Paolo Attivissimo's Blog, page 23

August 16, 2023

Twitterremoto, decima puntata: cambio di nome, Tweetdeck solo a pagamento, neonazisti riattivati e tanto altro

Ieri sera mi è arrivata la classica goccia che fa traboccare il vaso: comepreannunciato, Tweetdeck, l’interfaccia Web che rendeva usabile e utile Twitter, pardon X, èstata chiusa agli utenti non paganti. Da ieri, digitandotweetdeck.twitter.com si viene rediretti sutwitter.com/i/premium_sign_up, dove c’è l’invito ad abbonarsi a Twitter/Xa pagamento.

Senza Tweetdeck mi è impossibile monitorare le notizie su Twitter/X come ho fatto per anni, trovando tantissime informazioni preziose che ho poi condiviso con voi. L’interfaccia Web per gli utenti non paganti è inutilizzabile, con il suo obbligo di refresh manuale, e il limite al numero di post che si può leggere è un disastro.

Tutto questo è aggirabile, lo so, ma a un certo punto gli ostacoli sono talmente tanti che finisce la pazienza e si lascia perdere. Oltretutto Mastodon sta crescendo bene e lì trovo moltissimi degli account che seguivo su Twitter/X.

Potrei pagare l’abbonamento e risolvere tutto, certo. Mi terrei un pubblico piuttosto ampio (circa 416.000 follower), e le allerte antibufala e gli avvisi di sicurezza arriverebbero a più gente (visto che Twitter/X, limita la diffusione dei tweet degli utenti non paganti). 

Ma mi fa ribrezzo l’idea di alimentare economicamente questa progressiva, inesorabile enshittification di un servizio che una volta era così prezioso e utile ma che ormai è diventato la piattaforma personale di propaganda di un Elon Musk sempre più paranoico e dissociato dalla realtà, che è arrivato a bloccare anche i suoi follower più leali (come Fred Lambert) al minimo sentore di dissidenza intanto che proclama di essere un paladino della libertà di espressione.

Riassumo qui le principali gocce dello stillicidio:

