Daniela > Daniela's Quotes

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  • #1
    John Steinbeck
    “Dove comincia l’insoddisfazione? Stai abbastanza caldo, ma hai i brividi. Sei ben nutrito, ma ti rode la fame. Ti hanno amato, ma il tuo desiderio vaga in nuovi campi. E a peggiorare tutto questo c’è il tempo, maledettissimo! La fine della vita non era più così terribilmente lontana – la si vede come un traguardo quando s’infila il rettilineo – e allora dici a te stesso: “Ho lavorato abbastanza? Ho mangiato abbastanza? Ho amato abbastanza?” Tutte queste, naturalmente, sono le fondamenta della più grande maledizione dell’uomo, e forse della sua più grande gloria. “Che cos’ha significato la mia vita finora, e che cosa può significare nel tempo che mi resta?” E ora si arriva alla perfida freccia avvelenata: “Che cosa ho fatto di buono da scrivere nel Gran Libro? Che cosa valgo?” E questa non è né vanità né ambizione. Gli uomini sembrano nati con un debito che non riescono mai a pagare, per quanto ci diano sotto. Il debito cresce sempre davanti ai loro occhi. L’uomo deve qualcosa all’uomo. Se egli ignora il suo debito, questo lo avvelena, e se lui cerca di far pagamenti il debito non fa che crescere, e la qualità del dono che l’uomo fa è la sua più vera misura.”
    John Steinbeck

  • #2
    John Steinbeck
    “Mi è sempre sembrato strano", disse il Dottore. "Le cose che ammiriamo negli uomini, la bontà, la generosità, la franchezza, l'onestà, la saggezza e la sensibilità, sono in noi elementi che portano alla rovina. E le caratteristiche che detestiamo, la furberia, la cupidigia, l'avarizia, la meschinità, l'egoismo, portano al successo. E mentre gli uomini ammirano le prime di queste qualità, amano il risultato delle seconde.”
    John Steinbeck

  • #3
    “Mi volto e le mie orme sono già sparite. Ma io so di esserci stato. So di aver vinto la battaglia più grande, quella contro me stesso. Di essermi riscattato per tutte le cose perdute, o lasciate andare via. Questo è tutto ciò che importa. Un soffio di vento sulle dune. Un niente. Una vita vissuta fino in fondo, ma senza lasciare traccia.”
    Marco Olmo

  • #4
    “E' normale che ci sia la paura in ogni uomo, ma l'importante è che la paura sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna mai farsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che ti impedisce di andare avanti." (Paolo Borsellino)”
    Agnese Borsellino

  • #5
    Jane Austen
    “The person, be it gentleman or lady, who has not pleasure in a good novel, must be intolerably stupid.”
    Jane Austen, Northanger Abbey

  • #6
    Kader Abdolah
    “A volte si deve semplicemente aver pazienza. Se una cosa non va, bisogna lasciarla perdere per un po'. Si dà così alla vita spazio perchè trovi da sola una via d'uscita.”
    Kader Abdolah

  • #7
    Thornton Wilder
    “Facciamo quello che possiamo. Tiriamo avanti, Esteban, come meglio possiamo. Non dura molto, sai,... Il tempo passa. Ti sorprenderà vedere come passa in fretta".”
    Thornton Wilder, The Bridge of San Luis Rey

  • #8
    Thornton Wilder
    “Tutti, tutti noi abbiamo fallito. Desideriamo tutti un castigo. Desideriamo tutti di farci carico di ogni tipo di penitenza, ma sai, figlia mia, che in amore -riesco a malapena a dirlo- ma in amore i nostri errori non sembrano durare molto a lungo".”
    Thornton Wilder, The Bridge of San Luis Rey

  • #9
    Thornton Wilder
    “...ma presto moriremo e ogni ricordo di quei cinque lascerà la terra, e noi stessi saremo amati per qualche tempo ancora e poi dimenticati. Ma l'amore sarà bastato; e tutti gli impulsi dell'amore ritornano all'amore da cui sono venuti. Nemmeno i ricordi sono necessari all'amore. C'è una terra dei vivi e una terra dei morti, e il ponte è l'amore, la sola sopravvivenza, il solo significato".”
    Thornton Wilder, The Bridge of San Luis Rey

  • #10
    Dino Buzzati
    “Ho detto il Natale più bello che ricordo. Perché bello non significa soltanto bello ma può significare anche terribile e profondo. Anzi. Le più grandi bellezze, in questo mondo, forse stanno proprio qui. Nel dolore, nel rimpianto di ciò che è stato e non sarà più, nella nostra solitudine, della quale noi in genere non ci accorgiamo, o preferiamo non pensarci. Ma verrà il giorno.”
    Dino Buzzati, Il panettone non bastò

