Sacha Naspini's Blog, page 5
September 21, 2013
IL CANILE – Recensione a cura di Gordiano Lupi
Il canile, nero e torbido, sembra la sceneggiatura di un film di Tarantino, eccessivo e tagliente, scritto con lo stile dei migliori narratori horror statunitensi.
Gordiano Lupi
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KULT Underground
LA FOLLA.it
LIBEROLIBRO
SIGNORA DEI FILTRI
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September 5, 2013
Mantova, 6 settembre 2013 – READING NOIR
Mantova, 6 settembre 2013. Marco Piva dei Corpi Freddi (Corpifreddi.blogspot.com) conduce la serata READING NOIR. Per l’occasione ci sarà una lettura da Le nostre assenze. A seguire, in anteprima l’incipit del nuovo romanzo, presto in libreria: IL GRAN DIAVOLO (Rizzoli). Dalle 21.00, presso la libreria IBS. Il programma:
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August 1, 2013
Lucca Summer Festival – NEIL YOUNG & CRAZY HORSE
Questo post si attacca alla coda di quello che ho scritto in merito alla diretta web del 19 luglio, sul concerto di Mark Knopfler (che potete vedere qui). Perché poi è successo ancora. Il 25 sono tornato a Lucca. Il nome in calendario era questo: NEIL YOUNG AND THE CRAZY HORSE.
Ho dovuto aspettare una settimana esatta prima di scrivere questo pezzo. Non è facile restituire un’eco di quella serata, perché tuttora ci sono tante, troppe spie accese. La sensazione che continuo a portarmi addosso è di essere stato stuprato bene. Insomma, una sera qualunque ti ritrovi in Piazza Napoleone, a Lucca. È un caldo bestia. A un certo punto arriva Neil Young e assisti a una cosa che ti graffia la schiena, dal primo all’ultimo secondo. Poi se ne va e tu rimani lì, spaccato in due, come una puttana usata. Vorresti metterti a frignare, urlare di voler tornare immediatamente in quel posto strapieno di roba elettrica. Intanto ti incammini verso la macchina, unendoti alla migrazione di diecimila teste che come te incedono col passo del deportato e l’anima assaltata che si ricompone a poco a poco. Prima di incolonnarmi verso l’autostrada sono sceso nel parco, ho pisciato nel canale che gira intorno alle mura. Di colpo c’era silenzio. I grilli, le raganelle. Ho guardato la luna. Poi ho detto a voce alta: «Porcatròia». Col tono ingolato che chiunque userebbe dopo una scopata epica, di quelle che lasciano ustioni da sfregamento.
È inutile stare qui a fare una panoramica sul personaggio. Però non mi dispiacerebbe se quest’articolo arrivasse sotto gli occhi di un ragazzino contemporaneo (nel caso, vai a farti una passeggiata da queste parti. Ci trovi tanta Storia e bauli che sbordano note e parole. Ci trovi umanità a palate. Quella bella, spesso sporca. Onesta).
L’arrivo al Lucca Summer è stato perfetto. Provvisto del magnifico pass “All Areas” ho cominciato subito a ficcarmi nel backstage. Stavolta ero preparato. Infatti già cominciava a girarmi per la testa un certo “piano” (vedrete, più avanti). E trovate in coda a questo testo tutte le foto, comprese quelle di alcuni incontri che ho fatto durante l’attesa, mentre la piazza si riempiva.
Ah, chiedo venia: durante la diretta web ho sbagliato il nome del gruppo di supporto a oltranza. I DEVENDRA BANHART, che io ho ribattezzato VENENDRA, tanto che ormai, se li devo dire, li chiamo così. Bellini. Ma sono sincero: non li ho degnati di grandissima attenzione, perché già scarrozzavo in lungo e in largo. Era ganzissimo lanciare parole e immagini per vederle comparire quasi in contemporanea sugli schermi giganti. Poi è arrivato il momento. Ho scritto questo twitt:
si muove roba sul palco del #luccasummer – #neilyoung, vieni e ingravidami forte
Poi, qualche minuto dopo:
#neilyoung è qui. ciao
Come dicevo sopra, non lo so come si fa a spiegare quella cosa che ti prende quando d’un tratto vedi comparire una specie leggenda. C’è un cortocircuito, e il paradosso: la musica passa in secondo piano. In automatico partono una marea di link che covavi nel sottopelle da sempre. Un mucchio di significati che di colpo vedi incarnati in un uomo solo, con la sua storia pazzesca, che un po’ ha contribuito a fare anche la tua. Ora lo vedi lì, vero. Quasi normale. E giù con tonnellate di sgomento.
