Colosseum. Sfide all'ultima pagina discussion



Dopo qualche mese, torno con un nuovo aggiornamento. Ho letto: Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf.
I saggi sulla condizione femminile mi suscitano rabbia e in questo periodo sono già troppo arrabbiata di mio per poter accumulare altro livore senza danno. Per questo motivo sono stata tentata più volte ad abbandonare la lettura. Mi ha salvata l'ironia di Virgina Woolf – poiché devo ammettere di avere un debole per le donne ironiche ed autoironiche, debole che, nel mio caso, è più una vera e propria attrazione irresistibile, tipo Luna-Terra, e così, come la Luna alla Terra, anch'io ho rubacchiato a Woolf un po' d'acqua per spegnere la rabbia e, anche se non mi è riuscito di estinguerla, perlomeno ho finito il libro.
Ciò premesso, e dato che Virgina Woolf non mi è più accanto mentre scrivo, sarò il più breve possibile e certo non esaustiva.
Si tratta della rielaborazione di due conferenze tenute da Woolf nel 1928 alle studentesse di due college inglesi, a tema: "Le donne e il romanzo". Il saggio si svolge in forma di racconto immaginario e vede la protagonista Woolf-personaggio fittizio intenta a scovare spunti per le predette conferenze tra i prati di Oxbridge (evidente fusione tra Oxford e Cambridge, i due college maschili depositari dello spirito conservatore inglese), la biblioteca del British Museum e una stanza affacciata sulle strade di Londra.
L'espediente letterario serve a Woolf per dimostrare la tesi iniziale del saggio: "una donna deve avere soldi e una stanza tutta per sé, se vuole scrivere romanzi", una base economica e un luogo in cui non essere disturbata, che le consentano di essere indipendente in senso lato: dal padre e dal marito, "dalle pretese e dalle tirannie della famiglia", dai "perpetui ammonimenti dell'eterno pedagogo: scrivi questo, pensa quello", dall'ostilità del mondo nei confronti delle donne e delle donne scrittrici in particolare.
Nella trattazione, il novero dei temi toccati si amplia, includendo punti cardine del pensiero femminista. Uno su tutti ha colpito la mia riflessione: l'assenza di una tradizione letteraria femminile e di un linguaggio adatto all'uso femminile. Cito Woolf:
"Qualunque fosse l'effetto dello scoraggiamento e della critica sui loro scritti – e penso che questo effetto sia stato enorme – era irrilevante se paragonato all'altra difficoltà in cui si imbattevano (consideravo ancora queste scrittrici del primo Ottocento) quando arrivavano a buttar giù sulla carta i loro pensieri: il fatto che non avevano dietro di sé alcuna tradizione; oppure una tradizione così breve e parziale da essere di poca utilità. Poiché, se siamo donne, dobbiamo ripensare attraverso le nostre madri. È inutile cercare aiuto nei grandi scrittori, per quanto possiamo cercarvi piacere. Lamb, Browne, Thackeray, Newman, Sterne, Dickens, De Quincey – chiunque sia – non hanno mai aiutato una donna, anche se essa può aver imparato da loro qualche espediente, adattandolo al suo uso. [...] Il peso, l'andatura, il passo della mente maschile sono troppo diversi dai suoi, per potervi attingere qualcosa di sostanziale. [...] Forse la prima cosa che scoprirebbe, mettendo mano alla penna, è di non avere un linguaggio comune pronto all'uso. [...] Il linguaggio corrente all'inizio dell'Ottocento era forse, più o meno: 'La grandezza delle loro opere era per loro un incentivo a non fermarsi bensì a proseguire. Non avrebbero potuto avere entusiasmo o soddisfazione più alti dell'esercizio della loro arte e dell'infinita produzione di verità e bellezza. Il successo incita allo sforzo; e l'abitudine facilita il successo'. Questo è il linguaggio di un uomo; dietro vi si possono vedere Johnson, Gibbon e gli altri. Era un linguaggio inadatto all'uso femminile. [...] Infatti, poiché la libertà e la pienezza espressiva appartengono all'essenza dell'arte, una simile mancanza di tradizione, una simile scarsità e inadeguatezza di strumenti deve aver avuto enorme