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Federica D'Ascani's Blog, page 3

November 25, 2015

Sulla violenza... Dal sito di Babette Brown

Un mio articolo, dal sito di Babette Brown, sulla violenza contro le donne. Perché il 25 Novembre non sia un giorno come un altro!
LEGGI QUI



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Published on November 25, 2015 00:53

November 24, 2015

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Published on November 24, 2015 06:05

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Published on November 24, 2015 06:05

November 23, 2015

Dal blog di CK Harp... Gli inizi di Dre

Odiava far tardi a lavoro. Odiava con tutto se stesso fare tardi, cazzo! Uscì di corsa dall'ufficio e si inoltrò nell'ascensore senza badare a Brendan e al culo da favola che faceva capolino dalla sedia... Sì, ok, uno sguardo lo aveva buttato, ma niente di più. Era venerdì e il venerdì si scopava! Non esisteva altro nella sua testa, arrivato al fine settimana. E dato che Brendan puzzava di etero da chilometri, di certo non poteva perdere del tempo prezioso a elucubrare sul quel corpo muscoloso che poteva intuire sotto a quella camicia così stretta che..
«Cazzo, Dre» sospirò passandosi una mano sulle labbra «calmati o arriverai a casa con l'uccello così dritto che non riuscirai neanche a pisciare». Dondolò sui talloni guardando il soffitto e contrasse la mascella. Inspirò, espirò, le porte dell'ascensore si aprirono e lui fu fuori in mezzo secondo esatto. Giunse davanti alla vetrata che lo separava dalla strada e si bloccò con gli occhi sgranati e il trench svolazzante sui fianchi.
«Porca troia» imprecò schiaffeggiando con il palmo la fronte e mordendosi nervoso il labbro «la valigetta. Mannaggia la puttana!» esclamò tornando indietro di corsa e andando a sbattere contro a un paio di spalle enormi. Il contraccolpo lo fece sbandare e fu solo per miracolo che non rovinò a terra. Fuori pioveva e il pavimento sdrucciolevole certo non era il sicuro appiglio che avrebbe preferito in quel momento.
«Ma che cazz...»
«Va di corsa, per caso?» lo apostrofò una voce profonda dall'alto. Dre, piegato ancora sulle ginocchia pur di mantenere una certa stabilità, sollevò lo sguardo, già pronto a incazzarsi come una vipera. Chi diamine era quella specie di golem piombato nel palazzo? Un bel golem, alto due metri e tempestato di muscoli, però...
«Ha perduto anche la parola o sta ancora cercando di capire come si fa a rimettersi in piedi?» continuò l'altro provocandolo arbitrariamente. Nonostante la testa di cazzo che stava dimostrando di essere, gli protese una mano che Dre afferrò saldamente.
«Mister simpatia...» commentò alzando un sopracciglio. Lo guardò e fu costretto ad alzare un po' troppo gli occhi. Non era abituato ad avere a che fare con qualcuno tanto più alto di lui.
«Mi considero solo uno che sa osservare il lato ironico della vita» ribatté quello convinto.
Dre aggrottò la fronte tentando di capire se quel golem fosse un coglione oppure solo una persona estremamente intelligente. A volte il confine era davvero labile... almeno stando alla prospettiva degli altri.
«Era una battuta la mia» disse sciogliendo la stretta e indietreggiando di un passo. «Comunque scusa per esserti venuto addosso, è che... sì, vado di corsa. Sai, è venerdì e...» tergiversò portando una mano sulla nuca. Guardò in basso e sorrise. Cazzo, stava flirtando con quel tipo? Sul posto di lavoro? Per quanto ne sapeva poteva essere un editor nuovo, un amico del capo, un...
«Venerdì, già... Vedo che sei passato al tu. Mi sta bene... Senti, io stavo andando al quarto piano. Ho un appuntamento con... Uhm... O'Brien mi pare si chiami» disse l'altro senza staccargli gli occhi di dosso. Eccitante. Cristo, eccitante davvero...
«Sì, il mio capo» annuì. Evviva le conferme della vita che arrivavano senza essere state chiamate! «Lo trovi in ufficio, ma devi sbrigarti perché è tardi» concluse.
«Mi accompagni tu, allora? Stavi salendo, giusto?» chiese l'uomo coprendo la distanza tra loro. Dre lo fissò, interdetto.
«Sì, ma... Io a dire il vero vado di corsa, te l'ho detto... E poi, io non so...»
«Potremmo prendere un aperitivo appena finisco.»
«Ma scusa, io non so neanche chi sei...»
«Sono Liam Sunny, piacere» rispose l'uomo porgendogli di nuovo la mano.
« Liam Sunny?» chiese curioso afferrando la stretta. Il guizzo di eccitazione viaggiò sotto pelle incendiandogli anche le orecchie. «Stiamo parlando di quel favoloso autore che ho passato all'editore? Quello di "Un bacio e ancora?"» continuò mentre il sorriso si allargava sulle labbra mano a mano che realizzava l'identità dell'uomo. Non poteva crederci. Un golem da urlo e anche intelligente! Altro che coglione...
«Esatto...» replicò roco lo scrittore accarezzandogli lieve il dorso della mano con il pollice «Vedo che il mio nome mi precede. Non mi dispiace se si tratta di te» continuò sorridendo a sua volta.
Si fissarono per un momento ancora, studiandosi. E cazzo, era proprio un tipo da spogliare e succhiare senza pensarci troppo.
«Be', dai, faccio uno strappo alla regola e ti accompagno» cedette. «Mi hai incantato con quel romanzo. E i personaggi... Non sai quante volte avrei voluto parlarti durante la valutazione e...»
«Abbiamo tutta la sera» lo interruppe Liam spingendo il tasto dell'ascensore. Lo sguardo che gli lanciò gli arrivò dritto fino all'uccello, provocandogli un brivido così potente da fargli abbassare la guardia.
«Già, abbiamo tutta la sera» convenne seguendolo. Il venerdì, quella sera, sarebbe iniziato molto prima...
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Published on November 23, 2015 07:24 Tags: d-ascani, m-m, racconto-breve

