Giulia Beyman's Blog, page 4

March 3, 2014

Quattro chiacchiere sul blog di Babette

Quattro chiacchiere sulla scrittura e sui suoi rituali, sui libri già scritti e quelli ancora da scrivere, su come e quando è nata la serie di Nora.

Grazie a Babette Brown per questa intervista e per la sua ricensione al mio libro.

Se vi fa piacere venite a bere una tazza di tè (virtuale) in nostra compagnia sul suo blog Babette legge per voi

    ciao

       Giulia





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Published on March 03, 2014 08:33

February 12, 2014

La strage di San Valentino

Per chi se lo stesse chiedendo, la strage in questione non è il famoso massacro compiuto da Al Capone a Chicago per sterminare la banda di Bugs Moran nel 1929. La strage di San Valentino di questo post è quella che ogni anno travolge, il 14 febbraio, le coppie di tutto il mondo (perlomeno di quella parte del mondo, occidentale e consumista, in cui qualcuno ha inventato la “festa degli innamorati”).
Mentre venditori di cioccolatini, fiorai, gioiellerie e varie, si illuminano in vista di uno dei pochi giorni dell'anno in cui quasi ogni uomo si ricorderà di portare un piccolo omaggio alla sua dolce metà, ed è uno straripare di cuori e di frasi da baci perugina da nauseare il più convinto tra i romantici, qualcosa di più drammatico si prepara. Perché se anche si parte da un 'In fondo queste feste sono una sciocchezza' o da un 'Perché dovrei dichiarare il mio amore solo un giorno all'anno, tra l'altro stabilito da qualcun altro?' alla fine si arriva quasi sempre a un piedino che batte nervosamente per gli auguri che non arrivano, a vaghe riflessioni sul fatto che l'anno prima c'era stato un tripudio di bigliettini e di regali che quest'anno non c'è o - peggio - al fatto che lui con la sua ex il San Valentino lo festeggiava e con noi no.
La verità è che le coppie scoppiano a San Valentino e persino chi è single - e anche un po' scettico - alla fine della giornata un pensierino ce lo fa lo stesso.
Sappiate, uomini, che ogni donna, anche la più intelligente ed impegnata, che vi dice che non gliene importa niente di queste banalità, apprezzerà comunque una cenetta romantica organizzata per l'occasione, un mazzo di fiori, un dolce a forma di cuore fatto da voi, un biglietto con le parole giuste.
E se anche vostra moglie, la vostra fidanzata, la vostra amante o compagna, di fronte alla vostra dimenticanza con un groppo in gola e il sorriso sul volto vi diranno "Non importa, amore”, non sentitevi sollevati. Perché quel San Valentino mancato saranno pronte a rinfacciarvelo alla prima occasione.
Quindi dategli giù di fantasia e, se possibile, non lesinate. Assolutamente vietati aspiravolvere, robot da cucina, quadri, ferri da stiro ultima generazione, pelouche o creme antirughe. Non state facendo regali a vostra madre o a vostra sorella! Trovate quel briciolo di romanticismo rimasto in qualche angolo recondito di voi. Anche un mazzo di fiori può andare bene, purché non sia il mazzetto striminzito che avete rimediato al semaforo cinque minuti prima del vostro appuntamento. Le donne queste cose le capiscono.E se proprio non sapete cosa regalarle, mettetevi in ascolto. Di sicuro - già da qualche giorno prima - passando davanti alle vetrine dei negozi lei troverà il modo di farvi capire cosa le piace. Una donna sa sempre dove un uomo non può arrivare. E se anche le porterete qualcosa che lei stessa ha scelto, ve ne sarà doppiamente grata. Perché finalmente saprà che la ascoltate mentre vi parla.
Per il principio che un vizio di forma il più delle volte nasconde un vizio di sostanza, alla fine quasi tutte le donne sono devote a San Valentino.
Mai, mai, credere che loro comprendano che il vostro amore non ha più bisogno di essere dichiarato.
A ben pensarci, per me che scrivo gialli, questo potrebbe essere il titolo per un nuovo libro: “L'uomo che non portò i fiori a sua moglie il giorno di San Valentino”.
Ovviamente si tratterebbe di un thriller, di cui non vi posso svelare il finale.

