Bianca Rita Cataldi's Blog, page 9
August 11, 2017
Girlboss: libro VS telefilm
Come ben sapete, sono solita confrontare libri e film/telefilm ogni volta che ho la possibilità di farlo. Oggi a finire sotto il vetrino è Girlboss. Della versione televisiva vi ho già parlato, ma aspettavo di leggere anche il libro per potervi dire qualcosa in più. Ed eccoci qui. Pronti per la sfida all’ultimo sangue?
Girlboss: il libro
1) Chi se ne frega di quello che pensano gli altri
No matter where you are in life, you’ll save a lot of time by not worrying too much about what other people think about you. The earlier in your life that you can learn that, the easier the rest of it will be.
Diciamoci la verità, tanto per incominciare: io e Sophia non ci stiamo molto simpatiche. Questo è uno di quei casi in cui la stima e l’ammirazione non potrebbero mai sfociare in un rapporto di amicizia. Se dovessimo incontrarci di persona (cosa che presumo non accadrà mai) sono convinta che io e Sophia ci tireremmo i capelli a vicenda fino a diventare entrambe calve. But still.
Di questo libro, ovviamente autobiografico, ho apprezzato la sincerità, il che rende ancora più evidente quanto Sophia se ne freghi davvero di ciò che pensa la gente, anche a costo di risultare antipatica (a me, per esempio, è molto antipatica). Che cosa possiamo imparare da questo libro? Che davvero dovremmo fregarcene di ciò che pensano gli altri.
Il fatto è, miei cari amici, che la gente penserà sempre male di voi, di me, di noi. C’è solo un modo (forse) per non farsi odiare: non fare assolutamente niente. Rimanere immobili. Fissare il soffitto per un numero incalcolabile di ore e non produrre, non creare, non pensare nemmeno.
Su questo Sophia ha assolutamente ragione: fai qualcosa, qualunque cosa, e ti ritroverai a digrignare i denti per il resto dei tuoi giorni. E questo ci porta al secondo punto: l’invidia.
2) Come gestire l’invidia
The energy you’ll expend focusing on someone else’s life is better spent working on your own. Just be your own idol.
Altra lezione importante e molto, molto utile, soprattutto per me stessa e per tutti i colleghi che ogni giorno, sui social, si ritrovano coinvolti in diatribe interminabili, accuse (spesso, purtroppo, fondate) di plagio, recensioni fake e chi più ne ha più ne metta. La lezione è: focalizzatevi sul vostro lavoro. Siate gli idoli di voi stessi. Parola di Sophia, eh?
Il punto è che, in realtà, mi sono accorta di quanto questa lezione funzioni davvero. Non che ci volesse Nasty Gal per capirlo, però spesso, pur sapendo la verità, continuiamo a passare ore e ore spulciando Facebook per vedere cosa sta facendo quello, cosa sta scrivendo quell’altro, ecc. Inevitabilmente il confronto sbuca come un fungo, accompagnato da un forte senso di inadeguatezza e dalla sensazione che tutti stiano lavorando tranne noi. Il che, molto probabilmente, è vero.
Quindi: rimbocchiamoci le maniche, chiudiamo i social per un tot di ore al giorno e lavoriamo su noi stessi. Proviamo a guardare al nostro lavoro con lo stesso occhio critico col quale siamo soliti valutare il lavoro degli altri. E allora sì, che ne vedremo delle belle.
3) Gambe in spalla e costruisciti il tuo futuro
Abandon anything about your life and habits that might be holding you back. Learn to create your own opportunities. Know that there is no finish line; fortune favors action.
Questa è una citazione di Sophia che amo molto perché mi riconosco perfettamente nelle sue parole. Se c’è un aspetto che caratterizza noi italiani, proprio tutti, è la bravura nel lamentarci. Siamo sempre lì ad accusare chi è al governo, chi scrive libri, chi gira film, ecc. Ne parlavo tempo fa con un ragazzo di Budapest, perché è proprio così che ci vedono dall’estero. Lungi da me il demonizzare gli italiani al posto di qualunque altro popolo, però prendiamone atto: il lamento è il nostro punto forte.
Il punto è che sì, è vero, ci sono dei limiti che davvero non possiamo valicare, ostacoli veramente insormontabili e obiettivi che non potremo mai raggiungere. Ma è anche vero che un buon 80% di quelli che crediamo siano ostacoli sono in realtà dei limiti che ci siamo imposti da soli. Come quando dicevo “non vincerò mai un dottorato all’estero” e “non tornerò mai in Irlanda” e “non pubblicherò mai un libro” e “non riuscirò mai a entrare in una piscina”. E invece ero semplicemente troppo spaventata e pigra – soprattutto questo – per tentare ciascuna di queste cose, e molte altre che non sto qui a elencarvi per non farvi due palle così.