significato sulla scrittura femminile. Inoltre un libro non è fatto di periodi messi l'uno di seguito all'altro, bensì di periodi costruiti, per usare un'immagine, ad archi o a cupole. E anche questa forma è stata creata dagli uomini, mossi dai loro bisogni, per i loro usi. Non c'è ragione di credere che la forma del poema epico o della tragedia in versi siano più adeguate a una donna di quanto lo sia quel linguaggio. Ma tutte le più antiche forme letterarie erano cristallizzate e fissate, all'epoca in cui essa cominciò a scrivere. Solo il romanzo era abbastanza giovane da essere duttile in mano sua; un'altra ragione, forse, che ci spiega perché la donna scriveva romanzi. Eppure, chi può dire se anche oggi il 'romanzo' (lo scrivo fra virgolette per sottolineare quanto la parola mi sembri inadeguata), chi può dire che questa, la più pieghevole di tutte le forme, sia consentanea all'uso femminile? Non c'è dubbio che quando la donna avrà la possibilità di muoversi liberamente, saprà forgiarsi la forma a lei propria; e provvedersi di qualche nuovo veicolo, che non sarà necessariamente in versi, per esprimere la poesia che c'è in lei. Perché è la poesia che ancora le è negato di esprimere. E mi misi a pensare come una donna, oggi, scriverebbe una tragedia poetica in cinque atti. Userebbe il verso? O piuttosto la prosa?"
Pur nutrendo riserve verso una visione forse un po' binaria dei sessi, trovo che ci sia un nucleo di verità nelle osservazioni di Woolf e senz'altro qualcosa di importante su cui riflettere ulteriormente.In ultimo, un concetto che mi avvolge nella nebbia e mi costringe a cercare una strada è l'accenno alla "realtà"; cito nuovamente:
"Che cosa s'intende per 'realtà'? Sembra essere qualcosa di molto vago, di molto inattendibile, che si può trovare ora in una strada polverosa, ora in un pezzo di carta per la strada, ora in un narciso al sole. Illumina una gruppo in una stanza e incide parole casuali. Ci sopraffà mentre torniamo a casa sotto le stelle, e rende il mondo silenzioso più reale del mondo delle parole; e poi la si ritrova in autobus, nel frastuono di Piccadilly. E a volte sembra abitare in forme troppo lontane da noi perché possiamo discernere la loro natura. Ma qualunque cosa essa tocchi, la fissa e la rende permanente. È questo che resta quando abbiamo gettato nella siepe la buccia del giorno; è questo che ci resta del passato, dei nostri amori e odi. Ora lo scrittore, penso, ha la possibilità di vivere, più degli altri, in presenza di questa realtà. Suo compito è trovarla, raccoglierla e comunicarla agli altri . Così almeno deduco dalla lettura di Lear, di Emma o di Alla ricerca del tempo perduto. Perché la lettura di questi libri sembra compiere una curiosa operazione generativa sui sensi; dopo , vediamo più intensamente; il mondo sembra svelato e animato da vita più intensa. Invidiabili sono quelli che vivono in conflitto con l'irrealtà; da compiangere quelli che vengono storditi dal fatto compiuto, da ciò che hanno fatto, ignari e indifferenti. Per cui, quando vi chiedo di guadagnare denaro e di avere una stanza tutta per voi, vi sto chiedendo di vivere in presenza della realtà una vita che, a quanto sembra, rinvigorisce, che la si possa o no comunicare".
Buona riflessione a tutt*.
17/24
La casa sulla collina di Lavyrle Spencer
Pag 352
I romanzi storici con un tocco di 'uomini con carattere' mi piacciono molto.
Questo libro ha tutte le caratteristiche.
La protagonista si ritrova in una situazione assurda, pensa di aver perso il marito e si risposa con il suo amico ( fin qui siamo nella prassi), e se lui tornasse dopo 5 anni?
Tante sofferenze di animo, il primo marito è un uomo che non deve chiedere mai e lei è molto combattuta perché le sue scelte impattano su più persone.
Alcune scene mi sono piaciute ho tantissimo ( piedino) e sotterfugi vari.
Bello, da rileggere per passare delle ore liete.
4,5⭐️
14.3.2024
Cerca questo libro su Goodreads: La casa sulla collina https://www.goodreads.com/book/show/1...

Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre di Benedetta Tobagi
Ricostruzione della vita e della morte del padre Walter, Benedetta fa un vero e proprio viaggio alla scoperta di un genitore che le è stato portato via a soli 3 anni e ha conosciuto attraverso i suoi articoli, le sue lettere e le testimonianze altrui. Le pagine più belle sono ovviamente quelle più intime, ma anche il clima dell'epoca e le varie vicende sono ben descritte.

Grazie Irene, per ora sono all'inizio e mi sta già molto simpatico il protagonista! :)

Ora ho iniziato il mio ventiquattresimo titolo che è proprio giocare in casa ;)

In più ci si è messa di mezzo anche la mia sbadataggine: mi sono accorta di non avere qui alcuni libri che ho in lista e, non tornando in Italia fino a maggio, non ho modo di leggerli. Quindi ho deciso di provare a salvare il salvabile con la sostituzione degli ultimi 4 libri (soluzione che mi dà l’orticaria, ma me ne devo fare una ragione).
La mia prima sostituzione è:
W. Faulkner, Bandiere nella polvere, 343 pagg. con L. Fitzharris, L’arte del macello, 346 pagg.

M. Corti, L’ora di tutti
Maria Corti racconta il fatale agosto 1480 in cui Otranto fu conquistata dai Turchi, attraverso lo sguardo di 5 testimoni che in quei giorni persero la vita. Ogni personaggio descrive un momento diverso dell’invasione, dal primo avvistamento delle navi turche fatto dal pescatore Colangelo, all’eroica resistenza sulle mura (capitano Zurlo), alla presa della città (la bellissima vedova Idrusa), al martirio di coloro che non vollero rinnegare la propria fede (il pescatore Nachira) alla, infine, tanto sperata riconquista da parte degli Aragonesi.
Fatti e personaggi sono ritratti con estremo realismo e il linguaggio semplice (in linea con la bassa estrazione della maggior parte di loro) non stride con il pathos degli eventi narrati, ma anzi ne sottolinea paradossalmente la tragicità.
Una storia di piccoli e grandi atti di eroismo di cui non sapevo nulla, che mi ha coinvolta e commossa.
R. Yates, Una buona scuola
Attingendo dalla propria esperienza personale alla Avon Old Farms School, Yates ambienta questo romanzo in un collegio maschile di seconda categoria del Connecticut e racconta il momento di passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta di un gruppo di ragazzi che finiranno a combattere nella seconda guerra mondiale.
Il protagonista è William Grove, alter ego dell’autore, un ragazzino vagamente sgradevole, dal background familiare umile (soldi a casa ne giravano pochi), che non brilla dal punto di vista accademico e che muore dalla voglia di essere accettato dai suoi compagni. Nonostante sia uno studente mediocre, William riesce a realizzarsi grazie al giornale scolastico a cui comincia a lavorare e che lo inizia al mestiere di scrittore che farà (e amerà) tutta la vita.
Nel primo e nell’ultimo capitolo William racconta in prima persona ciò che l’ha portato a frequentare quella scuola e la fine che hanno fatto i suoi compagni (mentre la parte centrale è in terza persona). Questi due sono anche i capitoli più intrisi di malinconia e dove più si percepisce la compassione dell’autore verso questi personaggi/persone che hanno fatto parte della sua vita.
Mi è piaciuto ma è un paio di gradini sotto agli altri capolavori di Yates.
P. Dennis, Zia Mame
Questa è la storia di Patrick, che viene allevato dalla ricca, eccentrica, affascinante, stramba zia. I 20 anni oggetto del racconto sono pieni di avventure e situazioni tragicomiche e assurde, che mi hanno messa a dura prova perché io zia Mame non l’ho sopportata (ho una scarsissima tolleranza per i personaggi come lei, anche se e quando risalgono agli anni ’50 e magari quindi sono gli OG del tipo). L’unica cosa che ha acceso un po’ di interesse è stata la postfazione in cui si racconta la vita dell’autore, alla quale effettivamente si stenterebbe a credere di primo acchito.

Ho finito "L'occhio del male" di Stephen King, pubblicato in origine con lo pseudonimo di Richard Bachman. Un King breve ed efficace, dal ritmo trascinante, che ruota attorno al tema della vendetta e delle maledizioni. Non è particolarmente spaventoso e potrebbe anche essere un buon primo approccio all'autore, per scoprire se la sua scrittura piace o meno!

Ho finito "L'occhio de..."
👏⭐

Ho finito "L'occhio de..."
Clap Clap Clap!!!

