Alberto Prunetti's Blog, page 3
January 30, 2014
“Amianto” tornerà presto in libreria…
Una comunicazione importante: sto lavorando al nuovo epilogo della seconda edizione di Amianto, una storia operaia. Dopo un anno che il libro ha camminato con Agenzia X Edizioni, adesso farà altra strada con i tipi di Alegre Edizioni. Non sarà una semplice ristampa. La nuova edizione dovrebbe andare in libreria verso metà maggio. Sono grato a Agenzia x, che ha creduto in questo titolo in un momento in cui gli uffici marketing delle case editrici importanti “non davano segnali positivi” sulla storia di un operaio metalmeccanico morto per un tumore polmonare. La sfida della nuova editrice è quella di portare il libro – in tempi brevi – in contesti più larghi di quelli dei circuiti dei centri sociali: nelle scuole (dove già mi sto attivando per alcuni interventi negli istituti tecnici); nei comitati ambientalisti; nei dopolavoro di fabbrica; nelle università; nei gruppi di lettura. Ovunque. Il libro avrà alcune novità rilevanti. Ci sarà appunto un sostanzioso nuovo epilogo, in cui racconto alcune vicende di cui sono venuto a conoscenza dopo l’uscita della prima edizione. Inoltre l’edizione di Alegre conterrà un dialogo a tre sul libro – un triello – con Wu Ming 1 e Girolamo De Michele, in appendice.
Sui tempi, credo che la nuova edizione dovrebbe essere già a metà maggio in libreria. Prima di questa data le presentazioni saranno poche ma dopo l’uscita mi rimetterò on the road. Con la necessità però di portare avanti un nuovo progetto di scrittura, che al momento va un po’ al rallentatore per i lavori in corso su Amianto e per svariate consegne di traduzioni.
A.P.
PS: mi dicono da Alegre Edizioni che c’è la possibilità, con cento euro, di acquistare le dieci novità di Alegre Edizioni del 2014, tra cui appunto Amianto, una storia operaia e The Frontman, un dissacrante smontaggio del capitalismo filantropico di Bono degli U2, tradotto dal sottoscritto e da Wu Ming 1. In omaggio riceverete l’abbonamento annuale della rivista Letteraria (per cui sto curando un articolo sugli Hijos, i figli dei desaparecidos argentini, scritto a quattro mani con Bruno Arpaia). Purtroppo questa possibilità scade domani: http://www.ilmegafonoquotidiano.it/ne...
December 26, 2013
Premio Scrittore toscano dell’anno 2013
Con “Amianto, una storia operaia” mi è stato assegnato il premio “Scrittore toscano dell’anno 2013″ .
Quest’intervista con Fulvio Paloscia è stata pubblicata su Repubblica e riporta a caldo alcune considerazioni sul premio e sul senso del mio lavoro di scrittura. Qui il link all’archivio di Repubblica: http://ricerca.repubblica.it/repubbli...
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Nel caso di Amianto, mio terzo romanzo, la scrittura mi ha permesso di ricucire ferite, elaborare un lutto, mentre il lavoro di indagine mi ha spinto dal lamento alla denuncia. Ho rovesciato il modello delle accomodanti biografie positive di celebri capitani di industria, tanto di moda oggi, raccontando la storia minima di un subalterno, di uno sconfitto, che mette in discussione un modello ampio di sviluppo. E ho voluto mettere in scena l’ altra faccia del boom economico: la crisi che oggi stiamo vivendo non è un’ improvvisa bolla di sapone, ma ha radici in quegli anni». L’ ironia? «È una storia di provincia toscana, e noi toscani l’ ironia la succhiamo insieme al latte materno. Non volevo che il romanzo si fermasse al grido di rabbia, alla tragedia: l’ umorismo quiè materiale incandescente che coibenta la storia. Proprio come l’ amianto che ha ucciso mio padre». Nel precariato del figlio risuona l’ eco di quello del padre. «Il padre è operaio fordista costretto a saltare da un cantiere all’ altro per guadagnarsi il pane; il figlio fa un lavoro immateriale, quello del traduttore editoriale. Rispetto alla narrativa che usa il cliché dei figli contro i padri, io preferisco riscontrare la linea di continuità, rintracciando i germi della mia instabilità lavorativa in quella di mio babbo. Noi traduttori spesso caliamo il “cottimo” nella dimensione della cultura: invece dei bulloni, noi usiamo le parole. Ma il principioè lo stesso». Bianciardi è dietro l’ angolo della sua scrittura? «Di Bianciardi amo molto l’ ironia e la tendenza verso il pastiche: il suo era stilistico, il mio è di generi. Mi sento molto vicino a Rodolfo Walsh, risposta latinoamericana alla “non fiction” statunitense: i suoi libri sono giornalismo che si legge con la tensione narrativa del romanzo. E il giornalismoè l’ anticamera dei miei libri: la macchina fotografica è il mio blocco per appunti, raccolgo storie parlando con le persone. In Italia lo scrittore è il vate ispirato chiuso nella sua torre d’ avorio. Io preferisco definirmi uno storyteller che fa della scrittura un grimaldello della verità, attraverso il lavoro sul campo>>.