Ciao,     Giulia


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Published on February 12, 2014 06:43

January 16, 2014

Romanzi di suspense e molteplicità dei Punti di Vista

Amo i libri gialli. Ma, nello specifico, i miei preferiti sono i romanzi di suspense: una storia, un mistero da scoprire e la tensione per qualcosa di minaccioso che sta per accadere.Yves Reuter nel suo manuale “Il romanzo poliziesco” sottolinea che le caratteristiche principali di questo tipo di racconto sono tre:- un pericolo virtuale minaccia un personaggio con cui ci identifichiamo;- il pericolo è prossimo nel tempo e ben presto diviene noto;- il lettore ne sa più di tutti gli altri personaggi.
Sull'ultimo punto Reuter scrive ancora: “Molto spesso nei romanzi di suspense il narratore, non rappresentato nel testo, è onnisciente: conosce i pensieri e i sentimenti di tutti i personaggi, può passare senza alcun limite da un luogo o da un momento all'altro.” Così, “l'elemento che più di altri caratterizza questi romanzi è il continuo cambiamento di prospettiva, che è la causa della forma frammentaria che hanno certi testi fatti di molti capitoli brevi”.
Così, mentre nella maggior parte delle storie ciò che rende credibile il racconto è l'unitarietà del Punto di Vista, e cioè della prospettiva dalla quale la storia viene raccontata, nei romanzi di suspense questa prospettiva si frammenta. Nella maggior parte dei capitoli il Punto di Vista sarà quello del protagonista (il lettore deve amarlo, identificarsi nei suoi sentimenti e temere per lui!!), ma in altri l'autore potrà inserire nuove angolazioni attraverso cui guardare la storia e suggerire nuove informazioni aumentando la suspense per il pericolo incombente.
Mi piace che i diversi Punti di Vista dei vari personaggi si intreccino e alternino, e che il lettore possa così conoscere prima del protagonista il pericolo che lo minaccia. Uso anch'io questo tipo di costruzione nei miei romanzi. In fondo è questa la suspense. Sapere che qualcosa di terribile sta per accadere ed essere in apprensione per il nostro protagonista.

Perfetta la definizione che Alfred Hitchcock dà della suspense nella famosa intervista che Francois Truffault gli ha fatto: "La differenza tra suspence e sorpresa è molto semplice e ne parlo spesso (...) Noi stiamo parlando, c'è forse una bomba sotto questo tavolo e la nostra conversazione è molto normale, non accade niente di speciale e tutt'a un tratto: boom, l'esplosione. Il pubblico è sorpreso, ma prima che lo diventi gli è stata mostrata una scena del tutto normale, priva d'interesse. Ora veniamo alla suspence. La bomba è sotto il tavolo e il pubblico lo sa, probabilmente perché ha visto l'anarchico mentre la stava posando. Il pubblico sa che la bomba esploderà all'una e sa che è l'una meno un quarto - c'è un orologio nella stanza - : la stessa conversazione insignificante diventa tutt'a un tratto molto interessante perché il pubblico partecipa alla scena. Gli verrebbe da dire ai personaggi sullo schermo: 'Non dovreste parlare di cose banali, c'è una bomba sotto il tavolo che sta per esplodere da un momento all'altro'. Nel primo caso abbiamo offerto al pubblico quindici secondi di sorpresa al momento dell'esplosione. Nel secondo gli offriamo quindici minuti di suspence".
Non mi sembra ci siano molti romanzi di suspense con questa struttura - caratterizzata dalla molteplicità dei punti di vista - nella narrativa italiana. Ma forse sono io a non conoscerli.
Ho letto e leggo tutti i libri di Mary Higgins Clark, che credo sia una tra le migliori rappresentanti del romanzo di suspense. Ma per quanto la Higgins Clark sia un ottimo riferimento per chi voglia cimentarsi con questo genere, alcuni degli ultimissimi libri che ha scritto mi hanno messo in guardia su uno dei più grandi pericoli di questo tipo di struttura (e mi perdoni la “regina della suspense”...).Troppi punti di vista, troppi personaggi in primo piano, possono generare distacco nel lettore. Se la macchina è e rimane solo una macchina, se i personaggi - cioè - sono solo uno strumento del plot, il rischio che il lettore non venga coinvolto emotivamente nella storia è molto forte.
Ho già detto altrove quanto consideri importanti i protagonisti delle storie (Protagonisti & Co.). Perciò, nonostante l'adozione di differenti Punti di Vista credo che questo tipo di struttura non debba dimenticare mai l'importanza di un personaggio principale forte, che convogli a sé tutte le emozioni del lettore. Accanto a lui possono esserci co-protagonisti, mentori, personaggi-ombra... Altri - ma non troppo numerosi - comprimari a cui siano legati importanti snodi della trama. Ma l'equilibrio va dosato con cura.
Chiunque scriva sa che non ci si può mai sedere sugli allori. Si sperimenta e si studia, in continuazione. Ma è solo dagli errori, nostri o degli altri, che possiamo imparare e riaggiustare il tiro.
Con l'augurio che ci sia sempre un buon libro ad attendervi sul comodino
         Ciao            http://giuliabeyman.blogspot.com
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Published on January 16, 2014 06:35

