Piero Olmeda's Blog, page 4
June 3, 2016
"La prima di tutte le donne" di Piero Olmeda - Cap. 1
1 - Il cerchio dei suoi giorni
Nessuno conosceva realmente quel vecchio che esattamente alla stessa ora ogni mattina poco dopo l’alba percorreva lo stesso tragitto su quella spiaggia deserta. Ad un’ora precisa senza mai un’eccezione, la porta di legno della villa quasi sommersa dalle dune in cui abitava si apriva e compariva l’immagine di un uomo con gli occhiali neri, il viso in ombra. Restava lì immobile per qualche minuto prima di fare due o tre passi incerti sul vialetto che conduceva verso la spiaggia, quindi si fermava, dava l'impressione di guardarsi intorno, e poi si incamminava con passo più sicuro verso il mare.
I pescatori del luogo amavano raccontare storie, alcune sicuramente inverosimili, su chi fosse quell’uomo. C’era chi diceva che era ricchissimo, ma che aveva deciso di abbandonare la precedente vita frenetica per passare gli ultimi anni nella pace del sole e del vento. Altri arrivavano a dire che aveva commesso qualche efferato delitto ed ora, dopo aver scontato gran parte della pena, era stato costretto ad abitare in quel luogo di confino per un imprecisato numero di anni. C’era anche chi arrivava a dire che era un pazzo che non riusciva ad interagire correttamente con i suoi simili e, a causa di questo, gli era stato consigliato di vivere in un luogo appartato e tranquillo. Tutti concordavano però sul fatto che un qualche tipo di crimine oppure una specie di carenza ineliminabile della personalità, come ad esempio una completa assenza di umanità, doveva pur esserci, che altrimenti nessuno avrebbe vissuto quella vita fatta di giorni sempre incredibilmente uguali ai precedenti.
Comunque fosse, di queste voci lui non ne era al corrente o non se ne curava, si limitava semplicemente a portare avanti la vita che gli rimaneva, ripetendo senza fine il cerchio dei suoi giorni.
Quando, dopo i primi faticosi passi sulla sabbia fine, arrivava a lambire con i piedi nudi l’acqua del mare, se ne stava a lungo immobile, il viso rivolto verso il vento, dando l’impressione di aspettare qualcuno che potesse venire dalle lontananze del mare. Ovviamente non arrivava mai nessuno e allora chinava la testa verso il basso, i piedi raggrinziti che cominciavano ad affondare nella sabbia, e poi si girava verso destra per percorrere il consueto chilometro di spiaggia con il suo lento, metodico passo.
Arrivato nelle vicinanze del vecchio faro si fermava, sembrava alzare gli occhi verso la cima, come se si aspettasse che la luce d’un tratto si accendesse. Come ogni giorno, per tutti i giorni che erano passati e probabilmente per tutti quelli sarebbero venuti, il faro non si illuminava. Era stato abbandonato tanto tempo prima. In quel momento forse scuoteva leggermente la testa o, forse, erano quei tremori tipici della vecchiaia. Se ne stava lì per alcuni interminabili minuti, poi tornava indietro ripercorrendo lo stesso tragitto dell’andata.
Così, giorno dopo giorno, anno dopo anno, la vita si era svolta allo stesso modo, con gli stessi gesti e movimenti. Tutto per lui si era fermato e procedeva sicuro come le lancette di un orologio infallibile. Fuori il mondo bruciava, incapace di limitarsi, preda a volte delle fiamme dolci del tempo lento o del freddo incendio del tempo che fugge, ma quell’isola di pace restava intatta e pura agli assalti della carne.
Ma niente è per sempre. Venne un giorno che il cerchio si ruppe. Fu un atto infinitesimo, un granello di sabbia che si spostò, una farfalla che sbatté le ali in un luogo sconosciuto. Fu l’ingenuità di un bambino.
Il caso volle che due percorsi si intersecassero, per cambiarsi l’un l’altro per sempre.
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© 2016 Piero Olmeda - Tutti i diritti riservatiVietata la riproduzione senza autorizzazione
#romanzo #racconto #Kindle #Amazon #ebook #cartaceo #libro #ioscrivo #ioleggo #poesia #laprimaditutteledonne
Nessuno conosceva realmente quel vecchio che esattamente alla stessa ora ogni mattina poco dopo l’alba percorreva lo stesso tragitto su quella spiaggia deserta. Ad un’ora precisa senza mai un’eccezione, la porta di legno della villa quasi sommersa dalle dune in cui abitava si apriva e compariva l’immagine di un uomo con gli occhiali neri, il viso in ombra. Restava lì immobile per qualche minuto prima di fare due o tre passi incerti sul vialetto che conduceva verso la spiaggia, quindi si fermava, dava l'impressione di guardarsi intorno, e poi si incamminava con passo più sicuro verso il mare.