24 luglio: Twitter cambia nome e diventa semplicemente X. Il rebranding è molto parziale, con un logo improvvisato e con un’interfaccia piena di riferimenti al vecchio nome. Concetti e parole che ormai fanno parte della storia di Internet, come tweetare, sono stati gettati dalla finestra e non hanno un rimpiazzo: come si dirà mandare un messaggio su X? "Xare"? (Gizmodo).
Il cambio di nome non tiene conto delle regole dell’App Store di Apple, che non consente nomi di app con meno di tre lettere, e quindi viene respinto da Apple; nei giorni successivi viene trovato un accordo (Ars Technica).
Il logo di Twitter viene smontato dalla facciata del quartier generale dell’azienda a San Francisco, bloccando il traffico per i lavori senza nessuna misura di sicurezza e senza aver notificato le autorità, che interrompono lo smontaggio a metà. Sul tetto dell’edificio viene invece montata in fretta e furia una gigantesca X iperluminosa, anche qui senza i relativi permessi, e viene rimossa dopo le lamentele dei vicini abbagliati e le preoccupazioni per la sua precarietà (Gizmodo; Ars Technica). 26 luglio: X intima agli inserzionisti di spendere almeno 1000 dollari al mese se vogliono mantenere il proprio status di “verificato” su X (Engadget). 26 luglio: l’Indonesia blocca X.com, il sito di Musk ora legato a Twitter/X, perché il nome richiama i siti pornografici e viola le leggi locali contro la pornografia e il gioco d’azzardo (Gizmodo). 26 luglio: Twitter toglie senza preavviso l’account @X all’utente che l’aveva aperto nel 2007, Gene X Hwang (Engadget; Ars Technica). 2 agosto: pagare per usare X è talmente impopolare che X rende possibile nascondere il “bollino blu” che indica un utente pagante (Ars Technica). Tweetdeck diventa XPro (). 7 agosto: X toglie e prende per sé, senza preavviso, il nome di account @music a chi lo aveva creato 16 anni fa e lo aveva fatto crescere fino ad avere oltre 500.000 follower (Overclock3d). 15 agosto: X ha rallentato intenzionalmente e selettivamente di cinque secondi il caricamento di alcuni siti di notizie e social network linkati nei post su X. Sembra che si tratti dei siti che non vanno a genio a Musk: per esempio Reuters, New York Times, Mastodon, Facebook, Threads e Bluesky. In pratica X fa perdere tempo ai propri utenti pur di danneggiare i concorrenti e i siti di notizie che criticano Musk. Se un sito è lento a caricarsi, gli utenti facilmente smettono di aspettare e vanno altrove; inoltre quando un sito si carica lentamente, Google ne abbassa il ranking (Engadget; Gizmodo; Hacker News). Sono stati ripristinati su X gli account precedentemente bannati di numerosi neonazisti, disinformatori seriali, antisemiti, antivaccinisti, misogini e omofobi (Washington Post), come Kanye West (BBC), o di persone che hanno diffuso immagini di abusi su bambini, come Dom Lucre (Gizmodo; BoingBoing).
A luglio 2023, Twitter/X ha pagato oltre 20.000 dollari a Andrew Tate, un influencer agli arresti domiciliari in Romania con l’accusa di stupro, traffico di esseri umani e associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento sessuale di donne. Il pagamento è legato alla nuova formula di monetizzazione pubblicitaria di Twitter, che paga gli utenti abbonati se i loro tweet sono popolari e veicolano pubblicità (BoingBoing).
Intanto si accumulano gli studi che indicano che le parole di odio su X sono in continuo aumento (Bloomberg (paywall); Ars Technica; Gizmodo).
Anche Elon Musk diffonde teorie complottiste sui vaccini tramite X (BBC); quando il suo post viene segnalato e corretto dagli utenti con una nota pubblica, Musk fa rimuovere la nota (Gizmodo).
A fine 2022, Musk aveva diffuso su Twitter accuse infondate di pedofilia rivolte a Yoel Roth, ex direttore del trust and safety di Twitter. Roth era stato costretto ad abbandonare di corsa la propria casa in seguito alle minacce di morte scaturite da queste accuse (Gizmodo).
Sempre a fine 2022, gli inserzionisti hanno scoperto che le loro pubblicità comparivano accanto a tweet che promuovevano contenuti di abusi su minori (Gizmodo; Reuters via Business Insider); il fenomeno persiste anche a luglio 2023 (Engadget; Media Matters). Su oltre 9000 scienziati interpellati dalla rivista Nature, più della metà usa X meno di prima, il 7% ha smesso del tutto e il 46% ha aperto account su altri social network (Andrea Bettini/Nature).

Twitter non era un paradiso neanche prima di Musk, ma adesso è diventato una fogna impresentabile e inutilizzabile. Per cui a questo punto faccio una breve comunicazione di servizio: non scrivetemi pubblicamente su Twitter/X, non vi leggerò (vedrò solo i messaggi diretti, ma con molto ritardo).

La finestra di Twitter che ho tenuto sempre aperta sul mio monitor per più di un decennio non funziona più. Un paio di volte al giorno scorrerò i tweet delle persone e delle organizzazioni che seguo, finché non scatterà il limite dei tweet leggibili giornalieri. Pubblicherò ancora qualche tweet per annunciare eventi e per segnalare notizie importanti o bufale, ma la mia interazione con Twitter sarà sostanzialmente inesistente. Non elimino il mio account per non buttare via sedici anni di messaggi e per non rendere illeggibili le tante conversazioni belle e le (meno numerose) discussioni accese alle quali ho partecipato. Ma per quel che mi riguarda, Twitter è morto. Riposi in pace, se può.