Girlboss: il telefilm
1) Cosa mi è piaciuto
Della serie tv tratta dal libro di Sophia Amoruso (operazione riuscita molto bene, tra l’altro, se consideriamo che si riesce a rispettare l’anima del libro senza copiarlo pedissequamente) mi sono piaciuti molto i colori. Sì, perché è un telefilm coloratissimo, e anche l’occhio vuole la sua parte, soprattutto in una serie che porta comunque l’attenzione dello spettatore sul mondo della moda.
Mi è piaciuta la colonna sonora, insolita ma sempre appropriata, e ho scoperto artisti che non conoscevo affatto. Mi è piaciuto molto il personaggio della migliore amica, ben strutturato e portato magistralmente in vita dall’attrice, Ellie Reed. Lei, invece, la Sophia delle Sophie, mi è piaciuta molto molto meno della voce narrante del libro. Eppure entrambe dovrebbero rappresentare la stessa persona, nonché raccontare la stessa storia. Okay, anche la Sophia del libro non è esattamente la candidata numero 1 a diventare la mia migliore amica, ma quella del telefilm mi è risultata insopportabile. E vediamo perché…
2) Cosa non mi è piaciuto
Lei è davvero, ma davvero, eccessiva. Costantemente sopra le righe, sempre sul punto di iniziare a urlare come una scimmia non ammaestrata o a sferrare pugni in un muro. Tratta il ragazzo come una pezza da piedi e lui – che chiaramente è un uomo del quale io non potrei mai innamorarmi neanche dopo essere stata lobotomizzata – abbassa la testa e amen. Ecco, chiamiamo la protezione animali per quest’uomo.
Per tirare le somme: lei è una girlboss e fin qui non ci piove, però Cristo, sei un essere umano o no? Pessima amica, pessima fidanzata e, diciamocela tutta, più furba che ricca di talento (ma è un talento anche la furbizia, e lo dico senza ironia): insomma, non sarebbe mai potuta essere una protagonista amata dal pubblico e infatti, da quel che ho capito, la serie è stata cancellata.
Il problema non è tanto essere una badass perché – non giudicatemi – a dodici anni ero innamorata di Step di Tre metri sopra il cielo. Eppure lui non era esattamente il principe azzurro che ogni principessa sogna. E, guardate, se vi sto dicendo che un personaggio di Moccia era migliore di questa qui, vi ho detto veramente tutto.
Ricapitolando…
Il libro è piacevole, nonostante lei mi abbia fatto saltare i nervi una volta ogni 3-4 pagine. Ma qui è proprio questione di simpatia, non ci posso fare niente. La serie tv, a esser sincera, è evitabile. E infatti Netflix l’eviterà nel futuro, a quanto pare. Durante i corsi di scrittura creativa ripeto sempre ai ragazzi di creare personaggi nei quali la gente possa riconoscersi. Che non significa dover necessariamente mettere in piedi casalinghe e dottori, ma mettere in scena sentimenti ed emozioni veri.
Il lettore/spettatore può arrivare anche a detestare un personaggio, ma alla fine deve comunque sentire qualcosa che lo lega a lui. Persino per Malefica della Bella Addormentata si può provare compassione. E che diamine, non era stata invitata alla festa, ci sta pure che uno a un certo punto si incazza.
Il punto è, però, che qui stiamo parlando di un libro autobiografico e della serie tv che ne è stata tratta, e quindi qui di “creativo” non c’è poi molto. E se la vera Sophia è questa qui, noi non ci possiamo fare niente. Può starci sulle palle o possiamo adorarla. A me sta sulle palle, per esempio. Ma questo credo si sia già capito.
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August 9, 2017
Diario: 9 agosto 2017
Diario: 9 agosto 2017
We can’t become what we need to be by remaining what we are. (Oprah Winfrey)
E così, mancano 21 giorni. Tra 21 giorni sarò su un pullman per Roma, con la mia valigia arancione da venti chili, e il giorno dopo sarò su un aereo per Dublino. Non è propriamente paura, quella che sento. Forse somiglia di più a quel dispiacere sordo che provai a Aix-en-Provence quando arrivai di domenica pomeriggio e non riuscii a trovare un posto dove mangiare e scartai l’ultimo panino preparato da mamma e mi venne da piangere.
Si può provare nostalgia di casa ancor prima di partire? Sì, forse sì. Anche se poi vieni distratta dalle tante cose da fare, dalla registrazione online all’università da completare, dalla lista delle cose da portare e da tutte le altre piccole rogne. Se non altro, sapere di aver trovato casa è una consolazione.