Sabbia Bianca, Volume 1
C’è un mondo che ha due emisferi, uno sempre al sole e l’altro sempre all’ombra. Nel Fulgilato, quello luminoso, vivono i Dominatori della sabbia capaci di manipolarla e usarla per combattere o per proteggere. Sabbia Bianca è la storia di Kenton, il più debole dei dominatori, un ragazzo cocciuto che finisce a percorrere la strada della responsabilità. La storia di Kenton è un romanzo di formazione a fumetti, crescita e maturazione come ho visto in altri personaggi che però ho trovato più tridimensionali.
Piacevole lettura che mostra un Sanderson sottotono rispetto ai suoi standard, anche se un Sanderson sottotono resta un autore di tutto rispetto. Ho notato una difficoltà maggiore nel mostrare senza raccontare, strano dato che il veicolo stavolta erano le immagini insieme al testo.

10/24 Hanno ammazzato la Marinin di Nadia Morbelli
Mah?!? Ho iniziato la lettura con molto entusiasmo ma ci ho impiegato un bel po' di tempo, perché l'ho trovato piatto, senza scossoni, senza punti di prestigio e pure senza punti di schifezza. La parte gialla viene trattata con molta superficialità così come la parte personale della protagonista. Non si capisce molto nemmeno dei rapporti con le altre persone della sua vita, genitori esclusi. Ormai ho tutti e tre i libri e li leggerò, ma non mi aspetto più niente di che.
11/24 Brisingr di Christopher Paolini
La lotta per la riconquista di Alagaesia e contro Galbatorix continua. Sempre molto appassionante e coinvolgente l'avventura di Eragon e Saphira. Le lotte sono sempre cruente e le alleanze sono molto difficili da gestire, ma qualche avvenimento piacevole c'è: Katrina e Roran si sposano, finalmente, con una toccante cerimonia. Saphira e Eragon si separano dolorosamente per un periodo e il loro legame si rinsalda sempre di più, ma la lotta non è ancora finita, manca il quarto volume!

Trash
Sono ancora indecisa sulla valutazione. I 15 racconti mi sono piaciuti ma non tutti nello stesso modo. Sono racconti che parlano di vite di 'white trash' (da cui il titolo), ossia 'spazzatura' come vengono definiti con spregio i bianchi poveri e di bassa estrazione negli Stati Uniti. La Allison parte dalla propria esperienza personale e cerca con la scrittura una forma di elaborazione e superamento dei ricordi dolorosi, fatti di povertà, abusi, rabbia, vite non risolte. Sono narrazioni molto realistiche, lo stile è semplice ma non scialbo
"Guardando mamma ho imparato fin troppo bene certe lezioni. Non far mai vedere che ci tieni, mamma diceva, e non volere mai quello che non puoi avere. Non dare mai a nessuno la soddisfazione di negarti qualcosa di cui hai bisogno, e per riuscirci devi imparare a non aver bisogno di niente".