November 22, 2015

Contro la violenza, tutti uniti il 25 Novembre... Solo?

Da un mese a questa parte sento parlare del 25 Novembre. Fino a un paio di anni fa quel giorno per me ha sempre voluto dire solo una cosa: regali, torta, me (sì, è il mo compleanno e scusate se è poco). Poi qualcuno ha deciso che il 25 Novembre sarebbe diventato il giorno internazionale della lotta alla violenza contro le donne. E mi sta benissimo, oltretutto per me è quasi un segno. Ho sempre combattuto contro questa piaga sociale che mi ha vista anche vittima, oltre che combattente, quindi mai coincidenza fu più gradita. Però... Però ce ne sono parecchi, di però.
Sono anni che sento persone esasperate dal giorno della festa della donna, ascoltando anche cose obbrobriose come "Aboliamo la festa!" "Non serve a nulla, è solo una cosa commerciale" e varie amenità simili.
Ho visto magliette, striscioni e compagnia cantando, in questo periodo, concorsi a tema e tanto altro, riguardante la giornata contro la violenza blablabla... Non è che tra un altro paio d'anni inizieranno, i soliti rompicoglioni (e perdonatemi, è così, sti guastafeste moralisti che stano sempre a puntare il dito e che mi chiedo se trombino mai, a volte) a gridare "La violenza non si combatte così, è una trovata commerciale e blablabla"? Non mi stupirebbe, ragazzi, tanto più che già sento la gente dire che il femminicidio è una pura invenzione dei media.
Dunque, dunque, facciamo chiarezza.
La violenza esiste, il femminicidio esiste (e non è che scompare se c'è o no una parola adatta al caso) come è una realtà il maschilismo ancora tristemente presente nella società occidentale (tanto perché noi siamo quelli con la cultura) ma c'è tanto altro, dietro, di cui non si parla mai. Forse è giunto il momento di sollevare la coperta dei luoghi comuni, e di ciò che ad alcuni fa comodo far passare, e andare in fondo alla questione. Perché non si parla mai delle mamme ancora costrette a licenziarsi (nonostante a tanti piaccia dire che no, noi l'abbiamo estirpata st'usanza, non succede più) o delle eterne stagiste che guardano gli altri far carriera. E vogliamo parlare della notizia tornata in auge qualche settimana fa degli stipendi che fanno ridere a parità di livello tra donne e uomini? Oppure, ancora, della violenza psicologica che le stesse donne perpetrano nei confronti delle altre se, poco poco, si permettono di andare in giro in mini il giorno della donna, magari per recarsi poi in un locale o in un ristorante? Voi non avete idea di che capitolo dovrei aprire in quel caso e ve lo risparmio semplicemente perché c'è una cosa che mi preme ancora di più dire.
Quante di voi, nella loro vita, hanno provato l'ebbrezza delle avances sul posto di lavoro? Quelle pressanti, quelle talmente scomode da essere difficili pure da declinare. Quelle in grado di far sentire sporche pur non avendo mai fatto nulla di male. Quelle che ti si attaccano dentro, come lo sguardo lubrico e viscido di chi non ha nulla da perdere se non un'altra pedina facilmente sostituibile.Di questo non se ne parla mai, ma permettetemi: anche questa è violenza. E delle peggiori. Non solo perché rientra nella sfera della violenza psicologica, ma anche perché mina il diritto al lavoro, alla normalità, alla parità. E allora la D'Ascani ha deciso di mettersi in mezzo alla questione, come sempre nel suo piccolo, perché crede sia giusto offrire una panoramica di ciò che questa grandiosa società ci regala. Che società, no? In grado di seppellirti con una risata, quasi... Vi offro uno spunto di riflessione, un momento dedicato alla crescita di un pensiero.
Vi offro Storia di una precaria comune, un breve racconto che spero, però, riesca a trasmettere cosa significa essere oggetto di attenzioni per nulla volute.
Credetemi, sono tante, troppe, quelle ancora trattate come Eva la peccatrice.Ma Eva siete anche voi, sono anche io.
Eva era donna: ricordatevelo e fatelo per voi stesse, se non per le altre.