I pescatori del luogo amavano raccontare storie, alcune sicuramente inverosimili, su chi fosse quell’uomo. C’era chi diceva che era ricchissimo, ma che aveva deciso di abbandonare la precedente vita frenetica per passare gli ultimi anni nella pace del sole e del vento. Altri arrivavano a dire che aveva commesso qualche efferato delitto ed ora, dopo aver scontato gran parte della pena, era stato costretto ad abitare in quel luogo di confino per un imprecisato numero di anni. C’era anche chi arrivava a dire che era un pazzo che non riusciva ad interagire correttamente con i suoi simili e, a causa di questo, gli era stato consigliato di vivere in un luogo appartato e tranquillo. Tutti concordavano però sul fatto che un qualche tipo di crimine oppure una specie di carenza ineliminabile della personalità, come ad esempio una completa assenza di umanità, doveva pur esserci, che altrimenti nessuno avrebbe vissuto quella vita fatta di giorni sempre incredibilmente uguali ai precedenti.
Comunque fosse, di queste voci lui non ne era al corrente o non se ne curava, si limitava semplicemente a portare avanti la vita che gli rimaneva, ripetendo senza fine il cerchio dei suoi giorni.
Quando, dopo i primi faticosi passi sulla sabbia fine, arrivava a lambire con i piedi nudi l’acqua del mare, se ne stava a lungo immobile, il viso rivolto verso il vento, dando l’impressione di aspettare qualcuno che potesse venire dalle lontananze del mare. Ovviamente non arrivava mai nessuno e allora chinava la testa verso il basso, i piedi raggrinziti che cominciavano ad affondare nella sabbia, e poi si girava verso destra per percorrere il consueto chilometro di spiaggia con il suo lento, metodico passo.
Arrivato nelle vicinanze del vecchio faro si fermava, sembrava alzare gli occhi verso la cima, come se si aspettasse che la luce d’un tratto si accendesse. Come ogni giorno, per tutti i giorni che erano passati e probabilmente per tutti quelli sarebbero venuti, il faro non si illuminava. Era stato abbandonato tanto tempo prima. In quel momento forse scuoteva leggermente la testa o, forse, erano quei tremori tipici della vecchiaia. Se ne stava lì per alcuni interminabili minuti, poi tornava indietro ripercorrendo lo stesso tragitto dell’andata.
Così, giorno dopo giorno, anno dopo anno, la vita si era svolta allo stesso modo, con gli stessi gesti e movimenti. Tutto per lui si era fermato e procedeva sicuro come le lancette di un orologio infallibile. Fuori il mondo bruciava, incapace di limitarsi, preda a volte delle fiamme dolci del tempo lento o del freddo incendio del tempo che fugge, ma quell’isola di pace restava intatta e pura agli assalti della carne.
Ma niente è per sempre. Venne un giorno che il cerchio si ruppe. Fu un atto infinitesimo, un granello di sabbia che si spostò, una farfalla che sbatté le ali in un luogo sconosciuto. Fu l’ingenuità di un bambino.
Il caso volle che due percorsi si intersecassero, per cambiarsi l’un l’altro per sempre.
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Published on June 03, 2016 06:03
June 1, 2016
Prologo "La prima di tutte le donne" di Piero Olmeda
Questa è una storia che come tutte le storie non ha inizio. E questa è una storia che come tutte le storie ha una fine. Facile sarebbe e più veloce balzare alla conclusione immediatamente e tralasciare tutta l’intricata ragnatela degli eventi, magari pensando che nella fine c’è tutto il senso di ogni cosa. Che la fine si svela come un fiore a lungo trattenuto dal gridare. Ma non è così. Nella fine non c’è nulla di niente al di là del punto. Così il fantasticare oltre o sul suo significato è solo una fantasia che l’alba del mondo ci ha regalato come una dolce favola per bambini. Invece è con mano tremante che le dita battono sui tasti alla ricerca di un inizio. Ma già solo il primo tentativo ci vede persi in biforcazioni, rivoli e diramazioni successive in un labirinto inestricabile tale da far esitare la mente di fronte al trionfo del possibile. Perché di questo si tratta: l’inizio non c’è se non come la sorgente di un Nilo della mente.
