Una stanza tutte per sé

“[...] una donna deve avere denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi”.


una stanza tutta per se


Il libro della Woolf è un interessantissimo saggio sulla “posizione” della donna nel mondo della letteratura e non solo. Non è la blanda commiserazione del mondo femminile ma una “orrida” presa di coscienza, uno studio approfondito. Lo considero ancora oggi molto attuale, siamo, spesso, relagate a posizioni di “subcoscienza” o non considerate abbastanza “pregiate” da guardare gli uomini negli occhi ma abbiamo fatto, per fortuna, tanta strada rispetto ai tempi della Woolf… anche se non tutte le donne sono ancora oggi dotate di “una stanza tutte per sé”.


La Woolf ci prende in giro, beffeggia le donne.


Nel suo excursus storico non può fare altro che prendere nota della totale assenza della donna nel mondo della cultura. La donna è una fucina di figli e di ignoranza. Tutto questo non perché non abbia le capacità dell’uomo ma solo perchè l’uomo ne ha fatto una schiava impossibilitata ad acquisire le condizioni necessarie per la creazione di opere d’arte.


La sua considerazione parte dalla famosa frase di John Langdon Davies: “quando non si desiderano figli, le donne non sono necessarie” e finisce per coinvolgere eminenti figure di letterati inglesi che celano uno spiccato risentimento alla emancipazione della figura femminile.


Era normale, dice la Woolf, che un nome femminile non potesse spiccare nel mondo della cultura, poichè alle donne non era consentito di avere “una stanza tutte per sé”.


Il titolo del libro è infatti la metafora di una condizione necessaria affinchè le donne possano emergere. Se solo a noi donne ne fosse stata data la possibilità avremmo, senza false modestie, superato, nei secoli, i “fatti” degli uomini. Con lingua tagliente Virginia incita le donne: ” Cosa posso fare per incoraggiarvi a far fronte alla vita? Ragazze, dovrei dirvi che [...] a mio parere siete vergognosamente ignoranti. Non avete mai fatto scoperte di alcuna importanza. Non avete mai fatto tremare un impero, nè condotto in battaglia un esercito. Non avete scritto i drammi di Shakespeare, e non avete mai impartito i benefici della civiltà a una razza barbara”.


Ma la Woolf non si perde d’animo, qualsiasi sia la nostra qualità nel mondo, qualsiasi sia il nostro da fare, diamo sempre l’opportunità alla poetessa che è in noi di avere carne e ossa.


Quella probabile sorella di Shakespeare, sepolta non si sa dove, plasmiamola di libertà e coraggio e facciamole scrivere quello che esattamente pensa. Usciamo dai salotti, che ancora oggi ci imprigionano, guardiamo oltre i nostri spauracchi e camminiamo da sole.


Solo se lavoreremo per lei, “pur nella miseria e nell’oscurità”, lei verrà.


Vale sempre la pena di lottare per i propri ideali e per i propri sogni.


“Finché scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo.”


Buona lettura…


Sarah


 


 


 


 

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Published on July 17, 2013 09:20
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