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Published on November 22, 2015 11:24

November 13, 2015

Volevo solo te: la vera protagonista

Siamo giunti a due giorni dall'uscita della versione cartacea di Volevo solo te. La copisteria sta lavorando alacremente e in questo momento un bel po' di copie in bianco e nero con banda rossa stanno sfilando sui nastri una dopo l'altra, allineandosi composte in attesa di trovare il proprio posto nel mondo.
Nelle vostre case? Probabile. In libreria? Forse...


Ma c'è una cosa ancora più importante, che si muove sotto quel bacio intenso che è la fotografia di un amore ancora da scoprire...
Flora, che ancora sogna, ancora corre nell'erba, ancora arrossisce per uno sguardo intenso rubato nei campi.
Flora che non sa e non vuole sapere cosa significa crescere. O forse sì: forse desidera così tanto conoscere la vita che ne fugge per la paura che l'emozioni la sovrasti.
Flora, una ragazza d'altri tempi con l'innocenza propria delle adolescenti tumultuose.
Ed ecco che oggi parleremo della mia splendida protagonista, una ragazza bellissima, dal corpo in evoluzione, con un amore sconfinato nel petto e un mondo da scoprire negli occhi.
Perché Flora è dentro di voi, dentro di me. Flora è il nostro fanciullo interiore.
Amatela come io ho amato lei.

FLORA
La mattinata trascorse nel timore e nella speranza di rivedere quel ragazzo senza nome, mentre le gambe solerti pedalavano e macinavano chilometri con la stessa lena con la quale le donne raccoglievano il grano in luglio e stipavano il fieno nei silos. Molti pensavano erroneamente che la sua mansione fosse più leggera di tante altre, ma correre come faceva lei tutto il giorno, piegata nello sforzo di filare via carica di acqua, era tutto fuorché semplice. Lo sapeva bene il suo fisico, adattato allo sforzo fisico e modellato di conseguenza. Il seno abbondante , sul ventre piatto e il vitino da vespa di cui tanto andava fiera, era l'unico ingombro di cui avrebbe fatto a meno durante le cavalcate forsennate in sella al suo inseparabile mezzo a due ruote, questo almeno fino al momento in cui non le capitava di specchiarsi nei vetri degli spacci aziendali. In quei frangenti poteva ammirare estasiata la sua figura, provando un guizzo di orgoglio e un brivido di eccitazione nell'osservare ogni sua curva voluttuosa che sembrava gridare desiderio a ogni fremito. Quando giunse nei pressi del campo dove lavorava quel ragazzo dagli occhi penetranti, quindi, non ci pensò due volte a togliersi il fazzoletto dalla testa e scuotere i suoi lunghi capelli ramati, selvaggi nella massa fulva che era fiera di ostentare alla luce del sole.