Dovrò ricordarmi di comprare dei cioccolatini: arriverò il giorno dell’anniversario di matrimonio della famiglia che mi ospita. La solita ironia della vita. “Ciao, io sono Bianca e vi sto scassando le palle nel vostro giorno di festa. Champagne?”. Ho la vaga sensazione che mi manderanno al diavolo.
Cose da vedere, cose da fare
Conosco bene Dublino. Non è un posto nuovo, per me, e soprattutto è un luogo nel quale mi sono sempre sentita a casa. Poteva andarmi molto peggio, mi dico. Sarei potuta finire in qualche sobborgo americano, o in un paesino lugubre e piovoso dell’Inghilterra, e invece sono finita a Dublino, che è sempre stata la città dei miei sogni.
Ci sono delle cose che voglio fare, una volta arrivata lì. Per esempio, andare da Panem. Panem è un panificio in centro, sul lungofiume, ed è gestito da italiani. L’ultima volta che ci sono stata, l’anziana proprietaria non mi ha fatto pagare nulla e poi ha portato me e i miei amici al GPO per raccontarci la storia della ribellione irlandese contro gli inglesi.
Voglio tornare da lei, comprare quella buonissima sfogliatina agli spinaci e poi parlarle in italiano, come ho fatto tanti anni fa.
E voglio tornare nella chiesa di Saint Patrick per salutare Jonathan Swift, perché l’ultima volta che sono stata lì mi ha presa una stanchezza assurda e, anziché entrare, sono rimasta stesa sull’erba del cortile a leggere The time traveller’s wife.
Voglio bere una birra in quel pub ricavato da una chiesa sconsacrata. All’epoca avevo 19 anni e non mi hanno fatta entrare.
Voglio tenere un diario dei miei giorni dublinesi, almeno all’inizio. Che è un po’ un modo per avere compagnia, e per parlare la mia lingua con persone che la capiscono e che sanno dire qualcosa oltre a “ciao” e a “mandolino”.
Prima di partire per un lungo viaggio
Prima di partire, voglio passare il più tempo possibile al mare. Il mio mare pugliese, non quello di Howth o di Bayside. Voglio svegliarmi all’alba per prendere l’autobus delle 6.40, e poi arrivare a Bari e prendere il numero 2 per scendere sul lungomare. La sabbia tiepida delle prime ore del mattino, il caffè al bar sul mare, il mio telo azzurro e un libro. Da sola, come sempre, come mi piace essere.
Voglio passare del tempo con i miei amici, bere un succo di frutta alla pesca, fumare una sigaretta con loro e sentirli parlare. Soprattutto questo. Fra 21 giorni, per sentire qualcuno parlare la mia lingua dovrò telefonare da 2194 chilometri di distanza. Oppure infognarmi nelle aule della facoltà di Lingue e attendere il miracolo.
Ma ci saranno nuove strade da vedere, nuove lingue da conoscere e nuove bustine di zucchero da collezionare. Luoghi da fotografare, piogge da temere e ombrelli da perdere sugli autobus blu e gialli di Dublino. Eppure un po’, giusto un po’, vorrei che qualcuno mi tenesse per mano.
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August 7, 2017
[VIDEO] Pink Panda Haul + Mystery Box
Come la scorsa settimana con la Wycon, ecco qui un altro video haul: Pink Panda + Mystery Box. La mia prima esperienza d’acquisto sul sito di Pink Panda. Venite a vedere che cosa ne penso e, se vi va, iscrivetevi al canale 
August 6, 2017
La playlist del lunedì #3: Ready to go
Travel-music for a summer on the road
Ready to go from mirtaluna on 8tracks Radio.
Lista dei titoli:
Baustelle, Diorama
Sonata Arctica, Shamandalie
Negrita, Hemingway
Placebo, Song to say goodbye
Adele, Set fire to the rain
Biagio Antonacci, Buongiorno bell’anima
The Beatles, Dig a pony
Alter Bridge, Open your eyes
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August 3, 2017
Una mamma per amica: 6 lezioni di vita
Eccovi sei lezioni da Una mamma per amica che, come alcuni di voi sapranno, è il mio telefilm preferito in assoluto. Ho visto tutte e sette le stagioni qualcosa tipo 15 volte (otto se includiamo l’ultima su Netflix) e credo di non aver ancora finito. A proposito, nei prossimi giorni arriveranno dei post molto interessanti in merito, tra i quali una sfida di lettura basata sui libri letti da Rory e altre curiosità sul cast e sul telefilm stesso. E adesso… andiamo.