Neil Young aveva già cominciato le sue lunghe cavalcate elettriche. Con lui, il gruppo storico: i CRAZY HORSE. Billy Talbot, Ralph Molina, Poncho Sampedro. A un certo punto m’è presa la frenesia. Mi sono detto: “Io ci provo, al limite mi prendo qualche botta forte”. E mi sono mosso.
Niente, volevo andare su quel palco.
Volevo vedere cosa si prova a camminare con i giganti.
Vi risparmio le peripezie (materiale che resta vivo per i racconti, senza dubbio), ma sappiate che alla fine ce l’ho fatta. Il 25 luglio, a un certo punto della serata, mi sono ritrovato sul palco del Lucca Summer, nascosto dietro una delle casse di Neil Young, accanto alla batteria. E per un po’ me ne sono stato lì, come un imbucato su un treno merci, a correre a quella velocità. Intanto rubavo qualche scatto.
Quando sono tornato giù, mi tremavano un po’ le gambe. Sono tornato veloce in mezzo al casino per guardare il concerto in pace, senza l’apprensione di mani rudi che di colpo potevano prendermi per una spalla, buttandomi fuori a pedate. Ho lanciato questo twitt, con foto:
e niente. ecco #neilyoung dal palco
Ne metto altri, tra quelli che ho scritto dopo:
#neilyoung passeggia sul palco, voce armonica e chitarra. e ci s’inginocchia tutti al #luccasummer
sul palco del #luccasummer c’è un vecchiaccio che suona il piano e canta come un ventenne distrutto
gente su gente colta da sindrome e che sviene strapiena di bellezza mentre #neilyoung fa qualche assolo al #luccasummer
#neilyoung, dammi ancora tanto sporco, per piacere
Ma prima dell’ultimo pezzo sono corso di nuovo nel backstage, perché volevo vederlo ancora da vicino. Mi sono unito all’applauso che gli organizzatori gli hanno fatto. Neil Young è passato veloce, serrato dalle guardie del corpo. Invece i Crazy Horse si sono soffermati un attimo di più. Specie Poncho, sempre strapieno di sorrisi, proprio come raccontano. Poi sono andati. E noi lì, come delle signorine usate, appunto. Gocciolanti. Le mutande ancora agganciate a una caviglia.
#neilyoung m’è passato a un metro e non m’ha portato con sé. stronzo
Devo ancora ringraziare Giampaolo Simi e Enrico D’Alessandro per avermi coinvolto in queste due esperienze indimenticabili (sappiate che sono già pronto ad assediare il Lucca Summer, il prossimo anno). Intanto ecco le foto promesse. Mettete questa mentre le scorrete: http://www.youtube.com/watch?v=XkSUSf_CYNI
S.
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July 23, 2013
Lucca Summer Festival – MARK KNOPFLER
Un giorno Giampaolo Simi mi scrive questo messaggio: «Sacha, ti va di fare il live twitting di una serata al Lucca Summer?». (Leggete quest’articolo e capirete quanto siano enormi i miei ringraziamenti per il buon Simi, che ha scelto di reclutare anche me)
Ecco com’è andata. E inutile dire le palpitazioni mentre scorrevo il calendario degli eventi sul sito del Festival. C’erano nomi tipo Sigur Rós, Nick Cave, Neil Young, i Litfiba della Trilogia, Leonard Cohen, The Killers, Earth Wind & Fire, Mark Knopfler.
Già, Mark Knopfler.
Il 19 luglio.
Non mi fa per niente voglia di mettermi qui a stendere qualche pagina “da scrittore”. Invece mi preme raccontare quella giornata un po’ come se fossimo al bar – insomma, l’amico che ha fatto un viaggetto, ti mostra qualche foto, ci butta sopra parole alla rinfusa con gli occhi ancora accesi, cercando di trasmetterti una vibrazione di quell’avventura. Ci provo.