January 13, 2014

La mia Torino magica

Guest post di Noemi Gastaldi

Vi solletica l'idea di partire alla ricerca del sacro Graal?
Venite qui a Torino.
Leggenda vuole, infatti, che la chiesa sulle rive del fiume Po, la Gran Madre di Dio, sia uno dei punti considerati di massimo interesse esoterico della città. Una delle due statue collocate a lato della grande scalinata, che rappresentano rispettivamente la Fede e la Religione, tiene in mano un calice e con lo sguardo pare indichi la direzione dove il mitico e immateriale Graal dovrebbe essere custodito, a Torino.

chiesa Gran Madre di Dio a Torino
Si tratta di una leggenda, certo.
Ma facendo qualche ricerca, ho scoperto che le "leggende" che coinvolgono Torino sono davvero tante, e per questo la mia città si merita tutta la sua fama di "città magica".
Non a caso, ci sono persino dei tour operator che organizzano visite guidate sui misteri di Torino.

La storia di Torino va indietro nel tempo per più di due millenni; basta pensare a Palazzo Madama, nato originariamente come porta romana e diventato col tempo fortezza medioevale e residenza sabauda.

Leggende e teorie di ogni tipo si rifanno a diversi periodi storici, a partire da una presunta fondazione di origini egizie, fino ad arrivare agli esoteristi attuali, che vedono in Torino la convergenza di molte linee energetiche, che conferiscono alla città la nomea di "capitale della magia bianca", assieme a Lione e Praga, nonché della "magia nera", con Londra e San Francisco.

Perché se accanto alla Gran Madre c'è il Graal, in Piazza Statuto si troverebbe invece la porta dell'inferno.
Va detto che tale piazza ospitava il patibolo, che venne poi spostato dai francesi all'incrocio tra corso Regina Margherita e Via Cigna (il rondò 'd la forca, appunto).
La Fontana del Frejus di Piazza Statuto, fu ideata dal conte Marcello Panissera, per ricordare l'inaugurazione dell'omonimo traforo; molti esoteristi sostengono che l'angelo, che sovrasta l'obelisco e sul cui capo è posto un pentagramma rovesciato, sia Lucifero, e che quindi in Piazza Statuto, proprio sotto la Fontana del Frejus, si trovi la porta dell'inferno.

Se a questo aggiungiamo che il museo egizio sembra essere luogo di frequentazione di vari fantasmi, quale città migliore di Torino, per ospitare i protagonisti del mio libro?
Chi ha letto il primo volume della saga “Oltre i confini”, si sarà accorto che i Viator, esseri umani in grado di visitare la faccia immateriale della realtà, sembrano essere più numerosi in alcune zone geografiche, piuttosto che in altre. E non è tutto: lo stesso ragionamento vale per spettri, spiriti e interferenze.

Ma nel secondo volume che ho appena pubblicato, “Il battito della Bestia”, verrà fatta luce su questa questione...


Oltrei i confini - Il battito della bestia - Possiamo parlarne?- le chiese la bimba nel cuore della notte.
Lucilla si svegliò e la vide: risplendeva nella stanza buia.
- Parlarne?- rispose trafelata, senza realizzare del tutto che uno spettro fatto di freddo e di rabbia le stesse gentilmente rivolgendo la parola.
- Ti ricordi di me?- Domandò ancora la Larius. - Anni fa ti chiesi di liberarmi. Ti chiesi di uccidermi. Ora non voglio più morire.-
- Tu sei già morta…- riuscì a dire la Viator.


