Sarah Iles's Blog, page 39
July 23, 2013
Maschera
Adoro le poesie e le dediche a margine dei libri, hanno il sapore di qualcosa che lentamente fluisce.
Vincenzo Monfregola mi aveva già colpito per le frasi, gli aforismi e alcune poesie presenti nella sua pagina FB e con la silloge “Maschera”, edita da egoEdizioni, ha dimostrato la sua stoffa.
Pluripremiato poeta italiano, Monfregola ci regala versi per essere, amare, mascherarsi, attraversare il tempo e la vita.
E’ un poeta, contemporaneo, follemente investito dalle sensazioni e dai sentimenti, per cui, in “Maschera”, riesce a definire alla perfezione il senso della sua prosa e a raccontarci dei sorrisi, della vita, della tristezza, dei tormenti e delle tempeste che agitano il nostro animo celando in ogni verso la possibilità e la capacità dell’uomo di truccare la propria vita, vestirla e svestirla a proprio piacimento.
Mi piace quando uno scrittore riesce a farmi leggere e rileggere una frase o, in questo caso, una poesia più e più volte perchè voglio arrivare alla comprensione, all’immedesimazione con il suo sentire. Questo mi è successo con Vincenzo Monfregola, soffermarmi a riflettere sul suo punto di vista, sulle sfaccettature da lui colte, ed è stata una bellissima esperienza di lettura che io consiglio a tutti.
“Calco d’argento”
No…
non mi vergogno
delle lacrime,
loro raccontano
di un calco d’argento
che germisce la notte,
la mia notte. (in Maschera, V. Monfregola- egoEdizioni)
Buona Lettura
Sarah Iles
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July 19, 2013
Posso tutto
Oggi ballo attraverso la poesia…
e per te Romeo … P O S S O
Anna
“Posso saltare una ad una
e in punta di piedi
ogni stella di questo cielo,
posso costruirti un’altalena
sotto la luna con fili d’argento,
posso anche ridipingere la notte.
Posso tutto
perché tutto
non sembrerà abbastanza
ai miei occhi.
Posso tutto pur di non rinunciare
anche uno solo dei battiti di vita
che mi racconta di te… di noi.”
(*Vincenzo Monfregola-Posso tutto. Silloge “Maschera”, egoEdizioni)
(Diario di una ballerina innammorata, Spin off di In punta di piedi)
July 17, 2013
Una stanza tutte per sé
“[...] una donna deve avere denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi”.
Il libro della Woolf è un interessantissimo saggio sulla “posizione” della donna nel mondo della letteratura e non solo. Non è la blanda commiserazione del mondo femminile ma una “orrida” presa di coscienza, uno studio approfondito. Lo considero ancora oggi molto attuale, siamo, spesso, relagate a posizioni di “subcoscienza” o non considerate abbastanza “pregiate” da guardare gli uomini negli occhi ma abbiamo fatto, per fortuna, tanta strada rispetto ai tempi della Woolf… anche se non tutte le donne sono ancora oggi dotate di “una stanza tutte per sé”.
La Woolf ci prende in giro, beffeggia le donne.
Nel suo excursus storico non può fare altro che prendere nota della totale assenza della donna nel mondo della cultura. La donna è una fucina di figli e di ignoranza. Tutto questo non perché non abbia le capacità dell’uomo ma solo perchè l’uomo ne ha fatto una schiava impossibilitata ad acquisire le condizioni necessarie per la creazione di opere d’arte.
La sua considerazione parte dalla famosa frase di John Langdon Davies: “quando non si desiderano figli, le donne non sono necessarie” e finisce per coinvolgere eminenti figure di letterati inglesi che celano uno spiccato risentimento alla emancipazione della figura femminile.
Era normale, dice la Woolf, che un nome femminile non potesse spiccare nel mondo della cultura, poichè alle donne non era consentito di avere “una stanza tutte per sé”.
Il titolo del libro è infatti la metafora di una condizione necessaria affinchè le donne possano emergere. Se solo a noi donne ne fosse stata data la possibilità avremmo, senza false modestie, superato, nei secoli, i “fatti” degli uomini. Con lingua tagliente Virginia incita le donne: ” Cosa posso fare per incoraggiarvi a far fronte alla vita? Ragazze, dovrei dirvi che [...] a mio parere siete vergognosamente ignoranti. Non avete mai fatto scoperte di alcuna importanza. Non avete mai fatto tremare un impero, nè condotto in battaglia un esercito. Non avete scritto i drammi di Shakespeare, e non avete mai impartito i benefici della civiltà a una razza barbara”.
Ma la Woolf non si perde d’animo, qualsiasi sia la nostra qualità nel mondo, qualsiasi sia il nostro da fare, diamo sempre l’opportunità alla poetessa che è in noi di avere carne e ossa.
Quella probabile sorella di Shakespeare, sepolta non si sa dove, plasmiamola di libertà e coraggio e facciamole scrivere quello che esattamente pensa. Usciamo dai salotti, che ancora oggi ci imprigionano, guardiamo oltre i nostri spauracchi e camminiamo da sole.
Solo se lavoreremo per lei, “pur nella miseria e nell’oscurità”, lei verrà.