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© 2016 Piero Olmeda - Tutti i diritti riservatiVietata la riproduzione senza autorizzazione
Questo libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e accadimenti sono prodotti dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in maniera fittizia. Ogni somiglianza a eventi, luoghi o persone reali, vive o morte, è del tutto casuale
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Questo libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e accadimenti sono prodotti dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in maniera fittizia. Ogni somiglianza a eventi, luoghi o persone reali, vive o morte, è del tutto casuale
#romanzo #racconto #Kindle #Amazon #ebook #cartaceo #libro #ioscrivo #ioleggo #poesia
Published on June 01, 2016 06:32
"La prima di tutte le donne" di Piero Olmeda - Prologo

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Published on June 01, 2016 06:32
May 30, 2016
Anteprima "La prima di tutte le donne" di Piero Olmeda
"...C’è una malattia senza nome. I libri di medicina non ne parlano. I sintomi non sono in alcun modo catalogati. Non c’è cura perché non si sa precisamente che cosa curare. Comincia in genere con una fame improvvisa che ti coglie nel cuore della notte oppure con la voglia di aspirare a fondo una sigaretta come se si volesse ingoiare il mondo. È un riflesso sul mare appena prima del tramonto oppure una stella che scintilla verde nel buio assoluto del cielo. Un giramento di testa al risveglio insieme ad una nausea che non ti vuole abbandonare. Un senso di vertigine mentre cammini, una pulsazione di un muscolo ogni volta in una parte diversa del corpo. Continui a dire che non è nulla, che sono solo segni senza senso, perché ogni volta è un segno diverso, un sintomo nuovo, una sensazione diversa. Ma è lì, che cresce e conquista, millimetro dopo millimetro, implacabile come il passare del tempo, finché un giorno ti svegli, un mattino, e la vedi..."
"...I gabbiani sembravano stranamente interessati a quello che stava succedendo. Scendevano in picchiata dall’alto per planare appena sopra le loro teste e per la frazione di un secondo si poteva cogliere il lampo di quegli occhi che potevano vedere così lontano. Il bambino pensò alle scene di quei film nei quali qualcuno era morto lontano nel deserto e gli avvoltoi continuavano a girare in circolo come aerei in attesa dell’autorizzazione per l’atterraggio. I gabbiani però non si muovevano in cerchi, ma scendevano velocissimi verso il vecchio e poi risalivano con le ali che sbattevano furiosamente. Si chiese se, come esistevano gli avvoltoi che giravano sopra una morte imminente, c’erano anche i gabbiani che scendevano e salivano in attesa di una nascita. Si sorprese di quel pensiero incongruo, chiedendosi come poteva pensare qualcosa del genere di fronte ad un vecchio che non dava quasi più segni di vita. Ma poi si ricordò di quella frase, morire per vivere..."
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"...I gabbiani sembravano stranamente interessati a quello che stava succedendo. Scendevano in picchiata dall’alto per planare appena sopra le loro teste e per la frazione di un secondo si poteva cogliere il lampo di quegli occhi che potevano vedere così lontano. Il bambino pensò alle scene di quei film nei quali qualcuno era morto lontano nel deserto e gli avvoltoi continuavano a girare in circolo come aerei in attesa dell’autorizzazione per l’atterraggio. I gabbiani però non si muovevano in cerchi, ma scendevano velocissimi verso il vecchio e poi risalivano con le ali che sbattevano furiosamente. Si chiese se, come esistevano gli avvoltoi che giravano sopra una morte imminente, c’erano anche i gabbiani che scendevano e salivano in attesa di una nascita. Si sorprese di quel pensiero incongruo, chiedendosi come poteva pensare qualcosa del genere di fronte ad un vecchio che non dava quasi più segni di vita. Ma poi si ricordò di quella frase, morire per vivere..."
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Published on May 30, 2016 06:56
"La prima di tutte le donne" di Piero Olmeda - anteprima
"...C’è una malattia senza nome. I libri di medicina non ne parlano. I sintomi non sono in alcun modo catalogati. Non c’è cura perché non si sa precisamente che cosa curare. Comincia in genere con una fame improvvisa che ti coglie nel cuore della notte oppure con la voglia di aspirare a fondo una sigaretta come se si volesse ingoiare il mondo. È un riflesso sul mare appena prima del tramonto oppure una stella che scintilla verde nel buio assoluto del cielo. Un giramento di testa al risveglio insieme ad una nausea che non ti vuole abbandonare. Un senso di vertigine mentre cammini, una pulsazione di un muscolo ogni volta in una parte diversa del corpo. Continui a dire che non è nulla, che sono solo segni senza senso, perché ogni volta è un segno diverso, un sintomo nuovo, una sensazione diversa. Ma è lì, che cresce e conquista, millimetro dopo millimetro, implacabile come il passare del tempo, finché un giorno ti svegli, un mattino, e la vedi..."
"...I gabbiani sembravano stranamente interessati a quello che stava succedendo. Scendevano in picchiata dall’alto per planare appena sopra le loro teste e per la frazione di un secondo si poteva cogliere il lampo di quegli occhi che potevano vedere così lontano. Il bambino pensò alle scene di quei film nei quali qualcuno era morto lontano nel deserto e gli avvoltoi continuavano a girare in circolo come aerei in attesa dell’autorizzazione per l’atterraggio. I gabbiani però non si muovevano in cerchi, ma scendevano velocissimi verso il vecchio e poi risalivano con le ali che sbattevano furiosamente. Si chiese se, come esistevano gli avvoltoi che giravano sopra una morte imminente, c’erano anche i gabbiani che scendevano e salivano in attesa di una nascita. Si sorprese di quel pensiero incongruo, chiedendosi come poteva pensare qualcosa del genere di fronte ad un vecchio che non dava quasi più segni di vita. Ma poi si ricordò di quella frase, morire per vivere..."
