Antonio Gallo's Blog: MEDIUM - Posts Tagged "digitale"
"Literature in the digital age"
La letteratura nell'epoca digitale. Mi sono iscritto ad un corso online dell'Università di Balilea https://goo.gl/ddHOmf su questo argomento. Comincerà il mese prossimo e tutto avrà inizio dalla discussione creata con le risposte alla domanda "Leggete ancora libri stampati?". Domanda provocatoria, ovviamente, ma un ottimo punto di partenza per iniziare questo corso gratuito, uno dei tanti tenuti dalle varie istituzioni che fanno parte della "Open University". Questo è della Università di Basilea, come sempre in lingua inglese. A questa domanda io ho così risposto:
"I was born into a family of traditional post-gutenberg printers, in a small but ancient town of south Italy, not far from Pompeii. Citizens of this ancient place before being buried by the Volcano used to write their thoughts on the city's walls: any sort of messages, political, marketing, love scripts can still be seen on those walls. They also used to write in marble and on papyruses. But that was over 2000 years ago. Nowadays things works in a different manner. I've undergone and am still undergoing a great change, a perfect evolution of my species. I read and write both on paper and screen, but I believe I think in a very different manner. I think "digital", this means that I'm always connected not just to the piece of reading I have in my hands in a papery version, but also in a digital connection. This means that I can get out of the text any time, I can clic on an outside link, watch a video clip, listen to an audio reference, can also upload or download, copy and glue, operate changes, open alive contacts ... This makes quite a difference, doesn't it?".
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"Sono nato in una famiglia di stampatori tradizionali in una antica cittadina del sud Italia, non lontano da Pompei. I suoi abitanti erano soliti scrivere messaggi sui muri della città. Ogni tipo di messaggio, politico, commerciale, sessuale, e sono ancora visibili oggi. Scrivevano anche sul papiro e nel marmo. Ma tutto questo avveniva duemila anni fa. Oggi le cose vanno in maniera diversa. Anche io ho affrontato e subìto dei cambiamenti, una trasformazione ancora in atto, l'evoluzione della specie. Leggo e scrivo sia alla maniera tradizionale che in digitale, il che vuol dire che sono sempre "connesso" non solo a ciò che penso e scrivo, ma anche a quello che pensano e scrivono gli altri. Vuol dire che posso "uscire" dal testo, cambiarlo, condividerlo, correggerlo, trasformarlo, scaricarlo, copiarlo. Una grande differenza, non vi pare?".
Non so per quanto tempo le cose continueranno in questo modo, se scomparirà la carta, se sarà tutto digitale, in una nuvola invisibile, cosa resterà della traccia della memoria cartacea, e se gli uomini adotteranno un pensiero diverso da quello che abbiamo usato per millenni. Cosa significherà davvero "essere digitali". Non credo ci sarà tempo e modo per me vivere quel tempo. Credo, comunque, che da qualche altra parte avrò modo di vedere e riflettere su come cambia il mondo ...
"I was born into a family of traditional post-gutenberg printers, in a small but ancient town of south Italy, not far from Pompeii. Citizens of this ancient place before being buried by the Volcano used to write their thoughts on the city's walls: any sort of messages, political, marketing, love scripts can still be seen on those walls. They also used to write in marble and on papyruses. But that was over 2000 years ago. Nowadays things works in a different manner. I've undergone and am still undergoing a great change, a perfect evolution of my species. I read and write both on paper and screen, but I believe I think in a very different manner. I think "digital", this means that I'm always connected not just to the piece of reading I have in my hands in a papery version, but also in a digital connection. This means that I can get out of the text any time, I can clic on an outside link, watch a video clip, listen to an audio reference, can also upload or download, copy and glue, operate changes, open alive contacts ... This makes quite a difference, doesn't it?".
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"Sono nato in una famiglia di stampatori tradizionali in una antica cittadina del sud Italia, non lontano da Pompei. I suoi abitanti erano soliti scrivere messaggi sui muri della città. Ogni tipo di messaggio, politico, commerciale, sessuale, e sono ancora visibili oggi. Scrivevano anche sul papiro e nel marmo. Ma tutto questo avveniva duemila anni fa. Oggi le cose vanno in maniera diversa. Anche io ho affrontato e subìto dei cambiamenti, una trasformazione ancora in atto, l'evoluzione della specie. Leggo e scrivo sia alla maniera tradizionale che in digitale, il che vuol dire che sono sempre "connesso" non solo a ciò che penso e scrivo, ma anche a quello che pensano e scrivono gli altri. Vuol dire che posso "uscire" dal testo, cambiarlo, condividerlo, correggerlo, trasformarlo, scaricarlo, copiarlo. Una grande differenza, non vi pare?".