Lucilla si risveglia dopo la battaglia, incredula, incapace di accettare l'idea che il mondo oltre i confini sia stato dissolto.
Ma le basterà trovare il coraggio di affrontare la situazione, per accorgersi che le due facce della realtà, simbionti e inscindibili, sono soltanto cambiate.

Potete trovare “Oltre i confini - Il battito della bestia” su Amazon


Noemi GastaldiNoemi Gastaldi è nata e cresciuta in provincia di Torino, città in cui attualmente risiede. Ama scrivere fin da quando era piccola, ma la sua prima pubblicazione risale al 2009, quando collabora al romanzo erotico-sentimentale “22 fiori gialli”, attualmente edito da Eroscultura. Nel 2011, affascinata dal mondo sommerso dell’arte indipendente, riprende in mano una vecchia bozza ideata anni prima e mette le basi per la saga “Oltre i confini”. Il primo volume della stessa, “Il tocco degli Spiriti Antichi“, viene autopubblicato nel novembre 2012. Il secondo volume, "Il battito della Bestia", viene autopubblicato nel gennaio 2014. L'uscita del volume conclusivo, è prevista nel 2015.



Nel ringraziare Noemi Gastaldi per questo guest-post 'magico', vi auguro buona lettura

    ciao
      Giulia http://giuliabeyman.blogspot.com
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Published on January 13, 2014 07:02

December 5, 2013

La mia protagonista Orfana e Guerriera

Per chiarire ogni dubbio fin dall'inizio, preciso che il riferimento di questo post è un libro utilissimo a chiunque si occupi di scrittura e, di conseguenza, abbia a che fare con quella parte coinvolgente e impegnativa che è la creazione di un personaggio.
Se non avete ancora letto L'eroe dentro di noi di Carol Pearson, fatelo. È un utile strumento di lavoro e uno spunto di riflessione quotidiana per tutti.

Ma per tornare a noi. Chiunque di voi abbia letto almeno uno dei miei libri e conosca la mia Nora, sa che ha avuto un'infanzia difficile, con un padre violento e una madre fragile. Sa che Nora ha affidato a suo marito il compito di farla sentire amata e protetta, che ha delegato a lui il timone della loro vita insieme. Insomma, stando agli archetipi raccontati ne L'eroe dentro di noi, la mia Nora è un'Orfana.

Leggo dal libro della Pearson: La storia dell'Orfano è quella del sentirsi impotenti, di anelare a un ritorno all'innocenza originaria, un'innocenza totalmente infantile, in cui a ogni nostro bisogno provvede una figura materna o paterna tutta amore. Con questo anelito si combina e contrasta un senso di abbandono, la sensazione che in qualche modo noi dovremmo vivere in un giardino, amati e al sicuro, e invece siamo scaraventati, orfani, nella giungla, preda di malviventi e di mostri. È la storia della ricerca di qualcuno che si prenda cura di noi, della riununcia all'autonomia e all'indipendenza per assicurarsi quella cura...

Ma chi conosce la mia Nora sa anche che la sua avventura come detective dilettante comincia con la morte del marito durante una rapina in banca. (Si tratta proprio dell'inizio di “Prima di dire addio”, quindi credo di non togliere nulla al lettore curioso di leggerlo.) Lui era non solo l'uomo della sua vita, ma anche quello che le permetteva di sentirsi amata e al sicuro. La sua 'comfort zone', insomma.

E allora? Cosa succede a Nora, rimasta sola e con un grave problema da risolvere?

Non voglio rivelare troppo del libro, ma per capire questo passaggio, torna utile quello che scrive ancora la Pearson: L'archetipo dell'Orfano è una condizione infida. Il suo superamento consiste nell'uscire dall'innocenza e dal rifiuto per imparare che la sofferenza, il dolore, l'indigenza e la morte fanno inevitabilmente parte della vita.

Tutto questo riguarda Nora molto da vicino (e direi anche molti di noi). E cos'è che Nora deve imparare? Che il mondo non è solo caduta negli inferi e assenza di un abbraccio caldo, mi viene da rispondere. Nora deve imparare a conoscere le sue risorse e la forza che ha dentro di sé, e che non ha mai sperimentato, attraverso quello che la Pearson definisce l'archetipo del Guerriero.

Nora vedova è la riprova che non è possibile affidare agli altri la soluzione dei nostri problemi.
Gli altri possono amarci e proteggerci, ma siamo noi i primi a dover prenderci cura di noi stessi.

