro preferenze sessuali!). Per distinguere le varie specie, si usa così la morfologia, si vede se è lungo, tondo, con la "ruota" fatta in un certo modo e così via.
E ora veniamo alla domanda cruciale: come fanno a fare a meno dei maschi? Semplice, fanno a meno dei maschi, ma non fanno a meno del sesso, hanno solo ridefinito il concetto di "fare sesso", e non è quello che state pensando.
A cosa serve il sesso? Serve a trasferire i propri geni, di solito ai figli. Questo si chiama trasferimento verticale, i geni passano da una generazione all'altra, più o meno come le posizioni di accademico passano da una generazione all'altra in molte università. Esiste però anche un altro modo di trasferire i geni, e si chiama trasferimento orizzontale: i geni passano non dai genitori ai figli, ma vengono direttamente trasferiti da un individuo all'altro, a volte neanche della stessa specie, spesso iniettandoli. I batteri per esempio si scambiano i geni in questo modo: il batterio F+ inserisce il proprio pilo sessuale (nomen omen) nel batterio F- e gli inocula degli anellini di DNA. E' cosi che si diffonde per esempio la resistenza agli antibiotici, di pilo sessuale in pilo sessuale.
Nel 2008 si scoprì che dall'8 al 10% del genoma dei rotiferi bdelloidei non è costituito da geni di rotifero, ma da geni di altre creature, tipo batteri, funghi e piante. Quindi è evidente che i rotiferi bdelloidei sono capaci di trasferimento orizzontale di geni, che accumulano da tutti gli organismi che hanno intorno. Si ipotizza che il meccanismo funzioni in questo modo: i rotiferi bdelloidei sono in grado di sopravvivere a lunghi periodi senza acqua, che possono durare anche anni, in una forma di animazione sospesa chiamata criptobiosi. In questa forma, come i più famosi tardigradi, possono resistere anche a condizioni estreme, tipo esposizioni di raggi UV, e di conseguenza sono anche loro buoni candidati alla terraformazione di Marte. Se il rotifero può sopravvivere al disseccamento completo, eventuali parassiti non possono, e muoiono, disgregando il loro DNA. Ma neanche i rotiferi passano indenni dalla criptobiosi, il loro DNA subisce dei danni, e cosi pure la loro cuticola. Quando l'ambiente torna umido e il rotifero esce dalla criptobiosi il DNA viene riparato aggiungendo pezzi di DNA esterni che entrano attraverso la cuticola, ovvero quelli di quei batteri, funghi e piante morti che si trovano in prossimità.
Se questo si può fare con DNA estraneo, a maggior ragione si può fare con DNA di altri rotiferi, sia della stessa specie (preferito), che di altre specie. Ed ecco quindi che il sesso per i rotiferi consiste in acquisizioni orizzontali di geni presi ad altri rotiferi morti. La ricetta quindi per una lunga e felice esistenza senza maschi è di adattarsi a forme di sesso orizzontale, omosessuale e necrofilo. Ognuno fa le proprie scelte.
Mi rimane un ultimo dubbio, non scientifico ma linguistico: se si dice la sindaca, la ministra etc, e se i rotiferi bdelloidei sono tutti femmine, perché non si dice la rotifera?
Qualche referenza
Poinar, G. O., & Ricci, C. (1992). Bdelloid rotifers in Dominican amber: evidence for parthenogenetic continuity. Experientia, 48(4), 408-410.
Schwander, T. (2016). Evolution: the end of an ancient asexual scandal. Current Biology, 26(6), R233-R235.
Segers, H. (2007). Annotated checklist of the rotifers (Phylum Rotifera), with notes on nomenclature, taxonomy and distribution. Zootaxa, 1564(1), 1-104.
Debortoli, N., Li, X., Eyres, I., Fontaneto, D., Hespeels, B., Tang, C. Q., ... & Van Doninck, K. (2016). Genetic exchange among bdelloid rotifers is more likely due to horizontal gene transfer than to meiotic sex. Current Biology, 26(6), 723-732.