1) Essere sempre buona e disponibile e gentile porta soltanto a un mare di guai
Alzi la mano chi ricorda Taylor Doose! Dio, che rompiballe. Non so quanti di voi vivano in un paesino come me, sta di fatto che funziona proprio come a Stars Hollow. Tu sei brava, gentile, aiuti le vecchiette ad attraversare la strada e va a finire che in men che non si dica ti ritrovi a fare la regina del gelato come Rory o qualcosa del genere. Va bene la generosità, va bene essere sempre gentili, ma c’è un limite a tutto.
Ad esempio, perché mai gente sconosciuta dovrebbe sedersi al mio tavolino al mio bar preferito mentre sono lì in perfetta solitudine che fumo una sigaretta, leggo un buon libro e sorseggio un caffè? E perché dovrebbe sentirsi autorizzata a chiacchierare senza interruzione per mezz’ora anche quando tu hai fatto chiaramente capire che vuoi essere lasciata in pace? Perché hai una faccia da fatina buona come Rory, ecco perché! Sono antipatica, va bene? Sono la nonna di Heidi! La signora Rottermeier! La zia Polly! Mollatemi!
2) La perfezione stanca
Ah, Dean! Posso dirvi una cosa? Non vi arrabbierete, vero? A me Dean è sempre stato un po’ sulle balle. Sarà per quel bel faccino pulito, per la facilità con la quale snocciola i suoi “ti amo”, e poi quei capelli! God! Oh insomma.
Ho adorato Jess, lo ammetto, ma soprattutto ho amato tantissimo Logan. Lui è LUI. Carino ma problematico, problematico ma non psicopatico, studioso ma non secchione, folle con un briciolo di giusto buonsenso. Imperfetto, ecco.
3) “Devi abbrutirti”
“I’m ready to wallow now” “Hey Joe, it’s Lorelai, I need a pizza with everything”
La famosa citazione di Lorelai sull’abbrutimento post-traumatico resterà sempre nel mio olimpo delle citazioni geniali. Per abbrutimento si intende quella fase del dolore in cui il soggetto piange per ore, imbratta fazzoletti, rompe oggetti, strappa foto e, soprattutto, mangia pizza. Il momento dello sfogo, ecco. Quante volte cerchiamo di tenerci tutto dentro per dimostrare agli altri e in primo luogo a noi stessi di essere “forti”? E invece no. Qualche piantino da femminuccia non ha mai fatto male a nessuno, anzi.
4) C’è sempre un amore che non smetterà mai difare male
La storia si ripete, si sa, e tutto torna, e questa è una delle lezioni principali di questo telefilm. Ed è così che “il grande amore” della vita di Lorelai ha il suo spazio anche nella vita di Rory. Christopher e Jess appartengono entrambi alla categoria dell’amore dannato e perduto, quello che ci ha fatte disperare, piangere, strillare invano.
Il classico uomo che hai scelto senza un motivo, così, irrazionalmente. Magari senza avere granché in comune e soltanto per una qualche forza ancestrale che ci ha spinte verso quella persona in particolare e non verso le tremila altre che sarebbero potute andare decisamente meglio.
Qualche ingenuo mi dirà “l’amore è questo”. Bah, insomma. Quella è passione, attrazione, fascino dell’insano, di ciò che già sappiamo sarà sbagliato. Amore è svegliarsi ogni giorno fianco a fianco per trenta, quaranta, cinquant’anni e dirsi ancora ciò che Robert Jordan scrisse a sua moglie nella dedica a L’occhio del mondo: “A Harriet, cuore del mio cuore, luce della mia vita, per sempre”.
5) Leggi! Evidenzia! Prendi appunti!
Se c’è una cosa che proprio non capisco è il perché certa gente si ostini a conservare i libri come fossero bomboniere. Si sa, le bomboniere sono gli oggetti più inutili che esistano il mondo. Sono soprammobili, stanno lì a prender polvere e i libri non sono questo. I libri sono di più.
Sono lunghissime passeggiate al parco, macchie d’erba, macchie di caffè, sottolineature fatte con evidenziatori colorati. Insettini non meglio identificati che sono atterrati tra le pagine mentre eri al mare. Sabbia, lande sterminate di appunti presi con penne diverse. Orecchiette, orecchioni, segnalibri infilati alla rinfusa, ricordi di viaggi.
Non capirò mai i lettori che alla prima piegolina alla copertina iniziano a urlare, quelli che non sottolineerebbero MAI una bella citazione. Penso che così si perda del tutto il gusto della lettura. Poi si sa: a ciascuno il suo.
6) Il caffè ci salverà la vita
Ho letto da qualche parte che bere caffè riduce il rischio d’infarto. Non so quanto sia una baggianata da 1 a 20, ma ciò che so con assoluta certezza è che il caffè riduce la mia dose d’infelicità quotidiana. Uscire di casa, andare in ufficio e sapere che a metà mattina potrò andare a prendere un caffè mette le cose in una prospettiva completamente diversa.