October 14, 2013
Ritorno in cantiere (ai lettori di “Amianto”)
di Alberto Prunetti
Sono passati undici mesi da quando “Amianto, storia operaia” usciva di tipografia, nel giorno stesso in cui un tornado si abbatteva sulle acciaierie di Taranto, uccideva un gruista che non doveva stare su quella gru e portava alla luce sacchi pieni di asbesto e cemento, materiale che secondo tanti esperti non si trova più nelle industrie italiane. Di “Amianto” si è parlato tanto, per un anno.
Inutile dire che il libro è stato una sorpresa: per me, per l’editore, per i lettori. Per il passaparola che ha smosso, per le riletture incrociate tra le generazioni dei genitori e quelle dei figli, per le risposte entusiaste della critica, per le lacrime e le risa che ha suscitato, per i continui passaggi di mano delle copie, per l’incontro tra vecchi operai e giovani precari, che si è realizzato in tante presentazioni. Come non rimanere stupiti quando una piccola storia operaia, di quelle che non sembrano degne né di notizia né di lutto, trova migliaia di lettori che in quella vicenda sembrano riconoscersi? Per mesi ho ricevuto innumerevoli messaggi di persone che mi raccontavano le loro vite, le storie dei genitori, dei nonni. Storie di operai e di contadini, di migrazioni, di nocività e di mutilazioni. E poi storie di precari, di nuove generazioni costrette al nomadismo forzato all’estero. Un bisogno di biografia dal basso per raccontare quel nodo tra vissuto e crisi, tra sacrifici, sogni di emancipazione, boom economico fallito, frustrazioni e malattia. Messaggi di lettori che hanno incontrato il libro e che mi hanno scritto. Un passamano ripetuto tante volte. E poi tante presentazioni, incontri con operai, con studenti, con precari del lavoro intermittente, con i ragazzi delle scuole che lo hanno adottato. Ne ho contate di presentazioni una sessantina, sono sicuramente di più. C’è stato un momento in cui ho detto momentaneamente di no a qualcuno (quando ricevevo tre inviti al giorno), ma poi chi è tornato a farsi vivo sa che ho cercato di fare posto nella mia agenda, gonfia, appesantita. A oggi fino a dicembre è tutto pieno nel mio calendario.
É passato quasi un anno e intanto sono andato a Monfalcone, a Casale Monferrato, a Rubiera e in decine di altre città e di paesini, a cominciare dai villaggi minerari delle Colline Metallifere. Ho seguito la traccia del cemento amianto, la sua scia di vittime, ho partecipato alle udienze dei principali processi, ho scritto reportage per i giornali. Ho visto altre storie simili alla mia, storie che fino a pochi mesi fa sembravano destinate a rimanere occultate come l’amianto nelle case degli italiani, storie che adesso venivano portate alla luce anche da quelle case editrici più importanti che mai avrebbero dedicato spazio al mio libro su un metalmeccanico morto di cancro. Incontrarsi significava guardarsi negli occhi, riconoscersi, condividere le nostre storie. Uniti non nel dolore ma nella gioia della lotta, della resistenza, della fierezze delle vite che ci siamo raccontati.
Adesso credo che per me sia arrivato, dopo un anno, il momento di ricominciare a scrivere una nuova storia. Rifletterò ancora su “Amianto” e forse integrerò alcuni episodi di quella vicenda per qualche articolo. Ma voglio occuparmi anche d’altro. Nel tempo libero dalla fatica di guadagnarmi il pane, per un anno ho fatto presentazioni e viaggi quasi senza sosta.. Ma il tempo per scrivere un nuovo libro, che in parte sta nel cassetto, in parte nella testa, nel cuore, in qualche archivio o in qualche paese da visitare, questo tempo per un anno non c’è stato.
Adesso devo cominciare a diluire le presentazioni e concentrarmi sulla scrittura di un nuovo progetto narrativo. Devo anche lasciare spazio alla lettura di quelle decine e decine di libri, di quelle migliaia di pagine che servono per documentarsi e scrivere un volume , che so, di appena 150 pagine. Dovrò anche cercarmi un editore che possa assicurare al libro la giusta visibilità. Proposte non mancano, ma non c’è niente di troppo preciso. C’è tempo. Sono lento a scrivere, faccio migliaia di battute al giorno come traduttore per dare parole alle idee di altri scrittori. Per me scrivo solo a sera.