Il primo twitt è stato questo:
#LuccaSummer - Il palco c’è
Lucca, Piazza Napoleone. Il sole a picco – ma alle spalle della città un bel grumo di nuvoloni spessi, che non hanno mai smesso di brontolare. E tu lì, con un pass che ti dà accesso a tutte le aree del Festival. Tutte. Sicché come fai a non arraparti. Perché alla fine si tratta di questo: poter ficcare il naso un po’ ovunque, senza che nessuno ti dica niente, a patto di non intralciare i lavori. Dopo il primo giro guidato (con Enrico D’Alessandro, uno degli organizzatori che saprò ringraziare adeguatamente più avanti), mi sono subito ficcato nel backstage. E dove sennò.
Ma qui devo prima puntualizzare una cosa: Mark Knopfler.
Quando ho saputo che avrei dovuto fare il “report” di questa giornata, mi si sono accese un milione di spie. Roba di quando ero ragazzo, e che a tratti si è riproposta nel corso degli anni, cambiando forma, come è normale. Intendo i Dire Straits. Intendo quei dischi che a un certo punto dell’adolescenza ti si appiccicano addosso, e te li trascini dietro. Penso a Communiqué, Making Movies, Brothers in Arms, On Every Street… Insomma, ce li avevo tutti. Tanti pezzi di Knopfler hanno marchiato a fuoco bei fotogrammi. La sua intimità potente. La sua chitarra.
Insomma, tanto per provare a dirvi che tipo d’anima mi si muoveva. Metto qui le parole di Douglas Adams, perché lo dice in un modo spettacolare: «Mark Knopfler ha la straordinaria capacità di far emettere alla sua Schecter Custom Stratocaster dei suoni che paiono prodotti dagli angeli il sabato sera, quando sono esausti per il fatto di essere stati buoni tutta la settimana e sentono il bisogno di una birra forte».
L’ho seguito anche dopo, da solista. A sprazzi, perdendolo e ritrovandolo. Di Privateering (l’ultimo) avevo ascoltato qualche pezzo. In vista del concerto me lo sono fumato. E insomma, Knopfler è sempre Knopfler, non ci sono cazzi.
Il backstage è un luogo in subbuglio. Ci sono i due tir della produzione, le casse con gli strumenti. C’è la sala video del Lucca Summer e nella corte interna l’area catering, l’accesso ai camerini… È da queste parti che ho conosciuto gli “abitanti del sottopalco”. Tra racchettoni, generatori e macchinari alieni, ecco una fila di amache. Gente che gira il mondo al seguito di Markone, e che dopo il lavoro si rintana là sotto.
#luccasummer – i sotterranei del backstage: spie e amache #knopfler http://instagram.com/p/b8_VsDOtYu/
C’è la prova dei suoni. Piazza Napoleone è aperta e i passanti si attaccano alle transenne, con la speranza di vedere l’artista: niente. Un pre-registrato si alza per un momento: la sua voce, inconfondibile. I livelli vengono posizionati. E ciao, tutto torna a tacere.
Mi viene detto che Mark Knopfler è schivo, difficilmente mi verrà data la possibilità di incontrarlo da vicino, magari per un’intervista lampo, e così sarà. Ma assisto all’intervista del tecnico responsabile delle sue chitarre: Tom TC Calcaterra.
Ecco il video: http://www.youtube.com/watch?v=FieBMLUWs2Q
E tutt’intorno pezzi di Knopfler, sparsi ovunque. Troverete alla fine di questo post una bella carrellata di foto dei vari momenti e dei vari ambienti: ancora backstage, il palco in attesa. La calma improvvisa della piazza chiusa al pubblico. La frenesia dei ragazzi che si accalcano ai cancelli, fino all’invasione. L’energia che sale, con questa cosa un po’ magica dei concerti con i nomi grossi: l’impressione che aleggi qualcosa di bello. Uno un po’ poeta potrebbe perfino scrivere che è palpabile l’anima del tale artista che sta per salire sul palco: svolazza, risuona. Ma io non sono poeta, sicché non lo scrivo.
Invece due parole le voglio spendere per il mio incontro con Giampaolo Simi. Incontro fisico, mai avvenuto prima. E mai avrei detto che sarebbe successo per la prima volta nella “Tribuna Vip” di un concerto. Eccoci qui:
Poi è arrivato il momento. Appena Mark Knopfler si è manifestato sul palco, la sensazione è stata più o meno questa: lo stordimento. E un pensiero deficiente, tipo “Ma allora esiste davvero”. Ecco la prima cosa che ho detto su twitter:
è arrivato Mark #Knopfler al #luccasummer – ciao http://instagram.com/p/b9ZmiKOtVY/
Ci trovate anche un breve video dell’apertura.