February 28, 2021
La vita che scomparve
Continuano le avventure del professor Ga alla ricerca delle prove fossili del cosiddetto "antropocene". La prima puntata, La vita che verrà, potete trovarla cliccando sul link.
Seconda parte
Il professor Ga sedeva tranquillo nella sua casa in città sorseggiando del frem mentre Zjin, accoccolata al suo fianco, ronfava rumorosamente e Tzao giocava con una pallina. Era trascorsa già qualche settimana dalla sua Lectio Magistralis sulle cause e sulle conseguenze della grande estinzione di massa in corso, e lui ne era molto soddisfatto. Ne avevano parlato tutti i media, aveva ricevuto centinaia di messaggi di congratulazioni da amici, colleghi e perfetti sconosciuti e soprattutto aveva destato l'interesse della classe politica, sino ad allora rimasta dormiente sul problema. Era anche stato chiamato a conferirne al governo in qualità di esperto. Il messaggio che aveva ricevuto dal Ministro dell'Ambiente, in verità, era stato poco lusinghiero, richiamava al dovere degli scienziati di interagire sempre con la classe politica e condividere i dati per prendere decisioni strategiche informate, come si è sempre fatto. Come se lui non ci avesse provato prima: non era certo colpa sua se i sottosegretari non si aggiornano sempre sulle pubblicazioni scientifiche, anche se sarebbe tra i loro doveri! In ogni caso, il tavolo tecnico era andato bene, erano state discusse delle linee strategiche per valutare, se non come evitare, almeno come sopravvivere all'era glaciale in arrivo. La precessione degli equinozi non è colpa di nessuno ahimè e non essendoci capri espiatori evidenti il governo non voleva esser colto in stato di negligenza.
Tuttavia, malgrado il successo personale, qualcosa bussava alla sua coscienza di scienziato e Ga non riusciva a sentirsi a suo agio. Questo qualcosa risaliva alla cena con il suo amico Mes, il paleontologo, e con la sua collega Agla, l'esperta di estinzione del Cenozoico, qualche giorno prima della conferenza. Quei fossili anomali... cos'erano? Pensare che sulla Terra si fosse sviluppata un'altra civiltà intelligente per scomparire nel nulla all'improvviso era certamente assurdo, perché avrebbero lasciato tracce del loro passaggio ovunque. Pensare a una civiltà aliena era ancora più ridicolo. E quindi? Come spiegare quei fossili tutti identici trovati sulla riva di un antico mare, il Mediterraneo, oggi scomparso? Non potrebbero essere quei fossili la chiave per capire il mistero relativo agli strani spostamenti di specie avvenuti al limite C/S, Cenozoico/Superneozoico, 120 milioni di anni prima? Cosa ne sappiamo in realtà di quel periodo? Cosa avvenne veramente? Come si estinse all'improvviso l'80% delle specie marine, il 99% delle specie di acqua dolce e l'85% delle specie terrestri? "Magari il modello matematico che ha tirato fuori quei numeri è errato", pensò Ga, ripromettendosi di ricontrollarlo. Ma al di là della precisione dei numeri, Ga sapeva benissimo che qualcosa di drammatico era accaduto, tanto da cancellare completamente tutte le specie di grossa taglia, dal chilogrammo in su. "Per fortuna", pensò accarezzando il pelo setoso di Zjin, mentre Tzao gli mordicchiava la quarta appendice caudale, "sopravvissero almeno un paio di specie di mammiferi, o i miei tetraboli, loro remoti discendenti, non sarebbero con me oggi".
Cercare di accantonare il problema era inutile, e Ga lo sapeva sin troppo bene, ci era già rimasto sveglio notti intere. Ora che l'ondata di impegni prodotta dalla conferenza stava scemando, era il momento di agire. Prese quindi il transondatore geomagnetico e inviò un messaggio a Mes, chiedendogli come contattare Agla.