Il caffè è chiacchiere in libertà con un’amica, col fidanzato, col tuo migliore amico. Sigarette accese e libri aperti. Non è una bevanda: è uno stato d’animo e, nel mio personale dizionario delle cose belle, corrisponde sicuramente a un piccolo spicchio di felicità.
Se queste non sono lezioni di vita!
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August 1, 2017
Non così giovani: i ventenni e l’angoscia del futuro
I giovani ventenni, Anno Domini 2017
I giovani ventenni e l’angoscia del futuro. Perché ho scelto questo sottotitolo per il post? Beh, perché da venticinquenne non posso che ritenerlo il più azzeccato per descrivere la situazione attuale della mia generazione.
La frase che noi ventenni degli anni 10 ci sentiamo ripetere più spesso da chi è più grande di noi è immancabilmente questa: “Alla tua età, io avevo già…”. Dopo i puntini di sospensione possono esserci diverse affermazioni: avevo già un figlio, due figli, tre carovane di figli, una moglie, due divorzi, tre vacche, un bue, un lavoro a tempo indeterminato, una collezione di francobolli eccetera.
Non è importante ciò che viene dopo i puntini di sospensione. Ciò che conta è quel “io avevo già”. E noi? Noi che abbiamo?
Il bottino del ventenne
Noi abbiamo la laurea. Forse, mica sempre. Mettiamo il caso che ce l’abbiamo. Abbiamo una laurea tutta virtuale, ecco, perché la pergamena l’avremo fra dieci anni almeno dopo aver pagato una marca da bollo con la quale ci saremmo potuti permettere almeno una Michael Kors tarocca al mercato del martedì mattina. Ma comunque, la laurea ci sta. Con lode, magari. Tutti i professori della commissione in piedi, la gonna stretta che tira sul sedere, i tacchi che si storcono, tu che sorridi tutta orgogliosa con i capelli rigidi di lacca che ti fanno sembrare un galletto vallespluga e poi eccolo lì: il Futuro.
Che detta così sembra una cosa bella. Il Futuro. Con la F maiuscola, importante. Ma il punto è: quand’è che inizia, ‘sto futuro?
Il futuro: download in progress
No perché in realtà non è cambiato niente. Tu ti sei tolta la gonna stretta e i tacchi e ti sei lavata via la lacca dai capelli ma sei ancora quella che eri prima del centodieci lode baci abbracci strette di mano CIN CIN! Sei ancora quella lì che dorme nella cameretta rosa con le bambole che non hai avuto il coraggio di buttare. Quella che non sa cucinare, caricare la lavatrice, badare alla casa. Quella che tutto ciò che fa è “passare lo swiffer”. Lo swiffer, capite?
Giovani. Giovani?
Noi ventenni del 2017 siamo “quelli giovani”. Quelli a cui non verrebbe mai in mente di parlare di rapporti seri, di relazioni durature, magari di matrimonio, o di figli, o di un mutuo, o della casa. E il punto è che va tutto bene, tu stai con i tuoi genitori come quando avevi sette anni e la mamma si occupa di tutto e il papà è lì per difenderti dal vicino di casa che ti ha urlato contro per come hai parcheggiato l’auto, ed è tutto perfetto finché improvvisamente non ti guardi allo specchio e non ti ricordi che quel capello bianco è lì da quando avevi ventitré anni e che tu, ebbene sì, proprio tu, Bianca Cataldi, classe 1992, ma anche tu Mario Rossi, ma anche tu Peppa Peppina, non sei più così giovane.
Non così giovani
Okay, non esageriamo. Sei giovane, certo che sei giovane. Venticinque anni! Puah! Figurarsi. Però. Però.
Il punto non è il tempo che hai ancora davanti per “sistemarti”, verbo orribile che purtroppo devo usare perché sennò non mi capite. Il punto è il tempo che stai perdendo. Tutto quel tempo che impieghi ad aspettare che le cose accadano, che quel curriculum venga veramente letto e non solo utilizzato per fare palline di carta insalivate da lanciare con una cannuccia, che i sogni si realizzino come quando avevi sedici anni e tutto il resto della vita era solamente un puntino lontano.
Il punto è che tu non hai sedici anni. C’è un’età per far tutto. E arriva il momento in cui avere venticinque anni e vivere ancora nella cameretta rosa, in una situazione di totale precarietà in cui la bambola di porcellana sul cassettone è l’unica cosa a rimanere eternamente uguale a se stessa, non basta più. E allora?