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"...I gabbiani sembravano stranamente interessati a quello che stava succedendo. Scendevano in picchiata dall’alto per planare appena sopra le loro teste e per la frazione di un secondo si poteva cogliere il lampo di quegli occhi che potevano vedere così lontano. Il bambino pensò alle scene di quei film nei quali qualcuno era morto lontano nel deserto e gli avvoltoi continuavano a girare in circolo come aerei in attesa dell’autorizzazione per l’atterraggio. I gabbiani però non si muovevano in cerchi, ma scendevano velocissimi verso il vecchio e poi risalivano con le ali che sbattevano furiosamente. Si chiese se, come esistevano gli avvoltoi che giravano sopra una morte imminente, c’erano anche i gabbiani che scendevano e salivano in attesa di una nascita. Si sorprese di quel pensiero incongruo, chiedendosi come poteva pensare qualcosa del genere di fronte ad un vecchio che non dava quasi più segni di vita. Ma poi si ricordò di quella frase, morire per vivere..."
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Published on May 30, 2016 06:56
April 6, 2016
Canzonepoesia: "Forse ti ho inventato" di P. Olmeda e S. Saccocci, con Marco Strano


Forse ti ho inventato è la terza canzone frutto della collaborazione tra il poeta Piero Olmeda (testo) e l'artista/compositore Sandro Saccocci (musica).Viene pubblicata in due versioni, una cantata da Saccocci con Marco Strano al sax ed una recitata da Olmeda, per dimostrare quanto detto nell'articolo La grande avventura della canzonepoesia:"...Si parla spesso di canzone e poesia. Spesso si dice “questa è una canzone poetica” oppure “il testo è come una poesia”, ma se andiamo a leggere effettivamente il testo della canzone (senza ascoltare la musica) ci accorgiamo che, nella maggior parte dei casi, non potrebbe mai reggere ad una lettura e soprattutto a un reading di fronte a un pubblico..."


Dove acquistare:
A) Versione cantata con Marco Strano:
iTunes
Amazon
Google Music
B) Versione recitata da Piero Olmeda
iTunes
Amazon
Google Music
Elenco di tutti i negozi online: iTunes, YouTube Music Key, Spotify, Amazon Music, Google Play, Rdio, Deezer, Groove, Rhapsody, eMusic, Simfy Africa, iHeartRadio, MixRadio, MediaNet, VerveLife, Tidal, Gracenote, Shazam, 7Digital, Juke, JB Hi-Fi, Slacker, Guvera, KKBox, Akazoo, Anghami, Spinlet, Neurotic Media, Yandex, Target Music, ClaroMusica, Zvooq, Saavn, NMusic, 8tracks, Q.Sic, Bandcamp
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Forse ti ho inventato
Chi sei? Chi eri? Chi sarai?
I tuoi occhi dove sono?
Li cerco nel colore dell'acqua
li cerco, ti cerco nei riflessichemi hai lasciatonel vuoto che mi hai fatto
Chi sei? Chi eri? Chi sarai?
La tua pelledove la tocco?
Lacerco nel calore della terra
lacerco, ti cerco nei semi
che mi hai piantato
nell'illusione che mi hai dato
Forse in una malinconica nottein un momento di dolce debolezzaforse, forse ti ho inventato?Forse nel bacio del tempo assassinonella solitudine dell'infinita nottedall'argilla ti ho creato, forse?Forse nel vuoto che mi abbracciain un momento di musica celestemondo mio, forse ti ho inventato?
Chi sei? Chi eri? Chi sarai?
Il tuo sorrisodove lo vedo?
Locerco nelle nuvole che cambiano
locerco, ti cerco nella pioggia
che mi habagnato
nella luce che mi ha illuminato
Chi sei? Chi eri? Chi sarai?
Il tuo cantodove la sento?
Locerco nelle voci delle strade
locerco, ti cerco nella musicache per me hai sognatonella note che per mehaiinventato
Forse in una malinconica nottein un momento di dolce debolezzaforse, forse ti ho inventato?Forse nel bacio del tempo assassinonella solitudine dell'infinita nottedall'argilla ti ho creato, forse?Forse nel vuoto che mi abbracciain un momento di musica celestemondo mio, forse ti ho inventato?
Chi sei? Chi eri? Chi sarai?
Il tuo cantodove la sento?
Locerco nelle voci delle strade
locerco, ti cerco nella musicache per me hai sognatonella note che per mehaiinventato
Ma sei? Ma eri? Mai sarai?
La tua voce dove la sento?
