Sacha Naspini's Blog, page 2

June 26, 2014

IL GRAN DIAVOLO – Recensione a cura di Federica D’Ascani

Il Gran Diavolo di Sacha Naspini – LEGGI LA RECENSIONE


Giovanni De Medici, ultimo Capitano di Ventura. Il Gran Diavolo, un eroe italiano per molti, un arrogante mercenario per altri. Giovanni De Medici, un nome che evoca rigore, rispetto, battaglia. È questo ciò che balena, negli ultimi istanti di presenza tra le fila dell’esercito delle Bande Nere, nella mente del Serparo Marsicano. Negromante, santone, soldato ma anche inquietante indovino mediante le sue bisce, come le apostrofa l’Aretino tra i suoi scritti, il serparo di Cucullo sembra essere nato per servire quel Capitano e la sua stirpe. Un tempo aveva creduto di dover preservare la sua discendenza, mediante progenie, in modo di tramandare la sua sapienza e le sue ricette occulte, frutto di secoli di studi da parte dei suoi avi, non ultimo suo padre. Ma il tempo delle riflessioni è terminato e forse il fato ha avuto in serbo per lui un destino ancora più grande e glorioso. Giovanni De Medici sta morendo, ferito vilmente dalle armi del D’Este, e le Bande Nere sono allo sbando, consce del tradimento di qualcuno tra di loro ai danni del loro mentore, protettore, comandante, genitore amorevole. Giovanni De Medici fu tutto questo? Fu altro, fu qualcosa di grande, di maestoso, di ignobilmente accattivante per le fiere mercenarie ai suoi ordini.
ROMANZO

ROMANZO


Sacha Naspini ripercorre, dalla gioventù, le gesta, prodezze e nefandezze, dell’ultimo Comandante di Ventura che l’Italia conobbe negli ultimi anni tumultuosi del Rinascimento, periodo che in effetti conobbe il suo termine proprio quando le truppe spagnole e tedesche saccheggiarono Roma, evento che probabilmente avvenne proprio per la dipartita del Medici. Con la solita maestria nell’interpretare l’animo umano, nonostante questo sia proprio di un contesto sociale e culturale di molti secoli addietro, Naspini trasporta il lettore nei campi di battaglia, nella mente del condottiero, tra le fila dei soldati rudi e meschini, mettendolo a parte di retroscena, seppur romanzati, che la storia ha teso a nascondere lungamente per non evidenziare quanto vile sia stata gran parte di quella società che avrebbe costituito, poi, l’Italia per come la conosciamo. Intrighi, giochi di potere, uomini utilizzati come pedine di una scacchiera vivente, le guerre erano all’ordine del giorno e la confusione dei tumulti frequenti in suolo italico si evince perfettamente dalle righe che con sapienza Sacha verga per il lettore ignaro. Troppo spesso i romanzi storici narrano di episodi conosciuti, triti e ritriti, sezionati con puntualità chirurgica da dar noia tanto che la prima bellezza del Gran Diavolo è proprio il sapersi discostare dalla moda e indagare oltre, in altri contesti storici forse più interessanti. Il lettore è quasi costretto a studiare il periodo descritto, cercando quanto del romanzo lasci spazi alla fantasia e quanto del narrato risponda a verità. Stupendi i dialoghi tra i soldati, quasi che il Naspini fosse stato presente e si fosse trasformato in semplice cronista di eventi, quasi che l’Aretino, in fondo, si trattasse del suo alter ego. Le descrizioni sono talmente puntuali da rendere il panorama suggestivo e reale e i personaggi hanno una profondità tale, mediante il loro solo parlare, da renderli quasi conoscenti di vecchia data. Tramite gli scritti dell’Aretino, appunto, si è potuto evincere come in effetti fosse presente un serparo marsicano tra le fila delle Bande Nere, assoldato probabilmente in veste di negromante e stregone, e Naspini utilizza questo espediente per trasporre i pensieri e il carattere del Medici, altrimenti celati dalle sue più note gesta belliche. Donando una propria personalità e una propria storia a Niccolò Duranti, l’autore crea forse il carattere più interessante dell’intero libro, perché voce silente di un personaggio dalle sfaccettature vaste e di difficile interpretazione. Sconvolgenti i colpi di scena che, nonostante si tratti di un romanzo storico, riescono a spiazzare l’attenzione riuscendo a suscitare esclamazioni di stupore durante la lettura. Conoscevo Sacha Naspini mediante il romanzo I Cariolanti e avevo adorato il suo modo di narrare e costruire storie e personaggi duri, spietati, talmente crudi da essere dannatamente reali e ho avuto timore, a essere sincera, quando ho saputo del suo romanzo storico edito per Rizzoli. Ho avuto effettivamente paura che avesse sacrificato parte del suo talento in favore del grande salto. La curiosità è stata più grande e ne sono felice, dal momento che ho potuto appurare che quando uno scrittore è tale non esiste svalutazione o sconto al proprio stile. Naspini scrive in maniera sublime e ha dato prova, mediante il suo Gran Diavolo, di essere in grado di poter scrivere la storia di una bolletta della luce riuscendo a entusiasmare il lettore con lo stesso trasporto di sempre. Solitamente recensisco solamente romanzi di autori emergenti ed esordienti, ma concedetemi questa digressione dovuta. Perché Naspini è stato un autore emergente per tantissimi anni, perché ha fatto la gavetta (e che gavetta!) e perché ha dimostrato che sacrificio, costanza e talento ripagano. Dio mio se ripagano! Non posso far altro che consigliare la lettura di questo romanzo, pregando i lettori di fare in modo che il nome di Sacha Naspini emerga ancora di più nel panorama letterario italiano. Lo merita!