Sono attivo, invece, su Mastodon, dove il mio account è https://mastodon.uno/@ildisinformatico, leggibile da chiunque, gratis, senza limitazioni o filtri e senza pubblicità ficcate in gola. Ho circa 8600 follower, pochi rispetto ai 400.000 su X, ma è un inizio. Meglio pochi ma buoni. E in effetti su Mastodon, almeno per ora, si respira un’aria differente: gli hater sono quasi inesistenti, i contenuti sono di altissimo livello e tutti possono editare i propri post senza dover pagare abbonamenti a personaggi discutibili.

Iscriversi a Mastodon è facile come aprire una casella di mail ed è gratuito: ho scritto una miniguida apposita (https://attivissimo.blogspot.com/2022/11/podcast-rsi.html). Se non sapete chi seguire per cominciare, provate con la mia lista di account che seguo: https://mastodon.uno/@ildisinformatico/following. Ci vediamo là, se volete.

Prevengo l’inevitabile domanda: si può criticare Elon Musk e al tempo stesso apprezzare Tesla e SpaceX per i loro meriti tecnici. Sono aziende separate gestite in maniere separate, e a capo di SpaceX e Tesla ci sono persone capaci. A capo di Twitter no. Certo, in teoria Musk potrebbe tentare di dare direttive idiote o suicide anche a queste aziende, ma ci sono leggi (specialmente a tutela dei consumatori, nel caso delle auto) che lo rendono poco conveniente se non punibile. In ogni caso, sta diventando difficile, se non imbarazzante, avere o pensare di avere una Tesla.

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.
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Published on August 16, 2023 04:23

August 13, 2023

Prime immagini di un possibile prototipo della versione lunare della Starship

Uno dei veicoli candidati per i prossimi allunaggi umani, previsti dal programma spaziale Artemis della NASA intorno alla fine del 2025, è la Starship di SpaceX. Sembra quasi impossibile che si possa passare da un veicolo che ha fatto finora un singolo volo di prova decisamente... suborbitale a un veicolo capace di portare affidabilmente esseri umani sulla Luna entro un paio d’anni, ma questa è, per ora, la tabella di marcia prevista. La NASA ha dato anche altri appalti ad altre aziende per creare veicoli di allunaggio alternativi nel progetto HLS (Human Landing System), perché non si sa mai.

Se Starship dovesse riuscire nell’impresa, anche con qualche anno di ritardo, sarebbe una rivoluzione logistica, visto che le capacità di carico di questo veicolo sono enormemente superiori sia a quelle dei veicoli del passato (lo storico Modulo Lunare Apollo di oltre cinquant’anni fa) sia a quelle dei veicoli concorrenti.

Illustrazione della Starship lunare. Notate i due astronauti in basso, quasi invisibili, che danno il senso delle dimensioni di questo veicolo. Fonte: NASA/SpaceX.

Dalla base di lancio e sviluppo di SpaceX a Boca Chica, in Texas, sono arrivate queste immagini di quello che sembra essere un prototipo della parte sommitale della Starship lunare. Si notano un portello di dimensioni ragguardevoli, attraverso il quale una persona potrebbe uscire stando in piedi invece di accucciarsi e scivolare carponi come nell’epoca Apollo, un fondo bombato che sembrerebbe suggerire un ambiente pressurizzato, e un quadro elettrico sul quale spicca la sigla HLS.

Va sottolineato che secondo gli osservatori esperti che sorvegliano le attività a Boca Chica questo sarebbe il muso di un vecchio prototipo della Starship, il numero 22, modificato probabilmente solo per fare delle prove generali. Ma comunque qualcosa si muove.

Fa impressione pensare che il vecchio Modulo Lunare delle missioni Apollo ci starebbe interamente dentro il volume pressurizzato della Starship. Zampe escluse, era largo quattro metri e mezzo e alto sette. La Starship ha un diametro di nove metri.

The former S22 nosecone with a door that was rolled out today has an electrical box that says "HLS" on it... neat. @NASASpaceflight pic.twitter.com/WTDDMdMZ2g

— Jack Beyer (@thejackbeyer) August 12, 2023



Mary (@BocaChicaGal) took some cool shots of the Ship 22 nosecone that went on a wander today.