Grazie e arrivederci
Allora te ne vai di casa. Senza nessuno. Non è che devi star qui ad aspettare il marito, come hanno fatto tutte le donne nella tua famiglia prima di te, di generazione in generazione. Tu te ne vai da sola. Non è che te ne vai via di casa e basta, no, magari. Te ne vai proprio dall’Italia, come tutti quei tuoi vecchi compagni di scuola che ogni tanto vedi su Facebook e sono uno in Inghilterra, l’altro in Polonia e l’altro in Australia. E sì, certo, lo fai perché è la soluzione migliore. Perché qui non avresti avuto le stesse opportunità. E poi tu sei fortunata, dai, almeno un lavoro ce l’hai, non dovresti proprio parlare.
Ma la volete sapere la verità? La verità vera vera vera?
Che il motivo principale per il quale me ne vado è uno soltanto: io, la cameretta rosa, non posso viverla più.
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July 31, 2017
[VIDEO] Huge Book Haul: giugno-luglio 2017
Huge book haul! Ebbene sì, 17 minuti di libri no stop. Tutti i miei acquisti libreschi degli ultimi due mesi in italiano, inglese e francese. Enjoy
E non dimenticate di iscrivervi al canale! Passo a trovarvi, parola di scout
Libri in lingua italiana:
Anne Frank, Tutti gli scritti
Lesley Kagen, Cantavamo nel buio
Nino G. D’Attis, Mostri per le masse
John Ramster, Adam’s family
Tim Marshall, Le 10 mappe che spiegano il mondo
Andrea Levy, Il frutto del limone
Stefano Bortolussi, Verso dove si va per questa strada
Ronald Giphart, Phileine chiede scusa
C.S. Lewis, Diario di un dolore
AA.VV., Ombre
Berta Noy, Luoghi che non si trovano sulle mappe
Michela Volante, Uno a testa
Simona Baldanzi, Figlia di una vestaglia blu
Pidansat de Mairobert, Amori saffici
Anthony O’Neill, Il lampionaio di Edimburgo
Robert R. McCammon, Mary Terror
Peter Carey, La chimica delle lacrime
Kenneth McLeod, Le conseguenze
R. Cohn, D. Levitham, Nick & Norah, Tutto accadde in una notte
Yann Queffélec, Le nozze barbare
Cristina Guarducci, Mitologia di famiglia
Michael Muhammad Knight, Islampunk
Laura Moriarty, Diario di una trascurabile catastrofe
Francesca Lia Block, Echo
Sigrid Numez, L’ultima della sua specie
Ronlyn Domingue, La grazia dell’aria sottile
Sarah Miller, A cosa stai pensando, Gideon Rayburn?
Penelope Lively, Un’ondata di caldo
Guy Scerman, La ragazza definitiva
Colleen McCullough, Come la madre
Laura Bocci, Sensibile al dolore
Tama Janowitz, Il diario intimo di Peyton Amberg
Nagib Mahfuz, Canto di nozze
Juan Abreu, Garbageland
Val McDermid, Sospetto
Giulia Fantoni, Uomo a perdere
Alina Reyes, La settima notte
Paris Hilton, Confessioni di un’ereditiera
Clarice Lispector, Vicino al cuore selvaggio
Ernesto De Martino, Sud e magia
Kirsty Crawford, Le altre
William Trevor, Giochi da ragazzi
Libri in lingua inglese:
Patti Smith, Just kids
Beth Gutcheon, The new girls
Libri in lingua francese:
Le petit livre du langage des fleurs
Michèle Barrière, Meurtre au café de l’Arbre-Sec
Julie de Lestrange, Hier encore c’était l’été
Meg Wolitzer, Les Intéressants
Angélique Barbérat, L’instant précis où les destins s’entremêlent
Peter Ackroyd, Trois frères
Sylvain Tesson, Dans les forets de Sibérie
Ludovic Hubler, Le monde en stop
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July 30, 2017
La playlist del lunedì #2: Summer-to-go
Summer-to-go from mirtaluna on 8tracks Radio.
Come ogni lunedì, una playlist per affrontare al meglio la settimana che viene. Buon ascolto! (potete scegliere se ascoltarla su 8tracks, su YouTube o su iTunes: è gratis :D) Ecco qui la lista dei brani:
La vita – Baustelle
Another day of sun – La La Land Soundtrack
Find her floods – Brooke Waggoner
The concept – Teenage Funclub
Dig a pony – The Beatles
I’ll cover you – Rent soundtrack
Queen bitch – David Bowie
Maggie’s farm – The Specials
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Libri, film, telefilm: Luglio 2017
Come sempre, ecco un elenco dei libri, film e telefilm del mese.
