Tra illusioni e delusioni fioriscono gli “ismi” in una società sempre più manichea

La pubblicazione di questo libro, in una nuova edizione, mi ha riportato indietro nella scatola della memoria. Come spesso accade, di ricordo in ricordo, mi sono ritrovato a leggere un post che scrissi oltre dieci anni fa in occasione della uscita di un altro libro che si occupava di parole che teminano con un suffisso che ha fatto, e continua a fare la storia.
Il suffisso “-ismo” è incredibilmente versatile e permette di creare nuovi termini per descrivere concetti complessi o emergenti. Alcuni termini con “-ismo” possono avere una connotazione negativa, specialmente quando si riferiscono a dottrine che hanno portato a regimi autoritari o discriminazioni. Altri possono essere neutri o positivi, a seconda del contesto. Il suffisso “-ismo” è estremamente comune nella lingua italiana e in molte altre lingue neolatine, derivando dal greco antico “-ismos” (o “-isma”).
Il suo significato è molto ampio e versatile, ma in generale indica una dottrina, un sistema di pensiero, un movimento, una corrente artistica o filosofica, una tendenza, o anche un comportamento caratteristico. Un potente strumento linguistico per categorizzare e definire un’ampia gamma di fenomeni nel campo delle idee, delle arti, delle scienze sociali e dei comportamenti umani.
François Furet, nel suo “Il passato di un’illusione. L’idea comunista nel XX secolo”, analizza il fascino e il fallimento dell’ideologia comunista, descrivendola come un’illusione che ha sedotto intellettuali e masse, ma che si è trasformata nel tempo, adattandosi a contesti diversi senza perdere la sua essenza utopica o autoritaria. Questa nuova edizione pubblicata non a caso dalla nuova casa editrice intestata a Silvio Berlusconi, mi offre l’occasione per rivisitare un “ismo” che continua a fare la sua parte.
Posso scovare chi pensa, dice o non dice, che ha cambiato opinione, ma in effetti l’idea del “comunismo” nel senso “comune” del termine continua a esistere e a fare politica. Significa identificare individui o movimenti i quali, pur modificando la forma o il linguaggio del comunismo, ne hanno preservato il nucleo ideologico, adattandolo a nuovi contesti storici, geografici o culturali.
L’idea comunista, secondo Furet, si è radicata nel XX secolo come una promessa di uguaglianza e giustizia sociale, ma ha spesso generato regimi autoritari e repressioni. Dopo il crollo dell’URSS e la trasformazione della Cina in un sistema capitalista autoritario, l’ideologia comunista ha perso la sua forma originaria, ma si è “travestita” in nuove narrazioni, mantenendo elementi come l’antagonismo di classe, l’anti-capitalismo o l’idea di una società egualitaria imposta dall’alto.
Questo travestimento si è manifestato sia in contesti politici (partiti, movimenti) sia nel pensiero di intellettuali che hanno reinterpretato il comunismo senza abbandonarne i principi fondamentali. Chi dice che ha cambiato opinione, ma l’idea è rimasta la stessa? Ecco alcune figure e movimenti che, nel corso del tempo, hanno adattato l’idea comunista senza abbandonarne il cuore ideologico:
In Russia e nell’ex blocco sovietico. Vladimir Putin e il “comunismo nostalgico”. Sebbene non sia un comunista ortodosso, il suo regime ha recuperato elementi dell’immaginario sovietico (esaltazione dello Stato forte, retorica anti-occidentale, centralismo) per consolidare il potere. La nostalgia per l’URSS, senza un ritorno esplicito al marxismo-leninismo, è un esempio di come l’idea di un’autorità statale onnipotente si sia trasformata in un nazionalismo autoritario.
Partiti comunisti post-sovietici. In Russia, il Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), guidato da Gennadij Zjuganov, ha mantenuto una retorica marxista-leninista, ma l’ha adattata a un nazionalismo russo, sostenendo spesso politiche conservatrici e patriottiche, lontane dal comunismo internazionalista di Lenin.
In Cina. Deng Xiaoping e il “socialismo con caratteristiche cinesi”: Dopo Mao, Deng ha trasformato il comunismo cinese in un sistema che abbraccia il capitalismo di mercato sotto il controllo del Partito Comunista. L’idea di una società egualitaria è stata abbandonata, ma il controllo statale e l’autorità del partito rimangono intatti, mostrando una mutazione dell’ideologia senza rinunciare al potere centralizzato.