Dopo è successa un’ora e mezzo di musica. Forse non ha grande senso che riporti ogni singolo attimo. Probabilmente basta qualche twitt, tra quelli che ho lanciato:
#MarkKnopfler – il plettro? roba che interrompe il discorso delle vene, tra il corpo e le cordacce
Mark #Knopfler – stronzo. Non mi dovevi fare la due del disco rosso (così la chiamavamo, tanto tempo fa)
Mark #Knopfler sta facendo la geografia della musica – #LuccaSummer
tiè. fatti un’idea di cosa è piazza Napoleone, ora. mentre Markone #Knopfler suona due cose – #luccasummer pic.twitter.com/b0E47yV0U4
@GiampaSimi – m’ha piantato un Mi in mezzo allo sterno a martellate
Mark #Knopfler prende la Gibson e leva le mutande a 10.000 persone
Mark #Knopfler faceva finta che fosse finito – #luccasummer http://instagram.com/p/b9kTy-utXT/
e poi è finito davvero. un imperiale Mark #Knopfler. domani scrivo un coso – #luccasummer http://instagram.com/p/b9lSTKutYy/
Il dopo concerto è stato frenetico: subito a registrare un pezzo, con le impressioni a caldo, insieme a Giampaolo. Pezzo che mi tocca mettere qui, con un debito post-it per il sottoscritto: “La prossima volta, stai fermo col vinello bianco – poi quando devi chiacchierare davanti a una telecamera sembra che t’è esploso un canile nel cervello”.
Ecco il video (tramite il quale, tra l’altro, ancora una volta mi convinco di quanto siano più adatte per me le parole scritte, invece di quelle parlate. Che poi faccio sempre la figura del cazzone):
http://www.youtube.com/watch?v=q4ByeinVA_g
Naturalmente devo ringraziare Giampaolo Simi, che mi ha coinvolto in questa magnifica esperienza. Ringrazio poi Enrico D’Alessandro (www.dalessandroegalli.com), per la disponibilità e la gentilezza. E tutto lo staff del Lucca Summer Festival (www.summer-festival.com). Ringrazio Eleonora, la mia assistente intima e personale (così la chiamo anche nelle giornate normali): gran parte delle foto che trovate sotto sono sue.
Grazie davvero. Mi è piaciuto essere una piccola voce in mezzo alla folla, con q
uesto compito: cercare di restituire l’atmosfera che si respirava in Piazza Napoleone e dintorni. Poi è stato bello questo messaggio, due giorni dopo:
E quindi chissà. Forse tra poco scrivo un altro post. Intanto, ecco di seguito gli scatti promessi. Mentre li guardate, magari tenete di sottofondo questa: http://www.youtube.com/watch?v=amVqlbGBHbw
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Lucca Summer Festival – MARK KNOPFLER (un “report”. tipo)
Un giorno Giampaolo Simi mi scrive questo messaggio: «Sacha, ti va di fare il live twitting di una serata al Lucca Summer?». (Leggete quest’articolo e capirete quanto siano enormi i miei ringraziamenti per il buon Simi, che ha scelto di reclutare anche me)
Ecco com’è andata. E inutile dire le palpitazioni, mentre scorrevo il calendario degli eventi sul sito del Festival. C’erano nomi tipo Sigur Rós, Nick Cave, Neil Young, i Litfiba della Trilogia, Leonard Cohen, The Killers, Earth Wind & Fire, Mark Knopfler.
Già, Mark Knopfler.
Il 19 luglio.
Non mi fa per niente voglia di mettermi qui a stendere qualche pagina “da scrittore”. Invece mi preme raccontare quella giornata un po’ come se fossimo al bar – insomma, l’amico che ha fatto un viaggetto, ti mostra qualche foto, ci butta sopra parole alla rinfusa con gli occhi ancora accesi, cercando di trasmetterti una vibrazione di quell’avventura. Ci provo.
Il primo twitt è stato questo:
#LuccaSummer - Il palco c’è
Lucca, Piazza Napoleone. Il sole a picco – ma alle spalle della città un bel grumo di nuvoloni spessi, che non hanno mai smesso di brontolare. E tu lì, con un pass che ti dà accesso a tutte le aree del Festival. Tutte. Sicché come fai a non arraparti. Perché alla fine si tratta di questo: poter ficcare il naso un po’ ovunque, senza che nessuno ti dica niente, a patto di non intralciare i lavori. Dopo il primo giro guidato (con Enrico D’Alessandro, uno degli organizzatori che saprò ringraziare adeguatamente più avanti), mi sono subito ficcato nel backstage. E dove sennò.