  • #11
    Bernard Malamud
    “«Ricordo che la sera che ci siamo conosciuti lei disse che qui sperava di fare un uso migliore della sua vita. C’è riuscito?»
    «È quello che si dovrebbe sempre fare».
    «Mi dica, che cosa vuole dalla vita?»
    «Ordine, valore, soddisfazione, amore», disse Levin.
    «L’amore all’ultimo posto?»
    «L’amore in ogni momento».”
    Bernard Malamud, A New Life

  • #12
    Bernard Malamud
    “«Anch’io sono consapevole del cattivo uso che ho fatto della mia vita, di come passa in fretta e di come la butto via. Pretendo da me più di quello che ottengo, forse più di quello che ho ottenuto. Siamo due falliti, signor Levin?»”
    Bernard Malamud, A New Life

  • #13
    Bernard Malamud
    “Benché Levin gioisse del bel tempo inatteso, il suo piacere era temperato da una punta di abituale tristezza di fronte all’implacabile ritmo della natura: mutamento decretato da una forza che produceva, lui volente o nolente, la primavera di oggi, il gelo di domani, la vecchiaia, la morte, ma che non era opera dell’uomo; mutamento che non era mutamento, in cicli eternamente uguali, una ripetizione di cui lui faceva parte, e dunque com’era possibile conquistare la libertà dentro e fuori di sé? Era per questo che la sua vita, malgrado lo sforzo risoluto di strapparsi da ciò che aveva già vissuto, restava sempre la stessa? E che, essendo lui fatto in un certo modo e vivendo le esperienze che egli stesso generava, non aveva ottenuto niente di più che brevi momenti di soddisfazione, non tanto lunghi da poter smettere di domandarsi se li aveva avuti davvero? Se solo sapessi vivere ammettendo ciò di cui sono convinto, pensava Levin. Quante volte mi sono detto che la felicità non è una cosa che si riesce a stanare con una spedizione di caccia, un graal nascosto e complicato che tocca a chi lo vede per primo, ma che invece è la grazia che va a posarsi sullo spirito, quando c’è il desiderio della vita. Siamo qui per poco, spesso nelle peggiori circostanze: è probabile che l’uomo, un giorno, venga soffiato via dalla punta delle dita di Qualcuno; una battaglia perduta prima ancora di sapere cosa stavamo facendo, eppure quanto è bello, e nobile, anche solo essere esistiti. Me lo sono ripetuto molte volte in varie circostanze, dunque perché non riesco a smettere di preoccuparmi dell’arrivo o della durata della felicità, posto che arrivi mai, o che duri? La scontentezza non porta né denaro sonante né vero amore, dunque perché non godersi questa tenera, stupenda giornata invece di salutarla con la storia di tutto ciò che non ho avuto?”
    Bernard Malamud, A New Life

  • #14
    “Che squallore, però. Nessuno è più quello che dovrebbe essere. Fa rabbia la pervicacia con cui le persone si rifiutano di occupare il giusto ruolo che noi abbiamo costruito apposta per loro. Uno passa la vita a decidere come devono essere i propri conoscenti, o almeno a farsi un’idea precisa di come sono, per poi scoprire che non è vero niente. Che ci si è solo illusi. Che le cose stavano in un altro modo.”
    Santo Piazzese, La doppia vita di M. Laurent

  • #15
    “La vera fine di una giornata è la scelta del libro che ti aiuti ad attraversare la notte. Non è cosa da prendere sottogamba. Richiede meditazione.”
    Santo Piazzese, La doppia vita di M. Laurent

  • #16
    Chigozie Obioma
    “Una volta ho sentito dire che quando la paura s’impossessa del cuore di una persona la impoverisce. Questo si può dire di mio fratello, perché quando la paura prese possesso del suo cuore lo derubò di molte cose: la pace, il benessere, i legami, la salute, e perfino la fede.”
    Chigozie Obioma, The Fishermen

  • #17
    Henrik Ibsen
    “io credo che anche noi, tutti noi non siamo
    nient'altro che degli spettri... in noi continua a circolare e a scorrere e a vivere non soltanto ciò che abbiamo ereditato
    dai nostri genitori, dico il sangue paterno e materno, ma anche tutti i pensieri immaginabili che sono già stati pensati, le
    vecchie credenze morte e sepolte, ogni specie di cose antiche e defunte a cui un tempo si è prestato fede e così via, in
    una catena senza fine. Fantasmi senza vita che però si annidano nel nostro sangue, e che noi non possiamo scacciare.
    Basta che io prenda un giornale, e mi metta a leggere, e mi sembra di vedere degli spettri che scivolano e sgusciano fra
    le righe... ah, devono essere tanti, innumerevoli come i granelli di sabbia nel mare... e noi tutti viviamo nell'ombra,
    timorosi della luce, della chiarezza, della verità..”
    Henrik Ibsen, Ghosts