Lacerco nella follia delle parole
la cerco, ti cerco nei versi
che per te ho respirato
nei silenzi che per te ho cantato
© 2016 Piero Olmeda - Tutti i diritti riservatiVietata la riproduzione senza autorizzazione
#songwriter #spokenword #cantautori #canzoneautore #poesia #canzonepoesia #musicapoesia #canzoneitaliana #antonellovenditti #elisa #fabriziodeandre #francescoguccini #francobattiato #ivanfossati #luciobattisti #laurapausini #ligabue #luciodalla #luigitenco #musicaitaliana #paoloconte #pinodaniele #robertovecchioni #vascorossi #giannanannini #claudiololli #pieroolmeda #sandrosaccocci
Published on April 06, 2016 06:08
February 1, 2016
"Oggi il futuro ti racconto" di P. Olmeda e S. Saccocci, una nuova intensa canzonepoesia
Oggi il futuro ti racconto di P. Olmeda e S. Saccocci da oggi in vendita su iTunes, Amazon, Google Music e tutti i più importanti negozi online
Con Oggi il futuro ti racconto continua la collaborazione tra il poeta Piero Olmeda (testo) e l'artista/compositore Sandro Saccocci (musica).
Pure emozioni in questa lunga canzone (circa 10 minuti!) dove il poeta descrive ad un figlio immaginario la bellezza di vivere.
Ispirata ai temi del romanzo La Bellezza e la Bestia pubblicato da Amazon.
Con la partecipazione straordinaria di Marco Strano al sax soprano.
Per maggiori informazioni leggete l'articolo La grande avventura della #canzonepoesia su questo blog.
Anteprima della prima parte su YoutubeIn vendita su iTunes, Amazon e Google Music
Per un elenco dei libri pubblicati da Piero Olmeda consultare la seguente pagina di questo blog:
Elenco dei libri pubblicati di Piero Olmeda
La canzone è in vendita nei seguenti negozi online:iTunes, YouTube Music Key, Spotify, Amazon Music, Google Play, Rdio, Deezer, Groove, Rhapsody, eMusic, Simfy Africa, iHeartRadio, MixRadio, MediaNet, VerveLife, Tidal, Gracenote, Shazam, 7Digital, Juke, JB Hi-Fi, Slacker, Guvera, KKBox, Akazoo, Anghami, Spinlet, Neurotic Media, Yandex, Target Music, ClaroMusica, Zvooq, Saavn, NMusic, 8tracks, Q.Sic
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Oggi il futuro ti racconto
Oggi è un altro giorno, figlio miomia fragile carne che tremavi alla morteora è la morte che trema, guardandotie piange… e piange
Oggi è un altro sole, figlio mioluce di fame nuda e accecanteche vola lenta fin oltre le stellee ride… e ride
Oggi è un'altra vita, figlio miola pelle calda e bagnata che ti brucia dell'impossibile possibile meravigliadi essere, di essere, di esistere
Oggi il futuro ti racconto, figlio miodel tuo sbocciare lento come un fiore, ti raccontodel fuoco che ti circonda, che ti bruciae che ti incendia cadendo dai fori delle stelle
Oggi il futuro ti urlo, figlio mioil cielo blu infinito che ti guarda, io ti raccontol'aria calda che le guance ti carezzala vertigine di labbra che ti sfiorano, ti soffiol'aria calda che le guance ti carezzala vertigine di labbra che ti sfiorano, ti tocco
ti racconto il brivido che sale, sale, sale, salela meraviglia possibile di vivere, l'impossibileti dico l'impossibile, una fragile canzone, che ti cantoche ti grido, come una nascita, ti sussurroti dico l'impossibile, una fragile canzone, che ti cantoche ti grido, come una nascita, ti regalo
come un bimbo appena nato, fradicio, tremanteche piange di felicità di fronte al mondo
Oggi è un altro giorno, figlio miomia fragile carne che tremavi alla morteora è la morte che trema, guardandotie piange… e piange
Oggi il futuro ti racconto, figlio miodel tuo sbocciare lento come un fiore, ti raccontodel fuoco che ti circonda, che ti bruciae che ti incendia cadendo dai fori delle stelle
Oggi il futuro ti urlo, figlio mioil cielo blu infinito che ti guarda, io ti raccontol'aria calda che le guance ti carezzala vertigine di labbra che ti sfiorano, ti soffiol'aria calda che le guance ti carezzala vertigine di labbra che ti sfiorano, ti tocco
ti racconto il brivido che sale, sale, sale, salela meraviglia possibile di vivere, l'impossibileti dico l'impossibile, una fragile canzone, che ti cantoche ti grido, come una nascita, ti sussurroti dico l'impossibile, una fragile canzone, che ti cantoche ti grido, come una nascita, ti regalo
come un bimbo appena nato, fradicio, tremanteche piange di felicità di fronte al mondo
© 2016 Piero Olmeda - Tutti i diritti riservatiVietata la riproduzione senza autorizzazione
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Con Oggi il futuro ti racconto continua la collaborazione tra il poeta Piero Olmeda (testo) e l'artista/compositore Sandro Saccocci (musica).