Xi Jinping: l’attuale leader cinese ha ulteriormente evoluto il modello, mescolando marxismo di facciata con nazionalismo e controllo tecnologico. Il “sogno cinese” di Xi mantiene l’idea di una società ordinata e diretta dallo Stato, ma con un’enfasi sul potere globale e sulla modernizzazione, non sull’uguaglianza.
Intellettuali occidentali. Antonio Negri e il post-operaismo. L’intellettuale italiano, autore di “Impero” con Michael Hardt, ha rielaborato il marxismo in chiave globale, sostituendo la lotta di classe tradizionale con il concetto di “moltitudine” contro il capitalismo globale. Pur cambiando linguaggio e prospettiva, l’idea di una rivoluzione contro il capitale rimane centrale.
Slavoj Žižek: Il filosofo sloveno difende un ritorno al comunismo come “ipotesi”, criticando il capitalismo globale ma adattando il discorso marxista a temi contemporanei come l’ecologia e la cultura pop. La sua insistenza sull’anti-capitalismo mantiene viva l’illusione di una trasformazione radicale della società.
Scuole neomarxiste: Intellettuali come Alain Badiou o Étienne Balibar hanno riformulato il comunismo in termini filosofici, distaccandosi dai regimi storici ma preservando l’idea di una rottura con il capitalismo. Questi pensatori hanno influenzato movimenti come quelli anti-globalizzazione o il “socialismo del XXI secolo”.
Movimenti politici in Occidente e altrove. Socialismo del XXI secolo in America Latina: Leader come Hugo Chávez in Venezuela o Evo Morales in Bolivia hanno riproposto un comunismo adattato, mescolando marxismo, populismo e indigenismo. Sebbene il linguaggio e le politiche siano locali, l’idea di una società anti-capitalista e statalista rimane.
Partiti di sinistra radicale in Europa: Formazioni come Syriza (Grecia, prima del 2015) o Podemos (Spagna) hanno inizialmente adottato retoriche anti-capitaliste ispirate al marxismo, ma le hanno adattate a contesti democratici, concentrandosi su questioni come l’austerità o i diritti sociali. Pur “cambiando pelle”, l’antagonismo verso il capitalismo globale richiama l’eredità comunista.
Movimenti eco-socialisti: L’ecologismo radicale, come quello di alcune frange di Extinction Rebellion o di pensatori come Andreas Malm, integra il marxismo in una lotta contro il capitalismo per salvare il pianeta. L’idea di una rivoluzione sistemica rimane, anche se il focus si è spostato sull’ambiente.
Casi specifici di “cambio di pelle”. Maoismo rielaborato. In paesi come l’India (movimento naxalita) o le Filippine (New People’s Army), il maoismo si è adattato a contesti locali di lotta armata o resistenza contadina, mantenendo l’idea di una rivoluzione violenta contro le élite capitaliste. Cuba post-Fidel. Sotto Raúl Castro e Miguel Díaz-Canel, Cuba ha introdotto riforme economiche di mercato, ma il regime mantiene il controllo statale e la retorica anti-imperialista, adattando il comunismo a una realtà più pragmatica.
Questi esempi mostrano come l’idea comunista, pur cambiando forma (dal leninismo al nazionalismo, dal maoismo all’eco-socialismo), mantenga costanti come l’anti-capitalismo, la centralità dello Stato o l’utopia di una società senza classi.
Furet sottolinea che il comunismo è stato attraente perché offriva una narrazione universale di giustizia, ma la sua “illusione” si è spesso tradotta in autoritarismo o in nuove forme di oppressione. Gli intellettuali e i movimenti sopra citati hanno rielaborato questa narrazione per adattarla a nuovi contesti, ma senza abbandonare l’idea di una lotta contro il sistema capitalista, spesso ignorando i fallimenti storici del comunismo.
Per elaborare questo mio post, ho attinto all’analisi del libro di Furet, pubblicata in versione inglese anni fa. Il libro porta alla comprensione delle evoluzioni dell’ideologia comunista che ho vissuto nel mio piccolo recinto politico ideologico culturale della scuola italiana.