Avrei qualche aggiornamento da fare, nel complesso la sfida sta andando bene per quanto mi ero bene o male prefissata (me ne mancherebbero 4/5 se riesco a terminare nel mese "Stalingrado") e sono contenta dello smaltimento nonostante i continui nuovi arrivi che mi distraggono un pò dai programmi! Ma il bello è anche questo no?
Mi spiace non essere troppo presente nei commenti o nelle condivisioni ma ecco le mie novità (il foglio excel invece è sempre aggiornato 🤭):
14/24
La famiglia Moskat
Bellissima e dettagliatissima vicenda di una numerosa famiglia ebrea nella Polonia dei primo '900 che dipinge in maniera sapiente un affresco di storia e quotidianità fino alle soglie dell'olocausto, quando verrà citato il triste epilogo delle truppe tedesche che invadono la Polonia dando il via a quanto purtroppo conosciamo bene.
Un romanzo lungo ma che non si vorrebbe mai finire, bello nella sua tragicità, nel suo fluire attraverso le tradizioni e i costumi di una società che soltanto negli ultimi anni iniziava a rendersi conto di cosa stava per succedere, che viveva nel benessere e nella spensieratezza, nell'orgoglio delle proprie tradizioni e contraddizioni, del proprio patrimonio genetico, tre generazioni a confronto che lentamente crollano, si disgregano, cadono, si rialzano, ricadono. Filo conduttore è Asha Heshel, che incontra per caso i Moskat e che rimarrà legato a loro attraverso la drammatica storia d'amore con Hadassah, una storia d'amore che ci narra gli uomini e le donne come sono sempre stati e come sempre saranno, fragili, illusi, disillusi, immaturi, passionali, senza sosta, con mille destini che per loro purtroppo inevitabilmente finiranno per diventare uno.
Grande potere e ricchezza di una scrittura così significativa che ci permette di vedere e immaginare ogni singolo dettaglio e di capire un pò meglio cosa c'è stato a cavallo tra chassidismo e nazismo, una cronaca di una morte purtroppo annunciata, con le ultime pagine che lasciano soltanto presagire e terminano sull'orlo del baratro.
15/24
Berta Isla
Adoro Marias, adoro la sua scrittura ipnotica che sembra non finire mai e adoro le descrizioni approfondite e intime, che scavano a fondo nella psiche sempre con uno stile preciso, raffinato e minuzioso. In questo caso viene raccontata la storia di un matrimonio contrastato, imperfetto e difficile, la storia di Berta e di Tomas. Tutto all'apparenza perfetto ma Tomas nasconde un segreto che non potrà mai rivelare a nessuno e che risale al periodo dell'università, quando viveva a Oxford lontano da Berta. Un romanzo sulle certezze e le incertezze, sull'amore e sul dolore, sulla stabilità e sull'impermanenza, sulle scelte e sul destino, un romanzo che in perfetto stile Marias come sempre parla all’imperfetto cuore di tutti.
16/24
La donna è un'isola
Appena posso mi riconnetto attraverso la letteratura a un paese che amo profondamente: l'Islanda. E' un'emozione trovare nelle parole di Audur tutte quelle atmosfere e quei paesaggi già conosciuti in viaggio e sotto le piogge di novembre seguire il percorso della protagonista che abbandona tutto per raggiungere una località nelle remote zone dell'est. Con lei il bimbo di un'amica, sordo ma stupendo nel suo modo di comunicare così adulto e così saggio, un viaggio alla ricerca di sè, verso la rinascita, verso una nuova consapevolezza come donna e perchè no, forse anche come madre.
17/24
Dicembre è un mese crudele
Stavolta la George è davvero riuscita ad annoiarmi: troppo di tutto, troppo prolisso, troppo lungo, troppo ridondante, troppo crudele anche per il lettore più affezionato. Salvo l'ambientazione (Inghilterra del nord) e salvo i luoghi descritti, ma per il resto quasi 600 pagine facilmente dimenticabili. C'era anche un delitto per caso? 😁
18/24
Sul lato selvaggio
Una riconferma questa Tiffany, anche qui mi ha lasciata ampiamente turbata in una totale immersione di dolore e disagio.
Disperazione, dipendenze, strazio, brutalità, questi i primi aggettivi che mi vengono in mente pensando alla vita delle due gemelline che cercano un riscatto nel loro piccolo mondo di fantasia e che ci trascinano nel loro vortice di sofferenze e abbandono, ma che ci lasciano il tempo di riflettere sul potere della libertà, dell'amore, del riscatto, della bellezza delle piccole cose. Ipnotico, tristissimo ma imperdibile.

La storia del sedicenne Ferruccio Loffi, sopravvissuto alla strage di Marzabotto. Un libro crudo, intenso e doloroso che non nasconde nulla sia di quanto successo, sia di quanto ciò abbia influenzato la vita futura del ragazzo.
Mi ha fatto venire voglia di visitare i luoghi dell'eccidio.

-4/12:Quel che si vede da qui: un pò lento e poco credibile all'inizio...poi ci si abitua all'atmosfera e non vedi l'ora di terminarlo per sapere come evolveranno le vicende dei vari personaggi!
-5/12:La regina Carlotta: per tre quarti del romanzo sembra di leggere una parodia in versione "politically correct" con una punta di hot della bibliografia della principessa Sissi...si salva solo il finale dove i personaggi principali dimostrano un pò di umanità.
-6/12:Amiche per sempre: parte in quarta con una bella storia e con dei personaggi ben delineati per poi "perdersi" nei cliché delle "eroine" che fanno fortuna ad Hollywood essendo di bell'aspetto.
-7/12:La ragazza che cadde in fondo al mare: un libro bello fuori (doppia copertina, bordi pagina colorati) ma che non mi ha convinto più di tanto: i riferimenti sono tutti legati alla cultura coreana (da quel che ho letto nelle varie recensioni) ma a me in molti passaggi è sembrato solo un gran polpettone!
-8/12:Atlas: La storia di Pa' Salt:Bello, bello, bello! Degna fine della saga de "Le sette sorelle" pur se è stata scritta dal figlio dell'autrice (Lucinda Riley è scomparsa recentemente ed alla sua saga mancava proprio il capitolo finale).
9/12:Il cuore è uno zingaro -che ha sostituito nella lista principale "Il romanzo di Candy Candy"-:classico romanzo adatto per una lettura "sotto l'ombrellone": gradevole, scorrevole...senza troppe pretese.
-10/12:Antico come il tempo:la rivisitazione de "La bella e la bestia"...non mi ha convinto tant'è che non credo che leggerò gli altri titoli che appartengono alla stessa collana.
-11/12:Sindrome:altro libro più bello fuori che dentro...tante situazioni forzate e poco credibili...dopo le prime 100 pagine ho proseguito solo per vedere se migliorava...non è stato così purtroppo...