Ma qui devo prima puntualizzare una cosa: Mark Knopfler.
Quando ho saputo che avrei dovuto fare il “report” di questa giornata, mi si sono accese un milione di spie. Roba di quando ero ragazzo, e che a tratti si è riproposta nel corso degli anni, cambiando forma, come è normale. Intendo i Dire Straits. Intendo quei dischi che a un certo punto dell’adolescenza ti si appiccicano addosso, e te li trascini dietro. Penso a Communiqué, Making Movies, Brothers in Arms, On Every Street… Insomma, ce li avevo tutti. Tanti pezzi di Knopfler hanno marchiato a fuoco bei fotogrammi. La sua intimità potente. La sua chitarra.
Insomma, tanto per provare a dirvi che tipo d’anima mi si muoveva. Metto qui le parole di Douglas Adams, perché lo dice in un modo spettacolare: «Mark Knopfler ha la straordinaria capacità di far emettere alla sua Schecter Custom Stratocaster dei suoni che paiono prodotti dagli angeli il sabato sera, quando sono esausti per il fatto di essere stati buoni tutta la settimana e sentono il bisogno di una birra forte».
L’ho seguito anche dopo, da solista. A sprazzi, perdendolo e ritrovandolo. Di Privateering (l’ultimo) avevo ascoltato qualche pezzo. In vista del concerto me lo sono fumato. E insomma, Knopfler è sempre Knopfler, non ci sono cazzi.
Il backstage è un luogo in subbuglio. Ci sono i due tir della produzione, le casse con gli strumenti. C’è la sala video del Lucca Summer e nella corte interna l’area catering, l’accesso ai camerini… È da queste parti che ho conosciuto gli “abitanti del sottopalco”. Tra racchettoni, generatori e macchinari alieni, ecco una fila di amache. Gente che gira il mondo al seguito di Markone, e che dopo il lavoro si rintana là sotto.
#luccasummer – i sotterranei del backstage: spie e amache #knopfler http://instagram.com/p/b8_VsDOtYu/
C’è la prova dei suoni. Piazza Napoleone è aperta e i passanti si attaccano alle transenne, con la speranza di vedere l’artista: niente. Un pre-registrato si alza per un momento: la sua voce, inconfondibile. I livelli vengono posizionati. E ciao, tutto torna a tacere.
Mi viene detto che Mark Knopfler è schivo, difficilmente mi verrà data la possibilità di incontrarlo da vicino, magari per un’intervista lampo, e così sarà. Ma assisto all’intervista del tecnico responsabile delle sue chitarre: Tom TC Calcaterra.
Ecco il video: http://www.youtube.com/watch?v=FieBMLUWs2Q
E tutt’intorno pezzi di Knopfler, sparsi ovunque. Troverete alla fine di questo post una bella carrellata di foto dei vari momenti e dei vari ambienti: ancora backstage, il palco in attesa. La calma improvvisa della piazza chiusa al pubblico. La frenesia dei ragazzi che si accalcano ai cancelli, fino all’invasione. L’energia che sale, con questa cosa un po’ magica dei concerti con i nomi grossi: l’impressione che aleggi qualcosa di bello. Uno po’ poeta potrebbe perfino scrivere che è palpabile l’anima del tale artista che sta per salire sul palco: svolazza, risuona. Ma io non sono poeta, sicché non lo scrivo.
Invece due parole le voglio spendere per il mio incontro con Giampaolo Simi. Incontro fisico, mai avvenuto prima. E mai avrei detto che sarebbe successo per la prima volta nella “Tribuna Vip” di un concerto. Eccoci qui:
Poi è arrivato il momento. Appena Mark Knopfler si è manifestato sul palco, la sensazione è stata più o meno questa: lo stordimento. E un pensiero deficiente, tipo “Ma allora esiste davvero”. Ecco la prima cosa che ho detto su twitter:
è arrivato Mark #Knopfler al #luccasummer – ciao http://instagram.com/p/b9ZmiKOtVY/
Ci trovate anche un breve video dell’apertura.