Luglio è stato un momento di pausa e relax, per me, quindi troverete più che altro letture “leggere”. Non che questo significhi nulla: non ho mai guardato al genere, quanto alla qualità. E spero che sarete d’accordo con me. Pronti? Andiamo!
“Britt-Marie ha imparato che in questo mondo vince sempre chi si preoccupa di meno”.
LA TRAMA:
Britt-Marie ha sessantatré anni, un marito che accudisce con dedizione, una vita da casalinga premurosa con l’ossessione per l’ordine e la pulizia. Ma cosa accadrebbe se scoprisse che il tranquillo Kent la tradisce da anni? Lo lascerebbe.
E allora eccola qui, Britt-Marie, sessantatré anni, un po’ in ansia per il futuro e un po’ in preda alla nostalgia per il buon caffè di casa, mentre si registra (come una criminale!) all’ufficio di collocamento. Ora che vive sola, infatti, teme che, se dovesse capitarle qualcosa di brutto, nessuno se ne accorgerebbe. Meglio avere un lavoro allora. Fosse anche in un paesino sperduto, con un campo da calcio chiuso, una scuola chiusa, una farmacia chiusa, un negozio di liquori chiuso, un ambulatorio chiuso, un negozio di alimentari chiuso, un centro affari chiuso e una strada che porta in due direzioni. Abitato da adulti alcolizzati e ragazzini che passano il tempo giocando a calcio in un parcheggio.
Britt-Marie atterra come un alieno nella piccola comunità di Borg, ma i suoi modi burberi e formali, la sua mania per la pulizia conquistano subito gli abitanti. Viene addirittura nominata allenatrice della squadra di calcio. E lei si lascia trascinare, in pochi giorni stringe amicizie e fa molte più esperienze di quante ne abbia mai fatte in tutta la sua vita. Così, quando un tragico evento sconvolge la comunità, Britt-Marie capisce che è venuto il suo momento di combattere.
Dopo lo scorbutico e adorabile Ove, il protagonista del suo romanzo d’esordio che ha appassionato milioni di lettori, Fredrik Backman crea un altro memorabile eroe. Britt-Marie è stata qui è la storia di una trasformazione, di una donna e di un’intera comunità. Il racconto divertente e toccante su come anche la più burbera delle persone possa rivelarsi tenera e amorevole, e possa lasciare il segno nella vita degli altri, facendo ricordare per sempre di “essere stata qui”.
LA MIA OPINIONE:
Questo romanzo è una macchina ben oleata che funziona perfettamente. Fa ridere di cuore per il 95% del tempo e fa piangere per il restante 5%, com’è giusto che sia. È una storia di rivalsa e di perdono e racconta la capacità di ricominciare a qualunque età della vita, anche quando sembra ormai troppo tardi per rimettere tutto in gioco. Pertinente la metafora del calcio che attraversa tutto il romanzo e che non disturba affatto nemmeno il lettore meno amante di questo tipo di sport. Da leggere.
“Ah, se potessi scrivere!” esclamò (perché aveva la bizzarra idea di quelli che scrivono, che scrivere le parole significhi condividerle).
LA TRAMA:
L’autrice lo definì «libriccino» orchestrato «in uno stile burla». Nigel Nicholson «la più lunga e affascinante lettera d’amore» mai scritta, quella di Virginia Woolf all’eccentrica aristocratica Vita Sackville-West, alla quale la unì un complesso legame ventennale. È questo, in molteplici sensi, un libro di confine: tra la biografia romanzata, il poema e il saggio critico (che la Woolf mima con divertita disinvoltura secondo la tecnica proustiana del pastiche), ambientato tra l’epoca elisabettiana e quella contemporanea, che il libro attraversa con ironica incisività, giocato sull’intercambiabilità e l’interazione dei sessi del personaggio protagonista, incarnazione dell’androginia prediletta dalla Woolf, simbolo della libertà interiore e della completezza creativa propria dell’artista. «Orlando è un moderno mito, una metafora brillante e nostalgica del desiderio di fama e d’amore, delle illusioni, dell’immortalità e della caducità connaturate alla vita umana»
LA MIA OPINIONE:
Un classico moderno imprescindibile per tutti gli amanti (e non) di Virginia Woolf. Geniale nella struttura e imprevedibile nei contenuti, è un non-romanzo che può non piacere per via della sua assoluta originalità, ma che premia il lettore più testardo dandogli grande soddisfazione.
“La baciò. Si baciarono. Lui con gli occhi chiusi. Lei con la punta dei piedi che spingeva verso l’alto”.