Non so per quanto tempo le cose continueranno in questo modo, se scomparirà la carta, se sarà tutto digitale, in una nuvola invisibile, cosa resterà della traccia della memoria cartacea, e se gli uomini adotteranno un pensiero diverso da quello che abbiamo usato per millenni. Cosa significherà davvero "essere digitali". Non credo ci sarà tempo e modo per me vivere quel tempo. Credo, comunque, che da qualche altra parte avrò modo di vedere e riflettere su come cambia il mondo ...
Review: Harvard Business Review 95

My rating: 4 of 5 stars
Non sono un manager, non mi intendo affatto di economia, eppure ho creduto opportuno inserire qui su GR, questo numero di una importante ed affermata rivista economica che porta il nome di una prestigiosa università. La ragione è dovuta al fatto che sono un dinosauro, figlio di un tipografo post-gutenberghiano del secolo e del millennio scorsi, non mi stancherò mai di scriverlo per affermare l'evoluzione della specie.
Mi piace occuparmi dei nuovi media e della editoria in genere e delle sue trasformazioni in atto, alla luce del grande dibattito in corso tra mondo cartaceo e realtà digitale. Questa rivista è stata sempre considerata un mensile molto autorevole e all'avanguardia, per un pubblico di operatori economici di grande impresa a livello mondiale. Con il primo numero di questo anno la casa editrice ha deciso di farla diventare bimestrale. Un chiaro segnale che a mio modesto parere va letto alla luce grande duello in atto tra la comunicazione cartacea e quella digitale.
Ovviamente il direttore nel suo editoriale scrive che, con questa trasformazione che prevede sei numeri l'anno, invece dei canonici tradizionali dodici, questa operazione non intende essere una riduzione o contrazione bensì si prevede un aumento di contenuti anche in chiave digitale sull'apposita piattaforma.
Ma quello che mi ha colpito di più in questa traformazione è la produzione grafica della rivista. A parte la tradizionale, brillante e lucida carta patinata con straordinaria stampa a colori, il responsabile della grafica ha dato alla rivista una qualità visiva davvero forte e quanto mai dinamica. Ci sono diverse "finestre" interne che danno al lettore la medesima impressione di quando si sfoglia una rivista online.
Caratteri e titoli cubitali catturano l'attenzione cercando di farlo restare sulla gigantesca titolazione, per convincerlo a leggere l'articolo che segue. Frequenti sono i richiami e gli inviti a scaricare dalla edizione digitale gli opportuni approfondimenti, fino ad arrivare ad una vera e propria personalizzazione dei propri bisogni ed interessi. Si parla chiaramente di una edizione "dawnloadble and customizable".
Ecco il punto al quale volevo arrivare: la comunicazione cartacea allunga la sua vita entrando nel digitale, alla stessa maniera di come questa acquista una sua identità che potrà anche essere ridefinita. In fondo il procedimento non è altro che quello della realtà quotidiana nella quale ci troviamo a vivere e che non è mai finita e compiuta. Ha bisogno di essere continuamente rivista, riconsiderata e ridefinita.
Morale della trasformazione: cartaceo e digitale devono imparare a convivere in una sorta di rinnovata e proficua "convergenza parallela". Grazie a mio figlio che assicura e continua l'evoluzione della specie familiare nel suo lavoro quotidiano nella realtà digitale, questo dinosauro vive una sua propria continuità che dà senso alla sua esistenza.
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Il "momento Machiavellico"
Cosa fare per rendere più democratica questa nostra attuale società, sempre più interconnessa, come mai è stata prima nella sua storia?
Questo sembra essere l’interrogativo al quale tenta di rispondere il breve saggio tascabile pubblicato da Laterza a firma di due studiosi napoletani di Scienza politica: Mauro Calise e Fortunato Musella.
Breve sì, ma quanto mai esaustivo ed interessante libro che va al cuore del maggior problema della democrazia contemporanea. Problema limitato non solo alla politica della nostra realtà italiana, ma che riguarda quella dell’intera democrazia occidentale.
Una società sempre più interconnessa, che può anche ottenere accessi e successi esistenziali, ma ha bisogno di maggior controllo per non cadere in gravi eccessi. Scusate il gioco di parole, ma è sempre questo acronimo C.A.C. a venir fuori, (Connessione-Accesso-Controllo) quando lo coniai una ventina di anni fa, nella dissertazione finale che scrissi alla conclusione di un corso all’Università di Londra su “Online Learning”.
L’analisi che fanno gli autori del libro è quanto mai preoccupata. Le due frasi finali con le quali concludono il loro lavoro sono, a mio modesto parere, amletiche e machiavelliche allo stesso tempo. Scegliete voi tra un grande e smaliziato drammaturgo (Shakespeare) ed un fine polemista, provocatore politico (Machiavelli) quello che pensate, leggendole:
“Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente”.