Pure emozioni in questa lunga canzone (circa 10 minuti!) dove il poeta descrive ad un figlio immaginario la bellezza di vivere.
Ispirata ai temi del romanzo La Bellezza e la Bestia pubblicato da Amazon.
Con la partecipazione straordinaria di Marco Strano al sax soprano.
Per maggiori informazioni leggete l'articolo La grande avventura della #canzonepoesia su questo blog.
Anteprima della prima parte su YoutubeIn vendita su iTunes, Amazon e Google Music
Per un elenco dei libri pubblicati da Piero Olmeda consultare la seguente pagina di questo blog:
Elenco dei libri pubblicati di Piero Olmeda
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Oggi il futuro ti racconto
Oggi è un altro giorno, figlio miomia fragile carne che tremavi alla morteora è la morte che trema, guardandotie piange… e piange
Oggi è un altro sole, figlio mioluce di fame nuda e accecanteche vola lenta fin oltre le stellee ride… e ride
Oggi è un'altra vita, figlio miola pelle calda e bagnata che ti brucia dell'impossibile possibile meravigliadi essere, di essere, di esistere
Oggi il futuro ti racconto, figlio miodel tuo sbocciare lento come un fiore, ti raccontodel fuoco che ti circonda, che ti bruciae che ti incendia cadendo dai fori delle stelle
Oggi il futuro ti urlo, figlio mioil cielo blu infinito che ti guarda, io ti raccontol'aria calda che le guance ti carezzala vertigine di labbra che ti sfiorano, ti soffiol'aria calda che le guance ti carezzala vertigine di labbra che ti sfiorano, ti tocco
ti racconto il brivido che sale, sale, sale, salela meraviglia possibile di vivere, l'impossibileti dico l'impossibile, una fragile canzone, che ti cantoche ti grido, come una nascita, ti sussurroti dico l'impossibile, una fragile canzone, che ti cantoche ti grido, come una nascita, ti regalo
come un bimbo appena nato, fradicio, tremanteche piange di felicità di fronte al mondo
Oggi è un altro giorno, figlio miomia fragile carne che tremavi alla morteora è la morte che trema, guardandotie piange… e piange
Oggi il futuro ti racconto, figlio miodel tuo sbocciare lento come un fiore, ti raccontodel fuoco che ti circonda, che ti bruciae che ti incendia cadendo dai fori delle stelle
Oggi il futuro ti urlo, figlio mioil cielo blu infinito che ti guarda, io ti raccontol'aria calda che le guance ti carezzala vertigine di labbra che ti sfiorano, ti soffiol'aria calda che le guance ti carezzala vertigine di labbra che ti sfiorano, ti tocco
ti racconto il brivido che sale, sale, sale, salela meraviglia possibile di vivere, l'impossibileti dico l'impossibile, una fragile canzone, che ti cantoche ti grido, come una nascita, ti sussurroti dico l'impossibile, una fragile canzone, che ti cantoche ti grido, come una nascita, ti regalo
come un bimbo appena nato, fradicio, tremanteche piange di felicità di fronte al mondo
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Published on February 01, 2016 02:55
January 13, 2016
La grande avventura della canzonepoesia – Sandro Saccocci e Piero Olmeda cambiano la canzone italiana
Si parla spesso di canzone e poesia. Spesso si dice “questa è una canzone poetica” oppure “il testo è come una poesia”, ma se andiamo a leggere effettivamente il testo della canzone (senza ascoltare la musica) ci accorgiamo che, nella maggior parte dei casi, non potrebbe mai reggere ad una lettura e soprattutto a un reading di fronte a un pubblico.