Per questo d’ora in avanti diminuirò le presentazioni di “Amianto”. Non ne farò più di due, in casi eccezionali tre al mese. Anche perché non voglio che l’amianto mi ingabbi. Perché non è semplice parlare di sé, aprirsi sempre in pubblico. Con questo non voglio dire ai lettori di “Amianto” di non provare a invitarmi. Provate. Se potrò, se l’agenda avrà posto, sarò felice di continuare a tenere il culo sulla strada. Se rifiuterò, non pensate che lo faccio per snobismo. É solo perché ci sono lavori in corso Da gennaio infatti ci saranno presentazioni, ma mirate, diluite, in modo che la mia testa rimanga libera dalle storie di “Amianto” e possa cominciare a dedicare spazio e vibrazioni a una nuova narrazione. Una storia a cui vorrei dedicare le mie energie nei prossimi mesi, cominciando a innalzare le impalcature di un nuovo progetto narrativo.
October 13, 2013
Una poesia di Franzin per #Torinounasega3
Questa è la poesia del poeta operaio Fabio Franzin che ho letto durante #Torinounasega3. Cercate le sue poesie perché è veramente bravo.
Marta ha quarantatre anni. / Da venticinque / leviga cornici col tampone, / la carta abrasiva, con questi umili strumenti frega / la vernice dura nelle modanature // del legno; e le è rimasto / come un segno nelle mani: / carezze che graffiano, e unghie / tozze, da uomo. I suoi bei capelli / biondi e ondulati sono ormai // un groviglio di spaghi stopposi / che nessuna parrucchiera potrà / più rimodellare. Quando incontra / le sue coetanee, maestre / o segretarie, le sembrano // tanto più giovani, / le invidia quelle unghie / così rosse e lunghe, i capelli / lisci e luminosi, quelle dita / ben curate, quando se li scostano // dietro le orecchie, gli orecchini. Le / osserva e spesso pensa / al suo destino: tutta una vita / persa a grattare, a grattarsi via dal corpo la bellezza.
June 2, 2013
Il Campiello, il campo del pane nero e quelle perturbanti fibre bianche
di Alberto Prunetti
Sono sollevato, almeno con la coscienza (è il portafogli a lamentarsi, par contre): “Amianto” non è finito nella cinquina del premio Campiello, elargito dalla Confindustria veneta. La possibilità c’era ed era concreta. Il libro era tra i cento titoli selezionati nella fase finale dalla giuria dei letterati. Come sia arrivato fin là rimane un mistero: “Amianto, una storia operaia”, che interpreta il tema della morte del padre con tanto di maledizione verso il padronato, è stato infatti pubblicato da una casa editrice antagonista che ha una piccola nicchia di lettori aficionados tra i centri sociali italiani. Fionde deboli, che non scalfiscono i Golia dell’editoria italiana. Come sarà arrivato quel sasso a sbattere contro i vetri della fondazione veneta? Uno scherzo alla Confindustria da parte di un giurato? Il senso di colpa dei ceti dominanti? Chissà. Certo che poi le cose sono tornate al loro posto. La giuria, riunita lo scorso 31 maggio, afferma che nell’edizione di quest’anno è un motivo forte la narrativa sui padri, ma poi è un padre borghese, mica operaio come il mio, quello che entra in cinquina a rassicurare i finanziatori del premio e a garantire loro sonni tranquilli, privi di perturbanti fibre bianche. Dovrò quindi sudarmeli, i miei diecimila euro all’anno (tanto ricevono i finalisti), piuttosto che guadagnarli in un giorno solo. Ma almeno non saranno i soldi estratti dal sudore e della fatica degli operai. Il mio premio lo ritirerò domani e sarà quello di esser stato invitato a far parte della delegazione di abitanti di Casale Monferrato e di familiari di vittime dell’amianto che andranno a Torino per presenziare alla sentenza d’appello del Processo Eternit. Alla sbarra non c’è una cinquina, sono solo due i candidati e uno, il barone belga, è appena defunto. Rimane il filantropo svizzero. Ma almeno nei prossimi mesi non dovrò trovarmi di fronte gli applausi imbarazzanti di mani che non hanno mai impugnato una mola, anche se dicono d’occuparsi d’industria. Quali mani? Ce lo spiega Romana Blasotti, “la Romana”, la presidente dell’Afeva di Casale Monferrato, che racconta com’è stato accolto di recente il responsabile, sentenza alla mano, della morte degli operai del rogo della Thyssen: “…e poi arrivano questi signori di Confindustria, che si riuniscono in assemblea e fanno un bell’applauso al manager della ThyssenKrupp che è stato condannato per quei sette morti bruciati, a Torino. Lui si è lamentato dei 16 anni, certo, sono troppi per sette morti… Guarda, avrei proprio voluto esserci, sarei andata su tutte le furie. Ma come si permettono di applaudire? È vero che la condanna è giusta solo fino a un certo punto, ma non perché è troppo pesante o troppo leggera: ma solo perché i morti non ritornano”*. Insomma, l’uva del Campiello non è neanche acerba, ma forse il mio stomaco non la digerirebbe bene, troppo acidula e con la scorza intossicata dai veleni: mangiamo il pane nero dei nostri campi e continuiamo le lotte contro i mulini a vento. Je ne mange pas de ce pain-là, scriveva un poeta surrealista francese, dimenticato dai letterati, amato dagli insorti.