Primo libro della sagra di Terramare. Nonostante scorra bene e sia rimasta incuriosita di conoscere le avventure di questo mago per me del tutto nuovo, questa serie non mi sta conquistando. Voglio proseguirla perché un mondo fatto di isolette che sembra chiuso in se stesso con poteri magici che variano da un orizzonte all'altro merita di essere approfondito, ma con calma. Questo mago si chiama lo sparviere e il suo “vero nome” è Ged. Il vero nome riveste una importanza cruciale in questo mondo e non viene rivelato ad alcuno con superficialità, perché potrebbe significare essere posseduti da coloro che lo conoscono, attraverso la magia, per l'appunto.

Grazie lo spero proprio...vorrei concludere anche la sfida dell'hard disk impallato!

13/24 Con le peggiori intenzioni di Alessandro Piperno
Sorta di saga familiare che ripercorre le vicende dei Sonnino, ebrei dell’alta borghesia romana, che riescono a mantenere un certo livello sociale anche nella rovina economica in cui il capostipite è incorso. La voce narrante è quella di Daniel, esponente della terza generazione, onanista, solipsistico, ossessivo, eppure ironico e accattivante. Un ottimo libro di uno scrittore di qualità, già maturo alla sua prima prova, del quale ora non mi resta che leggere i romanzi successivi, che occhieggiano da un po’ dallo scaffale.
14/24 Il libro delle case di Andrea Bajani
L’idea di raccontare una storia a frammenti, in cui i singoli episodi sono collegati a unità immobiliari definite fisicamente da quattro mura ed emotivamente da ricordi che sono indissolubilmente legati ai luoghi, è sicuramente interessante, e in alcuni momenti la costruzione regge senza incertezze. Ma a volte l’operazione sembra artificiosa, astratta, puramente intellettuale, ed è lì che il romanzo perde mordente, rischia quasi di annoiare, benché non si tratti di un romanzo lungo e la qualità della scrittura sia comunque buona. Ma mi ha lasciato con un senso di lieve insoddisfazione.
15/24 Il mangiatore di carta di Edgardo Franzosini
Breve curiosa storia di un personaggio realmente vissuto nel XVIII secolo, Ernest Johann von Biron o Biren, che, vittima dell’ossessivo e bizzarro vizio di mangiare carta inchiostrata che lo portò a divorare un importante trattato internazionale, riuscì a sfuggire al patibolo grazie alla propria avvenenza, e giunse a diventare duca di Curlandia, regione della attuale Lettonia.
Al personaggio accenna Honoré de Balzac nel suo romanzo “Illusioni perdute”, ed è partendo dal testo balzachiano che prende le mosse il desiderio dell’Autore di approfondire questa insolita vicenda. Un libricino che si legge volentieri, ben scritto, per appassionati di curiosità letterarie.
16/24 Pechino è in coma di Ma Jian
Piuttosto lungo e a tratti prolisso, ma estremamente interessante, restituisce in forma di fiction l'esperienza di uno studente che ha partecipato alle proteste del 1989 in piazza Tienanmen a Pechino. Attendeva da anni, ho apprezzato molto.
17/24 I grandi sognatori di Rebecca Makkai
L'epidemia di AIDS nella Chicago degli anni '80. Molto bello, e commovente.
18/24 La Vera Croce: Storia e leggenda dal Golgota a Roma di Chiara Mercuri
Saggio divulgativo che ricostruisce le vicende delle numerose reliquie della croce: chiaro e sintetico.
19/24 Le assaggiatrici di Rosella Postorino
L'Autrice immagina l'esperienza di una delle ragazze che furono assoldate per assaggiare preventivamente i cibi destinati alla tavola di Hitler per evitarne l'avvelenamento. Mi è piaciuto molto.
20/24 Ruggine americana di Philipp Meyer
Due amici, tra loro diversissimi, nella provincia americana colpita dalla crisi industriale si trovano ad affrontare le conseguenze di un incidente che ha provocato la morte di un uomo. Avvincente e ben scritto.
21/24 La ferocia di Nicola Lagioia
Vincitore del Premio Strega 2015, il romanzo narra le vicende di una famiglia invischiata in loschi affari nella Bari degli anni '90 o giù di lì. Le aspettative erano molto alte, avendo già letto il crudo e bellissimo "La città dei vivi", ed ammetto di essere rimasto molto deluso.
22/24 Pulcheria: La castità al potere di Christine Angelidi
Saggio sulla figura di Pulcheria, imperatrice vissuta a cavallo tra la fine del mondo antico e l'epoca più propriamente bizantina. Interessante.