Dopo è successa un’ora e mezzo di musica. Forse non ha grande senso che riporti ogni singolo attimo. Probabilmente basta qualche twitt, tra quelli che ho lanciato:
#MarkKnopfler – il plettro? roba che interrompe il discorso delle vene, tra il corpo e le cordacce
Mark #Knopfler – stronzo. Non mi dovevi fare la due del disco rosso (così la chiamavamo, tanto tempo fa)
Mark #Knopfler sta facendo la geografia della musica – #LuccaSummer
tiè. fatti un’idea di cosa è piazza Napoleone, ora. mentre Markone #Knopfler suona due cose – #luccasummer pic.twitter.com/b0E47yV0U4
@GiampaSimi – m’ha piantato un Mi in mezzo allo sterno a martellate
Mark #Knopfler prende la Gibson e leva le mutande a 10.000 persone
Mark #Knopfler faceva finta che fosse finito – #luccasummer http://instagram.com/p/b9kTy-utXT/
e poi è finito davvero. un imperiale Mark #Knopfler. domani scrivo un coso – #luccasummer http://instagram.com/p/b9lSTKutYy/
Il dopo concerto è stato frenetico: subito a registrare un pezzo, con le impressioni a caldo, insieme a Giampaolo. Pezzo che mi tocca mettere qui, con un debito post-it per il sottoscritto: “La prossima volta, stai fermo col vinello bianco – poi quando devi chiacchierare davanti a una telecamera sembra che t’è esploso un canile nel cervello”.
Ecco il video (tramite il quale, tra l’altro, ancora una volta mi convinco di quanto siano più adatte per me le parole scritte, invece di quelle parlate. Che poi faccio sempre la figura del cazzone):
http://www.youtube.com/watch?v=q4ByeinVA_g
Naturalmente devo ringraziare Giampaolo Simi, che mi ha coinvolto in questa magnifica esperienza. Ringrazio poi Enrico D’Alessandro (www.dalessandroegalli.com), per la disponibilità e la gentilezza. E tutto lo staff del Lucca Summer Festival (www.summer-festival.com). Ringrazio Eleonora, la mia assistente intima e personale (così la chiamo anche nelle giornate normali): gran parte delle foto che trovate sotto sono sue.
Grazie davvero. Mi è piaciuto essere una piccola voce in mezzo alla folla, con q
uesto compito: cercare di restituire l’atmosfera che si respirava in Piazza Napoleone e dintorni. Poi è stato bello questo messaggio, due giorni dopo:
E quindi chissà. Forse tra poco scrivo un altro post. Intanto, ecco di seguito gli scatti promessi. Mentre li guardate, magari tenete di sottofondo questa: http://www.youtube.com/watch?v=amVqlbGBHbw
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July 18, 2013
IL MOMENTO DEL DISTACCO su MA SE DOMANI
July 10, 2013
RADIO 105 – Il momento del distacco (Guanda)
dalla puntata del 9 luglio 2013 - a cura di Chiara Beretta Mazzotta
ASCOLTA LA PUNTATA
Il momento del distacco. Nove racconti italiani, a cura di Alessandro Greco, Guanda, p. 232 (16 euro) anche in ebook
Chi mi conosce un poco lo sa, io adoro i racconti! Eccone qui nove costruiti intorno al tema del “distacco”. E lo scheletro in copertina suggerisce che il distacco in questione altro non è che la morte. I nove scrittori italiani – tra cui Vichi, Biondillo, Morozzi, De Giovanni… – se la devono così vedere con una faccenda alquanto delicata. Ed ecco che la morte assume diverse facce e significati: perdita, destino beffardo, contrappasso diabolico, consolazione… meraviglioso Il canile il racconto di Sacha Naspini, forse il più ruvido e disturbante. E come scrive Elisabetta Bucciarelli: “Si arriva al punto dove siamo per via di un prima. Ma anche il prima si esaurisce e allora qualcosa ci spinge inesorabilmente da un’altra parte”. Ecco una raccolta da non perdere per tutti quelli che amano attraversare i confini.
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June 29, 2013
Accènti – Livorno, 20.06.2013
Le foto
Il video
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June 24, 2013
TOSCANI MALEDETTI su Il Tirreno
DEMIAN – IL PROMO UFFICIALE
Da oggi DEMIAN ha un PROMO UFFICIALE
Lo ha ideato, scritto, diretto, girato Antonio Lorenzo Falbo
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