La risposta arrivò rapidamente, e in perfetto stile Mes "Vecchio porabko, sei in anticipo di mesi sul periodo nuziale, non pensavo che la mia collega avesse fatto colpo, da quando hai fatto la muta a maschio non ti riconosco più!". Dopo qualche minuto di silenzio, tuttavia, arrivò anche il codice corrispondente ad Agla.
Trepidante Ga compose il codice sul transondatore e sullo schermo, dopo qualche istante, gli comparve Agla, molto diversa da come l'aveva vista al ristorante. Era coperta di sabbia e aveva i colori opachi della stanchezza. Dallo sfondo, era evidente che Agla fosse sul sito di uno scavo, il che prometteva bene, dal suo punto di vista. Dopo uno scambio di convenevoli, Ga le spiegò il motivo della chiamata. "Ne avete trovati altri, di quei fossili anomali?" Agla non rispose subito. Dopo qualche secondo, inalando a pieni polmoni a libro, sussurrò: "Professore, lei ormai è uno degli ecologi più famosi, e certamente il mio team avrebbe molto bisogno del suo consiglio e della sua esperienza. Perché non fa un salto qui allo scavo? Via supertunnel non dovrebbero essere più di 4 o 5 ore di viaggio, posso fornirle una tana per il suo soggiorno qui. Porti i tetraboli, se vuole, qui si divertirebbero". Ga non si aspettava un simile invito, ma sentiva che una fuga di qualche giorno lontano dalla città, dagli impegni e dai doveri gli avrebbe fatto bene, e soprattutto avrebbe fatto bene a Tzao, intento a rosicchiare un cavo elettrico. Accettò quindi con entusiasmo l'invito, curioso della estrema riservatezza di Agla. Dopo aver prenotato il supertunnel per il giorno dopo, Ga fece scorta di frutta per i tetraboli, provò la sua livrea da deserto un paio di volte, e impegnò felice la serata in preparativi minuziosi, sorseggiando frem dolce.
Il viaggio si svolse senza eventi particolari, a parte aver perso prima Tzao e poi Zjin nel supertunnel almeno due volte ciascuno: i tetraboli erano eccitatissimi della novità. Al suo arrivo Agla era li ad aspettarlo per portarlo direttamente allo scavo. Durante il viaggio rimase silenziosa tutto il tempo, se non per qualche domanda di rito, forse pentendosi di aver invitato i tetraboli che yappavano e correvano irrefrenabili per tutto il veicolo, riempiendolo di peli. Dopo un pasto veloce a base di oomiceti in scatola e frem analcolico, Agla finalmente si aprì. "Lei professore mi chiedeva se ne avessimo trovati altri di quei fossili che sembrano manufatti, e la risposta è, tragicamente, no. Non riusciamo a capire perché. Lo strato in cui li abbiamo trovati è un sottilissimo straterello giusto sul limite C/S, anormalmente ricco di radioisotopi. Non ci sono ceneri o altre indicazioni di attività vulcanica, nè tracce di iridio che potrebbero far pensare a un meteorite. Non riusciamo a capire gli isotopi, non riusciamo a capire i fossili, non riusciamo a capire cosa portò al collasso ecologico. Abbiamo trovato qualche molare, ma sappiamo che il cenozoico era l'epoca dei mammiferi, che erano caratterizzati da quei denti. Una civiltà in grado di manipolare isotopi non sorge e scompare nel giro di pochi millenni, quindi la spiegazione è certamente altrove. Lo strato radioattivo è diffuso a tutto il pianeta, e anche questo è strano, forse compatibile solo con la caduta di un oggetto extraterrestre di natura sconosciuta, un qualche meteorite o cometa, di cui però non troviamo il cratere di impatto. Lei ha qualche idea?" "Avete dati sulla temperatura del periodo o sulla composizione dell'atmosfera?" "Qualcosa, dall'analisi dei pollini fossili sospettiamo fosse un periodo caldo, ma è difficile a dirsi. Pensavamo a un incremento della CO2, ma i dati non sono abbastanza solidi, lo strato di cui parliamo è veramente sottile. Sappiamo solo che prima di quello strato c'era una incredibile biodiversità, e subito dopo non c'era rimasto quasi più niente". "Uhm. Davvero un bel mistero. Qui dove siamo era terraferma o mare?" "Pensiamo che all'epoca ci fosse un arcipelago che faceva da ponte tra l'Africa e l'Europa, attraverso il Mediterraneo. Dovremmo essere su una delle isole, ma ovviamente lo schiacciamento dovuto alla deriva dei continenti ci ha portato in zona montagnosa. Tra qualche anno se gli inverni continuano a essere cosi freddi dovremo abbandonare lo scavo perché sarà coperto dal ghiacciaio".