PS: la cosa che mi preoccupava di più era il fatto che quelli in cinquina devono presentare il libro in un albergo di lusso a Punta Ala, dove ho fatto il manovale e il giardiniere anni fa. Con che coraggio avrei incrociato lo sguardo dei miei compagni?
(*La citazione è tratta dal libro sul processo Eternit di Giampiero Rossi, “Amianto, processo alle fabbriche della morte”, Melampo, 2012, p. 159. Dello stesso autore segnalo il bel libro “La lana della salamandra, la vera storia della strage dell’amianto a Casale Monferrato”, Ediesse, 2008)
February 22, 2013
Ai lettori di Amianto (su reperibilità, presentazioni e ebook)
Innanzitutto vorrei ringraziare tutti quelli che continuano a scrivermi dopo aver letto “Amianto, una storia operaia”: Mi sembra che ultimamente stiano diminuendo le lettere di chi scrive per dirmi che non si trova. Vedo allora di fare il punto della situazione su alcuni problemi connessi al libro.
Il problema della reperibilità del titolo. Il libro è stato esaurito per un breve periodo ma è stato ristampato. La casa editrice è una piccola editrice di aria antagonista che ha accettato di pubblicare un libro sulla morte di un operaio senza fronzoli vittimisti. Mondadori non l’avrebbe mai fatto. In cambio, per premiare l’editrice, dovete darvi da fare per reperirlo. Se in libreria non lo trovate sugli scaffali, ordinatelo alla cassa dal libraio. Se il libraio non può ordinarlo, è perché ha distribuzioni limitate a poche grandi editrici. Le librerie generaliste (le Feltrinelli, ma anche le piccole indipendenti) possono ordinarlo tranquillamente via PDE in pochi giorni, due-tre giorni, non di più. Se avete problemi a reperirlo scrivete in casa editrice: ordini@agenziax.it.
Se volete comprarlo negli eshop, ovvero on line, dovete verificare la disponibilità. Per questioni distributive, gli eshop si prendono una decina di copie, poi finiscono e ci mettono qualche giorno prima di ridare il titolo disponibile. Avete tante opzioni. Se non lo trovate su IBS provate su Libreria universitaria o su un altro sito. Alla fine lo troverete. Se volete scavalcare gli intermediari e permettere all’editrice di rimpinguare le magre casse (e pubblicare altri titoli come “Amianto”) potete ordinarlo direttamente in redazione: ordini@agenziax.it.
Sulle presentazioni: sto ricevendo molti inviti e non riesco sempre a dire di sì a tutti. Da precario, anche quando la mia agenda è vuota cerco di tenermela libera da impegni perché spero in qualche “chiamata”. E’ una situazione che conoscerete bene: non ho ferie prenotabili e anche la domenica si spera in qualcosa. Inoltre mi arrangio in lavoretti agricoli e ogni giorno è feriale e preferisco dare la priorità a impegni che mi permettano di tornare a casa il giorno stesso. Con questo considerate che almeno una ventina di presentazioni sono già in calendario. Non sono poche. Purtroppo per luoghi distanti da casa non posso accettare se non c’è un rimborso-spese per il viaggio, proprio perché navigo in acque molto incerte. Inoltre tendo a non tornare in posti in cui ho già fatto almeno una presentazione (a parte casi particolari, tipo la biblioteca sotto casa) e non prendetevela se vado in una libreria e non in un’altra. Ho presentato tanti libri, miei e di altri, davanti a un pubblico spesso formato da amici e continuerò a farlo, ma il tema di Amianto mi ha portato anche a accettare inviti come convegni di medici o di tecnici della prevenzione sul lavoro. Siamo fuori da un pubblico militante ma è una sfida che accetto volentieri perché qui non si parla di antifascisti maremmani del passato ma di operai morti del presente, e bisogna subito fare qualcosa perché questo genocidio finisca. Insomma, voi scrivetemi, però siate comprensivi se vi dico che proprio non posso perché ho già troppi impegni in agenda. Non lo faccio per menarmela ma perché l’agenda è piena o il portafogli vuoto e devo lavorare e ogni presentazione può essere un giorno o due di lavoro perso. Scusatemi, ma ci fanno campare così.
