I monologhi di Norma D'Alessio, in attesa di "Malvina"

Il libro
Se questo libro dovesse finire tra le mani di un lettore che è in cerca o ha bisogno di un canone, una guida, un sistema per mettere ordine alle tante "voci" che compongono il "caleidoscopio" del suo essere al mondo, e se lui, ingenuamente pensasse che questo "cantico dell'uomo nudo" può aiutarlo a cercare la sua identità, è bene che lo riponga sugli scaffali della libreria per non essere coinvolto in una esperienza di lettura davvero "tellurica". 
Ho usato i tre termini virgolettati, così come sono stati scelti dall'autrice nella presentazione di questa sua ultima fatica di scrittura. Proprio così, la parola giusta è questa: "fatica". Per Norma D'Alessio, scrivere non è mai una esperienza di piacere, di svago oppure di esibizionismo. 
E' sempre un sofferto percorso interiore di ricerca, esperimenti, illusioni e delusioni. Mi sembra inutile discettare se il suo canone sia espresso in prosa o in poesia, se sia cronaca o narrazione, fiaba o realtà. Conosciamo bene le sue precedenti esperienze di scrittura, un percorso più che ventennale che continua ad essere un "work in progress", anche in questa forma di "cantico". 
Non mi pare che questa sua ultima esperienza possa essere vista come qualcosa di nuovo, di diverso. E' vero, la sua scrittura è diventata forse più sciolta, aggressiva, veloce. Le sue parole sembrano scorrere invece che sulle pagine a stampa, sullo schermo di un laptop, un pc, un cellulare. Pensieri veloci, liquidi, sfuggenti e taglienti anche nel loro crudo realismo. 
Sembra quasi che voglia liberarsene, sbattendoli in faccia al lettore, non per aiutarlo, bensì per fargli conoscere, assaporare la sua sofferenza, quasi come a condividere con lui il proprio passato, affrontare il suo sempre difficile presente, magari accompagnarlo in un misterioso, catastrofico, senza speranza futuro. 
Un "libro di passaggio", questo "cantico", fatto di monologhi brevi nella forma, ma lunghi, davvero troppo lunghi nella sostanza, come troppo lunghe sanno essere le ombre dei ricordi di un passato che non finisce mai. Proprio in questa continua, affannosa, sofferta ricerca Norma rivela il suo bisogno di condivisione, la necessità di stringere con i suoi lettori un patto di comunicazione che credo difficilmente potrà essere condiviso. 
Una scrittura di questo tipo tocca i vertici della migliore incomunicabilità letteraria moderna. Potrà soltanto provocare scosse telluriche in chi cerca invece un aiuto ed una certezza. Nel libro ci sono due estratti da un libro che in nota l'autrice definisce: "romanzo inedito Malvina". Mi piace pensare che quanto prima, "Malvina" venga fuori e ci racconti tutto quello che non ci ha ancora detto. 
Non si può continuare a scrivere sfuggendo continuamente alle canoniche antiche domande, lasciandosi andare a sensazioni che rimangono esperienze "telluriche", senza speranza. Soltanto la vera scrittura può dare senso a se stessa. Questo ennesimo libro di Norma ne è una prova. Aspettiamo l'arrivo di "Malvina".


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Published on February 15, 2019 04:25
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Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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