I love shopping di Sophie Kinsella
Pag 416
Un libro che a tratti mi ha fatto sorridere ma non mi ha per nulla entusiasmato.
Rebecca è un personaggio che non mi piace, troppo frivola, spendacciona , bugiarda e cerca scuse per tutto.
In alcuni atteggiamenti non l'ho proprio sopportata.
Non sono ispirata per leggere altro della serie.
3⭐️
11.4.2024
https://www.goodreads.com/book/show/5...

12/12:”Tutti i particolari in cronaca”di A.Manzini:bello, bello, bello.
Doppiamente soddisfatta…sia per avere terminato la sfida del rilancio sia per aver letto un bel libro (visto che il personaggio principale non era il mitico Rocco Schiavone nutrivo più di un dubbio, sinceramente!).

Sono sempre un po' scettica riguardo i libri scritti da personaggi famosi, ma questo mi è stato regalato e mi dispiaceva darlo via senza nemmeno toccarlo. Direi che ho fatto abbastanza bene perchè la storia è veramente toccante, cruda e scritta senza tanti infiocchettamenti o tentativi di commuovere, ma in effetti si nota che la ragazza nella vita fa altro e scrivere non è proprio il suo mestiere, dato che lo stile è piatto e ripetitivo.

L’arte del macello, L. Fitzharris,
La vita e l’epoca di Joseph Lister, il chirurgo e professore che portò grandi innovazioni nel campo della medicina clinica inglese. Il mondo che l’autrice rievoca è quello delle sale operatorie e delle corsie degli ospedali vittoriani, un mondo tanto orrorifico e cruento che è difficile da immaginare oggi, in cui se ti ferivi o ammalavi, facevi meglio a fare pace col tuo dio, perché le probabilità di uscirne vivo erano molto scarse. Fitzharris non ci risparmia i dettagli truculenti (anzi) descrivendo le “pratiche chirurgiche” in uso, le malattie e le infezioni diffuse e la scioccante assenza di protocolli igienici di base (esempio lampante: gli studenti di chirurgia passavano dalle autopsie alla cura delle gestanti senza avere l’obbligo - e nemmeno sentire il bisogno - di lavarsi le mani!).
In questo panorama si fa le ossa J. Lister, il cui più grande traguardo fu l’ideazione di un metodo antisettico tramite l’utilizzo di acido fenico e legature di budello auto-assorbenti, innovazione che ridusse drasticamente le morti per infezioni post-operatorie.
Nonostante il sospetto e la cautela, se non l’aperta opposizione, con cui fu inizialmente accolto dal mondo medico (ci volle addirittura l’imprimatur della regina Vittoria, di cui divenne poi il chirurgo personale, perché venisse accettato), questo sistema ebbe un impatto rivoluzionario e ha aperto la strada ad una concezione moderna della chirurgia, da arte della macelleria a scienza moderna.
Il piccolo di papà, T. Doherty (in sostituzione di: C. Pavese, La casa in collina)
I ricordi di infanzia di Tony Doherty, che cresce a Derry in una famiglia cattolica della working class, durante gli anni dei Troubles. Questo è il primo di 3 memoir incentrati sulla giovinezza dell’autore (gli altri due riguardano l’adolescenza e l‘esperienza carceraria appena maggiorenne).
Mano a mano che si procede, la materia dei ricordi si fa sempre più tetra: dagli spensierati pomeriggi di giochi e avventure con gli amici, si passa alle sparatorie e agli scontri con l’esercito, fino ad arrivare alla tragica morte del padre, avvenuta durante le proteste della Domenica di sangue. Questo momento segnerà la fine dell’infanzia per Tony e per i suoi coetanei, la presa di coscienza dell’ingiustizia intrinseca al loro mondo e l’inizio della ribellione e dell’attivismo politico. Leggerò di sicuro gli altri due capitoli di questa storia quando verranno tradotti.