Il problema è: rifiutare o no la rete e cercare di utilizzarla nel modo giusto come mezzo di partecipazione a disposizione dei cittadini in maniera tale che ciascuno possa gestire da sè le proprie idee? Dodici sono i capitoli di questo libro in cui gli autori ci spiegano in maniera documentata ed ineccepibile come siamo stati e cosa siamo diventati.
Nel mio piccolo e nella mia pochezza intellettuale e culturale posso dire onestamente di essermi ritrovato nel viaggio che gli esimi professori di Scienza politica della “Federico II” di Napoli hanno fatto in questo loro lavoro.
Se non avessi lasciato le aule della scuola ormai da tempo, avrei costretto i miei studenti, in qualsiasi istituto di ordine e grado superiore o universitario, a comprare e studiare questo prezioso manuale.
Il viaggio che hanno fatto i due studiosi è un percorso di conoscenza che ha poggiato per secoli sul libro stampato a caratteri mobili, poi è passato ad un cammino in una realtà chiamata infosfera, mai vista, descritta e conosciuta prima.
Un magma fluido e manipolabile, elusivo ed illusivo, nel quale è facile perdersi senza una guida che da “Principe” possa essere diventato “Leader” alla ricerca del “Machiavellian moment” che è “quel tornante in cui un nuovo regime affronta per la prima volta il problema di preservare la stabilità dei suoi ideali e delle sue istituzioni”.
Grande resta la confusione, appunto! Ma la situazione è eccellente. Lo dicono loro e lo hanno detto anche molto bene. Da studiosi ed insegnanti di Scienza politica, spero sappiano trasmettere il messaggio anche ai loro studenti, e dare anche le chiavi per aprire le porte verso un futuro possibile.
Il Principe digitale
Questo sembra essere l’interrogativo al quale tenta di rispondere il breve saggio tascabile pubblicato da Laterza a firma di due studiosi napoletani di Scienza politica: Mauro Calise e Fortunato Musella.
Breve sì, ma quanto mai esaustivo ed interessante libro che va al cuore del maggior problema della democrazia contemporanea. Problema limitato non solo alla politica della nostra realtà italiana, ma che riguarda quella dell’intera democrazia occidentale.
Una società sempre più interconnessa, che può anche ottenere accessi e successi esistenziali, ma ha bisogno di maggior controllo per non cadere in gravi eccessi. Scusate il gioco di parole, ma è sempre questo acronimo C.A.C. a venir fuori, (Connessione-Accesso-Controllo) quando lo coniai una ventina di anni fa, nella dissertazione finale che scrissi alla conclusione di un corso all’Università di Londra su “Online Learning”.
L’analisi che fanno gli autori del libro è quanto mai preoccupata. Le due frasi finali con le quali concludono il loro lavoro sono, a mio modesto parere, amletiche e machiavelliche allo stesso tempo. Scegliete voi tra un grande e smaliziato drammaturgo (Shakespeare) ed un fine polemista, provocatore politico (Machiavelli) quello che pensate, leggendole:
“Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente”.
Il problema è: rifiutare o no la rete e cercare di utilizzarla nel modo giusto come mezzo di partecipazione a disposizione dei cittadini in maniera tale che ciascuno possa gestire da sè le proprie idee? Dodici sono i capitoli di questo libro in cui gli autori ci spiegano in maniera documentata ed ineccepibile come siamo stati e cosa siamo diventati.
Nel mio piccolo e nella mia pochezza intellettuale e culturale posso dire onestamente di essermi ritrovato nel viaggio che gli esimi professori di Scienza politica della “Federico II” di Napoli hanno fatto in questo loro lavoro.
Se non avessi lasciato le aule della scuola ormai da tempo, avrei costretto i miei studenti, in qualsiasi istituto di ordine e grado superiore o universitario, a comprare e studiare questo prezioso manuale.
Il viaggio che hanno fatto i due studiosi è un percorso di conoscenza che ha poggiato per secoli sul libro stampato a caratteri mobili, poi è passato ad un cammino in una realtà chiamata infosfera, mai vista, descritta e conosciuta prima.
Un magma fluido e manipolabile, elusivo ed illusivo, nel quale è facile perdersi senza una guida che da “Principe” possa essere diventato “Leader” alla ricerca del “Machiavellian moment” che è “quel tornante in cui un nuovo regime affronta per la prima volta il problema di preservare la stabilità dei suoi ideali e delle sue istituzioni”.
Grande resta la confusione, appunto! Ma la situazione è eccellente. Lo dicono loro e lo hanno detto anche molto bene. Da studiosi ed insegnanti di Scienza politica, spero sappiano trasmettere il messaggio anche ai loro studenti, e dare anche le chiavi per aprire le porte verso un futuro possibile.

Published on November 24, 2019 00:37
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Tags:
digitale, fortunato-musella, il-principe, machiavelli, mauro-calise
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Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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