Dobbiamo ricordare che storicamente la poesia nasce come recitazione. Il testo deve prima avere la fluidità e/o il ritmo necessario affinché, nel momento dell'ascolto, il suo impatto emotivo e la stratificazione dei significati aumentino invece di diminuire. Una volta soddisfatta questa condizione avremo un testo definitivo come poesia ma ancora grezzo per la sua utilizzazione come base di una canzone. Non possiamo semplicemente mettere in musica una poesia. Dobbiamo tener conto del ritmo, dei tempi e delle esigenze che la scrittura di una composizione musicale esige. Per fare questo abbiamo bisogno di un poeta reale e di un compositore reale. Nella loro interazione la musica cambierà in funzione del testo e il testo cambierà in funzione della musica. Questo lavoro di scambio è la base per ottenere un risultato interessante che vada al di là della semplice somma delle parti e che riesca a moltiplicare la forza della composizione.È quello che abbiamo cercato di fare con La canzone che vive tre volte, Oggi il futuro ti racconto e le altre che seguiranno. Mentre le grandi case discografiche stanno puntando sempre di più su un prodotto, noi stiamo offrendo un'esperienza, un lavoro creativo, letterario e musicale. Mentre il recitato delle canzoni in vendita in questo momento è soprattutto rap, noi abbiamo osato inserire in alcune di queste canzoni la poesia recitata. L'obiettivo è stato quello di presentare un lavoro dal fortissimo impatto emotivo, che potesse rendere fresche parole ormai abusate e che usasse anche parole che, almeno nella canzone italiana, sono quasi proibite. Prendiamo ad esempio i primi versi di Oggi il futuro ti racconto:
Oggi è un altro giorno, figlio mio mia fragile carne che tremavi alla morte ora è la morte che trema, guardandoti e piange… e piange
Sì, qui c'è quella parola che è praticamente bandita nella maggior parte della canzoni attualmente in commercio. Nonostante questo, la canzone è un inno alla vita, una delle canzoni più ottimistiche e felici mai pubblicate.Con questa operazione pensiamo di essere andati oltre l'orizzonte dei cantautori storici italiani verso un terreno inesplorato dove la scrittura del testo poetico interagisce direttamente con la composizione della musica. In un panorama di completa mercificazione della musica, abbiamo proposto un'esperienza creativa che ha come obbiettivo un libero prodotto artistico, senza alcuna forma di costrizione. I primi riscontri di mercato sono incoraggianti: la canzone è entrata per un giorno nella TOP100 di Amazon dell'insieme di tutti i brani musicali.Come lasciano presagire le parole finali de La canzone che vive tre volte, il lavoro proseguirà:
La prima canzone vola nel cielo La seconda affonda nella terra profonda La terza è un grido, una supplica al vento ed è l'ultima, l'ultima, l'ultima ed è l'ultima, forse non più l'ultima?
Le canzonipoesia della raccolta La canzone che vive tre volte sono il risultato della collaborazione tra il poeta Piero Olmeda e l'artista/compositore Sandro Saccocci.
La canzone che vive tre volte può essere acquistata su iTunes, Amazon, Google e tutti i più importanti negozi di musica online.
Sandro Saccocci ha al suo attivo molte mostre di arte visiva sia come autore che come organizzatore, ha composto un certo numero di canzoni ed è stato membro di vari gruppi musicali.
Piero Olmeda è stato un esponente della Computer Poetry negli anni '80 ed ha scritto libri di poesia, racconti, romanzi e prodotto numerosi spettacoli multimediali
http://www.facebook.com/pieroolmeda
I libri di Piero Olmeda sono in vendita su Amazon e altre librerie online. Per un elenco dei libri pubblicati:
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Published on January 13, 2016 09:03
December 21, 2015
"La canzone che vive tre volte" di P. Olmeda e S. Saccocci in vendita dal 1 Gennaio 2016

La canzone è il risultato della collaborazione tra il poeta Piero Olmeda (testo) e l'artista/compositore Sandro Saccocci (musica). Una ventata di poesia, novità ed impegno nella canzone italiana.
Anteprima della prima parte su YoutubeIn vendita su iTunes Amazon e Google Music
Per un elenco dei libri pubblicati da Piero Olmeda consultare la seguente pagina di questo blog:
Elenco dei libri pubblicati di Piero Olmeda
La canzone sarà in vendita dal 1 Gennaio su:iTunes, YouTube Music Key, Spotify, Amazon Music, Google Play, Rdio, Deezer, Groove, Rhapsody, eMusic, Simfy Africa, iHeartRadio, MixRadio, MediaNet, VerveLife, Tidal, Gracenote, Shazam, 7Digital, Juke, JB Hi-Fi, Slacker, Guvera, KKBox, Akazoo, Anghami, Spinlet, Neurotic Media, Yandex, Target Music, ClaroMusica, Zvooq, Saavn, NMusic, 8tracks, Q.Sic
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La canzone che vive tre volte
La prima sigaretta è la più dolcela seconda è amara come un amorela terza ti brucia le dita e la vitaed è l'ultima, l'ultima, l'ultimaÈ allora che senti il mondo che girala danza lenta dell'aria che bruciail suono del cuore che batte, ribatteti scuote di colpi di gioia, ti stringe
Il primo amore è anche l'unicoIl secondo è il ricordo del primoIl terzo è solo una dolce amiciziaed è l'ultimo, l'ultima, l'ultimaÈ allora che senti il mondo che girala danza lenta dell'aria che bruciail suono del cuore che batte, ribatteti scuote di colpi di gioia, ti stringesempre più veloce, più forte, più grandefinché il battito è uno solo e continuo
La prima morte è la più gelidaLa seconda è tiepida e dolceLa terza è il fuoco che volevied è l'ultima, l'ultima, l'ultimaÈ allora che senti il mondo che girala danza lenta dell'aria che bruciail suono del cuore che batte, ribatteti scuote di colpi di gioia, ti stringesempre più veloce, più forte, più grandefinché il battito è uno solo e continuo
La prima vita è la più sbagliataLa seconda ripeti gli stessi erroriLa terza sai come andrà a finireed è l'ultima, l'ultima, l'ultimaÈ allora che senti il mondo che girala danza lenta dell'aria che bruciail suono del cuore che batte, ribatteti scuote di colpi di gioia, ti stringesempre più veloce, più forte, più grandefinché il battito è uno solo e continuouna pioggia bruciante e gelida infinesulla fronte che scotta di febbre
La prima canzone vola nel cieloLa seconda affonda nella terra profondaLa terza è un grido, una supplica al ventoed è l'ultima, l'ultima, l'ultima
La prima canzone vola nel cieloLa seconda affonda nella terra profondaLa terza è un grido, una supplica al ventoed è l'ultima, l'ultima, l'ultimaed è l'ultima, forse non più l'ultima?