Comincia così, con questo lutto di Nora, quello che gli addetti ai lavori chiamano 'arco di trasformazione' del personaggio. Essendo Nora una protagonista seriale, avrei potuto semplicemente farla lavorare come un 'eore catalizzatore', quel tipo di protagonista che non cambia, ma stimola il cambiamento negli altri personaggi che gli stanno intorno. Ma mi piace che abbia un'evoluzione attraverso i vari momenti della vita che attraversa da un libro all'altro.

Ho deciso di mettere la mia protagonista davanti a sfide che la riguardano personalmente. E così, in questo suo percorso, Nora è costretta ad incontrare un nuovo archetipo, quello del Guerriero

Sentite un po' cosa scrive la Pearson sul Guerriero: Questo archetipo serve a insegnarci a riconoscere il nostro potere e ad affermare la nostra identità nel mondo. Il potere può essere fisico, psichico, intellettuale e spirituale.

È questo il punto di arrivo di Nora? Sono costretta a chiedermelo, visto che sto scrivendo nuovi libri della serie. E la mia risposta è no. Lo stadio del Guerriero non è un punto di arrivo definitivo, né per lei né in nessun percorso di crescita individuale.

Quindi anche Nora, come capita a tutti noi in base alle difficoltà che la vita ci mette davanti, dovrà incontrare e scontrarsi con altri stadi di crescita. Quelli indicati dalla Pearson, attraverso gli archetipi-base, sono sei: l'Innocente, l'Orfano, il Martire, il Viandante, il Guerriero e il Mago. (Ma diventano dodici nel secondo volume della Pearson 'Risvegliare l'eroe dentro di noi')
Non un percorso lineare, ma fasi che si possono alternare in modo diverso in diversi percorsi di crescita e che possono, e devono, coesistere.

E allora, in base a tutto quello che ci siamo detti, come proseguirà il percorso di Nora? Chi la conosce sa che ha trovato un nuovo compagno e che questo compagno le ha chiesto di sposarlo. Su questa richiesta di matrimonio sto riflettendo molto. Ma sto cercando di farlo dal punto di vista di Nora. Cosa significa, per lei, a questo punto del suo percorso di crescita accettare di sposare il suo Steve?

È un passo in avanti o manca qualcosa, in mezzo, perché non sia un passo indietro?

Ma su questo vi aggiornerò appena (spero non molto) il mio nuovo libro sarà completato e la parola FINE metterà un punto - almeno temporaneo - ad ogni dubbio.
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Published on December 05, 2013 05:47

November 27, 2013

Pay What You Want Week

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To know more, take a look on my Official Author's Website


Enjoy your life and, even in the busiest days, keep reading

              Giulia


P.s. Feel free to share the “Pay What You Want Week” with your friends


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Published on November 27, 2013 03:41

November 7, 2013

Domande in cerca d'Autore: Momento dei saluti





Tutte le cose belle prima o poi finiscono. E così anche questo viaggio con i miei colleghi autori indipendenti è arrivato alla nona e ultima tappa.

Ad ospitarla, questa volta, è Noemi Gastaldi, che per le Domande in cerca d'Autore ci ha chiesto:




“Leggere è uno svago, certo, ma personalmente prediligo i libri che
abbiano qualcosa da dire: nel tuo narrato, c'è un messaggio particolare
che vorresti arrivasse al lettore?”


 

Se volete conoscere la mia risposta, e quella degli altri autori, fate un salto sul blog di Noemi Gastaldi 

 

Per chi volesse leggere domande e risposte anche degli appuntamenti
precedenti, qui sotto i link ai vari blog che hanno ospitato questa
seguitissima iniziativa degli autori indipendenti:

 


Che ruolo ha avuto l'ambientazione nella tua storia?



Qual è, secondo te, il personaggio più originale del tuo libro, quello che in qualche modo lo impreziosisce? Descrivilo.



Quale aspetto della tua storia ritieni sia particolare rispetto agli altri libri dello stesso genere?



Ricordi il momento preciso in cui è nata l'idea portante della tua storia? Raccontaci il come, il dove, il cosa o il perché.  

 



Cosa
faresti se per un attimo ti ritrovassi catapultato nella storia che hai
creato? Resisteresti all'impulso di intervenire o modificare qualcosa? 