Ho attraversato l’esperienza del ’68 dall’università a tutti i tipi di istituti superiori dove ho insegnato comunicazione linguistica. La Scuola italiana è stata sempre dominata dal pensiero gramsciano e tuttora influenza la politica italiana. Credo che in questa nuova realtà molte cose sono destinate a cambiare. Cambiare idea è una cosa naturale, ma i cattivi maestri sono pericolosi quando continuano ad insegnare, senza ammettere di avere sbagliato, non vi pare?
Sì, cambiare idea è umano e spesso segno di crescita, ma i “cattivi maestri” sono pericolosi perché possono sempre manipolare le idee altrui, sfruttando il fascino di narrazioni semplicistiche o utopiche per fini distruttivi. Nel contesto del comunismo descritto da Furet, questi maestri, intellettuali, leader o ideologi, giornalisti e scrittori, opinion makers, hanno spesso perpetuato l’illusione di una società perfetta, ignorando le conseguenze tragiche delle loro teorie.
Promuovono dogmi che, pur cambiando forma, mantengono un nucleo rigido e intollerante, seducendo chi cerca risposte facili a problemi complessi. La loro influenza è rischiosa perché può portare a fanatismo, polarizzazione o scelte politiche disastrose. I “cattivi maestri” sono figure che, con il loro carisma, l’autorità intellettuale o potere, promuovono idee che, pur attraenti, si rivelano dannose, spesso travestendo dogmi o utopie come soluzioni universali.
Nel contesto del comunismo analizzato da François Furet questi maestri hanno perpetuato un’ideologia che, pur cambiando pelle, ha mantenuto un nucleo autoritario o illusorio. Ecco alcuni esempi storici e contemporanei di “cattivi maestri” che incarnano questo pericolo, con una breve spiegazione del loro impatto.
Jean-Paul Sartre (1905–1980). Filosofo esistenzialista francese, influente intellettuale del XX secolo. Perché un cattivo maestro: difese regimi comunisti come l’URSS e la Cina maoista, minimizzando o ignorando le loro atrocità (es. i gulag sovietici o la Rivoluzione Culturale). La sua influenza sugli intellettuali occidentali contribuì a romanticizzare il comunismo, nonostante le evidenze dei suoi fallimenti. Pur criticando certi eccessi, non abbandonò mai l’idea di una rivoluzione marxista, influenzando generazioni di studenti a idealizzare un’utopia autoritaria. Impatto: la sua retorica ha alimentato un’illusione tra gli intellettuali europei, distogliendo l’attenzione dalle vittime dei regimi che appoggiava.
Mao Zedong (1893–1976). Chi era. Leader della Repubblica Popolare Cinese e teorico del maoismo. Mao presentò il comunismo come una rivoluzione contadina e anti-imperialista, ma le sue politiche (Grande Balzo in Avanti, Rivoluzione Culturale) causarono milioni di morti per fame, persecuzioni e caos sociale. Il suo culto della personalità e la sua retorica ispirarono movimenti violenti in tutto il mondo (es. Sendero Luminoso in Perù, naxaliti in India). Impatto: la sua idea, pur adattata localmente, ha continuato a giustificare violenze in nome della “lotta di classe”, anche dopo la sua morte.
Antonio Gramsci (1891–1937). Chi era. Teorico marxista italiano, autore dei “Quaderni del carcere”, noto per il concetto di egemonia culturale.
Perché un cattivo maestro. Sebbene Gramsci fosse più sofisticato di altri marxisti e critico dello stalinismo, la sua idea di conquistare il potere attraverso il controllo culturale ha ispirato intellettuali e movimenti di sinistra a promuovere un’ideologia che, in alcune interpretazioni, giustifica la censura o l’intolleranza verso visioni opposte. La sua influenza è stata usata per perpetuare una lotta ideologica che divide la società. Le sue teorie, pur evolute, sono state adottate da movimenti che cercano di imporre un’egemonia culturale, spesso senza dialogo.