Human-sized door on its side! pic.twitter.com/n7ud5MT9rE

— Chris Bergin - NSF (@NASASpaceflight) August 12, 2023



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Published on August 13, 2023 23:48

August 10, 2023

Repubblica ficca le scie chimiche nel titolo e nell'articolo. Giornalismo nell’era della SEO

Ah, il giornalismo. Quello che ci salva dalle fake news e dai deliri deicomplottisti. Come no.

Sarebbe stato difficile scrivere "scie degli aerei" o "scie di condensazione" invece di questa cretinata complottista? Certo che no.

Ma allora addio clic e addio piazzamento ottimizzato nei motori di ricerca (SEO), vero? E infatti qui si fa addirittura poker di parole chiave: Google, Bill Gates, scie chimiche e intelligenza artificiale. Manca solo Diletta Leocosa o Emily Ratatouille o come diavolo si chiamano (non cito i cognomi per non fare SEO a mia volta).

Il giornalismo dovrebbe chiedersi se sia più importante fare informazione o prostituirsi al clic pubblicitario. Alcuni sembrano aver già fatto una scelta molto chiara.

Copia permanente per gli increduli: https://archive.is/y0r6I. Mi rifiuto di linkare l’originale.

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Published on August 10, 2023 12:42

Repubblica ficca le scie chimiche nel titolo e nell'articolo. Giornalismo nell’era del SEO

Ah, il giornalismo. Quello che ci salva dalle fake news e dai deliri deicomplottisti. Come no.

Sarebbe stato difficile scrivere "scie degli aerei" o "scie di condensazione" invece di questa cretinata complottista? Certo che no.

Ma allora addio clic e addio piazzamento nei motori di ricerca, vero? E infatti qui si fa addirittura poker di parole chiave: Google, Bill Gates, scie chimiche e intelligenza artificiale. Manca solo Diletta Leotta o Emily Ratatouille o come diavolo si chiama.

Il giornalismo dovrebbe chiedersi se sia più importante fare informazione o prostituirsi al clic pubblicitario. Alcuni sembrano aver già fatto una scelta molto chiara.

Copia permanente per gli increduli: https://archive.is/y0r6I. Mi rifiuto di linkare l’originale.

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Published on August 10, 2023 12:42

August 9, 2023

Ci siamo mai scritti su Signal? Se sì, il mio codice di sicurezza è cambiato, ma sono sempre io

Se abbiamo mai comunicato su Signal, la prossima volta che mi scriverete noterete un numero/codice/chiave differente e vedrete un avviso come quello qui accanto (grazie Matteo su Mastodon per lo screenshot). È corretto, ho cambiato telefono. Il precedente è distrutto insieme alle nostre conversazioni :-)

Per evitare equivoci e apprensioni: nessun incidente catastrofico, sto benissimo. Semplicemente la batteria del telefono ha smesso di colpo di funzionare e sostituirla per bene mi costerebbe quasi quanto un telefono nuovo (compro solo telefoni a basso costo) e non mi darebbe alcuna garanzia (questo era un Samsung A40 ormai vecchiotto). Il telefono è schiattato così in fretta che non ho avuto modo di fare backup delle conversazioni Signal, che quindi sono perdute per sempre. Del resto Signal serve proprio per non lasciare tracce.

Ho quindi migrato i dati e ho distrutto fisicamente il telefono per eliminare i dati prima di portarlo all'ecocentro (e anche per vedere se era possibile usarlo senza batteria, collegato a un alimentatore, se non altro per ricopiare i settaggi non salvati dal backup automatico; in breve, no).

Nel frattempo ho usato il telefono d’emergenza (Nokia 8810) e ora ho un Unihertz Titan Slim (smartphone Android con tastiera fisica).

Pubblico qui e sui miei account social questo avviso per autenticare il cambiamento dei dati di Signal.

