La primavera tarda ad arrivare Quotes
La primavera tarda ad arrivare
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Flavio Santi50 ratings, 3.04 average rating, 10 reviews
La primavera tarda ad arrivare Quotes
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“«Ah ah!» ridacchiò Siliqua, come se l’avesse colto con le mani nel sacco. «Annata ‘94-’95… allenatore Giovanni Galeone.»
Poi tutto d’un tratto si fece serio: «Così non vede un morto ammazzato dal ‘95... Ma, ispettore, cosa ha fatto in tutti questi anni, mentre l’Italia si scannava?».
Furlan ci pensò su un attimo.
«Be’, ho coltivato pomodori... degli splendidi pomodori.»”
― La primavera tarda ad arrivare
Poi tutto d’un tratto si fece serio: «Così non vede un morto ammazzato dal ‘95... Ma, ispettore, cosa ha fatto in tutti questi anni, mentre l’Italia si scannava?».
Furlan ci pensò su un attimo.
«Be’, ho coltivato pomodori... degli splendidi pomodori.»”
― La primavera tarda ad arrivare
“Chiesa, piazza, osteria: lo schema nucleare di ogni paese del Friuli. La chiesa per lo spirito, la piazza per il lavoro e infine l’osteria per la socialità.”
― La primavera tarda ad arrivare
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“Aveva gli occhi tristi di una pezzata rossa che dopo anni di onorato servizio lattifero veniva portata al macello.”
― La primavera tarda ad arrivare
― La primavera tarda ad arrivare
“Non poteva nemmeno affogare la delusione nel vino, come faceva l’allegra brigata dell’ispettore. Sì, perché lui era astemio. Non ci poteva fare proprio niente: il dolce succo di Bacco gli dava acidità, nel migliore dei casi, e nel peggiore gli regalava delle tremende fitte allo stomaco. Era così da sempre. La cosa gli aveva procurato non pochi problemi a livello d’integrazione. Se c’era un individuo da quelle parti di cui si diffidava, era proprio l’astemio. Estremamente raro, e per questo estremamente sospetto. Perché non era come tutti gli altri? Quando tutti gli altri facevano tintinnare i bicchieri, cosa ci faceva lui in disparte in un angolo? Osservava? Giudicava? Minacciava? E ancora: cosa ci faceva con tutta quell’acqua? Dava da bere alle piante? Riempiva gli umidificatori dei termosifoni?”
― La primavera tarda ad arrivare
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“Nell’alimentazione dell’ispettore la polenta aveva preso il posto del pane – e non solo. Mai provato polenta e Nutella? Sublime. E polenta e maionese? E polenta e melone? E polenta all’amatriciana? Fino al gesto più estremo di tutti: intingere la polenta nel caffè.”
― La primavera tarda ad arrivare
― La primavera tarda ad arrivare
“«Guarda che con il friulano si va ovunque.»
La faccia della signora Vendramina non era molto convinta.
«Non ci credi? Ecco un esempio. Fra un po’ semineremo i carciofi, giusto? Gli articjocs. Sai come si chiamano in inglese? Artichoke. E in francese? Artichaut. E in spagnolo? Alcachofa. E in tedesco? Artischoke. Vedi?»
Era il suo asso nella manica. Ci aveva pensato mentre si vestiva. Conosceva sua madre: l’avrebbe impressionata. «Non ti basta? Ti ci metto un bel carico da undici. Restiamo sul tedesco, perché lì devo andare.»
Mentre parlava si era accomodato a tavola per fare colazione. Con la mano sinistra sollevò un lembo della maglia. «La maglietta, le bluse, eh? Pari pari in tedesco: Bluse.»
E adesso il gran finale gastronomico: «Quando andiamo a mangiare il prosciutto a San Daniele, andiamo sempre all’osteria Ai Bintars, no? Be’, i bintars erano gli operai che passavano l’inverno in Germania, dove “inverno” si dice appunto Winter».”
― La primavera tarda ad arrivare
La faccia della signora Vendramina non era molto convinta.
«Non ci credi? Ecco un esempio. Fra un po’ semineremo i carciofi, giusto? Gli articjocs. Sai come si chiamano in inglese? Artichoke. E in francese? Artichaut. E in spagnolo? Alcachofa. E in tedesco? Artischoke. Vedi?»
Era il suo asso nella manica. Ci aveva pensato mentre si vestiva. Conosceva sua madre: l’avrebbe impressionata. «Non ti basta? Ti ci metto un bel carico da undici. Restiamo sul tedesco, perché lì devo andare.»
Mentre parlava si era accomodato a tavola per fare colazione. Con la mano sinistra sollevò un lembo della maglia. «La maglietta, le bluse, eh? Pari pari in tedesco: Bluse.»
E adesso il gran finale gastronomico: «Quando andiamo a mangiare il prosciutto a San Daniele, andiamo sempre all’osteria Ai Bintars, no? Be’, i bintars erano gli operai che passavano l’inverno in Germania, dove “inverno” si dice appunto Winter».”
― La primavera tarda ad arrivare
“Ho sentito la gomma svuiccare.»
«Prego?» intervenne Moroder, che stava battendo il verbale al computer.
«Sì, insomma fare svuic.»
«… E il suddetto motociclo emetteva un suono prodotto dallo sdrucciolamento repentino della gomma posteriore sulla superficie viabile…» tradusse Moroder in clinico burocratese.”
― La primavera tarda ad arrivare
«Prego?» intervenne Moroder, che stava battendo il verbale al computer.
«Sì, insomma fare svuic.»
«… E il suddetto motociclo emetteva un suono prodotto dallo sdrucciolamento repentino della gomma posteriore sulla superficie viabile…» tradusse Moroder in clinico burocratese.”
― La primavera tarda ad arrivare
“Quando il ristorante diventa una tortura. Per un friulano è inconcepibile: se volete condannarlo al dolore eterno, fategli trovare un posto dove il bevi non sia libero.”
― La primavera tarda ad arrivare
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“L’allegra brigata era impegnata in una delle tante attività da osteria. L’osteria. Un autentico mondo a sé. Era lì che suo nonno e suo padre si rifugiavano, puntuali come orologi svizzeri. Per sentirsi vivi. Per condividere un’atmosfera di perenne elettricità. L’osteria: dove il tempo si era fermato, sostituito dal tajut. Lì l’unità di misura dell’esistenza era il tajut, come altrove era il minuto. Equivaleva a un ottavo di litro: un bicchiere colmo di vino, bevuto più volte e in varie occasioni durante la giornata. Se sessanta secondi fanno un minuto e sessanta minuti un’ora, e ventiquattr’ore un giorno, otto tajut fanno un litro, due litri un bottiglione, dodici bottiglioni una damigiana. Ecco fatto il cronometro made in Friuli. L’osteria: dove, complice la giusta infilata di tajut, si discuteva di tutto, dall’amata Udinese (“Sempre la solita: o vince 2 a 0 o perde 2 a 0, le mezze misure mai”) alla storia d’Italia (“Eh, se Cadorna avesse usato l’artiglieria, non avremmo avuto Caporetto”), dalla sagra di paese (“Quest’anno le fette di polenta erano un po’ bruciate”) alle storie più assurde (“Ma lo sapevate che Felice ha cambiato sesso? Felicia, si fa chiamare adesso”). Un giorno o l’altro, Drago ne era sicuro, da un’osteria sarebbe uscita anche la dimostrazione dell’esistenza di Dio. Ci stavano lavorando.”
― La primavera tarda ad arrivare
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