Mentre Agla e Ga discutevano, camminando nella zona dello scavo, non si erano accorti che Zjin e Tzao si erano allontanati in preda all'entusiasmo, e si erano messi a scavare con le zampette in un angoletto remoto, probabilmente pensando che il professore li avesse portati in una lettiera gigante. Quando Ga si ricordò di loro, erano arrivati allo strato di calcarenite e riposavano esausti, acciambellati sulla roccia. Ga li prese teneramente con le seconde e le terze appendici toraciche, accarezzando orgoglioso i suoi pet con le quarte, ma Agla era saltata nel buco con grande agilità e aveva afferrato il martello da geologo che portava legato al sesto segmento. Uno, due, tre colpi bene assestati, e la roccia finalmente si spaccò lungo le linee di frattura. Quello che c'era all'interno li lasciò senza fiato.
"Cosa diamine è questo? Può essere una foglia?" Disse Ga. Agla fissava il fossile con gli occhi sgranati, tutti e quattro, senza parlare. "No professore", disse infine. "E' un altro tassello del nostro puzzle. Abbiamo trovato altri frammenti simili, ma mai niente di lontanamente così completo. E tutti i frammenti hanno questo stesso pattern, identico". "Sembra quasi tessuto", aggiunse Ga. "Un altro manufatto dei nostri misteriosi alieni comparsi e scomparsi dalla sera alla mattina? E a cosa sarebbe mai potuto servire un oggetto del genere?" "Professore, quali mammiferi avevano un cervello grande, al limite C/S?" "Mah, sicuramente i cetacei. Sarebbe compatibile con la nostra zona intertidale. Ma come avrebbero potuto manipolare un oggetto simile solo con la bocca?" "Niente altro?" "Uhm, c'erano diversi primati. Pochi in verità in questa zona, ma erano tutti quadrupedi". "Avrebbe potuto evolversi un primate completamente bipede, magari da Australopithecus?" "Avrebbe, ma come sarebbe arrivato qui? Il range di Australopithecus era limitato al centr'Africa. E soprattutto dovremmo trovare i resti della linea evolutiva". "Lei sa meglio di me professore che la serie dei fossili è incompleta. I molari che abbiamo trovato in questo strato però sono compatibili con un grosso primate". "Mah, ho i miei dubbi. E poi, cosa se ne sarebbe fatto un primate di un oggetto simile? No, impossibile, cerchiamo di rimanere con le appendici per terra. Sono sicuro che c'è una spiegazione alternativa a questo pattern simmetrico. Deve esserci. Perché l'alternativa, un primate cosi intelligente da creare manufatti simili, scheggiare selce, spargere isotopi in giro per il pianeta e spostare specie, scomparso in pochi millenni, sarebbe inaccettabile dalla comunità accademica. Agla, se vuole un consiglio fraterno, e glielo dico come se venissimo dallo stesso batch di uova, per la sua credibilità scientifica trovi una spiegazione alternativa, o la sua carriera e la sua reputazione potrebbero essere distrutte. Anzi, forse le conviene fare sparire questo fossile completamente per il momento. La nostra specie non è ancora pronta per accettare una ipotesi cosi campata per aria. L'idea di primati che modificano il pianeta e scompaiono senza lasciare tracce oltre a un immenso collasso ecologico è altrettanto credibile dell'idea di dinosauri che modificano il pianeta e causano l'estinzione di massa del limite K/T. Cerchiamo un'altra ipotesi credibile, e solo dopo mostriamo il fossile" "Si, professore, ha ragione, naturalmente", disse Agla, con un sospiro di rammarico, mentre portava il fossile nella sua tana per occultarlo.