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Published on August 09, 2023 14:15

Ci siamo mai scritti su Signal?

Se abbiamo mai comunicato su Signal, la prossima volta che mi scriverete noterete un numero/codice/chiave differente. È corretto, ho cambiato telefono. Il precedente è distrutto insieme alle nostre conversazioni :-)

Per evitare equivoci: nessun incidente catastrofico, sto benissimo. Semplicemente la batteria del telefono ha smesso di colpo di funzionare e sostituirla per bene mi costa quanto un telefono nuovo e non mi darebbe alcuna garanzia (questo era un Samsung A40 ormai vecchiotto). Ho quindi migrato i dati e ho distrutto fisicamente il telefono per eliminare i dati prima di portarlo all'ecocentro (e anche per vedere se era possibile usarlo senza batteria, collegato a un alimentatore, se non altro per ricopiare i settaggi non salvati dal backup automatico; in breve, non funziona).

Nel frattempo ho usato il telefono d’emergenza (Nokia 8810) e ora ho un Unihertz Titan Slim (smartphone Android con tastiera fisica).

Pubblico qui e sui miei account social questo avviso per autenticare il cambiamento dei dati di Signal.

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Published on August 09, 2023 14:15

Il supertestimone ufologico al Congresso ha avuto un ricovero psichiatrico e problemi di alcolismo. Però continuate pure a credergli sulla parola

Gli ufologi e i sognatori alienofili criticano spesso i debunker dicendoche sono troppo cinici. No, non è cinismo: è esperienza.

Abbiamo visto infinite volte comparire sulla scena il testimone ufologico “definitivo”, al quale ci veniva detto che dovevamo credere assolutamente quando parlava di rapimenti alieni, dischi volanti precipitati e via discorrendo, perché era graniticamente affidabile. “Perché mai un militare di carriera dovrebbe rischiare appunto la carriera e la propria reputazione dichiarando il falso? Quindi dice il vero!” 

E quando facevamo notare che il supertestimone non portava uno straccio di prova oggettiva per le sue dichiarazioni strabilianti ma aveva solo parole, parole, parole, raccattate con infoiato entusiasmo da stuoli di ciarlatani del giornalismo in cerca di aria fritta con la quale colmare il vuoto fra un clic pubblicitario e l’altro, arrivava puntuale l’obiezione “Eh, ma non può portare le prove oggettive perché altrimenti lo farebbero fuori! Le presenterà nelle sedi opportune!” Che però, stranamente, non si concretizzavano mai. Né le sedi, né tanto meno le prove.

È successo anche stavolta, come si è visto anche nei commenti agli articoli (uno e due) che ho dedicato alla vicenda dell’audizione di David Grusch al Congresso degli Stati Uniti. Dai, Paolo, un giovane e brillante ufficiale dell’intelligence che ha autorizzazioni di sicurezza di altissimo livello non può contar balle. Non può rischiare la carriera senza motivo. È un militare, e si sa che i militari sono tutti d’un pezzo, ordine e disciplina, gli dobbiamo credere, c’è in gioco la sua carriera, magari anche la sua stessa vita se parla troppo, eccetera, eccetera, eccetera. Il solito repertorio.

Stasera The Intercept ha pubblicato un’indagine secondo la quale David Grusch è stato ricoverato in una struttura di supporto psichiatrico nel 2018 per varie ragioni, una delle quali è che ha chiesto alla moglie di ucciderlo dopo che lei gli ha detto che lui era un alcolizzato e aveva bisogno di aiuto. Lui era furibondo perché le armi di casa erano sotto chiave e lui non sapeva dove si trovasse la chiave. Lei ha chiamato la polizia (“Subj is intoxicated / Husband asked compl to kill him / he is very angry guns are locked up / he does not know where key is”). Grusch è stato trattenuto e poi visitato da uno specialista in salute mentale, che ha chiesto a un magistrato di emettere un ordine di detenzione temporanea, in base al quale Grusch è stato portato alla Loudoun Adult Medical Psychiatric Services per un ricovero.