Recensioni: Amianto ne sta ricevendo e altre ancora verranno. Se siete incuriositi, date uno sguardo a quelle che sono state pubblicate qui: Ci sono anche i link alle interviste.
La questione dell’ebook rimane controversa. In genere i lettori sono entusiasti e anche i venditori di ebook reader ma la realtà sempre tutt’altro che rosea, soprattutto dal punto di vista delle case editrici. Stiamo seguendo assieme a Agenzia x i dibattiti in corso sugli ebook, come quello su Giap (link) per capire quando fare l’ebook , su quale piattaforma, etc. L’unico punto assodato è che lo faremo e che non ci sarà un codice di protezione legato a un concetto forte di proprietà intellettuale che non ci appartiene. La mia idea è che l’ebook deve essere una sorta di equivalente dell’edizione tascabile che arriva quando l’edizione hardcover ha finito il suo percorso sugli scaffali. Finché “Amianto” continuerà a essere ricercato sul cartaceo (è uscito solo il 28 novembre), l’acquisto permetterà all’editore di recuperare anni di libri di nicchia e di download gratuiti di pdf, di cui in tanti abbiamo usufruito. Quando non arriveranno più richieste di ricariche sul cartaceo, inizierà a circolare l’ebook. (c’è stato un momento in cui sembrava che la distribuzione del libro fosse problematica e l’ebook poteva essere un modo per risolvere il problema della reperibilità, ma adesso è stato lubrificato il meccanismo distributivo e sembra che il libro fisicamente sia reperibile, quindi torniamo all’ipotesi ebook come ristampa tascabile).
Mi sembra tutto. Rimane da dare un grazie a chi mi ha scritto: tanti aneddoti raccontati dai lettori di Amianto mi hanno permesso di riportare a galla frammenti dei vissuto che avevo dimenticato. A dimostrazione che la mia non è stata una storia personale ma una storia sociale di un pezzo di storia troppo a lungo rimosso, quello di chi ha mangiato il pane avvelenato con l’arsenico e i metalli pesanti sull’onda di riflusso del boom economico. Un saluto a tutti quelli che hanno condiviso queste storie e un abbraccio a quelli che non ci sono più.
February 19, 2013
Amianto, i commenti dei lettori
“Amianto, una storia operaia” continua a raccogliere recensioni. Ci sono dibattiti in corso sul libro, se ne parla nelle riviste, altre interviste e recensioni stanno per essere pubblicate. Di tutto questo si può trovare un indice di rimandi sulla pagina ufficiale del libro: http://www.agenziax.it/?pid=67&recensione=1&sid=30. Vorrei però lasciare spazio anche ai commenti dei lettori. In particolari a chi non appartiene al mondo della stampa e delle lettere. Mi hanno scritto operai, pensionati, insegnanti, disoccupati, precari, contadine. Non ho potuto rintracciare tutte le lettere arrivate o i messaggi, quindi ho fatto un estratto. A tutti comunque ho risposto e non me ne volete se nella selezione qualcosa è rimasto fuori, ho dovuto per esigenze di spazio fare dei “prelievi” qui e là. Sono riflessioni estranee alla retorica della recensione. Ne do un esempio: solo un operaio poteva scrivere che ho raccontato la mia storia “con la stessa dignità, impegno e dedizione” che mio padre “avrebbe messo in una delle sue saldature. Una di quelle che quando dopo ci fai scivolare le dita sopra, dici che è perfetta.”. Questa cosa mi ha toccato, perché il test delle saldature domestiche del protagonista di “Amianto” lo facevo proprio io. E proprio così: prima Renato passava di piatto il disco della mola sul grumo coagulato, e poi io – quand’era freddo – ci mettevo il dito sopra per vedere se era a posto. Un grazie a Gianluca che ha disseppellito questo mio ricordo quasi dimenticato. Nei prossimi giorni farò una seconda cernita di commenti, prelevandoli da un contesto differente, quello dei blog.