http://www.amazon.it/Diavolo-Giovanni-Lultimo-capitano-ventura/dp/8817072060

FEDERICA D’ASCANI

Blog: Semplice e Lineare


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Published on June 26, 2014 05:55

June 23, 2014

June 6, 2014

8 giugno – IL GRAN DIAVOLO a LA DISFIDA DI CALCINAIA (PI)

Calcinaia


COMUNE DI CALCINAIA (PI)


Un torneo in stile cavalleresco, con dei prodi cavalieri letterari che si sfideranno a colpi di racconti per conquistare, attraverso le proprie opere, il titolo di Campione della Disfida di Calcinaia.


Questo il senso dell’innovativa iniziativa culturale, organizzata dal Comune di Calcinaia con il fondamentale apporto creativo di Simone Giusti, che si svolgerà il prossimo 8 Giugno in Piazza Indipendenza a Calcinaia.


Otto scrittori, selezionati tra quelli che decideranno di partecipare al bando (che potete scaricare in allegato qua sotto), saranno chiamati a cimentarsi nell’impervia prova di scrivere tre brevi racconti che avranno come scenario alcuni luoghi rappresentativi del Comune di Calcinaia.


In pratica Domenica 8 Giugno alle ore 12.00 in Piazza Indipendenza gli 8 scrittori selezionati che duelleranno nella Disfida di Calcinaia riceveranno alcune buste sorteggiate contenenti i luoghi del Comune di Calcinaia in cui si dovranno ambientare i racconti, oltre a 3 buste con Aspetti e 3 con Oggetti che dovranno essere presenti nelle storie.

Da quel momento in poi gli 8 scrittori duellanti avranno tempo fino alle 19.00 per scrivere tre brevi racconti che rispettino le indicazioni date.


Gli elaborati degli 8 cavalieri saranno poi protagonisti della Disfida letteraria che comincerà alle ore 21.15 sempre di Domenica 8 Giugno in Piazza Indipendenza a Calcinaia. La serata sarà presentata da Federico Guerri e i duelli saranno sorteggiati casualmente.