Nel 2014 era già successa una cosa simile: una minaccia di suicidio, segnalata alla polizia, con la segnalazione che Grusch era violento e aveva accesso a un’arma.

È quanto emerge non da chissà quali documenti “fatti trapelare per screditarlo”, come diranno sicuramente tutti gli ufologi che si sono dimostrati ancora una volta allocchi pronti a credere a tutto, ma dai documenti pubblici e pubblicati anni fa dalle autorità dello stato della Virginia. The Intercept ha esercitato il diritto di accesso a questi documenti, secondo il Freedom of Information Act, e li ha inclusi nella propria indagine. Ha fatto, insomma, giornalismo.

Screenshot dei documenti pubblici raccolti da The Intercept .

È triste dover scavare nella vita e nella salute di una persona, ma in questo caso è necessario per capire come stanno realmente le cose. Alla luce di questi fatti, le obiezioni degli ufologi trovano una risposta. Probabilmente non quella che, ingenuamente, speravano ancora una volta di avere.

 

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Published on August 09, 2023 13:04

August 8, 2023

La cittadina che non ha mai conosciuto l’automobile e va solo in elettrico. Dagli anni '80

Tom Scott racconta la bizzarra storia di Zermatt, una piccola località svizzera che non è mai stata rimodellata dall’ingombrante invasione delle automobili e ha scavalcato completamente la mobilità a carburante. Come dice anche lui, Zermatt è un caso speciale, un paesino molto abbiente in uno stato altrettanto abbiente, che ha subappaltato la questione dei parcheggi delle auto al paesino accanto, per cui è chiaro che non può fare testo. Ma il suo esempio concreto mostra che cosa significa avere una città completamente priva del frastuono e dei gas di scarico dei veicoli a carburante, e fa riflettere sull’economia totalmente anticonsumistica di fabbricare veicoli che costano molto cari ma durano da 30 a 50 anni.

Traduco sommariamente quello che dicono Tom e le persone che ha intervistato:

TOM: Uno dei problemi della pianificazione urbanistica è che i cambiamenti sono difficili. La maggior parte delle città è costruita intorno alle automobili. Molte di queste città vorrebbero passare a qualcosa di più congeniale ai sistemi di transito e pedonabile, ma è un processo molto lento e difficile.

Ma se l’automobile non fosse mai arrivata? Se la tua cittadina fosse stata così inaccessibile, e per così tanto tempo, che quando finalmente è diventato possibile farci arrivare delle auto la gente avesse deciso che non le voleva? Questa è Zermatt, una località sciistica nelle alpi della Svizzera meridionale, e questa è la fine della valle. Non c’è un modo facile per valicare quelle montagne.

Qui in auto non si arriva. C’è una strada, ma è stretta e piena di tornanti ed è aperta solo se hai un permesso speciale e paghi una tariffa piuttosto salata. Anche così, non puoi entrare nella cittadina vera e propria, e invece la cittadina più vicina ha molti parcheggi e un treno che trasporta avanti e indietro i turisti.

Una volta, qui, gli unici veicoli erano i carretti trainati dai cavalli. Ma negli anni 80 Zermatt si modernizzò, scavalcando completamente le auto a benzina e i motori a scoppio e diventando interamente elettrica, con alcuni requisiti molto specifici.

IRIS KÜNDIG, vicepresidente del Municipio di Zermatt: Non abbiamo auto private. Gli albergatori e gli edili e tutti i taxi ovviamente non possono andare in bici e basta, per cui chiedono un permesso. Il governo locale decide. Gli imprenditori ci devono mandare una domanda. “Perché ha bisogno di un veicolo?” E poi abbiamo questa checklist. Diamo loro un permesso, magari per tre anni. E se l’impresa è attiva, possono tenerlo. Ma se lei è una persona come... Tom Scott, perché le servirebbe? “Io abito quassù, è molto difficile da raggiungere”. E allora diremmo “Spiacenti, può prendere un taxi”. E chi fa le consegne ha un’auto, ma i negozi non ce l’hanno. I ristoranti non ce l’hanno. Siamo molto severi e così da vent’anni abbiamo circa 520 veicoli.