Questo
libro l'hai scritto per poter far si che vendesse o hai sempre
preferito le tue idee e il tuo modo di scrivere piuttosto quello che
potrebbe piacere al lettore mainstream?




Tra i personaggi secondari ce n'è uno che ti ha aiutato più degli altri a scrivere il tuo racconto?





Ogni storia ha il suo inizio e alcuni di questi sono, a merito, divenuti famosi. Quanto 'sale' sei riuscito a mettere nell'incipit del tuo romanzo?









Come sempre, buona lettura!



                  Giulia









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Published on November 07, 2013 07:52

October 30, 2013

Autunno: tempo di cambiamenti


Parto da lontano.

Mio figlio ha una nuova scuola quest'anno. Potrei raccontarvi il perché di questo primo, e importantissimo, cambiamento, ma questo meriterebbe da solo un altro post su insegnamento, bambini, crescita, pedagogia. Un post, forse, solo sull'essere unico di ogni bambino.

Mi accontento di dire qui che la nuova scuola di mio figlio è una scuola steineriana e che credo che questo cambiamento valga tutti gli sforzi organizzativi che ci costa, anche solo  in termini logistici di spostamento.

Ci sono nuovi ritmi nelle nostre giornate e, nello stesso tempo, come conseguenza, più attenzione alle cose che facciamo.

Dover scegliere ci costringe sempre a comprendere quali cose siano le più importanti.

Tanto per cominciare, anche un po' per integrarci, un paio di sabati fa come tutti gli altri genitori insieme ai ragazzi e agli insegnanti abbiamo partecipato alla Festa d'Autunno della nuova scuola. Una colorata e gioiosa confusione con salsicce, caldarroste, mercatino, torneo di scacchi per i ragazzi, laboratori. Un momento bello da passare tutti insieme, per essere una comunità e festeggiare insieme un momento di passaggio.

Ecco. Proprio da qui è partita la mia riflessione. La nostra Festa d'Autunno e l'importanza di sottolineare un momento di passaggio.

Amo l'autunno, amo i suoi colori, la sua indolenza, la sua introversione. Amo questa stagione che da sempre per me, più del mese di gennaio, rappresenta l'inizio di un nuovo anno.

La scuola che ricomincia (la mia, quando ero una ragazza, e ora quella di mio figlio), i buoni propositi dopo le vacanze, la riorganizzazione del lavoro, i cambi di stagione negli armadi, i lavori in giardino, la voglia di una nuova intimità, .

L'autunno è un passaggio. Ed anche, spesso, un momento di cambiamento. Mettere da parte ciò che per noi non funziona più e seminare nuovi propositi, nuovi ritmi, nuove attività... Riorganizzare, insomma, il nostro giardino interiore.



In fondo è soprattutto questo che mi piace dell'autunno: la natura che comincia a mutare colore, gli alberi che si spogliano preannunciando l'eterno rito della vita e della morte. Foglie che cadono perché - a primavera - possano nascerne di nuove.

Ho tolto le erbacce e potato i rami secchi in giardino, alla fine della stagione calda, e questo è il risultato. Una pianta seminascosta che ad autunno è esplosa rigogliosamente e ha dato i suoi fiori migliori.





Ho iniziato già da qualche settimana i miei riti autunnali. La parola d'ordine è quella di viaggiare leggeri. Ho liberato finalmente il garage da oggetti inutili che conservavo da anni, ho fatto il cambio di stagione nell'armadio e ho dato via tutto quello che non serviva. 

Mi sono iscritta a Feldenkrais e ho fatto un elenco dei miei propositi per questo nuovo anno.

Sfrondare, e scegliere. Approfittare di questi momenti di passaggio per capire cosa conta veramente. Nelle nostre case. E nei nostri cuori.

Ho cambiato scuola a mio figlio. Ho cambiato le nostre abitudini e le mie prospettive pedagogiche. E questo sta cambiando un po' anche me.

Le cose non avvengono mai per caso. L'ho scritto più di una volta. E le necessità possono trasformarsi in un'occasione.

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Published on October 30, 2013 05:20

October 25, 2013

Domande in cerca d'Autore 8 - L'importanza dell'incipit

Il Vicolo Cannery a Monterey in California è un poema, un fetore, un rumore irritante, una qualità della luce, un tono, un'abitudine, una nostalgia, un sogno...