Si sfideranno due scrittori alla volta, due attori (Daniele Milano e Irene Rametta) leggeranno a turno i racconti che gli stessi scrittori sceglieranno per il duello e, una volta terminata la lettura, il pubblico presente deciderà immediatamente quale scrittore potrà passare al turno successivo e quale invece sarà eliminato.

Si arriverà così al duello finale che proclamerà il campione della 1ª Disfida di Calcinaia.


All’interno della serata saranno inoltre presentati i libri di due autori emergenti del panorama letterario nazionale, ovvero “Il gran Diavolo” di Sacha Naspini e “Calcio e Acciaio” di Gordiano Lupi, selezionato per il Premio Strega 2014.

Insomma una serata letteraria tutta da vivere in cui il pubblico sarà l’unico giudice delle sorti degli 8 indomiti cavalieri letterari che vorranno prender parte alla tenzone della 1ª Disfida di Calcinaia.


 


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Published on June 06, 2014 05:28

June 4, 2014

June 3, 2014

Intervista per LIBERI DISCRIVERE

LEGGI L’INTERVISTA


Flyer_web Benvenuto Sacha, e grazie per aver accettato questa mia intervista in occasione dell’uscita del tuo nuovo romanzo, Il Gran Diavolo, un romanzo storico questa volta, edito da Rizzoli. Innanzitutto perché non un thriller storico? Sembra sia un genere molto richiesto dagli editori.


Ciao! L’idea (come avremo modo di vedere più avanti) era quella di tratteggiare i contorni di un personaggio particolare. Ma niente di didascalico: cercavo il romanzo, appunto. Con Giovanni de’ Medici ho trovato anche di più. Un’occasione. Per dare un nuovo senso al mio lavoro, soprattutto in termini di sperimentazione.


Come sei giunto all’idea di lasciare momentaneamente il noir, e dedicarti al romanzo storico?


La passione per la storia c’è da sempre, e permea, qua e là, quasi tutta la mia produzione (ne L’ingrato si tocca la Parigi della Belle Époque, per esempio, ne I sassi c’è la Primavera di Praga; poi penso a I Cariolanti, a Le nostre assenze, dove si trovano incursioni nella prima e seconda guerra mondiale. E così via). Ma un romanzo di vera ambientazione storica, non lo avevo mai affrontato. Mi attirava tantissimo l’idea.


Parlaci del tuo arrivo in casa Rizzoli. Come sono andate le cose?


La faccio breve. È la fine del 2012 o giù di lì. Un giorno ricevo una chiamata da Michele Rossi. Dice di aver letto le mie ultime cose, e mi propone un contratto al buio (con tutti i crismi del caso). Io accetto. La cosa stupenda è che entrambi non abbiamo assolutamente idea del libro che uscirà. Entra in campo Stefano Izzo, e ci mettiamo a guardare le bozze che ho in cantiere…


Come è nato il soggetto? Cosa ti ha attratto maggiormente di Giovanni de’ Medici, un ragazzaccio, sulle prime, sempre in mezzo ai guai, tra risse e donne. Bandito più volte.


Stefano, un giorno, mi parla di questo nuovo progetto Rizzoli: la collana de I signori della guerra. E finisce lì. Io sono in giro, per la promozione de Le nostre assenze. Dopo un incontro alla Feltrinelli di Firenze, mi ritrovo in fondo alla galleria degli Uffizi, dove c’è la nicchia di Giovanni delle Bande Nere. E ho una specie di lampo. Nella testa vedo il film di Olmi (che tratta i suoi ultimi giorni), i capitoli di qualche saggio… Ma di romanzi, pensando a lui, non ne ricordo. Tornato a casa, faccio un po’ di ricerche, e mi accorgo di avere ragione: biografie storiche, saggi veloci… Alzo il telefono e chiamo Stefano. Gli dico: «Senti, ricordi quella nuova collana di cui mi hai parlato? Forse ho trovato un personaggio che mi piacerebbe raccontare». Buttai giù un soggetto grezzissimo, e glielo mandai. Due pagine in croce. Stefano mi rispose poco dopo: “Hai carta bianca”.