© 2015 Piero Olmeda - Tutti i diritti riservatiVietata la riproduzione senza autorizzazione
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Published on December 21, 2015 15:09
November 19, 2015
"Capitani coraggiosi, autori coraggiosi, lettori coraggiosi" di Piero Olmeda
A volte un libro è come un messaggio inserito in una bottiglia e gettato nel mare. Chi lo leggerà? Quali sono le probabilità che qualcuno veda la bottiglia, sia curioso del suo interno, la rompa e legga il messaggio? Supponiamo che la nostra bottiglia contenga un romanzo impegnato, sofferto, anche coraggioso, che è costato molto lavoro e molto studio e che il mare sia pieno delle altre analoghe bottiglie galleggianti di tutti gli altri libri. Noi con difficoltà siamo salpati per questo mare e una volta arrivati in acque profonde abbiamo gettato il nostro messaggio. Potrà essere bello o brutto, ma sicuramente è un tentativo, un percorso, una ricerca di una strada nuova.
Il problema è che si è poi perso nel rumore di fondo di tutti gli altri messaggi. Alcuni parlano solo della loro vita personale, altri sono una copia imperfetta di scritti di altri messaggeri più noti e riconosciuti, altri ancora sono soltanto le prime parole di un bambino che si avvicina alla scrittura. In quel momento ci chiediamo: perché, visto che oggi tutti possono lanciare la propria bottiglia, non si cerca di trovare nuovi percorsi, di sperimentare, di scrivere qualcosa di originale? La scrittura oggi sta diventando come il rumore di fondo della rete, indifferenziato, senza una gerarchia di valori, un caotico insieme di voci, senza nessuno che getti luce su quello che è bello e su quello che è meno bello, al di là del successo commerciale.
Il fatto che molti scrivano e vogliano far conoscere le proprie opere è un dato positivo, perché più si scrive più aumenta la possibilità che emerga un nuovo autore interessante, ma cosa si scrive? Se guardiamo ad esempio le classifiche degli ebook di Amazon per la narrativa contemporanea, vedremo che un numero consistente di libri sono romanzi rosa improbabili, fantasy copiati, ritrite storie di vampiri, ecc. ecc. Ci si chiede allora, a cosa serve tutto questo? Ha senso pubblicare l'ennesima caricatura di 50 sfumature di grigio? Questa libertà che abbiamo, non sarebbe meglio utilizzarla per pubblicare qualcosa di diverso, senza fare una copia stinta di romanzi di successo? Si è persa completamente la voglia di sperimentare, di tracciare strade nuove?
La mia idea dell'atteggiamento che dovrebbe avere un autore, soprattutto se giovane, è riassunta in questo brano del libro La Bellezza e la Bestia: “...A. pensò che era sempre stato così, che sarebbe stata rappresentata una tragica e ridicola commedia sperimentale, dove gli attori dovevano improvvisare di fronte al pubblico, la paura dei fischi che rendeva incerta la voce in alcune battute, che li faceva esitare prima di pronunciare la prima parola. Sentiva che l'ultimo atto si sarebbe svolto di lì a poco, che bisognava riprendere i fili della trama, annodarli e farli così convergere verso un finale. Poco importava che la platea esplodesse in uno scroscio di applausi o in un vento di fischi, l'importante era che non rimanesse muta e insensibile, fredda all'ultima battuta che aspettava di essere detta...”
Dobbiamo creare autori che abbiano coraggio e lettori che abbiano lo stesso coraggio. Per fare questo, nella marea di romanzi, racconti e poesie che oggi ci offre la rete, dobbiamo saper selezionare, incoraggiare, valorizzare gli autori indipendenti, che sono diversi da quelli auto-pubblicati. Essere un autore indipendente vuol dire cercare di far conoscere la propria originalità, vendere al giusto prezzo, considerare la produzione letteraria come un lavoro. A questo nuovo atteggiamento dovrebbero contribuire anche coloro che gestiscono blog, gruppi di Facebook, siti di letteratura, con recensioni vere, elogi solo se sono meritati, critiche se sono necessarie. Se non si fa questo, c'è il rischio che anche i libri più belli si perdano in un mare grigio ed informe e...
...e la vostra bottiglia si perderà su qualche spiaggia lontana.
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Published on November 19, 2015 06:53