TOM: Se siete cresciuti nel Regno Unito quando ci sono cresciuto io, state forse pensando “ma questi sono furgoncini del latte” [io me li ricordo, N.d.T.]. Sì, è praticamente la stessa tecnologia: un veicolo elettrico a batteria con una vita operativa molto lunga, progettato per decenni di uso a bassa velocità, per essere riparato facilmente se si rompe, e per fare il minor rumore possibile. Nel ventesimo secolo l’industria del latte britannica usava flotte di veicoli come questi per consegnare le bottiglie di latte a milioni di case ogni mattina. Sembra bizzarro oggi, ma lo è gran parte del ventesimo secolo.

Zermatt usa questi veicoli per fare tutto. Taxi, ovviamente, ma anche autobus, camioncini, l’auto della polizia: hanno tutti lo stesso aspetto e molti sono stati progettati e costruiti localmente da un’azienda che sta lì e ha iniziato con i taxi trainati da cavalli.

BRUNO IMBODEN: Negli anni Settanta mio padre faceva il cocchiere. Avevamo alcune auto elettriche dotate di un pianale, ma nulla per il trasporto di persone. E poi mio padre ha comprato da un’azienda vicino a Zurigo un’auto elettrica per trasportare le persone. Poi nel 1985 mi sono messo insieme a mio fratello e abbiamo fondato la ditta STIMBO. Costruiamo da 10 a 15 auto l’anno, e costruire un’auto elettrica, per un’azienda piccola come noi, non è facile. Nell’azienda siamo in dieci. Quella che vedi lì è una nuova auto elettrica, di nuova generazione, con batterie agli ioni di litio. Prima lavoravamo con le batterie al piombo. Ora con le batterie agli ioni di litio è tutto molto facile. Con questa tecnologia puoi guidare per due o tre ore, non è più un problema. Questo è stato un grande cambiamento. Tutte queste auto elettriche sono fatte a mano. Posso dirti che ogni pezzo che vedi in questo veicolo è stato maneggiato a lungo. Gli altri dicono che il mercato non è grande a sufficienza, ed è per questo che possiamo costruirle noi. Costano circa 140.000 franchi [145.000 euro]. La loro vita operativa è di circa 30 anni, fino a 50 anni. Non è un problema. Con l’alluminio non c’è ruggine, e abbiamo qualità artigianale.

TOM: Mi ci è voluto un po’ per accorgermi di una cosa mentre passeggiavo per Zermatt. In ogni città, in ogni cittadina, c’è un brontolio sordo e costante di traffico che proviene da qualche parte, magari in lontananza. Qui semplicemente non c’è. La cosa è evidentissima di notte, ma ora ovviamente è difficile da dimostrare perché ci sono lavori edili, c’è lo scroscio del fiume che è molto udibile da dove mi trovo e sta portando a valle tutta l’acqua dei ghiacciai che si stanno sciogliendo. Ci sono elicotteri e treni. Ma di notte, quando tutto è tranquillo, non c’è il rumore del traffico.

E anche se so che si tratta di un caso speciale, e che funziona solo perché questa è una piccola località sciistica molto ricca e molto cara con una storia strana, che ha subappaltato i propri parcheggi alla cittadina accanto, non posso fare a meno di pensare che sarebbe bello se ci fossero più cittadine e città con questa sonorità.

IRIS KÜNDIG: Tutti conoscono le regole. I bambini ci crescono insieme. “Posso avere un’auto?” “Ma sei pazzo?” Per cui per la gente del posto fa parte della loro mentalità. Quando dico agli svizzeri che viviamo in una città senza auto a benzina, mi chiedono come ce la caviamo. “In bici, a piedi, o in autobus? Ah.” Ma non ci credono. Eppure se fai parte di questo sistema, è così normale.