Non una biografia romanzata, ma proprio un vero romanzo, con una sua atmosfera, un suo filo conduttore. Quali pensi siano le insidie che nasconde questo genere letterario? Gli aspetti più complessi, se non proprio ostici, che hai incontrato e forse non ti aspettavi.


Esatto: un romanzo. Io cercavo quello, ed ero convinto di averlo trovato. Scartabellavo, compravo tomi. Insomma, cercavo di allinearmi con la suggestione che sentivo crescere dentro. Avevo deciso di piazzarmi in terza persona. Volevo un portamento deciso ed evocativo – ma non troppo. E poi i dialoghi, il “taglio” da usare. Non vedevo l’ora di sperimentarlo nella parola in azione. Perché per me erano questi due gli aspetti più insidiosi: l’intenzione del narrato, e la voce dei personaggi. Un equilibrio sottile, che rischiava di rompersi con niente. Naturalmente, il tutto doveva rispettare la miavoce. Okay, era la storia di Giovanni de’ Medici. Ma soprattutto, doveva essere la storia di Giovanni de’ Medici raccontata a modo mio.


Parlaci di lui. È un personaggio sfuggente, e non privo di sfumature controverse. Era un soldato, un leader, capace di farsi amare dai suoi uomini, e spietato in battaglia; i Lanzichenecchi, soldati passati alla storia proprio per la propria ferocia, l’avevano soprannominato il Gran Diavolo. Era un sognatore secondo te, o un uomo concreto, ben integrato nel suo tempo?


Era Medici di nome, ma di sangue faceva Sforza, e di brutto. È una cosa che nel romanzo viene fuori, fin dalle prime pagine. Un figlio di Marte, a tutti gli effetti; e nato esattamente nel contesto storico congeniale alla sua indole. Considerando l’epoca, ha avuto una vita molto “rock”, per così dire (morte prematura compresa). Era un uomo di sangue, ma che seguiva princìpi cavallereschi. In certe occasioni, talmente saldo da sembrare ottuso. Comunque spietato. Il contesto storico lo rendeva feroce, ma lo sforzo era minimo, credo, perché la fibra naturale latrava in quella direzione (se ne ha una prova leggendo i suoi carteggi, per esempio, quelli scritti di suo pugno). E sognava, sì. Pur essendo allineato con la crudeltà del suo tempo, era costantemente spronato da una volontà di affermazione – lo dimostra lo strenuo tentativo di creare un proprio Stato, come la ricerca di un’identità, una conferma. Tutte questioni che ho cercato di toccare nel libro.


Che differenze vedi tra un Cesare Borgia e Giovanni delle Bande Nere?


Sono personaggi profondamente diversi. Se l’uno è un abile calcolatore disposto a ricorrere alle peggiori bassezze pur di raggiungere lo scettro del potere, l’altro si disinteressa totalmente dei giochi di palazzo, e vive all’insegna del furore e del coraggio (cieco, spesso), senza porre le sue amate Bande Nere dietro a niente e nessuno.


Parlaci adesso del tuo co-protagonista Niccolò Durante, il Serparo Marsicano. Si basa su un personaggio storico realmente esistito o è frutto solo della tua fantasia?