G.M.,
Alberto, ti dico: con le differenze che territori diversi impongono, la tua storia è in parte anche la mia storia. Mio padre è ancora qui che mi gira intorno e speriamo che campi cent’anni, ma anche lui ha buttato la sua vita in fabbrica. dagli 8 anni in poi, attraverso la soda caustica in svizzera, poi in uno stabilimento qui in provincia per più di 30 e poi ancora a nero in un’altra fabbrica per dieci anni: meccanico tornitore; operaio specializzato dalle mani enormi. poi ha passato il testimone a me, ma l’ho tenuto solo per 5 anni: sono andato sotto col corpo e con la testa e ho mollato. dentro mi porto questo orgoglio che viene da lontano, che sono fibre non di amianto ma di dignità.
Io sono stato operaio sul ciclo continuo ho sfornato milioni di piatti e bicchieri in plastica, ho respirato gli scarti della lavorazione del marmo per 5 anni (sì, questi bastardi ce la facevano mettere nella mescola del polistirolo per risparmiare sulle materie prime) e ancora oggi mi capita che per caso mi ritrovi tra le mani uno dei piatti su cui ho buttato il sangue. Li riconosco, non esagero, sono figli miei. Puntualmente il timbro sulla confezione mi dà ragione
Barbara S. insegnante
Il libro è arrivato. Ho iniziato a leggerlo ieri sera, appena la mia emicrania ha deciso di darmi tregua. Sono arrivata ai tuoi incontri con il calabrese e ho già riso e pianto. Mi sembra un buon risultato dopo appena quaranta pagine. Grazie per la dedica, l’inferno piombinese è anche il mio e anche se non porto sulle spalle quella fatica e ho il pivilegio di usare la penna invece che le mani per vivere, anche io sono figlia di quelle fabbriche.
Fabrizio G.
come un cazzotto nello stomaco, il tuo Amianto.
anche mio padre ha lavorato per vent’anni come metalmeccanico, e tutto quel che ne consegue. S’è salvato ma non riesce a capacitarsi di come, ché i suoi ex colleghi uno a uno se ne vanno.
Lui c’ha perso il suo, di padre, in cantiere, a Civitavecchia. Lavoravano senza misure di sicurezza. Ed è caduto, ed è morto come non si dovrebbe morire. Lavorando pei padroni bèceri.
Grazie per averlo scritto, questo libro.
Fabio M.
ho letto “amianto”, mi ha commosso, mi ha fatto sorridere, tornare indietro nel tempo fino a quando ero bambino, mi ha fatto ricordare situazioni, episodi, parole ma soprattutto mi ha coperto di rabbia e tristezza, come se fossi sotto il telo grigio che usava Renato per “proteggersi”.
Non avresti potuto fare omaggio più grande a tuo padre, portare fiori non serve a niente, curare gli oggetti, le parole, il coraggio e la fatica di Renato, trasmetterli, analizzare in poche pagine la situazione politica, sociale che ci circonda e ricordarci che ormai siamo anestetizzati è un atto di amore verso di lui, verso te stesso e verso noi tutti che viviamo in questa società.
Gianni N.
Sono livornese ma da sempre legato a Piombino tramite nonni zii e cugini. Per un breve periodo ho anche lavorato al deltasider: esperienza tra le più formative ed inquietanti. Ho letto il tuo libro e l’ho trovato veramente bello ed interessante.
Fabio R.
ho terminato ora ora il tuo nuovo lavoro, un libro davvero bello per questa testimonianza ma soprattutto come hai parlato con spirito tipico livornese la storia di tuo padre. Ho lavorato due anni in raffineria come coibentatore e pontista, per due anni ho respirato lana di vetro e gas vari, solo due anni e mi sono bastati. Lii ho perso due parenti. Ora è da qualche anno che non si verificano gravi incidenti ma la situazione non è assolutamente cambiata si rischia la vita ogni giorno. A livorno ho la fama tra i compagni di essere un pessimista ma vedendo cosa sta succedendo a taranto e non solo coma posso non esserlo?
Mino F.