Esempi contemporanei. Slavoj Žižek (1949–) Chi è. Filosofo sloveno, teorico neomarxista e commentatore culturale. Perché un cattivo maestro. Žižek difende l’“ipotesi comunista” come alternativa al capitalismo globale, mescolando marxismo con provocazioni culturali. Pur non appoggiando regimi specifici, la sua retorica romantica sulla rivoluzione e il suo rifiuto di soluzioni pragmatiche possono ispirare un radicalismo sterile o polarizzante. Minimizza spesso i fallimenti storici del comunismo, presentandolo come un’idea ancora valida. Influenza studenti e intellettuali, alimentando una nostalgia per idee rivoluzionarie che Furet considererebbe illusorie.
Noam Chomsky (1928 — ) Chi è. Linguista e intellettuale statunitense, critico del capitalismo e dell’imperialismo occidentale. Cattivo maestro perchè Chomsky ha spesso giustificato o relativizzato regimi autoritari di sinistra (es. il Venezuela chavista o la Cambogia dei Khmer Rossi in passato), concentrandosi esclusivamente sulle colpe dell’Occidente. La sua influenza spinge a una visione manichea che ignora le complessità dei sistemi politici, promuovendo un anti-capitalismo che può sfociare in illusioni utopiche. La sua popolarità tra i giovani radicali perpetua un’ideologia che rifiuta il dialogo con visioni moderate.
Leaders di movimenti populisti di sinistra: Nicolás Maduro. Chi è: Presidente del Venezuela, erede del “socialismo del XXI secolo” di Hugo Chávez. Perché un cattivo maestro. Maduro ha trasformato il chavismo in un regime autoritario, usando la retorica anti-capitalista e anti-imperialista per giustificare repressione, corruzione e disastro economico.
La sua leadership mostra come l’idea comunista, pur adattata a un contesto populista, mantenga un nucleo distruttivo. Impatto. Ha devastato il Venezuela, ma continua a ispirare sostenitori internazionali che vedono in lui un simbolo di resistenza al capitalismo.
Perché sono pericolosi? Questi cattivi maestri, come evidenziato da Furet, sono pericolosi perché semplificano la realtà, offrono narrazioni manichee, bene contro male, proletariato contro borghesia, idee che seducono ma ignorano la complessità. Romanticizzano l’utopia. Presentano il comunismo o sue varianti come soluzioni universali, minimizzando i fallimenti storici. Influenzano le masse. Grazie al loro carisma o alla loro posizione, spingono seguaci a perseguire ideali irrealizzabili, spesso con conseguenze tragiche. Adattano l’illusione. Cambiano il linguaggio o il contesto (es. da lotta di classe a ecologismo radicale), ma preservano un’ideologia autoritaria o divisiva.
A questo punto devo fare una nota metodologica. Ho selezionato esempi che riflettono il tema espresso nel libro di di Furet: figure che hanno perpetuato l’illusione comunista o sue varianti, adattandola a nuovi contesti. Il cattivo maestro che anche dopo avere cambiato idea continua a fare il maestro. Un “cattivo maestro” che cambia idea ma continua a esercitare un’influenza pericolosa è una figura particolarmente insidiosa, perché sfrutta la propria autorevolezza per diffondere nuove versioni di un’ideologia illusoria, spesso senza fare i conti con gli errori del passato.
Nel contesto dell’analisi di François Furet sull’illusione comunista, questo tipo di maestro si adatta a nuovi contesti o narrazioni, ma mantiene un approccio dogmatico o utopico che può fuorviare seguaci. Di seguito, alcuni esempi di figure che, pur avendo modificato le loro posizioni ideologiche, hanno continuato a essere “maestri” influenti, perpetuando idee problematiche. Esempi di cattivi maestri che cambiano idea ma continuano a insegnare
Questi cattivi maestri, pur cambiando idea, rimangono pericolosi perché:
Non riconoscono gli errori del passato. Anche dopo aver adattato le loro posizioni, evitano di fare i conti con i fallimenti storici delle idee comuniste o rivoluzionarie che hanno sostenuto. Mantengono un carisma seduttivo.
Continuano a influenzare studenti, attivisti o seguaci grazie alla loro eloquenza o autorità intellettuale. Adattano l’illusione. Riformulano l’ideologia comunista in termini più accettabili (es. anti-globalizzazione, ecologismo, populismo), ma preservano un’utopia che ignora la realtà.
Promuovono polarizzazione. Le loro idee, anche in versione rinnovata, spingono a visioni manichee che dividono la società, tra illusioni e delusioni, appunto …
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