Qui c’è il mio romanzo vero. Per molti, è lui il protagonista del libro, ed era proprio questa l’intenzione primordiale: accendere una vista potente su un personaggio di mia invenzione (seppure ispirato da un documento di cui non saprei dire la veridicità). Mi piaceva l’idea di mettere queste due vite a confronto. Il Gran Diavolo si apre con l’infanzia di questi due ragazzi. Estrazioni sociali agli antipodi, e motivazioni diverse per affrontare il mondo. Niccolò Durante (che dopo l’arruolamento nelle Bande diverrà il Serparo Marsicano), oltre a combattere la guerra per la vita, ne vive una più intima, nell’anima. Mi sono divertito tantissimo nel creare questo guerriero negromante, custode di antiche conoscenze. È un personaggio che resta nel cuore dei lettori, e le sue avventure tra le Bande Nere aprono una telecamera sulla vita dei mercenari. La storia segue comunque un solco preciso: le vicende di Giovanni de’ Medici. Chi legge, in un certo qual modo si arruola tra i combattenti di ventura.


Come hai ricostruito i dialoghi tra soldati, da che modello sei partito?


Come dicevo prima, quella è roba mia. Nessun modello, nessuna ispirazione (cosciente). Forse, uno degli obiettivi del romanzo storico è quello di “avvicinare” ai nostri sensi interiori le atmosfere, le suggestioni di epoche ormai andate. Dare voce a quei personaggi è un momento delicatissimo della scrittura: un’intonazione sbagliata, può far cadere il libro di mano. Io avevo la mia idea, in proposito. C’era da riportare la voce di personaggi delle alte sfere del comando (ufficiali, Papi, nobiletti), e quella un po’ “di strada” dei pirati di terra che formavano le Bande. Alla fine, ho solo lasciato che risuonassero sulla pagina per come le sentivo dentro (le avvertivo giuste: né troppo vicine né impaniate in quell’ampollosità arcaica che volevo a tutti i costi evitare). Dovevano essere credibili. Insomma, che rendessero bene “il film”, per capirci.


A proposito di film: davvero nessuna proposta per un adattamento cinematografico?


Questa è una domanda cui non posso rispondere. Per scaramanzia, soprattutto. Quindi, un po’ ho risposto.


Scenario del romanzo, l’Italia rinascimentale di inizio ‘500. Come ti sei documentato? Su che testi, vedendo quali film, documentari?


Prima di tutto, ho recuperato una serie di tomi sul personaggio. Poi ho fatto un tuffo vero e proprio nel 1500, tra saggi e romanzi che spizzicavo qua e là. E i film, certo. Ho già citato Olmi, per esempio. Poi, mi sono imbattuto nel Giovanni dalle Bande Nere di Cesare Marchi (non a caso lo ringrazio, a fine libro). Una biografia storica di cui mi sono innamorato; che ho usato quasi come “guida”.


Il Rinascimento fu un periodo ambiguo, da un lato guerre ferocissime, malattie, tradimenti, congiure; dall’altra l’esplodere dell’arte, della filosofia con al centro l’uomo e le sue sconfinate possibilità. Cosa ti affascina di più di quel periodo?


Be’, un po’ tutto. È un momento storico pieno di contraddizioni, è vero. Ma alla fine, fu un movimento spontaneo. La percezione lucida di un’epoca avviene sempre a posteriori. Quel che puoi tentare di fare con un romanzo, è cercare di accendere certe pulsazioni. Inoltre, c’è da dire che sono toscano, e probabilmente questo fatto ha contribuito. Ho vissuto a Firenze. Voglio dire: se non sei refrattario a certi magnetismi, un po’ ti entra nelle ossa. Intendo quella risonanza, quel fascino. Durante la stesura del romanzo, mi sono trovato spesso a scrivere “con cognizione”. Non solo dal punto di vista delle informazioni.


Il libro è dedicato a Luigi Bernardi. Cosa direbbe del tuo successo se fosse ancora tra noi?


Tocchi un tasto particolare. Da quando Luigi se n’è andato, non ho mai scritto una sola parola su di lui. Sono mesi che mi riprometto di buttare fuori della roba, per provare a dare un nome a tutto questo silenzio che mi ha lasciato addosso. Ancora non ci riesco, ma ci riuscirò. Glielo devo. Me lo devo. Mi piacerebbe non dire di più.