In un pomeriggio a Firenze e in un viaggio in treno verso Asti leggo e finisco Amianto. L’ho divorato questo libro, con una fame incredibile nonostante il raffredore e i decimi di febbre. Amianto è una potente saga familiare maremmana e Renato mi sembra di averlo conosciuto davvero. A dispetto del titolo il racconto non è uno sterile saggio anche se a tratti Renato e Alberto dispensano saggezza: il sogno-tagliando è utile per tutti gli automobilisti. Oltre al fatto che faccia piangere e ridere ecc, ecc Amianto rappresenta l’epopea operaia di un uomo sullo sfondo della storia italiana dal boom economico agli anni ’80 e ’90. L’aneddotica inesauribile travolge il lettore: la carriera calcistica di Alberto e gli anni a scuola con la rivoluzione metallica, i viaggi di Renato con i treni di mezza Italia e poi i suoi ritorni. E poi l’amianto e i silenzi di tutta la classe dirigente. La seconda parte della lettura avviene sull’intercity Pisa-Asti. Dopo Genova la linea ferroviaria risale lo Scrivia, passando vicino proprio dalle parti di Busalla. Nel mio scompartimento sono in compagnia di due mamme con rispettivi figlioli. Improvvisamente incomincio a ridere con una risata quasi isterica. Le brave donne guardano me e la copetina del libro. Penso che pensino che sia uno che non sta tanto bene con la testa. Come si può ridere leggendo un libro dal titolo Amianto?! Vaglielo a spiegare che sono arrivato alla degenza di Renato che fingendosi handicappato alle gambe simula il miracolo. Dagli spari al faggiano ai bracconieri che minacciano i rigoristi, dall’ “urne de’ forti” alla fine di Renato che Alberto prende in braccio. Si arriva alla fotografia che impressione la pellicola ma rimane lì. Alberto immagina il jolly roger che sventola e io penso a zio Pierino, pensionato ILVA di Taranto che è ancora vivo nonostante 35 anni di altiforni. Il libro è finito, dal finestino scorre l’alta Padana. Asti è vicina. Ho pensato a tante cose Alberto, alcune che volevo scriverti le ho dimenticate. Il libro, senza retorica, è un piccolo capolavoro, è un fiume in piena che non può essere etichettato con genere, stile, ecc. Il vernacolo fra l’altro è utilizzato in maniera magistrale. Avevo già letto l’Arte della fuga che mi aveva colpito notevolemente (l’ho comprato in una libreria dell’Elba insieme a Tortuga di Evangelisti).
Plinio M., insegnante in pensione
La narrazione acquista così anche il taglio realistico di un’indagine socioeconomica. Senza mai perdersi, tuttavia, nei cieli dell’astrazione e rimanendo sempre radicata nella concretezza del vivere umano con le sue speranze e le sue pene. Speranze e pene raccontate senza illusioni e senza romanticismi, in maniera diretta e realistica, nella lingua immediata, concreta e (ove occorra) opportunamente blasfema, parlata dalla gente
Luciana B, contadina in pensione
“A te Alberto la manualità dell’ulivatura o della stesura della pizza non ti pesano né ti sminuiscono e credo che sia proprio questa tua predisposizione al Troncamacchioni che rende libera e pulita la scrittura. Io non m’intendo di poesia né di letteratura, però col sentire mio, ti dico che il dolore per questa morte annunciata e mai denunciata da chi dovrebbe salvaguardarci, te caro Alberto l’hai trasformata in poesia”.
Pier Carlo B.,
Ciao, il tuo amianto mi ha commosso fino alle lacrime, anche perché avevo parenti all’Ilva di Savona
M.M.,
Ieri mi sono bevuto tutto Amianto e aveva il gusto di una buona grappa: brucia senza grattare e senza coprire il sapore.
January 1, 2013
Una recensione di Amianto sul Corriere Nazionale:
Corriere Nazionale, 30 dicembre 2012, Morire d’amianto nel tempo del dolore di Marino Magliani
Quelli come Alberto Prunetti li chiamano gli autori della narrativa militante. Traducono gli argentini come Osvaldo Bayer e i loro libri anarchici, parlo di Severino Di Giovanni , libri odiati dai militari in tempo di junta assassina. Quelli come Prunetti scrivono Il fioraio di Perón, le strade e i moli di Buenos Aires, le piazze e i carri, ma poi quando guardano sotto i nostri cieli raccontano cosa vedono e allora leggiamo le nostre ferite, il nostro pus. Che narrativa è la narrativa che qualcuno chiama militante e altri la dicono necessaria? Valerio Evangelisti, che ha scritto la prefazione di Amianto, inizia così: “Avete tra le mani un libro terribile e bellissimo”. E purtroppo non è un’iperbole: Amianto è terribile perché di dolore ne racconta a vagonate.
Racconta le pene della carne e dell’aria e degli alberi, dell’erba e dell’acqua e anche il dolore del tempo, e i sogni, per dire, perché ci sono anche i sogni sotto i cieli malati. È il padre dell’autore, Renato Prunetti, (il libro contiene anche del materiale fotografico, e ci mostra un giovane uomo alto, di bell’aspetto, accanto ad amici e alla cantante Nada e poi acconto al figlio da bambino, e agli operai tubisti, e ci mostra anche la mappatura delle fabbriche bastarde d’Italia), che muore contaminato.