 Uscì dall'acqua e notò come gli ultimi raggi di sole che filtravano tra gli alberi le cadessero addosso giocando col pulviscolo fine che le vorticava attorno. La sua pelle riluceva nel riflesso dorato del tramonto facendola sentire sensuale, bella come mai si era sentita. Il pensiero del suo appuntamento notturno le accelerò i battiti del cuore e le illanguidì le membra, inducendola a sorridere di nascosto per il suo dolce segreto. Sentendosi osservata alzò lo sguardo giusto in tempo per notare un paio di occhi chiari sparire oltre le fronde degli alberi dirimpetto al canale e le guance tornarono a imporporarsi. Le sue labbra dipinsero una “o” sul volto stupito e lo sconcerto iniziale cedette subito il passo all'emozione e alla meraviglia. Era lui? Davvero l'aveva vista nuda? E cosa aveva pensato? Le era piaciuta? Gli occhi lucidi di incredulità, afferrò l'asciugamano e iniziò a tergersi l'acqua di dosso. Ascoltò distrattamente Nilde blaterare qualcosa senza realmente dare peso alle sue parole. Quegli occhi le erano entrati dentro, cantandole una melodia impossibile da ignorare.

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Published on November 13, 2015 14:07

November 10, 2015

Volevo solo te, i personaggi #3

In ogni romanzo che si rispetti, non può mancare il cattivo. Per lo meno non nei romanzi che presuppongono un grande amore. In fondo senza ostacoli non ci sarebbe il pathos necessario a voler davvero essere l'uno nelle braccia dell'altro no?

Ma chi è davvero il cattivo di Volevo solo te?
Renzo Lorenzin è davvero così meschino come vorrei dipingerlo? E chi era, nella realtà?
Come per Miss Gioconda, personaggio strettamente collegato al nuovo fattore dell'azienda, lascerò che siano le parole del Lorenzin a raccontarvi del suo carattere e del suo modo di muoversi tra le persone.
E ricordate che Renzo non è solo scaltro e subdolo, ma anche dannatamente bello.
Come ogni cattivo conturbante che si rispetti!

Renzo


Schioccò le labbra, dondolando sui talloni, mentre le dita scivolavano lungo gli straccali e si andavano a incuneare tra i pantaloni e la camicia intrisa di sudore. Si sarebbe rassettato prima di uscire a festeggiare. La prima notte in quel luogo non poteva trascorrere senza una puntata nei bordelli di Roma di cui gli era stato parlato assai bene dagli amici emigrati prima di lui. Catturò con lo sguardo l'immagine di Lucia intenta già a disfare le valige e decise di sfogare i propri bollori in quello stesso momento, per evitare inutili perdite di tempo più tardi. In fondo se doveva pagare qualche puttana, era bene farlo a ragion veduta e non per una sveltina regalata per la troppa fretta di infilarlo nel buco adatto. Rimase in silenzio, osservando le forme generose di sua moglie. Inadatta al concepimento di prole, era soddisfacente almeno tra le lenzuola, non fosse altro che almeno era docile e remissiva quanto bastava per esaudire ogni sua turbolenta fantasia. Attese, come un ragno sulla tela, finché la donna non gli passò di fianco per andare a prendere la sua valigia ancora a terra di fianco alla porta. Con uno scatto fulmineo del braccio la accalappiò cingendole la vita e togliendole il fiato. Incredula, per nulla preparata a quell'assedio, la donna annaspò nel vuoto, atterrando poi con i palmi aperti sul legno duro e fibroso della tavola su cui avrebbero desinato da quel giorno in avanti. La sentì sospirare, irrequieta, quindi rassegnarsi docile ai suoi voleri.«Brava, mogliettina, sai cosa voglio» le sussurrò, avvicinandole la bocca all'orecchio. Le sciolse la severa crocchia con cui aveva ordinatamente acconciato i capelli alla nuca, quindi le scompose la massa nera di riccioli che cadde sulle schiena e sul tavolo scuro.
«Abbassati e allarga le gambe» le ordinò, mentre con una mano armeggiava con la patta dei suoi pantaloni per tirare fuori il suo membro, svettante e pronto. Lo eccitava il potere che il suo ruolo gli conferiva. Non solo di fattore, ma anche di marito.