Vale sempre la pena di lottare per i propri ideali e per i propri sogni.
“Finché scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo.”
Buona lettura…
Sarah
July 16, 2013
Se questo è un lupo
Alessia Pisiconi ha deliziato le mie giornate con il suo romanzo “Se questo è un lupo” edito da ArteMuse editrice.
Il libro narra la storia bizzarra dell’adolescente Maria alle prese con l’amore, le amiche e una famiglia ai limiti dell’umano. Una Bridget Jones tutta italiana e ancora adolescente.
Mi sono divertita tantissimo, è stata una lettura esilarante.
Alessia conquista per la sua scrittura pulita e diretta e per l’uso, senza fronzoli, di paragoni quasi fantozziani che descrivono lo stato d’animo della protagonista (*mi riferisco in questo caso alle “scarpe color diarrea di coniglio).
Durante la lettura però ho iniziato a sentire l’amaro celato dietro i sorrisi.
Tutte quelle disavventure rappresentano, infatti, lo spaccato di una società giovane che troppo presto rompe ogni clichè. Non c’è alcuna volontà di moralizzazione ma, credo, solo il desiderio di poter educare, attraverso la negatività che traspare, genitori e figli ad un più sano approccio alla vita.
Il libro è stato molto criticato per la presenza di un linguaggio, riconosciuto, “volgare”, io lo definirei “volgare” nella sua primissima accezione, ovvero “del volgo”. I giovani di oggi tendono a creare slang e a intercalare le loro frasi con “accenti” e parolacce e si capisce subito che la volgarità è l’ultima delle chiavi di lettura che intende sfruttare l’autrice.
Chi di noi non si è sentito compreso dai propri genitori in adolescenza?!!
Maria, alle prese con una madre materialista e poco amorevole, deve fare i conti con un padre che non c’è e con una vita stretta e lunga. Non riesce a vivere pienamente la sua adolescenza e affronta, da sola, tutti i micro eventi negativi che la vita le pone davanti.
Presto arriva il primo fidanzato, fighetto e più adulto e ancora troppo presto arriva la cerchia di amici insulsi e senza spina dorsale fermi solo al vestiario o al posto cool in cui vedersi. Senza una guida, senza un amore vero, senza il sostegno di una famiglia, Maria quasi si perde in questo giro di giostra che non sente neppure suo, quasi fosse di accompagnamento per la vita di qualcun altro. Prova lo sballo del fumo, la passività a scuola, le cattive amicizie e anche quelle che le riserveranno i più grandi voltafaccia. Ma fa tutto parte del “prezzo” da pagare per diventare adulti.
Il problema è comune a molti giovani: Non essere compresi, non avere dialogo a casa, non ritenere i propri genitori in grado di comprendere sono veri e propri disagi della nostra società e oggi più che ieri la socializzazione diventa un piano difficile da affrontare. Per questo l’invito di Alessia è quello di osare, di non perdersi, di riprendere in mano i giochi e costruire un ponte che faccia da centro di comunicazione tra genitori e figli.
“Se questo è un lupo” dunque è una grande metafora, una rivisitazione in chiave moderna di una fiaba, che vuole affinare il senso perduto dell’amore, in tutte le sue sfaccettature, ed è proprio dall’amore filiale che si deve ricominciare.
Ah… dimenticavo: provate voi a scegliere chi o cosa è il lupo…
Buonissima Lettura
Sarah Iles
July 11, 2013
Alice nel paese della Vaporità
“[...] l’anima è una bugia che ci raccontiamo per riuscire a dormire, e per riuscire a tirare avanti.”
Avete presente tutte le possibili e immaginabili prove di “remake” della favola di Alice nel paese delle meraviglie?
Sì…? Beh scordatevele perché la Alice di Francesco Dimitri è tutta un’altra cosa, 280 pagine di puro fantasy e steampunk.
Beh la mia valutazione su questo testo arriva in ritardo rispetto alle altre visto che il libro è del 2010 ma sono felice di averlo letto e di poter dire al mondo… wow… leggetelo.
Ho avuto modo di scambiare due chiacchiere virtuali con Francesco in una intervista che ho proposto (qui) alcuni mesi fa e mi sono resa conto di trovarmi difronte ad un “personaggio” eccellente del panorama artistico-letterario. Francesco è davvero uno scrittore a tutto tondo e, come sottolinea Alan D. Altieri, è “una della voci più significative dell’ultima generazione del fantastico”.
La sua Alice è testarda e curiosa come quella di L. Carroll ma è anche e soprattutto una guerriera. Dovrà affrontare mille insidie prima di capire il suo ruolo nella Steamland (la Vaporità) ma saprà mostrare la sua tenacia senza perdere la sua femminilità. Dimitri ha creato una eroina al bivio tra la follia e il sogno, una Alice forte e fragile, capace di lanciarsi contro un’orda di mutanti e di emozionarsi alla vista di un fiore.
E’ la metafora della vita, il gioco di ruolo che ognuno di noi può avere, se vuole, nella vita di ogni giorno: scegliere, sapere scegliere e avere la possibilità di rialzarsi è un “must”.