Oppure:



“Sulla collina mi attende... sulla collina mi attende...” Il verso ti gira in testa, come il solco rigato di un vecchio disco di pietra. “Sulla collina mi attende... sulla collina mi attende... E tornerò... tornerò o mi porterano ormai morto... a confondermi ancora con la terra...”



Quelli di “Cannery Row” di Steinbeck e “Galindez” di Montalbàn, l'ho scritto anche nella mia risposta a questa nuova tappa delle Domande in cerca d'autore, sono tra i miei incipit preferiti.



Sull'importanza dell'incipit in un romanzo hanno risposto anche tutti i miei colleghi, ospitati per questa ottava tappa sul blog di Isabel Giustiniani.



Per chi volesse leggere domande e risposte anche degli appuntamenti precedenti, qui sotto i link ai vari blog che hanno ospitato questa seguitissima iniziativa degli autori indipendenti:




Che ruolo ha avuto l'ambientazione nella tua storia?



Qual è, secondo te, il personaggio più originale del tuo libro, quello che in qualche modo lo impreziosisce? Descrivilo.



Quale aspetto della tua storia ritieni sia particolare rispetto agli altri libri dello stesso genere?



Ricordi il momento preciso in cui è nata l'idea portante della tua storia? Raccontaci il come, il dove, il cosa o il perché.  

 



Cosa
faresti se per un attimo ti ritrovassi catapultato nella storia che hai
creato? Resisteresti all'impulso di intervenire o modificare qualcosa? 



Questo
libro l'hai scritto per poter far si che vendesse o hai sempre
preferito le tue idee e il tuo modo di scrivere piuttosto quello che
potrebbe piacere al lettore mainstream?


Tra i personaggi secondari ce n'è uno che ti ha aiutato più degli altri a scrivere il tuo racconto?





Come sempre, buona lettura!



                  Giulia


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Published on October 25, 2013 04:01

October 14, 2013

Qual è il personaggio secondario che preferisci? Domande in cerca d'Autore 7

"Tra i personaggi secondari ce n'è uno che ti ha aiutato più degli altri a scrivere il tuo racconto?"



Con questa domanda di Pierluigi di Cosimo la nostra iniziativa delle Domande in cerca d'Autore è arrivata alla sua settimana tappa. Un bel pezzo di strada insieme.



A Pierluigi, intanto, non potevo non parlare di Susan Bley. Chi ha letto i miei libri sa che Susan è co-protagonista di Nora in “Luce dei miei occhi”.
Scrivere di lei è stata una vera sfida. Descrivere il mondo emotivo di una donna rimasta cieca a causa di un incidente d'auto che si trova davanti al dramma più grande di una madre, che è quello di scoprire che all'improvviso sua figlia è scomparsa nel nulla, non è stato facile.
Ho provato a camminare ad occhi chiusi a casa mia, in uno spazio che avrei dovuto conoscere bene e che all'improvviso mi era estraneo; ho cercato di immaginare come sarebbe stato cucinare, vestirmi da sola, accudire mio figlio... muovermi in strada senza sapere chi o cosa mi sarei trovata davanti.

Ho amato Susan e spero davvero di poterla ritrovare in un'altra storia.



Ma se nel frattempo volete conoscere meglio la mia risposta e sapere quale è stata quella dei miei colleghi, fate un salto sul blog di Pierluigi di Cosimo.



Per il 'riassunto delle puntate precedenti', potete invece consultare l'elenco delle domande e dei blog che le hanno ospitate qui sotto:




Che ruolo ha avuto l'ambientazione nella tua storia?



Qual è, secondo te, il personaggio più originale del tuo libro, quello che in qualche modo lo impreziosisce? Descrivilo.



Quale aspetto della tua storia ritieni sia particolare rispetto agli altri libri dello stesso genere?



Ricordi il momento preciso in cui è nata l'idea portante della tua storia? Raccontaci il come, il dove, il cosa o il perché.  

 



Cosa faresti se per un attimo ti ritrovassi catapultato nella storia che hai creato? Resisteresti all'impulso di intervenire o modificare qualcosa? 


Questo libro l'hai scritto per poter far si che vendesse o hai sempre preferito le tue idee e il tuo modo di scrivere piuttosto quello che potrebbe piacere al lettore mainstream?



   Come sempre, buona lettura!

Per la prossima tappa vi aspettiamo sul blog di Isabel Giustinianihttp://giuliabeyman.blogspot.com
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Published on October 14, 2013 06:07