«Be', comunque non c'è molto da spiegare, mia cara Flora» continuò poi, avvicinandosi. In poche falcate le fu di fronte. Il bacino all'altezza del suo volto. Pensò di alzare lo sguardo, ma si rese conto di essere in una posizione equivoca e davvero sgradevole. Se lo avesse guardato, la prospettiva dal quale l'avrebbe fatto sarebbe stato dalla cintola in su e, per quanto il suo corpo ne fosse tentato, si ritrasse impercettibilmente sul pavimento guardando un punto imprecisato a terra. Rimasero in silenzio per parecchi secondi, come se il fattore volesse mettere alla prova la sua curiosità, quindi lo sentì piegarsi sulle gambe e portare il volto all'altezza del suo. Le sollevò il mento, costringendola a guardarlo. Flora sentì lo stomaco contrarsi in un miscuglio tra desiderio, adrenalina e fastidio. Non riusciva a decifrare i suoi sentimenti, ma seppe chiaramente che non erano gli stessi che provava con Fausto.
Dal 15 Novembre Volevo solo te (clicca sul nome per scaricarlo in ebook) sarà disponibile anche in cartaceo!*foto Web  
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Published on November 10, 2015 13:22

November 8, 2015

I personaggi di Volevo solo te: post #2

In occasione dell'uscita in digitale del mio nuovo romanzo, non posso esimervi dal farvi conoscere il personaggio più delicato, particolare e così colmo di sfaccettature da meritare, forse uno spin off (già in mente, lo ammetto) in un prossimo futuro. Non potrei farne a meno, la sua vita è troppo importante per non essere divulgata.
Di chi sto parlando?
Bene, la prendo alla larga.
Tempo fa vi ho parlato dei lupanari, i vecchi bordelli della capitale in cui il sesso a pagamento altro non era che la normalità. In questi luoghi non era difficile incontrare personalità di spicco o poveracci, ma una costante rimaneva, come una luce intensa e mai prossima alla morte: tutte le donne impiegate a dar piacere a chi si avventurava nelle loro stanze.


Miss Gioconda, quell'attrice non protagonista che, a mio modesto parere, merita un premio dalla critica, si colloca in un contesto simile, avulso dalle dinamiche della storia tra Flora e Fausto, eppure strettamente collegata a essi non sapendone assolutamente nulla. Credo sia uno dei personaggi più riusciti di tutta l'opera e per tanti motivi che spero possiate cogliere voi stessi dalla lettura.
Ma non vi svelerò la personalità di questa grande donna con parole inventate al momento: sarà direttamente la sua voce a parlarvi. Perché Miss Gioconda non deve nulla a nessuno se non a se stessa!

Miss Gioconda


«Ti aspettavo, maschio, Puntuale come sempre.» Gioconda era lì, seduta su una sedia, davanti alla grande madia, con una gamba accavallata sull'altra e una mano tra i capelli. Una camicia di seta si apriva sbottonata sul seno, rivelando i capezzoli rosei che svettavano turgidi, lisci e brillanti nel trucco che era solita cospargervi sopra. Una collana di perle scendeva nell'incavo tra le due piccole colline, seducenti senza essere prorompenti Non che Renzo non adorasse sprofondare in un seno florido, ma riconosceva il potere della seduzione quando lo vedeva... Una gonna cortissima celava a malapena i riccioli del pube lasciati nudi dalle mutandine che giacevano tra le unghie laccate di rosso e che la donna sventolava nella mano libera. Le gambe erano fasciate da calze velate nere trattenute da reggicalze la cui corsa finiva sotto il gonnellino. Gioconda si leccò le labbra lasciate naturali e ammiccò, seducente.