Nomadland, J. Bruder (in sostituzione di: D. Whitehouse, Buon compleanno Malcolm!)
"Un tempo esisteva un contratto sociale secondo cui, se giocavi secondo le regole (andavi a scuola, trovavi un’occupazione e lavoravi sodo), tutto sarebbe andato bene. Questo non è più vero oggi. Puoi fare tutto nel modo giusto, proprio come vuole la società, e ritrovarti comunque in rovina, da solo, e senza un tetto." È questa l'esperienza di molte delle persone intervistate da Jessica Bruder in questo reportage che ci porta in giro per gli Stati Uniti al seguito dei "vandwellers", uomini e donne (che per lo più hanno superato i 60 anni) che per motivi diversi si sono ritrovati a vivere in mezzi motorizzati e che si mantengono inseguendo lavori stagionali ai quattro angoli dell'America. La crisi finanziaria del 2008 è stata una delle ragioni più citate, ma a volte sono stati eventi meno macroscopici come divorzi complicati o ospedalizzazioni a causare questi cambi radicali di stile di vita. Una cosa che, a pensarci su, fa paura: che in una delle società più ricche del pianeta, sia così facile finire in rovina.
L'ho trovata un'inchiesta interessante e ben fatta, in cui l'autrice in 3 anni di "indagine" ha guidato per migliaia di km, dormito in un van, provato a lavorare stagionalmente per Amazon e nella raccolta di barbabietola da zucchero, condiviso molti falò e raccolto l'esperienza di decine di persone.
Ora sono all'ultimo:
ho sostituito L. McMurtry, Lonesome dove con J. Irving, Le regole della casa del sidro

@Eli.Mi noooooo non lo sostituire! Lonesome dove è bellissimissimo!

Grazie, Grande Capo!
Grazie anche a MonicaVandina, Acrasia ed a tutti coloro che hanno fatto "il tifo" per me!"
Ora cerco di terminare pure la SHDI!!!

23/24 Rumore bianco di Don DeLillo
Un docente universitario di studi hitleriani e la quarta moglie con la famiglia ricomposta che comprende vari figli dei precedenti matrimoni si ritrova ad affrontare le conseguenze di una fuga di sostanze tossiche e la conseguente paura della morte. Delirante, folle, trascinante, una lettura che mi ha entusiasmato.

Scaffale strabordante 19/24
Il mondo di Belle di Kathleen nn Grissom
Pag 416
Un libro che mi ha appassionata sin dalle prime pagine.
Una bimba che ha perso i genitori viene cresciuta insieme ad un gruppo di schiavi e si forma con loro mentalità.
La violenza su Belle mi ha colpita, mi sono veramente infastidita.
Da un lato la vita di Belle e il suo amore vissuto in clandestinità ma con una famiglia allargata per godersi le gioie del piccolino.
Dall'altro, la vita di Lavinia che non è fortunata in amore e deve subire il carattere del marito e i figli da un'altra donna.
Anche lei ama un altro uomo.
Bellissime le descrizioni dei personaggi e il coinvolgimento nella trama.
4,5⭐️
12.4.2024
Cerca questo libro su Goodreads: Il mondo di Belle https://www.goodreads.com/book/show/1...
Scaffale strabordante 20/24
Un segreto nel cuore di Nicholas Sparks
Pag 364
Un libro che non mi attratta sin dall'inizio.
La trama l'ho trovata un tantino esagerata per come si sono incastrati gli eventi.
Mi sono piaciute le parole messe in bocca al bambino, lui non vuole diventare adulto perché gli adulti vedono tutto complicato.
Situazioni difficili da gestire e anche da trattare.
3,5⭐️
16.4.2024
https://www.goodreads.com/book/show/9...

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