La storia si evolve per spiegare tutti gli Aspetti di una vita: La Carne-L’Incanto-Il Sogno. Non potremmo vivere senza la carne ma sono l’incanto e il sogno che le danno sostanza.
La scrittura è impeccabile, mai banale, fresca e precisa, Dimitri non si dilunga mai poichè è capace di cristallizzare un concetto in una semplicissima frase di poche righe, un pregio.
Leggete Alice in Steamland e vi renderete conto di quanto sia meravigliosa la fantasia….
Sarah!
July 1, 2013
Ballo da sola
Il corpo, espressione perfetta di grazia.
“Lacci. Giri perfetti attorno alla vita.
Devo stare attenta a non creare nodi, imperfetti ostacoli alla vita.
Mi vesto della mia forza e sento di avere bisogno anche della tua, altrimenti potrei rimanere l’inespressiva ballerina di un vecchio carillon e lasciarmi trasportare in eterno dalla stessa melodia.
Scrive il tuo amore una diversa melodia ogni giorno per me?
So che la melodia esiste anche quando non si sente. Posso ballarla per te nell’eterno istante invisibile in cui ci tocchiamo.”
Anna
(Diario di una ballerina innammorata, spin off di “In punta di piedi”)
June 28, 2013
Sento…
Quando sento le mie dita dentro le “Punte”, immagino la vita.
Perché a volte si sta stretti, come piccole dita impedite, che non possono muoversi…. poi pian piano ti accorgi che puoi slacciarle…
Liberi le caviglie, le senti fresche. Sfili le scarpe, le lasci lì e muovi le dita… inizi a camminare a piedi nudi…
Vivi!
Anna
(Diario di una ballerina innammorata, spin off di “In punta di piedi”)
Presa
Questo significa parlare con il corpo…
La fotografia non fa rumore… ma c’è musica ovunque!
Anna
(Diario di una ballerina innammorata, Spinn off di “In punta di piedi”)
June 26, 2013
Alex Coman mi intervista
Eccovi il link alla mia intervista nel blog dello scrittore Alex Coman. Fate un salto…
Ciao grazie
Sarah
http://alexcomanscrittore.blogspot.it/2013/06/intervista-sarah-iles-autrice-di-in.html
Il sesso delle ciliegie
Jeanette Winterson
“L’amore è quella cosa crudele che ci trascina di colpo alle porte del Paradiso solo per ricordarci che sono sbarrate per sempre”
Rileggere questo libro è stato una nuova scoperta. Mi ha lasciato un senso di speranza nella ciclicità del mondo.
J. Winterson è visionaria almeno quanto lo sono Borges e Collodi, e tenta in questa sua opera di creare una fiaba “vera”, come se alla fine fossimo costretti a credere a tutto ciò che lei immagina.
Fare un sunto, accennare la trama o scrivere un postilla sarebbe come svelare tutto il libro, che va letto e sviscerato. A tratti sono tornata indietro, a rileggere, credendo di aver perso qualcosa, ma poi ho capito che dovevo solo andare avanti fino alla fine.
Secondo alcuni è solo la storiella bizzarra di una madre strana e del figlio adottivo di cui è innammorata.
E’ molto di più. E’ una storia politicamente scorretta, grottesca, non fine, dove le donne sputano, quando sono carine, e gli uomini viaggiano, quando non hanno di meglio da fare tra loro.
E’ un sogno, una intera allucinazione.
E’ un libro intriso del senso del viaggio, dell’andare e del tornare, del coraggio di non voltarsi indietro: Se qualcuno mi pensa, sono ancora libero di andare e venire, dice Jordan, il protagonista. Se l’uomo trova il suo limite nelle fattezze umane, in soccorso avrà sempre la fantasia, il viaggio più bello.
La Winterson scardina il senso del tempo a cui siamo abituati.
Viviamo scandendo il presente, il passato e il futuro. E se invece esistesse solo un tempo? Il presente. Se gli uomini vivessero una vita infinita? La nostra esistenza è realmente fatta di infinite esistenze che si tengono per mano come bambole ritagliate su un foglio anche se, a differenza delle bambole, sono infinite.
Il senso del libro è nella speranza, nella possiblità che in una vita o nell’altra avremo il ruolo corretto e potremo amare: mentre siamo sulla terra coi nostri abiti di piombo, avvertiamo la presenza della persona amata; non è lontana, ma lo è abbastanza perchè non ci sia possibile toccarla.
Non ci sono ruoli precostituiti. Nel presente più lontano potremo incontrare l’amore, quello che ci portiamo dietro in ricordi di una vita lontana che riaffiorano tramite sensazioni, odori, visioni, ricordi, sogni. Forse amiamo veramente solo una persona e siamo condannati a viverle accanto in tutte le nostre vite. In una, o in tutte, non si sa, ci sarà dato di poterla avere e riconoscerla.
“E’ meglio ignorare che esplorare l’amore perchè è più facile scoprire le tracce di una bernacla che cercare di seguire le vie del cuore”
Non aspettatevi un libro d’amore, perchè Jeanette Winterson scrive d’amore attraverso tutto il resto.
Buona Lettura
S.