«Non fare la stupida, ora» sibilò al suo riflesso, impedendo alle lacrime di rompere gli argini. Portò la sigaretta alle labbra, guardandosi, e aspirò una lunga boccata di fumo. Chiuse gli occhi poi buttò fuori la voluta azzurrognola che si perse tra i raggi del sole filtranti dalle imposte chiuse. Lì era sempre tutto chiuso, ma non le sue cosce. No, quelle dovevano rimanere aperte per tutti. Si leccò un labbro, sollevando un sopracciglio e sbatté le palpebre in un'espressione conturbante. Era abituata a fingere, lo avrebbe fatto fino alla morte. A breve Lucille avrebbe iniziato a chiederle spiegazioni circa le sue lunghe assenze e allora avrebbe dovuto inventare qualcosa. Qualsiasi cosa, pur di non ammettere la “vita”. Non si vergognava del suo lavoro, ma non voleva assolutamente che sua figlia ne seguisse le orme. Somigliava così tanto a suo padre... Si alzò, furente con se stessa, quindi spense la sigaretta nel posacenere e si spogliò. Quando rimase completamente nuda arrischiò uno sguardo verso lo specchio, ammirandosi. «Come mi vesto, oggi?» cinguettò al suo riflesso, l'ombra della donna inquieta che era stata fino a pochi istanti prima nella luce del suo sguardo.


Oggi esce Volevo solo te (clicca sul titolo per scaricarlo direttamente da Amazon) in formato digitale. In attesa della su versione cartacea, potete iniziare la lettura, immergendovi nella magia!

*Foto Web
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Published on November 08, 2015 04:19

November 6, 2015

Volevo solo te: i personaggi #1

Manca poco, ragazzi, una manciata di giorni.A cosa?
Al cartaceo, al digitale... Volevo solo te è ormai una realtà e lo sarà per chiunque vorrà leggere una storia d'amore possibile in un periodo dimenticato da molti. Ma non da tutti, chiaro.
In ogni caso bando alle ciance, di storia ne abbiamo parlato fin troppo negli ultimi periodi (non credete... tornerò!) quindi direi di passare a presentare i personaggi principali che vi terranno compagnia nelle prossime settimane.
Parlare di tutti, oggi, sarebbe impensabile. Tanto il romanzo è breve quanto la psicologia di ogni singola persona ritratta tra le pagine è immensa. Inizieremo con calma e, oserei dire, dal più bello di tutti. L'ho creato io, so di che parlo. Partire "col botto"? E perché no? In fondo di un libro si può prendere ciò che si vuole e girarlo a proprio piacimento con la forza dell'immaginazione. La bellezza che risiede nella lettura coinvolge anche e soprattutto questo aspetto.Be', che dire... Buon viaggio ;)
Fausto



Era lui ed era più bello di come lo avesse ricordato per tutta la notte. Il torso nudo riluceva sotto i raggi torridi del sole quasi allo zenit e i pantaloni gli cadevano larghi oltre le ginocchia, ma non sulle cosce, tornite, possenti e chiaramente intuibili sotto la stoffa leggera e aderente. Aveva un torace scolpito, tale da fare invidia alle statue che solo una volta Flora aveva visto in Piazza Venezia, e le braccia richiamavano pensieri oltremodo peccaminosi e dediti alla lussuria più sfrenata, di cui lei non conosceva nulla, ma che immaginava con la forza del desiderio appena natole in petto. Temette di morire di crepacuore, tanto quello correva forsennato fino alle tempie. Notò un sorriso buono, largo e sensuale dipingersi sul volto bronzeo del ragazzo e udì un coro di angeli, che nella realtà altro non era che il chiacchiericcio divertito delle donne di fianco a loro

«Sei venuta, allora» si sentì apostrofare da dietro le spalle, a bassa voce; una mano le sfiorò il braccio delicatamente. Il cuore le balzò in gola battendo all'impazzata, ma non osò muoversi. Lasciò che Fausto le si avvicinasse ancora di più, aderendo il corpo al suo.Chiuse gli occhi, tentando di respirare per non svenire dalla gioia. Poteva sentire il respiro calmo del ragazzo lambirle l'orecchio destro, le sue braccia forti cingerle la vita, il cuore di lui suonare all'unisono col suo in una danza arcana e misteriosamente veloce.«Non sai che regalo sia per me vederti qui. Non riesco a non pensarti dal primo giorno in cui ti ho vista» le sussurrò, scostandole i capelli dal collo e posandovi le labbra. Flora trattenne il fiato, mentre un liquido caldo le inumidiva le cosce nude. L'unico ostacolo tra il suo corpo e il buio della notte era la leggerissima camicia con la quale era solita dormire. Avvertì l'erezione del ragazzo spingerle contro le natiche e il suo cuore accelerò ancora, come se fosse in grado di farlo senza ucciderla. Avvertì le labbra morbide di Fausto baciarle timidamente la base del collo, facendola rabbrividire  al punto che si sentì tanto sfrontata da offrirgli maggior spazio inclinando la testa di lato. Senza volerlo gemette e questo risultò un chiaro invito a proseguire. Le braccia del suo moro la cinsero ancora più stretta, mentre i baci si facevano più audaci, risalendo lungo la curva dolce che portava dritta alle sue labbra dischiuse. Flora temette di accasciarsi al suolo, perché le sue gambe divennero tanto molli da non reggere il suo peso senza tremare.