E tra i ringraziamenti figura pure Gordiano Lupi. Lui invece che ne pensa?


È stato il mio primissimo editore, otto anni fa. E a tutt’oggi curo la redazione delle Edizioni Il Foglio (che, come sapete, Gordiano ha fondato e ancora dirige). Ma ormai, è soprattutto un amico. Quando gli dissi che stavo per scrivere un romanzo storico, fece tanto d’occhi. Un po’ perché è un genere che di solito non legge; un po’ perché, pur provandoci, non riusciva a immaginare come io potessi muovermi dal punto di vista narrativo. Per sapere cosa pensa Gordiano Lupi de Il Gran Diavolo, vi rimando al pezzo che ha scritto per Leggere Tutti di questo mese (giugno):http://wp.me/ppUgZ-Aj


L’intervista è finita. Nel ringraziarti ancora della disponibilità, mi piacerebbe sapere se hai altri progetti in cantiere.


Il prossimo romanzo arriva a Natale. Si tratta di Ciò che Dio unisce, lo pubblica Piano B – un editore giovane e con le idee chiare, con cui ho già fatto un racconto lungo (Marito mio, in “Toscani maledetti”, curato da Raoul Bruni). Quindi sarà la volta di una saga per ragazzi, ma è ancora troppo presto per parlarne. Per il momento, mi sto concentrando sul nuovo romanzo. È narrativa pura (con un titolo bellissimo). Inoltre, affianco un regista nella stesura di una serie tv; è un soggetto fotonico, con cui stiamo cominciando a fare sul serio. E c’è un altro storico in vista, di ispirazione gotica… Per il resto, proseguo con il lavoro di redazione. E continuano i laboratori di scrittura. Senza considerare che il tour de Il Gran Diavolo andrà avanti per tutta l’estate. Alcune date: il 5 giugno al Liceo Classico Galilei di Pisa (incontro aperto al pubblico); l’8 giugno c’è la Disfatta di Calcinaia (PI); il 12 giugno al Bahia Mia di Follonica (GR); il 26 giugno alla Notte Bianca di San Gimignano (SI); il 6 luglio a Viterbo, per Caffeina 2014… Tutte le presentazioni saranno comunque riportate di volta in volta qui: www.sachanaspini.eu


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Published on June 03, 2014 02:37

June 1, 2014

IL GRAN DIAVOLO. Una recensione di Laura Costantini

A CURA DI LAURA COSTANTINI


Il titolo cita Giovanni dalle Bande Nere, ma si tratta di un romanzo corale, dove il vero protagonista è il tempo. Un tempo feroce. Un tempo crudele. Un tempo maschio nell’accezione più violenta del termine. Un tempo che non ha spazio per nulla che sia morbido, fragile, caldo, ospitale. È il tempo dei mercenari, della guerra elevata a scopo di vita, della gloria della spada e della viltà del moschetto, delle condanne senza possibilità d’appello, degli scontri all’arma bianca che subito diventa viscida e rossa di sangue e di visceri. E in questa palude di violenza spesso senza altro motivo che lontani giochi di potere, al seguito di Giovanni de’ Medici si muove, defilato, malinconico, solitario Niccolò Durante. Il serparo marsicano. Il soldato negromante che uccide eppure sa curare. Che è venuto al mondo con una missione che forse ha tradito, forse no. A lui stesso resta l’eterno dubbio mentre ripensa agli insegnamenti della dea Angizia, ai serpenti sacri e a un libro nascosto nel segreto di un altare che vorrebbe tornare a prendere. E forse non potrà. Naspini mescola la storia di uno dei periodi più torbidi della storia italiana alla creazione di una figura che resta nella mente. Certo, insieme a molte altre, dolenti, feroci, ironiche, virili. Nessuna donna ha posto in questo romanzo se è vero che la moglie del capitano Giovanni, distrutta da un amore mai veramente corrisposto, prende la parola solo nelle ultime pagine. E lo fa in un grido di rivolta, senza capire, fino in fondo, il dono involontario che quel marito violento, assente, adultero le ha lasciato. Un dono che ha un volto, un nome, una nidiata di serpi nella borsa e un sapere antico da tramandare.