To be continued...
February 14, 2021
Referendum sulla caccia? No, paradosso legislativo
Il 12/02/21 la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato l'annuncio per l'avvio della raccolta firme per un referendum per abrogare l'intera legge 157/92, "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio".
Da un lato gli animalisti esultano, dall'altro i cacciatori mugugnano, ma ahimè nè gli uni nè gli altri hanno capito bene di che si tratta e come stanno effettivamente le cose. Il mio intento, quindi, è di fare chiarezza, per due buoni motivi che spiegherò via via.
Mettetevi quindi comodi, che arriva lo spiegone.
Cosa dice la legge 157/92 che si vuole abrogare? La legge in questione, successivamente modificata da altre leggi, ma sostanzialmente nello spirito identica alle intenzioni dei legislatori di 30 anni fa, regola in Italia due aspetti contrapposti che sono stati intrecciati insieme in modo un pò artificioso.
Da un lato infatti la legge dice che "La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale". Bene, quindi è una legge a tutela della fauna selvatica.
Dall'altro lato però la stessa legge dice che: "L'esercizio dell'attività venatoria è consentito purché non contrasti con l'esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole". Quindi è anche la legge che consente l'attività venatoria, normandola.
Il problema è che se si eliminasse tutta la legge, da un lato verrebbe meno la possibilità di esercitare l'attività venatoria, e secondo chi scrive questo è un punto a favore, ma dall'altro le norme a tutela della fauna selvatica verrebbero anche spazzate via, e questo andrebbe in violazione di tutte le norme europee di tutela della fauna a cui l'Italia aderisce. Per esempio, l'articolo 1 comma 4 dice "Le direttive 79/409/CEE [...], 85/411/CEE [...] e 91/244/CEE [...], con i relativi allegati, concernenti la conservazione degli uccelli selvatici, sono integralmente recepite ed attuate nei modi e nei termini previsti dalla presente legge la quale costituisce inoltre attuazione della Convenzione di Parigi del 18 ottobre 1950, resa esecutiva con legge 24 novembre 1978, n. 812, e della Convenzione di Berna del 19 settembre 1979, resa esecutiva con legge 5 agosto 1981, n. 503".
Cancellare la legge di recepimento delle convenzioni di Berna e di Parigi sarebbe una roba degna di Trump, ma soprattutto sarebbe in violazione delle norme europee.
L'articolo 1 comma 5 dice anche che "Le regioni e le province autonome [...] provvedono ad istituire lungo le rotte di migrazione dell'avifauna [...] zone di protezione finalizzate al mantenimento ed alla sistemazione, conforme alle esigenze ecologiche, degli habitat interni a tali zone e ad esse limitrofi; provvedono al ripristino dei biotopi distrutti e alla creazione di biotopi
L'articolo 2 elenca tutte le specie protette e quelle particolarmente protette di mammiferi e uccelli. Protette contro qualsiasi cosa, dal collezionista al vandalo, e naturalmente al cacciatore. L'articolo 3 vieta l'uccellagione, il 4 regola le catture a scopo di studio, tipo l'inanellamento. L'articolo 5, finalmente, parla di caccia, e demanda quasi tutto alle regioni, il 6 demanda alle regioni la tassidermia, 7,8 e 9 parlano degli enti di controllo e delle funzioni amministrative. Dal 12 in poi si parla di caccia, come, dove e quando, i divieti, le norme, le sanzioni etc.