LA TRAMA:
Tommaso Neri è un giovane giornalista che, dopo anni di gavetta, vuole cambiare vita. Decide così di lavorare come PR e si rivolge al suo vecchio amico Leonardo, che incarna l’essenza stessa della movida romana: brillante, dongiovanni e schiavo del sistema. Tommaso comincerà a lavorare, occupando il prestigioso ruolo di PR degli eventi di Palazzo Brancaccio. Una location da fiaba, nonché classico punto di ritrovo per tutti coloro che vogliono vivere lo sballo del sabato capitolino nelle tiepide serate d’ottobre. Alcol, donne, discoteche, deejay, ospiti vip e feste a tema: c’è tutto quel che serve per stordire Tommaso, completamente perso nei meandri delle proprie incertezze verso il futuro intriso di indecisioni e scelte da prendere. E poi c’è lei, Simona. Non una delle solite sirene. Ragazza immagine di molti eventi organizzati da Tommaso…
LA MIA OPINIONE:
L’ho letto in aeroporto a Marsiglia mentre aspettavo il mio aereo per Roma e, grazie a questo libro, l’attesa è volata via in un niente senza pesare. Un romanzo (il primo di una serie di prossima pubblicazione) che mi ha fatto innamorare della scrittura di Riccardo, scorrevole e avvincente. Finale non scontato.
“Mi hai tradito, ma non mi hanno tradito i giorni insieme. Loro non hanno colpa”
LA TRAMA:
Camilla ha un passato da dimenticare e una vita che scorre tranquilla senza particolari emozioni. Gli amici e il lavoro sono le uniche soddisfazioni che ha. Una sera, però, la sua routine viene stravolta da uno sconosciuto che la salva da una situazione imbarazzante con un ragazzo. Lo sconosciuto sembra dissolversi nel nulla e Camilla perde le speranze di ritrovarlo. Il ragazzo misterioso, tuttavia, le invia una lettera e inizierà uno scambio di parole all’apparenza innocue. Quanto è sottile la linea delle emozioni fra il mondo virtuale e quello reale?
LA MIA OPINIONE:
Maria è una delle mie più grandi amiche nella vita reale, al di fuori dei social, ma ciò non influenza il mio giudizio: questo romanzo è davvero da leggere. Romantico, dolcissimo, capace di elevare anche il sentimento dell’amicizia e non solo quello dell’amore, questo libro vi farà trascorrere ore piacevoli in compagnia di una ragazza alla scoperta di se stessa e di uno sconosciuto misterioso tutto da scoprire.
LA TRAMA:
Per Becky Bloomwood la vita non potrebbe essere migliore: ha un fidanzato che la adora e un entusiasmante lavoro come consulente di una trasmissione televisiva, e sta anche scrivendo il suo primo libro. E come se ciò non bastasse, le si offre la possibilità di trasferirsi a New York. È l’occasione che aspettava da anni, l’inizio di una nuova vita, l’avverarsi di un sogno. Becky non sta più nella pelle: il Museo d’Arte Moderna, il Guggenheim… e soprattutto le mille luci sfavillanti dei negozi. Bloomingdale’s, Tiffany, la quinta Avenue: ovunque ci sono offerte sensazionali. Basta comprare solo quello che serve, questo è il suo motto. Certo che quando si tratta di un vero affare…
I love shopping a New York segna la conferma del talento umoristico di Sophie Kinsella, capace con il suo sguardo affettuoso e divertito di mettere a fuoco le nostre debolezze, svelare i nostri sogni segreti, e farci sentire un po’ meglio.
LA MIA OPINIONE:
Sarà che sono passati molti anni da quando ho letto il primo volume, ma ricordavo una Becky più simpatica, meno idiota e, soprattutto, meno ignorante. Bah.
LA TRAMA:
Cari lettori,
gli orfani Baudelaire sono graziosi e intelligenti, ma la loro vita, mi spiace dirlo, è piena di sfortuna. Se non sopportate storie contenenti uragani, vestiti che pungono, zuppe di cetriolo fredde, individui repellenti, allora questi libri vi getteranno nel più totale sconforto. È mio triste dovere stare sveglio di notte a indagare su questi tre sventurati giovani, ma se voi preferite dormire sonno tranquilli, vi conviene scegliere un altro genere di libro.
Con il dovuto rispetto, Lemony Snicket, IN QUESTO PRIMO TREMENDO EPISODIO i tre fratelli diventano subito tre orfani, incontrano l’individuo più viscido e malvagio del mondo, rischiano di perdere tutta l’eredità e sono guardati a vista da un uomo con due uncini al posto delle mani.
Siete sicuri di volerlo leggere?
LA MIA OPINIONE:
Davvero carinissimo, breve e scorrevole. Avrei voluto leggerlo da bambina ma, si sa, c’è tempo per tutto. Se ancora non conoscete questa serie, recuperate al più presto! A breve su questo blog anche il confronto col telefilm ora online su Netflix 