Cop


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Published on June 01, 2014 17:46

May 31, 2014

IL GRAN DIAVOLO su NOTIZIE NAZIONALI

a cura di Daniele Del Casino – LEGGI L’ARTICOLO

“Il Gran Diavolo”: la storia di Giovanni De’ Medici e le Bande Nere

L’ultimo romanzo di Sacha Naspini

Una festa paesana, quel momento in cui riti pagani e culto cristiano si mescolano, dando vita ad un connubio di teatralità collettiva dove il popolo si prodiga a chiedere benevolenza verso un’entità superiore, per poi abbandonarsi alle sue debolezze più bestiali. Così comincia“Il Gran Diavolo. Giovanni dalle Bande Nere l’ultimo capitano di ventura”, l’ultima creazione letteraria dello scrittore toscano Sacha Naspini, già autore di apprezzate opere come “L’ingrato” e  “I Cariolanti”, che per la prima volta si cimenta a tutto tondo in un romanzo storico, con il suo stile già collaudato e mai banale. Nell’opera di Naspini la vita di Giovanni Medici detto “Giovanni dalle Bande Nere”, indomito capitano alla testa dei mercenari italiani più agguerriti dell’epoca rinascimentale, si mescola a quella di Niccolò Durante detto “il Serparo Marsicano”, un ragazzo di umili origini che, dopo alterne vicende, si troverà fianco a fianco del famoso capitano, un personaggio inventato dall’estro di Naspini che trascina il lettore in una storia carica di onore, leggende e poteri innaturali, condivisi appieno dai due protagonisti.


Flyer_webLa visione che Sacha Naspini ci offre, nell’insieme storico dei campi di battaglia, degli angoli di terra come dei quartieri di città e paesi è un affresco nitido, palpabile, una “scrittura filmica” alla quale il lettore, pur non avendo erudimenti storici approfonditi, riesce ad accedere senza sforzi, concentrandosi nello scorrimento letterario che prende forma nella propria mente, pagina dopo pagina.”Il Gran Diavolo”, soprannome che i lanzichenecchi, temibili truppe al soldo dell’imperatore Carlo V dettero a Giovanni Medici dopo un memorabile scontro sulle rive del fiume Po, è un’opera di rara bellezza costruttiva incentrata non sul solo personaggio di Giovanni dalle Bande Nere, peraltro mai abbastanza tributato nella storia d’Italia, ma anche sulle sue “bande”, uomini che il capitano seppe plasmare come un solo pugno e che “lo avrebbero seguito fino all’inferno” non solo per il soldo, la paga del soldato di ventura, ma per la truppa formidabile che erano diventati grazie a lui, un aspetto misconosciuto ai tanti che prende corpo grazie al serparo Niccolò Durante, che farà parte di esse. “Il Gran Diavolo” è un romanzo che conferma il fervore letterario e la bravura di Sacha Naspini e che lascia aperti nuovi scenari, in cui sperano ardentemente i suoi affezionati lettori, per un seguito.


DANIELE DEL CASINO


“Il Gran Diavolo. Giovanni delle Bande Nere, l'ultimo Capitano di ventura” (pag. 368 € 12,90) edito da Rizzoli, fa parte della collana “I signori della guerra” e si trova in tutte le migliori librerie e in formato e-book.


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Published on May 31, 2014 02:57

Sacha Naspini's Blog

Sacha Naspini
Sacha Naspini isn't a Goodreads Author (yet), but they do have a blog, so here are some recent posts imported from their feed.
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