---

All’altro estremo c’è invece questa segnalazione dell’amico Paolo G. Calisse, che mi ha mandato poco fa le sue foto dell’impianto Unelco di La Palma. Sullo sfondo, la cittadina turistica di Santa Cruz de La Palma. Mi dice che l’impianto fa una puzza formidabile, con grande gioia di chi vive sottovento sulla montagna. Riporto le sue parole dai commenti: “Si tratta di generatori elettrici alimentati a fuel oil, un residuo della lavorazione del diesel, che tra l'altro produce un fumo grigio e puzzolente a meno di un km (ed in piena vista) dal centro principale dell'isola. L'impianto è gestito da ENDESA, di proprietà ENEL. Però se vuoi mettere un pannello fotovoltaico per terra, o un impianto eolico no, perché "deturpa il paesaggio".”.




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Published on August 08, 2023 00:01

August 7, 2023

SpaceX, il test di accensione del Super Heavy con il nuovo sistema di soppressione acustica a “doccia capovolta”

Ieri a Boca Chica, in Texas, si è svolto un test di accensione statica (senza decollo) dei 33 motori del lanciatore Super Heavy di SpaceX, sulla rampa di lancio riparata e migliorata.

La rampa ora ha un originale sistema di soppressione acustica: dato che la natura del terreno non consentiva di scavare le trincee che si usano abitualmente per incanalare lo scarico dei motori e allontanarlo dal veicolo, in modo che le fortissime onde di pressione acustica e il calore non si riflettano verso il veicolo, danneggiandolo o distruggendolo, SpaceX ha progettato e costruito a tempo di record una struttura piatta forellata, dalla quale emergono getti d’acqua rivolti verso l’alto. Una sorta di gigantesca testa di doccia messa sottosopra.

Il sistema sembra aver funzionato bene. Va detto che i motori non sono stati portati a piena potenza (comunque è stato raggiunto un livello di potenza superiore a quello dei 27 motori del Falcon Heavy) e che il serbatoio di metano non era completamente pieno. Inoltre quattro dei 33 motori si sono spenti automaticamente, e questo non è un buon segno, anche se il veicolo è concepito per portare correttamente in orbita il proprio carico anche quando alcuni motori non sono operativi.

Lo spettacolo inizia intorno a 2 minuti dall’inizio del video.

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Published on August 07, 2023 01:34

August 6, 2023

500.000 km in auto elettrica, con la batteria originale. Per fortuna che gli umarell dicevano che le elettriche non sarebbero durate

Oggi un amico ha festeggiato 500.000 chilometri fatti per lavoro con la stessa auto elettrica, mantenendo la batteria originale, e ha condiviso questa foto.
Eppure ancora oggi una delle critiche più frequenti è “eh, ma le auto elettriche non durano”. Questa ha fatto mezzo milione di chilometri, usata pesantemente come taxi, caricandola per l’85% dei suoi rifornimenti di energia su colonnine rapide (che in teoria dovrebbero accorciare la vita della batteria rispetto alle cariche lente).
Un’altra delle critiche tediosamente frequenti, soprattutto fra chi non si informa prima di sentenziare, è che fabbricare un’auto elettrica inquina molto di più che fabbricarne una tradizionale. In realtà l’impatto ambientale della fabbricazione di un’automobile elettrica è leggermente maggiore di quello di una singola auto a carburante, ma viene recuperato in media dopo 30.000 km di marcia (perché quella a carburante continua a inquinare anche dopo la fabbricazione). 
E se salta fuori che in media le auto elettriche durano molto di più di quelle a carburante, allora dobbiamo fare il confronto non fra un’elettrica e una termica, ma fra un’elettrica e le due-tre termiche che sostituisce.
Dettaglio aggiuntivo: i dischi dei freni sono stati cambiati dopo circa 350.000 km.
Trovate le fonti di questi dati e maggiori dettagli su Fuori di Tesla.

 

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Published on August 06, 2023 07:00

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