Bellissimo, dicevamo, perché Amianto è un libro romantico e potente, e la capacità del narratore, come una specie di legittima difesa, una corazza, è di mettere assieme certe cose terribili come se ci raccontasse una fiaba. E a volte si sa le fiabe sono tremende. E questa è una delle forze di Prunetti, che sta nel miscelare ricordi, divertimenti, rabbia, stupore, non luoghi, che sono i non luoghi dove è cresciuta una generazione di figli di operai massacrati, e far scorrere tutto nel torrente che attende ancora la sua foce.
Amianto è un libro che è un po’ romanzo e un po’ un saggio…
Ho incrociato questi due generi per dare al romanzo la forza della realtà e al saggio la tensione dell’intreccio. Amianto ha la contemporaneità di un saggio e la drammaticità di un romanzo. Entrambe sono involontarie e necessarie.
Cosa significa involontarie e necessarie?
Che esistono mio malgrado. Non le ho costruite come un plot artificiale a tavolino. Mi ci sono trovato dentro. Al plurale: io e mio padre. Dentro al dramma della malattia, dentro la classe operaia. Ho iniziato a scrivere questo libro non per ragioni letterarie, ma per ricostruire il curriculum lavorativo di mio padre, perché volevamo che fosse riconosciuta l’esposizione alla fibra assassina in anni di lavoro nei cantieri industriali.
E la contemporanietà del tuo libro con gli eventi dei nostri giorni, il caso Eternit di Casale e quello dell’Ilva di Taranto?
Anche quella non è voluta: l’amianto, prima di vederlo sul titolo di un libro, ce lo siamo trovati a casa nelle tute che Renato portava a lavare. Quanto all’Ilva, mentre mio padre lavorava nell’Ilva vera, io sono cresciuto dentro un’Ilva dismessa: a Follonica la mia scuola era un altoforno ottocentesco. Il libro è drammaticamente attuale: è uscito nel giorno in cui un operaio è morto cadendo con una gru dall’Ilva di Taranto. E nel libro cito gli appunti di mio padre in cui denunciava la cattiva manutenzione delle gru in uno stabilimento.
Nel romanzo c’è un continuo parallelismo tra il lavoro si Renato e il tuo…
Sì, ho fatto rimare la penna con la chiave inglese e ho cercato di scrivere il libro pensando a come lui montava i tubi. Con saldature, raccordi, senza allentare le guarnizioni della narrazione.
Tu stesso lamenti problemi di salute, una tendinite collegata alla tua attività lavorativa. Come fai a scrivere?
Lavoro a cottimo, come un tempo i braccianti e i contadini, ma con le parole. Come traduttore, mi danno un tanto ogni 2mila battute. Più battute, più soldi, niente malattia, tredicesima o pensione. Ho una tendinite per la battitura da tastiera. Scrivo poco: scrivere mi fa male, tanto vale farlo per cose importanti. C’è amarezza ma c’è anche l’antidoto dell’umorismo: nel libro si ride, perché la tragedia va raccontata con spirito corrosivo, senza perdere speranza di riscatto da un mondo alla rovescia, tanto ingiusto.
November 29, 2012
Amianto, una storia operaia
Finalmente è uscito. Questa è la pagina del romanzo sul sito dell’editore: http://www.agenziax.it/?pid=67&si...
Da qui si può leggere l’incipit e acquistare una copia. In ogni caso lo trovate anche nei banchetti e nelle librerie.
Dalla quarta: Questa è la storia di Renato, un operaio cresciuto nel dopoguerra che ha iniziato a lavorare a quattordici anni. Un lavoratore che scioglieva elettrodi in mille scintille di fuoco a pochi passi da gigantesche cisterne di petrolio. Un uomo che respirava zinco, piombo e una buona parte della tavola degli elementi di Mendeleev, fino a quando una fibra d’amianto, che lo circondava come una gabbia, ha trovato la strada verso il torace. Poi, chiuso il libretto di lavoro, quella fibra ha cominciato a colorare di nero le cellule, corrodendo la materia neurale. Una ruggine che non poteva smerigliare, lesioni cerebrali che non poteva saldare.
Amianto è una scorribanda nella memoria tra le acciaierie di Piombino e quelle di Taranto, tra le raffinerie liguri e gli stabilimenti di Casale Monferrato, tra il calcio di strada in un’Ilva dimenticata in provincia e le risse domenicali lungo la via Aurelia.
November 11, 2012
Aggiornamenti e un libro in uscita
Manco dal blog da tempo: ho difficoltà a scrivere per una tendinite cronica ai polsi dovuta a eccessi di lavoro come traduttore. Però mi rifaccio vivo per aggiornare la lista dei link e per annunciare l’imminente uscita di un mio romanzo: “Amianto, una storia operaia”. Esce tra un paio di settimane per Agenzia X. Presto caricherò on line la copertina.