Insomma, è una legge complessa e contraddittoria, che indubbiamente avrebbe bisogno di essere superata da nuova legislazione. Ma in mancanza di questa, si può buttare via il bagno con tutto il bambino?
Facciamo una ipotesi. Supponiamo che un simile referendum possa passare (lasciamo perdere per ora eventuali problemi legati a superare la metà più uno dei votanti) e la legge 157 venga abrogata. A parte i recepimenti delle norme europee, cosa regolerebbe inanellamento, tassidermia, e la stessa definizione di fauna come patrimonio indisponibile dello stato? Sarebbe finalmente la mia occasione per adottare un paio di cervi e alcune dozzine di scoiattoli, dato che verrebbe a crearsi un "buco" legislativo in cui non ci sarebbe più regolamentazione. Niente caccia legale, ok, ma tutto il resto sulla base di cosa viene tutelato?
Nel dubbio ho chiesto a un esperto di diritto costituzionale, il professor Federico Pizzetti della Statale di Milano. Mi conferma che il quesito referendario è posto in modo tale che non si potrebbe neanche tornare alla legge precedente, la 968/77: " la abrogazione non comporta la reviviscenza della precedente disciplina". In pratica, rimarrebbe il buco.
Il professor Pizzetti solleva anche un altro problema, ovvero che, "molto probabilmente non sarà giudicato ammissibile". In pratica, dopo che si sono raccolte 500.000 firme in tre mesi in mezzo a una pandemia, il che è praticamente impossibile senza agganci politici, tutta la fatica di firmare è perfettamente inutile, perché la corte costituzionale molto probabilmente non riterrebbe il quesito referendario, cosi come è stato draconianamente posto, compatibile con la costituzione italiana. Il problema è che si controlla solo dopo la raccolta delle firme, quindi prima si firma, poi si butta via tutto.
Firmare quindi non solo sarebbe deleterio, ma anche perfettamente inutile, comunque la si pensi.
Ma allora, perché tutto questo? La richiesta referendaria è stata fatta da un gruppo animalista, il movimento “Ora Rispetto per tutti gli animali”, che sembra abbia nella manica altri 4 referendum analoghi. Non sempre gli animalisti sono lucidi, come quando liberano i visoni, ed è imperativo in quel caso prendere le distanze. D'altro canto neanche la classe politica di alcuni partiti pro-caccia è sempre lucida, e corre a strillare indignata sui giornali senza soffermarsi a ponderare di che si tratta, il che per un politico, che per definizione dovrebbe conoscere i processi legislativi, è ancora più grave che per un animalista, che al massimo fa perdere tempo alla corte costituzionale.
I cacciatori sono ormai una sparuta e anziana minoranza, e molti si chiedono se non sarebbe il caso di cessare questa attività pericolosa per i cittadini e deleteria per gli ecosistemi. Il problema è che ci sono i modi e i tempi per fare le cose. Questo ahimè non è un buon momento, tra la pandemia che rende difficile la raccolta delle firme, l'assenza totale di partiti con una sensibilità ambientale e le elezioni politiche nel 2023 (l'anno precedente non si possono depositare richieste di referendum, quindi andrebbe fatto tutto nel 2021). A questo aggiungiamo l'inerzia politica delle grandi associazioni ambientaliste, che non si sono mai mosse verso la riproposta di un referendum sulla caccia, ma sono attivissime quando devono cercare tesserati. Sarebbe arrivato forse il momento di mettere da parte gli orticelli e lavorare tutti insieme per il bene comune, e questo vale anche per quei cacciatori che affermano di tenerci all'ambiente: se ci tenete tanto, smettetela di spargere piombo e uccidere tutto quello che si muove, perché siamo tutti sullo stesso pianeta, che si muove nello spazio con una sesta estinzione di massa sul groppone.