  • #18
    “Vorrei parlarle del fatto che niente resta mai allo stesso modo nonostante tu ti impegni tantissimo. Vorrei parlarle del fatto che quando i genitori muoiono lasciano un buco attraverso il quale puoi sentire il freddo dello spazio profondo.”
    Eli Gottlieb, Best Boy

  • #19
    “...Pensa che tu sia intrappolato nella ricerca infantile dell’affetto che ti è stato negato da piccolo perché eri il fratello “normale” che veniva ignorato tutto il tempo, e che questo ti ha riempito di tutta una serie di schifosi comportamenti aggressivi che tu non riesci ad ammettere.”
    Eli Gottlieb, Best Boy

  • #20
    Friedrich Dürrenmatt
    “«solo la non conoscenza del futuro ci rende sopportabile il presente. Mi sono sempre stupito e continuo a stupirmi immensamente che gli uomini siano tanto smaniosi di conoscere il futuro. Sembra quasi che preferiscano l'infelicità alla felicità.”
    Friedrich Dürrenmatt, La morte della Pizia

  • #21
    Matteo Bussola
    “Ha imparato come non arrendersi e come si reagisce di fronte a una situazione difficile, senza perdersi d’animo. Che quando ti scarabocchiano il foglio e sei costretto a ripartire da zero, non è mica sempre un male. Che certe volte, quando ti sembra che la vita ti stia rovinando i piani, magari è semplicemente perché ha in serbo qualcosa di meglio.
    Ma quel meglio dipende sempre da te.”
    Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione

  • #22
    Matteo Bussola
    “Quarant’anni alle quattro di mattina li senti di piú. A quell’ora può capitarti di voltarti indietro e scorgere un paio di rimpianti piccoli che nell’oscurità s’ingigantiscono, o un pugno di ricordi belli che ti spaccano il cuore. Poi mi sono accorto che l’albicocco che abbiamo appena piantato era un po’ secco, allora ho riempito una bacinella d’acqua e gli ho dato da bere. È stato guardando l’albicocco che mi sono ricordato di una cosa. Mi sono ricordato di quando fra cinque anni mangeremo le albicocche del nostro giardino. Me ne sono ricordato perché il mio sguardo è stato per un attimo quello di un quasi cinquantenne che si volta indietro, si ricorda l’albicocco, si ricorda con una punta di malinconia come sono stati i primi frutti e i sorrisi delle bambine. Oppure no, magari l’albicocco morirà e diventerà un ricordo triste. Ora però, seduto al buio sul muretto – ho pensato – io sono un quarantenne che guarda avanti. L’albicocco è qui e deve ancora crescere. Lo guardo e non vedo un rimpianto, né un ricordo, vedo solo un obiettivo. Mi viene in mente quest’immagine di un senso unico trafficato in cui c’è un uomo che deve attraversare sulle strisce. L’immagine mi porta un pensiero. Il pensiero è che quel che conta, quando ti avventuri su una strada, che tu sia al volante o che tu stia attraversando a piedi, è solo ricordarsi di guardare dalla parte giusta.”
    Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione

  • #23
    Matteo Bussola
    “Cinque cicatrici (L’abitudine di restare).
    Ho cinque cicatrici.
    Una me la feci a tre anni ruzzolando per le scale. Sbattei forte col mento contro uno spigolo, il mento si aprí a metà. Ogni tanto Virginia mi dice: «Papà, mi fai vedere la cicatrice sotto la barba?», io alzo la testa e lei fruga fra i peli della barba e guarda la cicatrice, poi mi chiede se fa male.
    La seconda è sul torace, frutto di un lungo intervento chirurgico di quando mi esplose un polmone in una sera d’estate. Ci dormii su per tutta la notte pensando a un dolore intercostale, invece era un polmone che mi era collassato sul cuore. Sopravvissi per un misto d’intuizione e tempismo e perché il secondo medico mi prese sul serio, anziché rimandarmi a casa con due compresse di Voltaren come aveva fatto il primo.
    La terza cicatrice è sul medio della mano destra, che mi affettarono con un coltello quand’ero giovane e troppo stupido per capire che certe volte vinci proprio quando perdi.
    La quarta e la quinta non si vedono, ma sono le uniche cicatrici che fanno ancora male.
    Dalle prime tre non ho imparato niente, dalle altre invece sí.
    Ho imparato che quando le cose finiscono non è necessariamente colpa tua, ma che, se tieni distanti gli altri nel tentativo di proteggerti, allora non puoi pretendere di riprenderteli quando d’un tratto ti senti pronto tu. Che la vita è quel che accade, anche se è fatta di quel che scegli. E con quel che accade hai in genere solo due alternative: abbracciarlo con tutto te stesso oppure andare via.
    Ho a lungo creduto che la libertà che serve fosse quella di un marinaio sempre pronto a prendere il mare. Invece oggi so che la libertà che scelgo e la forza che conta, quell’orizzonte che sentivo di dover cercare ogni volta piú lontano, non si fondano sull’attitudine a partire.
    Ma sull’abitudine di restare.”
    Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione

  • #24
    Marie Cardinal
    “Molto più tardi avrei imparato che il pensiero non si affaccia spontaneamente alla porta del nascosto. Non basta voler penetrare nell’inconscio perché la mente venga dietro. Il pensiero temporeggia, va avanti poi indietro, esita, sta in agguato ma poi quando viene il momento giusto, si ferma davanti alla porta come un cane da punta, rimane paralizzato. Poi, è il padrone che deve far alzare la selvaggina.”
    Marie Cardinal, The Words to Say It

  • #25
    Marie Cardinal
    “Mi ci sono voluti i primi quattro anni di analisi, un numero infinito di sedute, per prendere coscienza del fatto che stavo facendo una psicoanalisi. Fino a quel momento avevo preso la cura come fosse una stregoneria, una specie di rito magico che mi salvava dalla clinica psichiatrica. Nonostante i progressi, non riuscivo a convincermi che con l’aiuto delle mie sole parole avrei cancellato definitivamente un tale smarrimento, un male così profondo, un tale disordine devastatore, una tale paura continua…”
    Marie Cardinal, The Words to Say It

  • #26
    Marie Cardinal
    “Più la terapia andava avanti e più diffidavo del ruolo tradizionale della madre. Mi misi quindi nella posizione dell’osservatrice, cercai di guardarli intervenendo il meno possibile, e soprattutto senza circondarli di proibizioni. L’unico punto fisso, l’unico segno di sicurezza per loro era la mia presenza costante, la mia disponibilità assoluta nei loro confronti. Mi sentivo (e mi sento ancora oggi) responsabile di averli messi al mondo ma cominciavo a imparare che non dovevo per nessuna ragione sentirmi responsabile delle loro azioni. Loro non erano me e io non ero loro. Dovevo fare la loro conoscenza così come loro dovevano fare la mia.”
    Marie Cardinal, The Words to Say It

  • #27
    Irvin D. Yalom
    “«Quello che mi colpisce» disse Ernest «è che abbia perso qualunque prospettiva. È così preso da tutti questi eventi e sentimenti che ha cominciato a identificarsi con essi. Dobbiamo trovare un modo per aiutarlo a prendere un po’ di distanza da sé. Dobbiamo aiutarlo a vedersi da lontano, persino da una prospettiva cosmica. È esattamente quello che stavo cercando di fare con lei, Carolyn, ogni volta che le chiedevo di esaminare qualcosa preso dall’ammasso di eventi della sua vita. Il suo cliente è diventato queste cose: ha perso il senso di un io persistente che sperimenta questi eventi per una piccola frazione della sua esistenza. E quel che peggiora le cose è che il suo cliente ritiene che la sua attuale disgrazia diventerà una condizione permanente nel futuro. Naturalmente questo è un elemento caratteristico della depressione, una combinazione di tristezza e pessimismo».
    «Come si fa a interrompere questo meccanismo?»
    «Ci sono parecchie possibilità. Da quel che mi ha detto, per esempio, è chiaro che per l’identità di questa persona il conseguimento di un risultato e la sua efficacia sono centrali. In questo momento deve sentirsi assolutamente indifeso, e terrorizzato per questa condizione. È successo che potrebbe avere perso di vista il fatto che ha delle scelte, e che queste scelte gli danno il potere di cambiare. Dev’essere aiutato a comprendere che la situazione difficile in cui si trova non è il risultato di un destino predeterminato, ma delle sue scelte: per esempio quella di venerare il denaro. Una volta accettato che è lui l’artefice della propria situazione, sarà anche possibile condurlo alla comprensione del fatto che ha il potere di uscirne: sono state le sue scelte a portarlo dov’è, saranno le sue scelte a tirarlo fuori da lì.
    «Oppure» continuò Ernest, «probabilmente ha perso di vista la naturale evoluzione del suo turbamento attuale, che esiste in questo momento, ma ha avuto un inizio e avrà una fine. Lei potrebbe persino rivisitare le volte, in passato, in cui il suo cliente ha provato questa stessa rabbia e turbamento, e aiutarlo a ricordare il modo in cui quel dolore è svanito, così come il dolore presente, a un certo punto, si tramuterà in un ricordo sbiadito».”
    Irvin D. Yalom, Terápiás hazugságok



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