«Stai tremando» le baciò addosso Fausto, e lei fu in grado solo di annuire lentamente portando le mani sopra quelle di lui, ferme ancora sul ventre. Erano calde, forti, grandi quel tanto che sarebbe servito ad amarla come aveva sognato durante le settimane passate. Si morse il labbro, desiderando fare la stessa cosa con la bocca di lui, tanto che si fece audace e mosse il volto verso la sua direzione. E lo trovò, pronto, conturbante, lo sguardo brillante nella luce della luna piena. Si fissarono e Flora seppe che non c'erano discorsi da fare, parole da cercare, frasi a effetto da cantare. Le loro labbra si cercarono nello stesso momento e si trovarono, di conseguenza, iniziando a rincorrersi in un gioco sconosciuto a entrambi, ma naturale come lo era bere. Flora fu la prima a dischiudere le sue, anelando qualcosa di più. Fausto rispose prontamente, leccandole via il sapore del timore, della vergogna, del piacere di saperlo vicino. E d'un tratto i loro corpi immobili presero vita, desiderando di comune accordo una vicinanza diversa
* Foto Web
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Published on November 06, 2015 14:09

October 31, 2015

Oggi si festeggia Halloween, ma... a Roma la notte delle streghe era un'altra!

La notte delle streghe è arrivata... Ma ne siamo proprio sicuri?
Dolcetto o scherzetto... O lumache?


Ciò che negli ultimi anni, ma direi anche nell'ultimo secolo, si è perduto è il sapere, la conoscenza delle tradizioni nostrane. Lo spirito pagano che accompagna la notte della vigilia della festa di Ognissanti, ormai in tutto il mondo, è così simile a una festa romana perduta che il paragone è automatico, per chi sa. Non dimentichiamo, inoltre, che la festa di Halloween è una festa importata, americana (anche se dire anglosassone sarebbe più corretto) che fa eco a uno dei sabbah più importanti e che rimanda, quindi, a quell'epoca in cui i contadini festeggiavano la natura e non i santi.
Ma questa è una questione lunga che richiede altre pagine. Oggi voglio parlarvi di altro.

Voglio parlarvi della vera notte delle streghe. Quella che a Roma viene identificata, o veniva, con il
24 giugno, San Giovanni.
La notte in cui le vecchie nasute andavano in giro per la città a catturare anime. I cittadini si riversavano da ogni rione, già dalla sera della vigilia, nelle strade a far baccano con trombe e altri strumenti pur di scacciare le creature del diavolo e salvare se stessi e i propri cari. Ma non solo, è questa è la genialità di un tempo. Il frastuono provocato dai romani serviva per impaurire le streghe affinché non avessero modo di raccogliere le erbe necessarie ai loro incantesimi.


Il pellegrinaggio terminava in San Giovanni in Luterano per pregare e mangiare lumache nelle varie osterie. Sì, lumache. Perché forse oggi non molti lo sanno, ma era uno dei piatti forti della cucina romana. Quella vera. Quella dei nonni, ormai quasi perduta del tutto.
La festa poi proseguiva fino al giorno dopo e terminava nel momento in cui il papa si recava a San Giovanni per celebrare la messa e gettare monete d'oro e d'argento per la gioia della folla accorsa.



E il 31 Ottobre, direte voi? Cosa si faceva nella vigilia della festa di Ognissanti?
Semplicemente si commemoravano i morti, mangiando accanto alla tomba di un parente caro o andando, muniti di torce, sulle rive del Tevere a perpetuare il rito per tutte le anime perdute tra le acque del fiume.


Quante cose abbiamo perduto della tradizione?
Credo troppe...

Fonti e foto: Roma Sparita, Intrage.it, Turismoroma.it
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Published on October 31, 2015 04:31